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Posts Tagged ‘manovra’

Legge di Bilancio, Ricci (Ali): “Commissione Ue corregge stime Pil. Governo Meloni sarà costretto a fare manovra correttiva”

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 febbraio 2024

“Apprendiamo che la Commissione europea ha rivisto al ribasso le stime di crescita del PIL italiano nel corso del 2023 e 2024. I dati ci dicono che il PIL Italiano è cresciuto dello 0,6 per cento lo scorso anno e si prevede che crescerà dello 0,7%, ovvero meno rispetto all’1,2% previsto dalla Legge di Bilancio. Sono mesi che lo ripetiamo: il Governo Meloni ha approvato una Legge di Bilancio senza coperture, ora servirà una manovra correttiva”: così Matteo Ricci, coordinatore dei sindaci dem e presidente di ALI-Autonomie Locali Italiane. “La Presidente Meloni ci risparmi la propaganda nei prossimi mesi. Taglieranno la spesa sociale perché mancano le necessarie coperture”, aggiunge Ricci. “Il governo Meloni sarà costretto a fare tagli, per pagare le cambiali della propaganda elettorale. E, come al solito, taglieranno i fondi necessari ai Comuni”, conclude Ricci.

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Dalla Manovra all’autonomia differenziata, ecco come comincia l’anno in sanità

Posted by fidest press agency su mercoledì, 3 gennaio 2024

Sì al patto di stabilità, no al fondo salvastati-Mes. Gli equilibrismi del parlamento con i “big” dell’Unione europea hanno ritardato il voto sulla legge di Bilancio che tra le altre cose ha avviato la revisione del prontuario e della remunerazione delle farmacie. Tra le altre novità della Manovra 2024, le misure per aiutare le regioni nell’acquisto di prestazioni dal privato, e nell’assunzione (moderata) di personale. In sanità, le principali novità caratterizzanti l’avvio del 2024 vengono da lontano. Prevista per legge da fine 2022, all’alba del 2024 esordirà la nuova Agenzia del Farmaco: le cariche Aifa saranno rinnovate e il nuovo Presidente rileverà i compiti del Direttore Generale, mentre due Direttori –uno amministrativo ed uno scientifico – e un’unica Commissione Scientifico-economica prenderanno il posto dei due attuali board deputati rispettivamente alle approvazioni dei nuovi farmaci ed ai rimborsi da parte del Servizio sanitario.Da parte sua, il nuovo decreto Milleproroghe che si approverà tra fine anno e febbraio dovrebbe differire a tutto novembre 2023, o dicembre, se non all’inizio del 2024, il termine per versare importi dovuti a titolo di pay-back dalle aziende fornitrici di dispositivi medici al Servizio Sanitario Nazionale, importi relativi al ripiano del superamento del tetto di spesa degli anni 2015-16-17-18. Previste sempre dalla legge di Bilancio, da gennaio esordiranno le nuove accise su tabacco e sigarette elettroniche, mentre da luglio dovrebbe toccare alla sugar tax ai produttori di bevande edulcorate (10 euro per ettolitro o 0,25 euro per kg nel caso di prodotti da diluire) e la plastic tax di 0,45 euro per ogni chilo di plastica venduto od acquistato. Tutti da vedere gli effetti che produrrà il decreto legge anticipi, da poco convertito in legge 191/23, che azzera l’Iva sulle prestazioni di chirurgia estetica e rifinanzia le sedute di psicoterapia “avvicinandosi” ai livelli di copertura di un anno fa. Nel corso del 2024, decreti attuativi dovranno in parallelo portare semplificazioni burocratiche per i disabili e sull’uso del fascicolo sanitario elettronico, mentre la legge delega sulle semplificazioni fiscali ha già prodotto un decreto che dematerializza per sempre le ricette per i farmaci, e apre alla ricetta di durata illimitata per medicine, visite ed esami per cronici (al momento l’arco temporale ammesso è un anno). In parallelo, andrà attuata con decreti specifici la legge delega sulle politiche per le persone anziane e non autosufficienti.Da gennaio, votata la Manovra e introdotto alle Camere il decreto Milleproroghe, si parte con l’autonomia differenziata e in particolare con il disegno di legge per attuarla, collegato alla Manovra di bilancio, e con il progetto di riforma costituzionale d’iniziativa popolare di modifica degli articoli 116 e 117 della Costituzione. Intanto, alcuni analisti fanno notare che il governo Fratelli d’Italia-Lega-Forza Italia sta dando spazio all’autonomia delle Regioni, in modo silenzioso. Esempio potenziale, la proroga in Lombardia di tutti i Piani terapeutici AIFA dei medicinali di cui alla nota 9 maggio 2023 fino al 31 gennaio 2025 sia online sia cartacei compresi quelli delle note 97, 99 e 100. In attesa che l’Aifa rinnovata semplifichi la gestione dei piani terapeutici, per gli anticoagulanti AVK in nota 97 la compilazione della scheda di valutazione e follow up della terapia orale, “ormai consolidata”, non è più obbligatoria. E non è più dovuto il rinnovo a 6 mesi dei PT dei NAO (essendo terapie di tipo cronico), “salvo modifiche delle condizioni cliniche del paziente”. Né è più dovuto il rinnovo a 6 mesi dei piani terapeutici in nota 100 (farmaci antidiabetici).Un cenno, infine, al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Che, rimodulato tenendo conto dell’inflazione, sembra non essere dispiaciuto all’Europa malgrado il taglio di un quarto di case ed ospedali di comunità (e centrali operative territoriali), rinviati ai fondi del 1988 per l’edilizia sanitaria. L’Italia è stato il primo paese a vedersi accordare la quarta rata dei prestiti europei, ed entro fine anno chiederà la quinta rata. Ma dovrà dimostrare di aver fatto dei passi avanti continuando a legiferare nel rispetto dei vincoli posti dalla Commissione Europea. (Fonte Sanità33)

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Manovra finanziaria e la famiglia che non c’è

Posted by fidest press agency su martedì, 2 gennaio 2024

La manovra finanziaria per la famiglia è problematica, perché non prende in considerazione la famiglia media ma quella ipotetica che dovrebbe rispondere ad alcuni standard di una cultura che è sempre più minoritaria, ma non sembra che lo sia nella testa di chi ci governa. Per capire, è importante considerare che il numero medio di figli per donna nei primi sei mesi del 2023 è di 1,22. Un dato che sembra ignorato. L’esonero dei contributi previdenziali è previsto fino al 2026 al 100% per le lavoratrici con tre o più figli (fino a quando questi non diventano maggiorenni) e un lavoro dipendente a tempo indeterminato. A livello sperimentale si applica anche solo per il 2024. C’è da considerare che le donne che hanno un lavoro sono il 40% e solo un terzo di esse ha un lavoro a tempo indeterminato. Questo misura, quindi, riguarda, nel 13% delle donne che lavorano a tempo indeterminato, solo quelle che hanno più di tre figli… considerato che ogni donna ha 1,22 figli…. Il bonus per gli asili nido è erogato solo a partire dal secondo figlio.Sembra proprio che la manovra finanziaria riguardi la famiglia che non c’è.Con l’aggiunta che l’Iva che in passato era scontata per una serie di prodotti per donne e infanzia, viene rialzata. Viene alzata dal 5 al 10% l’Iva sui prodotti assorbenti, tamponi e coppette mestruali e alcuni prodotti per la prima infanzia (latte e preparazioni alimentari per lattanti) e ai pannolini per bambini. Alzata al 22% anche l’Iva per i seggiolini per bambini da installare negli autoveicoli Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Manovra, via libera dalla Camera. Ecco le misure per la sanità

Posted by fidest press agency su lunedì, 1 gennaio 2024

Via libera della Camera alla legge di bilancio. La seconda manovra del governo Meloni è legge con 200 sì, 112 no e tre astenuti. Una manovra blindata e che ha subito poche modifiche nel passaggio al Senato, l’unico che ha visto un esame più approfondito. Tra quella più di sostanza lo stop alla stretta sulle pensioni dei medici. Un passaggio quasi formale, invece, quello di Montecitorio. Dopo un esame lampo in commissione Bilancio l’approdo in Aula con il via libera senza fiducia, come da accordi tra i gruppi. “Abbiamo approvato una manovra finanziaria che interviene su due grandi urgenze: ridurre le liste d’attesa e valorizzare il personale sanitario. In tre anni destiniamo 11,2 miliardi in più al fondo sanitario. Garantiamo risorse importanti per il rinnovo dei contratti degli operatori sanitari, aumentiamo la remunerazione delle prestazioni aggiuntive e si rifinanziano i piani operativi delle Regioni per ridurre le liste d’attesa. Aumentano le risorse per il fondo dell’Alzheimer, garantiamo fondi per l’aggiornamento dei Lea e per rafforzare l’assistenza territoriale con nuove assunzioni. Abbiamo salvaguardato il personale sanitario dagli effetti della norma sulle pensioni escludendo i trattamenti di vecchiaia e limitando l’impatto sulle pensioni anticipate”. Così il ministro della Salute, Orazio Schillaci, commentando l’approvazione della legge di bilancio 2024 e sottolineando che queste sono “solo alcune delle misure che dimostrano come la salute sia una priorità di questo Governo”. “Nel corso del prossimo anno, contando sul proficuo coinvolgimento del Parlamento – aggiunge il ministro – saremo impegnati a portare a compimento i disegni di legge collegati alla manovra per la riorganizzazione della rete ospedaliera e il riordino delle professioni sanitarie”. Il primo punto, citato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, commentando l’approvazione della legge di bilancio 2024, è l’incremento delle risorse del Fondo sanitario nazionale: In tre anni “11,2 miliardi in più”. Risorse così ripartite: nel 2024, 3 miliardi in più che si aggiungono ai 2,3 già stanziati con la legge di bilancio 2023 (in tutto 5,3 miliardi); nel 2025, 4 miliardi in più che si aggiungono ai 2,6 già stanziati; nel 2026, 4,2 miliardi in più che si aggiungono ai 2,6 mld già stanziati. Le misure previste per la sanità vanno dal taglio delle liste d’attesa all’aggiornamento dei Lea. Sono previsti 2,4 miliardi per il rinnovo contrattuale del personale del Servizio sanitario nazionale. La misura sulle pensioni è contenuta nel titolo V Lavoro, famiglia pari opportunità e politiche sociali – Capo I Lavoro e politiche sociali. Vengono salvaguardate le pensioni di vecchiaia dei medici mentre per le pensioni anticipate la decurtazione sarà ridotta per ogni mese di posticipo del pensionamento fino all’annullamento totale se si resta al lavoro per 36 mesi. Inoltre, anche al fine di evitare penalizzazioni, per i dirigenti medici e sanitari e gli infermieri del Ssn viene prevista la possibilità di presentare domanda di autorizzazione per il trattenimento in servizio anche oltre il limite del 40esimo anno di servizio effettivo e comunque non oltre il 70esimo anno di età. In riferimento al capitolo sulle liste d’attesa, è previsto l’aumento della tariffa oraria per le prestazioni aggiuntive di medici e infermieri: 100 euro per i medici; 60 euro per infermieri (raddoppia rispetto ai 30 attuali) pari a una spesa complessiva di 280 milioni di euro; il rifinanziamento dei piani operativi per il loro abbattimento con le Regioni che possono utilizzare una quota non superiore allo 0,4 per cento del livello di finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato per l’anno 2024 (valore 520 milioni); l’aggiornamento del tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati accreditati per l’assistenza specialistica ambulatoriale e per l’assistenza ospedaliera con il limite di spesa che è incrementato dell’1% per il 2024, del 3% nel 2025 e del 4% a decorrere dal 2026, fermo restando il rispetto dell’equilibrio economico e finanziario del servizio sanitario regionale. Altri capitoli varati con la Manovra riguardano il potenziamento dell’assistenza territoriale con il reclutamento di personale pari a 250 milioni di euro per il 2025 e di 350 milioni di euro a decorrere dal 2026. Per le cure palliative dal 2024 aumenta di 10 milioni annui il Fondo vincolato. Sul fronte dell’aggiornamento dei Lea, 50 milioni di euro per il 2024 e 200 milioni di euro a decorrere dal 2025. Per i farmaci si consente alle farmacie convenzionate con il Ssn di dispensare farmaci fino ad oggi reperibili solo presso le farmacie ospedaliere. Il Fondo per l’Alzheimer e le demenze viene incrementato di 4,9 milioni per il 2024 e di 15 milioni per ciascuno degli anni 2025 e 2026. Viene istituito poi un Fondo per i test Next-Generation Sequencing con una dotazione di 1 milione di euro per il 2024. E ancora una forma di compartecipazione alla spesa sanitaria a carico dei residenti in Italia che lavorano e soggiornano in Svizzera; investimenti dell’Inail in edilizia sanitaria; contributo di 1 milione di euro, dal 2024 in favore dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti. (By Anna Capasso font: Doctor33)

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Manovra, Vietri (FdI): Meno tasse per famiglie e lavoratori, più risorse per la Sanità

Posted by fidest press agency su lunedì, 1 gennaio 2024

“Meno tasse per famiglie e lavoratori, più investimenti per la Sanità. Il Governo Meloni si dimostra, ancora una volta, vicino alle esigenze degli italiani”. Lo dichiara, in una nota, la deputata Imma Vietri, capogruppo di FdI alla Commissione Affari Sociali in merito all’approvazione della legge di bilancio. “Le tasse finalmente si riducono con i fatti: il taglio del cuneo fiscale, che costa 10 miliardi, interessa una platea di 14 milioni di contribuenti. A questi si aggiungono i 4 miliardi utilizzati per portare l’aliquota Irpef dal 25 al 23 per cento per i redditi fino a 28mila euro; ampliata fino a 8.500 euro anche la soglia di no tax area. Previste inoltre – aggiunge Vietri – la detassazione dei fringe benefit fino a 2000 euro per chi ha figli a carico e la proroga per il 2024 delle agevolazioni al mutuo per la prima casa degli under 36 con Isee entro i 40 mila euro. Confermata, tra le numerose misure in campo, anche la Carta “Dedicata a te” per l’acquisto dei beni alimentari di necessità per famiglie con redditi fino a 15 mila euro”. Un capitolo a parte la Sanita’. “Siamo di fronte – sottolinea Vietri – ad un totale cambio di passo rispetto ai tagli del passato, con l’incremento del Fondo sanitario nazionale di 3 miliardi per il 2024, 4 miliardi per il 2025 e 4,2 miliardi per il 2026, dando assoluta priorità all’abbattimento delle liste d’attesa e alla detassazione degli straordinari. Un intervento mirato che si pone l’obiettivo di andare incontro sia alle richieste dei cittadini, che meritano di avere una sanità pubblica che funzioni davvero, sia a quelle del personale che opera da anni in condizioni di difficoltà”. A queste misure – conclude Vietri – “si aggiunge la buona notizia di oggi della richiesta di pagamento della quinta rata del Pnrr, che segue il versamento avvenuto ieri della quarta rata e l’entrata in vigore del nuovo Piano, che chiudono un anno di grande impegno e di risultati straordinari del Governo Meloni. La strada intrapresa è quella giusta”.

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La manovra di bilancio italiana è stata promossa dalla Commissione europea

Posted by fidest press agency su lunedì, 27 novembre 2023

Da Newsletter TerzaRepubblica del Direttore Enrico Cisnetto. Lo ha fatto “Con riserva, visto che alcuni numeri del Documento programmatico non corrispondono alle raccomandazioni di Bruxelles, ma pur sempre accettata, al contrario di quella francese che è stata sonoramente bocciata. Sempre la Commissione Ue ha approvato la maxi revisione del Pnrr – ben 144 modifiche rispetto al piano Draghi – proposta dal governo Meloni e ha avviato l’iter per il pagamento della quarta rata da 16,5 miliardi del Piano di ripresa e resilienza. Nelle stesse ore in cui avveniva tutto questo, Giorgia Meloni era a Berlino per firmare un Piano d’azione Italia-Germania in cinque punti e per strappare a Olaf Scholz un’apertura sulle richieste italiane per arrivare – anche in cambio della firma del Mes, che provocatoriamente stiamo procrastinando da mesi – ad un nuovo Patto di stabilità che sia condiviso tanto dalle “formiche” quanto dalle “cicale” europee. Intanto, dopo la scelta di Moody’s di non penalizzare il nostro rating – se lo avesse fatto, l’Italia non sarebbe stata più “investment grade” e il nostro debito sarebbe diventato letteralmente “spazzatura” – ma anzi, di migliorare le aspettative congiunturali (l’outlook è passato da “negativo” a “stabile”), lo spread si è attestato intorno ai 175 punti, il 17% in meno da inizio anno, allentando la pressione sui titoli del Tesoro. Ora, cosa vogliono dire tutte queste circostanze? Forse che l’Italia è messa meglio di quanto non si pensi? Sicuramente le sue condizioni sono meno peggiori delle descrizioni forzate che la propaganda d’opposizione fa circolare. Ma possono anche voler dire che l’Europa non è per nulla matrigna, come invece gran parte dell’attuale maggioranza di governo l’ha sempre dipinta e continua sottovoce a definirla (la presidente del Consiglio fa male a non ricordare di aver detto che bisognava uscire dall’euro, sarebbe molto più credibile se dicesse di aver cambiato idea e spiegasse perché). E, a ben vedere, i due giudizi possono perfettamente convivere e sommarsi. Ciò che invece questa serie di elementi positivi non vogliono dire è che siamo sulla buona strada e che le uniche decisioni da prendere sono di carattere redistributivo. Come purtroppo pensa la politica, che non a caso si divide rumorosamente sui provvedimenti di spesa – si veda la penosa contro manovra abbozzata da Elly Schlein e Giuseppe Conte, che fa apparire i provvedimenti governativi come un male minore rispetto al rischio di far saltare i conti – e si unisce silente nell’ignorare le scelte strutturali, a cominciare da quella sul debito pubblico, di cui il Paese ha disperatamente bisogno.Basterebbe avere onestà intellettuale e andare a vedere anche l’altra faccia della medaglia delle circostanze favorevoli che ho elencato. Sulla finanziaria, a Bruxelles hanno criticato i 14 miliardi di manovra fiscale tutta in deficit, e per di più una tantum, e la mancata riduzione dello stock di debito, mentre hanno ridotto le nostre aspettative di crescita per il 2024 a solo +0,9% (la media Ue è prevista a +1,3%) e per il 2025 a +1,2% (ultimi in classifica), il che potrebbe addirittura far salire il rapporto debito-pil. Ma soprattutto, la Commissione si è riservata di decidere, la prossima primavera, se avviare una “procedura d’infrazione” per deficit eccessivo, visto che siamo abbandonatamente e scientemente sopra il tetto del 3%, e di conseguenza chiederci una manovra correttiva. Sul Pnrr, un conto è tirare un sospiro di sollievo sul fatto che il ministro Fitto sia riuscito a metterci una pezza – e gliene va dato merito – e un altro è credere che tutte le risorse europee che riusciremo a spendere determineranno quelle trasformazioni strategiche, specie in senso digitale e nel campo delle infrastrutture, che ci servono per compiere il salto verso la modernità. Nel loro saggio “La grande abbuffata” dedicato al Pnrr (uscito per Feltrinelli), Tito Boeri e Roberto Perotti dimostrano come appunto la retorica sul Pnrr sia totalmente cambiata, trasformandosi da “grande opportunità e occasione irripetibile” a “obbligo cui non ci si può sottrarre”. Un vero incubo per chi è al governo, visto che anche nella nuova versione il Piano è da far tremare le vene ai polsi: ha un valore di 194,4 miliardi (122,6 in prestiti e 71,8 di sovvenzioni), copre 66 riforme, sette in più rispetto al piano originale, e 150 investimenti. Inoltre, se si sommano 45 miliardi di altri fondi, italiani ed europei, si arriva a oltre 239 miliardi che vanno spesi entro il 2026, una cifra enorme in tempi strettissimi. Ma la vera domanda, che nessuno pone, è: gli investimenti finanziati da queste risorse, e le riforme di sistema connesse, aumenteranno in modo strutturale il tasso di crescita dell’economia italiana? Temo, al pari di Boeri e Perotti, che la risposta non sia positiva. Intanto perché per realizzare un piano di investimenti pubblici di queste dimensioni e senza precedenti, occorreva creare le precondizioni in termini normativi e organizzativi, e ciò non è avvenuto perché le forze politiche hanno preferito passare oltre un anno rimpallarsi responsabilità anziché unire le forze e prendere decisioni. Poi perché molte sono le riforme non fatte e altrettante quelle messe nero su bianco ma parziali o lasciate inattuate. Ma soprattutto perché mancava la chiarezza di idee sul disegno strategico che doveva sottendere il Piano, e cioè che Italia dei prossimi decenni s’intendeva costruire.Quanto al patto Roma-Berlino, è evidente che esso dipende totalmente dalle mutate condizioni di salute e conseguenti necessità dei tedeschi, ed è troppo presto e azzardato vederci i prodromi della costruzione di un asse Francia-Germania-Italia da cui l’Europa trarrebbe enorme giovamento. Così come è inutile farsi illusioni sui giudizi delle società di rating e sul ribasso dello spread: se non ci fossero due guerre in corso il cui scopo è anche se non soprattutto quello di minare gli equilibri su cui si regge l’Occidente e di conseguenza il mondo, Moody’s e le altre, e i mercati, ci avrebbero riservato ben altro trattamento. Ma siamo geopoliticamente strategici, avendo i piedi nel Mediterraneo e la testa proiettata verso il fronte ucraino, e non conviene a nessuno far saltare in aria un paese così, peraltro della categoria “too big to fail”. E che ha dimostrato su entrambi i fronti bellici di stare dalla parte giusta, senza tentennamenti (e di questo va dato merito alla Meloni). Il problema, semmai, è vedere se siamo capaci di approfittare di queste circostanze e del tempo che ci offrono. E qui il dubbio – che riguarda l’intera classe politica, mica solo le attuali forze di governo – è forte, anzi fortissimo. Non fosse altro perché in altre situazioni simili – penso, per esempio, alla lunga stagione dei tassi a zero – la cicala Italia è rimasta imperturbabilmente tale.E infine il Patto di stabilità Ue, cartina di tornasole del nostro modo di stare in Europa. Che se ne faccia uno nuovo con il nostro consenso, o che si riapplichi quello vecchio, una cosa rimane certa: se non produrremo un cambio di passo deciso e credibile sul debito, è fin d’ora facile pronosticare che l’anno prossimo ci racconteremo tutt’altra storia, tirando in ballo non la nostra responsabilità ma la consolante storiella del rigore ottuso dell’Europa. Che sarà anche stolta a pretendere che chi ha più debito e interessi da pagare debba eseguire le manovre più depressive, ma ciò non toglie che sia interesse dell’Italia intervenire in modo strutturale sul proprio debito, a prescindere che glielo chieda/imponga l’Europa.Come? Basterebbe rispolverare la proposta che a più riprese e da tempo immemore mi ero permesso di lanciare, riprendendo un vecchio progetto del compianto professor Guarino, e sulla quale si erano registrate le convergenze di molte forze intellettualmente libere: trasferire in una società veicolo da quotare in Borsa tutto il patrimonio pubblico che si può alienare, mobiliare e immobiliare, e chiamare la ricchezza privata a concorrere alla riuscita dell’operazione con acquisti, obbligatori ma vantaggiosi in termini di rendimenti, dei titoli della quotanda società (al posto dell’Imu e a scanso di patrimoniali secche). Una mega-operazione di smobilizzo del patrimonio statale e degli enti locali, che nel giro di un paio di anni potrebbe generare risorse da un minimo di 400-500 miliardi ad un massimo di 800-1000. Con ciò si potrebbe portare il debito se non a pari del pil (circa 1800 miliardi), certamente renderlo prossimo al 100% della ricchezza nazionale, dal 140% di oggi. A due condizioni: che il patrimonio non sia venduto tutto e subito, correndo così il rischio di essere svenduto, ma venga utilizzato solo dopo essere stato valorizzato e messo sul mercato a singoli pezzi; che il ricavato sia anche utilizzato per fare investimenti produttivi che aiutino lo sviluppo, con ciò raggiungendo il sempre agognato e mai centrato obiettivo di rendere compatibili rigore di bilancio e politiche di crescita, considerato che è vero che nel rapporto debito-pil occorre ridurre il numeratore, ma è altrettanto vero che è non meno necessario aumentare il denominatore.Mario Monti, arrivato a palazzo Chigi nel 2011, aveva annunciato di voler predisporre “veicoli, fondi mobiliari e immobiliari, attraverso i quali convogliare, in vista di cessioni, attività del settore pubblico, prevalentemente a livello regionale e comunale”. Non era proprio la stessa cosa di quanto suggerito – non fosse altro perché mirava al contenimento del deficit e non all’abbattimento del debito – ma comunque non se n’è fatto più niente. Eppure, oggi, con l’esplosione dei debiti pubblici a seguito delle politiche di contenimento degli effetti socio-economici del Covid, non è solo l’Italia che avrebbe bisogno di alleggerire il fardello debitorio. Già dieci anni fa l’Economist, rivelando che i 34 paesi Ocse (i più sviluppati tra le economie di mercato del mondo, tra cui l’Italia) avevano accumulato complessivamente 45 mila miliardi di dollari di debito pubblico, pari al 94% dei loro pil, un livello senza precedenti in tempo di pace raggiunto per via degli impegni assunti per far fronte alla crisi finanziaria mondiale del 2008 e seguenti, indicava come via d’uscita l’uso dei loro patrimoni pubblici, misurato in 35 trilioni di dollari tra beni immobili, partecipazioni finanziarie e società pubbliche. Ma ora il debito pubblico mondiale è arrivato a 307 mila miliardi di dollari, ed è indispensabile, se si vogliono evitare default a catena, trovare il modo di contenerlo e ridurlo.L’Italia, invece che fare il ricattino “Mes contro Patto di stabilità light”, rifletta su questa vera emergenza e provi a porre il tema all’Europa, in modo serio e costruttivo. Magari dando prova di lavorarci sul piano nazionale. Troppo difficile? Io trovo che sia più facile sposare un’idea su cui non si è mai profferita parola, piuttosto che rimangiarsi le parole spese su idee sbagliate.Per ulteriori informazioni, consultate il sito http://www.terzarepubblica.it

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Manovra: Rojc (Pd), è insostenibile e scarsamente credibile

Posted by fidest press agency su venerdì, 10 novembre 2023

“La manovra di bilancio appare illusoria, insostenibile e scarsamente credibile. Ci sono scelte incoerenti sia sul fronte sociale e della crescita sostenibile sia con le scelte che stanno maturando in sede UE, esattamente al contrario di quanto sarebbe necessario per il nostro Paese”. E’ il giudizio espresso dalla capogruppo Pd in commissione Politiche europee Tatiana Rojc, illustrando la proposta alternativa di rapporto sul disegno di legge di bilancio 2024 alla 5a Commissione. Segnalando “l’esaurimento della spinta economica ereditata dalla precedente legislatura e tutta l’inefficacia delle politiche attuate dall’esecutivo in carica”, la senatrice ha evidenziato “gli effetti della protratta incertezza degli investitori sugli orientamenti del Governo, con posizioni spesso conflittuali con i più importanti argomenti di discussione in seno alle istituzioni europee”.“Una situazione di scarsa credibilità anche nel contesto internazionale è determinata anche – ha precisato Rojc – dalla mancata decisione sulla ratifica dell’accordo di modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (Mes)”.

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Manovra, i medici ospedalieri non possono lavorare di più per abbattere le liste d’attesa

Posted by fidest press agency su martedì, 7 novembre 2023

Gli straordinari meglio pagati, 100 euro l’ora, possono aiutare l’estensione dell’offerta di prestazioni diagnostiche e di visite ambulatoriali negli ospedali. Ma, parafrasando la pubblicità di 20 anni fa, “non bastano”. A smontare in parte gli intenti della Manovra 2024 è un sondaggio realizzato da Cimo Fesmed, federazione sindacale dei medici ospedalieri che riunisce le sigle Anpo-Ascoti, Cimo, Cimop e Fesmed): su mille camici bianchi, campione rappresentativo, 585 non sono disposti a lavorare di più per abbattere le liste d’attesa. Rischia dunque il flop il piano del Governo per ridurre i tempi, che implica uno stanziamento da 280 milioni per gli aumenti delle retribuzioni delle prestazioni aggiuntive di medici e infermieri. Il 29% dei rispondenti dichiara di lavorare già molte ore oltre il proprio orario di lavoro e non intende sacrificare ulteriormente la propria vita privata; il 21,5% ritiene che non sia questa la soluzione al problema delle liste d’attesa; il 3,5% (non molti…) preferisce prolungare il proprio orario di lavoro lavorando in intramoenia o privatamente mentre il 4,6% ritiene insufficiente l’aumento delle tariffe previsto; il 18% invece lavorerà di più per abbattere le liste d’attesa perché sente il dovere di farlo mentre il 23,4% aderirà alla richiesta per arrotondare lo stipendio.«Sono numeri che non ci stupiscono», commenta Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed. «I risultati mettono in luce ancora una volta il grande spirito di abnegazione dei medici, che vengono poi ringraziati con aumenti contrattuali ben al di sotto del tasso inflattivo e con vergognosi tagli alle pensioni». Ma soprattutto, «chiedendo ai medici già dipendenti di lavorare di più si continua a raschiare il fondo del barile dove, da raschiare, non c’è più nulla. I medici sono stremati da condizioni di lavoro insostenibili. Hanno difficoltà ad andare in ferie o a prendersi qualche ora di permesso perché, a causa della carenza di personale, lascerebbero i servizi svuotati e i pazienti senza cure». Quici torna a sottolineare che la situazione relativa al rapporto tra orari ed emolumenti del medico ospedaliero è più complessa di quanto non venga riportato anche dalle istituzioni. «Da un lato le Regioni non assumono il personale e risparmiano risorse ingenti: secondo l’Agenas, nel 2022 le Regioni, rispettando il tetto di spesa, avrebbero potuto spendere per il personale sanitario 2,6 miliardi di euro in più rispetto a quanto effettivamente speso. Dall’altro lato, si utilizzano milioni di euro per pagare cooperative e medici a gettone che non possono garantire la stessa continuità, qualità e sicurezza delle cure del personale dipendente». Il governo è «non intenzionato a superare il tetto alla spesa per il personale, e per abbattere le liste d’attesa copia misure già adottate precedentemente e che si sono dimostrate del tutto fallimentari. Le risorse stanziate infatti arrivano alle Aziende con ritardi clamorosi, che ne rendono impossibile l’utilizzo. E quei soldi non si sa che fine facciano». Oltretutto, la manovra ora in discussione in Commissione Bilancio al Senato «colpisce i medici dipendenti con tagli inaccettabili ai loro assegni pensionistici, costringendo di fatto chi può ad abbandonare il Servizio sanitario nazionale». Soluzioni? Per Quici, «per ridurre le attese occorrono interventi strutturali. Senza il superamento del tetto alla spesa per il personale, incentivi veri che rendano il Servizio sanitario nazionale nuovamente attrattivo e senza un piano straordinario di assunzioni, non si otterrà alcun risultato, se non quello di sprecare ogni anno 280 milioni di euro, che potrebbero invece essere utilizzati per assumere medici e infermieri». (fonte Doctor33)

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Manovra 2024, da liste d’attesa a pensioni ecco tutte le novità per la sanità

Posted by fidest press agency su domenica, 5 novembre 2023

È uscito il testo definitivo del consiglio dei ministri, bollinato, della manovra Finanziaria per il 2024 e ora va alla commissione Bilancio del Senato: il voto finale è previsto a metà dicembre. Il Fondo sanitario si arricchisce di 3 miliardi in più di finanziamento per l’anno prossimo e 5 per il 2025 che vanno ad aggiungersi a 2 miliardi di incremento già confermati dal decreto-legge 145 sugli enti locali. Da questo tesoretto dovrebbero venire fuori gli aumenti per i contratti 2022-24 di comparto e dirigenza sanitaria e per le convenzioni. Ma dovranno starci dentro pure gli aumenti delle ore extra lavorate in più da medici ed altro personale per far fronte alle liste d’attesa (100 euro/ora ai medici e 60 a tecnici ed infermieri); i 50 milioni di euro promessi per il ’24 e i 200 per il ’25 per includere più prestazioni nei livelli essenziali di assistenza; la possibilità per le regioni di incrementare dello 0,4% la spesa per abbattere le liste d’attesa; l’aumento del tetto per le prestazioni delle strutture private convenzionate dell’1% nel 2024 e del 3% nel 2025. C’è anche il nuovo meccanismo di remunerazione delle farmacie in cui lo stato rinuncia a una serie di sconti già chiesti in tempo recente, rivedendo nel contempo le percentuali della spesa convenzionata. Cambiano, inoltre, i tetti per la spesa farmaceutica. Sale la spesa per acquisti diretti di Asl e centrali dall’8,15% all’8,5% del fondo sanitario. Scende la spesa del servizio sanitario nelle farmacie convenzionate dal 7 al 6,8%. Entro marzo di ogni anno l’Aifa aggiornerà il Prontuario dei farmaci in distribuzione diretta PH/T individuando quelli che possono transitare a forme di distribuzione territoriale: ad esempio quelli con piano terapeutico specialistico o i PHT non coperti da brevetto che distribuibili nelle farmacie aperte al pubblico. Sale dallo 0,4 allo 0,5% del fabbisogno il premio assegnato ad ogni regione che tiene i conti in equilibrio.Sempre dagli aumenti del Fondo sanitario dei prossimi anni si dovrà pescare per aumentare, obbligatoriamente, nelle regioni il personale medico e sanitario di case ed ospedali di comunità. Per dotare di altro personale e mezzi queste strutture previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), la spesa massima, che nel 2024 è di 328 milioni, salirà da 591 a 841 milioni nel 2025 e da 1015 a 1445 milioni dal 2026. Sempre dal 2024, per garantire l’accesso a cure palliative e terapia del dolore (legge 38/2010) il fondo è incrementato di 10 milioni di euro annui. Una quota di Rifinanziamento Ssn pari a 240 milioni di euro per il 2025 e a 340 dal 2026 è destinata all’incremento delle disponibilità per cronicità, terapia del dolore e cure palliative anche in pediatria, vaccinazioni, prevenzione a tutte le età, tecnologia sanitaria innovativa: tutti obiettivi sanitari di carattere prioritario e di rilievo nazionale fissati in base alle Finanziarie a partire dal 1996. Nell’ambito dei piani triennali degli investimenti immobiliari, l’Inail può destinare parte delle risorse a realizzare o acquistare immobili anche per ampliamento della rete sanitaria territoriale. Si prevedono infine per il Ministero della salute risparmi di spesa di 13,8 milioni nel 2024, 19,7 nel 2025 e 21 nel 2026. La manovra non è solo questo ma è anche taglio del cuneo fiscale, inasprimento della normativa sulle pensioni, fine del superbonus casa, innalzamento dal 21 al 26% della cedolare secca sugli affitti della casa di proprietà, canone Rai ridotto a 70 euro. Per le pensioni ci sono notizie non buone. Intanto si va via ancora a quota 103, cioè a partire da 62 anni di età e 41 di contributi. Per rastrellare fino a 2,3 miliardi, vengono tagliati gli assegni di alcuni dipendenti pubblici, tra cui quelli della sanità (oltre agli insegnanti ed ai lavoratori degli enti locali); saranno infatti ricalcolati con coefficienti di trasformazione diversi da quelli prima previsti per gli anni lavorati fino al 1996, in cui vigeva il calcolo retributivo più vantaggioso. Passa inoltre da 3 a 7 mesi il tempo che i dipendenti privati devono attendere per veder accreditato il primo assegno, e da 6 mesi a 9 la finestra per i dipendenti pubblici: nel 2024 potranno lasciare il lavoro i nati entro aprile. Parziale anche il recupero dell’inflazione per i pensionati, tra 4 e 5 volte il minimo Inps (circa 2300 euro lordi) si recupera l’85%, che scende al 53% fra 5 e 6 volte, al 47 fra 6 e 8, al 36 fra 8 e 10 e al 22% (contro il precedente 32%) oltre 10 volte il minimo Inps. Norme anche per migliorare la fotografia dei contribuenti: fino all’importo di 50 mila euro, i titoli di Stato italiani e i libretti e buoni postali non rientreranno più nel calcolo dell’Isee, l’Indicatore della situazione economica familiare. (fonte Sanità33)

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Manovra, Ricci (Pd): “Molto fragile sulla crescita e sul piano sociale”

Posted by fidest press agency su sabato, 4 novembre 2023

“Ci troviamo dinanzi ad una legge di bilancio molto fragile soprattutto sulla crescita. Il Paese non cresce, i consumi interni sono contratti a causa dell’inflazione, l’export subisce il difficile contesto internazionale. L’unica chance che abbiamo sono gli investimenti pubblici. Ma sono stati tagliati proprio i fondi ai Comuni, quei fondi che permetterebbero di assumere personale e mettere a terra i progetti del Pnrr”: così Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, coordinatore dei sindaci dem e presidente di ALI-Autonomie Locali Italiane, intervenendo a “DiMartedì”, in onda su la7. “C’è, dunque, grande preoccupazione, anche sul piano sociale: non è stato ripristinato il fondo per gli affitti, pertanto assistiamo a un’emergenza casa che non possiamo affrontare, come Comuni, non avendo somme apposite, a causa del taglio di 250 milioni di fondi agli Enti Locali”, ha proseguito Ricci. “In un momento in cui avremmo bisogno di crescere, questa manovra si rivela debole, soprattutto sul sociale”, sintetizza Ricci, che conclude: “del resto, una legge di bilancio ha solo due voci, entrate e uscite. Sul fronte delle entrate, abbiamo visto il taglio delle pensioni e l’aumento del debito pubblico. Se si fa debito pubblico, le uscite devono produrre crescita, ma la crescita non c’è”.

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Manovra, protesta medici su pensioni

Posted by fidest press agency su sabato, 4 novembre 2023

Proclamato stato di agitazione e indette assemblee in tutta Italia da parte dei sindacati che rappresentano medici e dirigenti sanitari, in seguito alla presentazione della Manovra alle Camere. “Gli articoli relativi al taglio delle pensioni dei medici e al capitolo sanità sono rimasti immutati rispetto alle bozze circolate sulla stampa negli ultimi giorni”. Per questo motivo, dunque, Anaao Assomed e Cimo-Fesmed hanno “proclamato formalmente lo stato di agitazione e, dopo aver condiviso con le altre organizzazioni sindacali di categoria il percorso da seguire, indiranno una giornata di sciopero nella prima data utile”. I sindacati invitano gli iscritti con i requisiti, e che subiranno una decurtazione maggiore della pensione, a presentare ora la domanda di pensione usando tutte le ferie arretrate. Nel frattempo, i sindacati fanno sapere che verranno organizzate in tutte le Aziende sanitarie assemblee sindacali nel corso delle quali verrà spiegato ai sanitari in procinto di andare in pensione i gravi danni causati dalla manovra. Parliamo di un taglio dell’assegno pensionistico di almeno 50mila persone, che può arrivare fino ai 26.347 euro per ogni anno di pensione, per tutta la vita” spiegano i sindacati. Il mondo della politica si è subito schierato a favore dei medici. Il primo commento è stato dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza che, via X (ex Twitter), dice: “Da eroi della pandemia allo scippo sulle pensioni. È una vera e propria vergogna a cui porre al più presto rimedio”. Definisce “inaccettabile che nella manovra di bilancio si preveda un meccanismo di ricalcolo che porterà ad una significativa riduzione delle pensioni dei medici”. Il primo emendamento del Movimento 5 Stelle, a firma Conte, alla Manovra sarà “sulla sanità, che con questo Governo diventerà un bene di lusso e non più un diritto garantito dalla Costituzione. Stanno correndo a fari spenti nella notte, la stanno affondando e, intanto, lisciano il pelo agli imprenditori delle cliniche private, a cui regalano 2 miliardi nei prossimi anni. La strada dei tagli in sanità porta alla prospettiva della privatizzazione di tutto, anche delle sale operatorie: una follia. Costerebbe molto meno assumere medici e infermieri, mentre si preferisce puntare su straordinari e ‘gettonisti'”. Così il presidente di M5S Giuseppe Conte, in un’intervista su ‘La Stampa’. Anche Mariastella Gelmini, senatrice e portavoce di Azione, ritiene “inaccettabile” ricalcolare “al ribasso il rendimento delle pensioni dei medici, con una perdita stimabile tra il 5 e il 25%”. Molti professionisti potrebbero decidere di andare in pensione entro la fine dell’anno per evitare dal 2024 il nuovo meccanismo di calcolo. Dopo aver rinunciato ai 37 miliardi del Mes Sanità e aver previsto in questa finanziaria poche risorse per il Ssn, il governo rischia di sferrare un altro attacco frontale a una categoria già in affanno”. By Anna Capasso Fonte Doctor33.

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Manovra: 11 MLN di italiani non ne sanno nulla

Posted by fidest press agency su giovedì, 2 novembre 2023

Il governo sta lavorando alla manovra fiscale, ma quanto ne sanno gli italiani di questo argomento? Secondo l’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat, 7 rispondenti su 10 hanno dichiarato di essere informati sui provvedimenti allo studio dell’esecutivo ma, ad un’analisi più approfondita, emerge che più di un rispondente su due (54,2%) ha in realtà una conoscenza superficiale e, addirittura, oltre 11 milioni di italiani dichiarano di non saperne praticamente nulla. I meno informati sono risultati essere i giovani con età inferiore ai 34 anni (35,7%), le donne (33,3%) e i rispondenti residenti al Sud e nelle Isole (28,1%). Come si informano gli italiani su questo argomento? Il 78,5% lo fa tramite trasmissioni televisive, il 66,5% sul web; 7,2 milioni usano i social network.

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Bozza manovra: stop per altri 6 mesi a plastic e sugar tax

Posted by fidest press agency su venerdì, 27 ottobre 2023

Stando alla bozza che sta circolando sulla manovra, il Governo sembra intenzionato a congelare per altri sei mesi, fino a fine giugno 2024, la plastic e la sugar tax. “Bene, ottima notizia! E’ di tutta evidenza, infatti, che queste tasse non sarebbero state pagate dalle aziende ma dai consumatori finali. Un aggravio di spesa di cui gli italiani fanno volentieri a meno in questo momento di grave crisi e di prezzi impazziti” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Anche per la tassa sulle bevande zuccherate, che condividiamo, a condizione di non voler fare solo cassa ma di prevedere messaggi educativi sulle confezioni dei prodotti tassati che possano svolgere un’azione educativa sui corretti stili e comportamenti alimentari, non è certo questo il momento di introdurla visto che lo zucchero è in testa da mesi alle top ten rincari. A settembre i prezzi sono saliti del 38,1% su base annua e lo zucchero è al secondo posto degli aumenti, secondo solo all’olio di oliva che segna un +43 per cento” prosegue Dona. “Quanto all’Iva sui prodotti dell’infanzia e la tampon tax, siamo alle comiche. Al di là del fatto che il provvedimento è stato un flop, visto che i commercianti non hanno traslato la riduzione dell’Iva sul prezzo finale, è chiaro che ora invece il rialzo dell’Iva farà aumentare i prezzi” conclude Dona.

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Manovra finanziaria e l’ideologia del malessere

Posted by fidest press agency su martedì, 24 ottobre 2023

I 180 milioni previsti nella manovra finanziaria per asili e detrazioni alle madri, riguardano invece la natalità: ti dò soldi solo a partire dal secondo figlio. Le famiglie di oggi (che hanno una media di 1,48 figli) e che hanno le loro difficoltà, non ricevono quindi questi contributi, Li avranno solo se fanno un secondo figlio, che avrà costi complessivi molto maggiori rispetto al contributo che dovrebbero ricevere. Alla base di questa politica c’è una scelta di fondo che, in un Pianeta che sta esplodendo per natalità, valuta negativamente la denatalità, sia “culturalmente” che economicamente. Un modo per aiutare le famiglie e l’infanzia sarebbe, per esempio, la riduzione dell’Iva sui consumi del settore, ma presupporrebbe la libera scelta delle famiglie, senza il presunto stimolo a fare più figli per avere un po’ di soldi. Oppure far sì che l’ingresso della fecondazione assistita (pma) nei “livelli essenziali di assistenza” (Lea, quindi col pagamento del solo ticket) dal prossimo 1 gennaio non fosse difficile da praticare perché i servizi alla bisogna sono rari… ma la decisione di ricorrere alla pma sembra non rientrare nei piani della famiglia tradizionale ed etnica propugnata dal governo. Anno 2023, quando in molti posti nel mondo (anche molto vicini ai nostri confini europei) si pensa che l’ideologia possa essere motore di benessere ma che invece provoca malessere seminando morte e dolore, in Italia si fa una manovra fiscale con questi discrimini culturali ed economici. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Legge di Bilancio, Ricci (ALI-Autonomie): “Nulla per gli Enti Locali in una manovra tutta in difesa”

Posted by fidest press agency su lunedì, 23 ottobre 2023

“L’Italia ha rallentato e c’è una legge di bilancio, in discussione, limitata in termini di numeri e basata su ulteriore debito, di difesa, priva di elementi che facciano pensare a un possibile sviluppo. Una legge, dunque, che non sollecita e non stimola la crescita. Ma, soprattutto, è una legge di bilancio dove non c’è nulla per gli enti locali”: così Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, coordinatore dei sindaci dem e presidente ALI-Autonomie Locali Italiane, durante l’Assemblea Congressuale 2023 di ALI Marche. “Come se noi vivessimo una fase d’oro, cosa che non è, soprattutto nella parte corrente dei bilanci degli enti locali, dove abbiamo grandissime difficoltà”, ha proseguito Ricci. “Chi paga il conto energetico delle nostre scuole, delle nostre mense, delle nostre biblioteche, nel contesto di conflitti internazionali che non ci consentono di prevedere i futuri costi dell’energia?”, ha chiesto Ricci. “Il tema degli enti locali è insomma fuori dai radar: è la prima volta che in una legge di bilancio non si dice nulla sugli enti locali, mentre tanti comuni sono in affanno, in situazione di dissesto o pre dissesto. Il nostro compito, dunque, è quello di riportare la discussione sugli enti locali al centro dell’agenda politica”, ha concluso Ricci.

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Manovra, il Governo pensa a 3,5 miliardi per la sanità. Le novità

Posted by fidest press agency su lunedì, 16 ottobre 2023

Non 4 miliardi in più per la sanità, ma 3,5 sì. È la novità che si apprende da fonti vicine al Ministero dell’Economia per la Finanziaria 2024. Le stesse fonti segnalano all’ANSA che non è corretto attribuire alla Nadef la certificazione di un taglio di 2 miliardi in sanità, dal momento che la nota di aggiornamento del documento di economia e finanza si riferisce a calcoli tendenziali a legislazione vigente. Su questi temi il ministro della Salute Orazio Schillaci sarà audito martedì 17 ottobre alla 10/ma Commissione Affari sociali e sanità del Senato, presieduta dal senatore Francesco Zaffini. Nei prossimi giorni ci sarà molto confronto, 3,5 miliardi bastano appena per la sanità e poco altro ma intanto le regioni chiedono 1,7 miliardi di ripiani pregressi, inflazione, investimenti. Sulla Manovra 2024 ad oggi ci sono margini complessivi per 15,7 miliardi entro cui muoversi per finanziare i settori vitali per lo stato. In sanità sembra indispensabile investire. Per avvicinarsi (senza superarla) alla soglia minima vitale di finanziamento del Fondo sanitario del 6,5% del prodotto interno lordo ci vogliono appunto circa 4 miliardi. In queste settimane, anche di fronte a dure critiche dell’opposizione rispetto alle previsioni di risparmi per il prossimo anno, il governo Meloni ha affermato di puntare in manovra sugli aiuti a redditi medio-bassi, famiglia e appunto sanità. A inizio settimana, al Congresso degli specialisti ambulatoriali Sumai, il ministro Schillaci ha rassicurato i delegati della medicina convenzionata affermando che le risorse per i contratti del triennio 2022-24 ed il taglio delle liste d’attesa sono priorità all’attenzione del Ministro dell’Economia. Lo stesso Ministro Giancarlo Giorgetti in audizione alle Camere ha aperto ad un finanziamento aggiuntivo, per il 2024, e ha aggiunto che di rinnovi nel pubblico impiego si parlerà «nella prossima legge di Bilancio entro gli spazi compatibili con i saldi programmatici della nota di aggiornamento al documento di programmazione economica (Nadef)». Altre rassicurazioni sono giunte dal ministro della Funzione Pubblica Paolo Zangrillo. Intervistato sul sito funzionepubblica.gov.it. Il titolare del dicastero che ha in mano i contratti dei dipendenti pubblici, sincronizzati (sulla carta) tra loro e con gli accordi convenzionali dei medici, offre il seguente ragionamento: «Credo sia un valore garantire continuità nei rinnovi contrattuali. Certo, se dovessi chiedere tutte le risorse che servono per recuperare l’inflazione non basterebbero due leggi di bilancio. Giorgetti mi ha però assicurato che ci saranno le risorse per garantire il riavvio di tutti i rinnovi. E avremo un occhio particolare per i settori più critici, come la sanità: anche l’ultimo rinnovo della tornata passata, siglato dieci giorni fa, prevede aumenti significativi per i dirigenti sanitari». Ma la sanità in sofferenza non è solo quella “del futuro”. Lo hanno ricordato le regioni nelle loro richieste: ripiano della maggior spesa per il Covid-19 di 845 milioni per il 2021 e 450 per il 2022, 430 milioni per i minori ricavi del trasporto pubblico, finanziamento dei maggiori costi del carburante anche quest’anno, adeguamento dei corrispettivi al tasso d’inflazione programmato. In un documento per il governo, le 21 giunte dicono no ai tetti di spesa e ricordano di essere esempi di solidità: nel 2022 il loro deficit di spesa in rapporto al PIL nel complesso non ha subito variazioni sul 2021. Invece le Finanziarie in questi anni riducevano il peso percentuale della spesa regionale. Serve un rifinanziamento degli stanziamenti, con un 70% da destinare direttamente ai comuni, e rivolto a coprire anche il rincaro delle materie prime. (Fonte Sanità33)

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Manovra, Cisal: bene via tracciata dal governo ma servono più risorse

Posted by fidest press agency su lunedì, 16 ottobre 2023

“Davanti a risorse limitate e alle difficoltà di una crisi che rischia di appesantirsi alla luce degli accadimenti in Medio Oriente, apprezziamo la volontà del governo di destinare risorse al sostegno a redditi e pensioni più basse, famiglie e sistema produttivo. Seppur debole sul versante espansivo e negli investimenti rivolti a occupazione, infrastrutture e strategie industriali, in base alle anticipazioni emerse nell’incontro di ieri si riscontrano significativi punti di contatto con le nostre richieste. Apprezzabili la conferma del taglio del cuneo contributivo e la riduzione delle aliquote irpef se, come dichiarato, alleggerirà il carico fiscale per le persone a reddito medio-basso. Attendiamo di conoscere nel dettaglio le misure per la famiglia con incentivi per la natalità e le donne lavoratrici, su fringe benefit e detassazione del salario accessorio. Significative le risorse per sanità e contratti del pubblico impiego su cui, tuttavia, bisogna fare uno sforzo in più, in particolare per la scuola, afflitta dalla scarsità di organico. Rimane critica la situazione del trasporto pubblico locale, per cui abbiamo chiesto di incrementare le risorse per il fondo nazionale trasporti. Bene infine gli interventi in materia di fiscalità internazionale”. Lo scrive in una nota il Segretario Generale della Cisal, Francesco Cavallaro.

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Manovra: Serracchiani (Pd), Governo ignora dramma sanità

Posted by fidest press agency su venerdì, 6 ottobre 2023

“Si sta consumando un dramma sulla testa degli italiani, sempre più in difficoltà ad accedere ai servizi della sanità pubblica, ma il Governo li ignora. La destra smetta di far fumo con spot video e post social, ponti inesistenti o complotti internazionali, piuttosto mantenga la parola e si occupi degli italiani, quelli che dovevano venire prima e che invece sono ultimi in fila quando devono fare esami medici. Nella manovra servono risorse per fermare il crollo delle prestazioni, trattenere e ridare dignità ai professionisti, si devono mettere fondi per riformare la medicina del territorio con le case della comunità tagliate dal Pnrr. Abbiamo visto tradite troppe promesse elettorali, ma con la salute non si scherza”. Lo dichiara la deputata dem Debora Serracchiani, in merito agli stanziamenti da destinare al Sistema sanitario nazionale nella Legge di Bilancio 2024.

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Manovra: il tema delle risorse e i nodi caldi

Posted by fidest press agency su lunedì, 11 settembre 2023

La Manovra allo studio è stata definita «complicata. Non si può fare tutto» ha ribadito Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia. «Faremo una legge di bilancio prudente e che tenga conto delle regole di finanza pubblica» e delle risorse. Anche perché, dal prossimo gennaio, torna il Patto di stabilità, seppure con nuovi orientamenti e con un dialogo aperto – «bisogna tenere conto degli investimenti per la transizione energetica e delle spese umanitarie per il sostegno all’Ucraina» è la posizione che si vuole far valere. A ogni modo, tra le ipotesi per far tornare i conti “il Governo potrebbe rivedere l’obiettivo di deficit fissato per quest’anno (adesso al 4,5% del Pil), in modo da avere più spazio per coprire gli interventi da approvare entro dicembre per i quali servirebbero oltre trenta miliardi” riferiscono le Agenzie. Nei piani del Governo sembra esserci quello di mantenere fermo l’impianto della Manovra, con alcune proposte considerate fondamentali: “la conferma del taglio del cuneo fiscale, per chi ha redditi medio-bassi, che vale una decina di miliardi”, detassazione di straordinari tredicesime e premi di produzione, potenziamento del welfare aziendale, “per quattro-cinque miliardi”. A cui “vanno aggiunti circa sei miliardi di spese necessarie a mandare avanti la macchina dello Stato”. Ma anche il tema delle pensioni è caldo, con l’aumento delle pensioni minime e quota 103 in scadenza. Domani, ci sarà una riunione con i capigruppo di maggioranza per iniziare a mettere in chiaro paletti e priorità.

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Manovra 2024. A rischio i 4 miliardi chiesti per la sanità

Posted by fidest press agency su lunedì, 11 settembre 2023

Pensioni, fisco e sanità. Sono i tre capitoli più importanti su cui è aperta la partita della Manovra, che devono fare i conti con risorse limitate e, dall’anno prossimo, con il Patto di Stabilità. Gli spazi sono angusti e il confronto è acceso anche all’interno della maggioranza. Dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, già questa estate, erano stati chiesti circa 4 miliardi di euro, una cifra a rischio, e dalle sigle della sanità parte l’allarme per la tenuta del sistema.

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