Dopo la conferma di oggi degli ambasciatori dell’UE che le prossime elezioni del Parlamento europeo si terranno dal 6 al 9 giugno 2024, la Presidente del PE Roberta Metsola ha dichiarato: L’Unione europea non è perfetta, è in costante evoluzione. Il mondo cambia e noi dobbiamo tenere il passo. Abbiamo anche bisogno di riforme. Non dobbiamo temere i cambiamenti, ma accoglierli e continuare a restare in ascolto, a dare chiarimenti e a mantenere gli impegni. Alle prossime elezioni europee, non restate a guardare. Partecipate al più grande esercizio democratico d’Europa. Non lasciate che qualcun altro scelga per voi. Votate.”
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Elezioni europee 2024, Metsola: “Votate, non lasciate che qualcun altro scelga per voi”
Posted by fidest press agency su venerdì, 19 Maggio 2023
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Elezioni in Turchia: segnalate irregolarità nelle aree curde
Posted by fidest press agency su mercoledì, 17 Maggio 2023
Bolzano, Göttingen. Le elezioni presidenziali e parlamentari di ieri non sono state né eque né democratiche, soprattutto nelle aree curde della Turchia. Come riportato dall’Associazione per i Popoli Minacciati (APM), due membri di una delegazione spagnola di osservatori elettorali sono stati arrestati nella provincia curda di Siirt il giorno delle elezioni. Nella provincia curda di Sirnak, le forze di sicurezza turche avrebbero sparato indiscriminatamente granate di gas lacrimogeno da veicoli blindati nelle strade e nelle aree residenziali. Anche i sostenitori armati di Erdogan hanno aperto il fuoco indiscriminatamente. I militari e i sostenitori armati di Erdogan volevano intimidire la gente perché non andasse a votare. Questo perché la maggioranza dei curdi sostiene il male minore: il candidato dell’opposizione Kilicdaroglu. Anche se la maggioranza dei curdi in Turchia non ha una grande opinione dell’opposizione, che rifiuta una soluzione pacifica alla questione curda, i curdi vogliono un cambiamento politico in Turchia. Mentre il candidato dell’opposizione Kilicdaroglu si rifà alle idee nazionaliste turche, laiche ma estreme, del fondatore dello Stato turco Atatürk, Erdogan si basa sia sul nazionalismo turco aggressivo che sull’islamismo sunnita. In campagna elettorale, Erdogan gioca ripetutamente la carta dell’islamismo sunnita e incita contro la popolazione alevita in Turchia. Erdogan è un sunnita, Kilicdaroglu un alevita. Erdogan ha ricevuto anche il sostegno dell’islamismo sunnita internazionale. Il leader dell’Unione Internazionale degli Studiosi Musulmani (IUMS), Ali Al-Qaradaghi, e circa 65 islamisti di tutto il mondo hanno invitato i fedeli in Turchia a votare per Erdogan e il suo partito AKP poco prima delle elezioni. Al-Qaradaghi è un curdo di Sulaymaniyah, nel Kurdistan iracheno, ma, come le figure di spicco dello IUMS, ha la cittadinanza del Qatar e serve Erdogan e l’emiro del Qatar. Lo IUMS è noto per le sue agitazioni contro aleviti, yezidi, cristiani, ma anche contro gli ebrei e Israele. Inoltre lo IUMS finanzia anche gli insediamenti islamisti, compresi quelli nei villaggi yazidi nella zona curda siriana di Afrin, occupata dalla Turchia dal 2018. Nelle aree curde della Turchia, l’esercito, la gendarmeria e la polizia turca hanno sempre governato con mano pesante. Dopo il fallito tentativo di colpo di Stato del 2016, i pochi media curdi sono stati banditi e migliaia di operatori dei media, sindaci eletti e altri rappresentanti del popolo sono stati imprigionati per molti anni con l’accusa di terrorismo. Poco prima delle elezioni, il partito filo-curdo HDP ha rischiato di essere messo al bando. Pertanto, l’HDP ha dovuto partecipare alle elezioni nelle liste di un altro partito, lo “Yesil Sol Parti”, il Partito della Sinistra Verde. Nel periodo precedente le elezioni, le forze di sicurezza turche hanno effettuato ripetuti raid contro i promotori elettorali curdi, molti dei quali sono stati arrestati.
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RBC BlueBay: Tre modi in cui le elezioni in Turchia avranno un impatto sui mercati e sull’economia
Posted by fidest press agency su mercoledì, 10 Maggio 2023
A cura di Tim Ash, EM Senior Sovereign Strategist, Emerging Markets, RBC BlueBay AM. Le elezioni presidenziali e parlamentari che si terranno il 14 maggio si preannunciano determinanti per la Turchia, per la sua economia e la sua politica, ma anche per la regione e la geopolitica in senso lato. Il Presidente Erdogan e la coalizione di sei partiti di opposizione offrono visioni molto diverse per l’economia. Erdogan propone ancora le stesse politiche monetarie eterodosse che, nell’ultimo decennio, hanno creato cicli economici stop&go con una pressione di vendita quasi costante sulla lira e di conseguenza un’inflazione persistentemente elevata, attualmente superiore al 50%. La sua apparentemente convinta avversione al rialzo dei tassi d’interesse lo ha costretto a ricorrere a politiche macroprudenziali distorsive e a meccanismi di controllo dei capitali e dei mercati per difendere la lira e combattere l’inflazione. L’opposizione, al contrario, promette un ritorno all’ortodossia della politica economica, con la normalizzazione dei tassi e un tasso di cambio flessibile. Hanno proposto di smantellare la rete di politiche economiche di Erdogan che distorcono il mercato, di risanare le istituzioni statali come la banca centrale della Repubblica di Turchia e di riaprire il Paese agli investimenti stranieri. Le elezioni saranno probabilmente anche un voto sulla direzione di marcia del Paese in senso più ampio. L’opposizione promette il ritorno a un modello più pluralistico, con la riduzione del potere della presidenza e il ritorno a un sistema dove il Parlamento giocherà un ruolo più centrale, con la reintroduzione di un sistema di controlli ed equilibri, erososi nell’ultimo decennio. Queste elezioni riguardano anche l’orientamento geopolitico della Turchia. Erdogan ha spinto la Turchia verso est, allontanandola dai suoi tradizionali alleati occidentali nell’UE e nella Nato. Ha cercato nuovi alleati e fonti di finanziamento tra i regimi autoritari della Russia e del Golfo. Questi ultimi hanno favorito la sua rielezione attraverso la fornitura di swap in valuta per la Banca centrale turca (CBRT), di depositi presso la CBRT, di finanziamenti dalla Russia per il programma di energia nucleare turco, e di flussi in entrata sospettosamente elevati per errori e omissioni nella bilancia dei pagamenti. Erdogan ha cercato di mettere l’Occidente contro la Russia nella guerra in Ucraina e ha usato la questione dell’allargamento della Nato, giocando duro contro la candidatura della Finlandia e della Svezia alla Nato per ottenere il sostegno dei sondaggi in patria. La durezza nei confronti dell’Occidente gioca a favore dell’elettorato nazionalista in patria. Probabilmente l’Occidente si è trattenuto dal chiedere conto a Erdogan prima delle elezioni, temendo di ottenere un vantaggio elettorale con lo stesso elettorato nazionalista in patria. Ma dopo le elezioni ritengo che l’Occidente spingerà la Turchia a decidere quale posto occupare nella battaglia ormai egemonica tra gli Stati Uniti e i loro alleati nelle democrazie liberali di mercato, e la Cina e la Russia e l’asse delle potenze autoritarie. In caso di un’altra vittoria di Erdogan, penso che l’Occidente farà pressione sulla Turchia affinché decida tra l’Occidente e l’asse autoritario, e questo potrebbe anche includere il rischio di sanzioni. In ultima analisi, credo che anche Erdogan si renderà conto che l’alleanza occidentale possa fornire la migliore garanzia di sicurezza per la Turchia e mi aspetto un compromesso sulla questione dell’adesione della Svezia alla Nato. Ma le relazioni tra l’Occidente e un’altra presidenza Erdogan rimarranno difficili e costituiranno un ostacolo ai flussi di investimenti necessari dall’Occidente, il che non farà che aggravare i problemi di Erdogan sul fronte economico, rendendo più probabile una crisi sistemica. (abstract fonte: http://www.verinieassociati.com/)
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Elezioni in Turchia: un nuovo Erdoğan o un cambio decisivo?
Posted by fidest press agency su domenica, 7 Maggio 2023
Ripercorrere la storia della Repubblica turca può aiutarci a capire meglio la vita politica, sociale e culturale di un paese sempre più influente A pochi giorni dal voto che rinnoverà il presidente e il Parlamento turco la campagna elettorale turca è entrata nel vivo. Si sfidano l’attuale presidente Recep Tayyip Erdoğan, leader del partito conservatore Akp e attuale capo di Stato, al potere da ormai 20 anni, e Kemal Kemal Kılıçdaroğlu, unico avversario dietro il quale si sono stretti i sei partiti dell’opposizione a capo del Partito repubblicano del popolo, laico e socialdemocratico. In attesa dell’esito della votazione, che ricorre nel centenario della Repubblica turca, può essere utile ripercorrere la storia di un paese che, sulla linea di confine tra Occidente e Oriente, gode di una posizione di centralità ed è sempre più influente nella geopolitica europea. Il volume “Storia dell’Impero ottomano e della Repubblica turca” (Scholé, 2023), a cura di Çiğdem Oğuz, docente di Storia dei paesi islamici Università di Bologna Alma Mater Studiorum, raccoglie i contributi dei maggiori studiosi di storia turca e scienze politiche e ripercorre un accurato resoconto a partire dall’analisi delle incerte origini dell’Impero ottomano fino ai giorni nostri. Grande spazio viene riservato in particolare agli ultimi cento anni di storia, a partire dalla fondazione della Repubblica, sotto il segno di Mustafà Kemal Atatürk (il “Padre dei Turchi”), fino al nuovo millennio, con l’attuale presidenza di Erdoğan, e vengono evidenziati temi trasversali normalmente trascurati, come i movimenti per i diritti delle donne, gli aspetti culturali e linguistici e i nuovi scenari, come il neo-ottomanismo. Contributi di: Çiğdem Oğuz, Michele Bernardini, Fulvio Bertuccelli, Ali Aydin Karamustafa, Valentina Marcella, Nicola Melis, Lea Nocera, Carlo Sanna, Tommaso Stefini. Çiğdem Oğuz (ed.) Storia dell’impero ottomano e della Repubblica turca pp. 352, € 26
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Parlamento europeo: Elezioni all’orizzonte
Posted by fidest press agency su sabato, 6 Maggio 2023
Fissare le date delle elezioni europee al 27 è come cercare di concordare le ferie in una riunione di dipartimento: ognuno ha le sue ragioni per attenersi a un giorno piuttosto che a un altro. Tra tradizioni elettorali e giorni festivi specifici per ogni paese, lo svolgimento delle elezioni europee oscilla ancora tra la fine di maggio e l’inizio di giugno 2024. Qualunque siano i giorni di voto finalmente scelti, le elezioni europee si giocheranno più o meno tra un anno. Cosa c’è esattamente dietro il rinnovo di 705 eurodeputati per cinque anni a suffragio universale diretto e le nomine alle più alte cariche dell’Unione? Con un anno di anticipo e in questi tempi che cambiano, sarebbe azzardato dirlo. Tuttavia, i corpi partigiani cercano un’idea chiave, un tema di mobilitazione e un capolista. Le formazioni misurano l’opportunità di partire in gruppo o, al contrario, intendono affermarsi da sole. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, valuta l’appoggio prima di rappresentarsi, come la spinge a fare il suo stesso partito d’oltre Reno. In Francia il partito presidenziale spera di rimobilitare la sua base europeista per le elezioni, che rischiano di trasformarsi in un referendum su Macron. Protagonista della kermesse democratica, il Parlamento europeo ne farà voto di fiducia a un’istituzione inzuppata dall’interminabile scandalo Qatargate. La stagione 3 della serie televisiva terrena Parliament è pronta per essere trasmessa a settembre.La pre-campagna è dunque iniziata e si stanno definendo i termini del dibattito. Diversi fattori li modelleranno. Prima, ovviamente, la guerra in Ucraina e la difesa europea. A seconda che la controffensiva ucraina, ritenuta imminente, avrà mutato o meno la situazione su un fronte impantanato da mesi, se la vittoria sembrerà a portata di munizioni, la ricostruzione a portata di gru e l’adesione europea a portata di negoziato, la i risultati delle elezioni si ripercuoteranno a vantaggio dei partiti intransigenti sulla loro linea atlantista anti-Putin. Se invece la guerra continua, se le sanzioni tardano a condizionarne l’andamento – 11° pacchetto in preparazione – e se l’opinione pubblica si stanca, le altre parti sapranno sfruttare questo deterioramento del conflitto.Altro parametro determinante è il clima. Una campagna elettorale che si svolgerebbe durante una prolungata siccità, come sta attualmente vivendo la penisola iberica, un’elezione sotto un’ondata di caldo precoce o altro maltempo lascerà il segno sul voto, così come un’impennata dei prezzi dell’energia. La sovranità europea diventerà un incantesimo vuoto senza prove di capacità di agire contro il riscaldamento globale. I risultati del Green Pact, la cui adozione legislativa sta accelerando, e le ambizioni verso la transizione ecologica saranno valutate alla luce del cambiamento climatico, che sta manifestando i suoi effetti in modo sempre più tangibile. Ma la natura radicale dei rimedi richiesti può anche raffreddare l’elettore.Inseparabile da questi dibattiti, l’economia, sia essa “di guerra” e/o da decarbonizzare, promette di essere un altro fattore decisivo nelle elezioni. Se l’inflazione persiste (al 7% nella zona euro) o cominci a scendere, se i tassi di interesse salgono ulteriormente – nuova decisione della BCE del 4 maggio – se l’indebitamento di alcuni paesi, tra cui la Francia, si avvicina alla soglia stimata di sostenibilità, se una crisi bancaria rimane contenuta o meno, e il tono della campagna così come il clima elettorale si faranno sentire. Già la revisione del Patto di stabilità ravviva la frattura tra Parigi e Berlino, con “i frugali”, sul grado della pendenza di bilancio che bisognerà salire.Infine, la campagna si concentrerà inevitabilmente sulla questione migratoria sollevata dall’aumento post-Covid delle domande di asilo (Ucraina esclusa), dalla carenza di manodopera e dall’invecchiamento demografico. Dagli ultimi Europei del 2019, i Ventisette rimangono divisi su questo argomento delicato e complesso, lasciando che l’estrema destra ne faccia festa.Anche questo tema, come la guerra, il clima e l’economia, potrebbe cambiare le divisioni tra le famiglie politiche europee. Il più scrutinato, a un anno dalle elezioni, è quello che separa il Ppe (destra) e il partito dei conservatori e riformisti europei (Cre), a cui appartengono la formazione di Giorgia Meloni, Vox in Spagna e il PiS polacco. La loro potenziale alleanza dividerebbe i democristiani e li allontanerebbe dai loro tradizionali alleati. Qualcosa per ricordare quanto la posta in gioco di queste elezioni, per i futuri equilibri politici europei, non sia solo il posto conquistato da ciascuna delle liste nell’emiciclo europeo ma anche le loro possibili nuove combinazioni per formare una maggioranza. Per queste prime elezioni senza il Regno Unito, il problema non è se restare o uscire dall’Ue, ma fino a che punto con chi farlo domani. By Sebastien Maillard Direttore dell’Istituto Jacques Delors
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Elezioni, Rampelli (Vpc-Fdi:) Rivendico un risultato molto importante
Posted by fidest press agency su venerdì, 17 febbraio 2023
Mi aspettavo un risultato dell’affluenza molto basso. Avevo fatto una previsione sotto il 40 per cento e così è andata. Per una ragione semplice: è vero che c’è questo distacco tra cittadini e istituzioni, inutile minimizzarlo perché penso che tutta la politica debba mettersi all’opera per recuperare il rapporto con i cittadini, i giovani, le fasce più deboli della popolazione, però va detto che se si vota ogni cinque mesi avremmo un’affluenza sempre più bassa. Vale la pena ricordare che è stata la sinistra a non volere l’accorpamento tra elezioni politiche e regionali, abolendo di fatto quello strumento che garantisce una maggiore partecipazione al gioco democratico, l’election day, sperando di trarne un beneficio elettorale. Si prendesse la sua responsabilità, troppo facile versare lacrime di coccodrillo. Il tutto senza poi riuscire nel Lazio a fare neppure una coalizione che rendesse la carica di Presidente di regione contendibile, minando alla base lo stesso principio della democrazia dell’alternanza. Oggi la sinistra, per come è combinata, non è un problema per la destra, ma per il sistema politico e istituzionale”. È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia intervenendo ad Agorà.
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“L’esito delle elezioni regionali in Lombardia e Lazio è chiaro e netto”
Posted by fidest press agency su martedì, 14 febbraio 2023
Chi ha amministrato bene incassa la fiducia e la riconferma da parte dei cittadini come in Lombardia, chi ha improntato la propria azione a clientele e lottizzazioni, come nel Lazio, va a casa. Le vittorie di Rocca e Fontana, a cui va il mio augurio di buon lavoro, rafforzano l’azione del governo Meloni e affidano a Fratelli d’Italia l’onore e l’onere di guidare questa fase cambiamento”. Lo dichiara Angelo Rossi, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile elettorale del partito.
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Elezioni Regione Lazio
Posted by fidest press agency su giovedì, 5 gennaio 2023
“La coalizione di Centrodestra coesa punta a governare il Lazio e a rilanciarlo dopo il decennio targato Zingaretti, costellato d i fallimenti in tutti i settori. L’amministrazione uscente Pd-M5Stelle lascia in eredità un pesante debito nelle casse regionali ed un incremento dell’Irpef che crea un aggravio economico notevole a lavoratori e famiglie già in ristrettezze a causa della negativa congiuntura finanziaria. Il nostro obiettivo è riavvicinare l’Ente Regione alla cittadinanza., scardinando il sistema creato dal PD. Francesco Rocca saprà riorganizzare e rendere più efficiente la Sanità regionale e, con il suo bagaglio di competenze, esperienza e sensibilità, sarà sempre attento e concreto nell’affrontare i temi di politica sociale e nell’attuare le misure adeguate a sostenere i più fragili. Insieme lavoreremo bene e col massimo impegno come sempre per riportare centrali nel governo del Lazio merito e competenza.>> È quanto dichiara Fabrizio Ghera capogruppo di Fdi alla Regione Lazio.
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Elezioni regionali
Posted by fidest press agency su lunedì, 21 novembre 2022
“La scomposizione del campo progressista alle elezioni politiche del 25 settembre, ha consegnato il Paese alla peggiore destra di sempre. E oggi quella scelta mette a repentaglio il reddito di cittadinanza. ‘Sei mesi di proroga e poi basta sussidio’ lo ha ripetuto più volte la Presidente Giorgia Meloni al tavolone rotondo della Sala Verde di ieri. Tutti insieme, invece, lo avemmo difeso, così come avremmo difeso l’ambiente, i giovani, la scuola e i diritti sociali e civili” lo dichiara in una nota la consigliera regionale Marta Bonafoni, capogruppo della Lista Civica Zingaretti. “Oggi non possiamo ripetere lo stesso errore di due mesi fa. Non è accettabile anteporre gli interessi personali e di partito ai bisogni dei cittadini, delle famiglie, delle imprese e alla difesa dell’ambiente e del territorio. E’ arrivato il momento di riaprire il dialogo con il M5S di Giuseppe Conte, da parte nostra e da parte sua. Oggi la coalizione in campo è insufficiente, bisogna sedersi a un tavolo tutti insieme, ripartire dal programma e ricostruire il Campo Largo che ha governato la Regione negli ulti due anni. In gioco c’è il destino di una comunità intera, quella del Lazio” conclude Marta Bonafoni.
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Sovvenzioni media in vista delle elezioni europee del 2024
Posted by fidest press agency su mercoledì, 2 novembre 2022
La Direzione generale della Comunicazione (DGCOMM) del Parlamento europeo lancia oggi una nuova gara nell’ambito del programma di sovvenzioni per i media, questa volta con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sul ruolo e sui valori democratici dell’UE in vista delle elezioni europee del 2024. La scadenza per la presentazione dei progetti è il 26 gennaio 2023 alle ore 17:00 CET.Il Parlamento europeo lancia un invito ai media interessati a presentare progetti, preferibilmente in inglese, che svolgano una duplice funzione: da un lato, fornire informazioni regolari, affidabili, pluralistiche e non di parte sulle prossime elezioni europee del 2024 e sul lavoro del Parlamento europeo (in particolare le implicazioni sulla vita quotidiana dei cittadini) e, dall’altro, promuovere la partecipazione e l’attivazione dei cittadini e delle organizzazioni della società civile nel dibattito sulle prossime elezioni europee del 2024.Le azioni devono essere multipiattaforma e contenere una strategia di interazione online. I mezzi di comunicazione target sono le agenzie di stampa, i canali televisivi e radiofonici, i media digitali (sia i media nativi digitali che le piattaforme digitali di altri media) e la stampa.I criteri chiave per l’assegnazione delle sovvenzioni sono l’audience potenziale, la portata e l’impatto dell’azione in termini di aumento della conoscenza dei cittadini sulle attività e le politiche del Parlamento europeo, nonché la capacità di promuovere il dibattito pubblico sull’UE e sulle elezioni europee del 2024.Il calendario per la presentazione delle candidature inizia oggi, 27 ottobre, e termina il 26 gennaio 2023. Le azioni avranno una durata minima di 6 mesi e potranno iniziare il 1° settembre 2023 e protrarsi fino al 31 dicembre 2024 al massimo. Tuttavia, la data di inizio non può essere successiva al 31 dicembre 2023.La sovvenzione è limitata a un tasso di cofinanziamento massimo del 70% dei costi ammissibili per l’azione.I media avranno piena libertà editoriale a condizione che sia garantito il rispetto dei valori sanciti dall’articolo 2 del Trattato sull’Unione europea e l’indipendenza da qualsiasi istituzione pubblica o privata per quel che concerne le questioni relative alle decisioni editoriali. Inoltre, le attività proposte dovranno seguire i principi di trasparenza, non discriminazione, accuratezza, pluralismo e indipendenza.
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PIMCO: Elezioni di Midterm USA, quali le prospettive?
Posted by fidest press agency su lunedì, 3 ottobre 2022
A cura di Libby Cantrill, Managing Director, Public Policy di PIMCO A 36 giorni dalle elezioni di Midterm negli Stati Uniti, nonostante il miglioramento del contesto politico per il Presidente Biden, il calo dei prezzi del gas e l’entusiasmo per i Democratici significativamente più alto rispetto a pochi mesi fa, è ancora molto probabile che la Camera dei Rappresentanti passi sotto il controllo repubblicano. Ricordiamo che alla Camera vi sono 435 seggi, tutti in palio alle elezioni di novembre, e i democratici a novembre avranno una maggioranza di soli 5 seggi, il che significa un margine di errore molto ridotto. Con tutti i seggi in palio, la Camera è considerata un’elezione nazionale, più indicativa dell’umore del Paese e dello spirito generale, e tipicamente un referendum sul partito al potere. A tal fine, l’umore nazionale, pur essendo migliorato, è ancora negativo, con un’ampia minoranza di elettori che pensa che il Paese sia sulla strada sbagliata; l’inflazione e l’economia continuano a essere uno dei temi più importanti, se non il più importante, sia per gli elettori repubblicani sia per quelli democratici, mentre allo stesso tempo la maggioranza degli elettori pensa che i repubblicani siano più preparati a gestire la sfera economica. Il Generic Ballot – il sondaggio che storicamente ha un potere predittivo relativamente alto nelle elezioni di metà mandato per la Camera – prevede ancora la parità, ma gli esperti in materia elettorale hanno riscontrato che storicamente i democratici hanno bisogno di un vantaggio significativo nel Generic Ballot per superare alcune delle distorsioni strutturali di questo sondaggio.Un elemento importante, secondo il Cook Political Report, è che i democratici dovrebbero “fare il pieno” di seggi in bilico alla Camera; secondo tale analisi, ci sono 31 seggi in bilico e, per mantenere la maggioranza, i democratici dovrebbero conquistarne 26 su 31. La situazione è resa ancora più difficile dal fatto che 22 dei 31 seggi in bilico sono presidiati dai democratici e solo 9 dai repubblicani, il che significa che i repubblicani difendono meno seggi vulnerabili e hanno bisogno di mantenere solo una frazione dei seggi in bilico per riconquistare la Camera.In conclusione: L’ipotesi di base è che i repubblicani vincano alla Camera, ma con un numero di seggi inferiore a quello che sembrava possibile fino a pochi mesi fa. I dati sembrano indicare che i repubblicani otterranno 10-20 seggi (rispetto ai 20-30 attesi all’inizio dell’estate), lasciando loro una maggioranza piuttosto esigua, che potrebbe condizionare le decisioni politiche quotidiane, come il finanziamento delle attività governative e l’aumento del tetto del debito. Una vittoria è comunque una vittoria: quindi, dal punto di vista dei mercati, una maggioranza repubblicana alla Camera, a prescindere dall’ampiezza della maggioranza stessa, significherà che l’agenda legislativa di Biden è di fatto congelata (anche se si potrebbero trovare dei compromessi su temi come le criptovalute e la sicurezza energetica). Il Senato: Come abbiamo detto più volte, il Senato è molto diverso rispetto alla Camera, con solo un terzo dei 100 seggi del Senato in palio e i democratici che presidiano meno seggi (14) dei repubblicani (20). La competizione al Senato tende ad essere molto più incentrata sui candidati e a essere guidata dalla raccolta di fondi; inoltre dipende dalle peculiarità degli Stati. I democratici hanno maggioranze molto ristrette e devono effettivamente aggrapparsi a ogni seggio del Senato per mantenere la maggioranza. In pratica, il controllo del Senato si ridurrà a poche sfide decisive; tra queste, tuttavia, sono quattro in particolare che, probabilmente, decreteranno il dominio del Senato, tra cui la sfida della Georgia (attualmente stato democratico), del Nevada (democratico), della Pennsylvania (repubblicano) e del Wisconsin (repubblicano). In conclusione: A 36 giorni dalle elezioni di metà mandato, il Senato è in ballottaggio, anche se le probabilità di mantenere il Senato sono leggermente a favore dei democratici. Se i democratici vincono, la maggioranza rimarrà sottile come la lama di un rasoio – un buon risultato si tradurrebbe in una loro maggioranza per 52 a 48, lo stesso sarebbe anche per i repubblicani, per i quali un buono scrutinio si tradurrebbe comunque in una maggioranza altrettanto stretta. Per chiarire: un Senato repubblicano rappresenterebbe una sfida per il Presidente Biden, poiché i repubblicani controllerebbero l’agenda e potrebbero rendere molto più difficile per Biden nominare i suoi candidati per la magistratura e l’amministrazione; tuttavia, finché la Camera sarà repubblicana, il Senato rappresenterà un problema di minore entità per i mercati. (abstract by http://www.verinieassociati.com)
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Elezioni, USB: hanno vinto gli anti-Draghi. Ma il nuovo governo si appresta a seguire le orme di Draghi
Posted by fidest press agency su domenica, 2 ottobre 2022
Ancora una volta, come già fu alle elezioni politiche del 2018, hanno vinto le forze che hanno dato la sensazione di rappresentare la protesta e di interpretare l’insofferenza che si registra nella popolazione. Ha vinto il partito della Meloni, che non ha partecipato alla larghissima coalizione pro-Draghi, ed ha recuperato una buona fetta di consensi il Movimento Cinque Stelle, guidato da Conte, che è riuscito a smarcarsi da Draghi, avviando di fatto la crisi di governo che ha portato alle elezioni. Hanno perso invece tutte le forze che hanno convintamente sostenuto il governo del banchiere, a cominciare dal Pd, confermando la voragine che si va allargando tra l’establishment e lo stato d’animo di tanta parte del Paese.Se nel 2018 i due partiti che uscirono vittoriosi si erano presentati alle elezioni con un programma visibilmente diverso da quello del governo di allora, ora Fratelli d’Italia vince le elezioni con un programma di sostanziale continuità con il governo Draghi. All’epoca fu necessario l’intervento del presidente della Repubblica, che condizionò finanche la scelta dei ministri, e i paletti fissati dalla Commissione Europea riportarono nei ranghi i due partiti “antisistema” in occasione della legge di bilancio di fine anno. Oggi invece gli esponenti di FdI già propongono una condivisione con i ministri del governo Draghi per scrivere assieme la Finanziaria.Perché in realtà il governo a guida Meloni si appresta a governare nel segno della continuità. Sia sul fronte della politica estera e dei finanziamenti al riarmo della Nato, che su quello della politica economica.A sinistra non hanno superato lo sbarramento del 3% le formazioni che proponevano un’alternativa di sistema, scontando probabilmente il poco tempo che hanno avuto a disposizione. Chi ha riportato un innegabile successo è stato invece il Movimento Cinque Stelle che si è presentato con un programma radicale, con proposte spesso condivisibili. Adesso bisognerà vedere se si è trattato di semplice tattica elettorale o se i grillini hanno seriamente intrapreso una linea di azione in discontinuità con il loro recente passato di governo.La grande questione dei salari e dell’impennata dei prezzi (e delle bollette), che è il tema delle prossime settimane, sarà il banco di prova del prossimo governo. Proposte di seria discontinuità non ce ne sono nel programma elettorale di FdI: taglio del cuneo fiscale, flat tax, attacco al reddito di cittadinanza e poi tanto fumo sulla ridiscussione del PNRR. Sono né più né meno le idee che circolavano nel governo Draghi e che sono già nelle proposte di Confindustria e di larga parte della maggioranza uscente.Passata la sbornia elettorale, torna in campo la realtà dei problemi, resa sempre più cruda dalla prosecuzione della guerra e da una recessione ormai alle porte con al seguito migliaia di licenziamenti e un pesante attacco alle condizioni generali di vita per milioni di persone.L’USB ha già proclamato uno sciopero generale per il prossimo 2 dicembre assieme al mondo del sindacalismo di base. Non conosciamo ancora come sarà il prossimo governo né quali saranno le prime decisioni che assumerà, ma dal loro programma e dalla campagna elettorale appena conclusa, non è difficile intuire come si muoveranno. E pertanto sarà necessario costruire la più vasta mobilitazione possibile.Ritroveremo nelle piazze anche quelli che non volevano la caduta del governo Draghi e che a luglio diramarono appelli affinchè Draghi restasse. Ritroveremo quelli che hanno sostenuto l’establishment ed hanno favorito lo spostamento a destra del clima generale del paese, regalando il governo alla Meloni. Sarà bene ricordarselo per non abboccare a nuove illusioni unitarie e avendo a cuore l’indipendenza e la chiarezza dei nostri obiettivi. Primo fra tutti: abbassate le armi – alzate i salari.
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Elezioni in Brasile: 182 indigeni si presentano come candidati
Posted by fidest press agency su sabato, 1 ottobre 2022
(2 ottobre): Quest’anno sono 182 i candidati di 45 popoli indigeni che si presenteranno alle elezioni brasiliane del 2 ottobre. Provengono da un totale di 24 Stati della regione amazzonica, del nordest e del sudest, dell’ovest e del sud del Brasile. Oltre al presidente, la popolazione brasiliana elegge i nuovi governatori e i membri del Senato e del Congresso. Si vota anche per i parlamenti statali di tutti i 26 Stati federali. Qui, 30 indigeni sono in corsa, altri 21 sono in corsa per la Camera dei Deputati a Brasilia, tre sono in corsa per i governatorati, uno per il Senato. Un’altra donna indigena è in corsa per la vicepresidenza insieme alla candidata presidenziale socialista Vera Lucia. Quattro anni di politica anti-indigena sotto Jair Bolsonaro hanno politicizzato ancora di più il movimento indigeno in Brasile. I rappresentanti indigeni vogliono essere presenti attivamente a tutti i livelli politici e rappresentare direttamente i loro diritti. Da quando Bolsonaro si è insediato, le popolazioni indigene brasiliane hanno subito un enorme regresso e non poche violazioni dei diritti umani e spesso attacchi mortali alle loro comunità. L’invasione dei territori indigeni, l’accaparramento delle terre e gli omicidi difficilmente vengono puniti. Soprattutto durante la pandemia di Coronavirus, la violenza e le invasioni sono aumentate. Senza il sostegno delle autorità competenti, le popolazioni indigene brasiliane hanno dovuto fare affidamento su organizzazioni partner nazionali e internazionali per rendere pubblici gli attacchi e le violazioni dei diritti umani. È tempo che il Brasile elegga un presidente migliore e più umano. Allo stesso tempo, per l’Associazione per i popoli minacciati (APM) è importante che venga eletto il maggior numero possibile di candidati indigeni, affinché possano difendere i loro diritti e contrastare gli interessi delle grandi aziende. Nessuno può rappresentare politicamente gli interessi indigeni meglio di loro stessi. La rappresentante mbya guarani Kerexu, candidata come deputato a Brasilia, spiega: “Se Joenia Wapichana da sola [eletta deputata nel 2018] è riuscita a mobilitare parte del parlamento per difendere i diritti indigeni e l’ambiente, immaginatevi due, tre, quattro donne indigene in parlamento!”. È riuscita a lavorare come lavora un rappresentante indigeno, collettivamente”. Sônia Guajajara, candidata al Parlamento di Brasília, afferma: “Le nostre candidature non sono una ricerca del potere per avere il potere. Siamo le voci che devono essere ascoltate. Ma la nostra lotta non è solo a livello politico, è una lotta permanente per la sopravvivenza”.
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Elezioni: Serracchiani, il congresso PD sarà un passaggio fondamentale
Posted by fidest press agency su martedì, 27 settembre 2022
“Il congresso sarà un passaggio fondamentale, se non faremo come al solito, riunendoci in gruppi per dividerci le stanze di una casa che rischia di rimpicciolirsi. No. Il congresso deve essere la ricostruzione collettiva del partito, il rinnovamento politico e programmatico per preparare l’alternativa, prima nelle città e nelle Regioni e poi a Roma. Non commetteremo l’errore di farne un’altra occasione per contarci, bensì per confrontarci, superare i limiti che abbiamo sperimentato in queste elezioni. Io ho fiducia che ce la faremo, perché abbiamo le risorse ideali, la responsabilità e, per quanto mi riguarda, anche una grande voglia di riscatto e rivincita”. Lo scrive su Facebook la capogruppo del Pd alla Camera Debora Serracchiani. “Il risultato insoddisfacente del Partito democratico – annota la capogruppo dem – è un dato di cui sono pronta a portare quota parte della responsabilità per il ruolo che ho ricoperto. Spero anche altri vorranno fare questa riflessione, ciascuno a suo livello, per quanto fatto e non fatto”. Serracchiani ringrazia il segretario Letta “per la sua condotta trasparente, generosa e responsabile, che non abbandona il partito nel momento difficile ma lo accompagna verso le scelte future”, si rivolge a “chi invece di contrastare la destra ha pensato solo ad attaccare il Pd” auspicando che “cambi musica, perché questo concerto non serve all’Italia”.
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Elezioni: Rampelli Fdi
Posted by fidest press agency su martedì, 27 settembre 2022
“Questa vittoria nasce dalla consapevolezza che la destra ha un patrimonio culturale enorme perfettamente integrato nella storia d’Italia e questo patrimonio non poteva essere disperso perché sarebbe stato un peccato mortale per tutta la Nazione, per la sua storia e per la sua tradizione”. È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia rispondendo alle domande del Tg2 sul segreto della vittoria di Fratelli d’Italia a dieci anni dalla sua fondazione. “Dieci anni fa – ha proseguito Rampelli – la destra era in frantumi. Abbiamo scommesso di rimetterla in piedi in un momento difficile. Abbiamo fatto la nostra traversata nel deserto, e abbiamo avuto ragione”.“Questo – ha puntualizzato Rampelli – serve anche per far capire che, diversamente dalle ridicole accuse dei nostri avversari, siamo capaci di pensare più e meglio di loro, di fare strategie, avere obiettivi, misurarli e costruirli con pazienza certosina studiando e aggiustando la traiettoria. Ricordo che in alcune fasi storiche la sinistra ha pubblicato opuscoli su di noi, per capire quale fosse il segreto di una destra che iniziava a sfondare nelle periferie e tra le classi sociali più deboli”. “Fratelli d’Italia funziona innanzitutto perché funziona la sua leader Giorgia Meloni che sta provando a rivoluzionare i codici della politica. Autentica, lineare, coerente, preparata dice ciò che pensa e fa quello che dice. Una modalità sconosciuta fin qui ai cittadini abituati all’ipocrisia della vecchia politica, alla contraddittorietà del linguaggio, al relativismo etico, un valore assoluto che ha attratto verso di noi tanta gente proveniente anche da altre sensibilità”.
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Elezioni: “La vittoria nelle urne della destra era prevista”
Posted by fidest press agency su martedì, 27 settembre 2022
In essa si sommano errori politici e strategici dei partiti e qualche volta anche dei movimenti progressisti di questo Paese”: lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. Che prosegue: “C’è tuttavia un punto preciso da cui ripartire: questa tornata elettorale ha visto per la prima volta convergere sul tema dell’affermazione dei diritti e del contrasto all’odio, alla violenza e alle discriminazioni, numerose forze politiche, di schieramenti diversi, che sommate rappresentano una maggioranza dell’opinione pubblica, seppur frazionata in diversi partiti. Il fronte dei diritti è ampio e, nonostante questa sciagurata legge elettorale lo confini in una porzione modesta di seggi parlamentari, esso può contare sulle numerose connessioni fuori dai palazzi. Queste connessioni sono oggi indispensabili e strategiche per organizzare una resistenza e una politica sui temi delle persone lgbtqi+, della parità di genere, del razzismo, delle persone migranti, delle persone con disabilità, di tutte le famiglie possibili. Queste connessioni, però, devono poter contare su una lealtà reciproca e sul definitivo superamento di qualsiasi tentennamento, perché sono quei tentennamenti ad aver lasciato l’Italia al palo sui diritti civili e sociali anche quando c’erano i numeri per approvare le leggi indispensabili a superare il ritardo del nostro Paese.”, conclude Piazzoni.
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Elezioni e minacce informatiche
Posted by fidest press agency su lunedì, 26 settembre 2022
Tra novembre 2018 e maggio 2022, Mandiant ha visto attività IO mirate alle elezioni in almeno 27 Paesi in tutto il mondo, nelle Americhe, in Africa, Europa, Asia e Medio Oriente: Mandiant ritiene che la Russia, l’Iran e la Cina rimangono le minacce informatiche più significative per le elezioni a livello globale. Questa asserzione è basata sulle osservazioni delle passate attività condotte da questi Stati e delle loro capacità informatiche; Le attività IO legate alle elezioni evidenziano che il successo delle campagne di influenza possono avere un impatto molto significativo sulla fiducia che l’opinione pubblica ripone nelle istituzioni e nei governi. Proteggere l’ecosistema elettorale: allo stesso modo in cui esiste un’ampia gamma di aggressori, esistono differenti luoghi e modalità in cui le minacce informatiche possono realizzarsi. L’ecosistema elettorale è composto da molte parti differenti che devono essere prese in considerazione: la superficie di attacco comprende infatti sistemi e infrastrutture, gli amministratori e le entità coinvolte nella gestione del processo di voto, le organizzazioni/partiti coinvolti nella campagna elettorale e i media. Gli sforzi degli aggressori non iniziano solamente nei mesi precedenti alle elezioni: alcuni di essi, infatti, prendono costantemente di mira i partiti politici, cercando di influenzare le preferenze degli elettori per anni, o promuovono governi e candidati in carica al di fuori dei cicli elettorali. “La comprensione storica delle minacce agli elettori e alle infrastrutture, e una visibilità globale sulle attuali operazioni condotte dagli attaccanti che in passato hanno dimostrato interesse nel colpire le elezioni, può rivelarsi molto preziosa per i team di sicurezza per individuare, definire le priorità e anticipare le minacce future. Queste informazioni forniscono visibilità sugli strumenti, le tattiche e le procedure più recenti utilizzate dagli attaccanti in altre operazioni e sono estremamente utili per i team preposti alla difesa. Le organizzazioni, gli enti convolti nelle elezioni e anche i partiti possono utilizzare queste informazioni per rafforzare in modo proattivo le proprie reti e mettere in sicurezza i possibili obiettivi di un attacco in modo tale da essere pronti per tempo per affrontate le minacce che insistono su questo critico processo della democrazia che sono le elezioni”, dichiara Luke McNamara, Principal Analyst, Mandiant. By Federico Maggioni Account Executive
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Commento post elezioni e prospettive
Posted by fidest press agency su sabato, 1 ottobre 2022
Kaspar Hense, Senior Portfolio Manager, BlueBay Asset Management. “L’esito delle elezioni italiane è stato in linea con le aspettative del mercato. A nostro avviso ci sono rischi legati a una politica economica più nazionalista e meno collaborativa da parte del nuovo governo di destra, ma riteniamo che Meloni abbia dato finora l’impressione di essere una politica molto più ortodossa di Salvini o persino di Berlusconi. Il fatto che la maggioranza del suo partito sia persino più ampia di quella di Forza Italia e della Lega messe insieme ci conforta sul fatto che seguirà le politiche promesse, che sono essenzialmente in netto contrasto con i suoi partner di coalizione: pro-Ucraina/anti-Russia, fiscalmente rigorose e più allineate alle politiche europee anche per quanto riguarda la Belt and Road Initiative cinese. Se nelle prossime settimane i negoziati con l’UE sul bilancio di quest’anno saranno positivi, la necessità di un approccio cooperativo alla sicurezza energetica dell’Unione, che favorirà l’agenda nazionalistica italiana, e di una posizione unitaria nei confronti dell’aggressione russa (più Polonia che Ungheria), a nostro avviso implicherà che gli Spread e i rendimenti dovrebbero restringersi fino alla fine dell’anno con nuove emissioni negative”.
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