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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 130

Posts Tagged ‘rifugiati’

Ucraina, rifugiati: la guerra entra nel terzo anno

Posted by fidest press agency su sabato, 24 febbraio 2024

Al 24 febbraio il nuovo Rapporto UNHCR: 40% della popolazione ha bisogno di aiuti umanitari ma i finanziamenti coprono 13% dei bisogni. Le prospettive di ritorno a casa si allontanano: la percentuale di rifugiati che sperano di tornare in Ucraina è diminuita rispetto a un anno fa (dal 77 al 65%). Stessa tendenza per gli sfollati interni rispetto ad un possibile ritorno nelle proprie abitazioni (dal 84 al 72%). In Italia 185.000 richieste di Protezione Temporanea dall’inizio del conflitto. Oltre l’87% donne e minori. Dopo due anni di guerra su vasta scala in Ucraina, con distruzioni massicce, bombardamenti continui e attacchi missilistici in tutto il Paese, il futuro di milioni di persone in fuga rimane avvolto nell’incertezza. Attualmente sono quasi 6,5 milioni i rifugiati ucraini che hanno cercato riparo fuori dal loro Paese, mentre circa 3,7 milioni di persone sono ancora sfollate all’interno dell’Ucraina. Lo studio dell’UNHCR, Lives on Hold: Intentions and perspectives of refugees, refugee returnees and internally displaced peoples from Ukraine (Vite in sospeso: intenzioni e prospettive dei rifugiati, delle persone rientrate e degli sfollati interni dell’Ucraina), si basa su interviste condotte a gennaio e febbraio di quest’anno con circa 9.900 famiglie ucraine di rifugiati, sfollati interni e persone rientrate all’interno e fuori del Paese.Le persone costrette alla fuga intervistate hanno citato l’insicurezza prevalente in Ucraina come il principale fattore che impedisce il loro ritorno, mentre altre preoccupazioni includono la mancanza di opportunità economiche e di alloggi. Tuttavia, tra i rifugiati rimpatriati intervistati in Ucraina, più della metà – il 55% – ha dichiarato che le opportunità di lavoro sono inferiori alle loro aspettative. Preoccupante è il fatto che una percentuale significativa di rifugiati ucraini intervistati – circa il 59% – ha indicato che potrebbe essere costretta a tornare a casa sebbene non si tratti della scelta preferita a causa della guerra in corso, se nei Paesi ospitanti dovessero rimanere i problemi legati alle opportunità di lavoro e allo status legale. Questa crisi dei rifugiati è definita da un ampio grado di separazione familiare. Molti membri maschi della famiglia sono rimasti in Ucraina, con conseguenti difficoltà per chi è stato costretto a fuggire dal Paese e chi è rimasto indietro, senza il sostegno della famiglia. Questo rapporto rivela che il ricongiungimento familiare è stato uno dei principali fattori che hanno spinto i rifugiati a tornare a casa in modo permanente. Finché la guerra continuerà, i rifugiati, gli sfollati interni e le persone colpite dalla guerra che sono rimaste nelle zone di frontiera hanno bisogno di un sostegno urgente. Sebbene la resilienza delle persone rimanga forte e gli sforzi di recupero siano ben avviati in molte aree, è necessario continuare a sostenerle per non rischiare di mettere a repentaglio la protezione e la loro resilienza. L’UNHCR chiede 993,3 milioni di dollari, di cui 599 milioni per l’Ucraina e il resto per sostenere i rifugiati nei Paesi ospitanti. La situazione in Ucraina è attualmente finanziata solo al 13%. Se non riceviamo fondi tempestivi, potremmo essere costretti a tagliare attività essenziali in Ucraina e nei Paesi vicini. In risposta alla crisi umanitaria derivante dal conflitto in corso in Ucraina, anche l’Italia ha fatto la sua parte accogliendo sul proprio territorio decine di migliaia di rifugiati ucraini in cerca di sicurezza e protezione, oltre l’87% dei quali sono donne e minori. Dall’inizio del conflitto, oltre 185.000 persone hanno fatto richiesta di protezione temporanea e circa 4.400 di protezione internazionale in Italia con un tasso di riconoscimento sulle richieste di protezione internazionale esaminate che sfiora il 90% (abstract by rapporto dell’UNHCR, Lives on hold: Intentions and Perspectives of Refugees, Refugee Returnees and IDPs from Ukraine #5 Summary Findings.

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Progetti Kosh Amadid e Nova Nadiya destinati a migranti e rifugiati

Posted by fidest press agency su giovedì, 21 dicembre 2023

Roma. Entrambi i programmi, destinati a giovani provenienti da territori difficili, hanno visto l’impiego di forze per il raggiungimento di obiettivi fondamentali, quali la formazione, l’orientamento e soprattutto l’inserimento sul nostro territorio.Individuazione di competenze professionali, formazione linguistica, supporto sanitario e psicologico, sono alcuni degli step trattati durante gli ultimi mesi da formatori e specialisti a supporto di migranti in cerca del proprio “posto nel mondo”, come ha ben spiegato nel suo intervento Luca Colonna, referente delle progettualità. “Molti dei valori cari al MODAVI sono presenti in questi due progetti” – afferma il Presidente del MODAVI Francesco Piemonte – “Quelli presentati questa mattina sono i risultati di progettualità molto lunghe, ma anche estremamente formative, necessarie per una visione dell’accoglienza concreta e costruttiva”. Negli interventi avvenuti a Roma presso la sala stampa della Camera dei Deputati, a fare gli onori di casa l’Onorevole Paolo Trancassini “Soprattutto, oggi, in questo difficile contesto internazionale il lavoro di Modavi acquista un valore ancora più incisivo, diventando un modello che raggiunge risultati e riesce a fornire risposte concrete. Ritengo che sia giusto valorizzare e sostenere l’attività che la vostra associazione svolge come punto di riferimento da cui dobbiamo trarre ispirazione oltre che insegnamento in maniera trasversale, superando le divisioni politiche”. A prendere la parola è stato, poi, l’Onorevole Andrea Casu “ “Benvenuti” e “nuova speranza”, il nome stesso dei progetti rivela il volto migliore dell’Italia e dell’Europa capace di sviluppare sul territorio progetti di accoglienza e partecipazione per accompagnare chi fugge dalla guerra nell’inclusione nelle comunità. Nel rivendicare l’importanza di questi percorsi sociali e istituzionali non possiamo voltarci dall’altra parte rispetto alla tragedia che avviene ogni giorno nel Mediterraneo con 61 morti, anche nella giornata di ieri, senza nessun intervento per salvarli”. A trarre le conclusioni il Dott. Paolo Giuntarelli, Dirigente dell’Area Predisposizione degli Interventi della D.R. Istruzione, Formazione e Lavoro Regione Lazio “Purtroppo le emergenze non finiscono nel nostro mondo e noi dobbiamo farci carico delle grida di dolore che provengono da ogni dove. C’è volontà da parte dell’amministrazione regionale, a tal proposito, di prendere contatto con tutti gli enti di terzo settore, che conoscono bene le situazioni di difficoltà che ci sono in giro, vivendole in prima persona”.

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Rifugiati, UNHCR: Una persona al mondo ogni 200 è un rifugiato

Posted by fidest press agency su martedì, 19 dicembre 2023

In occasione del Forum Globale sui Rifugiati che si è chiuso a Ginevra, l’UNHCR, Agenzia ONU per i rifugiati, evidenzia i dati del Rapporto sugli indicatori del Patto Globale sui Rifugiati 2023 che mostrano i progressi sostenuti su quattro obiettivi chiave: alleggerire la pressione sui Paesi ospitanti, migliorare l’autosufficienza dei rifugiati, ampliare l’accesso alle soluzioni dei Paesi terzi e sostenere le condizioni nei Paesi d’origine. Il documento valuta i progressi compiuti rispetto agli impegni assunti dal 2019 e offre indicazioni per colmare le lacune in materia di istruzione, occupazione e inclusione. Alla fine di giugno erano 110 milioni le persone costrette alla fuga a livello mondiale, 1,6 milioni in più rispetto alla fine del 2022. L’UNHCR stima che, nel trimestre da giugno a settembre, il numero di persone costrette a fuggire è cresciuto di 4 milioni, portando il totale a 114 milioni. Oltre la metà delle persone in fuga nel mondo non varca mai frontiere internazionali. A metà del 2023, erano 36,4 milioni i rifugiati. L’87% proviene da soli 10 Paesi: Siria (6.5 milioni), Afghanistan (6.1M), Ucraina (5.9M), Venezuela (5.6M), Sud Sudan (2.2M), Myanmar (1.3M), Sudan (1M), Repubblica Democratica del Congo (948.400), Somalia (814.600), Repubblica Centrafricana (750.900). Poco più della metà dei rifugiati nel mondo sono oggi afghani, siriani o ucraini. Il numero dei rifugiati nel mondo è più che raddoppiato dal 2016. In soli due anni, la proporzione sulla popolazione mondiale è cresciuta da 1 rifugiato ogni 400 persone a 1 ogni 200. La condivisione delle responsabilità rimane altamente iniqua: il 55% dei rifugiati è ospitato in soli 10 Paesi: Iran (3.4 milioni), Turchia (3.4M), Germania (2.5M), Colombia (2.5M), Pakistan (2.1M), Uganda (1.5M), Federazione Russa (1.2M), Polonia (989.900), Perù (987.200), Bangladesh (961.800). La maggior parte (il 69%) delle persone in fuga da conflitti e persecuzioni rimane nei pressi del proprio Paese d’origine. I numeri confermano altresì che, sia in base a misure economiche che in rapporto alla popolazione, sono sempre i paesi a medio e basso reddito ad ospitare la maggior parte delle persone in fuga (75%). I 46 paesi meno sviluppati rappresentano meno dell’1,3% del prodotto interno lordo globale, eppure ospitano più del 20% di tutti i rifugiati.I bisogni delle persone costrette alla fuga continuano a superare le soluzioni, anche per quanto riguarda i ritorni volontari e i finanziamenti disponibili. Dal 2016 al 2022 per ogni rifugiato che ha trovato una soluzione duratura alla propria situatazione – ad esempio attraverso il reinsediamento, il ritorno volontario nel paese d’origine o l’integrazione nel paese dove ha trovato protezione – altre cinque persone in media sono state costrette a fuggire.Nel Golfo del Bengala, nel 2022, abbiamo registrato un incremento del 260% di Rohingya che rischiano la vita in fuga in mare per fuggire dal Myanmar e Bangladesh principalmente. E il nuovo conflitto in Sudan ha generato poco meno di 2 milioni di rifugiati”.Ma non mancano alcuni segnali positivi, seppur timidi. Nel primo semestre del 2023, sono poco più di 404.000 i rifugiati che hanno fatto ritorno nel paese d’origine, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2022. Quasi 2,7 milioni di sfollati interni hanno fatto ritorno alle proprie case nello stesso periodo, più del doppio di quanto registrato nella prima metà del 2022. Il numero di rifugiati reinsediati è aumentato, sebbene i casi di reinsediamento nella prima metà del 2023 abbiano rappresentato solo il 3% dei 2 milioni di persone che, secondo le stime dell’UNHCR, hanno bisogno di essere reinsediate a livello globale.Il Rapporto sugli indicatori del Patto Globale sui Rifugiati 2023 ha rilevato che L’inclusione dei rifugiati nelle economie dei paesi che li ospitano dipende in larga misura dalla loro capacità di muoversi liberamente. Le informazioni disponibili per 109 Paesi, che includono 29 milioni di rifugiati, indicano che 6 rifugiati su 10 godono di libertà di movimento legale. Inoltre, 7 rifugiati su 10 avevano accesso legale al lavoro, ma solo la metà aveva accesso nella pratica a un impiego formale. Il contesto politico per l’accesso dei rifugiati all’istruzione è stato giudicato generalmente positivo: la maggior parte dei paesi dispone di leggi per garantire ai bambini rifugiati l’accesso all’istruzione formale (il 73% dei Paesi garantisce esplicitamente ai bambini rifugiati l’accesso all’istruzione primaria, il 67% dei Paesi a quella secondaria). Il Forum Globale sui Rifugiati, che ha visto la partecipazione di oltre 4.200 persone da 168 Paesi, si è chiuso con l’impegno da parte dei governi e del settore privato di stanziare 2,2 miliardi di dollari. Gli Stati si sono inoltre impegnati per il reinsediamento di 1 milione di rifugiati entro il 2030. (abstract by http://www.unhcr.org/it/)

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Secondo Forum Globale sui Rifugiati

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 dicembre 2023

Ginevra dal 13 al 15 dicembre p.v. Il Global Refugee Forum è un evento di alto livello che ogni quattro anni riunisce Capi di Stato, Ministri degli Esteri e dell’Immigrazione, settore privato e fondazioni benefiche, istituzioni finanziarie internazionali, agenzie ONU, organizzazioni umanitarie e di sviluppo di tutte le dimensioni, città e autorità locali, ONG, persone rifugiate e apolidi, rappresentanti del mondo dello sport, gruppi religiosi e accademici. Il Forum offre un’opportunità per trovare, tutti insieme, soluzioni per una gestione dei fenomeni migratori umana ed efficace in uno spirito di cooperazione internazionale. Il Forum di quest’anno si inserisce in un contesto di grande complessità. La crisi globale dei rifugiati rappresenta infatti più che mai una sfida umanitaria globale e senza precedenti. Il numero di persone costrette alla fuga e di apolidi nel mondo continua a crescere ogni anno e ha ormai superato i 114 milioni. Nuove crisi, incluse quelle che si riaccendono e si protraggono nel tempo, dall’Ucraina al Sudan, dall’Afghanistan al Venezuela, mostrano in maniera evidente che la sfida delle migrazioni forzate raggiunge ormai ogni angolo del mondo. Anche l’Italia, come paese di accoglienza, affronta in prima linea questa sfida.

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Un fumetto sul tema dei rifugiati sarà presentato alla Fiera Internazionale Comics&Games 2023

Posted by fidest press agency su giovedì, 2 novembre 2023

“In Fuga. Le persone che scappano non sono tutte uguali”. Questo il titolo di un “romanzo grafico” rivolto ai giovani, utile ad affrontare con semplicità e immediatezza un mondo complesso come quello dei richiedenti asilo e rifugiati. Lo pubblica oggi la Fondazione Migrantes. La Graphic Novel (edita da tau Editrice) destinata alle scuole medie e superiori, è un lavoro che mira a sensibilizzare gli studenti in merito alle disparità e ingiustizie di trattamento alle quali si devono assoggettare le persone che affrontano quelli che non sono mai viaggi di piacere, ma piuttosto vere e proprie fughe dal paese di origine, tema già trattato da Yagoub Kibeida e Sayed Hasnain nel volume della Fondazione Migrantes il Diritto d’asilo 2022.Questa Graphic Novel ha coinvolto nella stesura definitiva diversi autori tra cui Cristina Molfetta, Chiara Marchetti, Duccio Faccini e Manuela Valsecchi. Attraverso la collaborazione con la Tau Editrice, la Fondazione Migrantes ha creato una pubblicazione dal linguaggio visivo e narrativo coinvolgente, grazie ai testi scritti da Emanuele Bissattini e alle illustrazioni di Valerio Chiola. Il risultato del lavoro è uno strumento educativo rivolto al vasto pubblico giovanile, sempre più abituato alla comunicazione per immagini. “In Fuga. Le persone che scappano non sono tutte uguali” verrà presentato il 3 novembre a Lucca nell’ambito della Fiera Internazionale Comics&Games 2023 ospite dell’Arcidiocesi e contestualmente sarà disponibile in tutte le librerie e store online. All’interno della Graphic Novel è presente un codice QR Code che permetterà di accedere a materiali di approfondimento. Attraverso lo stesso QR i ragazzi potranno lasciare i loro commenti e le loro suggestioni. Questo fumetto – si legge nell’introduzione – intende essere “solo il primo di una serie, per cui ogni reazione sarà utile per procedere in una maniera sempre più condivisa e partecipata. Ci teniamo a presentarvelo e speriamo poi che una volta che lo abbiate visto vi venga spontaneo diffonderlo. È uno strumento agile, profondo, ma anche esteticamente molto bello”.

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Quasi la metà dei bambini rifugiati in età scolare provenienti dall’Ucraina non ha accesso all’istruzione

Posted by fidest press agency su mercoledì, 13 settembre 2023

In occasione dell’inizio del nuovo anno scolastico in tutta Europa, l’UNHCR, l’Agenzia dell’ONU per i Rifugiati, avverte che, per il terzo anno consecutivo, i bambini e i giovani rifugiati provenienti dall’Ucraina non potranno proseguire il percorso di istruzione dopo l’invasione su larga scala del Paese a febbraio 2022.In un nuovo documento sulle politiche educative pubblicato oggi, intitolato “Education on Hold*”, l’UNHCR sottolinea che il 30-50% dei circa 5,9 milioni di rifugiati ucraini in Europa sono bambini, ma che solo circa la metà di loro è stata iscritta nelle scuole dei Paesi ospitanti per l’anno accademico 2022-2023.Secondo i risultati del rapporto, i fattori che contribuiscono ai bassi tassi di iscrizione dei bambini rifugiati includono: barriere di tipo amministrativo, legale e linguistiche; mancanza di informazioni sulle possibilità di istruzione disponibili; esitazione dei genitori a iscrivere i propri figli nei Paesi ospitanti, poiché sperano di tornare presto a casa in Ucraina; incertezza sull’eventuale reintegrazione nel sistema scolastico ucraino.Un altro ostacolo importante è la mancanza di posti nelle scuole nei Paesi ospitanti. Con l’arrivo di un numero senza precedenti di bambini rifugiati nei mesi successivi alla guerra, molte scuole dei Paesi d’asilo semplicemente non avevano lo spazio fisico o il numero di insegnanti necessari per rispondere e accogliere i nuovi arrivati.L’UNHCR teme che, se non si interviene con urgenza, centinaia di migliaia di bambini ucraini rifugiati continueranno a non avere accesso all’istruzione anche quest’anno. Con la guerra su larga scala in corso in Ucraina, sono necessari sforzi importanti per evitare danni a lungo termine all’apprendimento, al potenziale e alle prospettive dei bambini. L’interruzione del processo di istruzione continua a essere un problema importante, con circa 5 milioni di sfollati interni e le scuole distrutte come altre infrastrutture civili cruciali. Per garantire l’inclusione dei bambini rifugiati nei sistemi educativi nazionali dei Paesi ospitanti in Europa, il documento dell’UNHCR sulle politiche educative delinea una serie di raccomandazioni chiave per i governi, al fine di ridurre le barriere e favorire l’apprendimento.

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9.300 rifugiati inseriti nel mondo del lavoro con “Welcome” nel 2022

Posted by fidest press agency su mercoledì, 28 giugno 2023

Grazie al programma “Welcome. Working for Refugee Integration”, quasi 9.300 rifugiati sono stati inseriti nel mercato del lavoro nel 2022. Premiate oggi le 167 aziende che hanno favorito la loro inclusione lavorativa. Attraverso l’iniziativa sono stati attivati 22 mila percorsi professionali in 5 anni. L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, premia oggi con il logo Welcome 167 aziende per aver inserito professionalmente quasi 9.300 rifugiati nel 2022. Si chiude quindi così, con un bilancio sempre più positivo e incoraggiante, la quinta edizione di “Welcome. Working for Refugee Integration”, il programma di UNHCR attraverso il quale, dal 2017 a oggi, sono stati attivati 22 mila percorsi professionali per rifugiati in oltre 520 aziende attive in Italia. Nato 7 anni fa come un premio da assegnare alle imprese che assumono rifugiati, Welcome rappresenta oggi un modello vincente che mette insieme una pluralità di attori – dalle imprese, alle associazioni della società civile, dalle associazioni di categoria agli Enti Pubblici. Il modello si basa sull’incontro tra le esigenze di recruiting delle imprese e le capacità di individuazione dei profili, di orientamento e di accompagnamento al lavoro delle organizzazioni della società civile. I numeri di Welcome raccontano la sua crescita costante e il suo impatto positivo. Dallo scorso anno a oggi, sale infatti da 107 a 167 il totale delle imprese premiate e si allarga la loro presenza sul territorio italiano (17 regioni nel 2022 vs 13 nel 2021), mentre aumenta il numero delle grandi aziende coinvolte (58 vs 35 nella scorsa edizione). Passando agli occupati, oltre a una crescita in valore assoluto (9.300 vs 6.900), va rilevato un incremento significativo della percentuale di donne inserite, che salgono dal 10% al 18%. Per quanto riguarda la tipologia di inquadramento professionale, il 93% delle persone assunte ha ottenuto un contratto a tempo determinato, mentre crescono dal 3% al 5% i contratti a tempo indeterminato. Dal punto di vista anagrafico, il 76% delle persone ha un’età compresa tra i 18 e i 35 anni. Nigeria e Pakistan si confermano i Paesi di provenienza prevalenti, mentre sono circa 400 i rifugiati ucraini inseriti. Tra i settori delle aziende premiate, al primo posto troviamo “alloggio e ristorazione” con il 23% (vs 16% del 2021), davanti a “attività manifatturiere” al 22%, mentre sale al 7% quello delle costruzioni. Tra i fattori che hanno determinato l’assunzione dei rifugiati, al primo posto per il 25% delle aziende c’è la scelta di un “maggiore impegno verso la comunità e verso i soggetti svantaggiati”. Il 10% delle aziende ha invece scelto di occupare i rifugiati per le loro competenze tecniche (4%) e trasversali (6%), mentre il 4% segnala “l’indisponibilità di giovani italiani per le mansioni ricercate”.

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Cresce la preoccupazione per la sicurezza dei rifugiati coinvolti nel conflitto in Sudan

Posted by fidest press agency su domenica, 4 giugno 2023

Cresce la preoccupazione dell’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, per la sicurezza ed il benessere dei rifugiati e dei civili coinvolti nel conflitto in Sudan, poiché l’accesso umanitario rimane limitato e aumentano le segnalazioni di abusi dei diritti umani.Siamo particolarmente preoccupati per la situazione dei rifugiati a Khartoum. Sebbene il numero di rifugiati nella capitale sia diminuito in modo significativo, scendendo a meno della metà del totale precedente al conflitto e attestandosi ora al di sotto delle 150.000 unità, coloro che sono ancora presenti devono affrontare una situazione disastrosa, che comporta problemi di sicurezza e di accesso al cibo e ai servizi di base.Si stima che 150.000 rifugiati abbiano lasciato autonomamente Khartoum per trasferirsi in condizioni pericolose negli Stati del White Nile, Gedaref, Kassala e Jazira e a Port Sudan, secondo quanto riporta la Commissione sudanese per i rifugiati (COR).Attraverso le sue linee telefoniche dirette, l’UNHCR continua a fornire ai rifugiati consigli e, ove possibile, riferimenti. Le informazioni sui servizi disponibili sono state diffuse su Internet e sui social media. L’UNHCR ha inoltre lavorato a stretto contatto con le reti di protezione delle comunità e con i leader dei rifugiati per contribuire a fornire protezione e assistenza nelle aree sicure del Paese.A Port Sudan, dove sono fuggite migliaia di persone, tra cui sudanesi e rifugiati di varie nazionalità, l’UNHCR ha lavorato con i partner per identificare luoghi di raccolta e valutare i bisogni dei nuovi arrivati. Ai richiedenti asilo e ai rifugiati viene rilasciata la documentazione e ai più vulnerabili vengono distribuiti generi di prima necessità come coperte e teli di plastica.Nel White Nile e nel Blue Nile continuiamo a fornire assistenza umanitaria come ripari, acqua potabile, kit igienici e servizi sanitari a migliaia di sud sudanesi e ai nuovi arrivati da Khartoum, ma le scorte stanno diminuendo. Recentemente anche il Programma Alimentare Mondiale (WFP) ha distribuito cibo.Considerando la crescente vulnerabilità dei rifugiati in tutto il Paese, stiamo intensificando le campagne di informazione per metterli al corrente dei pericoli del traffico di esseri umani e del contrabbando. Continuiamo a chiedere alle autorità sudanesi di rafforzare le misure di sicurezza nei campi profughi. L’UNHCR, insieme ai suoi partner, sta facendo del suo meglio per proteggere e assistere i rifugiati in Sudan in circostanze molto difficili. Continuiamo a chiedere il rispetto del cessate il fuoco, in modo che le persone coinvolte nel conflitto possano spostarsi in luoghi più sicuri e che l’assistenza umanitaria possa raggiungere chi ne ha bisogno.

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Grave crisi di rifugiati in Sudan

Posted by fidest press agency su martedì, 2 Maggio 2023

L’Alto Commissario ONU per i Rifugiati, Filippo Grandi, è molto preoccupato per il fatto che il brutale conflitto in corso in Sudan sta costringendo decine di migliaia di persone ad abbandonare le proprie case in cerca di sicurezza sia all’interno del Paese che oltre i suoi confini. I bisogni umanitari in Sudan erano già enormi prima dell’attuale ondata di violenza, compresi quelli dei 3,7 milioni di sfollati interni. Il loro numero sta rapidamente aumentando, anche se non sono ancora disponibili statistiche. Almeno 20.000 rifugiati sudanesi sono fuggiti in Ciad, un Paese con risorse limitate che ospitava già 600.000 rifugiati. I nuovi arrivati provengono dal Darfur, una delle regioni del Sudan più colpite dalle violenze e dove la crescente instabilità potrebbe causare spostamenti molto più consistenti nelle prossime settimane. Altri hanno attraversato l’Egitto. L’UNHCR sta discutendo con il governo egiziano per garantire che le persone bisognose di protezione internazionale siano adeguatamente accolte e seguite.Almeno 4.000 rifugiati sud sudanesi – parte degli 1,1 milioni di rifugiati provenienti dai Paesi limitrofi attualmente ospitati dal Sudan – sono stati costretti a tornare prematuramente a casa in condizioni di profonda incertezza. A loro probabilmente ne seguiranno altri.Nel frattempo, l’UNHCR, insieme al resto delle Nazioni Unite, rimane in Sudan a sostegno della sua popolazione. Continua a operare ovunque abbia accesso sicuro appoggiandosi anche ad alcune delle reti comunitarie costituite durante la pandemia. L’UNHCR intende aumentare le operazioni ovunque in Sudan il prima possibile. Infine, ma non per questo meno importante, l’Alto Commissario invita la comunità internazionale a fornire urgentemente risorse adeguate per sostenere gli sforzi dell’UNHCR. Le risposte ai rifugiati nei Paesi della regione sono state a lungo estremamente sottofinanziate. Dobbiamo affrontare con urgenza i bisogni dei rifugiati, dei Paesi e delle comunità ospitanti, soprattutto perché sempre più persone cercano sicurezza. Una vera e propria catastrofe può essere evitata, ma il tempo stringe.

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Filippo Grandi dell’UNHCR elogia il supporto della Moldavia ai rifugiati ucraini

Posted by fidest press agency su domenica, 22 gennaio 2023

Il testo che segue è attribuibile all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi.Sono lieto di essere in Moldavia per congratularmi con il governo per la sua decisione di attivare la protezione temporanea per i rifugiati in fuga dall’Ucraina. Il popolo e il governo moldavi hanno dimostrato una notevole solidarietà nei confronti dei rifugiati sin dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, quasi un anno fa.Questo sostegno è stato visibile fin dai primi giorni e settimane di guerra, quando decine di migliaia di rifugiati – soprattutto donne e bambini – sono fuggiti dall’Ucraina, e continua tuttora.Nonostante le numerose e pressanti sfide economiche e le risorse limitate, i moldavi hanno aperto il loro Paese e le loro case. Negli ultimi 11 mesi sono arrivati quasi 750.000 rifugiati ucraini e ne rimangono oltre 102.000, di cui quasi la metà sono bambini.La decisione del governo di attivare la protezione temporanea all’inizio di questa settimana è un’altra espressione concreta e tangibile di solidarietà continua e sostenuta con il popolo ucraino. Fornisce uno status giuridico più sicuro ai rifugiati, e apre la strada a una risposta più sostenibile e pianificata. La protezione temporanea aiuterà i rifugiati ad accedere al lavoro, a diventare autonomi e a contribuire alle comunità che li ospitano fino a quando non potranno tornare a casa in sicurezza e dignità. Fornisce inoltre il quadro per un accesso ancora più sostenibile all’istruzione e ad altri servizi di base, garantendo stabilità in un momento di grande trauma e sconvolgimento.L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, è impegnata a sostenere la Moldavia e ad approfondire la cooperazione per l’inclusione dei rifugiati, mobilitando al contempo un forte sostegno da parte dei donatori alle famiglie e comunità ospitanti.Dall’inizio dell’afflusso di rifugiati, l’UNHCR da sola ha fornito assistenza e sostegno in Moldavia per oltre 100 milioni di dollari, in aggiunta ai contributi di altri attori umanitari e dello sviluppo, nonché al sostegno diretto dei donatori bilaterali al governo. Continueremo a investire nel rafforzamento dei sistemi di protezione sociale in Moldavia, sia per i rifugiati che per i moldavi. Tuttavia, è indispensabile che la comunità internazionale si faccia avanti per rinnovare il sostegno alla risposta ai rifugiati e alle comunità che generosamente li ospitano in Moldavia. Ciò significa investimenti urgenti e potenziati per lo sviluppo del Paese, nonché sforzi internazionali significativi per sostenere e far crescere l’economia, anche incoraggiando gli investimenti del settore privato che possono offrire opportunità sostenibili sia ai moldavi che ai rifugiati.

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Rifugiati dall’Iran nel Kurdistan iracheno

Posted by fidest press agency su domenica, 16 ottobre 2022

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) lancia un appello all’Unione Europea affinché aiuti i rifugiati curdi dall’Iran che scappano nel Kurdistan iracheno. Dopo gli attacchi delle Guardie Rivoluzionarie iraniane, hanno urgente bisogno di aiuti umanitari. A causa dei bombardamenti degli ultimi giorni, centinaia di persone sono rimaste senza casa, soprattutto donne, bambini e anziani. Da anni cercano rifugio nel vicino Kurdistan iracheno. Ora hanno paura di rimanere nei rifugi che ancora non sono stati distrutti dagli attacchi iraniani. Da settimane le Guardie rivoluzionarie iraniane bombardano case, scuole e altre strutture nel Kurdistan iracheno utilizzate dai rifugiati. Decine di persone sono state uccise, tra cui donne e bambini. L’Iran afferma di aver utilizzato oltre 73 missili balistici e numerosi droni kamikaze contro i “terroristi”. Per paura di ulteriori attacchi, i corpi delle persone uccise vengono seppelliti solo di notte. Poiché un attacco può arrivare in qualsiasi momento, i bambini hanno paura di andare a scuola e le famiglie evitano le proprie case. Per paura dei sicari iraniani, i feriti spesso non vogliono farsi curare negli ospedali pubblici. I servizi segreti iraniani e turchi sono molto attivi nella regione. Non è raro che i curdi vengano uccisi da sconosciuti nelle loro case o nelle strade. L’UE deve fare il possibile per assistere le vittime del regime dei Mullah. L’Iraq non ha un governo funzionante da mesi. Il Paese non è in grado di proteggere i propri confini e di fornire assistenza umanitaria ai rifugiati provenienti dal Paese vicino. L’UE non dovrebbe quindi limitarsi a un generico sostegno a parole. Se davvero condanna le azioni dell’Iran contro i manifestanti nel proprio Paese e i rifugiati in Iraq, deve anche aiutare le vittime. La maggior parte dei rifugiati curdi provenienti dall’Iran risiedeva alla periferia della città di Koya, sulla strada principale tra Arbil e Sulaymaniyah.

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3,4 miliardi di euro ai Paesi UE per affrontare la crisi dei rifugiati ucraini

Posted by fidest press agency su lunedì, 11 aprile 2022

Bruxelles. I deputati hanno deciso di liberare immediatamente un importo pari a circa 3,4 miliardi di euro (dei 10 miliardi di euro disponibili) dalle risorse REACT-EU e rendere più celere l’accesso dei governi UE ai fondi per finanziare infrastrutture, alloggi, attrezzature, occupazione, istruzione, inclusione sociale, assistenza sanitaria e assistenza ai bambini per i rifugiati. Le nuove misure permetteranno un incremento del prefinanziamento iniziale (15% rispetto all’11% previsto originariamente) delle risorse REACT-EU per tutti i Paesi UE. Gli Stati membri che confinano con l’Ucraina (Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia) e quelli che hanno ricevuto un numero di rifugiati equivalente a più dell’1% della loro popolazione nazionale (Austria, Bulgaria, Cechia ed Estonia) possono ottenere immediatamente il 45% (rispetto all’11% previsto) del fondo (senza, al momento, dover presentare alcun resoconto. Il testo legislativo è stato adottato con 549 voti favorevoli, uno contrario e 8 astensioni.

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Opportunità di lavoro nell’istruzione ai laureati rifugiati

Posted by fidest press agency su mercoledì, 14 luglio 2021

L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, e la rete globale Teach For All collaborano per sostenere l’impiego dei laureati rifugiati nel settore dell’istruzione attraverso una rete di programmi di borse di studio per l’insegnamento. La partnership sosterrà l’inclusione dei rifugiati nelle comunità ospitanti.Secondo la Banca Mondiale, il ritorno economico sulla frequenza universitaria è il più alto di tutto il sistema di istruzione, con un aumento medio del 17% dei guadagni per ogni anno di università frequentato. Nell’ambito della collaborazione, i laureati sostenuti dal programma di borse di studio DAFI (Albert Einstein German Academic Refugee Initiative) saranno avviati verso l’occupazione attraverso una borsa di studio per l’insegnamento e lo sviluppo di leadership con Teach For All.“Questa entusiasmante partnership con Teach for All aiuterà i laureati rifugiati a entrare nel mercato del lavoro e a realizzare il loro immenso potenziale come membri attivi delle comunità ospitanti”, ha detto Rebecca Telford, capo dell’istruzione dell’UNHCR.Ad oggi in tutto il mondo solo il 3% dei giovani rifugiati ha accesso all’istruzione superiore. Attraverso il programma DAFI e altri progetti come UNICORE – University Corridors for Refugees, l’UNHCR aiuta i rifugiati a iscriversi a istituti pubblici di istruzione superiore in tutto il mondo, come parte del suo obiettivo di garantire che, entro il 2030, il 15% dei giovani rifugiati sia iscritto all’università, in linea con gli obiettivi del Global Compact sui Rifugiati e l’impegno di “non lasciare nessuno indietro” dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.La collaborazione permetterà alla rete di organizzazioni partner di Teach For All nei paesi d’asilo di includere i laureati rifugiati nei loro pool di insegnanti e di trasformarli in leader motivazionali per le loro classi. Verrà sperimentata in diversi paesi africani con l’obiettivo di espandersi in altri paesi dove operano le organizzazioni partner di Teach For All. Opportunità di lavoro come quelle fornite dalla rete di Teach For All sono vitali per promuovere la piena inclusione sociale ed economica dei rifugiati che hanno conseguito una laurea e possono mettere le loro preziose capacità e talento a servizo dell’insegnamento.

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L’avvertimento di Kamala Harris ai rifugiati: “restate a casa”

Posted by fidest press agency su domenica, 20 giugno 2021

“Voglio essere chiara con i residenti di questa regione che stanno pensando di fare il pericoloso viaggio al confine tra il Messico e gli Stati Uniti. Non venite. Non venite”. Questo il monito uscito dalla bocca della vicepresidente americana Kamala Harris per scoraggiare i centroamericani che vedono la loro salvezza nel Paese di strisce e stelle. Se ci fossero stati dubbi sulle sue parole la Harris ha aggiunto che quelli che arrivano al confine “saranno spediti indietro”.Le dure parole della vicepresidente americana stonano in primo luogo perché richiamano la linea dura dell’amministrazione di Donald Trump sugli immigrati dalla quale Joe Biden e la stessa Harris avevano promesso in campagna elettorale di volersi allontanare. Biden e Harris avevano giustamente riconosciuto gli attacchi agli immigrati della politica di Trump il quale si rifiutò di accettare i loro contributi. Per Trump gli immigrati erano poc’altro che stupratori, criminali, a cui bisognava proibire l’ingresso negli Usa. Biden e Harris, invece, avevano detto di vedere i nuovi arrivati come risorsa e valore aggiunto in un Paese costruito in grande misura da immigrati.Stonano ancor di più le parole della vicepresidente considerando il fatto che i suoi genitori vennero in America da altri Paesi. Nel suo discorso dopo la vittoria nell’elezione del 2020 la Harris ha infatti ricordato che la madre Shymala Gopalan Harris era venuta in America dall’India all’età di 19 anni. Anche il padre, Donald Harris, era nato in Giamaica. I genitori erano dunque immigrati senza però la valigia di cartone poiché approdarono negli Usa come studenti per completare il loro dottorato all’Università della California a Berkeley.La Harris aveva dimostrato la sua sensibilità agli immigrati quando svolgeva il suo lavoro di procuratore generale della California, prima di divenire senatrice ed eventualmente vicepresidente. Da procuratore generale nel Golden State la Harris aveva supportato il concetto delle città santuari per immigrati, limitando la cooperazione con il governo federale nelle deportazioni, eccetto nei casi di gravi reati.Le reazioni della sinistra alle dure parole della vicepresidente non si sono fatte aspettare. Alexandria Ocasio-Cortez, parlamentare di New York (quattordicesimo distretto) e icona dell’ala liberal dei democratici, ha espresso su Twitter la sua “delusione”. Ha ragione anche perché il diritto alla richiesta di asilo per chi arriva negli Stati Uniti è sancito non solo dalla legge internazionale ma anche da quella americana. Non garantisce che i richiedenti asilo avranno successo a ottenerlo e resteranno negli Usa ma il diritto di richiesta non va ignorato, come ben sa la Harris. Anche l’attrice americana di origini honduregne, America Ferrera, ha espresso la sua delusione. La Ferrera, notissima per il suo ruolo di protagonista nella serie televisiva Ugly Betty, ma anche attivista politica, ha visto crudeltà nelle parole di Harris, aggiungendo che le ricordano i consigli a chi sta annegando di smettere di “dimenarsi”. La Ferrera sottolineava in questo modo la disperazione che spinge i centroamericani a rischiare la vita per un futuro migliore negli Usa. Al di là del passo falso con il suo durissimo monito la Harris ha anche subito un sgambetto dai media per la sua mancata visita alla frontiera col Messico dove i numeri di richiedenti asilo continuano ad aumentare. In due interviste televisive, una alla Abc e l’altra ad Univisión, Harris non è riuscita a districarsi bene promettendo che visiterà il confine fra breve. Andare al confine per farsi fotografare è stata una strategia repubblicana di ricordare agli americani che c’era un serio problema e che la loro visita confermava la serietà delle loro azioni. In realtà si trattava di propaganda politica per racimolare più voti e riconfermare la fedeltà degli elettori conservatori.Harris ha giustamente spiegato nelle interviste che la soluzione ai problemi dell’immigrazione si trova attaccando le radici. La situazione al confine, in essenza, è il sintomo. Ecco perché lei si era recata in America Centrale dove si è incontrata con il presidente del Guatemala Alejandro Giammattei e poi con il presidente del Messico Andrés Manuel Obrador. Harris ha promesso 500 mila vaccini anti-Covid al Guatemala ma si è anche discusso il piano di assistenza economica di 4 miliardi di dollari in Centroamerica. Inoltre, investimenti privati sarebbero incoraggiati onde migliorare l’economia e la sicurezza, scoraggiando i centroamericani dall’abbandonare i loro Paesi.Tre mesi fa il presidente Biden ha incaricato Harris di dirigere la politica americana per controllare l’immigrazione proveniente dall’America Centrale che continua a creare problemi al confine col Messico. Si tratta di un compito difficilissimo non risolto da Trump né da presidenti precedenti. La vicepresidente attuale sta facendo del suo meglio per affrontare una situazione spinosissima in maniera realista riconoscendo che il problema nasce dalla complessa situazione in America Centrale. Ovviamente ha fatto alcuni passi falsi ma si può riprendere. Un’indicazione di questa ripresa ci è stata offerta recentemente con il suo annuncio del nono anniversario del DACA (Deferred Action of Childhood Arrivals), l’ordine esecutivo del presidente Barack Obama del 2012. I giovani portati negli Stati Uniti da genitori senza permessi legali sono stati protetti da Obama il quale ha garantito loro permanenza legale temporanea. Una legge su questi individui chiamati “dreamers” (sognatori) è stata approvata dalla Camera la quale stabilisce un iter per la loro permanenza permanente e l’eventuale cittadinanza americana. Harris ha annunciato che il Senato dovrebbe considerare ed approvare la legge la quale non influirebbe molto sulla situazione al confine col Messico ma costituirebbe un successo nella questione dell’immigrazione per Harris e il suo capo. Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California.

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La Colombia intende regolarizzare i rifugiati e i migranti venezuelani

Posted by fidest press agency su venerdì, 12 febbraio 2021

L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, e l’OIM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, hanno elogiato ieri l’iniziativa della Colombia di riconoscere uno status di protezione temporanea di dieci anni ai venezuelani presenti nel Paese.La Colombia ospita 1,7 milioni di venezuelani, che rappresentano più del 37% dei circa 4,6 milioni di rifugiati e migranti venezuelani in America Latina e nei Caraibi. Più della metà della popolazione venezuelana in Colombia non ha uno status regolare, il che influisce sulla sua capacità di accedere a servizi essenziali, protezione e assistenza.“Questo coraggioso gesto umanitario serve da esempio per la regione e per il resto del mondo. È un gesto che cambia la vita a 1,7 milioni di venezuelani costretti a fuggire che ora beneficeranno di maggiore protezione, sicurezza e stabilità mentre sono lontani da casa”, ha detto l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi, che si trova attualmente in Colombia per valutare i bisogni umanitari.“Ci congratuliamo con la Colombia per la sua straordinaria generosità e il suo impegno a garantire protezione ai venezuelani costretti a fuggire. Questa decisione è un modello di pragmatismo e umanità”.Con la pandemia di COVID-19 che aggrava i bisogni in tutta la regione, molti rifugiati e migranti venezuelani, così come le comunità locali, lottano per sopravvivere mentre affrontano l’aggravamento della povertà, la perdita del lavoro, gli sfratti, la fame e la mancanza di cibo e di accesso alle cure mediche.Lo status di protezione temporanea permetterà anche l’accesso ai servizi di base, tra cui il sistema sanitario nazionale e i piani di vaccinazione anti COVID-19. La regolarizzazione è anche la chiave per soluzioni a lungo termine, compreso l’accesso al mercato del lavoro, il quale a sua volta serve a diminuire la dipendenza delle persone dall’assistenza umanitaria, contribuendo anche alla ripresa socio-economica del paese dopo il COVID-19.“La regolarizzazione dei rifugiati e dei migranti venezuelani in Colombia attraverso la concessione di un generoso status di protezione temporanea è una chiave per facilitare la loro integrazione socio-economica e l’accesso al sistema sanitario nazionale e alle campagne di vaccinazione anti COVID-19”, ha detto il direttore generale dell’OIM António Vitorino.“Il governo della Colombia ha dimostrato ancora una volta grande solidarietà e leadership. La sua decisione serve da esempio per il mondo”.L’attuazione di un’iniziativa di tale portata richiederà un investimento significativo in termini di tempo, logistica e risorse. OIM e UNHCR, come co-leader della Piattaforma Regionale di Coordinamento Inter-agenzia per i Rifugiati e i Migranti dal Venezuela (R4V), e in coordinamento con i loro 159 partner, sono pronti a contribuire con le loro competenze tecniche, la presenza sul campo, la capacità logistica e le risorse per sostenere la realizzazione di questa importante iniziativa.
Ribadendo la necessità di solidarietà e sostegno alla Colombia e ad altri paesi che ospitano rifugiati e migranti, l’OIM e l’UNHCR chiedono alla comunità internazionale di continuare a fornire finanziamenti adeguati e tempestivi per garantire il successo di questo impegno innovativo.

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Etiopia: Rifugiati dall’Eritrea hanno bisogno di protezione

Posted by fidest press agency su sabato, 6 febbraio 2021

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede una protezione efficace per i circa 100.000 rifugiati eritrei in Etiopia. Bisogna urgentemente fare luce sulla distruzione sistematica di due campi con 26.000 rifugiati nel nord dello stato del Tigray e i campi devono essere ricostruiti, ha dichiarato l’organizzazione per i diritti umani. I rifugiati dall’Eritrea non devono diventare un danno collaterale della guerra in Tigray. Sono fuggiti da crimini contro l’umanità in Eritrea e hanno bisogno di protezione. Se i campi sono stati deliberatamente distrutti, come suggeriscono le immagini satellitari, questa sarebbe una violazione del diritto internazionale. I responsabili devono essere ritenuti responsabili. Gli analisti del gruppo di ricerca britannico DX Open Network hanno valutato le immagini satellitari di entrambi i campi, prese tra la fine di novembre 2020 e la fine di gennaio 2021. Secondo loro, le foto suggeriscono la distruzione sistematica di entrambi i campi con il fuoco e i bombardamenti. Gli analisti affermano che gli incendi sono stati registrati simultaneamente in diversi luoghi del campo di Shimelba, distruggendo 721 edifici o altre abitazioni. Sono state bruciate anche strutture appartenenti a organizzazioni umanitarie, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite e un ospedale. A Camp Hitsats, gli analisti hanno potuto registrare 531 edifici distrutti, compresi quelli appartenenti alle agenzie di aiuto umanitario. Le foto mostrano i crateri causati dal fuoco dell’artiglieria e dai veicoli militari. Ancora oggi non è chiaro chi abbia commesso questi presunti crimini di guerra. La violenza potrebbe provenire da soldati etiopi o eritrei alleati, così come dalle milizie. Anche il destino delle 26.000 persone che vivevano nei campi non è chiaro. Anche l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, ha espresso grande preoccupazione per il loro destino dopo una visita in Etiopia la scorsa settimana. A Grandi non è stato permesso di visitare i resti di nessuno dei due campi, e ha potuto visitare solo altri due campi nel Tigray meridionale.

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Oltre 80 milioni di persone costrette a fuggire a metà 2020

Posted by fidest press agency su venerdì, 11 dicembre 2020

Mentre il Covid-19 mette a dura prova la protezione dei rifugiati a livello globale. In attesa di definire un quadro completo per il 2020, secondo un nuovo rapporto pubblicato oggi a Ginevra l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, stima che il numero di persone costrette a fuggire a livello globale abbia superato gli 80 milioni a metà anno.All’inizio di quest’anno, circa 79,5 milioni di persone erano state costrette a lasciare la loro casa a causa di persecuzioni, conflitti e violazioni dei diritti umani. Questo numero comprendeva 45,7 milioni di sfollati interni, 29,6 milioni di rifugiati e altre persone costrette a lasciare il proprio Paese e 4,2 milioni di richiedenti asilo. Nel 2020, i conflitti esistenti e nuovi ed il Covid-19 hanno avuto un impatto drammatico sulle loro vite. Nonostante l’appello urgente di marzo del Segretario Generale delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco globale per far fronte alla pandemia, i conflitti e le persecuzioni sono continuati. Le violenze in Siria, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico, Somalia e Yemen hanno causato nuove migrazioni forzate nella prima metà del 2020. Nuovi significativi movimenti migratori forzati sono stati registrati anche nella regione del Sahel centrale dell’Africa, dove i civili sono sottoposti a violenze brutali, tra cui stupri ed esecuzioni.”Il numero di persone costrette a fuggire èraddoppiato nell’ultimo decennio, e la comunità internazionale non riesce a salvaguardare la pace”, ha detto Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. “Stiamo sorpassando un’altra triste pietra miliare, ed il numero continuerà a crescere se i leader mondiali non fermeranno le guerre”. Per le persone costrette a fuggire, il Covid-19 ha rappresentato un’ulteriore crisi di protezione e di sostentamento, oltre ad un’emergenza sanitaria pubblica globale. Il virus ha sconvolto ogni aspetto della vita umana e ha gravemente peggiorato le sfide esistenti per le persone costrette a fuggire e per gli apolidi.Alcune delle misure per frenare la diffusione del Covid-19 hanno reso più difficile per i rifugiati raggiungere la sicurezza. Al culmine della prima ondata della pandemia, in aprile, 168 paesi hanno chiuso completamente o parzialmente le loro frontiere, e 90 paesi che non hanno fatto alcuna eccezione per le persone in cerca di asilo. Da allora, e con il sostegno e l’esperienza dell’UNHCR, 111 Paesi hanno trovato soluzioni pragmatiche per garantire che il loro sistema di asilo sia pienamente o parzialmente operativo, assicurando al contempo l’adozione delle misure necessarie a contenere la diffusione del virus.Nonostante tali soluzioni, le nuove domande d’asilo sono diminuite di un terzo rispetto allo stesso periodo del 2019. Nel frattempo, i fattori alla base dei conflitti a livello globale non sono ancora stati affrontati.Nel 2020 sono state trovate meno soluzioni durature per le persone costrette a fuggire rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti. Solo 822.600 persone sono tornate a casa, la maggior parte dei quali – 635.000 – erano sfollati interni. Con 102.600 rimpatri volontari nella prima metà dell’anno, i ritoni a casa dei rifugiati sono diminuiti del 22% rispetto al 2019.I trasferimenti per il reinsediamento dei rifugiati sono stati sospesi temporaneamente a causa delle restrizioni dovute al COVID-19 da marzo a giugno. Di conseguenza, secondo le statistiche governative, solo 17.400 rifugiati sono stati reinsediati nei primi sei mesi del 2020, la metà rispetto al 2019.Sebbene il numero effettivo di apolidi rimanga sconosciuto, 79 Paesi nel mondo hanno segnalato 4,2 milioni di apolidi sul loro territorio.Le statistiche sulle migrazioni forzate sono disponibili all’indirizzo https://www.unhcr.org/refugee-statistics/.

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Il numero dei rifugiati etiopi in Sudan supera le 40.000 unità

Posted by fidest press agency su venerdì, 27 novembre 2020

Il numero di rifugiati etiopi che si stanno riversando nel Sudan orientale ha ormai superato le 40.000 unità dallo scoppio della crisi, facendo registrare oltre 5.000 donne, bambini e uomini fuggiti dagli scontri in corso nel Tigrè nel corso del fine settimana.L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, e i partner hanno potuto consegnare e distribuire aiuti salvavita, compresi alimenti, a un numero ulteriore di persone. Ma le attività di risposta umanitaria continuano a misurarsi con criticità logistiche e a essere messe a dura prova. Non vi è sufficiente capacità di alloggi per soddisfare le crescenti esigenze.Integratori alimentari e alimenti terapeutici sono attualmente assicurati a circa 300 bambini malnutriti, donne incinte e madri che allattano. Il personale dell’Agenzia ha potuto identificare le persone più vulnerabili e inviarle ai servizi competenti. Continuano a essere assicurati pasti caldi e sono stati installati ulteriori punti di distribuzione dell’acqua e latrine.L’Agenzia continua a trasferire lontano dal confine i rifugiati – con criticità legate alla logistica e alle distanze che limitano il numero di persone che possono essere trasportate all’insediamento di Um Rakuba – 70 km nell’entroterra sudanese. Al 23 novembre, risultavano trasferite poco più di 8.000 persone. Per quanto riguarda la situazione interna all’Etiopia, l’UNHCR continua a esprimere preoccupazione per i civili, tra cui popolazioni sfollate e operatori umanitari presenti nel Tigrè. L’Agenzia si unisce ai partner ONU nell’esortare tutte le parti in conflitto ad adempiere gli obblighi internazionali che prevedono di proteggere i civili. L’UNHCR rinnova l’appello ad assicurare agli attori umanitari accesso incondizionato, sicuro e senza impedimenti affinché possano garantire assistenza a quanti ne hanno necessità. Visto il perdurare del conflitto in corso in Etiopia, l’Agenzia esprime crescente apprensione in merito ai 100.000 rifugiati eritrei presenti sul territorio. L’assenza di accesso umanitario genera enorme preoccupazione in relazione all’erogazione di servizi fondamentali, quali acqua, farmaci essenziali e derrate alimentari, le cui scorte a disposizione della popolazione rifugiata si esauriranno nel giro di una settimana. L’Alto Commissariato rilancia l’appello a tutte le parti in conflitto ad assicurare libertà di circolazione in condizioni sicure a beneficio di quanti sono in cerca di sicurezza e assistenza, siano essi fuggiti oltre frontiera o all’interno dei confini nazionali, indipendentemente dalla loro origine etnica.

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Necessario supporto urgente per aiutare i rifugiati etiopi diretti in Sudan

Posted by fidest press agency su martedì, 24 novembre 2020

Mentre il numero di persone in fuga verso il Sudan orientale dalla regione etiope del Tigrè ora supera le 33.000 unità, l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, lavora senza sosta per assicurare assistenza vitale a donne, bambini e uomini estremamente bisognosi.Il personale presente ai varchi di confine di Hamdayet, nello Stato di Kassala, e di Lugdi, nello Stato di Gadaref, continua a registrare migliaia di nuovi arrivi ogni giorno.I rifugiati hanno raccontato al personale dell’UNHCR come siano stati colti nel mezzo delle loro attività quotidiane dallo scoppio improvviso degli scontri. Il personale ha incontrato insegnanti, infermieri, impiegati d’ufficio, agricoltori e studenti colti completamente di sorpresa. Molti sono dovuti fuggire senza poter portare i propri effetti personali e hanno dovuto camminare per ore e attraversare un fiume per mettersi in salvo in Sudan.I rifugiati arrivano in aree remote dotate di pochissime infrastrutture. Sono necessarie almeno sei ore per raggiungere Hamdayat da Kassala e per arrivare al Villaggio 8, un altro sito che accoglie temporaneamente i rifugiati. Il personale al confine è costretto a imbarcarsi su un traghetto che può trasportare al massimo quattro veicoli oppure fare una deviazione di tre ore via terra.Le esigenze complessive sono enormi, ma sono stati compiuti progressi nell’assicurare una risposta, dato che un numero maggiore di aiuti è ora in grado di raggiungere il confine. Continuano a essere assicurati pasti caldi e acqua potabile. L’UNHCR ha dispiegato personale per identificare le persone più vulnerabili portatrici di esigenze specifiche. Un numero ulteriore di forniture mediche è stato inviato alle cliniche, tra cui alimenti terapeutici e supplementari per il consumo immediato.Oltre 5.000 rifugiati sono stati traferiti dal confine all’insediamento di Um Raquba, a 70 km in direzione dell’entroterra.L’UNHCR ha bisogno del supporto immediato dei donatori per poter continuare ad assistere il crescente numero di rifugiati.In Etiopia, il numero di sfollati interni è in continuo aumento dopo quasi due settimane di conflitto. La difficoltà di accedere a quanti necessitano di aiuto, sommata all’impossibilità di far entrare aiuti nella regione, continuano a costituire un serio ostacolo. L’Agenzia esprime crescente preoccupazione per l’incolumità e la sicurezza di tutti i civili nel Tigrè, compresi i 100.000 rifugiati eritrei accolti in quattro campi. L’UNHCR non ha notizie del proprio personale da lunedì ed esprime profonda preoccupazione a riguardo.I rifugiati eritrei nel Tigrè dipendevano totalmente dagli aiuti, compresi cibo e acqua, prima che scoppiasse il conflitto, e vi sono seri motivi di preoccupazione che le ostilità in corso possano condizionare drasticamente l’erogazione di servizi nei campi. Le razioni alimentari sono assicurate fino alla fine di novembre, pertanto è di importanza fondamentale che gli operatori umanitari possano tornare ad avere accesso e a distribuire cibo supplementare prima che i rifugiati restino senza. L’UNHCR si unisce alle altre agenzie delle Nazioni Unite nell’appello a tutte le parti in conflitto a proteggere i civili sfollati e a garantire l’incolumità degli operatori umanitari, assicurare un cessate il fuoco temporaneo con effetto immediato che consenta di attivare corridoi umanitari, e sollecita a garantire accesso umanitario incondizionato e immediato che permetta di prestare assistenza a quanti ne hanno bisogno nelle aree sotto il controllo di ciascuna parte belligerante.

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Inclusione fattore chiave per proteggere i rifugiati e le comunità ospitanti durante la pandemia

Posted by fidest press agency su domenica, 8 novembre 2020

Le restrizioni che impediscono l’accesso all’asilo, la spirale di violenza di genere, i rischi di ritorni non sicuri e la perdita dei mezzi di sussistenza sono tra gli aspetti della pandemia di coronavirus che impattano pesantemente sui rifugiati, ha avvertito ieri Gillian Triggs, Assistente Alto Commissario dell’UNHCR per la Protezione.Aprendo una sessione virtuale del Dialogo annuale dell’Alto Commissario dell’UNHCR sulle sfide della protezione, Triggs ha esortato gli Stati a mantenere l’accesso all’asilo e a salvaguardare i diritti dei rifugiati, degli sfollati interni e degli apolidi.”L’UNHCR è stata chiara: per un paese è possibile sia proteggere la salute pubblica della sua popolazione sia garantire l’accesso al territorio alle persone costrette a fuggire dalle loro case. Non si deve permettere che limitazioni all’accesso all’asilo vengano messe in atto con la scusa della salute pubblica”, ha detto Triggs.La discussione guidata da Triggs con persone costrette alla fuga, ONG e rappresentanti governativi provenienti da Asia, Africa, Medio Oriente ed Europa ha dimostrato come compassione e spirito di iniziativa possano garantire che le richieste di asilo siano prese in considerazione durante la pandemia e che i servizi di protezione si adattino a raggiungere le persone in difficoltà durante i lockdown.Tutti i partecipanti al dialogo hanno sottolineato come la pandemia presenti maggiori sfide per la protezione e il benessere dei rifugiati, degli sfollati interni e degli apolidi, e che sono necessari innovazione, solidarietà e maggiore sostegno.In risposta, l’UNHCR ha sostenuto l’inclusione urgente e senza riserve dei rifugiati, degli sfollati e degli apolidi nell’intera gamma di risposte alla pandemia, dalle risposte di salute pubblica alle reti di sicurezza sociale nazionali.Istituito più di dieci anni fa, il Dialogo dell’Alto Commissario permette un libero scambio di opinioni tra rifugiati, governi, società civile, settore privato, accademici e organizzazioni internazionali su questioni nuove o emergenti di protezione globale.Il Dialogo 2020 si svolge attraverso una serie di cinque sessioni virtuali distribuite nell’ultimo trimestre dell’anno, con la sessione di chiusura che si terrà il 9 dicembre. Le discussioni si concentreranno sull’impatto della pandemia sulle persone costrette alla fuga e sugli apolidi per quanto riguarda la protezione, la resilienza e l’inclusione nei programmi di salute e il cambiamento climatico.Per illustrare le difficoltà che i rifugiati e gli sfollati interni affrontano nel contesto della pandemia, l’UNHCR ha lanciato ieri una visualizzazione dei dati, Space, shelter and scarce resources – coping with COVID-19, che evidenzia come le persone costrette alla fuga estremamente vulnerabili debbano combattere con la pandemia.

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