Cia-Agricoltori Italiani esprime soddisfazione sulle molte misure che riguardano il settore primario inserite nella Legge di bilancio promulgata dal Presidente della Repubblica. Per Cia diventa, ora, opportuno che il Governo coinvolga il mondo produttivo agricolo e le sue associazioni di categoria affinché si dia certezza dei tempi di attuazione di tali misure. In merito agli sgravi fiscali per far fronte alla crisi energetica, il Governo ha prestato attenzione alla richiesta Cia di sostegno delle imprese rurali grazie alla proroga del credito d’imposta al 20% per l’acquisto di carburanti nel primo trimestre 2023 per agricoltori, allevatori, serre e pescatori. Soddisfazione anche per la riduzione dell’aliquota Iva sulle compravendite di pellet per il 2023, battaglia portata avanti da Cia con grande forza insieme alla filiera legno-energia in favore dei 2 milioni di famiglie italiane che utilizzano il pellet per il riscaldamento domestico.Cia accoglie positivamente anche gli interventi relativi alla fauna selvatica, cavallo di battaglia delle rivendicazioni dell’associazione, che da anni chiede alla politica di tutelare il mondo agricolo dagli ingenti danni ingenti causati dalla proliferazione incontrollata dei cinghiali. Si giudica, dunque, con particolare favore l’annunciato piano di controllo delle specie ungulate anche nelle zone vietate alla caccia, durante il silenzio venatorio e nelle aree protette. Positivi per Cia gli stanziamenti disposti dal Governo nella lotta alle fitopatie: dai ristori per i coltivatori in sofferenza per il Mal Secco che distrugge gli agrumeti, a quelli per gli allevamenti bufalini colpiti da brucellosi, nonché il sostegno ai viticoltori in attesa di ripristino degli impianti, a seguito dei gravi danni causati dalla flavescenza dorata. Sul fronte della tutela della sovranità alimentare, Cia è favorevole agli stanziamenti per la valorizzazione del sistema agroalimentare nei prossimi 4 anni, mentre ritiene importante in questo periodo storico la misura del reddito alimentare, con la dotazione di fondi per assistere soggetti in condizioni di povertà assoluta. Buone prospettive in manovra anche per i tabacchicoltori e per una filiera che dà lavoro in Italia a circa 40mila addetti. Permangono invece molte perplessità sulla normativa relativa ai buoni lavoro. Cia ritiene che debbano essere semplificati gli adempimenti burocratici e chiede, pertanto, maggiore flessibilità nella loro applicazione. Si rischierebbe, altrimenti, di vanificare gli effetti di una misura a lungo attesa dal mondo rurale per la soluzione dell’annoso problema del reperimento della manodopera stagionale.
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Manovra: Cia, bene misure agricole. Ora tempi brevi per attuazione
Posted by fidest press agency su domenica, 1 gennaio 2023
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Manovra: Rojc (Pd), no inno a ideologia Governo Meloni
Posted by fidest press agency su domenica, 1 gennaio 2023
“La destra ci ha messo di fronte a una manovra e a una fiducia inaccettabili, cui ho detto ‘no’ con chiarezza e decisione. Questa legge è un inno all’ideologia che guida il Governo Meloni, il suo percorso è culminato in un voto di fiducia che ancora una volta abroga le prerogative di un ramo del Parlamento. Al loro peggio hanno aggiunto gli aspetti deprecabili del passato. Pessimo inizio quando si costringe l’opposizione ad occupare la commissione Bilancio per poter almeno leggere il testo della legge di Bilancio”. Lo dichiara la capogruppo Pd nella commissione Politiche europee del Senato, Tatjana Rojc, dopo aver espresso voto contrario alla fiducia posta sulla legge di Bilancio.
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“Le legittime critiche alla manovra finanziaria dovrebbero essere basate sulla verità
Posted by fidest press agency su domenica, 1 gennaio 2023
E invece sul reddito di cittadinanza i suoi fautori hanno detto di tutto e di più, ma purtroppo poche verità. È vero, infatti, che questo Governo vuole modificarlo, non cancellarlo. Diminuire lo stanziamento non significa sopprimerlo. Chi lo afferma vuole cavalcare o, ancora peggio, soffiare sul disagio sociale per suscitare dissenso e speriamo non altro”. Lo afferma il capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Giustizia del Senato Giovanni Berrino. Il quale si domanda: “Come fanno i 5Stelle a sostenere che noi, rendendo la condizionalità più stringente, obbligheremo i percettori ad accettare lavori sottopagati o in nero?”. “Forse dimenticano – prosegue – che loro stessi hanno votato la medesima regola, ossia la condizionalità secca, all’interno del progetto Gol. E dimenticano che nell’unica misura del Pnrr dedicata al lavoro perde il reddito chi rifiuta una proposta formativa e non solo una proposta di lavoro”. Berrino dunque conclude: “Invece di aizzare le folle, assumendovi il rischio di esasperare il malcontento, ricordate cosa avete fatto e votato e ricordatelo anche agli italiani”.
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“La prima manovra del governo presieduto da Giorgia Meloni è legge”
Posted by fidest press agency su sabato, 31 dicembre 2022
È stato un percorso difficile per il pochissimo tempo a disposizione ma che alla fine ha dato frutti molto positivi. La legge di bilancio approvata oggi definitivamente dal Senato contiene il primo tassello della nostra visione della Nazione che si svilupperà da qui ai prossimi cinque anni della legislatura. La maggiore soddisfazione è che, nonostante gli uccelli del malaugurio si augurassero l’esercizio provvisorio, che sarebbe stato devastante per il sistema Italia, siamo riusciti a scrivere la manovra in tempi brevi, a discuterla lasciando spazio alle opposizioni, e a votarla addirittura in anticipo sui tempi previsti. È solo l’inizio. Famiglie e imprese possono finalmente tirare una boccata d’ossigeno e tornare a guardare al futuro con speranza e ottimismo”. Lo ha detto Ylenja Lucaselli, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Bilancio alla Camera.
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Manovra: Cultura e spettacolo sono strategici per il Paese
Posted by fidest press agency su sabato, 31 dicembre 2022
“Esprimo grande soddisfazione per le misure adottate in Manovra dal governo per il settore della cultura, dimostrando, ancora una volta, come giovani e spettacolo siano al centro della sua azione. Con la ‘Carta Cultura Giovani’ ancorata al reddito si rimodulano i fondi destinati ai ragazzi, indirizzandoli verso chi ha maggiori difficoltà di accesso alla cultura a causa del reddito basso. Il bonus ‘Carta Merito’ introduce un incentivo per i più meritevoli e stabilisce un criterio premiale utile a stimolare i giovani al raggiungimento di traguardi nello studio. Si eliminano così gli sprechi e gli abusi della app18. Fondamentale lo stanziamento di 60 milioni in più per i lavoratori dello spettacolo, misura che riguarda l’indennità di discontinuità. Questo governo ha quasi raddoppiato i fondi previsti dal ministro Franceschini a testimonianza della attenzione del ministro Sangiuliano e dell’esecutivo Meloni per lo spettacolo dal vivo, motore della cultura e dell’intrattenimento anche popolare del Paese”.
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Manovra. Leonardi (FdI): soddisfazione per aumento di risorse alla sanità e per misure a sostegno della famiglia
Posted by fidest press agency su sabato, 31 dicembre 2022
“Grande soddisfazione per una manovra che in poco tempo ha cercato di dare risposte alle emergenze prioritarie della Nazione, in particolar modo aumentando le risorse destinate al sistema sanitario nazionale e intervenendo sul sostegno alle famiglie con l’assegno unico e universale per i figli a carico e il congedo parentale. Nello specifico, per ciò che concerne la Sanità, è previsto un incremento delle risorse per circa 7 miliardi in 3 anni e una proroga al 31 dicembre 2024 per i contratti del personale sanitario assunti con l’emergenza Covid”.Lo dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia Elena Leonardi, componente della Commissione Sanità in Senato.”Non solo. Sono previsti, inoltre, l’incremento delle risorse per le cure palliative e per le malattie oncologiche, l’inserimento del bonus psicologico per le fasce più fragili della popolazione e risorse per le borse di studio destinate ai giovani medici, in risposta alla carenza di personale medico e alla mancata formazione registrate in questi anni. Insomma – conclude Leonardi – nonostante il poco tempo e le poche risorse il governo ha cercato di intervenire su decenni di disattenzioni in tema sanitario e sociale”.
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Manovra: Anp-Cia, impegni insufficienti su sanità e sociale
Posted by fidest press agency su venerdì, 30 dicembre 2022
Nella legge di Bilancio, il Governo non sembra comprendere appieno la grave situazione della sanità, le emergenze dovute alla pandemia, i ritardi da recuperare su visite, interventi chirurgici e sistemi di cura, così come i problemi degli anziani non autosufficienti. Lo dice Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani, aggiungendo che le risorse dedicate stanziate per il 2023 e il 2024 sono ben lontane dalle necessità e non riusciranno nemmeno a coprire gli aumenti dei costi dovuti all’inflazione.Infatti, dei 2,2 miliardi previsti nel 2023 per la sanità, 1,4 miliardi sono vincolati per coprire i maggiori costi energetici lasciando agli interventi strutturali appena 800 milioni. Quindi -spiega Anp- non è chiaro come verranno affrontate tutte le emergenze, a cominciare dal personale medico e parasanitario, già sotto organico da anni e oggi del tutto inadeguato a far fronte alle nuove sfide del post Covid e alla necessità di innovazione e potenziamento.Proprio a seguito degli anni del Covid, con il Sistema Sanitario Nazionale strumento di coesione sociale e di garanzia dei diritti, andare ora verso un minore impegno finanziario dello Stato nei confronti della sanità pubblica significa rischiare di tornare pericolosamente indietro -aggiunge l’Associazione pensionati-. Il fenomeno dei “medici a gettone” squalifica la professione medica e carica di maggiori costi il SSN; nei Pronto Soccorso i disagi e le disfunzioni aumentano, mentre la sanità privata avanza addossando sempre maggiori spese sui pazienti, soprattutto anziani.Anche sul versante del sociale e della non autosufficienza, non si percepiscono segnali, mentre incombe la scadenza del 31 marzo per approvare il disegno di legge quadro già licenziato dal governo Draghi e indispensabile ad attivare le risorse dedicate del PNRR.Oggi, invece, sarebbe necessario un maggiore impegno per sostenere le necessità di potenziamento e innovazione del sistema sanitario -evidenzia Anp- in particolare per costruire una sanità territoriale vicina al cittadino, dalle case di comunità ai servizi domiciliari alla telemedicina. E poi, bisognerebbe abbattere le liste d’attesa su visite e interventi chirurgici e costruire una seria politica della prevenzione per bloccare per tempo le patologie e promuovere stili di vita più sani. La salute è un bene per tutti, la sanità è un diritto per tutti; per questo Anp-Cia ribadisce il suo impegno a battersi per il rafforzamento del sistema sanitario, che deve essere alla portata di tutti i cittadini, senza discriminazioni né sociali né territoriali.
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Commento post-BCE: Francoforte ha molta più strada da fare della Fed
Posted by fidest press agency su giovedì, 15 dicembre 2022
A cura di Roberto Rossignoli, Portfolio Manager di Moneyfarm. Dopo la Federal Reserve, oggi tocca alla BCE. Il governatore Jerome Powell non ha dato segno di voler mollare la presa sull’inflazione, diminuendo sì l’entità del rialzo dei tassi d’interesse (50 punti base, contro i 75 dei precedenti 3 meeting), ma comunque senza lasciare aperta la porta a una politica monetaria più accomodante nel 2023, alla luce di aspettative sull’inflazione riviste al rialzo. Di nuovo, quindi, la governatrice Christine Lagarde si è trovata a inseguire le politiche d’oltreoceano, senza poter prendere fiato dopo gli ultimi rialzi.Ricordiamo il percorso finora. Da luglio a oggi la BCE ha alzato i tassi in 3 occasioni diverse, portandoli da -0.50% a 1.50%, a causa di un’inflazione a doppia cifra, che si attesta sopra il 10% in molti paesi europei, e della politica monetaria restrittiva adottata pressoché in ogni parte del mondo. Come per gli Stati Uniti, anche per la BCE le aspettative di ulteriori rialzi sembrano essersi ridimensionate negli ultimi mesi, ed è lecito pensare di essere vicini alla fine della stretta monetaria. Tuttavia, agli investitori non è sfuggito che l’inflazione in Europa rimane molto più alta che altrove e, infatti, da qualche settimana a questa parte, lo scenario base è che l’istituto di Francoforte abbia molta più strada da fare della FED. È in questo contesto che va letto il rialzo di 50 punti base annunciato oggi. Nonostante fosse ampiamente atteso dagli operatori finanziari, la retorica non poteva che essere restrittiva: il governatore della BCE ha annunciato che ci saranno ulteriori “significativi” rialzi nei prossimi mesi e che la stretta quantitativa (riduzione del portafoglio titoli accumulati in anni di quantitative easing) comincerà a marzo 2023, pur procedendo per gradi. Combattere l’inflazione rimane il focus principale e ai governi spetterà il compito di alleggerirne l’impatto sull’economia reale con le loro politiche fiscali. I mercati hanno reagito in maniera molto nervosa. Se nelle prime ore dopo la conferenza di Powell avevano retto a una retorica meno accomodante del previsto, dalle dichiarazioni della Lagarde hanno ricevuto una conferma definitiva dell’indebolimento della narrativa dominante degli ultimi mesi, ossia che la stretta monetaria avesse finalmente raggiunto il picco. Per questo, sostanzialmente, stiamo assistendo all’impennata dei tassi governativi europei e alla perdita di terreno dell’azionario con quello europeo, in particolare, che ha già perso più del 2%.
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Manovra: Bankitalia, contante costa a esercenti più che carte
Posted by fidest press agency su venerdì, 9 dicembre 2022
Secondo Bankitalia, con riferimento agli oneri legati alle transazioni effettuate mediante strumenti di pagamento elettronici, il contante ha costi superiori a quelli delle carte di debito e credito. “Giustissimo! Come avevamo subito denunciato, infatti, il Governo sul Pos non si rende nemmeno conto che sta facendo un grave danno ai commercianti. Non solo, a differenza di quanto sostiene l’on. Salvini, rimasto evidentemente all’età della pietra, il pagamento con il Pos è molto più rapido di quello in contanti, non dovendo il commerciante dare il resto, senza contare che oggi, diamo la notizia a Salvini, esistono i pagamenti contactless, rapidissimi, ma si evitano ammanchi di cassa, non si ricevono banconote false, in caso di rapina si hanno meno contanti in cassa, non si deve andare pericolosamente in banca a depositare l’incasso della giornata, con il rischio di furti e rapine, oltre alla perdita di tempo di fare la fila in filiale, magari anche solo per procurarsi le monetine per il resto. Insomma, in realtà rompe chi paga in contanti” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Inoltre, si fa un regalo a chi vende on line. Il consumatore più smart passerà per comodità sempre più all’E-commerce e il commerciante perderà ancora più clienti, mentre, se decide di stare al passo con i tempi, potrà fidelizzare il cliente soddisfando le sue richieste ed esigenze. Non parliamo, poi, delle località turistiche, nella quali il pagamento elettronico facilita il pagamento con gli stranieri” conclude Dona.
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Manovra: Unc, su Pos violato obiettivo Pnrr
Posted by fidest press agency su mercoledì, 30 novembre 2022
“L’innalzamento della soglia a 60 euro per l’obbligo di accettare i pagamenti elettronici è una palese violazione degli obiettivi e dei traguardi fissati per l’assegnazione delle risorse del Pnrr” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.”Al di là del fatto che Governo Meloni ci fa tornare all’età della pietra, quando gli italiani non usavano ancora la carta di credito, un passo indietro al secolo scorso, il punto è che viene violata la misura del Pnrr che prevedeva di “incoraggiare il rispetto degli obblighi fiscali (tax compliance) e migliorare gli audit e i controlli” e che nella descrizione del traguardo e obiettivo si riferiva esplicitamente “all’originario articolo 23 del decreto-legge n. 124/2019, abrogato con la conversione in legge”, ossia a quell’articolo del Dl Fisco del Governo Conte II magicamente abrogato durante i meno di 60 giorni della conversione in legge” prosegue Dona.”Quell’art. 23, introducendo per la prima volta la sanzione di 30 euro aumentata del 4% del valore della transazione, stabiliva chiaramente il perimetro di applicazione, ossia “nei casi di mancata accettazione di un pagamento, di qualsiasi importo”, quindi anche di 1 euro, senza se e senza ma” conclude Dona.
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Manovra governo: Ecco le novità di interesse per i medici
Posted by fidest press agency su martedì, 29 novembre 2022
La bozza di legge di bilancio del governo Meloni varata ieri suscita le critiche dei sindacati non solo sul tema del lavoro ma anche in sanità, dove i sindacati dei medici ospedalieri si dicono pronti a scioperare, come le opposizioni. Il servizio sanitario pubblico è oggetto di un incremento di 2 miliardi, che – se non i maggiori costi energetici – andando sul Fondo sanitario ripartito tra le regioni dovrebbero coprire incrementi di personale, contrattuali e recupero delle liste d’attesa. Le regioni hanno già fatto sapere che bastano per metà in un documento datato, su cui oggi ribadiscono le loro posizioni. Ma torniamo alle novità presenti nel disegno di legge per il servizio sanitario. Una farà piacere ai professionisti sanitari -medici inclusi- impiegati nei pronti soccorso: cresce da 90 milioni a 200 milioni il fondo straordinario per le indennità del personale. La cifra sarà però inserita nel Fondo sanitario e va comunque tratta dall’aumento di 2 miliardi di tale fondo, già previsto nella precedente Finanziaria. E in ogni caso sarà la contrattazione collettiva a definire alla lira l’incremento per queste figure. Si mantiene inoltre altissima l’attenzione su prevenzioni e coperture vaccinali, incrementando di 650 milioni il fondo del Ministero della Salute destinato all’acquisto dei vaccini anti Sars-CoV-2 e dei farmaci per la cura dei pazienti con Covid (ricordiamo l’impatto importante degli antivirali). Ma in tema di prevenzione arriva anche un finanziamento da 40 milioni -da ripartire tra le regioni- per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025 nell’ambito del “Piano di contrasto all’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2022-25”, che sta per essere approvato dalla Conferenza Stato Regioni.Si accennava alle perplessità delle regioni (oltre a quelle del mondo politico), ma intanto arrivano anche critiche e richieste dai sindacati Per i medici ospedalieri, l’intersindacale che include Anaao Assomed, Cimo Fesmed, Aaroi Emac, Fassid e Cgil-Cisl-Uil sottolinea come di fatto la promessa indennità di Pronto Soccorso sia rinviata al 2024 e non vi siano risorse sul Contratto 2019-21, che prevede incrementi pari a un terzo del tasso inflattivo attuale, né finanziamenti per il 2022-24.«Le premesse erano state migliori. Un Governo nuovo, politico in quanto nato dalla volontà elettorale, un medico ministro, un tecnico. Ma ad oggi di tecnico, e di nuovo, abbiamo visto ben poco. Se questa è la considerazione in cui vengono tenuti migliaia di professionisti che hanno evitato al Paese una caporetto sanitaria, i dirigenti medici, veterinari e sanitari del SSN, in mancanza di segnali immediati e concreti, porteranno nelle piazze la loro insoddisfazione e la loro rabbia». Per i medici di famiglia, la Fimmg chiede di poter almeno accedere al credito d’imposta per mitigare l’impatto delle bollette dei medici convenzionati con una modifica di legge che equipari lo studio del medico di famiglia – impossibilitato ad alzarsi le tariffe rispetto ai liberi professionisti – ad un’impresa. E il Sindacato Medici Italiani Smi chiede che gli aumenti ventilati per i medici e gli infermieri dell’emergenza urgenza siano estesi a tutto il mondo medico ed in particolare alla medicina generale. «Vorremmo sapere i finanziamenti destinati al rinnovo dei contratti in scadenza», chiede la segretaria Pina Onotri. «I medici di medicina generale hanno il loro contratto scaduto e in arretrato di un anno e retribuzioni tra e più basse d’Europa al pari dei colleghi ospedalieri. Auspichiamo che il Parlamento corregga con misure ad hoc la legge di bilancio». (Fonte Doctor33)
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Manovra di bilancio: ci risiamo
Posted by fidest press agency su sabato, 26 novembre 2022
By Enrico Cisnetto. È cambiato il governo e gli equilibri dentro la maggioranza che lo sostiene, ma l’approccio sia nel formulare le misure che nel criticarle è rimasto lo stesso. E vale tanto per chi è momentaneamente al governo, che ha solo il vincolo – per via dell’occhiuta vigilanza europea – di non eccedere nel creare deficit e aumentare il debito, e a maggior ragione per chi sta all’opposizione, che considera quello dei conti pubblici un problema non suo. Nessuno, o quasi, che ragioni sulla quantità e qualità delle entrate e delle uscite pubbliche, dello Stato come degli enti locali, salvo usare la foglia di fico della “spending review”, che naturalmente resta sulla carta (ed è pure uno strumento sbagliato, perché parte dal presupposto che la spesa pubblica sia un fatto tecnico, mentre è solo politico e richiede scelte politiche). Tantomeno, nessuno, o quasi, che ragioni sulla crescita, tema che al massimo viene declinato in termini di conservazione dell’esistente, mai di sviluppo e innovazione. Con il risultato che la spesa pubblica è arrivata a superare i mille miliardi, per l’esattezza 1.049 pari al 54% del pil, e le entrate inseguono a 940 miliardi.Il sottostante di questo atteggiamento è duplice. Da un lato c’è l’idea – del tutto sbagliata – che il Paese viva in una devastante povertà, con la sola eccezione di chi non paga le tasse, e che dunque il compito di un partito e di chi lo guida sia quello di fare tutto il possibile per “rimediare”, lenendo i “sacrifici” – vocabolo fondamentale in questa narrazione – sostenuti dagli italiani. Ovviamente non sostengo che non esistano sacche di arretratezza e anche di povertà, relativa e assoluta, ma è fuorviante la lettura di una società profondamente e largamente segnata da questi fenomeni. C’è poi la riduzione della politica – non solo quella italiana, ma ciò non consola, anzi – allo sventolio di bandierine identitarie (culto della personalità compreso) e alla mera elencazione dei bisogni, veri e presunti, con relativo sforzo di fantasia di come soddisfarli. Il tutto senza la cornice di un’idea di società e di un bagaglio programmatico discendente da quel progetto, necessariamente di lungo periodo e dunque stridente rispetto all’imperante “momentismo” di cui è affetta la politica priva di solidi ancoraggi culturali e legata più ai leader che alle idee. Che poi tutto questo avvenga per fragilità culturale, massimalismo politico o pura speculazione in chiave di più una facile raccolta del consenso, non cambia. È dunque in questo contesto che va letta la prima legge di bilancio del governo Meloni. Ed è un giudizio che hanno dato anche i mercati, a giudicare dall’andamento dello spread, in calo fino a scendere sotto i 190 punti. E che è sperabile, e forse pure probabile, che sia quello che finiranno per dare Bruxelles e le principali cancellerie d’Europa. Ma, detto questo, non si può non rilevare come ancora una volta il terreno su cui poggia il principale atto di politica economica sia quello della spesa corrente. Di investimenti in conto capitale, e quindi di sviluppo, non c’è neppure l’ombra. Infatti, dei quasi 35 miliardi complessivi, ben 21, cioè il 60%, andranno a calmierare il cosiddetto “caro bollette”. Il resto delle risorse va a tante altre misure, che giocoforza sono tutte minimali, compreso la maggiore di esse, i 5 miliardi usati per la diminuzione del cuneo fiscale, per la quale sia i sindacati che la Confindustria richiedevano ben altro impegno. Così chi voleva issare i propri vessilli si ritrova a poter piazzare solo qualche piccola bandierina: per esempio, addio a quota 100 e 101 sulle pensioni, visto che si va verso quota 103, e le minime non saranno alzate a mille euro, ma rivalutate parzialmente; la pace fiscale ci sarà solo per le cartelle sotto i mille euro; la flat tax non sarà per tutti, ma per una platea ristretta; la stretta sul reddito di cittadinanza c’è, ma è graduale. Salta perfino il tanto sbandierato taglio dell’Iva a pane, pasta e latte, che sarebbe stato assurdo perché favoriva in egual misura abbienti e poveri, con 14 euro di risparmio annuo a famiglia a fronte di un costo di mezzo miliardo. Qui va fatto un ragionamento, sereno ma senza aver paura di rompere dei tabù, sulla politica di intervento a fronte dell’aumento dei costi dell’energia, iniziata dal governo Draghi e proseguita da quello Meloni. E che, a pensarci bene, incrocia la questione del reddito di cittadinanza così come altre forme di sostentamento e aiuto. So perfettamente che sia per gli individui e le famiglie, sia per le imprese, l’onere delle bollette si è moltiplicato. E sono conscio delle conseguenze. Che però non sono eguali per tutti. Ora, considerata la dimensione complessiva del fenomeno – centinaia di miliardi – e l’incertezza relativa alla sua durata, non è pensabile un intervento, tanto più se prolungato, per tutti. Occorre rovesciare il punto di partenza: non importa se la colpa sia delle bollette, dell’inflazione o di qualunque altra causa, importa sapere che di fronte a determinate situazioni di difficoltà economica – il cui grado va stabilito a seconda delle risorse che si possono mettere in campo senza stravolgere i conti pubblici – lo Stato interviene. Ma per farlo deve dotarsi di efficaci strumenti di accertamento della reale condizione di persone e famiglie, cosa che è tanto più facile fare quanto più si è sul territorio (quindi sono i Comuni l’istituzione da incaricare per individuare le vere condizioni di bisogno). Ovvio che tra i diversi parametri ci deve essere anche quello della possibilità/disponibilità a lavorare. Ma la stessa cosa vale anche sul fronte degli aiuti alle imprese. Tralascio qui le malversazioni che vengono segnalate (un esempio lo ha fatto Chicco Testa nella War Room di giovedì 24 novembre rivedi la puntata qui), considerandole un fatto fisiologico. Ciò che conta è essere consapevoli che non possiamo (in termini di carico sul bilancio) né dobbiamo (in termini di opportunità per il migliore sviluppo del sistema economico) sostenere indistintamente tutti. Essere un’impresa energivora è condizione necessaria ma non sufficiente, perché se quell’azienda era comunque “alla canna del gas”, metaforicamente parlando, intervenire a ridurgli il carico delle bollette servirà a tenerla in vita solo per qualche momento in più, ma certo non le darà quella competitività che le mancava a prescindere dai costi dell’energia. Insomma, anche qui s’impone la necessità di avere una capacità selettiva, se si vuole che gli aiuti siano virtuosi. Ma questo presuppone che il governo abbia una linea di politica industriale, e quindi sappia rendere da un lato strategica e dall’altro trasparente la discrezionalità che deve necessariamente usare. In entrambi i casi, famiglie e imprese, bisogna partire dal presupposto che i 21 miliardi usati per il caro bollette (che si aggiungono a quelli precedenti spesi sempre per l’energia e prima per il Covid) sono finanziati a deficit, e quindi andando ad incrementare il debito che già ammonta alla cifra record di 2700 miliardi. E occorre avere bene a mente che andiamo verso una fase in cui, a fronte di una frenata dell’economia (vedremo se fino al punto di portarci in recessione o meno), di un picco inflazionistico che dobbiamo ancora toccare e del perdurare delle pesanti incertezze generate dalla guerra scatenata da Putin e dalla crisi degli equilibri geo-politici mondiali, la Bce aumenterà i tassi e chiuderà l’ombrello protettivo che avevamo sulla testa e la Ue ridefinirà i termini del patto di stabilità con cui l’Europa misura le politiche di bilancio degli Stati membri. In questo quadro, ben venga la prudenza “minimalista” mostrata da Giorgia Meloni, non fosse altro per la sua convenienza politica a tagliare le unghie dei suoi inaffidabili alleati. Prudenza, a fronte della quale, le litanie di tre delle quattro opposizioni, che attaccano la manovra su tutto meno che su quello per cui merita di essere criticata, fanno cascare le braccia. Perché la Meloni con questa manovra avrà pure comprato tempo, ma così sinistra, Pd e 5stelle il tempo lo buttano dalla finestra. (abstract) By Enrico Cisnetto direttore di http://www.terzarepubblica.it
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Manovra governo: aumenti progressivi sulle pensioni
Posted by fidest press agency su venerdì, 25 novembre 2022
La scelta di applicare una rivalutazione speciale del 120% alle pensioni minime, è da considerarsi giusta in quanto non solo incrementa maggiormente gli assegni pensionistici rispetto all’inflazione, ma in prospettiva, se confermata, potrebbe servire ad accorciare la forbice a favore dei redditi più bassi. A dirlo è Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani, commentando l’annuncio in conferenza stampa da parte della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e in attesa di consultare il testo bollinato della legge di Bilancio.Per Anp-Cia, dunque, si tratta di un passo importante e di apertura, anche alle ripetute sollecitazioni della stessa Associazione per interventi migliorativi sulle pensioni basse. La proposta del Governo è, quindi, condivisibile e, sicuramente, da integrare ulteriormente. Servono, infatti, sottolinea Anp-Cia, azioni ancora più importanti e incisive.Per effetto della rivalutazione, le pensioni minime potrebbero arrivare a 571 euro. Dunque -chiosa Anp-Cia- mancherebbe ancora l’intervento strutturale da noi sempre richiesto. Siamo sempre lontani, è evidente, dai 780 euro della pensione di cittadinanza, ritenute dall’Associazione di Cia il minimo per fare fronte alla crisi, particolarmente acuita dal caro energia e dall’aumento dei costi dei beni di prima necessità come gli alimentari.A tal riguardo, è apprezzabile secondo Anp-Cia, la conferma degli interventi a contenimento dei rincari sulle bollette di luce e gas. Adesso bisogna superare il metodo dei bonus, prevedendo interventi strutturali sia sulle pensioni che sull’inflazione, mettendo al riparo milioni di persone, in particolare anziani, che già vivono una condizione di forte disagio sociale.Resta, infatti, alta la preoccupazione di Anp-Cia per l’incertezza sulle misure in Manovra che riguardano la sfera sanitaria e sociale. Nel primo caso, non si percepiscono impegni adeguati rispetto alle criticità che emergono dopo l’epidemia Covid che ha messo sotto stress tutto il sistema, accumulando pesanti ritardi su visite specialistiche e interventi chirurgici, oltre che sulle azioni della prevenzione. Per quanto riguarda, poi, le politiche sociosanitarie, Anp-Cia ricorda che dovrebbero essere una componente essenziale dell’azione di Governo perché sono alla base della giustizia, della coesione sociale nonché del sistema dei diritti. Anp-Cia seguirà, dunque, con grande attenzione l’iter parlamentare di una Manovra che vale 35 miliardi, pronta al confronto per arrivare entro la fine dell’anno a una legge di Bilancio che sia davvero più giusta e inclusiva.
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Manovra, USB: Giorgia Meloni si inginocchia alla UE e l’Italia corre verso la recessione
Posted by fidest press agency su venerdì, 25 novembre 2022
Roma 2 dicembre sciopero generale, il 3 tutti/e a Roma. on una legge di bilancio incapace di contrastare la riduzione inevitabile dei consumi, dovuta alla forte impennata dei prezzi, l’Italia si avvia verso quella recessione ormai considerata inevitabile e, di conseguenza, verso un ulteriore aumento delle disuguaglianze.Sarebbero dovuti intervenire sul fronte delle retribuzioni, sui salari poveri, sulle pensioni al minimo, reintrodurre una maggiore progressività fiscale e magari rafforzare gli ammortizzatori sociali. Avrebbero dovuto e potuto bloccare i prezzi dei beni di prima necessità. E invece hanno fatto l’esatto contrario. Gli interventi sulle pensioni sono stati irrisori, mentre si continua a favorire anche attraverso la tassazione i ceti più abbienti, introducendo i primi assaggi di una futura tassazione piatta. Hanno colpito il reddito di cittadinanza proseguendo la guerra ai poveri, già ingaggiata dai precedenti governi. Hanno ridotto gli sgravi sulle bollette per le famiglie, confermando per intero solo quelli alle imprese. Non hanno tolto l’IVA sul pane e sul latte, che pure era stata ventilata. Ed hanno introdotto un ridicolo aggravio della tassa sugli extraprofitti, peraltro prorogando le scadenze fino al 2024, piuttosto che puntare a recuperare tutto il maltolto che le aziende speculatrici hanno sottratto a milioni di cittadini.Una legge di bilancio, quindi, in assoluta continuità col precedente governo, anzi potremmo dire scritta sotto la supervisione dei ministri del governo Draghi e degli occhiuti commissari della Ue. L’Italia deve comprimere i consumi per combattere l’inflazione e a pagare devono essere innanzitutto i più poveri, poi tutti i settori a reddito fisso a cominciare da quelli con i salari più bassi, e poi via via progressivamente le piccole attività e il mondo del lavoro autonomo, per lasciare inalterati i soli guadagni delle grandi imprese. Lo specchietto per le allodole è rappresentato dal taglio del cuneo fiscale ovvero di quelle tasse che i lavoratori pagano per finanziare alcune voci previdenziali e altri istituti per supportare i lavoratori in caso di malattia o crisi aziendali. Insomma i pochi euro in più direttamente in busta paga sarebbero finanziati dai lavoratori stessi, essendo, quelli del cuneo fiscale, soldi già nella proprietà dei lavoratori. Una partita di giro estremamente vantaggiosa per le imprese e a somma zero per i lavoratori…Di fronte a queste scelte che precipitano il Paese in una condizione di ancora maggiore sofferenza la risposta dello sciopero generale del 2 dicembre e della manifestazione nazionale a Roma di sabato 3 sono ancora più importanti.
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Manovra: Unc, azzeramento Iva è presa in giro
Posted by fidest press agency su lunedì, 21 novembre 2022
“Il taglio dell’Iva su pane, pasta e latte è una presa in giro dei consumatori. L’azzeramento dell’Iva su questi prodotti, considerato che secondo i dati aggiornati dell’Istat la spesa annua per una famiglia media è pari a 261,72 euro per il pane, 142,08 per il latte, tra fresco e conservato, 140,40 per la pasta (pasta secca, fresca, con anche inglobati i preparati di pasta come i ravioli e i tortellini), il finto risparmio teorico sarebbe pari ad appena 10 euro e 7 cent per il pane, 5 euro e 40 cent per la pasta, 6 euro e 9 cent per il latte, per un totale di 21 euro e 56 cent in un anno” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.”Non solo sarebbe un’elemosina, ma sarebbe una farsa, visto che questa cifra irrisoria andrebbe nelle tasche dei consumatori solo nella fantasiosa ipotesi che i commercianti trasferissero matematicamente il taglio dell’Iva sul prezzo finale e non lo incassassero invece loro. Insomma, nella realtà sarebbe solo una mancetta a beneficio dei panettieri, visto che mai più ridurrebbero il prezzo per un ritocco matematico di appena lo 3,846%” prosegue Dona.”Ecco perché sarebbe decisamente meglio tagliare l’Iva sul gas e sulla luce, che invece sarebbe applicato sicuramente dai fornitori di energia, costretti a farlo per legge” aggiunge Dona.”Persino l’azzeramento dell’Iva al 4% su tutti i Prodotti alimentari e le bevande analcoliche, pur andando decisamente meglio, comporterebbe una minor spesa, sempre teorica, per non dire illusoria, pari ad appena 90 euro su base annua (90 euro e 3 cent) per una famiglia media che salirebbe al massimo a 146,64 euro per una coppia con 3 figli” prosegue Dona. “Molto meglio, quindi, anche il rinnovo del bonus di 200 euro fatto da Draghi, non solo perché il bonus sarebbe in soldoni ben più consistente di 90 euro, ma anche perchè può essere destinato al ceto meno abbiente, con un reddito annuo inferiore ai 35 mila euro lordi, mentre il taglio dell’Iva riguarderebbe tutti, anche chi può fare a meno di questo aiuto, disperdendo così risorse preziose e scarse” conclude Dona.
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Manovra: Mura (Pd), commissione Lavoro depauperata di competenze
Posted by fidest press agency su domenica, 2 gennaio 2022
“E’ emerso un orientamento estremamente critico in ordine alle modalità di esame del disegno di legge di bilancio per l’anno 2022 e più in generale in relazione alla possibilità della Commissione di esprimersi sui provvedimenti che incidono su materie che rientrano nell’ambito delle competenze ad essa riconosciute”. Lo scrive la presidente della commissione Lavoro Romina Mura (Pd) in una articolata lettera al presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, dedicata all’andamento dell’esame parlamentare della legge di bilancio per l’anno 2022. La deputata indica le “evidenti criticità rispetto all’esigenza di una reale discussione parlamentare sui contenuti della manovra di bilancio e che, nel caso del disegno di legge di bilancio per l’anno 2022, incide in modo particolarmente marcato sulle competenze della XI Commissione”, segnalando che l’organo parlamentare “non è stato posto nelle condizioni di esaminare disposizioni, con un evidente depauperamento delle prerogative dei propri componenti”. Di qui la richiesta di Mura a Fico di rapportarsi con il Ministro per i rapporti con il Parlamento “affinché promuova ogni utile iniziativa volta a consentire una più efficace discussione nelle Commissioni parlamentari di entrambi i rami del Parlamento” anche attraverso un “più puntuale rispetto della scadenza prevista dalla legge di contabilità e finanza pubblica per la presentazione alle Camere” e la “revisione delle regole procedurali per l’esame del disegno di legge di bilancio”.
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Manovra 2022: Tra poco il sì dell’Aula del Senato, tutte le novità per la Scuola
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 dicembre 2021
La Legge di Bilancio è ultimata: tra stanotte e domattina verrà approvato il maxi-emendamento attraverso la fiducia all’aula di Palazzo Madama. Si tratta di una manovra da oltre 23 miliardi, un terzo dei quali per il taglio delle tasse; ci sono modifiche agli ammortizzatori sociali, agli sgravi contributi, al reddito di cittadinanza e al pensionamento anticipato con Quota 102 che per un anno subentra a Quota 100 andata in archivio. Vengono anche prorogati i bonus edilizi e il Superbonus. Per la Scuola si confermano le disposizioni prodotte nelle ultime settimane.Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha affermato che “le misure trattano questioni che sono state affrontate largamente dal nostro sindacato, battaglie per le quali ci siamo battuti e continuiamo a fare, come la lotta alla dispersione scolastica. Tra i vari emendamenti ci sono anche quelli inerenti alla proroga dei contatti dell’organico Covid riguardante il personale Ata e non solo quello docente”.Per la scuola si prevedono anche i contratti Ata Covid, ma solo per 7.800 precari lasciandone così fuori 14mila. Per la valorizzazione della professione docente arrivano 60 milioni ulteriori portando l’incremento medio a lavoratore a 16 euro; si incrementa il Fun per le retribuzioni dei dirigenti scolastici; arriva l’educazione motoria alla primaria ma solo nelle classi quarte e quinte; si stanziano 120 milioni per estendere per i prossimi due anni scolastici l’assegnazione di dirigenti scolastici e Dsga a scuole con almeno 500 studenti, 300 per quelle ubicati in piccole isole e comuni montane; arriva l’indennità, chiesta da Anief, per chi insegna in sede “disagiata” però solo nelle piccole isole; c’è la stabilizzazione dei dipendenti ex Lsu e il supporto psicologico al personale scolastico, agli studenti e alle famiglie; per il contrasto del cyberbullismo viene istituito il Fondo permanente; si incrementano i finanziamenti alle scuole paritarie con 20 milioni aggiuntivi. Presente anche la riduzione nella sede di prima destinazione, da 5 a 3 anni, dei Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi all’interno delle istituzioni scolastiche ed educative. Si approvano interventi in materia di attribuzione alle scuole di nuovi dirigenti scolastici e Dsga: riguarda l’assegnazione di entrambe le figure per l’anno scolastico 2021/2022 e i due successivi alle scuole autonome costituite con un numero di alunni inferiore a 500 unità, ridotto fino a 300 unità per le scuole collocate nelle piccole isole, nei comuni montani o nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche. Ci sono misure anche per combattere gli abbandoni scolastici.Marcello Pacifico, presidente Anief, non nasconde il suo rammarico: “Purtroppo rimangono fuori alcuni provvedimenti importantissimi: non si affronta il nodo del precariato e del reclutamento. Avevamo presentato 31 emendamenti che riguardano, tra l’altro, l’anticipo pensionistico per il personale della scuola notoriamente sottoposto a stress e a rischio burnout, come abbiamo chiesto l’estensione del carattere gravoso della professione docente, la revisione degli organici di sostegno, la gratuità dei tamponi, l’assunzione dei ricercatori, l’assegnazione dell’indennità anche di rischio biologico e di incarico, oltre quella di sede parzialmente approvata. Come anche l’organico Covid da collocare in quello di diritto e la conferma fino a giugno di tutti gli Ata Covid. E poi la conferma nei ruoli di tutti gli assunti, anche di prova, l’assegnazione di risorse maggiori per la valorizzazione dei lavoratori, l’estensione card docenti a personale a tempo determinato amministrativo ed educativo. E ancora, la cancellazione dei blocchi alla mobilità del personale scolastico, l’educazione motoria tutte le classi della primaria, la fine del dimensionamento scolastico e ad una revisione razionale degli organici”, conclude Pacifico.
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Manovra: Rojc (Pd), fondi a Esuli e minoranza italiana ex Jugoslavia
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 dicembre 2021
“Molto positiva l’approvazione in commissione Bilancio dell’emendamento che rifinanzia le leggi per la minoranza italiana in Slovenia, Croazia e Montenegro, assieme alla norma ‘gemella’ per le comunità degli esuli istriani, fiumani e dalmati, e alla legge permanente che autorizza interventi diretti a favore delle attività culturali e delle iniziative per la conservazione di testimonianze italiane nei Paesi della ex Jugoslavia. Si tratta complessivamente di 6,3 milioni per il 2022 e di 6 milioni rispettivamente per il 2023 e 2024. Il risultato è stato ottenuto attraverso il lavoro dei parlamentari e grazie all’interlocuzione diretta del Pd con il ministro Di Maio, che ha colto e fatto proprio il rilievo politico e morale dell’intervento”. Lo rende noto la senatrice Tatjana Rojc (Pd), che ha sottoscritto l’emendamento, approvato nella notte dalla commissione Bilancio del Senato, che rifinanzia le Leggi triennali n. 72/2001 e n. 73/2001, nonché la Legge permanente 960/1982.
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Manovra: Anp-Cia, pensioni minime a bocca asciutta. Si aumenti assegno a 780 euro
Posted by fidest press agency su martedì, 7 dicembre 2021
Insoddisfazione per pensioni minime e redditi bassi dimenticati, solo parzialmente compensata dai buoni risultati su sanità e sociale. La proposta di legge di bilancio per il 2022 sembra una medaglia a due facce, così Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani, che ha già presentato delle proposte emendative con l’obiettivo di favorire una stagione di riforme e investimenti, superando le criticità della fase pandemica. Innanzitutto, la necessità di aumentare gli assegni al minimo dagli attuali 515 a 780 euro mensili, oltre alla revisione dei criteri di accesso per la pensioni di cittadinanza, che hanno impedito alla stragrande maggioranza dei pensionati di beneficiarne. A questo si aggiunge la proposta di revisione delle detrazioni e deduzioni per il recupero –almeno- delle spese mediche, come avviene per tutti gli altri cittadini.Aver dimenticato le pensioni minime ancora una volta appare molto grave, soprattutto in un momento in cui l’inflazione riparte al galoppo e incide sui beni di prima necessità, insieme ai consistenti aumenti (dal 30 al 50%) delle bollette di gas e luce. Viene, invece, considerato da Anp solo un mero palliativo l’indicizzazione che porterà a un aumento di poco più di 9 euro mensili. Unico risultato positivo, il riconoscimento del lavoro agricolo usurante agli agricoltori, tale da permettere l’anticipo pensionistico senza penalizzazioni.Riguardo alle riduzioni fiscali, se -da una parte- Anp apprezza la volontà di attenuare il carico sulle pensioni (le più tassate d’Europa) -dall’altra- auspicava maggiore equilibrio e progressività nelle determinazione delle aliquote. Per i redditi fino a 15mila euro siamo, infatti, ancora fermi al 23%, senza alcun miglioramento per le pensioni basse, mentre sembrerebbero premiati solo i redditi alti, rischiando di ampliare la forbice delle disuguaglianze sociali nel Paese.Positiva, invece, per Anp la parte relativa a sanità e sociale. Sembra, così, aprirsi una nuova stagione di investimenti per strutture e servizi, nella direzione da sempre auspicata dall’associazione. E’ questa la sfida più importante per i prossimi anni, assieme alla conferma delle azioni di contrasto al Covid, vaccini in primis. E’ necessario recuperare tutti i ritardi negli interventi ordinari, che riguardano in particolar modo gli anziani. Dovrà essere, quindi, straordinario l’impegno di Stato e Regioni per spendere bene le risorse, soprattutto quelle del Pnrr. Senza dimenticare l’applicazione capillare sul territorio dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) e dei Leps (livelli essenziali delle prestazioni sociali), insieme a tutte le maggiori priorità: medicina territoriale e domiciliare, prevenzione oncologica e telemedicina, servizi per la non autosufficienza e le cronicità, oltre alle Case di Comunità. Se per Anp è apprezzabile la previsione sul potenziamento del personale sanitario medico e infermieristico, resta ancora da definire il ruolo dei medici di medicina generale, verso i quali c’è l’auspicio di un rafforzamento del loro ruolo centrale nell’ambito sia dei servizi di diagnostica che di cura.
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Manovra: Mura (Pd), ok Opzione donna come indicava Pd
Posted by fidest press agency su venerdì, 12 novembre 2021
“La correzione di rotta del Governo su Opzione donna è positiva e va nella direzione che il Pd sta indicando da tempo, che chiede anche di renderla strututrale: è significativo che oggi ci siano molte ‘madri’ a rivendicare il risultato. Bene dunque, ma per il Pd è necessario anche uno sforzo per calibrare l’Ape sociale sui percorsi lavorativi e previdenziali delle donne, caratterizzati spesso da precariato e discontinuità lavorativa. Inoltre ci si deve impegnare ancora per individuare meccanismi di valorizzazione ulteriore del lavoro di cura familiare e della maternità, che è tempo-lavoro in larga misura caricato sulle donne a risparmio della spesa pubblica in welfare. La parità è un processo in corso non certo un obiettivo raggiunto”. Lo dichiara la presidente della commissione Lavoro della Camera Romina Mura (Pd), dopo che nell’ultima bozza della legge di Bilancio è stata sancita la permanenza dei requisiti attuali per fruire della misura Opzione donna.
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