Con un’età media in costante aumento rispetto agli altri Stati europei, l’Italia contava a inizio 2022, secondo dati Istat, oltre 14 milioni di persone over 65, circa 3 milioni in più rispetto a venti anni fa; si stima che nel 2042 saranno quasi 19 milioni. Inoltre, il 30% delle persone che superano gli 80 anni non è più autosufficiente e la percentuale aumenta fino al 50% per gli ultranovantenni. Questi dati rendono evidente la crescente necessità, da parte delle famiglie italiane, di operatori di assistenza domiciliare preparati e in grado di fornire servizi adeguati in particolare a persone anziane o affette da disabilità. In effetti, nel nostro Paese la richiesta di lavoratori domestici è di cinque volte superiore rispetto all’offerta. Per agevolare le famiglie, il Legislatore e le Parti sociali hanno previsto una disciplina di vantaggio da applicare nei confronti di coloro che prestano l’attività lavorativa all’interno del contesto familiare, introducendo importanti agevolazioni contributive (con un costo pari fino al 75% in meno rispetto alla contribuzione di un lavoratore privato) o la possibilità di utilizzare un orario di lavoro ordinario fino a 54 ore settimanali. Al contrario, le cooperative no profit che forniscono assistenza domiciliare non hanno diritto a tali agevolazioni e sono costrette ad offrire un servizio assistenziale a costi maggiori. Per questo motivo Sant’Anna 1984 – Cooperativa Sociale specializzata nell’assistenza domiciliare a persone anziane o malate, attiva a Roma e a Milano, che oggi assiste con i propri operatori circa 200 famiglie – ha presentato alle Istituzioni la richiesta di valutare una proposta di legge volta ad introdurre una normativa speciale dedicata alle cooperative no profit che si dedicano esclusivamente alla fornitura del servizio di assistenza familiare, in modo da consentir loro di accedere alle agevolazioni contributive e all’articolazione oraria introdotte attualmente per i soli soggetti privati”. Sant’Anna 1984 intende portare avanti il dialogo con le Istituzioni su queste tematiche e si augura che anche altre cooperative attive nel settore vogliano aggiungere la propria voce per stimolare una risposta concreta il più rapidamente possibile da parte del Governo. Fonte: http://www.marcobacini.com
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Estendere le agevolazioni previste per i lavoratori domestici alle cooperative no profit
Posted by fidest press agency su martedì, 2 Maggio 2023
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Primo maggio: Finanzieri in piazza per rivendicare i diritti dei lavoratori in divisa
Posted by fidest press agency su lunedì, 1 Maggio 2023
“Ancora una volta, in occasione della Festa dei lavoratori, l’Unione Sindacale Italiana Finanzieri (USIF) lancia un appello alla politica, l’ennesimo, affinché vengano tutelati i diritti delle donne e degli uomini in divisa. Da troppo tempo chiediamo investimenti adeguati, organici al pari delle esigenze reali, turn over del personale, adeguamenti stipendiali, tutele legali, strumenti legislativi che garantiscano di fatto la certezza della pena. Allo stesso modo, riteniamo fondamentale la risoluzione delle criticità relative alla Legge sulla libertà sindacale del personale delle Forze Armate e delle Forze di Polizia a ordinamento Militare (legge emendata a quattro anni di distanza dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 120/2018), che ricordiamo aver depotenziato sin dalla loro nascita le OO.SS. Per tutti questi motivi, sfileremo nelle piazze d’Italia per far sì che la giornata del 1° maggio rappresenti un vero momento di riflessione e presa di coscienza da parte del governo affinché vengano affrontare le legittime richieste di tutto il comparto Sicurezza e Difesa che, ricordiamo, tutti i giorni garantisce legalità e rispetto della Legge senza mai sottrarsi ai propri doveri”. Lo dichiara in una nota Vincenzo Piscozzo, Segretario Generale dell’Unione Sindacale Italiana Finanzieri (USIF).
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Lavoratori digitali: il PE pronto per i negoziati con i governi UE
Posted by fidest press agency su venerdì, 3 febbraio 2023
I deputati hanno approvato la loro posizione negoziale sulle nuove misure per migliorare le condizioni dei lavoratori sulle piattaforme di lavoro digitali.Il progetto di mandato negoziale sulle nuove norme, adottato il 12 dicembre 2022 dalla commissione parlamentare per l’occupazione e gli affari sociali (EMPL), diventa quindi il mandato del Parlamento per i prossimi negoziati con i governi UE.I negoziati sulla direttiva potranno iniziare quando gli Stati membri adotteranno la propria posizione.Il testo legislativo è stato adottato con 376 voti favorevoli, 212 contrari e 15 astensioni.Le nuove regole mirano a determinare in maniera adeguata lo status occupazionale dei lavoratori delle piattaforme e a disciplinare l’utilizzo da parte delle piattaforme digitali degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale per monitorare e valutare i lavoratori.Il mandato negoziale è stato annunciato in Aula il 16 gennaio dalla Presidente Metsola ai sensi dell’articolo 71 del Regolamento del Parlamento europeo che prevede il voto in plenaria qualora venga presentata una richiesta di votazione da parte di almeno un decimo dei membri del Parlamento (soglia media) entro la fine del giorno successivo all’annuncio.
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Colombi (Uilpa). Il sindacato non permetterà l’ulteriore impoverimento dei lavoratori
Posted by fidest press agency su martedì, 31 gennaio 2023
In Italia l’allegra brigata capitanata dai sacerdoti dell’economia col suo seguito di politici e giornalisti racconta ai cittadini che per bloccare l’inflazione bisogna calmierare gli stipendi e impedire o ritardare al massimo i rinnovi contrattuali. Intanto i Paesi europei vanno in direzione opposta. In Spagna gli incrementi nel settore pubblico sono pari al 9% in tre anni. Nella frugale Olanda i lavoratori dell’industria ricevono un aumento del 9% più un bonus una tantum di oltre 1.000 euro. In Slovenia la sanità registra aumenti contrattuali dell’8,5% a regime nel 2023. In Portogallo i pubblici dipendenti ricevono un aumento del 5,1%. In Francia i rinnovi contrattuali di molte importanti aziende si attestano oltre il 5%, in Germania le trattative per il settore pubblico iniziano con una richiesta di aumento di oltre il 10%. Solo in Italia si continuano a trattare i lavoratori come biomassa utilizzabile in funzione della produttività e della redditività delle imprese e dello Stato fino a completa spremitura. Solo in Italia si applica la ricetta economica (inventata da chi?) per cui l’inflazione si doma aumentando la povertà di chi lavora. Solo in Italia c’è un’inflazione che viaggia sopra l’11% e quasi due terzi dei CCNL sono scaduti in tutti i settori, con i salari di 15 milioni di lavoratori lasciati senza difesa. Come si spiega l’incongruenza italiana? Gli altri Paesi europei non capiscono nulla e noi siamo più intelligenti? È molto difficile da dimostrare. A differenza di altri Paesi europei la nostra economia presenta indicatori che richiedono ricette lacrime e sangue? Difficilissimo fare comparazioni di questo tipo se non nei talk show e nelle interviste in ginocchio di pseudogiornalisti a presunti esperti. Resta una terza domanda: la classe dirigente italiana, o una parte di essa, sta scientificamente impoverendo il lavoro dipendente per ridurre ancor più i diritti? Quest’ultima domanda esige una seria risposta. Come sostiene l’economista Joseph Stiglitz è tempo di invertire la rotta e uscire al più presto dalla folle ideologia neoliberista. Il Paese è in crisi perpetua e i lavoratori sono allo stremo. Stia certa la classe dirigente italiana che il sindacato non starà a guardare l’ulteriore impoverimento dei lavoratori. By Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione
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Sono sempre di più i lavoratori stranieri impiegati in agricoltura
Posted by fidest press agency su giovedì, 3 novembre 2022
Ma per contrastare sfruttamento e lavoro nero è necessaria una seria opera di semplificazione burocratica – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. Secondo l’ultimo Dossier statistico sull’immigrazione, curato da Idos con il Centro studi Confronti e l’Istituto di studi politici “S. Pio V”, i lavoratori stranieri impiegati in agricoltura hanno registrato un lieve aumento, passando da 357.768 nel 2020 a 358.314 nel 2021. Sono loro a coprire il 30,4% del totale delle giornate di lavoro del settore. Lo snellimento delle procedure amministrative è una delle misure più urgenti non solo per i lavoratori stranieri, ma per tutto il mondo agricolo – continua Tiso. Mai come in questo periodo di crisi è stato così forte il bisogno di poter contare su una pubblica amministrazione vicina a imprese e cittadini. Nessuna politica agricola, per quanto ben congegnata, può avere successo se frenata da troppi adempimenti burocratici: per centrare gli obiettivi servono procedure semplici e chiare. Sulla semplificazione burocratica si gioca buona parte del successo delle prossime iniziative del nuovo Governo. All’esecutivo chiediamo di ascoltare esigenze e problemi delle aziende agricole per alleggerire il carico burocratico. A questo fine riteniamo importante agire in collaborazione con le reti imprenditoriali e le associazioni di categoria, affermando un principio di responsabilizzazione diffusa fondata su un rinnovato dialogo tra pubblico e privato.
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Contratti: Cgil Cisl Uil Fp, lavoratori Rsa in emergenza salariale, serve rinnovo
Posted by fidest press agency su venerdì, 23 settembre 2022
“Le lavoratrici e i lavoratori delle Rsa sono in piena emergenza salariale, a fronte di contratti fermi da anni e per effetto della crescita dell’inflazione. Le associazioni datoriali ARIS e AIOP aprano le trattative per il contratto delle RSA ARIS/AIOP atteso da più di due anni”. Così in una nota Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl replicano alle recenti dichiarazioni dei presidenti di Aris e Aiop, Virginio Beber e Barbara Cittadini, sull’impossibilità per le RSA in tutta Italia di far fronte agli aumenti determinati dal caro energia e che rischia di mettere a rischio il mantenimento delle strutture e la loro sostenibilità.La crescita dell’inflazione all’8,5%, aggiungono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, “sta colpendo i prezzi di beni alimentari e di consumo, riducendo la capacità di spesa di queste lavoratrici e lavoratori che, con i contratti fermi nel peggiore dei casi al 2005 o nel migliore nel 2012, con stipendi che superano per alcune categorie di poco i 1.000 euro, sono ancora più drammaticamente colpiti dagli effetti del caro energia. Le lavoratrici e i lavoratori devono, come i loro datori di lavoro, far fronte agli aumenti dei costi alimentari ed energetici; non è una situazione sostenibile perché non hanno più capacità di spesa, ma di questo i due presidenti se ne dimenticano oramai da tempo, anche prima di questa crisi, opponendo di fatto un fermo rifiuto all’apertura del tavolo di trattativa per la definizione del nuovo contratto nazionale di lavoro”. Per questo Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl chiedono “ancora una volta ad ARIS e AIOP di aprire le trattative per il contratto delle RSA ARIS/AIOP che aspettiamo da più di due anni, con l’obiettivo di garantire salari adeguati e diritti, giuste tutele normative al personale, per contrastare insieme il dumping contrattuale e i contratti pirata. Vogliamo un contratto che riconosca diritti e professionalità necessari a garantire il mantenimento di un’assistenza adeguata e delle strutture; per arrivare a questo occorre che le due associazioni si fermino e comprendano che ciò dovrà accadere a partire da come loro garantiscono al proprio personale come poter continuare a recarsi al lavoro e come provvedere alla propria sopravvivenza. La nostra non è dietrologia, c’è troppo silenzio da parte delle due associazioni nei confronti dei lavoratori che, è bene ricordare, sono coloro che hanno permesso di mantenere aperte le loro strutture durante la pandemia e tuttora lo garantiscono, con estreme difficoltà soprattutto economiche”, concludono.
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Il costo della vita e i soldi nella busta paga dei lavoratori
Posted by fidest press agency su lunedì, 8 agosto 2022
Secondo dati OCSE, che ha analizzato la dinamica degli stipendi medi nell’arco di trent’anni, dal 1990 al 2020, l’Italia è l’unico Paese europeo in cui le retribuzioni sono calate anziché aumentare con un -2,9%. I lavoratori hanno grandi aspettative di ricevere un aumento di stipendio e sono pronti a spingere i propri datori di lavoro a ottenerlo, poiché il costo della vita è in notevole aumento.Sono solo alcune delle tendenze che emergono da “People at Work 2022: A Global Workforce View” l’annuale survey redatta dall’ADP Research Institute. ADP è un multinazionale americana leader nell’human capital management e presente in Italia tramite ADP Italia. L’indagine si è svolta su circa 33.000 lavoratori in 17 paesi, di cui circa 2000 in Italia.Secondo il sondaggio, il 76% dei lavoratori a livello globale afferma che probabilmente chiederà un aumento di stipendio nell’arco di 12 mesi, in Italia lo ha dichiarato il 65% degli intervistati, il 68% degli uomini e il 62% delle donne. I risultati arrivano in un momento in cui il costo della vita sta aumentando rapidamente in molte parti del mondo a causa dell’elevata inflazione e dopo due anni di interruzione del lavoro legata alla pandemia.Circa la metà dei lavoratori italiani (41%) prevede di ottenere realmente un aumento di stipendio nei prossimi 12 mesi (44% gli uomini e 38% le donne) e il 21% prevede una promozione (24% uomini contro il 17% delle donne) o un bonus (25%, gli uomini sono al 27% mentre le donne al 24%). Emerge chiaramente come anche in questa situazione le donne nutrano aspettative inferiori a quelle degli uomini. Nel complesso, il 62% dei lavoratori italiani afferma che la retribuzione è il fattore più importante per loro in un lavoro.Il 23% ha dichiarato di non essere soddisfatto, per diversi motivi, della propria condizione lavorativa attuale (più le donne con un 24% che non gli uomini al 21%). Di questa fetta, il 36% lamenta di avere avuto un aumento del lavoro e delle responsabilità che non è però stato accompagnato da un aumento di salario (41% gli uomini e 30% le donne).“Avendo lavorato duramente contro le tensioni della pandemia e con l’inflazione in aumento che ha creato una diffusa crisi del costo della vita, molti lavoratori sentono di aver bisogno, e di aver diritto, a un aumento” dichiara Marisa Campagnoli, HR Director ADP Italia. “Le società dovrebbero tenerlo a mente nel mercato del lavoro odierno, dove il mantenimento di una forza lavoro qualificata, sicura e stabile è fondamentale e più impegnativo che mai. La retribuzione è una questione ancora più urgente in questo momento ed è probabile che rimanga tale nel prossimo futuro, con un chiaro effetto a catena sul reclutamento e sulla fidelizzazione. Le aziende dovranno conciliare tale spinta per salari più alti con le proprie disponibilità finanziarie e con il soddisfacimento delle esigenze dei lavoratori su altri fronti, come dare loro la flessibilità che desiderano e che oramai è imprescindibile”. Uno dei motivi per cui i lavoratori possono ritenere di meritare un aumento di stipendio è il numero di ore extra di lavoro non retribuito che molti di loro svolgono, ad esempio iniziando presto, rimanendo fino a tardi o lavorando durante le pause. In media, i lavoratori italiani lavorano ogni settimana 6,1 ore aggiuntive di straordinario non retribuito (6,3 gli uomini contro 5,7 delle donne). Nel periodo pre-Covid (sondaggio realizzato da ADP nell’ottobre 2019) le ore settimanali non pagate erano “solo” 4 ore.
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I lavoratori domestici sfiorano quota un milione
Posted by fidest press agency su venerdì, 22 luglio 2022
Nel 2021 il numero arriva a 961.358 unità. Lo affermano i dati dell’Osservatorio DOMINA che evidenziano anche il ruolo della componente immigrata e l’impatto della procedura di regolarizzazione avviata nel 2020. Il settore si conferma a prevalenza femminile (84,9%) e immigrata (70,0%), ma sono gli uomini stranieri a registrare l’incremento più forte (nel 2020 e nel 2021 sono la categoria che ha registrato l’aumento maggiore +62%), mentre quelli italiani sono raddoppiati dal 2012 al 2021, passando da 13 mila a 25 mila unità. Le lavoratrici donne straniere sono comunque il gruppo più numeroso e rappresentano il 57,5% del totale. Le italiane sono invece oltre un quarto del totale (27,4%) ma in ogni caso in crescita progressiva dal 2012. Il primo Paese per presenza nel settore è la Romania che rappresenta il 21,6% seguono Ucraina (14,1%) e Filippine (10,1%).Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “la presenza straniera è storicamente molto importante nel settore domestico. La regolarizzazione avviata nel 2020 ha rappresentato un’opportunità per le famiglie per mettere in sicurezza se stesse e i propri lavoratori, ma ha anche evidenziato le criticità del sistema attuale e del meccanismo stesso delle “sanatorie”. Per superare queste criticità in modo strutturale, la piattaforma delle parti sociali ha proposto nel 2020 l’introduzione di quote annuali d’ingresso per lavoro domestico, superando la logica dell’emersione”.
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Rapporto dei lavoratori con le vacanze
Posted by fidest press agency su giovedì, 21 luglio 2022
I dati provengono da una recente ricerca condotta a livello europeo dall’azienda proprio su questa tematica.Quello che è emerso è che servono in media ai lavoratori europei 17 giorni di vacanza per ricaricare le batterie. Il dato scende a 11 se guardiamo all’Italia. Inoltre, ben il 30% degli intervistati, inclusi quelli italiani, è attivo anche durante il periodo di ferie. Le differenze sono meno significative quando si parla di un periodo di vacanza fisso da prendere ogni anno. Per esempio, il 37% dei lavoratori europei segue un modello che si ripete ogni anno per i periodi di vacanza. In particolare, i lavoratori olandesi (45%), italiani (42%) e belgi (42%) usufruiscono di un periodo di vacanza annuale, mentre la stessa cosa accade solo al 23% dei lavoratori finlandesi. Un modello di ferie annuali ricorrenti si riscontra soprattutto tra persone sposate e conviventi. Tra i single, solo 1 su 3 ha un periodo fisso di vacanza. Un periodo più corto, come un weekend lungo o un giorno di ferie è quello che preferisce infine il 33% di lavoratori europei. Inoltre, una media del 30% degli intervistati indica di avere difficoltà a staccare mentalmente dal lavoro durante le vacanze. I lavoratori norvegesi (36%), inglesi (33%) e italiani (32%) in particolare fanno fatica a fare questo. Dal punto di vista dell’età, sono soprattutto i lavoratori più giovani tra i 25 e i 34 anni che trovano difficile disconnettersi dal lavoro durante le vacanze (38%). L’ansia diminuisce poi con l’età: solo circa il 20% degli over 55 dice infatti di aver difficoltà a lasciar andare mentalmente il lavoro.
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Quasi il 30% dei lavoratori in Europa non è fiducioso di ricevere la pensione
Posted by fidest press agency su mercoledì, 20 luglio 2022
Alight Solutions, in collaborazione con l’Università di Granada, presenta i risultati dello studio Retirement Perception Index, che rivela le opinioni dei lavoratori nei confronti dei sistemi pensionistici in diversi Paesi europei: Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Spagna e Paesi Bassi. Quello che emerge dagli intervistati – un campione di 2.400 dipendenti di aziende di diversi settori – è che il 27% dei lavoratori ha scarsa fiducia nella possibilità di ricevere una pensione al termine della propria vita lavorativa. Nello specifico in Italia, meno del 40% degli intervistati ripone molta fiducia nella possibilità di ricevere una pensione al termine della loro carriera; il 25,5% ripone una fiducia molto bassa nella possibilità di ricevere un importo che gli permetterà di mantenere il proprio tenore di vita, dovuto probabilmente al fatto che il 68% degli italiani intervistati percepisce una retribuzione inferiore ai 30.000€ (35% tra i 20.000€ e i 30.000€ e 33% sotto i 20.000€). Inoltre, la mancanza di informazioni riguardo le pensioni da parte delle aziende è un elemento che infonde insicurezza e contribuisce ad alimentare la sfiducia nei confronti del sistema pensionistico: il 25,8% afferma di conoscere poco o molto poco il funzionamento del sistema pensionistico italiano, e il 55% degli intervistati ha dichiarato che sarebbe interessato a lavorare per aziende che offrono consulenza professionale sulla modalità in cui gestire i propri piani pensionistici.L’attenzione ai contributi è elevata, in particolare il 64,5% degli intervistati mostra un interesse alto o molto alto a lavorare in aziende che versino contributi integrativi in un piano pensionistico.
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I lavoratori desiderano maggiore flessibilità nella loro vita lavorativa
Posted by fidest press agency su venerdì, 3 giugno 2022
Smart working e organizzazione personalizzata delle ore e del luogo di lavoro.Sono solo alcune delle tendenze che emergono da “People at Work 2022: A Global Workforce View” l’annuale survey redatta dall’ADP Research Institute. ADP è un multinazionale americana leader nell’human capital management e presente in Italia tramite ADP Italia. L’indagine si è svolta su circa 33.000 lavoratori in 17 paesi, di cui circa 2000 in Italia.Sebbene la retribuzione sia ancora per i lavoratori italiani il fattore più importante in un lavoro (62%), la ricerca ha anche rilevato come circa un terzo di loro sia disposto ad accettare una riduzione della paga per ottenere maggiore flessibilità o controllo sulla propria vita lavorativa.Il 35% accetterebbe infatti una riduzione della retribuzione se ciò significasse migliorare il proprio equilibrio tra lavoro e vita privata, anche senza nessuna modifica delle ore lavorative, ma con la possibilità di decidere come e dove distribuire le ore lavorative durante la giornata. “Per i datori di lavoro che sono ancora alle prese con una decisione in merito al rientro dei dipendenti dopo il periodo di smart semplificato, è fondamentale garantire loro un ambiente di lavoro sereno, alla luce di tutte le pressioni che hanno subito e la dedizione dimostrata durante la pandemia, dando loro maggiore flessibilità e fiducia. Dallo studio emerge come un numero crescente di dipendenti consideri sicuro un lavoro che permetta loro di guadagnarsi da vivere alle proprie condizioni, senza intaccare aspetti essenziali quali la salute, il benessere, il tempo da dedicare alla famiglia o persino i loro valori e le convinzioni personali” ha dichiarato Marisa Campagnoli, HR Director ADP Italia.Il dato forse più rappresentativo è quello che emerge dalla domanda “Se dovessi dover ritornare in ufficio 5 giorni su 5, cercheresti di cambiare lavoro in favore di uno più flessibile?” Il 45% degli intervistati ha risposto “si”. Da notare che la percentuale sale al 58% tra i 25 e i 34 anni, mentre scende al 26% con gli over 55.
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Smart working, USB: da Brunetta nessuna apertura, la lotta si sposta nei luoghi di lavoro
Posted by fidest press agency su lunedì, 10 gennaio 2022
Nonostante i numeri attuali della diffusione dei contagi fossero stati ampiamente previsti, il governo, in un susseguirsi di decreti, provvedimenti e circolari quanto mai incomprensibili, tardivi, insufficienti, quando non dannosi, come nel caso della soppressione della quarantena in caso di contatto stretto, continua ad avere come unico orizzonte il mantenimento della produzione invece che la tutela della salute dei cittadini. Un atteggiamento al limite dell’autolesionismo, dato che la produzione rallenterà comunque, sia a causa della diffusione del virus che per l’aumento dei costi di gas ed energia, e a crescere saranno solo contagi e morti. Un governo in pieno stato confusionale che si affida alla sorte più che fidarsi della scienza, come nel caso dell’obbligo vaccinale per gli over 50.In questo quadro desolante spiccano il ministro Brunetta e la sua battaglia contro lo smart working che, allo stato attuale, risulterebbe una delle poche misure organizzative in grado di contrastare il diffondersi dell’epidemia all’interno della Pubblica Amministrazione, oltre ai benefici indiretti su trasporto pubblico e scuola.Pur di mantenere il punto, come un bambino capriccioso qualunque, e non smentire i suoi decreti e linee guida – da noi ampiamente contrastati, in solitudine, sui tavoli di confronto sindacale – affida con una circolare l’utilizzo flessibile e intelligente dello smart working alle 32mila amministrazioni pubbliche che, in tempi compatibili con il diffondersi della pandemia (si spera!), dovrebbero riorganizzare gli uffici, garantendo al tempo stesso la tutela della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori e, aggiungiamo noi, degli utenti.L’artificio infantile consiste nello spalmare la programmazione dello smart working su più mesi purché alla fine la presenza in ufficio risulti prevalente sulle giornate di lavoro in remoto. Fino a giugno, poi si vedrà. Tutto ciò rivela l’assoluta mancanza di serietà e credibilità di un ministro che continua a condurre una crociata personale contro i dipendenti pubblici colpevoli, a prescindere, di essere “fannulloni” nonostante abbiano garantito servizi pubblici essenziali e welfare durante tutte le fasi della pandemia.Il confronto ora si sposta in un corpo a corpo con le amministrazioni dove, con determinazione, dovremo far valere le ragioni della tutela della salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori ricontrattando le giornate di presenza negli uffici, pretendendo l’applicazione rigorosa dei protocolli sulla sicurezza, richiedendo smart working di default a seguito di contatto stretto, screening periodici e mascherine FFP2 per tutti i lavoratori per contrastare con ogni mezzo l’aumento dei contagi che si sta verificando nei nostri luoghi di lavoro. E, perché no, batterci per il superamento definitivo del 49% quale limite per l’utilizzo dello smart working. I dipendenti pubblici e i cittadini di questo Paese non meritano un ministro colpevolmente responsabile della mancanza di sicurezza dei servizi pubblici!
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Aiuti UE per 801 lavoratori licenziati in Sardegna
Posted by fidest press agency su sabato, 18 dicembre 2021
I deputati hanno approvato martedì in via definitiva un importo di circa 5,4 milioni di euro in aiuti UE per gli ex lavoratori sardi di Air Italy e del Porto Canale di Cagliari.I deputati hanno approvato le due richieste di sostegno dal Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per i lavoratori in esubero (FEG) dell’Italia per i lavoratori sardi di Air Italy e di Porto Canale, affermando che “le incidenze sociali degli esuberi dovrebbero essere considerevoli per l’economia sarda, anch’essa fortemente colpita dalla crisi della COVID-19, in cui il numero di posti di lavoro è diminuito del 4,6 % nel 2020 rispetto a un calo del 2,0 % nell’intera Italia”. Un importo di circa 5,4 milioni di euro è stato stanziato in aiuto degli 801 lavoratori licenziati dai loro impiego nei settori del trasporto aereo e di magazzinaggio in Sardegna. Di questi, 3.874.640 di euro andranno ai lavoratori sardi di Air Italy mentre i restanti 1.493.407 di euro euro ai lavoratori di Porto canale.Il testo su Air Italy è stato approvato con 662 voti favorevoli, 17 contrari e 18 astensioni.Il testo su Porto Canale è stato approvato con 665 voti favorevoli, 17 contrari e 15 astensioni.La pandemia di COVID-19 ha avuto pesanti ripercussioni sul mercato del lavoro sardo, con la perdita di 6000 posti di lavoro nel 2020, principalmente nei settori del turismo, dello spettacolo e dei servizi ricreativi, nonché del trasporto marittimo di merci. Nel 2020 il tasso di attività è diminuito di 3,1 punti percentuali rispetto al 2019, attestandosi al 60,3%.In base al nuovo regolamento del FEG 2021-2027, il Fondo continuerà a sostenere i lavoratori dipendenti e autonomi la cui attività è cessata. Le nuove regole consentono di dare sostegno a un maggior numero di persone colpite dalla ristrutturazione lavorativa o settoriale. I Paesi UE possono richiedere il finanziamento UE quando almeno 200 lavoratori perdono il loro posto di lavoro in uno specifico periodo di riferimento.
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Nei campi quasi 360.000 lavoratori stranieri
Posted by fidest press agency su mercoledì, 3 novembre 2021
La manodopera straniera rappresenta ormai stabilmente un terzo della forza lavoro complessiva in agricoltura. A fine 2020 i lavoratori nati all’estero e occupati nei campi in Italia sono 357.768, su circa 900.000 addetti totali, e concorrono al 29,3% dell’occupazione complessiva in termini di giornate lavorate. Così Cia-Agricoltori Italiani, commentando il Dossier Statistico Immigrazione 2021, presentato oggi dal Centro Studi e Ricerche Idos.Si tratta di numeri che confermano quanto la componente straniera sia diventata strategica, come ha dimostrato anche la pandemia, con il settore spesso in sofferenza proprio per la mancanza di manodopera stagionale, connessa agli effetti del Covid. Soprattutto nelle regioni del Nord Italia, dove si concentra oltre l’85% dei lavoratori con permesso di soggiorno stagionale, le difficoltà delle imprese agricole sono state evidenti -osserva Cia- anche a causa degli enormi ritardi nella pubblicazione del decreto flussi. Anche la sanatoria prevista nel 2020, per come è stata strutturata nei tempi e nelle modalità, non ha portato grandi risultati, con solo il 14% delle istanze di regolarizzazione presentate riguardanti il settore primario. Ora è tempo di lavorare a migliorare le politiche migratorie, con un approccio che presupponga l’abbandono definitivo delle misure di emergenza -sottolinea Cia- e segni l’avvio di interventi seri ed efficaci sull’immigrazione, basati su due priorità: lavoro e integrazione. Intanto, proprio in un’ottica di integrazione e solidarietà, Cia-Agricoltori Italiani sta portando avanti il progetto nazionale “Rural Social ACT”, che punta sull’agricoltura sociale come modello vincente per promuovere processi virtuosi di inclusione e re-inserimento socio-lavorativo dei migranti, prevenendo e contrastando il fenomeno del caporalato e delle agromafie, attraverso la creazione e il potenziamento di una rete nazionale di collaborazioni multisettoriali e integrate tra mondo agricolo, servizi sociosanitari, settori della formazione e dell’accoglienza. Il progetto, finanziato dal Fondo FAMI e dal Ministero del Lavoro e supportato dal Forum Nazionale Agricoltura Sociale, vede Cia come capofila, insieme a 30 partner tra Reti Nazionali, cooperative, consorzi, Ong e associazioni (www.ruralsocialact.it).
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Sicurezza, i lavoratori della scuola temono di essere contagiati
Posted by fidest press agency su martedì, 5 ottobre 2021
Come riporta anche la stampa specializzata, “non bastano i numeri elevati di vaccinati fra il personale scolastico, che ha superato ormai il 90%. E nemmeno l’aumento settimanale di immunizzazioni degli studenti, almeno la fascia 12-19 anni”. Sono ancora molti i lavoratori della scuola che temono di contrarre il Covid a scuola. È altissima infatti la percentuale di docenti che hanno paura di essere contagiati e la questione non spaventa certamente meno i dirigenti scolastici che hanno responsabilità enormi, soprattutto in questo delicato momento storico. Di recente Udir ha commentato le parole del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, alla Camera che ha assicurato, non molti giorni fa, l’esiguo numero di docenti e studenti in quarantena. Il sindacato ribadisce che “la via più giusta da seguire sarebbe quella di contenere la diffusione del virus attraverso il giusto distanziamento sociale, da rendere possibile con l’eliminazione delle classi pollaio”. Marcello Pacifico, presidente Udir, a tal riguardo ha affermato che “bisogna intervenire sulle classi pollaio. Bisogna ancora ricalibrare la distribuzione e la composizione delle aule per rendere possibile il distanziamento sociale ed evitare di conseguenza la diffusione del virus. Come Udir abbiamo presentato molte proposte di modifica e alcune di queste sono state accolte. Il fine sarebbe quello di recuperare almeno 400 sedi di scuole autonome. Bisogna pensare che a oggi abbiamo 8mila scuole autonome per 42mila plessi, 12 anni fa erano più di 12mila”.
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Lavoratori piattaforme digitali: protezione sociale per rider e autisti
Posted by fidest press agency su martedì, 21 settembre 2021
Bruxelles. I deputati chiedono che i lavoratori delle piattaforme digitali, come i servizi di consegna cibo o di trasporto, abbiano la stessa protezione e remunerazione dei dipendenti tradizionali.I lavoratori delle piattaforme digitali sono spesso erroneamente classificati come lavoratori autonomi, privandoli dell’accesso alla protezione sociale e ad altri diritti del lavoro, affermano i deputati in una risoluzione approvata con 524 voti a favore, 39 contro e 124 astensioni.Per affrontare questa mancanza di certezza giuridica, il Parlamento propone un’inversione dell’onere della prova: dovrebbero essere i datori di lavoro a dimostrare che non c’è un rapporto di lavoro, piuttosto che viceversa. I deputati si oppongono tuttavia a una classificazione automatica di tutti i lavoratori delle piattaforme: coloro che sono veramente lavoratori autonomi dovrebbero essere autorizzati a rimanere in tale posizione.La risoluzione chiede un quadro europeo per garantire che le persone che lavorano per le piattaforme digitali abbiano lo stesso livello di protezione sociale dei lavoratori tradizionali della stessa categoria. Questo include i contributi di sicurezza sociale, la responsabilità per la salute e la sicurezza e il diritto alla contrattazione collettiva.Mentre riconoscono le opportunità per la creazione di posti di lavoro e l’aumento della scelta, che il lavoro su piattaforma ha portato, i deputati sono preoccupati per le cattive condizioni di lavoro spesso affrontate da questi lavoratori. Dato che i lavoratori delle piattaforme sono spesso soggetti a maggiori rischi per la salute e la sicurezza, come incidenti stradali o lesioni causate da macchinari, dovrebbero essere dotati di adeguati dispositivi di protezione personale. Quelli attivi nei servizi di trasporto e consegna dovrebbero avere un’assicurazione contro gli infortuni garantita, dicono i deputati.Il Parlamento vuole inoltre che gli algoritmi che regolano le funzioni come l’assegnazione dei compiti, le valutazioni, i prezzi e le procedure di disattivazione siano trasparenti, non discriminatori ed etici. I lavoratori dovrebbero avere la possibilità di contestare le decisioni prese dagli algoritmi e dovrebbe sempre esserci una supervisione umana del processo. L’attuale quadro legislativo europeo non copre le nuove realtà di questo tipo di lavoro, rendendo necessario un aggiornamento delle regole. Nel suo Piano d’azione sul Pilastro europeo dei diritti sociali, la Commissione europea ha annunciato che entro la fine di quest’anno presenterà un’iniziativa legislativa per migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori delle piattaforme. Questa risoluzione rappresenta il contributo del PE a tale proposta.
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Green pass e rispetto dei diritti dei lavoratori della scuola
Posted by fidest press agency su venerdì, 3 settembre 2021
Il sindacato ha preparato una richiesta di informativa sindacale da indirizzare al dirigente scolastico, al medico competente e alle Rsu per assicurarsi che tutte le operazioni legate al green pass siano nel rispetto dei diritti dei lavoratori della scuola vista l’ordinanza della Cassazione Civile Ord. Sez. L Num. 22933/2021 del 16 agosto secondo cui “il requisito della nazionalità è lo svolgimento di un’effettiva azione sindacale su gran parte del territorio nazionale, che non necessariamente deve coincidere con la stipula di contratti collettivi di livello nazionale, senza che in proposito sia indispensabile che l’associazione faccia parte di una confederazione, né che sia maggiormente rappresentativa. Per il pubblico impiego contrattualizzato questa Corte ha altresì chiarito che il carattere «nazionale» dell’associazione sindacale legittimata all’azione ex art. 28 Stat. Lav. non può essere escluso per quelle organizzazioni sindacali cui l’Aran abbia riconosciuto la rappresentatività a livello nazionale ai sensi del D.Lgs. n. 165 del 2001, art. 43, comma 1”.Infatti, alla luce del DM del 18 dicembre 1975 che individua la superficie minima per studente all’interno delle aule didattiche in 1,85 m2 pro-capite e considerato che il protocollo d’intesa per garantire l’avvio dell’anno scolastico nel rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento della diffusione di covid-19 a.s. prevede la gratuita somministrazione dei tamponi a tutto il personale scolastico, oltre alla responsabilità del dirigente scolastico quale datore di lavoro ai sensi degli artt. 17 e 18 del TU sulla Sicurezza D. Lgs. 81/2008, Anief chiede un’informazione urgente sui criteri della formazione delle classi durante lo svolgimento delle lezioni in presenza rispetto alla metratura del singole aule nonché sul rispetto dei parametri vigenti in materia di sicurezza, sulle misure di contenimento da rischio covid-19 in base al numero di individui contemporaneamente presenti nelle aule scolastiche, indicando per ciascuna anche aula la metratura e il numero di alunni per classe, sull’aggiornamento del DVR e conseguente effettuazione delle valutazioni del rischio biologico da agenti di cui all’art 268, c. 1 punto c) del TU sulla sicurezza coinvolgendo il RLS come convenuto al punto 1 nel protocollo d’intesa del 14 di agosto e sulle convenzioni attivate per la predisposizione dei tamponi gratuiti per tutto il personale scolastico. Inoltre Anief coglie l’occasione per richiamare il parere del garante sulla privacy in merito alla verifica e possesso della certificazione verde del personale scolastico, in particolare sulla necessità di richiedere tale certificazione giornalmente soltanto per le attività svolte in presenza senza alcuna discriminazione tra i dipendenti.
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Sono inutili i diritti conquistati dai lavoratori o è un falso la Costituzione fondata su lavoro?
Posted by fidest press agency su giovedì, 12 agosto 2021
Una fabbrica di proprietà straniera che di recente ha licenziato 422 persone e deciso di chiudere. Licenziamento contro il quale sono in corso diverse iniziative di pressione, sulla proprietà e sulle istituzioni.Viviamo per scelta in un Paese capitalistico e sarebbe assurdo negare ai capitalisti il loro diritto di esser tali, anche di chiudere un’azienda che non capitalizza.Nel contempo viviamo in un Paese tra i più avanzati al mondo, in un contesto europeo che ha al primo posto l’armonizzazione sociale tra libertà economiche e lavoro.C’è qualcosa che non torna, per chi investe capitali e per chi presta la propria opera. Dimostrato dalla nostalgia per la catena di montaggio e l’impotenza di lavoratori e sindacati di fronte a queste prevedibili dinamiche. Quello che facciamo, noi e i nostri Stati, è per vivere meglio, più sereni, non abbruttirsi e soffrire pur di avere un reddito. Al primo posto ci deve essere DIGNITA’. Quindi non “nostalgia” per la catena di montaggio e non inerzia istituzionale verso Gkn e milioni di altri simili problemi.Quanto opera lo Stato e l’Ue per questa dignità? Vincenzo Donvito, Aduc
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800 milioni di € per incentivare l’inserimento dei lavoratori disoccupati nel mercato del lavoro
Posted by fidest press agency su sabato, 17 luglio 2021
Bruxelles. La Commissione europea ha approvato un regime italiano da 878 milioni di € per incentivare i datori di lavoro a integrare i lavoratori disoccupati nel mercato del lavoro nel contesto della pandemia di coronavirus. Il regime, approvato ai sensi del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato, mira a ridurre il costo del lavoro sostenuto dai datori di lavoro privati in relazione a lavoratori neoassunti precedentemente disoccupati. L’aiuto consisterà in un’esenzione dal pagamento dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro, per un periodo massimo di 6 mesi, per i nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato firmati tra il 1º luglio 2021 e il 31 ottobre 2021. I beneficiari possono ricevere aiuti fino a 3 000 EUR per ciascun lavoratore assunto. Per essere ammissibili, i datori di lavoro non devono aver licenziato dipendenti nei 6 mesi precedenti l’assunzione. La Commissione ha constatato che il regime è conforme alle condizioni stabilite nel quadro di riferimento temporaneo. In particolare, l’aiuto i) non supererà l’importo di 1,8 milioni di € per impresa e ii) sarà concesso entro il 31 ottobre 2021. La Commissione ha concluso che la misura è necessaria, opportuna e proporzionata a quanto necessario per porre rimedio al grave turbamento dell’economia di uno Stato membro in linea con l’articolo 107, paragrafo 3, lettera b) del TFUE e con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo. Su queste basi la Commissione ha approvato le misure in conformità delle norme dell’Unione sugli aiuti di Stato. Maggiori informazioni sul quadro temporaneo e su altre azioni intraprese dalla Commissione per affrontare l’impatto economico della pandemia di coronavirus sono disponibili qui. La versione non riservata della decisione sarà consultabile sotto il numero SA.63721 nel registro degli aiuti di Stato sul sito web della DG Concorrenza della Commissione una volta risolte eventuali questioni di riservatezza.
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