Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 131

Archive for the ‘Welfare/ Environment’ Category

La “Lunga marcia” delle lavoratrici madri

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 Maggio 2024

di Giorgio Girelli Gli Stati Generale della Natalità ed i temi in quella sede affrontati offrono l’opportunità di ricordare percorsi significativi della complessa e accidentata “lunga marcia” dei lavoratori e soprattutto delle lavoratrici per ottenere adeguate opportunità di occupazione , in sicurezza e con dignitose retribuzioni. La neonata Repubblica esordì in materia approvando l’articolo 37 della Costituzione che recita: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”. Tappa “storica” di questo percorso fu la legge 26 agosto 1950, n. 860 sulla “Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri”. Essa rappresentava un forte stacco rispetto al passato perché: dava corso alla attuazione della Costituzione; segnalava come nel dopoguerra il rilievo riconosciuto alle donne era un dato di fatto; perseguiva l’intento di una disciplina più organica di tutta la materia; tendeva, nei limiti oggettivamente consentiti, ad una remunerazione adeguata al costo della vita. “Padre” del provvedimento, che registrò il concorso anche del progetto di legge comunista in tema di “Tutela della maternità”, fu l’allora ministro del lavoro Amintore Fanfani, lo stesso statista cui si deve in Costituzione la definizione dell’Italia quale “Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Come ricorda in un saggio la professoressa di storia economica della Sapienza Angela Maria Bocci “i punti fondamentali della legge, in termini sintetici, riguardavano il divieto di licenziamento dall’inizio della gestazione fino al compimento del primo anno di età del bambino; il divieto di adibire le donne in gravidanza al trasporto e al sollevamento di pesi o a lavori pericolosi; l’obbligo all’astensione dal lavoro nei tre mesi precedenti il parto e nelle otto settimane successive. Inoltre venivano previsti periodi di riposo per l’allattamento nonché – elemento fondamentale – il trattamento economico durante le assenze per maternità”. Traguardi non da poco tenendo conto delle gracili condizioni economiche del Paese di allora. La relazione generale sulla situazione economica del Paese presentata dal Ministro del tesoro Pella alla Camera il 30 gennaio1950 evidenziava infatti che le difficoltà strutturali della economia italiana dopo il secondo conflitto mondiale si erano aggravate. Inoltre, con il ministero del tesoro a Gustavo del Vecchio e con le finanze a Pella, il neoministro del lavoro e della previdenza sociale Amintore Fanfani si trovò a dover fare i conti con un gabinetto a egemonia liberista che, pur con alcune differenziazioni, tendeva a contenere la linea riformista della sua politica del lavoro ispirata ai principi della dottrina sociale cristiana. Successivamente, nel febbraio 1962, Fanfani, inserì negli impegni programmatici del suo nuovo governo anche quella che diventerà la legge n.7/1963 che vietava il licenziamento delle donne per causa di matrimonio. E oggi? In Italia nel maggio 2022 il 42,6 % delle mamme tra i 25 e i 54 anni non era occupata e il 39,2% con due o più figli minori disponeva di un contratto di lavoro part-time. Negli altri paesi, in alcuni va un po’ meglio, in altri peggio. Non è comunque senza significato che il 9 ottobre 2023 L’Accademia delle Scienze di Stoccolma ha deciso di assegnare il premio Nobel per l’economia a Claudia Goldin, storica dell’economia, economista del lavoro, docente dell’università di Harvard, che ha dedicato tutta la sua ricerca scientifica allo studio della condizione femminile nel mondo del lavoro. By Giorgio Girelli Coordinatore del Centro Studi Sociali “A. De Gasperi”

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Istat: a rischio povertà o esclusione sociale il 22,8% della popolazione

Posted by fidest press agency su domenica, 12 Maggio 2024

Secondo l’Istat, nel 2023 il 22,8% popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale. “Dati da Terzo Mondo! Anche se il dato è in calo rispetto al 2022, da 24,4% a 22,8%, avere più di un quinto della popolazione a rischio povertà o esclusione sociale è comunque inaccettabile e vergognoso. Il permanere di un’inflazione elevata, dopo l’8,1% del 2022 (indice Nic) si è rimasti al +5,7% nel 2023, ha ridotto i redditi delle famiglie in termini reali, mitigando gli effetti delle politiche di protezione sociale e aumentando le diseguaglianze, essendo l’inflazione, come diceva Einaudi, la più iniqua delle tasse” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Urge una riforma fiscale che, in applicazione del criterio della progressività e dell’art. 53 della Costituzione, tagli drasticamente le imposte a questo 22,8% della popolazione, ridando loro fiato e capacità contributiva” conclude Dona.

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Migranti: Majorino (Pd), destra coltiva emergenza permanente

Posted by fidest press agency su domenica, 12 Maggio 2024

“La destra scommette sul fatto che non si gestisca nulla e anzi mette in conto perfino il fallimento della propria azione politica, perché questa è la condizione essenziale per coltivare l’emergenza permanente sull’immigrazione e far crescere l’insicurezza e la paura. Non possiamo ignorare l’operazione di speculazione che si sta facendo”. Lo ha detto oggi a Monfalcone (Gorizia) il responsabile Politiche migratorie nella segreteria del Partito democratico Pierfrancesco Majorino, partecipando a un incontro pubblico. “Serve un cambiamento deciso delle regole ed è il motivo – ha spiegato l’esponente dem – per cui con il senatore Delrio stiamo per presentare in Parlamento una proposta di legge per superare la Bossi-Fini. Perché o si insiste sulla cultura dell’emergenza permanente, sull’assenza di controlli e opportunità legali oppure si pensa di costruire un nuovo sistema orientato a considerare chi arriva persone titolari di opportunità e diritti. Questa è la battaglia politica che siamo chiamati a fare anche in territori come questi dove – ha concluso Majorino – c’è chi specula in maniera indecente e sembra quasi voglia far crescere il problema”.

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Maternità, 1 donna su 5 lascia il lavoro al primo figlio

Posted by fidest press agency su sabato, 11 Maggio 2024

“Dignità è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità”. Così il Presidente Sergio Mattarella nel discorso del suo insediamento a Montecitorio nel 2022. Eppure ancora oggi in Italia una donna su cinque lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio principalmente per l’impossibilità di conciliare lavoro e vita familiare (52%) o per considerazioni economiche in seno alla famiglia (19%). Ma è la maternità ad aggravare ulteriormente la disparità fra uomo e donna. Sono le madri, infatti, a veder diminuire il proprio stipendio fino al 35% dopo 24 mesi dalla nascita del primo figlio, soprattutto se questa è avvenuta prima dei 30 anni e in mancanza di un contratto a tempo indeterminato al momento del parto. Numeri che aumentano all’aumentare dell’età dei figli: 15 anni dopo aver ascoltato il primo vagito, una madre lavoratrice assiste a un tracollo del proprio salario lordo del 53%. Si chiama “motherhood penalty”, un fenomeno che contribuisce a perpetuare il divario salariale tra donne con figli e donne senza figli, rendendo difficile per le madri mantenere l’indipendenza economica e la presenza sul mercato del lavoro. Un fenomeno che cresce al variare delle condizioni economiche e dei servizi offerti dalle Regioni (il 62,6% delle madri con lavoro non retribuito si trovano nel Mezzogiorno, il 35,8% al Centro, il 29,8% al Nord). A vincere la palma di Regioni “mother friendly”, secondo l’infografica dell’Unicusano, sono il Trentino Alto-Adige e l’Emilia-Romagna, malissimo invece Basilicata, Calabria, Campania, Sicilia e Puglia. Sorte diversa, invece, tocca agli uomini e, ancor di più, ai padri, che dopo 5 anni dalla nascita del primo figlio vedono aumentare il proprio stipendio fino al 10% in più e fino al 16% in più rispetto ad un uomo senza prole. Ma il problema è soprattutto culturale. Da sempre, la narrativa sociale vuole le donne come figura primaria nelle attività di cura. Una concezione dura a morire e che, ancora nel 2018, vedeva il 33% degli italiani d’accordo con affermazioni come “per l’uomo, molto più che per la donna, è importante avere successo nel lavoro”. Una verità che, oggi, si traduce in convinzioni profondamente radicate che portano le donne ad abbandonare il posto di lavoro (circa 800 mila) dopo la maternità e aziende e colleghi a perpetrare, nei confronti di queste ultime, atti profondamente discriminatori. La strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026, che si propone di ridurre il tasso di occupazione uomo/donna a meno del 24%, è un esempio di quale sia la strada da percorrere. Ma non basta. In Italia, anche nel 2024 la parità di genere rimane un obiettivo ambizioso ma ancora lontano. Soprattutto a livello professionale. Un divario, quello tra uomini e donne, che per essere colmato, dovrà attendere ancora almeno 135 anni.

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Rinnovo contratto Sanità Pubblica: senza soldi e senza vergogna

Posted by fidest press agency su venerdì, 10 Maggio 2024

Il governo ha aperto la stagione del rinnovo dei contratti pubblici, annunciando in pompa magna di cominciare, in modo del tutto inusuale, da quello della sanità pubblica. Nelle intenzioni dichiarate, la volontà di dare risalto ad un settore strategico del welfare così in sofferenza da vedere le dimissioni e la fuga di migliaia di professionisti ogni anno, al quale si aggiungono i copiosi pensionamenti. Nella realtà il rinnovo appare soltanto come l’ennesimo e spudorato spot elettorale in vista delle elezioni europee. Al tavolo, aperto all’Aran lo scorso 20 marzo e proseguito in questi giorni, il governo si è infatti presentato con risorse non solo insufficienti a dare risposte a condizioni e carichi di lavoro insostenibili, ma talmente misere da non coprire nemmeno un terzo dell’inflazione reale degli ultimi 3 anni. Un rinnovo in perdita, che azzera totalmente la funzione, propria della contrattazione nazionale, di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Senza contare che una parte consistente delle irrisorie risorse stanziate non finiranno nelle buste paga di tutti i lavoratori e lavoratrici ma finanzieranno in parte condizioni di lavoro specifiche (indennità di PS) e in parte finiranno nel salario accessorio subordinato alle odiose pagelline che ne definiranno i “meritevoli” beneficiari. Non bastasse, non sono previsti arretrati e parte delle risorse del 2024 sono già state erogate sotto forma di indennità di vacanza contrattuale… anche se non se ne è accorto nessuno. Nemmeno un euro per l’aumento delle indennità professionali specifiche ferme al palo da anni. Non solo le risorse stanziate attualmente non fermeranno la fuga dagli ospedali e dai servizi sanitari ma la incrementeranno ulteriormente togliendo, definitivamente, ai più l’illusione che il peggio per il settore, dopo lo stress accumulato durante la pandemia, fosse alle spalle. Sono indispensabili risorse aggiuntive sia per il contratto che per salvaguardare il SSN dalla disfatta totale. I soldi ci sono: basta decidere di investire nello stato sociale e non nelle guerre; basta scegliere di tassare i profitti e le rendite per permettere a milioni di cittadini l’accesso alle cure. USB ha presentato all’Aran la piattaforma per il rinnovo contrattuale ( https://rb.gy/yspat1) che prevede non solo stipendi dignitosi, ma anche misure e interventi strutturali in grado di incidere sulle condizioni di lavoro e sulla salvaguardia della salute e della sicurezza degli Operatori Sanitari. Sulla base di questa continueremo la nostra battaglia a difesa di tutti i lavoratori e lavoratrici della sanità.

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Reddito famiglie in calo. La realtà e la politica (due cose diverse)

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 Maggio 2024

I dati Istat per il 2023 indicano che quasi il 23% della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale … in calo rispetto al 2022, quando erano il 24,4%.Ci sono due aspetti che vanno considerati nel leggere questi dati: – l’aumento dei redditi, mentre cresce in valore assoluto (+6,5%), in termini reali, cioè al netto dell’inflazione, è a -2,1%. Questo significa che le tanto decantate politiche del governo che dicono che tutto migliora, consapevolmente omettendo, hanno il difetto di non saper fare dei semplici calcoli matematici. – questa è la realtà ufficiale, ma se consideriamo la fiducia dei consumatori (2) e le vendite al dettaglio (3) (dati non preoccupanti), c’è qualcosa che non torna: dove i consumatori prendono i soldi per acquistare visto che non sono alla canna del gas? Quanti sono i consumatori i cui redditi non compaiono nei dati ufficiali o vi compaiono in parte? In parole chiare-chiare: l’evasione fiscale non ci consente di valutare la realtà, ma solo di fare osservazioni politiche, tendenzialmente economiche. Forse (eufemistico) per ragionare con certezza di causa/effetto occorrerebbe che nella realtà fosse ridotta al lumicino l’evasione fiscale (cancellarla è culturalmente impossibile). Per cui, allo stato, teniamoci questi dati e sulla loro non-attendibilità accontentiamoci delle politiche decise dai governi di turno. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Lavoro: Nel I quadrimestre crescono le opportunità lavorative da parte delle imprese

Posted by fidest press agency su martedì, 7 Maggio 2024

Continua il buon andamento del mercato del lavoro, con il tasso di occupazione che ha registrato a marzo 2024 il 62,1%, il valore più alto negli ultimi 20 anni.Anche secondo il nuovo report HAYS Flash [2], realizzato dalla società di recruiting Hays Italia, il I quadrimestre ha registrato una crescita della domanda di impiegati e manager da parte delle imprese del +8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con lo stipendio medio annuale (RAL) che si è attestato a €54.000, in linea con lo scorso anno. Tra i settori con la maggiore domanda di candidati, rientrano l’energetico/transizione green e il life Science/farmaceutico, mentre tra le figure si segnalano gli ingegneri (elettrici, progettisti, hardware e software), gli sviluppatori di software e gli specialisti in cyber security.Eppure, la fotografia di HAYS cambia se si considera il livello di fiducia di coloro che, per scelta o per necessità, stanno ricercando attivamente un lavoro: solo il 37% degli impiegati e manager attualmente operativi o disoccupati, infatti, è convinto che riuscirà a trovare una posizione adeguata al proprio profilo entro i prossimi sei mesi.

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Sicurezza, sindacati: rinnovo contrattuale a tutela retribuzioni

Posted by fidest press agency su martedì, 7 Maggio 2024

“Ci è giunta la notizia del provvedimento disciplinare nei confronti di Daniele Lepore, Segretario Generale del SIAMO dell’Esercito, organizzazione sindacale la cui rappresentatività è stata certificata giusto pochi giorni fa da parte dei vertici del Ministero della Difesa, per il solo fatto di aver espresso il parere della sua organizzazione di rappresentanza, su atti e provvedimenti dell’amministrazione. Indipendentemente dal merito e dalle posizioni espresse dal sindacalista, vanno a lui e alla sua associazione sindacale, come a tutte le associazioni di rappresentanza delle Forze Armate, la vicinanza e la solidarietà di Silp Cgil (Polizia di Stato), Funzione Pubblica Cgil (Polizia Penitenziaria), Silf (Guardia di Finanza) e Siam (Aeronautica Militare)”. Lo si legge in una nota firmata da Pietro Colapietro, SILP CGIL, Florindo Oliverio, Mirko Manna, Funzione pubblica CGIL, Francesco Zavattolo SILF, Paolo Melis, SIAM. “Anche per questo il negoziato per il rinnovo contrattuale, che finalmente entrerà nel merito il prossimo mercoledì 8 maggio – scrivono ancora – dovrà svolgersi alla luce del sole e nel pieno riconoscimento del diritto di tutti i soggetti certificati a rappresentare gli interessi e le aspettative dei propri associati e dell’insieme degli operatori di Polizia (ad ordinamento civile e militare) e delle Forze Armate. L’accordo dovrà essere adeguato alla particolare situazione di contesto definendo, da un lato, adeguamenti economici delle retribuzioni utili a garantire la difesa del potere d’acquisto nella pesante congiuntura economica caratterizzata dall’impennata inflazionistica e, dall’altro, la definizione di un sistema di relazioni sindacali basato sul rafforzamento del ruolo e delle prerogative delle rappresentanze dei lavoratori a tutti i livelli. Su queste basi – conclude la nota – Silp Cgil, Funzione Pubblica Cgil, Silf e Siam, valuteranno la bontà degli accordi e delle risorse disponibili, nei tempi che il negoziato utilizzerà, in coerenza con gli obiettivi e le aspettative dei propri rappresentati, senza subire i condizionamenti dettati da esigenze e tempi della politica e del governo”. (Abstract fonte: http://www.fpcgil.it)

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Agricoltura, Tiso(Confeuro): “Italia e Ue lavorino di più per rilancio occupazione”

Posted by fidest press agency su lunedì, 6 Maggio 2024

“Ormai da anni il nostro comparto agricolo sta vivendo un momento di complicata congiuntura economica e sociale e lo dimostrano, non a caso, le proteste delle scorse settimane, che dalle strade italiane – e non solamente – sono arrivate sin sotto i palazzi di Bruxelles. Un trend che non nasce certamente oggi, come si può notare analizzando i numeri dell’Osservatorio sul mondo agricolo, pubblicato negli scorsi mesi dall’INPS: secondo i dati, il numero di aziende che occupano operai agricoli dipendenti è passato da 180.167 del 2021 a 174.636 nel 2022, con un decremento del -3,1%; mentre, se si tiene in considerazione il periodo 2017-2022, il numero di aziende con dipendenti è diminuito complessivamente del -7,1%. Un trend certamente preoccupante ma che non ci stupisce: è in atto d’altronde un inesorabile allontanamento dal settore anche se sembrerebbe che l’incidenza dell’esercizio di attività imprenditoriale sul totale addetti sia maggiore. Sta di fatto che in molte zone del territorio italiano, purtroppo, ci sono tantissimi terreni ormai resi improduttivi perché esclusi dalle politiche comuni europee. In questo senso si dovrebbe incidere facilitando ulteriormente il trasferimento delle superfici: è chiaro ed evidente che servono politiche e provvedimenti decisamente più concreti e incisivi da parte del Governo nazionale e dell’Unione Europea per non lasciare che ancora una volta un grande patrimonio di superfici coltivabili vada disperso”.Così, in una nota stampa, Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, la Confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo.

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Settore tecnologico e carenza talenti

Posted by fidest press agency su domenica, 5 Maggio 2024

L’industria tecnologica è notevolmente sbilanciata, con gli uomini che occupano la maggior parte dei ruoli tecnici. Attualmente il rapporto tra i sessi è di 4:1 . Questa disparità è evidenziata da una significativa sottoutilizzazione, poiché l’intero settore si trova ad affrontare un divario critico nello sfruttare appieno il potenziale della forza lavoro. “La significativa sottorappresentanza delle donne e di altre minoranze nel settore tecnologico evidenzia un potenziale non sfruttato che può aiutare ad alleviare la carenza di talenti”, spiega Monika Kvietkienė, COO di Reiz Tech . “Attualmente, la nostra forza lavoro si estende in 30 paesi, con un equilibrio di genere quasi paritario. Tuttavia, questo approccio va ben oltre il semplice miglioramento della nostra portata di reclutamento. Abbracciando uno spettro più ampio di talenti, inclusa la diversità di genere, nazionalità ed età, lo abbiamo trovato integralmente migliora i nostri processi creativi e l’efficienza operativa”, osserva.La ricerca sostiene che la diversità sul posto di lavoro è correlata a una migliore performance aziendale. Le aziende con team altamente diversificati registrano un flusso di cassa per dipendente fino a 2,5 volte superiore. Inoltre, le aziende con team esecutivi diversificati hanno il 18 % di probabilità in più di ottenere risultati migliori in termini di redditività, con le aziende più diversificate in termini di genere che sovraperformano quelle meno diversificate fino al 48%. L’impegno per la diversità si allinea anche con obiettivi ambientali, sociali e di governance ( ESG ) più ampi, attirando investitori e rafforzando la fiducia delle parti interessate. “Le nostre diverse pratiche di assunzione dimostrano il nostro forte impegno per la sostenibilità sociale e l’impatto positivo sulla comunità. Naturalmente, essere guidati da valori sani è vantaggioso anche per la reputazione aziendale”, aggiunge Kvietkienė. “In particolare, la diversità è più di una semplice politica in Reiz Tech. È naturalmente integrata nel modo in cui affrontiamo la nostra pianificazione strategica e le operazioni quotidiane generali. Apprezziamo molto la creatività e l’apertura mentale, dando così potere ai talenti di tutto il mondo con opportunità di crescita dinamiche ha agito come un pilastro fondamentale fin dall’inizio”, sottolinea Kvietkienė, a significare l’impegno dell’azienda verso ambienti di lavoro più inclusivi.

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I salari non sono ancora tornati ai livelli pre-Covid

Posted by fidest press agency su venerdì, 3 Maggio 2024

La pandemia ha avuto un impatto molto forte sul mondo del lavoro: molte persone hanno perso il proprio impiego e si è verificato il maggior calo di ore lavorative mai registrato in Europa. Nonostante l’intervento statale abbia in buona parte contenuto tali effetti avversi del lockdown, la massa salariale si è ridotta. Nel 2022, ultimo anno per cui sono disponibili i dati, in molti paesi i salari medi annui ancora non erano tornati ai livelli del 2019. Innanzitutto, sono molto marcate le disparità salariali tra paesi membri, e nel 2022 sono ancora più visibili che nel 2019. In 5 paesi dell’Europa nord-occidentale gli impiegati guadagnano mediamente più di 60mila dollari lordi, a parità di potere d’acquisto, mentre in 3 nazioni centro-meridionali la paga annua è inferiore a 30mila dollari. Mediamente un lavoratore lussemburghese guadagna quanto 3 impiegati greci. In 12 dei 21 stati Ue che fanno parte dell’Ocse, i salari lordi del 2022 risultano inferiori rispetto a quelli del 2019. L’Italia è uno di questi: dal periodo pre-Covid alla fine dell’emergenza sanitaria i salari medi sono diminuiti del 3,4%. Fonte Openpolis

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La barbaria di emarginare la disabilità

Posted by fidest press agency su giovedì, 2 Maggio 2024

Papa Francesco la chiama “cultura dello scarto” e avverte che non c’è inclusione senza fraternità. Don Oreste Benzi, che ai disabili ha dedicato la sua vita di infaticabile apostolo della carità, sosteneva che le persone con disabilità sono la potenza di Dio tra noi. Le dichiarazioni orrende di un candidato alle prossime elezioni europee sull’opportunità di introdurre classi scolastiche separate per gli studenti con disabilità suscitano tristezza e sconcerto per l’ignoranza e lo squallore che ricollegano il nostro tempo confuso e tormentato alle epoche più buie dell’ultimo secolo. Nessuna persona – ed è bene ripetere il termine persona- può mai essere relegata in un ghetto, in un recinto, in un settore che separa ed esclude. Una mentalità che si abbassa solo a ipotizzare contenitori esclusivi riflette un pensiero disumano e insopportabile. Non possiamo aspettarci che si porti in Europa la ghettizzazione della persona a cui si vorrebbe imporre di lasciare in pace coloro che invece avrebbero il diritto di volare. A quanti la pensano in una maniera così offensiva e crudele vorrei dire che oggi se qualcuno desidera volare potrà davvero farlo solamente insieme agli altri. E non c’è cosa più bella che procedere insieme tenendo l’andatura “dello zoppo, del cieco, della donna incinta e di quella partoriente” come insegna il profeta Geremia. Quando si feriscono e si umiliano i fragili si ferisce tutta la società. Invece di arrampicarsi sugli specchi e pretendere di avere sempre ragione i politici o sedicenti tali dovrebbero anche loro dare l’esempio nel chiedere scusa e, a volte, anche nel fare un passo indietro se comprendono di non avere la caratura per comunicare correttamente all’opinione pubblica le loro posizioni, proposte, opinioni e visioni del mondo. Non si può ogni volta colpevolizzare i mass media atteggiandosi a vittime incomprese o a comunicatori fraintesi. Purtroppo le vere vittime sono coloro che hanno bisogno di un supplemento di voce, di più aiuto.Alla Giornata mondiale delle persone con disabilità Jorge Mario Bergoglio ha invocato la comunione reciproca. “Non c’è inclusione se essa resta uno slogan, una formula da usare nei discorsi politicamente corretti, una bandiera di cui appropriarsi”, ribadisce il Pontefice. Non c’è inclusione se manca una conversione nelle pratiche della convivenza e delle relazioni. Il magistero della fragilità è un carisma che arricchisce la Chiesa. Lo sguardo di Dio sulle persone che incontrava era intriso di tenerezza e di misericordia soprattutto per coloro che erano più indifesi. (n.r. Non ci sorprende che un partito abbia inserito, tra i candidati per rappresentarlo in Europa, una persona che ghettizza i disabili. Ci sorprendono, invece, gli elettori che votano tale soggetto e pensano di averlo come referente in Europa. C’è qualcosa che non funziona e che avvertiamo nelle tante aree del malessere dove una fetta dell’umanità continua a digerire violenze e genocidi di ogni genere. Diciamo che la risposta più forte dovrebbe venire dall’opinione pubblica incominciando a penalizzare quanti non fanno nulla o molto poco nell’esercizio del loro mandato politico ed istituzionale. Non voltiamo la testa dall’altra parte ma guardiamo in faccia la realtà e lottiamo per il bene comune e, soprattutto, rispetto per coloro che sono diversamente abili.) Abstract by In Terris – La voce degli ultimi”

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Pensioni: Sempre peggio, addio a Opzione Donna

Posted by fidest press agency su martedì, 30 aprile 2024

Continua l’esame del Governo Meloni per introdurre una nuova previdenza e rimane lontano mille miglia da quello prospettato un anno e mezzo fa in campagna elettorale: anziché allargare l’anticipo alle categorie lavorative che svolgono professioni usuranti e sono facili vittime del burnout, come accade per chi opera nella scuola, sono allo studio delle nuove regole che innalzano i requisiti d’accesso. Addirittura si dice addio alla già poco conveniente Opzione Donna e si introducono penalizzazioni: è in arrivo, ad esempio. Quota 104, riservata a chi ha almeno 64 anni età e 40 di contributi, con tagli pure consistenti all’assegno pensionistico.“Reputiamo queste proposte irricevibili – commenta con amarezza Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – , mentre riteniamo che basterebbe dare applicazione nella scuola alle medesime regole in vigore oggi per i lavoratori delle forze armate, dando inoltre la possibilità ad insegnanti e personale Ata di realizzare il riscatto gratuito degli anni di studio universitario più l’eventuale integrazione dei fondi bancari. Riteniamo che non si può obbligare la maggior parte dei dipendenti a lasciare il lavoro alle soglie dei 70 anni. E poi ci dicono che la spesa continua a crescere: negli ultimi sei anni l’incremento è stato di 70 miliardi. C’è qualcosa che non va, perché i requisiti per lasciare il servizio e le somme percepite una volta pensionati stanno diventano sempre più sfavorevoli ai lavoratori”, conclude Pacifico.Anief ricorda che l’aumento della spesa sociale legata all’Inps potrebbe essere contrastato: lo Stato, a nostro avviso, dovrebbe pagare mensilmente sia i contributi ai 3,5 milioni di dipendenti pubblici (si tratta di tre volte la quota oggi trattenuta nello stipendio) sia la sua parte di TFR/TFS. In questo modo potremmo risanare i conti e lasciare prima il lavoro.

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I vincoli Pnrr sull’assunzione di donne e giovani sono poco efficaci

Posted by fidest press agency su martedì, 30 aprile 2024

Gli operatori economici che vincono gare d’appalto finanziate dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sono tenuti per legge ad assumere il 30% di donne e il 30% di giovani. In base ai dati aggiornati al 4 aprile 2024, solo 1 contratto su 3 rispetta tali vincoli. La maggior parte delle stazioni appaltanti infatti ricorre alle deroghe previste dal legislatore per alcuni specifici casi. Il motivo dichiarato più di frequente (nel 42% dei casi) è l’importo ridotto del contratto. La scarsa applicazione delle quote di assunzione si inserisce in un contesto più ampio di divari di genere e generazionali, su cui la capacità di impatto di un singolo obbligo di legge è quantomeno limitata. Considerando le condizioni di svantaggio socio-economico di donne e giovani (in primis il loro maggior tasso di inattività) è chiaro perché il legislatore abbia previsto la possibilità di deroga. I vincoli di assunzione, applicati così come sono, si scontrerebbero con una realtà in cui sono fondamentalmente irrealizzabili. (Fonte Openpolis)

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Milano, al via GiocaMI: per prevenire isolamento sociale

Posted by fidest press agency su lunedì, 29 aprile 2024

Milano sabato 4 maggio, a partire dalle ore 10, al Castello Sforzesco di Milano è in programma GiocaMi, il Festival del Gioco da Tavolo, per promuovere la sensibilizzazione sulle problematiche relative all’esclusione sociale e all’abuso degli strumenti digitali.Sono previste speciali postazioni di gioco, laboratori, dibattiti e una tavola rotonda (11.30) con medici ed esperti sul tema: “Promuovere nuovi legami di comunità”. Tra i partecipanti: Ilaria De Lorenzo, pedagogista e formatrice (Università Bicocca); Alessia Rocchi, pediatra (Policlinico di Milano); Anna Scavuzzo, vicesindaco Comune di Milano con delega all’istruzione; Edoardo Pessina, psicologo e coordinatore Hikikomori Italia; Francesco Iandola, direttore esecutivo Fondazione De Marchi. Modera: Rita Balestriero, giornalista. L’iniziativa – gratuita ed aperta al pubblico – è promossa da Fondazione De Marchi e sviluppata in coordinamento con Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia – Ambito Territoriale di Milano del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

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La sicurezza sul lavoro non può essere un mero adempimento burocratico

Posted by fidest press agency su lunedì, 29 aprile 2024

L’Onorevole Chiara Gribaudo, Presidente della commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, ha espresso oggi, in occasione della giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, profonda preoccupazione riguardo ai recenti dati relativi alle vittime sul lavoro nel 2023. Con 1041 morti, questi numeri rappresentano, secondo Gribaudo, “i numeri di una guerra”. “Dietro i numeri ci sono vite spezzate, famiglie distrutte, futuri ha dichiarato Gribaudo. “Non possiamo più considerare queste morti come casuali, ma come risultato di un enorme problema di sicurezza e prevenzione sul lavoro in Italia.” Gribaudo ha sottolineato che il problema non risiede nelle leggi, che sono tra le più avanzate in Europa, ma nell’attuazione e nel rispetto di tali normative. “Mancano gli ispettori, le filiere della sicurezza e una cultura della prevenzione efficace”, ha aggiunto. La deputata continua: “Serve cambiare radicalmente il paradigma. Purtroppo i primi passi di questo Governo, con il ritorno dei subappalti a cascata e la “patente a punti” per le imprese edili, decisamente inadeguata e che assomiglia all’ennesima occasione persa, non vanno in questa direzione.” Infine, Gribaudo ha lanciato un appello all’unità e alla collaborazione, affermando: “Non basta più il cordoglio. Non se ne fanno niente i parenti delle vittime, non può essere l’unica risposta accettabile in un Paese civile. Servono gli atti parlamentari concreti, serve la volontà politica del Governo. Su questo facciamoci trovare uniti e fermiamo la strage, insieme.”

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Lavoro, la skill più importante è avere un ottimo inglese

Posted by fidest press agency su domenica, 28 aprile 2024

Roma – In occasione della Festa dei Lavoratori, Pearson, editore leader mondiale nel settore education, presenta i risultati della ricerca commissionata a Psb Insights per sondare l’impatto della conoscenza della lingua inglese come elemento determinante per ampliare le opportunità di carriera. L’obiettivo principale dello studio non è solo quello di fornire un solido insieme di dati relativi all’importanza della conoscenza dell’inglese, ma anche di offrire uno sguardo dettagliato sul fondamentale legame tra padronanza della lingua e successo professionale. Con l’inglese che assume sempre più importanza nel panorama lavorativo globale, investire nelle proprie abilità linguistiche può essere la chiave per aprire nuove opportunità e migliorare la propria posizione lavorativa. Secondo i dati emersi, l’85% degli intervistati a livello globale ha dichiarato che l’inglese è essenziale per la propria vita lavorativa, un trend destinato a crescere: l’88% degli intervistati, infatti, crede che l’importanza di saperlo parlare fluentemente continuerà ad aumentare nei prossimi cinque anni. Solo il 32% di coloro che hanno dichiarato di avere una conoscenza limitata dell’inglese ricopre ruoli dirigenziali, questo numero è più che raddoppiato al 76% tra coloro che hanno una conoscenza avanzata. Ciò dimostra come una piena padronanza di questa lingua sia spesso associata a posizioni di leadership. Un aspetto evidenziato dalla ricerca è la volontà delle persone di migliorare le proprie competenze in inglese per garantirsi un lavoro meglio retribuito e una maggiore sicurezza finanziaria. A livello globale, il 39% dei giovani ritiene di poter guadagnare tra il 60 e il 100% in più se fosse in grado di lavorare esprimendosi meglio in inglese. Una buona conoscenza della lingua migliora la sfera lavorativa non solo in termini economici, ma anche rispetto alla dimensione sociale lavorativa, quella delle relazioni. Nel sondaggio è emerso che circa il 30% degli intervistati desidera migliorare la conoscenza della lingua inglese proprio per acquisire una migliore sicurezza in se stessi, che si riflette infatti nelle relazioni professionali. Infatti, solo il 10% dei dipendenti con una conoscenza limitata della lingua ritiene di potersi esprimere appieno sul lavoro mentre quasi il doppio, il 19%, si sente limitato a causa della propria scarsa competenza. Questo non solo impatta sull’autostima, ma può anche limitare le opportunità di mostrare le proprie capacità come partecipare a riunioni o redigere relazioni. I dati rilevano come l’inglese costituisca una leva cruciale per una potenziale carriera. Nel mondo del lavoro il verdetto è schiacciante: secondo un’indagine dell’ente Cambridge Assessment English, il 96% lo considera un requisito fondamentale e il 64% ritiene che un dipendente con un’ottima conoscenza della lingua abbia più possibilità di fare carriera. In particolare, il 50% dei colloqui viene condotto in parte o interamente in inglese, un dato significativamente superiore alla media globale, pari al 32%. La ricerca ha evidenziato anche che una migliore competenza in inglese favorisca una progressione più rapida nella carriera nel 16% dei casi e può portare a un aumento salariale significativo. Rispetto alle altre nazioni, inoltre, l’Italia si distingue per essere l’unica che riconosce a questa competenza il ruolo di fattore chiave nel momento in cui l’intelligenza artificiale dovesse portare alla ricerca di un’alternativa professionale. Questa ricerca mette in luce come la lingua inglese nel mondo del lavoro ricopra un ruolo sempre più fondamentale, sia a livello globale che locale. Investire nelle proprie competenze linguistiche non solo può aprire nuove opportunità professionali, ma anche garantire una maggiore sicurezza finanziaria e la possibilità di avanzare nella propria carriera. Soprattutto in un mondo del lavoro sempre più globalizzato.

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FISH, la Lega chiarisca posizione sui diritti degli studenti con disabilità

Posted by fidest press agency su sabato, 27 aprile 2024

FISH condanna senza se e senza ma le dichiarazioni del generale Vannacci in cui rievoca “le classi separate per i disabili”. Il movimento delle persone con disabilità ha lottato negli anni fino a raggiungere l’abolizione delle classi speciali nel 1977. Tornare indietro non è nemmeno in discussione. “Faremo le barricate per difendere i diritti degli studenti con disabilità. Non è possibile indietreggiare sull’inclusione scolastica. Non negozieremo mai i diritti delle persone con disabilità. Ho già sentito il ministro Valditara che ha dato rassicurazioni. Credo sia urgente ora anche una presa di posizione netta e definitiva da parte del segretario Salvini. Chiediamo un confronto affinché la Lega chiarisca la sua posizione sui diritti degli studenti con disabilità, a partire dall’inclusione scolastica. Tra l’altro, come dimostrano i continui confronti con le associazioni di persone con disabilità di altri Paesi, la legislazione italiana è un esempio per molti”. A dichiararlo il presidente di FISH, Vincenzo Falabella.

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Rapporto Remote 2024, l’indice globale dell’equilibrio tra la vita e il lavoro

Posted by fidest press agency su sabato, 27 aprile 2024

Ventiduesimo posto: è la posizione che occupa l’Italia nella classifica dei Paesi con il più alto tasso di equilibrio vita-lavoro, uno dei gradini più bassi in Europa. Meglio del Bel Paese fanno l’Irlanda, Grecia, Singapore, Sudafrica, Austria, Taiwan, Finlandia, Belgio, Perù, Germania, Svezia mentre sul podio delle nazioni che assicurano un rapporto armonioso tra la vita professionale e quella privata ci sono Francia (terzo posto), Spagna (al secondo) e la Nuova Zelanda, quest’ultima risultata la più virtuosa e dove ansia da lavoro e stress cronico occupazionale (il “famigerato” burnout) stanno alla larga dai lavoratori. La ricerca, condotta da Remote, piattaforma dedicata a tematiche che riguardano il capitale umano su scala globale, ha preso in esame i 60 Paesi con il Prodotto interno lordo (PIL) più alto: ebbene, l’Italia quanto a standard di qualità in fatto di conciliabilità tra vita privata e lavoro è confinata nelle posizioni più basse della graduatoria della fascia degli Stati Membri della Ue. I parametri utilizzati dalla piattaforma per giungere a queste conclusioni sono stati i giorni totali di congedo retribuito, compresi i giorni festivi, l’indennità minima di malattia prevista dalla legge (percentuale o salario dell’importo forfettario), il congedo di maternità previsto dalla legge (numero di settimane retribuite), il tasso di pagamento del congedo di maternità obbligatorio (percentuale del salario), salario minimo, stato dell’assistenza sanitaria, ore medie lavorate a settimana, l’indice di felicità generale. «Recenti statistiche mostrano che più di tre quarti dei dipendenti hanno sofferto di burnout nel loro ruolo attuale, scrivono i responsabili della piattaforma, il che evidenzia che, sebbene si sia fatta molta strada nel creare un sano equilibrio tra il nostro io personale e quello professionale, c’è ancora del lavoro da fare in molte parti del mondo. L’atteggiamento dovrebbe essere prima la vita, poi il lavoro». Vista la posizione di classifica, anche in Italia il lavoro da fare non manca: è in buona compagnia però, visto che al 54esimo posto ci sono gli Stati Uniti, «considerati una delle nazioni meno favorevoli ai lavoratori al mondo, soprattutto a causa della mancanza di ferie annuali e di indennità di malattia previste per legge e dell’assenza di un sistema sanitario universale». I lavoratori dei Paesi antipodi sono i più pagati, con Australia e Nuova Zelanda in cima alla lista per quanto riguarda il salario minimo. I dipendenti di Messico, Malesia e Nigeria sono invece i più oberati di lavoro, con una media di oltre 40 ore settimanali (compresi i lavoratori a tempo pieno e a tempo parziale). In conclusione, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, l’indice ha rivelato che la nazione insulare della Nuova Zelanda è il paese con il miglior equilibrio tra vita privata e lavoro. Vantando un’economia forte, la Nuova Zelanda si colloca al primo posto nella lista con un punteggio elevato in una serie di parametri, offrendo una generosa indennità di ferie annuali prevista per legge (32 giorni), un alto tasso di indennità di malattia (80%) e un’indennità governativa. sistema sanitario universale finanziato. Famosa per i suoi scenari mozzafiato (che fanno da sfondo alla trilogia del Signore degli Anelli di Peter Jackson ), la ricca cultura Maori e la gente del posto sempre accogliente, la Nuova Zelanda è una destinazione da non perdere per molti. Il paese offre anche il secondo salario minimo più alto tra i posti nella nostra lista. Il secondo posto è occupato dalla Spagna: mentre l’idea della tradizionale siesta spagnola è diventata una sorta di stereotipo internazionale, la nazione europea della Spagna sa ancora come anteporre la vita al lavoro. Con un punteggio costantemente buono su tutta la linea, il Paese è particolarmente generoso per quanto riguarda le ferie annuali previste dalla legge (36 giorni). Ha anche una delle settimane lavorative più brevi in ​​media. Con un’economia sana, sostenuta da un afflusso di turisti stranieri durante tutto l’anno, la Spagna vanta alcune delle città più belle e accoglienti del mondo. La sua capitale, Madrid, si è classificata al secondo posto nella nostra guida alle migliori destinazioni per il lavoro a distanza. Il terzo posto è occupato da uno dei paesi europei più grandi per popolazione (circa 65 milioni) e con uno dei PIL più alti al mondo. Le imprese francesi hanno un atteggiamento sano nei confronti dell’equilibrio tra vita privata e lavoro, con i lavoratori che godono di ampio tempo libero (la settimana lavorativa media è appena 25,6 ore), un salario minimo generoso e 36 giorni di ferie annuali previste dalla legge all’anno. Nel 2017, la Francia ha addirittura introdotto il diritto alla disconnessione , una legge che conferisce ai lavoratori il diritto legale di evitare di visualizzare o rispondere alle e-mail al di fuori dell’orario di lavoro con l’obiettivo di ridurre lo stress legato al posto di lavoro. Sede di alcuni dei monumenti più conosciuti al mondo, la cultura francese è sinonimo di alta moda, arte e cucina di fama internazionale.

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Lavoro e politiche fiscali al centro delle elezioni Usa

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

A cura di Andrea Delitala, Head of Investment Advisory, e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management Infine, l’avvicinarsi delle elezioni americane di novembre 2024 potrebbe incidere anche sulle dinamiche macroeconomiche. Tra i temi da considerare elettoralmente sensibili, c’è il mercato del lavoro. In effetti, il forte afflusso di manodopera straniera ha contribuito a colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro, alleviando le tensioni sui salari e supportando l’economia. Il fatto è che, seppur il numero di occupati sia aumentato rispetto a prima della pandemia, la forza lavoro di cittadini immigrati aumenta più rapidamente di quella del lavoro residente. Secondo alcune rilevazioni di Goldman Sachs, infatti, sta aumentando il numero di visti negati per porre un freno agli ingressi. Lo stesso Presidente Joe Biden, del resto, si rende conto di quanto questo tema possa pesare nell’ambito della sfida elettorale con Donald Trump. In generale, chiunque vinca dovrà tenere in considerazione la sostenibilità dei conti americani. Il Congressional Budget Office, infatti, ha di recente pubblicato il suo report annuale sulle dinamiche delle grandezze fiscali americane a lungo termine, redatto alla luce della legislazione attuale ma che potrebbe non concretizzarsi qualora venga eletto un Presidente diverso da Biden. Nonostante ciò, si prevede che il debito americano arrivi al 166% del Pil entro il 2054. Se, infatti, il tasso di interesse reale dovesse aumentare come indicato dalle previsioni a lungo termine, anche la spesa per interessi aumenterebbe di molto e gli attuali livelli di deficit non sarebbero sostenibili.

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