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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 131

Posts Tagged ‘sciopero’

Scuola 9 aprile 2024, è sciopero: USB si unisce alla mobilitazione del mondo universitario

Posted by fidest press agency su lunedì, 1 aprile 2024

Stop genocidio! No alla cooperazione scientifica col Governo israeliano. La drammatica situazione nella striscia di Gaza ha raggiunto oramai un livello tale da richiedere una decisa e ferma presa di posizione, cui riteniamo non ci si possa sottrarre. La mobilitazione che sta attraversando molti Atenei italiani è finalizzata, oltre che alla richiesta di un generale cessate il fuoco per porre termine al genocidio in corso, anche alla richiesta di interruzione dei rapporti di collaborazione scientifica tra le Università e i centri di ricerca italiani e israeliani orientati allo sviluppo di progetti suscettibili di dar luogo a prodotti utilizzabili anche in campo militare. Tra questi, nello specifico, si annoverano quelli riconducibili al Bando MAECI (Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale). A fronte di una persistente violazione dei più elementari diritti umani, in spregio alle norme del diritto internazionale da parte delle autorità di Governo israeliane, USB Pubblico Impiego ha preso la decisione di proclamare una giornata di sciopero nazionale in data 9 aprile 2024. Lo sciopero partirà dalle ore 12:00 a fine turno per il personale tecnico amministrativo bibliotecario, CEL e del personale docente delle Università, mentre sarà per l’intera giornata per il personale delle Università di Roma. La mobilitazione è necessaria per chiedere il ritiro del bando e, più in generale, per una decisa presa di posizione in merito alla sospensione della cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra le università e i centri di ricerca italiani e israeliani in tutti i casi in cui si abbiano chiari intenti militari. Ciò anche in funzione di un attivo sostegno alla mobilitazione in corso da parte dei collettivi studenteschi e di tutto quel personale universitario, docente e non docente, promotore della “Lettera al MAECI per la sospensione dell’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica tra Italia e Israele per rischio di dual use e violazione del diritto internazionale e umanitario”.

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5 aprile, sciopero nazionale dei porti

Posted by fidest press agency su mercoledì, 27 marzo 2024

“Vogliamo aumenti salariali reali, democrazia sindacale, riconoscimento del lavoro usurante e stop alla riforma dei porti” dichiarano i rappresentanti dei delegati portuali svoltasi a Civitavecchia il 27 febbraio.Al centro del confronto la piattaforma USB sul rinnovo del CCNL, con la richiesta di aumenti salariali reali di almeno 300 euro in paga base (no welfare) e la convocazione di una propria delegazione al tavolo del contratto nazionale, così come previsto dal Testo Unico sulla Rappresentanza e dal conteggio dei dati associativi. I lavoratori portuali hanno diritto ad essere rappresentati dalle organizzazioni che scelgono. Inoltre, sulla scorta di quanto emerso proprio dal confronto con i lavoratori portuali, vi è la forte preoccupazione per una riforma portuale voluta dall’attuale Governo, che rischia di andare a demolire ulteriormente la Legge 84/94 introducendo la privatizzazione delle autorità portuali e la messa in discussione definitiva delle compagnie portuali e in generale degli Art 17. Si parla di introdurre nuovi elementi di flessibilità e precarietà, come già fatto nel porto di Gioia Tauro con il famigerato accordo sul lavoro intermittente. Nessuna apertura in questa riforma, invece, per quanto riguarda il riconoscimento del lavoro portuale come usurante. Sulla base di questa piattaforma USB Mare e Porti ha proclamato una prima giornata di 24 ore di sciopero per il giorno 5 aprile. Gli appuntamenti di mobilitazione, in ogni singolo porto, saranno comunicati in seguito. By Coordinamento Usb Mare e Porti

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Ministero della Giustizia: 18 gennaio sarà sciopero per gli addetti ai servizi di documentazione degli atti processuali

Posted by fidest press agency su domenica, 14 gennaio 2024

Alla base della protesta, proclamata dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti, l’assenza di sviluppi concreti nell’annosa vertenza che coinvolge i circa 1500 fonici, trascrittori e stenotipisti impiegati in condizioni di lavoro precarie e inadeguate alla delicatezza del servizio prestato con competenza e professionalità. Nulla è seguito alle dichiarazioni di intento del ministero annunciate in occasione dell’ultimo incontro del 21 dicembre convocato nell’ambito della procedura di raffreddamento attivata dopo la proclamazione dello stato di agitazione; il dicastero, pur avendo risposto positivamente alla richiesta sindacale di internalizzare tutte le lavoratrici e i lavoratori impiegati nell’appalto, allo stato non ha ancora dato avvio al processo di internalizzazione, né paventato una precisa e concreta prospettiva temporale per la stabilizzazione dell’occupazione. Insufficiente per i sindacati anche il riscontro alla richiesta di chiarimento relativamente ai tagli alle spese del Ministero della Giustizia, previsti nella Legge di Bilancio 2024, che, alla luce della prossima scadenza della gara di appalto, potrebbero incidere sui livelli occupazionali e salariali attuali. Sullo sfondo resta la grande confusione generata dalle modalità di attuazione della riforma Cartabia del processo penale telematico che si ripercuote sulle lavoratrici e sui lavoratori in appalto alle prese con l’utilizzo dei nuovi impianti senza aver ricevuto una formazione adeguata e certificata. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti in particolare rivendicano: l’avvio di una procedura di internalizzazione che preveda l’assunzione da parte del Ministero della Giustizia di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori impiegati nell’appalto; la garanzia che, nella fase di attuazione della Riforma Cartabia e di gestione del servizio in appalto, rimangano invariati i livelli occupazionali e salariali attuali; la richiesta di erogazione, da parte dello stesso Ministero, di un percorso di formazione che certifichi le professionalità. Su tutti questi temi le organizzazioni sindacali chiedono l’attivazione di un tavolo di contrattazione permanente. Ad oggi, nonostante il pronunciamento di una disponibilità da parte del Ministero della Giustizia, nulla è stato concretizzato.Nel pomeriggio del 9 gennaio, durante una riunione dell’Attivo Unitario delle strutture e delle Rappresentanze Sindacali Aziendali impegnate sull’appalto del Ministero della Giustizia, Filcams, Fisascat e Uiltrasporti faranno il punto insieme alle lavoratrici e ai lavoratori sullo sciopero e sulla mobilitazione del 18 gennaio e sulle future attività da mettere in campo per la positiva conclusione della vertenza.

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Sciopero: Rojc (Pd), precettazione non è dialogo

Posted by fidest press agency su venerdì, 17 novembre 2023

“Non si dialoga a colpi di precettazioni. Dal presidente Fedriga non poteva venire altro che la difesa del suo leader Salvini, anche se dalla massima carica della Regione ci aspettiamo che il dialogo lo favorisca, non che si metta a ripetere accuse contro il sindacato. Non c’è nessun compromesso, ma decisioni unilaterali”. Lo afferma la senatrice Tatjana Rojc (Pd), replicando al presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga il quale, in merito allo sciopero del 17 novembre, auspica che il dialogo “sia sempre davanti a tutto”. “Il più bravo a trasformare tutto in scontro politico – aggiunge Rojc – è sempre Salvini, pronto a cogliere ogni occasione per buttarla in rissa, pur di non parlare di lavoro, fisco, pensioni. La responsabilità del ruolo è anche riuscire a evitare questo atteggiamento prepotente”.

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Il governo Meloni taglia sulla scuola, USB: rispondiamo con lo sciopero del 17 novembre!

Posted by fidest press agency su venerdì, 10 novembre 2023

Roma. Appuntamento il 17 novembre alle ore 10.30 a Roma presso Palazzo Vidoni. Il governo Meloni ha imboccato una strada pericolosissima. Il piano di dimensionamento della rete scolastica, previsto dalla Legge di bilancio 2023, tramite Decreto Interministeriale (Ministero dell’Istruzione e del Merito e Ministero dell’Economia e Finanze) avrà come effetti più o meno immediati l’aumento del rapporto alunni/docenti, la riduzione delle scuole, il taglio del personale.Il governo del popolo realizza un piano che di popolare ha ben poco. Il decreto prevede, infatti, la riduzione graduale del numero delle istituzioni scolastiche per ognuno dei prossimi tre anni scolastici (2024/2025, 2025/2026, 2026/2027). Le Regioni sono particolarmente preoccupate per il numero minimo di 961 studenti richiesti per evitare accorpamenti. Numero che nel 2025 scenderà a 948 e nel 2026 a 938. Rileviamo come il piano del governo Meloni produrrà effetti devastanti su più livelli, dal numero di scuole presenti sul territorio nazionale alla qualità di insegnamento che le stesse potranno ancora offrire. Lo smembramento e l’accorpamento di plessi e sedi ha il solo scopo di realizzare un risparmio per le casse dello Stato a scapito della qualità del servizio offerto. Le conseguenze più gravi saranno pagate come al solito dai più deboli e dalle regioni del Meridione.Il 17 novembre scioperiamo insieme a tutto il pubblico impiego per opporci al piano di dimensionamento del governo e per gridare a gran voce che la scuola pubblica statale necessita di maggiori investimenti per aumentare gli organici e migliorare lo stato in cui versano la maggior parte degli istituti del Paese! By USB Scuola

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Il 10 ottobre è sciopero dei tassisti: i motivi della mobilitazione

Posted by fidest press agency su lunedì, 9 ottobre 2023

A un anno dall’insediamento del Governo Meloni come USB-TAXI insieme ad altre sigle, abbiamo proclamato uno sciopero di 24 ore per una serie di motivi. La causa scatenante è il Decreto Asset, un provvedimento Omnibus (quei “contenitori minestrone” dove la politica c’infila di tutto), predisposto non a caso nel periodo estivo, con tempi di approvazione contingentati, 60 gg. Così oltre ai Taxi (art.3), troviamo: un tributo (di gran lunga inferiore alle dichiarazioni) riguardante i superprofitti bancari, misure che dovrebbero contenere i prezzi dei voli, i lavoratori Alitalia, gli aiuti per i territori colpiti da catastrofi naturali, il granchio blu, il vino, i microprocessori, la difesa del made in Italy, e tanto altro. Ovviamente questa misticanza legislativa rende difficile il contrasto delle varie misure, specie perché così come d’abitudine i decreti di questo tipo arrivano “blindati” pronti alla votazione di fiducia. Un meccanismo che a più riprese ha sollevato osservazioni perfino dal Presidente della Repubblica che ha chiesto in diversi interventi di farne un uso meno “ampio”. All’articolo 3 c’è il Servizio Pubblico Taxi, un chiaro esempio di contraddizione in termini. I primi due commi dell’articolo sono quasi ridicoli, affermano che nelle “more” dei decreti attuativi della legge n.12/2019 (quindi oltre 4 anni e mezzo), il Governo non solo non si occupa di definirli, ma addirittura introduce delle procedure che ne annulleranno in parte gli effetti. Perfino grottesco è che al Ministero dei Trasporti c’è lo stesso Viceministro del 2019 On. E.Rixi. Un altro elemento negativo è la possibilità di rilasciare fino al 20% di nuove licenze taxi abrogando ogni norma che prevede una programmazione territoriale, e rincorrendo semplicemente i media (specie ora alla vigilia delle Elezioni Europee). Inopportuno è la definizione più elegante per questo Decreto e ce ne renderemo conto quando con il più classico scaricabarile gli Enti Locali e il Governo si rimpalleranno le responsabilità dell’incremento delle licenze senza nessun dato concreto.Questo comporta anche nel caso dei Taxi l’introduzione di un meccanismo di attacco al “salario” dove la riduzione del potere d’acquisto del lavoro a seguito dell’aumento del costo della vita, non è compensata da un reale aggiornamento del reddito del lavoratore, anzi addirittura viene diminuita. Il reddito dei tassisti si determina attraverso la tariffa che a sua volta si compone nell’equilibrio tra domanda, offerta e costi di gestione. È ovvio che aumentare il numero dei taxi portandoli a lavorare in modalità antieconomica diventa un processo di sfruttamento indiretto che mira a dare trasporti a prezzi che a breve diventeranno sempre più insostenibili e per loro invece, la possibilità di distogliere la cittadinanza dai tagli del TPL di linea. A questo va aggiunta l’azione delle MULTINAZIONALI che in un settore con interessi economici tendenzialmente in crescita proprio per i tagli in atto, guardano con estremo interesse la possibilità d’intervenire: senza costi d’impresa, con ricavi a provvigione e sopratutto esentasse. Se pensiamo che le provvigioni per queste società (UBER o FREENOW) arrivano circa del 25% rispetto ad una corsa media, e che inchieste internazionali (taciute in Italia) dimostrano che equivalgono circa al 10% della spesa sanitaria italiana. Profitti ottenuti grazie a meccanismi impuniti di scatole cinesi e cessioni di diritti intellettuali e tecnologici che “purificano” i loro enormi ricavi, e spiegando la grande omertà che ammanta questa tendenza e viceversa la grande malignità di tanti promoter e sponsor…

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Sciopero metalmeccanici: Rojc (Pd), tavoli tecnici non bastano

Posted by fidest press agency su venerdì, 7 luglio 2023

“Per dare speranza di soluzione alle grandi crisi industriali di interi settori della manifattura occorre un salto di qualità da parte del Governo, non bastano tavoli tecnici ad hoc, che pure devono essere convocati per esplorare soluzioni territoriali specifiche. Le richieste del sindacato sono concrete, vanno nell’interesse dell’economia nazionale e della salvaguardia occupazionale”. Lo ha detto oggi la senatrice Tatjana Rojc (Pd), partecipando al presidio davanti allo stabilimento Wartsila di Trieste, in occasione dello sciopero nazionale del comparto metalmeccanico. “Wartsila ed Electrolux sono le due grandi vertenze industriali del Friuli Venezia Giulia, simboliche – sottolinea la senatrice – di un approccio insufficiente da parte del Governo. E segnali di viva preoccupazione vengono anche da due realtà come Flex di Trieste e Nidec di Pordenone. L’autunno arriva presto e non vorremmo trovarci di fronte a situazioni compromesse”.

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La FLC CGIL di Roma e del Lazio sarà in piazza venerdì 16 dicembre p.v.

Posted by fidest press agency su martedì, 13 dicembre 2022

Lo fa in occasione dello Sciopero Generale indetto dalla CGIL e dalla UIL confederali. Ancora una volta il Parlamento italiano approverà una Legge di Bilancio insufficiente, che non risponde alle esigenze reali del Paese ma, anzi, ne aumenta ancora di più le diseguaglianze. Lo stato di salute dei luoghi della Conoscenza è pessimo, oggi più che mai. Mentre siamo ancora in attesa di risposte da parte del Ministero sul rinnovo del Contratto per lavoratrici e lavoratori di Università e Ricerca, assistiamo a un dimensionamento sempre maggiore dei contingenti di personale in tutti i settori, che troppo spesso avviene attraverso a una precarizzazione degli stessi contingenti al fine di riempire i vuoti lasciati dai ministeri competenti.Alla ribalta della cronaca nazionale, poi, con inquietante frequenza troviamo gravi episodi legati al declino dell’edilizia di scuole e università che, pur non avendo (fortunatamente) causato vittime recenti, resta un elemento centrale e sul quale bisogna intervenire con investimenti strutturali.Tutto questo avviene in un contesto in cui c’è un netto cambio di marcia sull’autonomia differenziata da parte del Governo, che metterà ancora di più in pericolo l’unità del Paese attaccando alcuni tra i principi costituzionali a fondamento della nostra Repubblica.Le domande che abbiamo posto in tutti questi anni alle varie forze politiche continuano a rimanere inevase. Registriamo la scelta di ignorare le istanze delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche di tante e tanti ragazzi, di tante famiglie che chiedono siano posti i loro interessi al centro dell’agenda politica del Paese e che chiedono che diritto allo studio, alla sanità, all’assistenza e alla vita dignitosa siano uguali per tutte e tutti.Con queste motivazioni il 16 dicembre saremo nelle piazze, animandole anche con le nostre istanze e ribadendo con tutta la forza possibile che è necessario invertire la rotta subito.

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Sciopero generale 2 dicembre, i ferrovieri USB si fermano dalle 21 del 1° dicembre

Posted by fidest press agency su giovedì, 24 novembre 2022

I rapporti dell’OSCE e di altri enti internazionali hanno certificato quello che era già evidente: i salari italiani sono fermi da decenni e sono tra i più bassi in Europa perché̀ legati all’indice “IPCA depurato dalla componente energia importata”. Anche i ferrovieri non sono esenti da questo impoverimento. Il CCNL AF è stato rinnovato nel marzo 2022 con un aumento salariale pari a 105 euro lordi (pari al 2%) a fronte di utili del Gruppo FSI pari a milioni di euro. I ferrovieri inglesi sono in lotta da mesi, con scioperi anche di 3 giorni, per la richiesta di aumenti salariali del 7%. I ferrovieri francesi presto si uniranno agli scioperi dei lavoratori delle raffinerie per le stesse motivazioni, dopo aver bloccato la privatizzazione delle ferrovie qualche anno fa grazie a scioperi durati diverse settimane. È arrivato il momento di dire basta a questi “aumenti salariali” da fame e basta all’atteggiamento di Cgil Cisl Uil Ugl Fast e OrSA che continuano nella loro opera di far credere ai giovani ferrovieri di far parte di una categoria di privilegiati! I Ferrovieri sciopereranno e manifesteranno per: · La reintroduzione della scala mobile che lega i salari all’andamento dei prezzi. Aumenti salariali che superino l’inflazione reale che oggi corre oltre il 10% Diminuzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Porre fine alla repressione perpetrata sui lavoratori da parte dei quadri aziendali. Gli impianti fissi sciopereranno l’intera giornata del 2 dicembre. Circolazione treni: sciopero dalle ore 21:00 del 1° dicembre alle ore 21:00 del 2 dicembre.

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Basta pagliacciate contro i tassisti, venga subito stralciato l’art. 10

Posted by fidest press agency su mercoledì, 13 luglio 2022

“Basta pagliacciate contro i tassisti, l’Italia non prenda ordini dalle multinazionali straniere e Draghi non si faccia condizionare da Über come Macron. L’Unione europea non contempla di agire sul trasporto pubblico non di linea, che segue tariffe stabilite da organi pubblici e quindi non si capisce cosa c’entri con la concorrenza. E comunque qui si sta cercando di togliere lavoro e conseguenti guadagni a chi sgobba volante in pugno giorno e notte, svolgendo anche un servizio rischioso. Non è giusto togliere loro un pezzo di mercato per consegnarlo ai centralisti esterni di una piattaforma digitale che intasca soldi sfruttando il lavoro degli altri. Se questo servizio è già contemplato dai tassisti ed è efficiente e quindi gli utenti sono ben serviti, per quale motivo si deve sottrarre a chi sgobba e trasferire gli importi relativi sul conto di Über? Basta pagliacciate contro i tassisti, venga subito stralciato l’art. 10 dal DDL Concorrenza”. È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.

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Ma che vogliono i taxisti?

Posted by fidest press agency su mercoledì, 13 luglio 2022

Sciopero nazionale, scioperi locali, nei giorni scorsi, oggi e domani: è il dialogo dei taxisti con le autorità per le loro rivendicazioni. Vittime, come sempre, gli utenti, che non c’entrano nulla. Risultato: questi utenti avranno sempre meno fiducia nei taxisti e, mentre questi ultimi continueranno con le loro tariffe spesso esose, gli utenti saranno contenti di non usarli, sostituendoli col mezzo pubblico o con la concorrenza (Uber e dintorni).Le pretese dei taxisti sono molto politiche e poco economiche: chiedono di essere presi in considerazione per la normativa che dovrebbe fare riferimento al nuovo disegno di legge Concorrenza che, nella sua vaghezza, lascerebbe troppo margine al Governo (condizionato a loro avviso dalle multinazionali) per decidere come regolare la materia. Si chiede lo stralcio dell’articolo 10 del disegno di legge, quindi… di non affrontare il problema, rinviarlo, metterlo nel dimenticatoio e lasciare tutto come prima.Una situazione in cui è piombata anche l’inchiesta avviata dal The Guardian (1) sulle discutibili lobby che Uber avrebbe fatto negli anni passati a governanti nazionali ed europei. Quindi, al momento, anche le cosiddette alternative economiche ai taxisti sono messe in discussione.Intanto i taxi continueranno a costare molto, ad essere pochi e a compromettere coi loro disservizi questo tipo di trasporto pubblico. Bel risultato. Certamente saremmo consideranti antisindacali se ricordassimo per esempio, che le proprie rivendicazioni si possono fare anche senza penalizzare l’utenza. E considerati anche affamatori di lavoratori: ché non è un caso se si creano spazi giganteschi per servizi come quello di Uber visto che le tariffe mediamente applicate sono esose come è irrazionale l’organizzazione dei taxisti. Forse se questi ultimi prendessero in considerazione gli aspetti positivi delle cosiddette nuove economie, farebbero bene a utenti e a loro stessi.Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it

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Sciopero del volontariato se non si cancella l’Iva al terzo settore

Posted by fidest press agency su lunedì, 20 dicembre 2021

Pronta per la prima volta in Italia a scioperare la categoria del volontariato, se non sarà ritirata la disposizione che prevede l’obbligo del regime IVA per tutte le associazioni. Ad annunciarlo è Senior Italia FederAnziani. “Il governo provi a pensare cosa accadrebbe se il terzo settore si fermasse all’improvviso, se fosse necessario organizzarsi per sostituire i milioni di volontari italiani che ogni giorno sopperiscono alle carenze dello Stato, svolgendo la loro attività volontaria (non remunerata) con tutto l’amore possibile, non solo verso i cittadini che sono in difficoltà, ma anche verso quello Stato che non ce la farebbe senza il loro prezioso aiuto. E ora il governo a quei volontari, motore insostituibile di solidarietà e sussidiarietà, vuol far pagare l’imposta sul valore aggiunto. Come dire che chi fa gratuitamente del bene agli altri deve pagare l’IVA. Parliamo di quel terzo settore che nel periodo della pandemia si è rivelato insostituibile nel supportare i cittadini con maggiori difficoltà, dei volontari che nei mesi del lockdown hanno portato la spesa a casa degli anziani, hanno aiutato le famiglie con bambini nelle quali i genitori avevano perso il lavoro organizzando le raccolte solidali, sono quelli che hanno risposto alle migliaia di telefonate di persone sole che avevano bisogno di supporto psicologico, che hanno sostenuto i disabili, i non autosufficienti e che adesso vengono ripagati con una norma incomprensibile oltre che inaccettabile, che li colpisce pesantemente nelle loro attività, anche se non sono di natura commerciale”, dichiara Roberto Messina, Presidente Nazionale di Senior Italia FederAnziani.“Per questo il mondo del volontariato è pronto persino a scioperare. Perché non si riesce a comprendere per quale ragione chi lavora gratis debba pagare l’IVA. Forse al governo non è chiaro quale sia il vero ‘valore aggiunto’ del sociale, e ora si vanno a penalizzare le tante piccole associazioni che ogni giorno si rimboccano le maniche per portare il loro aiuto concreto sul territorio laddove le stesse istituzioni non arrivano. Chiediamo perciò che questa assurda disposizione sia cancellata dal decreto fiscale, come segnale di rispetto e di attenzione verso il grande lavoro che questi milioni di cittadini italiani svolgono ogni giorno gratuitamente.”

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Sciopero operatori sicurezza per una reale lotta alle diseguaglianze sociali

Posted by fidest press agency su venerdì, 10 dicembre 2021

ROMA. “Con la manovra di bilancio attualmente all’esame del Senato, il Governo, nonostante il PNRR, rinuncia di fatto alla compiuta ricerca della pace sociale da realizzarsi soprattutto mediante una reale lotta alle diseguaglianze con politiche di contrasto alla precarietà del lavoro e all’evasione fiscale, infittisce i nodi in materia di previdenza, penalizza particolarmente i lavoratori dipendenti e a reddito medio basso con una pseudo riforma dell’IRPEF e molto altro ancora. Tutto questo impatterà sugli operatori della sicurezza non solo in via diretta, in quanto cittadini e lavoratori, ma anche in relazione alle difficoltà e alle tensioni sociali che rischia di innescare e acuire, le quali dovranno essere gestite dalle donne e dagli uomini in divisa preposti al mantenimento dell’ordine pubblico, alla lotta ai traffici illeciti e all’evasione fiscale, nonché alla salvaguardia della sicurezza nelle carceri”. Lo dichiarano Gennarino De Fazio, Vittorio Costantini, Antonio Tarallo e Vincenzo Piscozzo, rispettivamente, Segretari Generali di UILPA Polizia Penitenziaria, USIP (Polizia di Stato), USIC (Carabinieri) e USIF (Guardia di Finanza). “Per queste ragioni – continuano i Segretari dei sindacati delle quattro Forze di Polizia – UILPA PP, USIP, USIC e USIF aderiscono idealmente allo sciopero di otto ore proclamato da CGIL e UIL per il 16 dicembre prossimo e saranno presenti con proprie delegazioni di dirigenti, iscritti e simpatizzanti, liberi dal servizio, alla manifestazione nazionale che si terrà in Piazza del Popolo a Roma e alle altre quattro manifestazioni territoriali di Bari, Milano, Palermo e Cagliari”. UILPA PP De Fazio, USIP Costantini, USIC Tarallo, USIF Piscozzo.

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USB: lunedì 11 ottobre lo sciopero generale nazionale dei sindacati di base

Posted by fidest press agency su domenica, 10 ottobre 2021

Nonostante la cappa di silenzio spessa e pressoché impenetrabile, cosa assai strana in tempi di premi Nobel ai giornalisti, lo sciopero generale nazionale di 24 ore promosso da tutte le organizzazioni sindacali conflittuali, alternative e di base per lunedì 11 ottobre, si preannuncia partecipatissimo in tutto il Paese, a maggior ragione dopo le violenze dello squadrismo fascista di sabato a Roma. Manifestazioni si terranno in più di 40 città con una presenza davvero “confederale”, alimentata da lavoratrici e lavoratori di ogni categoria del settore pubblico e di quello privato. A Roma una molteplicità di appuntamenti alle 10 del mattino porterà la protesta delle aziende in crisi al Mise, sotto le finestre di Giorgetti; quella di professori, studenti e personale ATA sarà in viale Trastevere assieme ai ricercatori, precari e non; mentre Brunetta avrà nelle orecchie i sonori fischi dei lavoratori pubblici radunati a Palazzo Vidoni. L’appuntamento conclusivo è per le 12,30 a piazza Santi Apostoli, dove terminerà il corteo da piazza della Repubblica. Certamente presenti nelle varie piazze anche quanti respingono e contestano l’obbligo del green pass. Il Governo Draghi, i suoi ministri e le politiche antipopolari che stanno assumendo, saranno quindi al centro di questo sciopero, che segna un fatto nuovo e rilevante: mentre i sindacati complici Cgil Cisl e Uil il si avviano a sottoscrivere un nuovo Patto con il governo e i padroni per assicurare la pace sociale, si intravvede all’orizzonte una nuova unità di intenti e di lotta delle forze sindacali di base, ormai presenti e radicate ovunque, che non hanno rinnegato e abbandonato lo strumento del conflitto.

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Scuola: Anief conferma lo sciopero del personale nel primo giorno delle lezioni in ogni regione

Posted by fidest press agency su giovedì, 26 agosto 2021

La protesta per chiedere al Governo soluzioni concrete per riaprire in sicurezza. Pacifico: mancano gli spazi minimi nelle aule per realizzare il distanziamento. Avremo il record di supplenti. L’obbligo del green pass è inutile e discriminatorio e non eviterà la DAD. Dopo un anno e mezzo di Dad, sembrerebbe sacrilego invitare il personale ad astenersi dal lavoro ma per il giovane sindacato, tra i rappresentativi del comparto, non ci sono le condizioni per riaprire in sicurezza. Per questo Anief non ha sottoscritto il nuovo protocollo sulla sicurezza. Continua Pacifico: Da un anno aspettiamo regole nuove sul dimensionamento scolastico, mentre nel 2008 in due mesi furono rubati all’istruzione 10 miliardi. Ora con la variante Delta è stato accertato che il contagio si diffonde anche tra chi ha avuto il vaccino. Continuare a ripetere che l’obbligo vaccinale risolve il problema della DAD e anche quello del distanziamento interpersonale laddove non ci siano le condizioni equivale a mettere a rischio la salute di tutti i lavoratori e le lavoratrici delle istituzioni scolastiche, e dei nostri studenti e studentesse. Per questo si sciopera già il primo giorno della campanella. Chi governa deve ascoltare la voce che proviene dal mondo della scuola. Abbiamo bisogno di classi con non più di 15 alunni ogni 35 metri quadri e non di sanzioni e multe per chi non possiede un green pass per libera scelta o perché non può fisicamente permetterselo. Abbiamo bisogno di organici seri che possano rispondere a questa sfida senza più supplenti chiamati ogni anno. Avremo infatti 180 mila precari nonostante le nuove 50 mila immissioni in ruolo e le 110 mila autorizzate e poco più della metà del cosiddetto organico Covid (peraltro per i docenti da impiegare soltanto per i recuperi). Bisogna ripristinare il doppio canale di reclutamento per evitare l’avviso dei contratti a termine piuttosto che pensare di chiamare gli ennesimi supplenti al posto del personale senza green pass che pure ha lavorato in Dad e in presenza durante la crisi. La scuola merita delle risposte e urgenti. Ancora a giugno con le altre sigle sindacali abbiamo manifestato a piazza Montecitorio per chiedere cambiamenti dopo che il Governo era intervenuto nella scuola unilateralmente sul tema del precariato con l’approvazione del decreto legge sostegno bis. E non siamo stati ascoltati. Ad agosto, il Governo approva alla vigilia della chiusura del Parlamento un altro decreto legge senza consultare le parti sociali che introduce l’obbligo del possesso e dell’esibizione del green pass tra il personale scolastico e universitario e per gli studenti universitari. Abbiamo raccolto in due settimane quasi 150 mila firme per chiederne l’abolizione. A metà settembre in pochi giorni si svolgerà un dibattito parlamentare che avrebbe preteso più rispetto per convertire in legge il provvedimento. Non ci saremo il primo giorno della campanella perché vogliamo esserci a scuola in sicurezza e in presenza tutto l’anno. Chiediamo ascolto. Dialogare significa discutere in due mentre ormai il ruolo del sindacato durante questa crisi si è ridotto a ratificare scelte irragionevoli, senza un preventivo confronto. Siamo pronti a riprendere il dialogo sul tema della sicurezza in classe con dati alla mano e non con slogan.

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Scuola: Sciopero personale docente

Posted by fidest press agency su venerdì, 13 agosto 2021

Il sindacato Anief proclama uno sciopero il primo giorno di lezione in ogni regione. Marcello Pacifico (Anief): “La scuola sta per ripartire non in sicurezza. Chiediamo di sdoppiare le classi perché non è possibile mantenere il distanziamento sociale necessario per le norme anti Covid. Vogliamo l’abolizione dell’obbligo del Green pass e soprattutto dare un segnale: la scuola c’è, è viva e vuole essere partecipe della crescita del Paese. Inoltre è pronta ad astenersi dal lavoro per ottenere quelle riforme che servono per cambiare e migliorare il nostro Paese” Marcello Pacifico, presidente Anief, ai microfoni di Teleborsa comunica che il sindacato ha indetto e proclamato uno sciopero all’inizio dell’anno scolastico. Il leader dell’Anief ha affermato che “la scuola sta per ripartire non in sicurezza. Chiediamo di sdoppiare le classi perché non è possibile mantenere il distanziamento sociale necessario per le norme anti Covid. Al di là dell’emergenza sanitaria, le classi affollate vanno anche a ledere l’apprendimento degli studenti e non mettono gli insegnanti nelle condizioni di poter svolgere le proprie lezioni nel migliore dei modi. Siamo, quindi, convinti che questo sciopero debba coinvolgere tutto il personale per mandare al Governo un messaggio chiaro: sono passati due anni dalla prima richiesta di soldi per sdoppiare le classi, non c’è più tempo”.A proposito di “classi pollaio”, il sindacalista autonomo ha sottolineato come, in piena emergenza, sia necessario “fare lezioni in presenza in sicurezza e per fare ciò bisogna sdoppiare le classi e raddoppiare gli organici. Ricordiamo che nel 2008 furono tolti 10 miliardi alla scuola con i piani di ridimensionamento. Noi l’anno scorso abbiamo fatto un piano sulla sicurezza proprio perché c’era l’impegno a rivedere quei criteri ma, dopo un anno, non solo non è cambiato niente ma tale impegno è stato cancellato. È vero che nel Pnrr di parla di dimensionamento ma non ci sono i soldi stanziati. Fino a quando non avremo risposte concrete siamo convinti che bisogna scioperare. Inoltre il decreto Sostegni bis non ha risolto il problema del precariato. L’anno scolastico inizierà ancora una volta con il record di precari. Noi abbiamo bisogno di soluzioni immediate che avevamo individuato nel doppio canale di reclutamento. In tale scenario lo sciopero, dunque, mira anche a convincere il Governo a trovare una soluzione stabile al problema del precariato”.Ma le ragioni che hanno portato il sindacato a indire e proclamare uno sciopero sono anche altre: infatti, “siamo riusciti a ottenere la riduzione da 5 a 3 anni della permanenza e del divieto di spostamento nelle domande di mobilità ma non basta, perché le assegnazioni provvisorie annuali hanno lo stesso vincolo di tre anni. Un norma che in epoca di Covid risulta ancora più discriminatoria, perché allontana le famiglie in un momento di difficoltà di spostamenti tra Regioni”.Parlando in ultimo di obbligo della vaccinazione, Pacifico ha affermato che lo sciopero “vuole abolire l’obbligo del Green pass ma vuole soprattutto dare un segnale: la scuola c’è, la scuola è viva e vuole essere partecipe della crescita del Paese. Ma è necessario investire nella scuola. Gli insegnanti hanno bisogno del rinnovo del contratto. Il Governo si è impegnato a dare delle risorse in più, ma queste risorse ancora non le vediamo. Per tutte queste ragioni a settembre proclamiamo uno sciopero in ogni Regione in coincidenza con il primo giorno di ripresa delle lezioni. La scuola è pronta ad astenersi dal lavoro per ottenere quelle riforme che servono per cambiare e migliorare il nostro Paese”, conclude il presidente Anief.

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Sciopero alla Ricicla Trentino

Posted by fidest press agency su giovedì, 1 luglio 2021

USB ha proclamato un’ulteriore iniziativa di sciopero per tutti i lavoratori della Ricicla Trentino di Lavis, che si terrà mercoledì 21 luglio con un’astensione dal lavoro per l’intera giornata. I lavoratori assieme a USB saranno in presidio all’assessorato al Lavoro di Trento per chiedere che la Provincia, sinora impassibile davanti alla situazione di questi lavoratori (l’assessore dopo oltre un mese non ha neppure dato riscontro né alla richiesta di incontro né al sollecito inviati da USB), si mobiliti per dare finalmente dignità ai lavoratori che quotidianamente contribuiscono a rendere il Trentino una delle regioni italiane con i più alti livelli di riciclo dei rifiuti.La posizione tenuta sino ad oggi dalla Provincia rende questi lavoratori non solo precari per Ricicla, ma anche invisibili per l’ente pubblico. Ora la Provincia non può più far finta che nulla stia accadendo, in particolare in un’azienda che effettua un servizio pubblico e da decenni sfrutta questi lavoratori senza dare loro una stabilità lavorativa ed economica, come raccontato dall’ultimo numero dell’Espresso, che ha dedicato la copertina alla vicenda.L’iniziativa, come le precedenti, è proclamata per rivendicare la stabilizzazione di tutti i lavoratori, oggi assunti tramite un’agenzia di somministrazione, e chiedere l’immediata riassunzione dei lavoratori esclusi dal ciclo produttivo senza una reale esigenza.USB ha anche richiesto un’audizione alla Seconda Commissione permanente del Consiglio Provinciale, per esporre anche in quella sede la deleteria situazione vissuta dai lavoratori e chiedere una presa di posizione da parte del Consiglio provinciale sulla vertenza Ricicla Trentino, al fine di portare alla stabilizzazione tali lavoratori.

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Scuola, il 6 maggio sciopero e presidi USB

Posted by fidest press agency su giovedì, 29 aprile 2021

Il 6 maggio USB Scuola sciopera. Tra le motivazioni, l’assenza nel piano del Governo degli investimenti necessari alle assunzioni e alla stabilizzazione del personale precario, sia docente che ATA. Il piano del Governo prevede infatti meno di un miliardo per le assunzioni, mentre ne occorrono almeno 7 considerando le reali necessità delle scuole. Per l’anno scolastico 2021/22 si stimano ancora più di 200.000 docenti che verranno assunti a tempo determinato e una carenza di almeno 30.000 unità ATA tra collaboratori scolastici, assistenti amministrativi e assistenti tecnici. La prevista conferma del cosiddetto “organico Covid” non è che una pezza che andrà a creare nuove fasce di precariato invece di fornire alle scuole un organico adeguato per affrontare i prossimi anni in reale sicurezza. USB Scuola sarà in presidio a Roma, al MIUR dalle 10. Presidi si terranno anche a Milano e Torino.

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Scuola: Nuovo accordo sulle modalità di sciopero

Posted by fidest press agency su lunedì, 18 gennaio 2021

L’Accordo – che sostituisce il precedente, che era stato allegato al Contratto collettivo nazionale di lavoro del Comparto Scuola 1998-2001 e pubblicato in G.U., serie generale, n. 109 del 9 giugno 1999 – contiene diverse novità. Gli elementi innovativi introdotti dal nuovo Accordo, scrive Orizzonte Scuola, sono contenuti negli articoli 3 e 10 e riguardano i seguenti punti: la stipula di nuovo protocollo di intesa da definirsi entro 30 giorni dalla data di pubblicazione dell’Accordo in G.U. (12 gennaio); i tempi e le modalità dell’invito ai lavoratori alla comunicazione delle dichiarazioni di adesione allo sciopero nonché della raccolta delle dichiarazioni medesime; la comunicazione alle famiglie; gli adempimenti successivi allo sciopero che prevedono, tra l’altro, oltre la comunicazione a SIDI dei dati di adesione e il controllo dei limiti individuali stabiliti (in modo analogo al precedente Accordo), l’assicurazione della “erogazione nell’anno scolastico di un monte ore non inferiore al 90% dell’orario complessivo di ciascuna classe”. Va anche vanno segnalata la riduzione da 15 a 10 giorni del preavviso per la proclamazione degli scioperi nel comparto, come l’aumento da 7 a 12 giorni dell’intervallo tra due azioni di sciopero.
Marcello Pacifico (Anief): “Siamo parzialmente soddisfatti delle nuove norme entrate in vigore. La nostra azione ha infatti contribuito non poco nel riuscire a difendere determinati pilastri costituzionali, che non debbono mai portare a far prevalere il diritto allo sciopero su quello allo studio e al lavoro. E viceversa. Si tratta di prerogative che devono convivere, senza prevaricarsi. Pensiamo di esserci riusciti, come più non si poteva fare. Nella fattispecie siamo convinti di avere fatto bene a escludere gli insegnanti dal contingente minimo che ogni scuola dovrà garantire in ogni tornata di sciopero: la mission del corpo docente della scuola, infatti, non può essere circoscritta alla mera sorveglianza, così come l’istituzione scolastica non va considerata un ‘parcheggio’ di alunni”.

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“Solidarietà allo sciopero della fame di Rita Bernardini su carceri e Covid19”

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 dicembre 2020

La parte più ingenua di me pensava questa pandemia avrebbe aiutato a umanizzare una buona parte di umanità e a sensibilizzare la società per interessarsi di più alle “Patrie Galere”, invece, come al solito, mi sbagliavo: quasi a nessuno importa di quello che sta accadendo nell’inferno delle nostre carceri. Prigionieri e guardie carcerarie contagiati da coronavirus, alcuni morti, altri moribondi, ma ancora nessun intervento politico e sociale per svuotare le celle. Giusto qualche palliativo per chi è stato condannato per reati meno gravi e nulla per chi ha già scontato decenni di carcere, soprattutto se è stato condannato per gravi reati. Non si capisce perché chi ha passato buona parte della sua vita in carcere sia ancora pericoloso, più di quello che è appena entrato per scontare una breve pena. Davanti ai diritti e alla salute non dovrebbe contare il reato commesso, ma piuttosto gli anni di pena scontati, lo stato di salute e il cambiamento di ciascun detenuto. Anche l’articolo tre della Costituzione italiana stabilisce: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge” e allora perché i detenuti condannati per mafia, anche se vecchi e moribondi, devono morire in carcere? Probabilmente perché alcuni politici hanno paura di certe trasmissioni televisive o di perdere consensi elettorali. Alcuni dicono che possono essere curati in carcere, facendo finta di non sapere che in cattività gli anticorpi si abbassano e che spesso la miglior medicina è la vicinanza dei propri affetti. Scusate l’esempio infantile, ma un mal di denti di una persona chiusa fra sbarre e cemento è più doloroso di quello di una persona libera, anche se si prende i medesimi antidolorifici, così come, a maggior ragione, una persona malata di cancro non potrà mai essere curata e assistita come all’esterno. Per questo penso che quando è lo Stato a fare del male, sembra che il male non sia mai abbastanza! Credo che spesso i detenuti siano nello stesso tempo vittime e carnefici, anche nei confronti di sé stessi. Lo Stato invece è solo carnefice quando permette alla “giustizia” di tramutarsi in vendetta. By Carmelo Musumeci

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