Lo fa in occasione dello Sciopero Generale indetto dalla CGIL e dalla UIL confederali. Ancora una volta il Parlamento italiano approverà una Legge di Bilancio insufficiente, che non risponde alle esigenze reali del Paese ma, anzi, ne aumenta ancora di più le diseguaglianze. Lo stato di salute dei luoghi della Conoscenza è pessimo, oggi più che mai. Mentre siamo ancora in attesa di risposte da parte del Ministero sul rinnovo del Contratto per lavoratrici e lavoratori di Università e Ricerca, assistiamo a un dimensionamento sempre maggiore dei contingenti di personale in tutti i settori, che troppo spesso avviene attraverso a una precarizzazione degli stessi contingenti al fine di riempire i vuoti lasciati dai ministeri competenti.Alla ribalta della cronaca nazionale, poi, con inquietante frequenza troviamo gravi episodi legati al declino dell’edilizia di scuole e università che, pur non avendo (fortunatamente) causato vittime recenti, resta un elemento centrale e sul quale bisogna intervenire con investimenti strutturali.Tutto questo avviene in un contesto in cui c’è un netto cambio di marcia sull’autonomia differenziata da parte del Governo, che metterà ancora di più in pericolo l’unità del Paese attaccando alcuni tra i principi costituzionali a fondamento della nostra Repubblica.Le domande che abbiamo posto in tutti questi anni alle varie forze politiche continuano a rimanere inevase. Registriamo la scelta di ignorare le istanze delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche di tante e tanti ragazzi, di tante famiglie che chiedono siano posti i loro interessi al centro dell’agenda politica del Paese e che chiedono che diritto allo studio, alla sanità, all’assistenza e alla vita dignitosa siano uguali per tutte e tutti.Con queste motivazioni il 16 dicembre saremo nelle piazze, animandole anche con le nostre istanze e ribadendo con tutta la forza possibile che è necessario invertire la rotta subito.
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La FLC CGIL di Roma e del Lazio sarà in piazza venerdì 16 dicembre p.v.
Posted by fidest press agency su martedì, 13 dicembre 2022
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Sciopero generale 2 dicembre, i ferrovieri USB si fermano dalle 21 del 1° dicembre
Posted by fidest press agency su giovedì, 24 novembre 2022
I rapporti dell’OSCE e di altri enti internazionali hanno certificato quello che era già evidente: i salari italiani sono fermi da decenni e sono tra i più bassi in Europa perché̀ legati all’indice “IPCA depurato dalla componente energia importata”. Anche i ferrovieri non sono esenti da questo impoverimento. Il CCNL AF è stato rinnovato nel marzo 2022 con un aumento salariale pari a 105 euro lordi (pari al 2%) a fronte di utili del Gruppo FSI pari a milioni di euro. I ferrovieri inglesi sono in lotta da mesi, con scioperi anche di 3 giorni, per la richiesta di aumenti salariali del 7%. I ferrovieri francesi presto si uniranno agli scioperi dei lavoratori delle raffinerie per le stesse motivazioni, dopo aver bloccato la privatizzazione delle ferrovie qualche anno fa grazie a scioperi durati diverse settimane. È arrivato il momento di dire basta a questi “aumenti salariali” da fame e basta all’atteggiamento di Cgil Cisl Uil Ugl Fast e OrSA che continuano nella loro opera di far credere ai giovani ferrovieri di far parte di una categoria di privilegiati! I Ferrovieri sciopereranno e manifesteranno per: · La reintroduzione della scala mobile che lega i salari all’andamento dei prezzi. Aumenti salariali che superino l’inflazione reale che oggi corre oltre il 10% Diminuzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Porre fine alla repressione perpetrata sui lavoratori da parte dei quadri aziendali. Gli impianti fissi sciopereranno l’intera giornata del 2 dicembre. Circolazione treni: sciopero dalle ore 21:00 del 1° dicembre alle ore 21:00 del 2 dicembre.
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Basta pagliacciate contro i tassisti, venga subito stralciato l’art. 10
Posted by fidest press agency su mercoledì, 13 luglio 2022
“Basta pagliacciate contro i tassisti, l’Italia non prenda ordini dalle multinazionali straniere e Draghi non si faccia condizionare da Über come Macron. L’Unione europea non contempla di agire sul trasporto pubblico non di linea, che segue tariffe stabilite da organi pubblici e quindi non si capisce cosa c’entri con la concorrenza. E comunque qui si sta cercando di togliere lavoro e conseguenti guadagni a chi sgobba volante in pugno giorno e notte, svolgendo anche un servizio rischioso. Non è giusto togliere loro un pezzo di mercato per consegnarlo ai centralisti esterni di una piattaforma digitale che intasca soldi sfruttando il lavoro degli altri. Se questo servizio è già contemplato dai tassisti ed è efficiente e quindi gli utenti sono ben serviti, per quale motivo si deve sottrarre a chi sgobba e trasferire gli importi relativi sul conto di Über? Basta pagliacciate contro i tassisti, venga subito stralciato l’art. 10 dal DDL Concorrenza”. È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.
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Ma che vogliono i taxisti?
Posted by fidest press agency su mercoledì, 13 luglio 2022
Sciopero nazionale, scioperi locali, nei giorni scorsi, oggi e domani: è il dialogo dei taxisti con le autorità per le loro rivendicazioni. Vittime, come sempre, gli utenti, che non c’entrano nulla. Risultato: questi utenti avranno sempre meno fiducia nei taxisti e, mentre questi ultimi continueranno con le loro tariffe spesso esose, gli utenti saranno contenti di non usarli, sostituendoli col mezzo pubblico o con la concorrenza (Uber e dintorni).Le pretese dei taxisti sono molto politiche e poco economiche: chiedono di essere presi in considerazione per la normativa che dovrebbe fare riferimento al nuovo disegno di legge Concorrenza che, nella sua vaghezza, lascerebbe troppo margine al Governo (condizionato a loro avviso dalle multinazionali) per decidere come regolare la materia. Si chiede lo stralcio dell’articolo 10 del disegno di legge, quindi… di non affrontare il problema, rinviarlo, metterlo nel dimenticatoio e lasciare tutto come prima.Una situazione in cui è piombata anche l’inchiesta avviata dal The Guardian (1) sulle discutibili lobby che Uber avrebbe fatto negli anni passati a governanti nazionali ed europei. Quindi, al momento, anche le cosiddette alternative economiche ai taxisti sono messe in discussione.Intanto i taxi continueranno a costare molto, ad essere pochi e a compromettere coi loro disservizi questo tipo di trasporto pubblico. Bel risultato. Certamente saremmo consideranti antisindacali se ricordassimo per esempio, che le proprie rivendicazioni si possono fare anche senza penalizzare l’utenza. E considerati anche affamatori di lavoratori: ché non è un caso se si creano spazi giganteschi per servizi come quello di Uber visto che le tariffe mediamente applicate sono esose come è irrazionale l’organizzazione dei taxisti. Forse se questi ultimi prendessero in considerazione gli aspetti positivi delle cosiddette nuove economie, farebbero bene a utenti e a loro stessi.Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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Sciopero del volontariato se non si cancella l’Iva al terzo settore
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 dicembre 2021
Pronta per la prima volta in Italia a scioperare la categoria del volontariato, se non sarà ritirata la disposizione che prevede l’obbligo del regime IVA per tutte le associazioni. Ad annunciarlo è Senior Italia FederAnziani. “Il governo provi a pensare cosa accadrebbe se il terzo settore si fermasse all’improvviso, se fosse necessario organizzarsi per sostituire i milioni di volontari italiani che ogni giorno sopperiscono alle carenze dello Stato, svolgendo la loro attività volontaria (non remunerata) con tutto l’amore possibile, non solo verso i cittadini che sono in difficoltà, ma anche verso quello Stato che non ce la farebbe senza il loro prezioso aiuto. E ora il governo a quei volontari, motore insostituibile di solidarietà e sussidiarietà, vuol far pagare l’imposta sul valore aggiunto. Come dire che chi fa gratuitamente del bene agli altri deve pagare l’IVA. Parliamo di quel terzo settore che nel periodo della pandemia si è rivelato insostituibile nel supportare i cittadini con maggiori difficoltà, dei volontari che nei mesi del lockdown hanno portato la spesa a casa degli anziani, hanno aiutato le famiglie con bambini nelle quali i genitori avevano perso il lavoro organizzando le raccolte solidali, sono quelli che hanno risposto alle migliaia di telefonate di persone sole che avevano bisogno di supporto psicologico, che hanno sostenuto i disabili, i non autosufficienti e che adesso vengono ripagati con una norma incomprensibile oltre che inaccettabile, che li colpisce pesantemente nelle loro attività, anche se non sono di natura commerciale”, dichiara Roberto Messina, Presidente Nazionale di Senior Italia FederAnziani.“Per questo il mondo del volontariato è pronto persino a scioperare. Perché non si riesce a comprendere per quale ragione chi lavora gratis debba pagare l’IVA. Forse al governo non è chiaro quale sia il vero ‘valore aggiunto’ del sociale, e ora si vanno a penalizzare le tante piccole associazioni che ogni giorno si rimboccano le maniche per portare il loro aiuto concreto sul territorio laddove le stesse istituzioni non arrivano. Chiediamo perciò che questa assurda disposizione sia cancellata dal decreto fiscale, come segnale di rispetto e di attenzione verso il grande lavoro che questi milioni di cittadini italiani svolgono ogni giorno gratuitamente.”
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USB: lunedì 11 ottobre lo sciopero generale nazionale dei sindacati di base
Posted by fidest press agency su domenica, 10 ottobre 2021
Nonostante la cappa di silenzio spessa e pressoché impenetrabile, cosa assai strana in tempi di premi Nobel ai giornalisti, lo sciopero generale nazionale di 24 ore promosso da tutte le organizzazioni sindacali conflittuali, alternative e di base per lunedì 11 ottobre, si preannuncia partecipatissimo in tutto il Paese, a maggior ragione dopo le violenze dello squadrismo fascista di sabato a Roma. Manifestazioni si terranno in più di 40 città con una presenza davvero “confederale”, alimentata da lavoratrici e lavoratori di ogni categoria del settore pubblico e di quello privato. A Roma una molteplicità di appuntamenti alle 10 del mattino porterà la protesta delle aziende in crisi al Mise, sotto le finestre di Giorgetti; quella di professori, studenti e personale ATA sarà in viale Trastevere assieme ai ricercatori, precari e non; mentre Brunetta avrà nelle orecchie i sonori fischi dei lavoratori pubblici radunati a Palazzo Vidoni. L’appuntamento conclusivo è per le 12,30 a piazza Santi Apostoli, dove terminerà il corteo da piazza della Repubblica. Certamente presenti nelle varie piazze anche quanti respingono e contestano l’obbligo del green pass. Il Governo Draghi, i suoi ministri e le politiche antipopolari che stanno assumendo, saranno quindi al centro di questo sciopero, che segna un fatto nuovo e rilevante: mentre i sindacati complici Cgil Cisl e Uil il si avviano a sottoscrivere un nuovo Patto con il governo e i padroni per assicurare la pace sociale, si intravvede all’orizzonte una nuova unità di intenti e di lotta delle forze sindacali di base, ormai presenti e radicate ovunque, che non hanno rinnegato e abbandonato lo strumento del conflitto.
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Scuola: Anief conferma lo sciopero del personale nel primo giorno delle lezioni in ogni regione
Posted by fidest press agency su giovedì, 26 agosto 2021
La protesta per chiedere al Governo soluzioni concrete per riaprire in sicurezza. Pacifico: mancano gli spazi minimi nelle aule per realizzare il distanziamento. Avremo il record di supplenti. L’obbligo del green pass è inutile e discriminatorio e non eviterà la DAD. Dopo un anno e mezzo di Dad, sembrerebbe sacrilego invitare il personale ad astenersi dal lavoro ma per il giovane sindacato, tra i rappresentativi del comparto, non ci sono le condizioni per riaprire in sicurezza. Per questo Anief non ha sottoscritto il nuovo protocollo sulla sicurezza. Continua Pacifico: Da un anno aspettiamo regole nuove sul dimensionamento scolastico, mentre nel 2008 in due mesi furono rubati all’istruzione 10 miliardi. Ora con la variante Delta è stato accertato che il contagio si diffonde anche tra chi ha avuto il vaccino. Continuare a ripetere che l’obbligo vaccinale risolve il problema della DAD e anche quello del distanziamento interpersonale laddove non ci siano le condizioni equivale a mettere a rischio la salute di tutti i lavoratori e le lavoratrici delle istituzioni scolastiche, e dei nostri studenti e studentesse. Per questo si sciopera già il primo giorno della campanella. Chi governa deve ascoltare la voce che proviene dal mondo della scuola. Abbiamo bisogno di classi con non più di 15 alunni ogni 35 metri quadri e non di sanzioni e multe per chi non possiede un green pass per libera scelta o perché non può fisicamente permetterselo. Abbiamo bisogno di organici seri che possano rispondere a questa sfida senza più supplenti chiamati ogni anno. Avremo infatti 180 mila precari nonostante le nuove 50 mila immissioni in ruolo e le 110 mila autorizzate e poco più della metà del cosiddetto organico Covid (peraltro per i docenti da impiegare soltanto per i recuperi). Bisogna ripristinare il doppio canale di reclutamento per evitare l’avviso dei contratti a termine piuttosto che pensare di chiamare gli ennesimi supplenti al posto del personale senza green pass che pure ha lavorato in Dad e in presenza durante la crisi. La scuola merita delle risposte e urgenti. Ancora a giugno con le altre sigle sindacali abbiamo manifestato a piazza Montecitorio per chiedere cambiamenti dopo che il Governo era intervenuto nella scuola unilateralmente sul tema del precariato con l’approvazione del decreto legge sostegno bis. E non siamo stati ascoltati. Ad agosto, il Governo approva alla vigilia della chiusura del Parlamento un altro decreto legge senza consultare le parti sociali che introduce l’obbligo del possesso e dell’esibizione del green pass tra il personale scolastico e universitario e per gli studenti universitari. Abbiamo raccolto in due settimane quasi 150 mila firme per chiederne l’abolizione. A metà settembre in pochi giorni si svolgerà un dibattito parlamentare che avrebbe preteso più rispetto per convertire in legge il provvedimento. Non ci saremo il primo giorno della campanella perché vogliamo esserci a scuola in sicurezza e in presenza tutto l’anno. Chiediamo ascolto. Dialogare significa discutere in due mentre ormai il ruolo del sindacato durante questa crisi si è ridotto a ratificare scelte irragionevoli, senza un preventivo confronto. Siamo pronti a riprendere il dialogo sul tema della sicurezza in classe con dati alla mano e non con slogan.
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Scuola: Sciopero personale docente
Posted by fidest press agency su venerdì, 13 agosto 2021
Il sindacato Anief proclama uno sciopero il primo giorno di lezione in ogni regione. Marcello Pacifico (Anief): “La scuola sta per ripartire non in sicurezza. Chiediamo di sdoppiare le classi perché non è possibile mantenere il distanziamento sociale necessario per le norme anti Covid. Vogliamo l’abolizione dell’obbligo del Green pass e soprattutto dare un segnale: la scuola c’è, è viva e vuole essere partecipe della crescita del Paese. Inoltre è pronta ad astenersi dal lavoro per ottenere quelle riforme che servono per cambiare e migliorare il nostro Paese” Marcello Pacifico, presidente Anief, ai microfoni di Teleborsa comunica che il sindacato ha indetto e proclamato uno sciopero all’inizio dell’anno scolastico. Il leader dell’Anief ha affermato che “la scuola sta per ripartire non in sicurezza. Chiediamo di sdoppiare le classi perché non è possibile mantenere il distanziamento sociale necessario per le norme anti Covid. Al di là dell’emergenza sanitaria, le classi affollate vanno anche a ledere l’apprendimento degli studenti e non mettono gli insegnanti nelle condizioni di poter svolgere le proprie lezioni nel migliore dei modi. Siamo, quindi, convinti che questo sciopero debba coinvolgere tutto il personale per mandare al Governo un messaggio chiaro: sono passati due anni dalla prima richiesta di soldi per sdoppiare le classi, non c’è più tempo”.A proposito di “classi pollaio”, il sindacalista autonomo ha sottolineato come, in piena emergenza, sia necessario “fare lezioni in presenza in sicurezza e per fare ciò bisogna sdoppiare le classi e raddoppiare gli organici. Ricordiamo che nel 2008 furono tolti 10 miliardi alla scuola con i piani di ridimensionamento. Noi l’anno scorso abbiamo fatto un piano sulla sicurezza proprio perché c’era l’impegno a rivedere quei criteri ma, dopo un anno, non solo non è cambiato niente ma tale impegno è stato cancellato. È vero che nel Pnrr di parla di dimensionamento ma non ci sono i soldi stanziati. Fino a quando non avremo risposte concrete siamo convinti che bisogna scioperare. Inoltre il decreto Sostegni bis non ha risolto il problema del precariato. L’anno scolastico inizierà ancora una volta con il record di precari. Noi abbiamo bisogno di soluzioni immediate che avevamo individuato nel doppio canale di reclutamento. In tale scenario lo sciopero, dunque, mira anche a convincere il Governo a trovare una soluzione stabile al problema del precariato”.Ma le ragioni che hanno portato il sindacato a indire e proclamare uno sciopero sono anche altre: infatti, “siamo riusciti a ottenere la riduzione da 5 a 3 anni della permanenza e del divieto di spostamento nelle domande di mobilità ma non basta, perché le assegnazioni provvisorie annuali hanno lo stesso vincolo di tre anni. Un norma che in epoca di Covid risulta ancora più discriminatoria, perché allontana le famiglie in un momento di difficoltà di spostamenti tra Regioni”.Parlando in ultimo di obbligo della vaccinazione, Pacifico ha affermato che lo sciopero “vuole abolire l’obbligo del Green pass ma vuole soprattutto dare un segnale: la scuola c’è, la scuola è viva e vuole essere partecipe della crescita del Paese. Ma è necessario investire nella scuola. Gli insegnanti hanno bisogno del rinnovo del contratto. Il Governo si è impegnato a dare delle risorse in più, ma queste risorse ancora non le vediamo. Per tutte queste ragioni a settembre proclamiamo uno sciopero in ogni Regione in coincidenza con il primo giorno di ripresa delle lezioni. La scuola è pronta ad astenersi dal lavoro per ottenere quelle riforme che servono per cambiare e migliorare il nostro Paese”, conclude il presidente Anief.
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Sciopero alla Ricicla Trentino
Posted by fidest press agency su giovedì, 1 luglio 2021
USB ha proclamato un’ulteriore iniziativa di sciopero per tutti i lavoratori della Ricicla Trentino di Lavis, che si terrà mercoledì 21 luglio con un’astensione dal lavoro per l’intera giornata. I lavoratori assieme a USB saranno in presidio all’assessorato al Lavoro di Trento per chiedere che la Provincia, sinora impassibile davanti alla situazione di questi lavoratori (l’assessore dopo oltre un mese non ha neppure dato riscontro né alla richiesta di incontro né al sollecito inviati da USB), si mobiliti per dare finalmente dignità ai lavoratori che quotidianamente contribuiscono a rendere il Trentino una delle regioni italiane con i più alti livelli di riciclo dei rifiuti.La posizione tenuta sino ad oggi dalla Provincia rende questi lavoratori non solo precari per Ricicla, ma anche invisibili per l’ente pubblico. Ora la Provincia non può più far finta che nulla stia accadendo, in particolare in un’azienda che effettua un servizio pubblico e da decenni sfrutta questi lavoratori senza dare loro una stabilità lavorativa ed economica, come raccontato dall’ultimo numero dell’Espresso, che ha dedicato la copertina alla vicenda.L’iniziativa, come le precedenti, è proclamata per rivendicare la stabilizzazione di tutti i lavoratori, oggi assunti tramite un’agenzia di somministrazione, e chiedere l’immediata riassunzione dei lavoratori esclusi dal ciclo produttivo senza una reale esigenza.USB ha anche richiesto un’audizione alla Seconda Commissione permanente del Consiglio Provinciale, per esporre anche in quella sede la deleteria situazione vissuta dai lavoratori e chiedere una presa di posizione da parte del Consiglio provinciale sulla vertenza Ricicla Trentino, al fine di portare alla stabilizzazione tali lavoratori.
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Scuola, il 6 maggio sciopero e presidi USB
Posted by fidest press agency su giovedì, 29 aprile 2021
Il 6 maggio USB Scuola sciopera. Tra le motivazioni, l’assenza nel piano del Governo degli investimenti necessari alle assunzioni e alla stabilizzazione del personale precario, sia docente che ATA. Il piano del Governo prevede infatti meno di un miliardo per le assunzioni, mentre ne occorrono almeno 7 considerando le reali necessità delle scuole. Per l’anno scolastico 2021/22 si stimano ancora più di 200.000 docenti che verranno assunti a tempo determinato e una carenza di almeno 30.000 unità ATA tra collaboratori scolastici, assistenti amministrativi e assistenti tecnici. La prevista conferma del cosiddetto “organico Covid” non è che una pezza che andrà a creare nuove fasce di precariato invece di fornire alle scuole un organico adeguato per affrontare i prossimi anni in reale sicurezza. USB Scuola sarà in presidio a Roma, al MIUR dalle 10. Presidi si terranno anche a Milano e Torino.
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Scuola: Nuovo accordo sulle modalità di sciopero
Posted by fidest press agency su lunedì, 18 gennaio 2021
L’Accordo – che sostituisce il precedente, che era stato allegato al Contratto collettivo nazionale di lavoro del Comparto Scuola 1998-2001 e pubblicato in G.U., serie generale, n. 109 del 9 giugno 1999 – contiene diverse novità. Gli elementi innovativi introdotti dal nuovo Accordo, scrive Orizzonte Scuola, sono contenuti negli articoli 3 e 10 e riguardano i seguenti punti: la stipula di nuovo protocollo di intesa da definirsi entro 30 giorni dalla data di pubblicazione dell’Accordo in G.U. (12 gennaio); i tempi e le modalità dell’invito ai lavoratori alla comunicazione delle dichiarazioni di adesione allo sciopero nonché della raccolta delle dichiarazioni medesime; la comunicazione alle famiglie; gli adempimenti successivi allo sciopero che prevedono, tra l’altro, oltre la comunicazione a SIDI dei dati di adesione e il controllo dei limiti individuali stabiliti (in modo analogo al precedente Accordo), l’assicurazione della “erogazione nell’anno scolastico di un monte ore non inferiore al 90% dell’orario complessivo di ciascuna classe”. Va anche vanno segnalata la riduzione da 15 a 10 giorni del preavviso per la proclamazione degli scioperi nel comparto, come l’aumento da 7 a 12 giorni dell’intervallo tra due azioni di sciopero.
Marcello Pacifico (Anief): “Siamo parzialmente soddisfatti delle nuove norme entrate in vigore. La nostra azione ha infatti contribuito non poco nel riuscire a difendere determinati pilastri costituzionali, che non debbono mai portare a far prevalere il diritto allo sciopero su quello allo studio e al lavoro. E viceversa. Si tratta di prerogative che devono convivere, senza prevaricarsi. Pensiamo di esserci riusciti, come più non si poteva fare. Nella fattispecie siamo convinti di avere fatto bene a escludere gli insegnanti dal contingente minimo che ogni scuola dovrà garantire in ogni tornata di sciopero: la mission del corpo docente della scuola, infatti, non può essere circoscritta alla mera sorveglianza, così come l’istituzione scolastica non va considerata un ‘parcheggio’ di alunni”.
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“Solidarietà allo sciopero della fame di Rita Bernardini su carceri e Covid19”
Posted by fidest press agency su giovedì, 17 dicembre 2020
La parte più ingenua di me pensava questa pandemia avrebbe aiutato a umanizzare una buona parte di umanità e a sensibilizzare la società per interessarsi di più alle “Patrie Galere”, invece, come al solito, mi sbagliavo: quasi a nessuno importa di quello che sta accadendo nell’inferno delle nostre carceri. Prigionieri e guardie carcerarie contagiati da coronavirus, alcuni morti, altri moribondi, ma ancora nessun intervento politico e sociale per svuotare le celle. Giusto qualche palliativo per chi è stato condannato per reati meno gravi e nulla per chi ha già scontato decenni di carcere, soprattutto se è stato condannato per gravi reati. Non si capisce perché chi ha passato buona parte della sua vita in carcere sia ancora pericoloso, più di quello che è appena entrato per scontare una breve pena. Davanti ai diritti e alla salute non dovrebbe contare il reato commesso, ma piuttosto gli anni di pena scontati, lo stato di salute e il cambiamento di ciascun detenuto. Anche l’articolo tre della Costituzione italiana stabilisce: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge” e allora perché i detenuti condannati per mafia, anche se vecchi e moribondi, devono morire in carcere? Probabilmente perché alcuni politici hanno paura di certe trasmissioni televisive o di perdere consensi elettorali. Alcuni dicono che possono essere curati in carcere, facendo finta di non sapere che in cattività gli anticorpi si abbassano e che spesso la miglior medicina è la vicinanza dei propri affetti. Scusate l’esempio infantile, ma un mal di denti di una persona chiusa fra sbarre e cemento è più doloroso di quello di una persona libera, anche se si prende i medesimi antidolorifici, così come, a maggior ragione, una persona malata di cancro non potrà mai essere curata e assistita come all’esterno. Per questo penso che quando è lo Stato a fare del male, sembra che il male non sia mai abbastanza! Credo che spesso i detenuti siano nello stesso tempo vittime e carnefici, anche nei confronti di sé stessi. Lo Stato invece è solo carnefice quando permette alla “giustizia” di tramutarsi in vendetta. By Carmelo Musumeci
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Scuola: Diritto allo sciopero: firmato il nuovo accordo tra ARAN e sindacati
Posted by fidest press agency su sabato, 5 dicembre 2020
La trattativa, durata un anno, ha vissuto diversi momenti di tensione ed è andata in stallo più volte a causa della volontà della Commissione di garanzia, cui ANIEF ha opposto il proprio netto rifiuto, di inserire anche i docenti nel cosiddetto “contingente minimo” da garantire in caso di sciopero. Una decisione del tutto in contrasto, per ANIEF, con lo status del docente che non può essere limitato a compiti di mera sorveglianza, così come la scuola non può certo ridursi a qualcosa di più simile a un baby parking che a uno dei pilastri della nostra Costituzione.Alla fine, anche sulla scorta della totale assenza di dati su presunti danni al diritto all’istruzione degli studenti che suffragassero la proposta della Commissione, il punto su cui la trattativa si era arenata è stato espunto, consentendo al tavolo di poter tornare a confrontarsi sul resto delle proposte. Sul tema dei dati, inoltre, è stata introdotta una clausola sperimentale proprio per consentirne l’analisi sulla base degli esiti del nuovo sistema di monitoraggio sugli scioperi avviato quest’anno dal Ministero dell’istruzione. Sarà, dunque, un’apposita commissione, composta dall’ARAN e dalle organizzazioni sindacali rappresentative, a verificare che sia assicurato il contemperamento dei diritti di sciopero e di istruzione, entrambi costituzionalmente garantiti.Tra le novità del nuovo accordo ve ne sono alcune che, nonostante le reiterate richieste dell’ANIEF, alla fine hanno trovato spazio nel testo finale. Su tutte, la scelta di non coinvolgere la RSU nella definizione del protocollo di intesa che ogni scuola dovrà definire e che, alla fine, sarà concordato esclusivamente da dirigente scolastico e sindacati rappresentativi nel comparto. Una scelta che, per ANIEF, apre un contrasto con il CCNL attualmente vigente (la definizione del contingente minimo fino ad oggi è stata materia di contrattazione, ai sensi dell’art. 22, c. 4, lettera c5) e, soprattutto, priva il protocollo del prezioso contributo dei rappresentanti dei lavoratori eletti.Altro punto critico, per ANIEF, riguarda la scelta di introdurre tre periodi di franchigia durante i quali non sarà possibile indire scioperi: dal 1 al 5 settembre e i primi tre giorni dopo la pausa natalizia e quella pasquale. ANIEF aveva chiesto l’eliminazione delle ultime due, ottenendo comunque alla fine la riduzione dai cinque inizialmente previsti a tre dei giorni di stop agli scioperi.Infine, ANIEF reputa fuorviante e controproducente la decisione di indicare all’interno della comunicazione scuola-famiglia sullo sciopero anche i dati sulla rappresentatività nazionale delle sigle proclamanti nonché le percentuali di adesione agli scioperi in precedenza indetti dalle stesse e quella dei voti ottenuti alle ultime elezioni RSU, poiché si tratta di elementi privi di rilevanza ai fini dell’adesione dei lavoratori allo sciopero.Tra le altre novità di rilievo, vanno segnalate la riduzione da 15 a 10 giorni del preavviso per la proclamazione degli scioperi nel comparto e l’aumento da 7 a 12 giorni dell’intervallo tra due azioni di sciopero.
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Il 25 novembre sciopero della scuola
Posted by fidest press agency su lunedì, 23 novembre 2020
La scuola torna a mobilitarsi. Dopo la due giorni di sciopero di fine settembre, le condizioni generali in cui versa il nostro Paese non ci consentono di rimanere inerti. La nostra organizzazione sindacale ha tentato di tenere il timone ben saldo quando, la scorsa primavera, imperversava lo slogan dell’”andrà tutto bene”. Era necessario lottare allora, lo è ancora di più oggi, perché gli effetti delle scelte dell’esecutivo, sempre subordinate agli interessi privati di Confindustria, sono sotto gli occhi di tutti. Lo sciopero del 25 novembre si propone di unire e rappresentare interessi collettivi, perché occorre uscire dalla crisi più forti di prima, con l’obiettivo di costruire un altro modello di Stato, che non sia più il comitato d’affari dell’imprenditoria italiana. Scuola, sanità, trasporti e servizi educativi rivolti alla fascia 0-6 si mobilitano perché quel che avrebbe dovuto insegnare la prima ondata della pandemia non ha portato a decisioni condivisibili. Le scuole continuano a essere luoghi insicuri e, pertanto, a poco più di un mese dalla loro riapertura, l’esecutivo ha di nuovo costretto studenti e docenti alla DaD. I trasporti risultano ancora carenti e insufficienti a garantire i bisogni di cittadini e lavoratori. La sanità è di nuovo al collasso. USB P.I. Scuola sciopera insieme agli altri settori perché intendiamo ribadire le nostre rivendicazioni: degli screening di massa ripetuti nel tempo che mettano al sicuro lavoratori, studenti e famiglie; la stabilizzazione dell’organico dei docenti e del personale ATA, con la trasformazione dei posti esistenti di fatto in posti di diritto; interventi massicci sull’edilizia scolastica, al fine di permettere all’intera comunità di vivere e lavorare in spazi adeguati all’attività didattica; L’annullamento dei concorsi per il personale docente e l’immediata assunzione, tramite una procedura per titoli e servizi, di tutti i precari che abbiano maturato almeno tre anni di servizio (180×3)
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Il 25 novembre la Sanità sciopera
Posted by fidest press agency su venerdì, 20 novembre 2020
Ogni giorno che passa si dimostrano sempre più fondate le motivazioni dello sciopero della Sanità Pubblica, delle ASP e delle IPAB indetto da USB per mercoledì 25 novembre. E ogni giorno che passa conferma l’esigenza e l’urgenza di rappresentare la rabbia e l’amarezza degli operatori sanitari, sacrificati una volta di più sull’altare della lotta alla pandemia. È la cronaca a ribadire quotidianamente, in modo impietoso, la carenza di personale, la sofferenza degli ospedali non solo in termini di posti letto, l’inconsistenza della medicina territoriale. Tutto questo perché nei mesi in cui il virus è sembrato in ritirata non sono state fatte poche e semplici cose che avrebbero evitato al Servizio Sanitario Nazionale di precipitare nella drammatica condizione attuale. Sarebbero state sufficienti assunzioni stabili e massicce di personale, il potenziamento della medicina territoriale e delle attività di prevenzione e tracciamento, il recupero di posti letto. C’è stata, evidente, la mancanza di volontà politica di imprimere un cambio di passo, confermata dalla bozza della Legge di Bilancio 2021: aumenta il finanziamento del SSN destinato all’esecuzione dei tamponi da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, si fanno contratti con i medici specializzandi e assunzioni di personale sanitario, ma tutto rigorosamente all’insegna della precarietà.Viene cioè colpevolmente e scientificamente prorogato il reclutamento di medici, infermieri e OSS con contratti di lavoro autonomo di durata non superiore ai sei mesi, una volta verificata l’impossibilità di attingere alle graduatorie concorsuali, ben sapendo che le graduatorie attive sono merce rara. Si vincola inoltre l’accesso al finanziamento integrativo del SSN alla sottoscrizione di accordi bilaterali fra regioni, orientati a eliminare la mobilità sanitaria. In pratica si impedisce a chi ne ha bisogno di curarsi nella maniera più appropriata. Dulcis in fundo, solamente briciole o addirittura nulla per il personale. Per gli infermieri è prevista una indennità complessiva lorda di 335 milioni di euro da destinarsi alla contrattazione collettiva. Considerando che gli infermieri e gli infermieri pediatrici della sanità pubblica sono circa 270.000, il riconoscimento sbandierato come una grande vittoria da parte dei sindacati corporativi infermieristici, ammonterà a circa 2 euro netti al giorno. L’ennesima beffa, un contentino a fronte di condizioni di lavoro inaccettabili.Va anche peggio per il resto del personale che, pur partecipando attivamente al contrasto della pandemia, in particolare OSS e Tecnici delle professioni sanitarie, non ha guadagnato sul campo nemmeno l’onore di una citazione. Il 25 novembre con il personale della Sanità sciopererà anche quello della Scuola, dei Servizi educativi e del Trasporto pubblico locale. Sono settori essenziali del servizio pubblico che, pur interagendo quotidianamente, non sono stati oggetto di una pianificazione integrata né sono stati messi in sicurezza, diventando ambiti di trasmissione del virus ed evidenziando nel corso della pandemia tutti i limiti della gestione affidata, in parte, ai privati e orientata al risparmio.Con lo sciopero del 25 novembre USB rivendica investimenti, assunzioni stabili, sicurezza e un nuovo ruolo dello Stato nella gestione dei Servizi Pubblici Essenziali.
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Scuola: Diritto allo sciopero
Posted by fidest press agency su mercoledì, 18 novembre 2020
Passa la linea dell’ANIEF al tavolo delle trattative sull’accordo per regolamentare il diritto allo sciopero tra Aran e sindacati rappresentativi nel comparto Istruzione e ricerca. In questi mesi ANIEF aveva protestato con veemenza contro l’intenzione di rendere obbligatoria anche per i docenti la presenza nel contingente minimo obbligato a prestare servizio in occasione degli scioperi.Sul punto il sindacato aveva evidenziato come una simile scelta portasse, in realtà, a un’inaccettabile variazione dello status di docente, ridotto in occasione degli scioperi a mero controllore degli studenti e costretto a una presenza a scuola slegata da qualsiasi esigenza didattica ed educativa. Ricordiamo, infatti, che in occasione di uno sciopero non è possibile sostituire un docente che aderisce all’astensione se non per sole esigenze di sorveglianza, per non incorrere in attività antisindacale.“Abbiamo ribadito con forza – spiega Marco Giordano – che le presunta compromissione del diritto allo studio a causa degli scioperi, che veniva avanzata come motivazione dell’estensione ai docenti della precettazione, non trovasse in realtà riscontro nei dati che, non a caso, a fronte delle nostre reiterate richieste non sono mai stati forniti. Evidentemente avevamo ragione nel dire che, ad oggi, il diritto di sciopero dei lavoratori della scuola non ha mai prevaricato quello degli studenti all’istruzione”.Il nuovo testo prevede l’istituzione di una Commissione composta dall’Aran e dai sindacati rappresentativi che potrà valutare i dati che emergeranno dal monitoraggio sugli scioperi avviato quest’anno dal Ministero dell’istruzione. La nuova bozza di accordo presenta, tuttavia, ancora alcune criticità e diversi nodi che per ANIEF vanno al più presto sciolti. Tra questi, la previsione di un protocollo d’intesa sui contingenti minimi che oggi contempla il coinvolgimento di dirigenti scolastici e sindacati rappresentativi di comparto ma non della RSU.Da rivedere, per ANIEF, anche la percentuale minima di didattica che dovrà essere assicurata a ogni classe, attualmente fissata al 95% dell’orario complessivo, una quota troppo alta che rischia di sovrapporsi ai massimali individuali previsti (40 ore equivalenti a 8 giorni per anno scolastico nelle scuole dell’infanzia e alla primaria, 60 ore pari a 12 giorni per anno scolastico nella scuola secondaria di primo e secondo grado).Altro punto su cui ANIEF chiede modifiche è quello delle cosiddette franchigie, ovvero dei periodi in cui non è possibile proclamare un’azione di sciopero. Su questo la bozza di accordo prevede che non sia possibile scioperare nei cinque giorni successivi al 1° settembre e nei primi cinque dopo la ripresa delle attività didattiche dopo la pausa natalizia o pasquale. ANIEF ricorda che lo sciopero ha la sua ragion d’essere nelle rivendicazioni dei lavoratori e che non prevede retribuzione per chi vi aderisce, elemento quest’ultimo che rende superflua qualsiasi norma che lasci intendere surrettiziamente che lo sciopero possa essere confuso con un prolungamento delle vacanze.
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Una presa di posizione concreta del sindacato infermieri: verso lo sciopero
Posted by fidest press agency su venerdì, 2 ottobre 2020
Il Presidente Nazionale del Sindacato Infermieri Italiani apre, ma con doverose riserve, al provvedimento che hanno adottato qualche giorno fa le Regioni per dare il via alle procedure previste nel Decreto Rilancio: «Primo passo importante per il processo di regolarizzazione dei precari, allargate le maglie temporali per la stabilizzazione a tutto il 2020 e la platea dei destinatari ora vede compreso tutto il personale, sia dirigente che non dirigente. Ciò nonostante non vediamo nessuna reale sanatoria per quei colleghi, e non sono pochi, che vantano periodi di servizio svolto anche prima del limite dei 5 anni indicati dalle regioni, dice De Palma. Bene l’estensione della validità dei concorsi indetti fino al 2019, ma è da contestare la strada scelta per stabilizzare il personale precario: pare si tratti di una riserva “facoltativa per le aziende sanitarie”, che “possono” riservare ai precari il 50% dei posti dei concorsi. Ma perché persone che hanno già lavorato almeno per 3 anni al servizio delle aziende sanitarie necessitano ancora di “essere messe alla prova? Ci voleva proprio un concorso? E poi non si comprende per quale ragione i posti riservati sono destinati solo al personale “in servizio alla data di pubblicazione della legge e che abbia maturato almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi 5 anni”. Ma se le cose stanno così che fine farà tutto il personale che dopo aver lavorato anche molto più di tre anni come precario ha cessato il lavoro poco prima della promulga della legge? E che fine faranno i periodi di servizio di quel personale che ha lavorato come precario per lungo tempo ma “prima dei 5 anni indicati dalle regioni? Non possiamo essere soddisfatti. Con questo documento, ancora non vediamo nessuna organica risoluzione definitiva per le problematiche che ci attanagliano da tempo immemore. Non si intravede nemmeno lontanamente quell’agognato riconoscimento di ruolo a livello contrattuale e quella dignità professionale che meritiamo e chiediamo da anni. Insomma, stiamo attraversando un momento delicatissimo in cui noi infermieri, siamo esposti inevitabilmente di nuovo al rischio di contagio. Si prenda la Campania: i nuovi casi di professionisti sanitari affetti da Covid e rimasti contagiati sul posto di lavoro, a Castellammare, dopo quelli di Napoli, devono far riflettere. E poi, vediamo sempre più spesso giovani senza esperienza o precari di lungo corso, stanchi e logorati, mandati in campo contro “il nemico” per poco più di mille euro al mese. Ma dove siamo finiti? E intanto il resto d’Europa pare almeno in parte avere compreso le esigenze e l’impegno degli infermieri, con la Germania che fa letteralmente “la spesa” in Italia mandandoci le sue agenzie con l’incarico di cercare, proprio in questi giorni, diverse decine di infermieri a cui offrire fino a 3500 euro al mese e addirittura la formazione linguistica retribuita.E allora perchè i nostri giovani a questo punto dovrebbero rimanere in Italia con la prospettiva di un futuro lavorativo così meschino, rischiando anche la propria vita per una paga misera? Per questo, mentre la Campania rischia di implodere e la Germania rappresenta l’isola felice, noi scendiamo in piazza il 15 ottobre e scioperiamo il 2 novembre prossimo, non c’è altra soluzione, per urlare la nostra rabbia e la nostra legittima frustrazione», conclude De Palma.
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Scuola: Insicuri a scuola. Sicuri nella lotta. Il 24 e 25 settembre sciopero!
Posted by fidest press agency su domenica, 13 settembre 2020
13000 positivi tra docenti e ATA, questi i dati che emergono dai test effettuati sul personale della scuola a quattro giorni dalla riapertura. Tutti lavoratori che non potranno essere sostituiti, perché le immissioni in ruolo flop del ministro Azzolina (solo 25.000 sulle 80.000 previste) e il mancato incremento del personale Ata lasceranno centinaia di scuole scoperte.24 e 25 settembre sciopero di due giorni, per dire no ad un concorso selettivo che non si potrà svolgere, sì all’immissione in ruolo immediata per chi ha 36 mesi di servizio, 50000 unità di personale ATA in più e full time per i 4000 ex LSU assunti part time. Insicuri a scuola, sicuri nella lotta. Il 24 e 25 settembre sciopero scuola per investimenti veri nella scuola pubblica statale.
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Il 25 settembre sciopero dei trasporti locali del Lazio
Posted by fidest press agency su sabato, 12 settembre 2020
USB ha proclamato proclamato lo sciopero dei trasporti locali a Roma e nel Lazio per venerdì 25 settembre, astensione che si aggiunge allo sciopero nazionale della scuola già proclamato da tempo per il 24 e 25 settembre. L’agitazione, formalmente di 24 ore, avrà inizio alle ore 10 per favorire la partecipazione alle proteste da parte di insegnanti e studenti (che il 25 saranno sotto il MIUR in viale Trastevere).USB Trasporti di Roma e Lazio aveva già fatto ricorso al TAR contro l’ordinanza regionale che ad aprile permetteva l’affluenza al 60%. Ed eravamo in una fase nella quale l’utilizzo dei mezzi pubblici era fortemente diradato. Ora che i mezzi sono destinati ad essere presi d’assalto, con la riapertura delle scuole, invece di procedere al potenziamento del servizio si utilizza il giochino di alzare la soglia all’80% (come recita il provvedimento ministeriale) per rendere legale quello che fino ad oggi legale non è. A rischio c’è non solo la salute degli autisti ma anche quella di migliaia di utenti, ai quali poi a scuola verranno prescritte norme diverse sul distanziamento in aula. Provvedimenti contraddittori che rendono senza senso le stesse precauzioni adottate e che sono destinati a favorire una diffusione molto forte dei contagi.
Scuola e trasporti sono oggi accomunati da una identica necessità: tornare ad essere considerati servizi primari per la popolazione sui quali investire, non risparmiare, perché indispensabili alla salvaguardia della salute dei cittadini.Tanto i trasporti quanto la scuola pubblica vengono invece da decenni di tagli che hanno influito sia sul personale che sulle infrastrutture ed i mezzi. Per affrontare questa crisi non c’è alternativa: bisogna assumere, migliorare ed aumentare le strutture e potenziare il servizio.Lo sciopero è la nostra arma migliore perché i fondi a disposizione vengano spesi lì dove servono.
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