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Posts Tagged ‘immigrati’

Torino destina cinque suoi appartamenti a famiglie di immigrati con figli

Posted by fidest press agency su lunedì, 1 gennaio 2024

Cinque appartamenti liberi di proprietà della Città metropolitana in uno stabile di via Brione 38 a Torino sono stati concessi in comodato gratuito al Comitato della Croce Rossa di Torino e, d’intesa con la Prefettura, da oggi ospitano alcune famiglie con bambini, tutte in attesa del riconoscimento della protezione internazionale. Si tratta di 46 persone, tra adulti e minori, appartenenti a nuclei familiari di diverse nazionalità, tutte presenti sul territorio da oltre un anno e già inserite nella rete di inclusione e solidarietà. I bambini frequentano le scuole elementari e medie. Si tratta di un’operazione che, ispirandosi al modello del co-housing, mette a disposizione di ogni famiglia un locale dedicato. Due appartamenti, sempre di proprietà della Città metropolitana, sono inoltre dedicati a spazi comuni, come il refettorio e un ufficio della Croce Rossa. La concessione degli appartamenti in comodato gratuito è un’azione concreta che rientra tra quelle previste da un accordo quadro tra il Ministero dell’Interno-Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione e la Croce Rossa Italiana. Gli appartamenti comprendono oltre 30 vani nello stabile di proprietà della Città metropolitana e il contratto di comodato con la Croce Rossa è a tempo determinato sino al 31 dicembre 2024, con possibilità di proroga. Nell’ambito del contratto di cessione in comodato gratuito è previsto che la Croce Rossa sostenga le spese per la manutenzione ordinaria dei locali, la fornitura dell’acqua e dell’energia elettrica, il riscaldamento, le pulizie delle parti comuni e il pagamento della TARI.

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Immigrati: Perché Lampedusa?

Posted by fidest press agency su sabato, 19 agosto 2023

di Agostino Spataro. Il 9 aprile 2011 apparve su “La Repubblica” un mio articolo dal titolo “Perché i migranti sbarcano (quasi) tutti a Lampedusa?”, (https://www.agoravox.it/Perche-i-trafficanti-d-immigrati.html,) Sono trascorsi 12 anni e all’interrogativo non è stata data una risposta appropriata. Nel frattempo, la situazione si è aggravata: i flussi sono divenuti più incessanti e copiosi, nel 2023 si potrebbe giungere a 100.000 immigrati quasi tutti sbarcati a Lampedusa. Perciò lo ripropongo, sperando che qualcuno dia una risposta convincente. A ben guardare le mappe del Mediterraneo, è facile accorgersi che l’approdo a Lampedusa non è il più indicato essendo il più lontano rispetto ai luoghi della partenza, in gran parte, concentrati nel sud-est della Tunisia. Queste mappe ci dicono che per coprire la distanza fra Sfax e Lampedusa un barcone deve navigare, in condizioni spesso proibitive (quanti morti su tale rotta!), per circa 300 km, mentre i migranti per arrivare a Porto Empedocle devono sottoporsi a una traversata di altri 256 km. In totale: Sfax – Porto Empedocle sono 556 km di mare. Se, invece, il barcone o il barchino partisse da Kelibia (Tunisia centrale) impiegherebbe 75 km fino a Pantelleria e 116 km da Pantelleria a Marsala. Totale del percorso 191 km di mare. Insomma, l’opzione per Lampedusa comporta per l’immigrato un surplus di sofferenza, un di più di percorso equivalente a 385 km di mare. Per altro c’è da notare che le due isole italiane sono più vicine alla Tunisia che all’Italia; infatti insistono oltre la linea divisoria della piattaforma continentale, concordata nel 1971 e ratificata nel 1981, fra i due Paesi. Ed ecco che la domanda ritorna: perché Lampedusa? Perché questa opzione rivelatasi illogica, pericolosa quanto inspiegabile? Personalmente non so darmi una risposta logica, convincente. Tranne che non esistano intese tacite fra trafficanti e “autorità invisibili” mirate a orientare il traffico di esseri umani su Lampedusa, per evitare Pantelleria che è sede di una importante realtà militare italiana e della Nato. Sarà questa la risposta all’interrogativo o c’è dell’altro? Come più volte proposto per mettere fine ai viaggi pericolosi e ai traffici immorali di esseri umani, auspico la stipula di seri accordi intergovernativi, bilaterali e multilaterali, sull’immigrazione in base ai quali i migranti, non più clandestini ma regolari, potrebbero giungere in Italia in poche ore, in aereo, con grande risparmio di vite umane e di denaro, evitando la terribile esperienza del viaggio nei deserti, il concentramento in luoghi inospitali, le sevizie dei guardiani e la pericolosa traversata del Mediterraneo. Per essere accolti nel migliore dei modi, secondo il principio di “uguali diritti, uguali doveri” che dovrebbe valere per tutti i lavoratori del mondo. Agostino Spataro già membro delle Commissioni Affari Esteri e Difesa della Camera dei Deputati.

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Parma: convegno su immigrati e lavoro

Posted by fidest press agency su sabato, 4 febbraio 2023

Martedì 7 febbraio alle 16, al Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Parma (Sala Keynes, Biblioteca di Economia), è in programma il convegno “Lavoro, impresa e welfare: il contributo degli immigrati in un’ottica di integrazione”, organizzato con il Centro Studi e Ricerche IDOS, Assindatcolf, CGIL e CISL Emilia Romagna. Il convegno si propone di analizzare, attraverso l’esposizione dei dati contenuti nel Dossier e gli approfondimenti di studiosi ed esperti dell’economia e del lavoro dei migranti, le caratteristiche strutturali dell’inserimento socio-occupazionale dei cittadini stranieri in Italia e a livello territoriale, il loro apporto all’economia e le prospettive per una migliore integrazione nel tessuto sociale, economico e produttivo del Paese e del contesto locale, a beneficio dell’intera collettività e di tutto il “sistema Paese”. È significativo, ad esempio, che in Italia gli stranieri incidono più tra i lavoratori (10,0%: 2.257.000 occupati su un totale nazionale di oltre 22,5 milioni nel 2021) che tra la popolazione nel suo complesso (8,8%: 5.194.000 residenti su una popolazione totale di 59 milioni). Inoltre sebbene, rispetto agli italiani, i lavoratori stranieri siano impiegati per meno ore di quelle che sarebbero disposte a lavorare (sottoccupati) e in occupazioni demansionate rispetto al livello di formazione acquisito (sovraistruiti), ancora ai livelli più bassi della scala delle professioni e con una scarsissima mobilità occupazionale e sociale, svolgendo i lavori più precari, pericolosi, pesanti e sottopagati, essi continuano a sostenere in misura rilevante l’economia nazionale e contribuiscono al benessere collettivo. A ciò bisogna aggiungere che le attività di imprese condotte da immigrati (642.638) costituiscono un decimo del totale (10,6%) in Italia, e la loro crescita è rimasta costante pure negli anni di crisi e di pandemia. Mario Menegatti, Direttore del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Parma, darà avvio al convegno. Seguiranno gli interventi di Luca Di Sciullo (presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS), di Andrea Zini (presidente di Assindatcolf) e di Andrea Lasagni (docente di economia applicata dell’Università di Parma). A seguire gli approfondimenti specifici con Tania Scacchetti (responsabile immigrazione CGIL nazionale) e con Antonio Amoroso (responsabile immigrazione CISL Emilia Romagna).Concluderà Caterina Bonetti, Assessora a Servizi Educativi e Transizione Digitale del Comune di Parma.A ciascun partecipante sarà distribuita una copia del Dossier Statistico Immigrazione 2022Durante tutta la durata del convegno sarà possibile scaricare anche la versione integrale del Dossier in formato pdf dal sito http://www.dossierimmigrazione.it

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Immigrati e rotta balcanica

Posted by fidest press agency su domenica, 15 gennaio 2023

“Importantissima visita del ministro Piantedosi a Trieste che ha attenzionato il grande problema della rotta balcanica. Serve una politica forte e decisa, quella sull’immigrazione balcanica è una storica battaglia di Fratelli d’Italia che adesso, col nuovo governo, sta prendendo la giusta forma. Si tratta di un problema di non secondaria importanza, tenuto conto dell’aumento degli ingressi in Italia che si sono registrati con un incremento del 67 per cento e quasi 20mila persone intercettate. Siamo convinti che adesso tutto questo subirà una svolta decisa e che il nuovo governo saprà far valere le sue ragioni. Abbiamo avuto garanzie dal ministro che tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia sarà tutelato da trasferimenti derivanti dai nuovi arrivi, anzi si è ribadito che la collaborazione con i paesi balcanici è una delle azioni che saranno messe in campo da subito”. Lo dichiarano i parlamentari di Fratelli d’Italia, Francesca Tubetti ed Emanuele Loperfido.

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Immigrati: Guerra ai trafficanti di esseri umani

Posted by fidest press agency su sabato, 19 novembre 2022

“Concordo pienamente con il ministro dell’Interno Piantedosi: solidarietà ai chi fugge dai conflitti e guerra ai trafficanti di essere umani. Non sono i criminali sfruttatori della disperazione che possano determinare le politiche migratorie in Italia, non sono gli aguzzini con le mani sporche di sangue a fare le selezioni d’ingresso in Europa. L’indegno giro d’affari e la mattanza di esseri umani annegati nel Mediterraneo, con il governo Meloni, finirà”. E’ quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia interpellato dai giornalisti sull’informativa del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

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Un piano europeo condiviso di salvataggio delle persone in fuga nel Mediterraneo

Posted by fidest press agency su lunedì, 3 ottobre 2022

Il 3 ottobre 2013 nel Mediterraneo, a poche decine di metri dall’Isola di Lampedusa, morivano 368 persone. Erano donne, uomini, bambini che scappavano dalla Siria, dalla Somalia ed Eritrea e da altri Paesi, in fuga dalla fame e dalla guerra. Nostri fratelli e sorelle. Da allora altri 24.000 uomini e donne hanno trovato la morte in fondo al Mediterraneo. “Un cimitero”, ha ricordato più volte papa Francesco, che ricorda la nostra incapacità di dare risposte di accoglienza, di giustizia e di pace a tanti nostri fratelli e sorelle. “Il 3 ottobre è una giornata di preghiera e di riflessione in tutta Italia”, afferma il direttore generale della Fondazione Migrantes, Mons. Pierpaolo Felicolo: “è una giornata in cui risentiamo le parole rivolte a Caino come un monito per tutti noi: ‘Dov’è tuo fratello?’”. Il 3 ottobre “è una giornata in cui si rinnova l’appello all’Europa per un piano condiviso di salvataggio in mare di persone in fuga e che hanno diritto a una protezione internazionale. Ogni morto in mare è un atto di ingiustizia e di inciviltà. Non si possono lasciare sole le Capitanerie di porto e le navi delle Ong nell’azione di salvare in mare chi fugge. Non bastano piani per fermare. Occorrono piani per salvare. La democrazia in Europa è macchiata da ogni ritardo nel presidiare il salvataggio delle persone nel Mediterraneo. Ed ancora: è macchiata da ogni abbandono di azioni diplomatiche di pace e da ogni impegno mancato di cooperazione allo sviluppo”, conclude mons. Felicolo. La Migrantes è favorevole che questa giornata diventi da nazionale a giornata europea.

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Immigrati, risorsa e problema. Campi e lavoro

Posted by fidest press agency su mercoledì, 13 luglio 2022

Un antico proverbio ricorda che la terra è bassa perché ci si china per coltivarla. Almeno così è stato per millenni, quando la semina era la dispersione superficiale dei grani nel terreno, poi sotterrati a mano o con l’ausilio di un aratro manuale. Con la meccanizzazione dell’agricoltura e la diversa tipologia delle coltivazioni, è venuta sempre meno la fatica del chinarsi. Nel 1950, la percentuale nel nostro Paese dell’occupazione agricola su quella complessiva si attestava oltre il 40%. Dopo trent’anni è scesa al 12%, certificando così il passaggio dall’Italia agricola a quella industriale. Oggi, gli addetti all’agricoltura non arrivano a 3 milioni e due aziende su tre sono scomparse, evento in parte razionalizzato dal raddoppio delle superfici agricole utilizzate. L’evoluzione del sistema agricolo globale – diminuzione degli addetti e aumento delle superfici coltivabili – riguarda, peraltro, la maggior parte dei Paesi ad alto reddito. Al contrario, in quelli a basso e medio reddito, si registra una disaggregazione ulteriore in piccole aziende. Una caratteristica dell’agricoltura italiana concerne la proprietà, che rimane per la maggior parte a conduzione familiare, con circa 1,4 milioni di addetti, ai quali si aggiungono 1,3 milioni di persone non familiari. Queste ultime costituiscono il 47% degli addetti complessivamente impegnati nelle attività agricole, svolgendo lavori stagionali o limitati a singole attività produttive. Nell’ultimo decennio si è accentuata la presenza della manodopera straniera tra i lavoratori non familiari: nel 2020 era di un lavoratore su tre. Il ricorso a manodopera straniera, Ue e extra Ue, è particolarmente diffuso tra le forme contrattuali più flessibili, che riguardano lavoratori saltuari e non assunti direttamente dall’azienda. In quest’ultima categoria, il 45% dei lavoratori non è di nazionalità italiana e ben il 29% proviene da Paesi extra Ue (dati Istat). E’ di tutta evidenza che la nostra agricoltura abbia la necessità di ricorrere alla manodopera straniera, pena il suo collasso. Un aspetto particolare del problema è, però, quello dei cosiddetti “invisibili”, cioè di lavoratori immigrati senza permesso di soggiorno che alimentano il vortice del caporalato e dello sfruttamento lavorativo. Un tentativo di soluzione, con una sanatoria per i lavoratori agricoli stranieri, è però fallito. Il governo Conte II approvò un decreto legge per favorire l’emersione dei rapporti da lavoro nero che – immaginato per i lavoratori dei campi – ha invece favorito i lavoratori domestici e di assistenza alla persona. Ben l’85% delle domande trasmesse riguarda, infatti, colf e badanti. Risorsa o problema? E’ l’interrogativo che si pone di fronte al flusso di migranti, sia regolari che irregolari. Venuta meno l’imputazione di favorire la criminalità – propagata da singoli episodi – vista l’attestata diminuzione complessiva dei reati, si è alimentata l’idea di un progetto di “sostituzione etnica” che fa presa sulle menti deboli. I migranti ci sono e ci saranno, sta a noi e ai governanti trasformare il problema in opportunità. Primo Mastrantoni, Aduc http://www.aduc.it

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7,7 miliardi di euro inviati in patria dagli immigrati in Italia

Posted by fidest press agency su sabato, 14 Maggio 2022

Rimesse mondiali in aumento dopo l’emergenza Covid-19. Secondo la Banca Mondiale, la pandemia ha portato un calo delle rimesse solo nel secondo trimestre 2020. Complessivamente, il 2020 aveva registrato un calo di appena -1,7% rispetto al 2019. Nel 2021, la ripresa economica ha determinato un aumento complessivo del +7,3% rispetto al 2020. 7,7 miliardi dall’Italia. Le rimesse inviate dagli immigrati residenti in Italia a sostegno delle famiglie nei Paesi d’origine sono in costante aumento dal 2017. Il volume complessivo si avvicina al picco massimo registrato nel 2011 (8 miliardi). Nel 2021 registrano un +12,2% rispetto all’anno precedente e un +46,3% rispetto al 2016. Anche l’incidenza sul PIL torna a crescere (0,44%). Primi i Paesi asiatici. Il primo Paese di destinazione è il Bangladesh con 873 milioni di euro (11,3% del totale). Seguono Pakistan e Filippine. Calano invece i flussi verso l’Est Europa, in particolare Romania (-8,5%), Ucraina (-8,0%) e Moldavia (-7,3%). In questo caso è probabile che la riapertura delle frontiere abbia fatto ripartire i viaggi su strada degli immigrati, che spesso portano con sé regali o denaro per la famiglia. Durante il lockdown, invece, l’invio di denaro era rimasto l’unico strumento di sostegno. Confronto 2011-2021. Confrontando la distribuzione delle rimesse nel 2021 con quella di dieci anni fa, emerge un profondo cambiamento. Nel 2011 vi era una minore frammentazione, con il 70% delle rimesse concentrato verso soli 7 Paesi (e un terzo solo verso un Paese). Nel 2021, invece, i primi 7 Paesi raggiungono poco più del 50% delle rimesse, e nessun Paese supera il 12%. Media pro-capite 125 euro al mese. Osservando il rapporto tra rimesse e popolazione residente per ogni Paese d’origine, mediamente, ciascuno dei 5,2 milioni di residenti stranieri ha inviato 125 euro al mese in patria. Osservando le prime 20 comunità straniere presenti in Italia, i valori massimi si registrano tra i cittadini del Bangladesh (460 euro medi pro-capite). Il Senegal è il secondo Paese più attivo, con 370 euro al mese pro-capite. Generalmente, le comunità asiatiche sono mediamente molto attive: oltre al Bangladesh, anche India, Filippine e Pakistan inviano mediamente più di 200 euro al mese. Quasi un quarto da Roma e Milano. Oltre un quinto delle rimesse parte dalla Lombardia (1,75 miliardi). La seconda Regione è il Lazio, con 1,13 miliardi. Seguono Emilia-Romagna, Veneto e Toscana, tutte con più di 600 milioni di euro inviati nel 2021. A livello di singole Province, Roma supera di poco Milano. Quasi un quarto di tutte le rimesse italiane parte da queste due città. Seguono Napoli e Torino, rispettivamente con 364 e 268 milioni di euro.

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Premiato PROTECT, il progetto per la cura dei migranti

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 febbraio 2022

Il programma, promosso dalla Sapienza, dal Policlinico Umberto I e dall’Inail e finanziato dal Ministero dell’Interno, ha consentito di effettuare oltre 12 mila visite odontoiatriche, otorinolaringoiatriche, oculistiche e maxillofacciali a favore di pazienti migranti in condizioni di fragilità e la formazione di operatori nelle attività integrate testa-collo. Il riconoscimento è stato conferito dall’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp). Sono stati sottoposti a screening specialistico 3023 pazienti, di cui 2058 di sesso maschile e 965 di sesso femminile, per un totale di 12.092 visite effettuate (odontoiatriche, otorinolaringoiatriche, oculistiche e maxillofacciali). L’età media rilevata è stata di 31 anni. Le aree maggiormente coinvolte sono state l’Africa sub-sahariana, il Medio Oriente e Asia meridionale. L’intero percorso, nel suo complesso, ha comportato interventi sanitari di prevenzione secondaria determinando, nello specifico, un miglioramento della qualità della vita di questi pazienti dopo la risoluzione dei disagi, spesso legati a sintomatologie dolorose acute di natura infiammatoria/infettiva, se non a problematiche più gravi intercettate precocemente (es. neoplasie). Il complesso delle iniziative avviate è stato tracciato mediante la creazione di un sito internet, http://www.famiprotect.it, a carattere informativo riguardante il progetto, con una parte dedicata al glossario relativo alle patologie testa-collo più frequenti, tradotto dal Centro linguistico di Ateneo in inglese, francese e arabo.

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2022 – Immigrati: che sia l’anno della nostra primavera demografica!

Posted by fidest press agency su sabato, 1 gennaio 2022

“Ed ecco sul tronco si rompono gemme: un verde più nuovo dell’erba che il cuore riposa: il tronco pareva già morto, piegato sul botro. E tutto mi sa di miracolo; e sono quell’acqua di nube che oggi rispecchia nei fossi più azzurro il suo pezzo di cielo, quel verde che spacca la scorza che pure stanotte non c’era”. “I primi due versi di questa poesia di Salvatore Quasimodo (Specchio, 1930) – scrive Annapaola Laldi – mi sono balzati nella mente non appena ho sentito parlare alla radio, qualche giorno fa, di un inverno demografico in Italia, una tragedia per la nostra patria. Per me, la situazione difficile di oggi non è una tragedia, ma ci offre, invece, una grande opportunità che, oltre tutto, può dare linfa nuova al nostro Paese senza aumentare la popolazione mondiale che, ricordiamocelo, nel 2020 toccava già i 7,9 miliardi di persone (concentrate nelle zone più povere del pianeta), con un incremento di quasi un miliardo di persone dal 2011, mentre per il 2030 si fanno stime che parlano di circa 8 miliardi e mezzo! E dunque, qui, all’ingresso del 2022, mi piace fare un solenne augurio all’Italia, a noi stessi, a tutti coloro che stanno in Italia, siano nati da famiglie italiche da decine di generazioni o da immigrati. Che il 2022 sia l’anno della primavera demografica del nostro Paese! “Possiamo farlo subito – soggiunge Annapaola Laldi, consulente Aduc – con quel milione di minori stranieri figli di immigrati nati in Italia riconoscendoli cittadini italiani”. E precisa “Se l’Italia, per le due realtà effettive che sono l’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite, appare come “il tronco [che] pareva già morto,/piegato sul botro” della poesia sopra citata, ecco che l’immissione di tutta questa infanzia e gioventù lo rivitalizza all’istante. Che il 2022 sia l’anno della nostra primavera demografica. Che vede un milione fra bambini/e, ragazzi/e, giovanetti/e, che immettono subito linfa nuova nella nostra società – persone giovani e giovanissime che già si sentono italiane e che non vedono l’ora che questo loro sentire sia riconosciuto e confermato da un documento ufficiale della Repubblica Italiana! E, dunque, suvvia, facciamolo cambiamento di rotta!” (fonte: http://www.aduc.it

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Carta blu UE: nuove regole per gli immigrati altamente qualificati che desiderano lavorare in Europa

Posted by fidest press agency su lunedì, 20 settembre 2021

La direttiva sulla Carta blu, in vigore dalla fine del 2009, definisce le condizioni di ingresso e di soggiorno che i cittadini dei paesi terzi (e i loro familiari) devono soddisfare per accettare un lavoro altamente qualificato nei Paesi UE. Tuttavia, lo schema non ha attratto abbastanza lavoratori, con solo 36806 Carte blu emesse nell’UE in 2019 (la maggior parte delle quali in Germania).Il testo sulla revisione della direttiva è stato approvato con 556 voti favorevoli, 105 contrari e 31 astensioni.Secondo le nuove regole, i richiedenti dovranno presentare un contratto di lavoro o un’offerta vincolante di lavoro di almeno sei mesi, oltre alla prova di qualifiche superiori o competenze professionali (attualmente è richiesto un contratto o un’offerta di 12 mesi). Anche la soglia salariale per i richiedenti è stata ridotta, da un minimo del 100% fino al limite massimo del 160% del salario medio annuo lordo dello Stato membro di occupazione (rispetto all’attuale 150% minimo senza limite massimo).Inoltre, i beneficiari di protezione internazionale – come i rifugiati – potranno richiedere una Carta blu UE in paesi diversi da quello in cui hanno ricevuto l’asilo o un altro status di protezione.Sarà poi possibile attestare, attraverso la prova di un’esperienza lavorativa pertinente, alcuni tipi di qualifiche professionali come quelle relative al settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. I titolari di una Carta blu UE potranno trasferirsi in un altro Paese membro dopo un periodo iniziale di 12 mesi trascorso nel paese che ha concesso la Carta blu. Beneficeranno inoltre di un rapido ricongiungimento con i membri della famiglia, grazie a delle procedure di ricongiungimento più celeri e all’accesso al mercato del lavoro per i membri della famiglia che li accompagnano.Dopo il voto in plenaria, il relatore Javier MORENO SÁNCHEZ (S&D, ES) ha dichiarato: “Dobbiamo fare tutto il possibile per migliorare la migrazione legale in Europa e, soprattutto, facilitare l’arrivo di lavoratori qualificati che contribuiscono allo sviluppo del nostro continente. Uno schema più attraente e realizzabile aggiunge un valore reale agli schemi nazionali esistenti. In futuro intendiamo andare oltre, in modo che i lavoratori che svolgono lavori a media e bassa retribuzione possano contribuire alla nostra società nello stesso modo vantaggioso in cui possono farlo attualmente i titolari di Carta blu.” Prima di entrare in vigore, l’accordo informale dovrà essere approvato dal Consiglio e pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Gli Stati membri disporranno di un periodo di due anni per adeguare la loro legislazione nazionale alla direttiva.

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Immigrati: Cia, 368.000 gli occupati stranieri nei campi

Posted by fidest press agency su domenica, 1 novembre 2020

La manodopera straniera rappresenta ormai stabilmente un terzo della forza lavoro complessiva in agricoltura. A fine 2019 i lavoratori nati all’estero e occupati nei campi in Italia sono 368.000, su circa 900.000 addetti totali, e concorrono al 28,6% dell’occupazione complessiva in termini di giornate lavorate. Così Cia-Agricoltori Italiani, commentando il Dossier Statistico Immigrazione 2020, di cui è sponsor, presentato oggi dal Centro Studi e Ricerche Idos.Si tratta di numeri che confermano quanto la componente straniera sia diventata rilevante per il settore, come ha dimostrato anche l’emergenza Covid, in particolare nel lockdown, quando il settore è andato in sofferenza proprio per la mancanza di manodopera stagionale, soprattutto dai Paesi dell’Est Europa, a causa delle frontiere chiuse con blocco degli ingressi e limitazioni agli spostamenti. Soprattutto nelle regioni del Nord, dove si concentra oltre l’87% dei lavoratori con permesso di soggiorno stagionale, le difficoltà delle imprese agricole sono state evidenti. Ora, però, bisogna migliorare le politiche migratorie -osserva Cia- con un approccio che presuppone l’abbandono definitivo delle misure di emergenza e l’avvio di interventi seri ed efficaci sull’immigrazione, basati su due priorità: lavoro e integrazione.

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Immigrati. Due pesi e due misure. Suarez e gli altri

Posted by fidest press agency su lunedì, 28 settembre 2020

Il caso del calciatore Luis Suarez che, per farlo restare in Italia, sembra sia stato promosso da alcuni docenti di lingua italiana di Perugia pur se il calciatore parla quasi per niente la lingua italiana, apre una voragine. Sul nostro Paese, sugli italiani, sulla burocrazia e sui diritti degli immigrati. Vedremo se questi professori hanno fatto o meno il loro dovere. Intanto, del caso se ne occupano anche le cronache dei media in tutto il mondo e, oltre agli spaghetti e alla moda, ecco un nuovo tassello per la notorietà e credibilità del nostro Paese.Non tutti si chiamano Suarez e, soprattutto, non tutti tirano calci ad un pallone che produce miliardi. Oltre al nostro calciatore ci sono tanti altri. Silenziosi e silenziati. Non “degni” di nessuna cronaca o attenzione, invisibili che vivono i loro drammi, personali e familiari. Non stiamo parlando solo di quelli che arrivano in qualche modo sul territorio italiano ma anche di coloro che già ci sono, sono residenti e legali, lavorano, pagano le tasse, ma per i quali i diritti sembra che siano di serie B. Tutte persone che non chiedono favori, ma solo diritti. Raccontiamo un caso fiorentino Piccolo imprenditore, allo stato cittadino del Bangladeh ma in attesa da più di due anni di cittadinanza italiana. A gennaio, sua moglie e le due figlie (1 e 5 anni) sono andate a far visita ai parenti a Dacca per far conoscere le bambine. Sarebbero dovute tornare il 21 marzo, ma a causa delle restrizioni per pandemia coronavirus su mobilità e ingressi non hanno potuto. La loro partenza è stata rinviata, acquistando nuovi biglietti, allo scorso 11 agosto, ma anche in questa occasione non è stato consentito loro di imbarcarsi. Allo stato dei fatti non si sa quando potranno tornare. La signora, 32 anni, presso la Asl di Firenze segue una terapia educazionale diabetica che in Bangladesh non è possibile farle somministrare. La bimba di 5 anni avrebbe già dovuto essere ad una scuola di Firenze a cui è iscritta.Su questa vicenda il nostro imprenditore ha scritto anche una lettera alla Ministra dell’Interno chiedendo un interessamento. Ma è evidente che, non dando calci ad un pallone, ma contribuendo “solo” all’economia italiana (lavoro, servizi e tasse), è solo un invisibile.Da quando si è conclamata la pandemia da coronavirus, sono migliaia gli italiani nel mondo che sono tornati (ed alcuni ancora non lo sono) grazie all’interessamento dello Stato. Ci domandiamo che differenza faccia il nostro imprenditore rispetto ad un altro italiano… oltre al fatto di non giocare professionalmente a pallone.Vincenzo Donvito, presidente Aduc.

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Kamala Harris: figlia di immigrati e la sua eleggibilità alla vice presidenza

Posted by fidest press agency su venerdì, 21 agosto 2020

By Domenico Maceri, PhD: “Questo editoriale è stato usato da alcuni come strumento per perpetuare il razzismo e la xenofobia.” “Chiediamo scusa”. Così la direzione della sezione editoriali di Newsweek dopo la pubblicazione di un recente articolo di John Eastman, il quale metteva in dubbio l’eleggibilità di Kamala Harris a vice presidente degli Stati Uniti perché i suoi genitori non sono nati in America. I direttori delle pagine degli editoriali della nota rivista americana, Josh Hammer e Nancy Cooper, hanno continuato a spiegare di non “avere anticipato” “la possibile strumentalizzazione” e la “distorsione” del contenuto dell’articolo. Ciononostante l’articolo rimane nel sito Internet della rivista preceduto però dalla nota contenente le scuse.Dopo la nomina di Harris a candidata alla vice presidenza da parte di Joe Biden gli attacchi alla senatrice della California erano inevitabili. Suggerire la sua ineleggibilità alla seconda carica più importante degli Stati Uniti ricorda anche le inquietudini dei bianchi che vedono il loro potere sfumare. Quando individui di altre etnie e razze e soprattutto quelli legati ad altre nazioni raggiungono i vertici del potere riconfermano però che l’America è un Paese di immigrati e multiculturale.La costituzione americana è chiarissima sulla cittadinanza. Il 14esimo emendamento dice categoricamente che chiunque sia nato dentro i confini degli Stati Uniti diventa cittadino americano. Non importa dove siano nati i genitori né il loro status immigratorio e nemmeno la loro cittadinanza. Persino un figlio di clandestini nato in America sarebbe cittadino americano a tutti gli effetti e sarebbe eleggibile alla presidenza. Il padre di Barack Obama era nato in Kenya ma il 44esimo presidente era nato negli Stati Uniti. Persino in casi come quello di Ted Cruz, attuale senatore del Texas, che nella campagna presidenziale repubblicana del 2016 diede filo da torcere a Donald Trump, la costituzione parla chiaro. Cruz era nato in Canada e il padre era cubano. Ciononostante qualifica per la cittadinanza americana perché la madre era nata in America. In sintesi, la Harris è cittadina per via dello ius soli mentre Cruz lo è per lo ius sanguinis, ambedue riconosciuti dalla legge americana.La storia ci dice anche che otto presidenti americani hanno avuto almeno un genitore nato in Paesi stranieri. A cominciare da Thomas Jefferson la cui madre era nata in Inghilterra ad alcuni più recenti come Obama il cui padre era del Kenya. E il caso più ovvio è lo stesso Trump la cui madre era nata in Scozia.Il presidente Trump ha avuto l’opportunità di fare chiarezza sul caos della cittadinanza di Harris ma rispondendo a domande di cronisti ha gettato legna al fuoco dichiarando di avere sentito “voci molto serie” sulla dubbia eleggibilità della candidata democratica. L’articolo di Newsweek è stato un facile assist al 45esimo presidente per caldeggiare dubbi sulla candidatura di Kamala Harris. Non ne aveva veramente bisogno. Va ricordato che parecchi anni fa Trump si era preso l’impegno di costringere Obama a rilasciare il suo certificato di nascita per dimostrare che fosse veramente nato in America.
Attaccare i suoi avversari con insinuazioni e spesso direttamente infangando il loro carattere è il modus operandi dell’attuale inquilino della Casa Bianca. La verità gli importa poco. Basta buttare palle in aria e aspettare che i suoi fedelissimi le riprendano, convinti anche che se lo dice il presidente deve essere vero. Nel caso di Harris, Trump mira a ricordare che l’America alla quale lui vuole ritornare diventa difficile per la presenza di questi individui non bianchi. Harris è il simbolo più visibile di questa inquietudine al momento per la sua candidatura alla vice presidenza. Una donna non solo afro-americana per via del padre nato in Giamaica ma con radici che affondano anche in Asia poiché la madre è nata in India.La Harris è americana per eccellenza che ha usato il suo talento e anche la sua fortuna per avvicinarsi alla conquista di una carica governativa indispensabile. La candidata democratica ha raggiunto una pietra miliare dandoci una chiara dimostrazione che l’America è la terra delle opportunità, riconfermando la nazione come Paese di immigrati.Gli immigrati disturbano il presidente Trump. Come va ricordato, li ha chiamati “animali” in alcuni casi e ha persino dichiarato di non capire perché continuano a venire in America da “s….hole countries” (Paesi di m…da) invece di nazioni nordiche. Gli immigrati causano anche sconforto a molti degli elettori dell’attuale presidente specialmente quelli con legami in Paesi poveri. Harris però rappresenta una paura più forte poiché ci ricorda che l’America continua a cambiare e che il ritorno alla grandezza degli Stati Uniti degli anni ’50 auspicato da Trump e incorporato nel suo slogan Make America Great Again (Maga) è impossibile. I quattro anni di un presidente la cui madre era immigrata e la cui moglie è nata in Slovenia sono stati invano. L’America continua a evolversi a mano a mano che membri di gruppi minoritari si integrano sempre di più. Tutte le previsioni ci dicono che il ticket Biden-Harris uscirà vittorioso alle elezioni di novembre. Come ha detto l’ex first lady Michele Obama, moglie del primo presidente afro-americano nella storia alla recente Convention Democratica, Trump si è rivelato “un incapace” e “il peggior presidente” degli Stati Uniti. Una sconfitta alle mani di Biden con una vice afro-americana al fianco sarà dolorosa per l’attuale inquilino della Casa Bianca ma riporterà il Paese sulla strada giusta, riflettendo i valori dell’America che includono i contributi degli immigrati e dei loro figli. Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California.

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Mega condono di 600 mila immigrati

Posted by fidest press agency su martedì, 26 Maggio 2020

E’ stato firmato dal governo oltre ad alimentare il capolarato e lo sfruttamento del lavoro nero, rischia di mandare in corto circuito l’Ufficio Immigrazione, che dai primi di giugno – come denunciato dal Sindacato Autonomo di Polizia – dovrà accogliere migliaia di procedure per la sanatoria. Chiediamo al ministro dell’Interno Lamorgese se è previsto – così come annunciato dal Sap – il supporto per gli uffici di circa 900 lavoratori interinali e che tempistiche ci sono per il loro utilizzo. E’ evidente che l’assenza di personale produrrebbe un caos infinito per l’esecuzione delle pratiche, così com’è altrettanto vero che per sopperire alla mancanza di personale si dovranno distrarre risorse sguarnendo altri servizi che hanno già organici ridotti. Lamorgese dia certezze, una volta tanto agisca in anticipo e prevenga l’emergenza”.E’ quanto dichiara in una nota Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.

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Noi creiamo lavoro: Storie di imprenditori immigrati di Paola Scarsi

Posted by fidest press agency su domenica, 17 Maggio 2020

L’avvocato, il ristoratore, l’imprenditore edile, il direttore commerciale, l’amministratore delegato, il sarto… questi alcuni degli imprenditori immigrati che nel volume raccontano la propria vita, le fatiche, l’impegno, i sacrifici fatti per raggiungere il successo nel nostro Paese.Nessuno di loro ha rubato posti di lavoro, tutti ne hanno creato di nuovi.
Sono la punta dell’iceberg delle oltre 600mila imprese (dati Unioncamere) a titolarità straniera presenti in Italia: piccole o grandi, a conduzione famigliare o con centinaia di dipendenti, tutte sorte grazie all’impegno e alla dedizione dei loro titolari. “Rendere disponibile gratuitamente questo libro è il mio ringraziamento ai tantissimi piccoli e grandi imprenditori immigrati che con il loro lavoro e impegno contribuiscono ogni giorno alla crescita del nostro Paese” scrive l’autrice.
Giornalista. Fotografa. Motociclista. Mamma. Esperta di tematiche sociali. Curiosa della vita in ogni sua sfaccettatura. Crede fermamente nella solidarietà e nella tutela dei diritti

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Immigrati: si intensificano gli sbarchi

Posted by fidest press agency su domenica, 10 Maggio 2020

“Appena si è cominciato a parlare di sanatoria dei migranti è ricominciato il flusso degli sbarchi a Lampedusa e Agrigento; tra ieri e oggi si registra una nuova ondata di arrivi. Il silenzio della ministra Lamorgese, impegnata impropriamente e in prima persona in una sanatoria dei lavoratori in nero stranieri occupati in agricoltura, dimostra la diretta correlazione tra la causa e l’effetto. È curioso che chi dovrebbe contrastare l’immigrazione clandestina per compiti d’istituto di prodighi per riconoscerla e, perfino, premiarla. Nel tracollo dell’economia italiana, con la pandemia ancora non sconfitta, il ministro dell’Interno rischia di creare una nuova emergenza migratoria che l’Italia non è in grado di affrontare e gestire. Per non ricordare oltretutto che lo sfruttamento principale degli immigrati è ad opera della mafia… il governo intende fargli un altro regalo?”. E’ quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.

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Rimesse degli immigrati in continuo aumento

Posted by fidest press agency su sabato, 9 Maggio 2020

Secondo lo studio della Fondazione Leone Moressa su dati Banca d’Italia, dopo il crollo del 2013 e alcuni anni di sostanziale stabilizzazione, nel 2019 si conferma la crescita già registrata l’anno precedente. Dopo 7 anni, dunque, si torna sopra quota 6 miliardi.
Per il secondo anno, il Bangladesh è il primo paese di destinazione delle rimesse, con 856 milioni di euro complessivi (14,1% delle rimesse totali). Il Bangladesh nell’ultimo anno ha registrato un +20,6%, mentre negli ultimi dieci anni ha più che triplicato il volume.
Il secondo paese di destinazione è la Romania, con un andamento opposto: -10,4% nell’ultimo anno e -35,7% negli ultimi dieci. Da notare come tra i primi dieci paesi ben cinque siano asiatici: oltre al Bangladesh, anche Filippine, Pakistan, India e Sri Lanka. Proprio i paesi dell’Asia meridionale sono quelli che negli ultimi anni hanno registrato il maggiore incremento di rimesse inviate. Il Pakistan ad esempio ha registrato un aumento del +15,6% nell’ultimo anno. Praticamente scomparsa la Cina (oggi in 47^ posizione, con 11 milioni inviati), che fino a pochi anni fa rappresentava il primo paese di destinazione.Rapportando il volume delle rimesse con il numero di residenti in Italia, si ottiene il valore pro-capite. Mediamente, ciascun immigrato in Italia ha inviato in patria poco meno di 1.200 euro nel corso del 2019 (quasi 100 euro al mese). Valore che varia fortemente a seconda del paese di destinazione: molto basso per le due nazionalità più numerose (Romania 42,37 euro mensili e Marocco 64,66 euro). Tra le comunità principali, invece, il valore più alto è quello del Bangladesh: mediamente, ciascun cittadino ha inviato oltre 500 euro al mese. Anche Senegal, Filippine, Pakistan e Sri Lanka registrano oltre 200 euro mensili pro-capite.Un quarto si concentra a Roma e Milano. A livello locale, le regioni con il maggior volume di rimesse inviate sono Lombardia (1,4 miliardi) e Lazio (939 milioni). Entrambe hanno registrato un lieve aumento nell’ultimo anno (rispettivamente +1,7% e +2,7%). Seguono Emilia Romagna e Veneto, entrambe con oltre 500 milioni di euro inviati.A livello provinciale, i volumi più significativi sono quelli di Roma (815 milioni) e Milano (694 milioni), che insieme concentrano quasi il 25% del volume complessivo. Tra le prime province si ha una forte concentrazione di province del Centro-Nord, in cui si ha la maggiore incidenza di residenti stranieri.Secondo Michele Furlan, presidente della Fondazione Leone Moressa, “le rimesse rappresentano la prima forma di sostegno degli immigrati allo sviluppo dei paesi d’origine. Tuttavia si prestano a varie letture. Da un lato, evidenziano la disponibilità finanziaria degli immigrati, legata alla ripresa economica. Dall’altro lato sono mancati consumi e investimenti in loco. Una maggiore integrazione, dunque, dovrebbe portare ad un minor legame col paese d’origine.
Sarà inoltre interessante osservare, a partire dai dati del primo semestre 2020, l’impatto dell’emergenza COVID-19: è molto probabile che la ridotta disponibilità finanziaria incida anche sui flussi finanziari verso l’estero e quindi sui comportamenti degli immigrati in termini di risparmio e consumo”.

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Coronavirus e immigrati

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

“In un’Italia colpita seriamente dal virus, dove prosegue la straziante conta dei decessi – seppur in lievissimo calo – assistiamo al diffondersi dei contagi anche tra i rifugiati ospitati nei centri d’accoglienza e Sprar, a cui si aggiungono i migranti che risiedono negli edifici occupati. Si corre il rischio di una bomba sanitaria, centinaia di immigrati fino a qualche giorno fa non controllati, non sottoposti a tampone, e strutture non presidiate con le Forze dell’Ordine costrette il più delle volte a fermarsi perché senza dispositivi di protezione individuali. Di fronte a questo scenario lascia perplessi la quasi totale assenza d’intervento del ministro dell’Interno, che incalzato in Aula dal sottoscritto su questi temi non è andato oltre la disposizioni di mere circolari. Senza parlare della chiusura tardiva dei porti, che arriva con un decreto fuori tempo massimo. Intanto la Guardia Costiera italiana questa mattina ha effettuato un trasbordo di cibo sulla Alan Kurdi, la nave umanitaria con 149 migranti soccorsi nei giorni scorsi al largo delle coste libiche, e che ora sembrerebbe diretta verso la Sicilia. Porti restino chiusi. Lamorgese faccia il ministro e non il passacarte”.E’ quanto dichiara in una nota Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.

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In due settimane 570 persone sbarcate a Lampedusa

Posted by fidest press agency su domenica, 22 settembre 2019

«Sbarchi continui. Nelle prime settimane di questo mese, 570 persone sono sbarcate a Lampedusa e il sistema sicurezza è già in titl. Il personale non è sufficiente per gestire la situazione». A dichiararlo è Stefano Paoloni, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap). «Attualmente sull’isola abbiamo 4 squadre da 10 uomini, tra Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, impiegate in turni in quarta. In realtà, le squadre dovrebbero essere cinque. Spesso – spiega Paoloni – una delle squadre è impiegata per gli accompagnamenti, lasciando inevitabilmente scoperto uno dei quadranti nel turno di 24 ore. Questo costringe le restanti tre squadre ad effettuare doppi turni, talvolta anche in maniera consecutiva, iniziando il turno regolare alle 19.00 per poi giungere, tra viaggio e altro, a casa esausti, alle 21.00 del giorno seguente. È inammissibile lavorare in queste condizioni, con poco personale, due squadre in meno e con turni massacranti. Ne va – conclude Paoloni – della sicurezza e del benessere psicofisico dei colleghi».

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