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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 131

Posts Tagged ‘imprese’

Lavoro: Nel I quadrimestre crescono le opportunità lavorative da parte delle imprese

Posted by fidest press agency su martedì, 7 Maggio 2024

Continua il buon andamento del mercato del lavoro, con il tasso di occupazione che ha registrato a marzo 2024 il 62,1%, il valore più alto negli ultimi 20 anni.Anche secondo il nuovo report HAYS Flash [2], realizzato dalla società di recruiting Hays Italia, il I quadrimestre ha registrato una crescita della domanda di impiegati e manager da parte delle imprese del +8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con lo stipendio medio annuale (RAL) che si è attestato a €54.000, in linea con lo scorso anno. Tra i settori con la maggiore domanda di candidati, rientrano l’energetico/transizione green e il life Science/farmaceutico, mentre tra le figure si segnalano gli ingegneri (elettrici, progettisti, hardware e software), gli sviluppatori di software e gli specialisti in cyber security.Eppure, la fotografia di HAYS cambia se si considera il livello di fiducia di coloro che, per scelta o per necessità, stanno ricercando attivamente un lavoro: solo il 37% degli impiegati e manager attualmente operativi o disoccupati, infatti, è convinto che riuscirà a trovare una posizione adeguata al proprio profilo entro i prossimi sei mesi.

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Sono oltre 1.100 le imprese italiane in grado di emettere 15 miliardi di euro di minibond

Posted by fidest press agency su martedì, 30 aprile 2024

Nonostante gli innegabili shock economici e finanziari a cui è stato sottoposto in questi ultimi anni, il tessuto produttivo italiano è in salute, con oltre 1.100 imprese che potrebbero emettere fino a 15 miliardi di euro di minibond senza indebolire la loro struttura economico-finanziaria. E di questi, quasi la metà potrebbero essere “verdi”, a supporto di politiche di sostenibilità: 6,6 miliardi di mini green bond, grazie a 540 possibili emittenti che operano nei settori maggiormente esposti alla transizione ecologica ed energetica.A dirlo è Cerved Rating Agency, l’agenzia di rating italiana specializzata nella valutazione del merito creditizio delle imprese e nella misurazione delle performance ESG, che partendo dalle oltre 15mila società non finanziarie oggetto di una sua valutazione ha individuato un campione adeguatamente rappresentativo dell’economia italiana in termini di settori, distribuzione geografica, dimensione, forma giuridica e struttura finanziaria, da cui ha estratto i dati della ricerca “Il potenziale del mercato minibond delle imprese italiane”. “In un mercato del credito dominato dall’offerta bancaria – spiega Fabrizio Negri, amministratore delegato di Cerved Rating Agency – i minibond sono un’ottima opportunità, perché offrono alle PMI emittenti uno strumento di finanziamento aggiuntivo o alternativo e agli stakeholders un’interessante scelta di investimento verso le imprese private. Inoltre, la crescente attenzione alla sostenibilità ha avuto effetti tangibili anche sul mercato dei minibond, che sta diventando un’importante fonte aggiuntiva per sostenere la competitività delle PMI e favorirne la transizione verde: infatti, abbiamo riscontrato un significativo potenziale di emissione di mini green bond”. I minibond sono titoli di debito tipicamente emessi da piccole e medie imprese per diversificare le fonti di finanziamento e accedere al mercato degli investitori professionali, quindi, ai fini dell’indagine, CRA ha selezionato dal campione solo società non finanziarie con ricavi compresi tra i 5 e i 500 milioni di euro, a cui sono stati poi applicati rigidi criteri finanziari in modo da ottenere i soggetti in grado di emettere minibond senza pregiudicare il proprio equilibrio economico-finanziario. Si è così arrivati a una rosa di 1.133 aziende, il 75% delle quali localizzate nel Nord Italia, che potrebbero emettere minibond per 15,2 miliardi di euro con un limite massimo di 50 milioni di euro ciascuno. A livello geografico, in testa troviamo il Nord-ovest con 483 imprese e un potenziale di emissione di 7,1 miliardi di euro, seguito dal Nord-est (369 aziende e 5,1 miliardi), dal Centro (151 e 1,9 miliardi) e da Sud e Isole (130 e 1,1 miliardi). Si tratta per l’81% di imprese con un fatturato compreso fra i 50 e i 500 milioni di euro, ma è rilevante (19%) anche la quota di piccole imprese. Per quanto riguarda i macrosettori, svettano le aziende manifatturiere (69%), seguite dai servizi (11,6%) e dal commercio (8,5%).

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Sostenibilità imprese: approvate norme su diritti umani e ambiente

Posted by fidest press agency su venerdì, 26 aprile 2024

Il Parlamento europeo ha approvato con 374 voti favorevoli, 235 contrari e 19 astensioni una nuova direttiva sul dovere di diligenza. Il testo, frutto di un accordo informale con il Consiglio dell’UE, obbliga le imprese e i relativi partner a monte e a valle, compresi quelli per l’approvvigionamento, la produzione e la distribuzione, a prevenire, fermare o attenuare le ripercussioni negative delle loro attività su ambiente e diritti umani. Nella direttiva si citano a titolo di esempio schiavitù, lavoro minorile, sfruttamento dei lavoratori, perdita di biodiversità, inquinamento e distruzione del patrimonio naturale.Le nuove norme riguarderanno sia le società madri e le imprese dell’UE con oltre 1 000 dipendenti e un fatturato mondiale superiore a 450 milioni di EUR, sia i franchising nell’Unione con un fatturato di più di 80 milioni di EUR di cui almeno 22,5 provenienti da diritti di licenza. Saranno coinvolte anche le società madri, le imprese e i franchising di paesi terzi che raggiungono le stesse soglie di fatturato nell’UE. Tutte queste società saranno tenute a integrare il dovere di diligenza nelle loro politiche, realizzare investimenti ad hoc, ottenere garanzie contrattuali dai partner, migliorare il loro piano aziendale o fornire sostegno ai partner commerciali di piccole e medie dimensioni per assicurarsi che rispettino i nuovi obblighi. Dovranno anche adottare un piano di transizione per allineare il loro modello di business alla soglia di 1,5 °C di riscaldamento globale fissata dall’accordo di Parigi.Gli Stati membri avranno l’obbligo di mettere a disposizione delle aziende informazioni dettagliate sul dovere di diligenza tramite portali online contenenti gli orientamenti della Commissione UE. Dovranno anche istituire o designare un’autorità di controllo incaricata di indagare e sanzionare il mancato rispetto delle norme, ad esempio denunciando per screditare le imprese in questione o multandole con ammende fino al 5 % del loro fatturato netto mondiale. In aggiunta, una rete europea delle autorità di controllo istituita dalla Commissione faciliterà la cooperazione e lo scambio di migliori pratiche. Le società che violano il loro dovere di diligenza dovranno rispondere dei danni causati e risarcire appieno le vittime.

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Lavoro: sono 9.260 le assunzioni previste dalle imprese ad aprile in Fvg e 31.220 entro giugno

Posted by fidest press agency su domenica, 14 aprile 2024

Entrate nel turismo stimate con un + 25% rispetto al 2023, «importante segnale di rilancio di un settore fondamentale per il nostro territorio», commenta Da Pozzo. Sono più di 9mila i contratti di assunzione programmati dalle imprese ad aprile in Fvg e oltre 31mila per il trimestre aprile-giugno, secondo il Bollettino Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e rielaborato per il Fvg dal Centro studi della Camera di Commercio Pordenone-Udine. Centro Studi che segnala per la nostra regione un incremento di 870 unità rispetto ad aprile 2023 (+10,4%) e di 2.430 unità sul corrispondente trimestre (+8,4%). A trainare le nuove assunzioni previste è ancora il settore dei servizi e in particolare la filiera turistica, con una crescita che sfiora addirittura il 25% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, «segnale molto interessante per un comparto cardine della nostra economia e che confidiamo possa continuare a crescere sempre più, attraendo visitatori e accrescendo l’eccellenza dell’offerta. Il dato ancora una volta ci fa capire l’importanza della formazione per i nostri giovani, una formazione specializzata e di qualità, aggiornata alle richieste più attuali dei fruitori e del mercato».A livello territoriale il Bollettino evidenzia come il flusso delle entrate previste ad aprile nelle regioni del Nord risulti in crescita rispetto allo stesso mese del 2023 (+12mila unità per il Nord Ovest e + 11mila per il Nord Est), a fronte di una tendenza negativa per il Centro e il Mezzogiorno (-9mila e -11mila).Sotto il profilo settoriale l’industria, nel suo complesso, prevede ad aprile 2.890 assunzioni (+290 rispetto ad aprile 2023) e circa 9.600 nel trimestre aprile-giugno (+640 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). I servizi prevedono ad aprile 6.370 assunzioni (+580 rispetto a un anno fa) e 21.600 nel trimestre (+1.780 sul 2023). Tra i servizi, il flusso di assunzioni più consistente come detto riguarda la filiera turistica, con 2.320 contratti da attivare ad aprile (+24,7% e +460 figure rispetto allo stesso periodo del 2023) e 7.770 entro giugno. Seguono i servizi alle imprese e il commercio.Ad aprile è difficile da reperire il 56,3% del personale ricercato dalle aziende (un valore sostanzialmente stabile rispetto a un anno fa, ma superiore alla media italiana che è pari a 47,8%). Tra le figure di più difficile reperimento il Borsino delle professioni Excelsior evidenzia: specialisti nelle scienze della vita (95,1% di difficile reperimento) e tecnici della gestione dei processi produttivi (76,6%) per le professioni tecniche e ad elevata specializzazione; professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (66,3%), operatori della cura estetica (62,7%) ed esercenti e addetti alla ristorazione (62%) per i servizi; operai specializzati addetti alla rifinitura delle costruzioni (87,6%) e fabbri ferrai costruttori di utensili (85%) per quanto riguarda gli operai specializzati.

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Resta ancora elevato il rischio di default per le imprese non finanziarie italiane

Posted by fidest press agency su mercoledì, 20 marzo 2024

La probabilità di default a dicembre 2023 è salita al 6,22% contro il 5,68% di un anno prima, un valore ben superiore ai livelli pre-Covid (a fine 2019 era al 4,45%). Un trend che potrebbe però stabilizzarsi nel 2024: in uno scenario più favorevole, la probabilità di default scenderebbe al 6,13%, mantenendosi in ogni caso al di sopra del 6%, livello mai raggiunto prima del dicembre 2023. In uno scenario con alcuni elementi peggiorativi rispetto all’attuale situazione economica, la probabilità di default è prevista in ulteriore salita al 6,39%. A dirlo è il Credit Outlook 2024 di Cerved Rating Agency, l’agenzia di rating italiana specializzata nella valutazione del merito di credito di imprese non finanziarie italiane e delle emissioni di titoli di debito. “Il trend negativo riscontrato a partire dal periodo pandemico non è ancora stato riassorbito e gli stress macroeconomici sequenziali, causati da tensioni geopolitiche, inasprimento delle condizioni di finanziamento e dinamiche inflattive – commenta Fabrizio Negri, Ceo di Cerved Rating Agency – continuano a influenzare il rischio di credito delle imprese italiane. In particolare, in rialzo dei tassi iniziato nell’estate 2022 ha contribuito al peggioramento della PD e prevediamo che la permanenza prolungata su livelli elevati possa ancora pesare sul merito creditizio. Questo elemento, congiuntamente agli altri fattori, continua a influenzare il rischio di credito delle imprese italiane, che vediamo però in lieve flessione nello scenario più positivo atteso a fine 2024”. L’aumento della rischiosità di portafoglio nell’ultimo triennio è evidente dalla variazione della percentuale di soggetti valutati con un rating positivo (Investment Grade) nel campione di oltre 15.000 società di capitali cui Cerved Rating Agency ha assegnato un rating creditizio: si è scesi infatti dal 56,7% di dicembre 2019 al 40,8% di dicembre 2023, invertendo sostanzialmente le proporzioni tra le imprese che si rivelano solide dal punto di vista finanziario e quelle invece più fragili. Obiettivo del Credit Outlook 2024 è fornire una stima della probabilità di default al 2024 per le imprese non-finanziarie italiane, stima che – nell’ultimo aggiornamento proposto da Cerved Rating Agency – va dal 6,13% nel caso più favorevole e probabile, al 6,82% in quello peggiore. Per rappresentare meglio la potenziale evoluzione del rischio di credito, infatti, si sono ipotizzati tre diversi scenari. Nello scenario base si assume che le tensioni geopolitiche persistano, ma con ricadute limitate: l’attività economica si consoliderebbe nella seconda metà del 2024 – supportata dalla diminuzione dell’inflazione, dal taglio dei tassi d’interesse e da una maggiore solidità del mercato del lavoro – e questo abbasserebbe il rischio di default dall’attuale 6,22% al 6,13%. Nello scenario intermedio, invece, il tasso salirebbe al 6,39% a causa di un peggioramento delle attuali condizioni economiche, dovuto a un possibile inasprimento dei conflitti in atto, a un rinvio del taglio dei tassi da parte della BCE e a ritardi nell’attuazione del PNRR. Infine, nel caso di uno scenario estremamente grave, caratterizzato da un’estensione dei conflitti, dal rischio concreto di stagflazione sia negli Stati Uniti sia in UE, da tassi di interesse più elevati e dalla sospensione dei piani del PNRR, la probabilità di default potrebbe raggiungere addirittura il 6,82%, con un forte deterioramento della qualità del credito e una sensibile migrazione delle imprese valutate verso le classi di rating peggiorative. Se si analizzano i settori produttivi si assiste però a fenomeni molto differenti per via del diverso andamento del mercato: da un lato, il turismo e la ristorazione, l’industria farmaceutica e l’ICT hanno alte probabilità di vedere ridotto, anche sensibilmente, il rischio di default, mentre settori manifatturieri come il tessile e l’industria della gomma e della plastica, ma anche l’agricoltura, registrerebbero un ulteriore aumento del rischio di credito. Lo stesso dicasi per le dimensioni di impresa: le grandi aziende vedrebbero ridursi il rischio di default del 4% mentre le piccole solo dell’1%, a causa della maggior fragilità dal punto di vista finanziario.

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“L’Era PNRR. Far prosperare le imprese nell’epoca delle opportunità finanziarie”

Posted by fidest press agency su martedì, 19 marzo 2024

Milano giovedì 21 marzo alle ore 18:00, in Via Fabio Filzi 22 presso la prestigiosa Sala Pirelli di Palazzo Pirelli, sede della Regione Lombardia, si terrà un evento chiave per gli imprenditori, Giordano Guerrieri, CEO di Finera e autore, presenterà il suo nuovo libro: “L’Era PNRR. Far prosperare le imprese nell’epoca delle opportunità finanziarie” Il libro di Guerrieri si pone come una guida imprescindibile per navigare le acque complesse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), offrendo una panoramica dettagliata sulle strategie, le opportunità e le innovazioni che stanno plasmando il futuro dell’imprenditoria italiana.

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Firmato protocollo d’intesa per lo sviluppo delle imprese agricole biologiche

Posted by fidest press agency su domenica, 17 marzo 2024

Crédit Agricole Italia e FederBio hanno siglato una dichiarazione di intenti per sostenere l’innovazione e la crescita delle imprese agricole biologiche e dei sistemi di filiera agroalimentari, sia in Italia che sui mercati internazionali. La collaborazione consentirà di fornire soluzioni semplificate per i processi finanziari attraverso assistenza qualificata così da garantire risposte tempestive ed efficaci alle richieste delle aziende agricole e dei sistemi di filiera. “La firma del protocollo rappresenta per Crédit Agricole Italia un ulteriore passo a supporto del settore agricolo e delle aziende che svolgono un ruolo chiave nella transizione verso un sistema più sostenibile e resiliente. Questo accordo è un esempio concreto del nostro impegno a favore della responsabilità sociale d’impresa e del ruolo leader che rivestiamo nel settore dell’agri-agro. Ci impegniamo a garantire alle aziende l’accesso al credito attraverso una gamma completa di prodotti e servizi finanziari dedicati.” ha dichiarato Vittorio Ratto Vice Direttore Generale Retail e Digital di Crédit Agricole Italia. “In questo periodo particolarmente complesso per l’agricoltura, chiamata ad affrontare importanti sfide che vanno dalla gestione delle emergenze climatiche alla volatilità dei mercati e delle rese, anche le politiche del credito giocano un ruolo fondamentale, siamo certi che la collaborazione con un partner qualificato come Crédit Agricole Italia rappresenti un modo efficace per favorire lo sviluppo della filiera agricola all’insegna della sostenibilità. L’accesso preferenziale a soluzioni finanziarie innovative costituisce un importante supporto per gli agricoltori nella transizione agroecologica, sostenendoli concretamente nell’ ottimizzazione dei processi e nella gestione dei rischi legati alle attività agricole”, ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio.

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Open Innovation, in Italia cresce il mercato dei servizi alle imprese

Posted by fidest press agency su giovedì, 22 febbraio 2024

Milano. Corporate innovation hub, Società di consulenza, Uffici di trasferimento tecnologico, Centri di competenza e Società professionali per la proprietà intellettuale: sono le 5 categorie di service provider che generano la quasi totalità (85%) dei 696 milioni di euro in cui l’Osservatorio Italian Open Innovation Lookout 2024 della School of Management del Politecnico di Milano ha stimato il valore del mercato dei servizi di Open Innovation in Italia. Una stima conservativa, tuttavia, che quantifica solo l’attività delle 15 categorie di attori su cui sono disponibili dati di dettaglio, rispetto alle ben 25 individuate dall’Osservatorio attraverso un’indagine capillare basata su 905 organizzazioni mappate e ulteriori 153 risposte a survey e interviste di approfondimento, fino ad addivenire a un campione significativo di quasi 400 soggetti: è la prima volta, infatti, che si cerca di fotografare il fenomeno con valenza scientifica. Il Report Italian Open Innovation Lookout 2024, presentato oggi al Politecnico di Milano in un evento arricchito dal confronto tra ricercatori, professionisti e operatori del settore, è il risultato di una collaborazione tra il gruppo di ricerca Innovation & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano e il team Lab11, con il coinvolgimento attivo di aziende riconosciute tra i principali attori dell’innovazione collaborativa in Italia. Anche nel nostro Paese, infatti, crescono le applicazioni concrete di questo paradigma secondo cui le imprese, per creare valore e competere meglio, possono ricorrere a idee, strumenti e competenze esterne anziché limitarsi a risorse interne. Un approccio che ormai coinvolge sia il settore pubblico sia quello privato, le grandi aziende come le PMI, che sempre più si appoggiano a partner esterni per abilitare le proprie attività di innovazione, dando vita a un mercato di servizi avanzati strutturato e professionalizzatoun mercato di servizi avanzati strutturato e professionalizzato.

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Fondo Cometa su come sostenere le imprese italiane e la crescita del Paese

Posted by fidest press agency su sabato, 17 febbraio 2024

La previdenza complementare e in particolare i fondi pensione negoziali possono dare un contributo importante allo sviluppo economico e sociale del Paese. Si tratta di superare le strozzature del mercato italiano, favorendo gli investimenti diretti dei fondi pensione nelle imprese e nelle infrastrutture italiane con una misura di politica economica che introduca uno strumento a protezione dei capitali investiti.È questa la proposta presentata oggi pomeriggio dal prof. Riccardo Realfonzo, Presidente del Fondo Cometa, nell’audizione tenutasi presso la Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale. La proposta parte dalla constatazione che la previdenza complementare investe poco nel Paese e la gran parte del risparmio previdenziale viene investito all’estero. I dati COVIP evidenziano infatti che il sistema della previdenza complementare (fondi negoziali, casse, fondi aperti e PIP) raccoglie circa 223 miliardi di euro ma – oltre un 15% allocato nel debito pubblico italiano – solo il 5% viene investito nelle aziende del Paese, percentuale che scende al 3% per i fondi pensione negoziali. La proposta avanzata dal Fondo Cometa prevede la costituzione di uno strumento di investimento diretto – che potrebbe vedere la partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti – che raccolga quote di risparmio versate dai fondi pensione indirizzandole verso il tessuto produttivo italiano grazie alla presenza di un meccanismo di protezione dei rendimenti.Il Presidente Realfonzo ha mostrato che il meccanismo di protezione dei rendimenti può essere concepito tecnicamente con almeno due soluzioni diverse (fondo rotativo e partecipazione di CDP all’investimento diretto con una attribuzione differenziata dei rendimenti). In entrambi i casi, il fondo pubblico posto a base dell’operazione va ad integrare i rendimenti nei casi in cui essi fossero inferiori a un valore soglia di rendimento che potrebbe essere la rivalutazione del TFR, e al contrario ne risulterebbe alimentato in presenza di extarendimenti. Il fondo di protezione dei rendimenti non avrebbe la natura tecnica di garanzia assicurativa poiché opererebbe nei limiti della dotazione stanziata e sarebbe dipendente dalla dinamica di mercato. Con questo meccanismo, le risorse della previdenza complementare potrebbero essere utilizzate per favorire la crescita economica e occupazionale del Paese, con le opportune forme di monitoraggio dei tempi, delle modalità e dei rendimenti degli investimenti.

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FVG: 331 imprese in più nel 2023 (+0,34%)

Posted by fidest press agency su sabato, 27 gennaio 2024

Più imprese di costruzioni, più imprese dei servizi, in particolare attività professionali, scientifiche e tecniche, immobiliari e finanziarie-assicurative. In calo le imprese nell’agricoltura, nella manifattura e nel commercio. In Friuli Venezia Giulia le imprese crescono dello 0,34% nel 2023 (331 imprese in più) e i dati indicano in crescita, o comunque stabili, tutti i territori: Trieste +1,59% (+249 imprese nell’anno), Gorizia +0,54% (+52), Pordenone +0,09% (+22), Udine +0,02% (+8). Nel Nord Est le imprese hanno registrato un +0,47% rispetto al 2022 (con Trentino Alto Adige +1,02% e Veneto +0,49%), in Italia in media crescono dello 0,70%. In Friuli Venezia Giulia il più dinamico, in termini di crescita imprenditoriale, è il comparto delle costruzioni che, nonostante l’incertezza sulle prospettive dei bonus legati al mondo dell’edilizia che ha caratterizzato il 2023, alla fine degli scorsi dodici mesi ha contato 268 imprese in più rispetto al 2022 al netto delle cancellazioni d’ufficio (+1,80%). «Che i servizi siano trainanti negli ultimi anni è un dato che viene confermato anche in questa ricerca», aggiunge il presidente Da Pozzo, citando i numeri positivi registrati dalle imprese nel campo delle attività professionali, scientifiche e tecniche che a fine 2023 presentano un aumento significativo di 133 imprese (+3,15%), trainate da un “boom” nelle divisioni di pubblicità e ricerche di mercato e della consulenza aziendale e amministrativo-gestionale.Alla crescita hanno contribuito anche le attività immobiliari, che a fine 2023 contano 83 imprese in più dell’anno precedente (+1,53%) e quelle finanziarie e assicurative (+55 imprese, +2,45%). A fronte di questi risultati positivi, i settori più tradizionali continuano a segnalare un restringimento della platea delle imprese. Per il commercio, il 2023 si è chiuso con una riduzione complessiva di 280 attività (-1,36% su base annua). Nell’agricoltura, il bilancio di fine anno evidenzia una riduzione complessiva di 164 imprese (-1,28%) mentre la manifattura presenta una perdita complessiva di 64 imprese (-0,63%). Una performance per quest’ultimo settore che tocca tutti comparti con l’eccezione della crescita delle imprese di riparazione, manutenzione e installazione di macchine ed apparecchiature. La lettura dei dati dal punto di vista delle forme organizzative delle imprese conferma il rafforzamento strutturale del sistema imprenditoriale, in atto ormai da anni. L’intero saldo positivo del 2023 è spiegato dalla crescita delle società di capitale: 572 in più in termini assoluti, pari al +2,25%. Le imprese individuali, che rappresentano più della metà dello stock di imprese esistenti, sono stabili e fanno registrare in termini relativi un +0,05%, in calo invece le società di persone (-257 imprese nel periodo, -1,39%) e le altre forme giuridiche.

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Imprese, obbligatoria la polizza per i rischi catastrofali

Posted by fidest press agency su venerdì, 26 gennaio 2024

Ammonta a oltre 1.700 miliardi di euro, secondo Cerved, l’esposizione potenziale massima delle compagnie assicurative in base al nuovo obbligo di legge inserito nella Legge di Bilancio, dove il legislatore introduce l’obbligatorietà della copertura dei danni causati da eventi quali sismi, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni a beni come terreni e fabbricati, impianti e macchinari, attrezzature industriali e commerciali. Quasi mille miliardi in più rispetto ai 790 attuali, stimati su dati ANIA (si tratta dell’esposizione teorica attuale, al netto dei limiti contrattuali previsti). L’obbligo scatterà a fine 2024 e si applicherà a tutte le imprese italiane e a quelle estere con stabile organizzazione in Italia. La stima dell’esposizione complessiva di 1.701 miliardi di euro è il risultato di un’analisi approfondita sviluppata da Cerved, la tech company che aiuta istituzioni e imprese a proteggersi dal rischio e a crescere in maniera sostenibile, insieme alle società del gruppo MBS Consulting e SpazioDati. Dei 1.701 miliardi, 987 fanno riferimento a fabbricati e terreni, mentre 714 a macchinari, impianti e attrezzature industriali e commerciali. L’approccio analitico coinvolge oltre 6 milioni di aziende italiane iscritte al registro delle imprese, fornendo una panoramica completa del potenziale impatto sul mercato assicurativo. La stima non rappresenta il valore commerciale dei beni, bensì quello di ripristino che deve essere effettivamente assicurato, e non considera i possibili limiti contrattuali (la compagnia può decidere se esporsi per un indennizzo del 100% del valore assicurato o di una percentuale inferiore). La stima sui fabbricati e terreni è stata costruita partendo dal valore commerciale calcolato con un modello di AVM (automated valuation model) proprietario, corretto per un coefficiente che esprime il valore di ricostruzione degli immobili, il valore di riferimento per le compagnie assicurative. La stima di impianti e macchinari, attrezzature industriali e commerciali è invece stata ricostruita partendo dal dato delle somme assicurate per questi beni da una primaria compagnia italiana ed estendendolo con tecniche statistiche su tutto il sistema produttivo. Secondo un’analisi geografica, la macroarea più coinvolta è il Nord-ovest (Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia e Piemonte), dove l’esposizione totale si attesta a circa 700 miliardi di euro di cui 400 attribuibili a fabbricati e terreni e 300 a macchinari, impianti e attrezzature industriali e commerciali. Questi dati, che rappresentano il 40% del totale nazionale stimato, sono fortemente influenzati dalla Lombardia, che è caratterizzata da un’alta densità industriale e da sola ha esposizioni per più di 500 miliardi di euro. Il Nord-est (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna) manifesta un’esposizione complessiva di circa 430 miliardi di euro, con la caratteristica di mostrare un marcato equilibrio (50% ciascuno) tra fabbricati e terreni, da un lato, e macchinari, impianti e attrezzature industriali e commerciali, dall’altro. Interessanti i dati di Emilia-Romagna e Toscana, due regioni recentemente colpite da eventi alluvionali: la prima ha, da sola, un’esposizione di più di 150 miliardi, mentre la seconda si attesta sugli 80. Nel Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo) si registra invece un’esposizione di circa 330 miliardi di euro (19% del totale), di cui ben 120 associati al valore dei fabbricati e terreni nel solo Lazio. Infine, nel Sud (Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria) e nelle Isole l’esposizione complessiva ammonta a circa 240 miliardi di euro (14% del totale). In Sicilia e Sardegna il 70% dell’esposizione riguarda fabbricati e terreni. Il quadro normativo non è ancora definitivo, la legge concede al Ministero dell’Economia e delle Finanza e al Ministero delle Imprese e del Made in Italy la possibilità di stabilire ulteriori modalità attuative e operative, incluse quelle di individuazione degli eventi calamitosi e catastrofali. Il mercato si attende nei prossimi due mesi un quadro definito per gestire puntualmente le implicazioni.

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Consulenti del Lavoro in crescita e sempre più centrali nella vita delle imprese

Posted by fidest press agency su giovedì, 18 gennaio 2024

A oggi sono circa 26.500 gli iscritti agli Ordini provinciali dei Consulenti del Lavoro, in costante aumento rispetto ai cinque anni precedenti, e quasi l’80% delle aziende private si avvale delle loro prestazioni. Un rapporto, quello tra imprese e Consulenti, basato su stima, fiducia e longevità: il 53,4% degli imprenditori dichiara infatti di avvalersi dello stesso Consulente da oltre dieci anni e il 45,6% da oltre 15. Ciò arricchisce ancora di più la soddisfazione per i servizi resi; complessivamente il 92,8% degli intervistati esprime una valutazione elevata o molto elevata. Sono alcuni degli interessanti dati che emergono dalla ricerca dell’Ufficio Studi dei Consulenti del Lavoro “La professione di Consulente del Lavoro nello scenario di mercato che cambia”, presentata in occasione degli Stati Generali, evento celebrativo del 45° anniversario della Legge istitutiva n. 12/1979 e organizzato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, in collaborazione con ENPACL, Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, Fondazione Consulenti per il Lavoro, ANCL e ANGCDL. “L’immagine del Consulente che viene fuori dalle valutazioni tra le PMI è estremamente positiva”, ha affermato il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca. “Da gestori di adempimenti abbiamo assunto un ruolo consulenziale pieno, anche tramite funzioni nuove che si sono aggiunte a quelle che la Legge n. 12/79 ci attribuisce. Non è un caso, infatti, che oltre 10 milioni di cittadini italiani si rivolgano ai consulenti. Nei nostri studi sono gestiti circa otto milioni e cinquecentomila rapporti di lavoro e assistite oltre un milione e ottocentomila imprese. Una figura, quella del Consulente, che porta la propria competenza distintiva in ambito amministrativo sia lavoristico che fiscale e a cui vanno riconoscendosi via via sempre più elementi specifici di competenza sia sulle materie tradizionali che su quelle più innovative. A dimostrazione del percorso di crescita che negli anni è stato fatto”, ha concluso.

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Il commercio on line cresce ogni anno in maniera esponenziale sia in termini di numero di imprese che di fatturato

Posted by fidest press agency su lunedì, 15 gennaio 2024

In questo periodo le aziende che trattano solo Internet sono passate da 2.765 a 38.867 (14 volte in più dal primo rilevamento), mentre il fatturato è passato da 3,3 miliardi a 75,9 miliardi arrivando a 23 volte il dato iniziale. Questa crescita è indicativa di un settore in salute ed in grande espansione. Per il commercio on line per il 2023 è prevista un ulteriore crescita del 13%. Nell’ambito del commercio fisico – spiega Giovanni Felice – la crisi colpisce in maniera sempre più preoccupante le microimprese commerciali ed artigianali con effetti collaterali importanti poiché il numero di aziende commerciali che annualmente chiudono sta mettendo a rischio la coesione sociale del Paese per non parlare degli aspetti non meno gravi quali la diminuita sicurezza causata dalla desertificazione commerciale”. Nessuno immagina di fermare il tempo e la tecnologia – continua Guido D’Amico – che sarà sempre più on line, ma occorre rideterminare le regole del confronto tra commercio on line e commercio off line per liberare da tanti cappi burocratici, da costi aggiuntivi il commercio tradizionale al fine di consentire una competizione commerciale ad armi pari, Senza danneggiare il commercio virtuale, per le conseguenze sociali che comporta bisogna dare supporto e strumenti innovativi al commercio fisico”. Ma c’è di più. “Favorire l’aggregazione delle attività commerciali ed artigianali – conclude il presidente nazionale di Confimprese Italia – ma anche degli operatori dei mercati, per costituire dei “contratti di rete” finalizzati alle operazioni di marketing collettivo ed alla realizzazione, ove possibile, di piattaforme on line comuni da affiancare ai punti vendita fisici a sostegno delle attività ordinarie.Creare linee di “credito sociale” basate sul curriculum vitae dell’imprenditore per potere fronteggiare momenti di crisi di liquidità temporanee”. Nella proposta di intervento di Confimprese Italia, infine, rientrano anche sgravi fiscali che equiparino le microimprese ai trattamenti previsti per le aziende che operano all’interno delle Zone Economiche Speciali, destinatarie di sgravi fiscali ed elevare, per commercio ed artigianato, il limite del regime forfettario a 200.000 euro. Anche in Sicilia il numero di imprese è cresciuto in maniera esponenziale partendo da 140 aziende nel 2006 alle 2264 aziende attive nel 2022. Parliamo di aziende censite come attività che svolgono solo commercio elettronico. In Sicilia è molto diffuso il fenomeno, completamento abusivo, delle dirette sui social, facebook in testa. Questo fenomeno ha raggiunto numeri oramai insostenibili, spesso questo tipo di attività non rappresenta solo una attività di necessità, ma è diventata anche un hobby ed un secondo lavoro remunerativo. Eppure, è fatto alla luce del sole. I dati relativi al fatturato sono tratti dall’”European B2C-ecommerce report 2016” e dalla Ecommerce Italia della Casaleggio Associati. I dati relativi alle imprese dall’Osservatorio Economico del MISE

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Studio Deloitte-Assifact: Verso il 50% di imprese a rischio di credito

Posted by fidest press agency su martedì, 28 novembre 2023

Lo studio verrà presentato giovedì 30 novembre 2023 alle ore 10.30 a Milano presso la Tower Hall di UniCredit in Via Fratelli Castiglioni 12. Dopo i saluti iniziali di Francesca Nenci, Head of Group Trade & Correspondent Banking UniCredit, e Alessandro Carretta, Segretario Generale Assifact, Antonio Zecca, Manuel Pincetti e Francesco Brunelli (Deloitte), Diego Tavecchia e Pietro Bartolini (Assifact) approfondiranno i risultati dello studio. Seguirà una tavola rotonda, moderata da Alessia Grosso (Unicredit Factoring), cui prenderanno parte Mattia Gardellin (Clessidra Factoring), Massimo Gianolli (Generalfinance), Carlo Alberto Giovanardi (Studio Legale Giovanardi), Alberto Quagli (Università degli studi di Genova), Annarita Sofia (Confindustria) e Matteo Uggetti (Deloitte). Nella fase di incertezza che sta vivendo l’economia italiana si è registrato un peggioramento delle prospettive del sistema produttivo. E’ aumentato il numero di imprese ad elevato rischio di credito o in situazione di vulnerabilità finanziaria, che hanno raggiunto quasi il 49% %del totale nel 2022 e potrebbero superare il 50% nel 2023, rispetto a circa il 42% del periodo pre-Covid. Il factoring può essere uno strumento di rilancio per le imprese in crisi? Dalla collaborazione tra Assifact, l’Associazione italiana per il factoring che riunisce gli operatori del settore, e la società di consulenza Deloitte è nato uno studio, “Il factoring come strumento di rilancio delle imprese in crisi”, che risponde a questo interrogativo esplorando il potenziale del factoring nel contesto della crisi d’impresa e mettendo a fuoco le conseguenti opportunità nello scenario economico attuale.

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Lavoro: nei prossimi 4 anni le imprese cercheranno 72.600 figure ITC

Posted by fidest press agency su venerdì, 24 novembre 2023

Milano. Lo aveva anticipato in modo lampante il report Almalaurea 2022: in cima alla classifica delle migliori lauree triennali per trovare lavoro c’erano quelle in area informatica e ITC, con un tasso di occupazione al 95,6%. Le imprese italiane hanno infatti un enorme bisogno di personale ITC, e continueranno ad averlo anche nei prossimi anni, mostrando numeri sempre più alti. Da qui al 2027, infatti, il Sistema Informativo Excelsior vede la ricerca di ben 72.600 figure ITC. Si parla di professionisti da impiegare nei più diversi settori e nelle più differenti aree, anche grazie alla continua crescita di ambiti informatici come la Cyber Security, l’Intelligenza Artificiale e la Data Science, per non parlare dei Big Data. Ecco che allora le imprese italiane cercano e cercheranno sempre di più abili sviluppatori, aggiornatissimi ICT Security Manager, innovativi Business Intelligence Analyst, nonché Network Engineer, Cloud Specialist, Cyber Security Architect e via dicendo. Sono quindi tante le imprese che si metteranno alla ricerca di professionisti ITC senza però riuscire a soddisfare questa esigenza, con processi di selezione del personale dispendiosi e inconcludenti. Da qui l’opportunità di rivolgersi a delle società di head hunting, che rappresentano «un doppio vantaggio» per le imprese. Come ci spiega infatti Carola Adami, CEO e Founder della società di ricerca e selezione del personale Adami & Associati, «il primo vantaggio è quello di avere la garanzia di un processo di recruiting gestito in modo altamente professionale, dalla creazione dell’annuncio di lavoro fino alla selezione dei talenti, senza nessun spreco di tempo da parte dell’azienda. In uno scenario dominato dalla difficoltà di reclutamento, quindi, affidarsi a degli head hunter specializzati in ambito IT può essere estremamente vantaggioso, per assicurarsi i professionisti necessari per la crescita della propria impresa.

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Imprese italiane penalizzate per il costo del credito

Posted by fidest press agency su lunedì, 20 novembre 2023

Le imprese di minori dimensioni pagano tassi più elevati rispetto alle più grandi: tassi che superano il 6% per investimenti inferiori ai 250 mila euro mentre scendono al 5,1 per investimenti superiori a quella soglia e di oltre il 9% per necessità di liquidità sotto i 250mila euro, contro il 5% per necessità superiori. Lo rileva un’indagine presentata oggi da Innexta, società camerale specializzata nel credito e soprattutto nel fintech, evidenziando anche, per le imprese del nostro Paese, tassi di interesse elevati e superiori a quelli dei competitor europei. «Questo comporta perdita di competitività in termini di maggior costo necessario per sostenere investimenti e garantire liquidità per stare sul mercato per le nostre pmi – rileva il presidente Cciaa Pn-Ud e Innexta Giovanni Da Pozzo –. Per quanto riguarda l’Italia, a giugno scorso i tassi presentavano un incremento generalizzato rispetto al biennio precedente e in alcuni casi più che quadruplicati rispetto al minimo osservato nel periodo 2021-2023. Colpisce in particolare la velocità con la quale si è manifestato l’incremento, in stretta analogia alla politica monetaria della Bce che ha lasciato spiazzate numerose imprese». La ricerca Innexta, basata sull’analisi dei dati italiani pubblicamente disponibili e sul loro confronto con quelli dei principali Paesi dell’Eurozona (Germania, Francia e Spagna) per il periodo gennaio 2021-giugno2023, ha inteso verificare le condizioni di accesso al credito delle micro e piccole imprese. Dall’analisi emerge chiaramente come i prestiti alle imprese siano in continua diminuzione dal secondo semestre 2021. Le micro e piccole imprese evidenziano trend peggiori rispetto al complesso delle società non finanziarie. «I motivi? Dal lato della domanda, l’aumento del costo del credito, la crescita disomogenea tra settori e l’incertezza economica che rallenta gli investimenti», aggiunge Da Pozzo. Dal lato dell’offerta, poi, il rimborso Tltro III (le Banche Europee devono rimborsare i fondi acquisiti dalla Bce attraverso le operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine), criteri Esg nelle istruttorie specialmente per le banche maggiori e la riduzione delle garanzie pubbliche. Rispetto al dato aggregato dei 20 Paesi europei, Germania e Francia presentano trend migliori alla media, mentre per Spagna e Italia il trend risulta peggiore. In tutti i Paesi, considerando l’aggregato delle società non finanziarie a partire dal 2022, si assiste a un repentino incremento del costo dei finanziamenti delle nuove operazioni. A giugno 2023 Germania e Italia mostrano il costo del finanziamento più elevato.

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Assemblea annuale dell’Associazione di categoria delle imprese televisive e radiofoniche italiane

Posted by fidest press agency su giovedì, 16 novembre 2023

Roma Cinema Barberini (piazza Barberini, 24/26), il 30 novembre prossimo a partire dalle 9,45 l’Associazione di categoria delle imprese televisive e radiofoniche italiane, costituita nel giugno 2013, celebrerà i suoi primi 10 anni di attività, nel corso dell’Assemblea annuale. Ad aprire l’assemblea la relazione del Presidente dell’Associazione Franco Siddi. Seguiranno gli interventi del presidente Agcom Giacomo Lasorella, del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e del presidente di Confindustria Carlo Bonomi. L’evento sarà l’occasione per fare il punto dell’attività di CRTV in questo decennio, denso di processi innovativi ma anche di forti criticità – dalla pandemia all’instabilità economica, al preoccupante inasprirsi dei conflitti in diverse parti del mondo – nonché di delineare la strategia degli operatori radiotelevisivi nel contesto digitale e dell’Intelligenza artificiale.

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Approfondimento per le imprese sulle Comunità energetiche

Posted by fidest press agency su mercoledì, 18 ottobre 2023

Giovedì 19 ottobre, alle 14.30, la Camera di commercio di Pordenone-Udine organizza nella Sala Valduga (sede di Udine) un approfondimento per le imprese sulla transizione energetica e in particolare sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (Cer). L’incontro è organizzato in collaborazione con Dintec, agenzia in house di Unioncamere, delle Camere di commercio e dell’Enea, punto di riferimento nel settore dell’innovazione e della sostenibilità. Al termine dell’evento, a partire dalle ore 16, è prevista una sessione individuale con un esperto energy manager, previo appuntamento: le imprese avranno l’occasione di porre all’esperto tutte le loro domande e acquisire una maggiore conoscenza sul tema. L’esperto è disponibile in presenza al termine del convegno oppure online nei giorni successivi. Il programma del pomeriggio prevede, dopo i saluti introduttivi del Segretario generale della Cciaa Maria Lucia Pilutti, l’intervento di Antonio Romeo di Dintec (in collegamento), su caratteristiche, implicazioni ed opportunità per le imprese della transizione energetica. Di “Comunità energetiche, caratteristiche e funzionamento, dalla simulazione tecnica a possibili interventi e casi di studio per migliorare l’efficienza energetica in ottica di ottimizzazione dei consumi” parleranno poi Alessandro Vezzil e Daniele Florean, Consulenti di Dintec ed esperti di Generazione distribuita e Comunità Energetiche Rinnovabili (Soin&Co.) Degli strumenti Enea a supporto delle Cer riferirà infine Matteo Caldera, esperto Enea (in collegamento).Per partecipare all’incontro è sufficiente registrarsi tramite il sito camerale http://www.pnud.camcom.it. L’incontro è gratuito e ci si può anche prenotare per incontri one to one con gli esperti

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Lavoro: 7 imprese su 10 aumentano gli investimenti in mobilità interna

Posted by fidest press agency su giovedì, 5 ottobre 2023

Sempre più aziende lamentano la difficoltà di trovare le “persone giuste” e questo spesso accade a causa del turnover altissimo, che si è verificato soprattutto a seguito della pandemia: sono infatti tante le posizioni aperte che si generano per via della ricerca di migliori condizioni. È per questo che sempre più aziende stanno cercando d’investire nella mobilità interna: secondo un recente report realizzato da Aptitude Research riportato da HR Executive, il 70% delle aziende a livello globale ha aumentato i propri investimenti nella mobilità interna, un dato, questo, molto più alto rispetto al 58% del 2020. Inoltre, un’azienda su due ha incrementato il numero di assunzioni di personale interno quest’anno, favorendo lo sviluppo delle competenze dei propri dipendenti e una maggiore retention. In questo modo infatti i dipendenti sono più felici di rimanere in azienda: lo confermano i dati riportati dal Workplace Learning Report 2023 realizzato da Linkedin, secondo cui i lavoratori che cambiano ruolo all’interno della stessa azienda entro i primi due anni di impiego hanno una probabilità del 75% di rimanervi più a lungo rispetto ai colleghi che rimangono nella stessa posizione (56%). “Spesso l’azienda non è in grado di trattenere i talenti: le risorse si spostano in cerca di migliori condizioni, anche durante il periodo di prova, creando un turnover altissimo”, ha commentato Francesca Verderio, Talent Acquisition Manager di Zeta Service Individua (zetaservice.com/it/individua.html), la business unit di Zeta Service che guida le organizzazioni nella ricerca e selezione di nuovi talenti. Infatti, nella top 5 dei fattori che le persone valutano quando considerano di cambiare lavoro troviamo un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, che sembra essere la priorità dei lavoratori tra i 35 e i 49 anni (26%), i lavoratori che hanno oltre 50 anni valutano soprattutto quanto sia impegnativo il lavoro (35%), mentre per i lavoratori più giovani (18-34 anni) contano di più le opportunità di crescita all’interno dell’azienda (35%) e la possibilità di apprendere e sviluppare nuove competenze (31%), sebbene poi questi si confermino aspetti rilevanti per le diverse fasce di età.D’altro canto investire nella mobilità interna sembra quasi una scelta obbligata, dovendo le aziende fare i conti con diversi fattori, come per esempio l’invecchiamento della popolazione: secondo il report sull’Occupazione e lo Sviluppo Sociale in Europa 2023 realizzato recentemente dalla Commissione Europea, il numero di persone in età lavorativa (tra i 20 e i 64 anni) sta diminuendo in maniera preoccupante: dal record di 272 milioni di persone raggiunto nel 2009 si è passati ai 265 milioni nel 2022, prospettando un ulteriore calo di circa 7 milioni di persone entro il 2030. Questo crea nuovi posti di lavoro vacanti e aggrava la già presente carenza di personale, dovuta sia alla scarsa capacità dei datori di lavoro di trattenere il personale, sia alla preclusione al mondo del lavoro spesso di persone con disabilità, immigrati o donne (si pensi che l’86% delle professioni con carenza di personale non è equilibrato dal punto di vista di genere). In particolare, spiega il report, il tasso di posti di lavoro vacanti è salito al 2,9% nel 2022, rispetto all’1,3% del 2012.Inoltre, si sta discutendo molto su come il progredire della tecnologia e in particolare dell’intelligenza artificiale comporterà la nascita di nuovi lavori che nessuno è attualmente in grado di svolgere, non avendo le competenze necessarie proprio perché ancora non esistono. In quest’ottica la mobilità interna potrà essere fondamentale per favorire lo sviluppo di competenze e creare quella dinamicità necessaria per far sì che il personale sia pronto ad affrontare nuove sfide. Allo stesso tempo questa potrebbe essere un’ottima soluzione anche al problema dell’adeguatezza delle risorse in base al ruolo: in base allo State of Organizations 2023 di McKinsey il 20-30% dei ruoli critici non è stato ricoperto dalle persone più adeguate. “Capire che risorse si hanno in azienda e quindi mappare le competenze è essenziale poiché, se si riesce ad inventariare le competenze dei propri dipendenti, sarà molto semplice incrociarle con i requisiti di competenze delle posizioni aperte, assicurando all’azienda di avere candidati assolutamente adatti al ruolo di massimizzare la produttività”. Sempre nella stessa relazione, infatti, si evidenzia che una persona altamente competente assegnata ad un determinato ruolo può essere fino all’800% più produttiva rispetto a qualcuno che è solo mediamente competente nello stesso ruolo. “Di solito le aziende non sono strutturate per riconoscere e trattenere i talenti, non c’è chiarezza sul ruolo o sul percorso di sviluppo interno che le stesse dovrebbero offrire”: sempre dal sondaggio di McKinsey emerge infatti come ruoli e responsabilità non definiti in modo sufficientemente chiaro siano, per il 40% degli intervistati, causa d’inefficienze all’interno dell’organizzazione.

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Economia in rallentamento: arriva nel terzo trimestre la conferma delle imprese

Posted by fidest press agency su mercoledì, 27 settembre 2023

Le imprese confermano il deterioramento progressivo del quadro economico 2023. Secondo il 51% delle aziende l’andamento dell’economia lombarda tra luglio e settembre risulta in linea con quella del secondo trimestre, già in decelerazione, e il 36% riporta un peggioramento. Solo il 10% ritiene che la situazione stia migliorando. Sono questi i principali risultati raccolti tramite la flash survey sul sentiment delle imprese di Assolombarda a inizio settembre.L’indagine, pubblicata su http://www.genioeimpresa.it, evidenzia inoltre che anche per il quarto trimestre prevale un sentiment di stabilità (46% dei rispondenti) o inasprimento (36%) del contesto economico rispetto al trimestre attuale; il 15% si aspetta, invece, una tendenza positiva. In prospettiva, le aspettative sull’andamento dell’economia lombarda nel 2024 restano incerte, con una distribuzione sostanzialmente uniforme tra chi prevede un quadro più favorevole rispetto al 2023 (31%), chi un peggioramento (30%) e chi una stabilità (29%).“Le imprese del territorio confermano il rallentamento dello scenario economico che hanno evidenziato i recenti dati Istat legati al secondo trimestre 2023 – ha dichiarato Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda -. Tra i fattori che contribuiscono a questa decelerazione, ne esistono alcuni a livello italiano, come l’alta inflazione, gli scarsi consumi e un calo degli investimenti. Ma siamo anche condizionati da fattori esterni, come la recessione in Germania, le difficoltà dell’economia cinese e le scelte di politica monetaria di Fed e Bce sui tassi. Di fronte a questa congiuntura, siamo consapevoli delle limitate risorse a disposizione per la Legge di Bilancio, ma siamo altrettanto convinti che sia importante indirizzarne la maggior parte per stimolare l’economia ed evitare il rischio di una possibile recessione. Chiaramente, in quest’ottica è anzitutto imprescindibile che venga rifinanziato in toto, e per almeno tutto il 2024, il taglio del cuneo fiscale, oltre a considerare l’adozione di nuove misure utili per finanziare Industria 5.0. Ricordo, infine, l’importanza che ricopre il PNRR proprio nello stimolare la nostra economia. La recente notizia del via libera della Commissione europea alle modifiche che riguardano la quarta rata è certamente positiva. Ma dobbiamo guardarci in faccia: il vero nodo è che dobbiamo essere in grado di cambiare passo e impegnare tutte le risorse a nostra disposizione”.I dati a consuntivo sul secondo trimestre 2023 evidenziano già un indebolimento del comparto manifatturiero lombardo, la cui performance rimane, seppur di poco, positiva: il livello di produzione rimane vicino a quello di aprile-giugno 2022, con un minimo incremento pari al +0,5%. Anche nel confronto congiunturale, la crescita della manifattura regionale è prossima allo zero (+0,3%). Invece in Italia si registra una caduta del -3,3% (tendenziale), così come, tra i benchmark europei, in Spagna (-1,3%).In Lombardia, i settori interessati da un aumento di produzione sono i mezzi di trasporto (+13,4%), il pelli-calzature (+8,6%), l’abbigliamento (+5,8%), l’alimentare (+2,8%) e la meccanica (+1,7%), mentre il tessile ha registrato il calo produttivo più marcato (-6,9%). La decelerazione primaverile è particolarmente evidente sui mercati internazionali. Tra aprile e giugno le esportazioni lombarde e italiane sono infatti diminuite del -0,9% e -1,0% rispetto al secondo trimestre 2022; rimangono comunque positive le variazioni tendenziali su base semestrale, con l’export lombardo che tra gennaio e giugno 2023 segna un +3,5% sopra i livelli di 12 mesi fa (+4,2% per l’Italia). Nel confronto con le regioni di riferimento, la contrazione delle esportazioni lombarde nel secondo trimestre è meno marcata di quanto registrato in Veneto (-2,1%) e nel Baden-Württemberg (-9,3%), mentre gli altri benchmark segnano variazioni positive (Emilia-Romagna +2,8%; Piemonte +14,6%; Bayern +9%; Cataluña +7,6%; Rhône-Alpes +0,6%). A livello settoriale, nel secondo trimestre la crescita rispetto al 2022 risulta negativa per la gomma-plastica (-5,6%), la chimica (-11,2%), i metalli (-12,3%) e il legno (-14,5%). Tra i Paesi di destinazione, gli scambi con i partner europei diminuiscono del -5,7% nel secondo trimestre rispetto al corrispondente periodo del 2022 (la stessa variazione era del +3,3% nel primo trimestre di quest’anno): in particolare, crolla la Germania (-12,0%) e arretrano vistosamente la Spagna (-4,7%), la Polonia (-3,6%) e i Paesi Bassi (-3,1%). Al contrario, le esportazioni verso i mercati Extra-UE aumentano del +4,8% rispetto ad aprile-giugno 2022, sebbene a ritmo inferiore al +15% segnato nel trimestre precedente. Tra i Paesi più rilevanti spiccano Svizzera (+14,4%) e Turchia (+9,3%). Il rallentamento in atto emerge anche dalle indagini qualitative di Istat, che ad agosto rilevano un calo del clima di fiducia del manifatturiero nel Nord-Ovest per il quinto mese consecutivo. Si riducono gli ordini in portafoglio e si deteriorano le attese di produzione, che per la prima volta da settembre 2022 tornano su livelli negativi; pressoché stabili, invece, le scorte di prodotti finiti. L’indice scende anche a livello nazionale, in Germania e Francia, mentre la Spagna registra un sentiment in controtendenza. Cresce invece per il secondo mese consecutivo la fiducia dei servizi nel Nord-Ovest: le imprese riportano andamenti aziendali più favorevoli e il saldo sugli ordinativi aumenta in maniera rilevante, mentre le previsioni lato domanda per i prossimi 3-4 mesi sono in leggero calo. Guardando ai benchmark, l’indice diminuisce in Italia, Germania, Francia e rimane stabile in Spagna. In ambito mercato del lavoro, tra aprile e giugno aumenta per il nono trimestre consecutivo il numero di occupati in Lombardia (+36mila rispetto al corrispondente periodo del 2022), portando così il tasso di occupazione al 68,8% (era 68,3% un anno prima), sopra a Italia (61,6%) e Piemonte (68%), ma sotto a Emilia-Romagna (70,9%) e Veneto (71,6%). Al contempo, calano i disoccupati (-24mila) e gli inattivi (-22mila), con il tasso di disoccupazione che quindi scende al 4,5% (dal 5% nel secondo trimestre 2022), rimanendo superiore solo al 4,2% del Veneto. Rispetto al pre-Covid, il bilancio in termini di occupati si conferma positivo (+6mila nel confronto con il secondo trimestre 2019), si attenua il calo di disoccupati (-30mila) e il differenziale degli inattivi si riduce a +10mila. (abstract fonte: http://www.assolombarda.ithttp://www.genioeimpresa.it)

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