Dovrebbe attestarsi quest’anno, secondo le previsioni del CREA, sopra i 4 milioni di tonnellate, con un incremento di circa il 12% rispetto alla campagna precedente, dovuto a rese produttive più alte, con una tenuta sostanziale delle superfici. La coltivazione si presenta al momento in buone condizioni nei principali areali cerealicoli; pesa però l’incognita legata all’andamento meteorologico delle prossime settimane che potrebbe compromettere lo stato fitosanitario della coltura, e limitare la produzione finale.Sono queste le prime stime produttive del grano duro rese note oggi a Foggia nel corso dell’evento DurumDays 2023, che ogni anno chiama a confronto tutti gli attori della filiera per fare il punto sulle previsioni della campagna, al quale hanno partecipato i rappresentanti di Assosementi, Cia – Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri, Alleanza Cooperative Agroalimentari, Compag, Italmopa, Unione Italiana Food e CREA, con Areté quale partner tecnico e la partecipazione in veste di sponsor di Syngenta.Rispetto allo scenario produttivo mondiale, i dati resi noti da Areté, società di ricerca e consulenza specializzata nell’agri-food, attestano un sostanziale recupero produttivo nel corso del 2023 in Nord America (+5% in Canada e + 3% negli Usa), e una crescita produttiva del 5% in Europa.La situazione delle scorte iniziali per la campagna 2023/24 è al minimo storico e ciò è un fattore potenzialmente di supporto ai prezzi rispetto ai livelli correnti. Rispetto ai prezzi, la campagna 2022/23 è stata contraddistinta da una riduzione generalizzata dei prezzi medi rispetto alla precedente (Canada, -19%, Usa -25%, Foggia -15%).Permangono tuttavia elementi che possono tornare a mettere in tensione i prezzi. Tra questi: il livello minimo di scorte, i volumi produttivi effettivi ancora dipendenti dal livello delle rese (sia in Europa che in Nord America), così come la contrazione del premio di prezzo del frumento duro rispetto agli altri cereali, frumento tenero e mais, che aumenta le possibilità di trasmissione di tensioni da un mercato ad un altro.Inoltre le esportazioni canadesi hanno marciato a ritmi superiori a quelli necessari per raggiungere gli obiettivi di campagna, lasciando prefigurare un rallentamento dell’offerta nei prossimi mesi.In definitiva, permangono numerosi elementi potenzialmente in grado di rimettere in tensione i prezzi. Servirà almeno un’altra campagna di produzioni sostenute per riportare i mercati verso livelli di prezzo antecedenti allo shock del 2021/22.Dal 2024 scatterà un ulteriore obbligo per ottenere l’aiuto accoppiato, ovvero quello di utilizzo di seme certificato. Secondo i dati elaborati dal CREA, le superfici soggette a controllo per la produzione di seme certificato di grano duro sono aumentate dell’8,5%, passando da 67.084 ettari del 2022 a 72.784 ettari di quest’anno, con una lenta, ma costante crescita negli ultimi cinque anni.Rispetto agli scenari futuri della coltura del grano duro, i protagonisti della ricerca internazionale riuniti nel Durum Science Workshop hanno indicato le strategie necessarie per mantenere elevati livelli produttivi e contrastare l’effetto dei cambiamenti climatici, individuate nelle tecniche di miglioramento genetico innovative e nello sfruttamento delle interazioni positive dei microrganismi con la pianta.
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Produzione nazionale di grano duro in Italia
Posted by fidest press agency su venerdì, 19 Maggio 2023
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Come funziona la produzione di energia dall’idrogeno
Posted by fidest press agency su lunedì, 1 Maggio 2023
Nel quadro della riduzione delle emissioni per la produzione energetica, l’idrogeno sta acquistando una rilevanza sempre maggiore. Si tratta dell’elemento più presente nell’universo, dato che ne costituisce il 75%.L’idrogeno però non può essere semplicemente sfruttato così come si trova in natura. Va infatti estratto da molecole più complesse e questo processo richiede innanzitutto un consumo di energia. Dal momento che deve essere prodotto e raccolto da un’energia precedente, non si tratta propriamente di una fonte energetica bensì di un vettore. Attualmente, sono numerosi i metodi che vengono utilizzati per la sua produzione a seconda della fonte da cui viene estratto. Si ottiene attraverso processi sul gas naturale, sul carbone e sulla lignite, tutti processi che generano forti emissioni di anidride carbonica. Per rendere la sua produzione più sostenibile, sono possibili due alternative: la prima è attraverso la cattura di Co2 emessa durante il processo di refining del gas naturale (il cosiddetto idrogeno blu) oppure attraverso la scissione della molecola d’acqua attraverso l’elettrolisi sfruttando energia elettrica rinnovabile (idrogeno verde).
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Istat: produzione febbraio -0,2% su mese, -2,3% su anno
Posted by fidest press agency su lunedì, 17 aprile 2023
Secondo i dati resi noti dall’Istat, la produzione industriale a febbraio scende dello 0,2% sul mese precedente e del 2,3% su base annua. “Dati pessimi! Si sperava almeno in un rimbalzo tecnico, invece non solo prosegue il ribasso congiunturale, ma ora diventa negativo pure il dato tendenziale. Certo se ci si accontenta di avere nel 2023 una crescita del Pil dell’1%, con appena 0,1 punti percentuali in più tra lo scenario tendenziale e quello programmatico, il traguardo potrà essere comunque raggiunto nonostante il calo della produzione di oggi. Si tratta, però, di una magra consolazione” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Secondo lo studio dell’associazione, se la produzione di febbraio 2023, nei dati corretti per gli effetti di calendario, è scesa del 2,3% rispetto a febbraio 2022, è comunque superiore sia rispetto al 2021, +1,1%, sia nel confronto con febbraio 2020, l’ultimo mese pre-lockdown, con +0,8%. A incidere negativamente sono soprattutto l’energia e i beni intermedi. Il raffronto è negativo solo con febbraio 2019: -1,9 per cento. “Questi dati attestano che le industrie non sono al tracollo, dato che la produzione non è inferiore rispetto al 2021 o al 2020. Nulla, quindi, è perduto e l’obiettivo del Governo è raggiungibile. E’ evidente, comunque, che non si tratta di dati esaltanti e che non c’è una svolta per il Paese, che si limita a galleggiare” conclude Dona.
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La Cina domina nella produzione di apparecchiature per l’energia pulita
Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 marzo 2023
A cura di Irene Lauro, Environmental Economist, Schroders.Mentre Unione Europea e Stati Uniti hanno iniziato solo di recente a studiare forme di intervento statale per sostenere la produzione di energia pulita, la Cina domina già la scena.Si stima che la spesa per la politica industriale sia stata di oltre 240 miliardi di dollari nel 2019. Si tratta di una cifra tre volte superiore a quella degli Stati Uniti e nove volte superiore a quella del Giappone.I dati dell’IEA (l’Agenzia internazionale dell’energia) evidenziano che la Cina domina la lavorazione di molti minerali fondamentali per la produzione di tecnologie green. Ha una quota del 70% circa della lavorazione globale del cobalto e del 60% del litio e del nichel. Le aziende cinesi hanno iniziato a investire in Paesi ricchi di minerali come la Repubblica Democratica del Congo già nel 2006. Il sostegno politico sostenuto ha anche aiutato la Cina a prendere il controllo della produzione mondiale di tecnologie prodotte in serie.L’economia asiatica rappresenta oltre il 70% della capacità produttiva globale di pannelli solari e batterie. È anche il maggior produttore di capacità eolica e di pompe di calore, rispettivamente il 58% e il 38% di questi mercati.Con l’avanzare della transizione energetica, il ruolo della Cina nelle catene globali del valore per la produzione di apparecchiature utilizzate per generare energia pulita e rinnovabile è destinato ad espandersi nel prossimo decennio. Nel suo ultimo rapporto Energy Technology Perspectives 2023, l’IEA mostra che “Nel 2030, la Cina da sola sarebbe in grado di rifornire l’intero mercato globale dei moduli fotovoltaici solari, un terzo del mercato globale degli elettrolizzatori e il 90% delle batterie EV del mondo”.Questa concentrazione della produzione in Cina rappresenta chiaramente un rischio per i piani di decarbonizzazione delle economie avanzate. La pandemia di Covid ha già evidenziato la necessità per i Paesi di costruire catene di approvvigionamento più resilienti, poiché la loro interruzione e le conseguenti strozzature possono creare significative pressioni inflazionistiche.L’energia rinnovabile è una fonte di energia infinita e senza vincoli che può portare a una maggiore sicurezza energetica in molti Paesi e, in ultima analisi, a costi molto più bassi. Tuttavia, l’attuale struttura delle catene globali del valore fa sì che lo sviluppo delle infrastrutture di cui i Paesi hanno bisogno per usufruire dell’elettricità prodotta dal vento e dal sole sia esposto a rischi geopolitici.
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Crolla la produzione d’olio in Italia
Posted by fidest press agency su martedì, 24 gennaio 2023
La drammatica siccità, dovuta alla crisi climatica, ha imposto agli uliveti uno stress idrico senza precedenti che ha portato ad un crollo della produzione nazionale di #olive del -37% (ISMEA).A questa critica situazione si deve purtroppo aggiungere l’aumento dei costi di produzione, di circa 50%, dovuto alla speculazione nel settore energetico e ai rincari delle materie prime. Il combinato disposto di questi due fattori sta mettendo in ginocchio le aziende agricole – con ovvie ripercussioni sulle lavoratrici e sui lavoratori della filiera – ed i consumatori che dovranno far fronte ai rincari dei prezzi al dettaglio. Questa situazione pesa soprattutto sul Sud Italia, specie nelle regioni più vocate all’olivicoltura come Puglia e Calabria che da sole rappresentano circa il 70% della produzione olivicola nazionale (dati Dossier “2022 fra clima e guerra, nasce l’olio nuovo” di Coldiretti e Unaprol su dati Ismea).”Per tutelare le aziende agricole, i braccianti e i consumatori, ho presentato un‘interrogazione parlamentare al Ministro dell’Agricoltura evidenziando, tra le altre cose, la necessità di dotarsi di un nuovo piano del settore olivicolo oleario, adeguato al drammatico scenario attuale e in grado di offrire risposte immediate. Inoltre, a difesa dell’eccellenza dei nostri prodotti, è opportuno avviare un’azione coordinata con l’Unione europea per tracciare la provenienza di olive e di olio immessi nel territorio nazionale da Paesi comunitari e/o extracomunitari, al fine di impedire che vengano commercializzati come italiani.Le forze politiche dovrebbero essere unite sulla tutela dei lavoratori della terra e sulla salvaguardia dei nostri prodotti. Il Governo metta in campo tutte le risorse necessarie per salvare il nostro “oro verde” e tutelare i produttori e i lavoratori della terra”, ha dichiarato Aboubakar Soumahoro.
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Istat: produzione novembre -0,3% su mese, -3,7% su anno
Posted by fidest press agency su sabato, 14 gennaio 2023
Secondo i dati resi noti oggi dall’Istat, la produzione industriale a novembre scende dello 0,3% sul mese precedente e del 3,7% su base annua. “Si profila lo spettro della recessione. Prosegue inarrestabile il calo della produzione” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Serve un cambio nella politica economica del Governo. L’Esecutivo ha ragione nel sostenere che bisogna puntare sulla crescita, perché solo se si crea ricchezza si può poi ridistribuire, ma per far ripartire la crescita bisogna ridare capacità di spesa alla famiglie. Solo se decollano i consumi, infatti, le imprese possono tornare a produrre a pieno regime, altrimenti non avranno ordinativi. I consumi rappresentano il 60% del Pil. Il fatto che secondo i dati di oggi a crollare maggiormente rispetto a ottobre, dopo l’energia, siano i beni di consumo, deve essere un campanello d’allarme per il Governo. Se i consumatori non acquistano, le imprese non producono. E’ elementare!” conclude Dona.
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La produzione delle costruzioni in Italia corre più che in Francia
Posted by fidest press agency su lunedì, 21 novembre 2022
“I dati ISTAT sulla produzione nelle costruzioni diffusi oggi evidenziano in settembre una sostanziale stabilizzazione dei livelli di attività rispetto ad agosto. Nel complesso del terzo trimestre, come avevamo preannunciato, l’attività però diminuisce del 2,2% rispetto al secondo.” Lo dichiara Giovanni Pelazzi, presidente di Argenta SOA (www.argentasoa.it), una delle principali società organismo di attestazione che certifica le aziende per la partecipazione alle gare pubbliche, nel commentare i dati comunicati oggi dall’ISTAT sulla produzione nelle costruzioni a settembre.Nel secondo trimestre di quest’anno, secondo le elaborazioni del Centro Studi di Argenta SOA, l’incremento dell’attività ha frenato al +0,3% sul primo 2022, quando era aumentata del 6,7%. Si tratta comunque di una tendenza positiva che va avanti da un anno e mezzo: è il sesto trimestre consecutivo di espansione, con una crescita cumulata del 24%. Il terzo trimestre, tuttavia, registra un arretramento della produzione nel settore: la variazione nel trimestre estivo è infatti pari al -2,2%: le difficoltà nella definizione delle regole, i ritardi e le lungaggini hanno prodotto uno stato di incertezza e di preoccupazione che ha intaccato sia gli imprenditori che le famiglie generando rinvii e disdette per i lavori di ristrutturazione.“Questo contesto- dichiara Pelazzi- spiega anche la forte caduta delle aspettative degli imprenditori del settore con le prospettive in notevole peggioramento, anche alla luce del nuovo contesto economico interno ed internazionale. Sono dati che comunque descrivono un settore che fino ad ora ha dimostrato di essere in salute. La buona dinamica nazionale, anche nel confronto internazionale, è risultata straordinaria: in Francia e Germania la produzione edile si trova ancora sotto i livelli pre-pandemia. Ma non bisogna farsi prendere dall’entusiasmo: rispetto al precedente picco, raggiunto nel 2008 – all’alba della crisi finanziaria internazionale – i livelli attuali sono più bassi di circa il 25%, contro il 21% della Francia e solo il 3% della Germania.
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Istat: produzione settembre -1,8% su mese, -0,5% su anno
Posted by fidest press agency su domenica, 13 novembre 2022
Secondo i dati resi noti dall’Istat, la produzione industriale a settembre scende dell’1,8% sul mese precedente e dello 0,5% su base annua.“Dati negativi. Se in agosto il rialzo ci aveva illuso sul buon andamento delle nostre industrie, allontanando lo spettro di una recessione, a settembre si torna alla dura realtà” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “In ogni caso, secondo il nostro studio, se la produzione di settembre, nei dati corretti per gli effetti di calendario, è negativa su settembre 2021, -0,5%, al di là dello scontato +4,6% su settembre 2020, anno di piena pandemia, è comunque ancora superiore rispetto a settembre 2019, +1,1%” conclude Dona.
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Costruzioni, nel 2021 la produzione vola
Posted by fidest press agency su sabato, 22 ottobre 2022
Il sistema delle costruzioni continua a sorreggere l’economia del Paese. Nel 2021 il valore della produzione dell’intera filiera si è attestato a quota €475 miliardi, in aumento di ben 78 miliardi rispetto al 2020 (+19,7%) e di €51,6 miliardi rispetto al 2019 (+11,4%). Da solo determina circa un terzo del PIL italiano, la cui crescita del +6,6% dell’ultimo anno è da attribuire in buona parte proprio all’edilizia, anche grazie allo stimolo dei Bonus fiscali e degli importanti investimenti del PNRR. Sono queste le principali evidenze del Rapporto 2021 di Federcostruzioni, presentato oggi in occasione del convegno inaugurale di SAIE, La Fiera delle Costruzioni. Progettazione, edilizia, impianti, l’appuntamento annuale più importante per il comparto che si terrà a BolognaFiere fino al 22 ottobre.La crescita non riguarda solo la produzione ma anche l’occupazione. Gli addetti del comparto si attestano nel 2021 a poco più di 2,8 milioni di unità, con un incremento di +200 mila unità (+7,7%) rispetto all’anno precedente, ben il 12% della forza lavoro nazionale. Bene anche gli investimenti: dopo il calo del 2020, secondo l’analisi di Ance, nel 2021, il settore ha messo a segno un ottimo +16,4%. Fondamentale il ruolo della riqualificazione abitativa, che grazie agli incentivi come il Superbonus 110% e il bonus facciate, ha visto aumentare il livello di investimenti di oltre il 20%. Ed è proprio sul tema Superbonus 110% che Ance è intervenuta nel corso dell’evento inaugurale di SAIE, presentando gli ultimi dati. A settembre si è rafforzata l’ottima performance dello strumento fiscale: alla fine del mese, secondo i dati del monitoraggio Enea – MISE – MITE, gli interventi legati all’efficientamento energetico sostenuti dal Superbonus 110% sono 307.191, per un ammontare corrispondente di €51 miliardi (di cui €38,8mld, il 76%, si riferiscono a lavori già realizzati). In un solo mese (31 agosto – 30 settembre 2022), si registra un ulteriore e consistente aumento del 25,9% in numero e del 19% nell’importo, ovvero più di 63.000 interventi aggiuntivi, per un valore corrispondente di circa €8,2 miliardi. A livello di distribuzione regionale, al primo posto c’è sempre la Lombardia (47.288 interventi per un valore di €8,6 miliardi, seguita da Veneto (37.675; €5 miliardi) e Lazio (26.938; €4,8 miliardi), seguiti dall’Emilia-Romagna (24.439; €4,2 miliardi). Buone anche le performance di quattro regioni meridionali: Sicilia, Puglia, Campania e Sardegna. Sull’argomento si è soffermata anche Federica Brancaccio, Presidente di Ance, che ha dichiarato: “La nuova circolare delle Entrate sgombra finalmente il campo dai dubbi che in questi mesi hanno paralizzato la cessione dei crediti da bonus edilizi. Ora però è necessario che la nuova maggioranza di Governo lanci un segnale di fiducia, invitando anche Poste e Cdp a ripartire per ridare slancio al mercato. Al tempo stesso dobbiamo guardare al futuro e pensare a soluzioni strutturali per una politica industriale di settore orientata alla sostenibilità”. Il convegno –a cui hanno partecipato tra gli altri Paola Marone, Presidente Federcostruzioni; Federica Brancaccio, Presidente ANCE; Tommaso Foti, Onorevole; Daniele Manca, Senatore; Raffele Laudani, Assessore all’Urbanistica del Comune di Bologna; Leonardo Fornaciari, Ance Emilia Area Centro; Giorgio Lupoi, Presidente OICE; Armando Zambrano, Coordinatore della Rete delle professioni; Celso De Scrilli, Vice Presidente BolognaFiere; Ivo Nardella, Presidente di Senaf (la società del Gruppo Editoriale Tecniche Nuove che organizza SAIE) – è stata l’occasione per capire lo stato dell’arte della filiera, con un approfondimento sui bonus e sugli altri temi del momento, dalla riqualificazione sostenibile del patrimonio immobiliare pubblico e privato, all’aumento dei prezzi dell’energia e dei materiali.
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Istat: produzione agosto +2,3% su mese, +2,9% su anno
Posted by fidest press agency su sabato, 15 ottobre 2022
Secondo i dati resi noti oggi dall’Istat, la produzione industriale ad agosto sale del 2,3% sul mese precedente e del 2,9% su base annua.Dati positivi. Considerato che in agosto non tutte le imprese sono aperte, è apprezzabile soprattutto il rialzo rispetto a luglio, perché si allontana, almeno per ora, lo spettro di una recessione” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.”Una conferma del buon andamento è che, secondo il nostro studio, la produzione di agosto, nei dati destagionalizzati, è superiore del 3,9% anche rispetto a febbraio 2020, ultimo mese pre-lockdown, e dell’1,4% nel confronto con gennaio 2020, ultimo mese pre-pandemia. Nei dati corretti per gli effetti di calendario, poi, al di là dello scontato +2,9% su agosto 2020, anno di piena pandemia, la produzione è superiore anche rispetto ad agosto 2019, +2,1%, e nel confronto con agosto 2018, +0,8 per cento” conclude Dona.
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Aumentano i costi di produzione, calano le consegne di latte
Posted by fidest press agency su martedì, 11 ottobre 2022
Si riducono i margini di profitto lungo tutta la filiera, salgono i prezzi al consumo, vola l’export di formaggi, soprattutto per le grandi Dop. Dopo due anni di pandemia e in un contesto geopolitico internazionale di grande tensione, le caratteristiche del settore lattiero-caseario italiano assumono contorni inediti. Il comparto è alla ricerca di un nuovo equilibrio, che passa anche da una valutazione della sua competitività rispetto ai principali concorrenti europei e mondiali, senza dimenticare il lavoro fatto e da fare sui fronti della sostenibilità ambientale e del benessere animale. Di tutto questo si parlerà durante la quarta edizione del Dairy Summit, l’evento organizzato dal Gruppo editoriale Tecniche Nuove per mettere a confronto tutte le “anime” della filiera lattiero-casearia del nostro Paese: dalle aziende agricole che producono le materie prime per l’alimentazione delle bovine, alle stalle, alle industrie di trasformazione fino alla grande distribuzione, passando per i consorzi di tutela delle denominazioni d’origine. In particolare, durante i lavori, sarà presentato uno studio condotto da UniCredit e Nomisma basandosi sull’AGRI4index®, per valutare le prestazioni del lattiero-caseario italiano rispetto a quelle dei maggiori competitori europei oltre a evidenziare le differenze a tra i vari territori a livello nazionale. L’indagine ha messo in luce un significativo gap di competitività dell’Italia rispetto a Francia e Germania, in parte compensato dai risultati dei circuiti delle nostre produzioni casearie di qualità, tra cui ben 52 Dop. Con 13,1 milioni di tonnellate, l’Italia è il quarto produttore Ue di latte vaccino dietro a Francia, Germania e Olanda. Rispetto al 2016, anno della fine delle quote latte, la produzione è salita del 14%, mentre in Europa è cresciuta in media del 5%. In virtù di questo aumento l’autosufficienza del nostro Paese è passata dal 76 all’88%. La bilancia commerciale è attiva dal 2020 e l’anno scorso ha fatto registrare un surplus di 460 milioni di euro grazie a un export di 4,2 miliardi, di cui 3,6 (85%) conseguito con le vendite di formaggi. Sono 35mila gli allevamenti bovini in Italia con 1,6 milioni di vacche da latte, ai quali si aggiungono 1.900 allevamenti bufalini e 87mila ovi-caprini.
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Istat: produzione luglio +0,4% su mese, -1,4% su anno
Posted by fidest press agency su sabato, 17 settembre 2022
Secondo i dati resi noti oggi dall’Istat, la produzione industriale a luglio sale dello 0,4% sul mese precedente e scende dell’1,4% su base annua. “Dati preoccupanti! E’ allarmante, in particolare, che si registri per due volte consecutive un calo tendenziale, il terzo, nei dati destagionalizzati, dal marzo 2021. Il flebile rialzo congiunturale, invece, è solo un rimbalzo tecnico dopo le due flessioni precedenti, non in grado di compensarle” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Secondo il nostro studio, poi, se la produzione di luglio è appena superiore dell’1,2%, nei dati destagionalizzati, rispetto a febbraio 2020, ultimo mese pre-lockdown, è inferiore dell’1,2% nel confronto con gennaio 2020, ultimo mese pre-pandemia. Nei dati corretti per gli effetti di calendario, poi, al di là dello scontato +6,3% su luglio 2020, anno di piena pandemia, la produzione è inferiore sia rispetto a luglio 2019, -2,5%, che nel confronto con luglio 2018, -3 per cento” conclude Dona.
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Istat: produzione giugno -2,1% su mese, -1,2% su anno
Posted by fidest press agency su sabato, 13 agosto 2022
By Mauro Antonelli. Secondo i dati resi noti oggi dall’Istat, la produzione industriale a giugno scende del 2,1% sul mese precedente e dell’1,2% su base annua.”Dati allarmanti! Dal marzo 2021 è accaduto solo due volte che si registrasse un calo tendenziale. Preoccupante, poi, la riduzione dei beni di consumo, un primo segno tangibile della difficoltà delle famiglie di arrivare a fine del mese. Non per niente sono i beni durevoli ad aver registrato la peggiore performance, -3% su maggio 2022″ afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Secondo il nostro studio, poi, la produzione di giugno è appena superiore dello 0,9%, nei dati destagionalizzati, rispetto a febbraio 2020, ultimo mese pre-lockdown, ma è inferiore dell’1,5% nel confronto con gennaio 2020, ultimo mese pre-pandemia. Nei dati corretti per gli effetti di calendario, inoltre, al di là dello scontato +13% su giugno 2020, anno di piena pandemia, la produzione è inferiore sia rispetto a giugno 2019, -2,7%, che nel confronto con giugno 2018, -3,8 per cento. Insomma, un andamento negativo su tutti i fronti” conclude Dona.
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La sfida “ALL Organic” per rendere resiliente e autonoma la produzione alimentare dell’Unione europea
Posted by fidest press agency su martedì, 2 agosto 2022
Il progetto di ricerca ALL Organic, coordinato dal CREA, il maggiore ente di ricerca italiano in agroalimentare, intende promuovere e mettere a rete esperienze e modelli in grado di supportare lo sviluppo di sistemi alimentari biologici diversificati, con l’obiettivo di attivare e sostenere le produzioni biologiche in condizioni di resilienza, coinvolgendo gli attori del sistema alimentare, dal campo alla tavola.Sette partner di 5 nazioni dell’Europa e del Nord Africa (Estonia, Polonia, Romania, Italia e Algeria) uniranno i loro sforzi per testare le ipotesi che lo sviluppo di sistemi di coltivazione biologica diversificati, co-progettati, adattati localmente, sia una strategia efficace per migliorare la biodiversità, per ridurre l’impatto di parassiti e malattie diminuendo la dipendenza dai prodotto per la difesa fitosanitaria, per utilizzare in modo efficiente le risorse e i sottoprodotti agricoli, riducendo gli sprechi e le perdite di nutrienti e per mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici, garantendo la stabilità delle rese.In Italia, il Living Lab agroecologico è attivo in Basilicata, aggregando aziende biologiche di produzione e della trasformazione con la facilitazione di ricercatori Crea e della Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica (FIRAB). A seguito di un primo incontro promosso a fine aprile presso la stazione sperimentale del Crea a Metaponto, al quale hanno partecipato una trentina di operatori biologici, è stato appena attivato un percorso di confronti con singole aziende biologiche e attori territoriali per far emergere competenze, esperienze e saperi che potranno arricchire il bagaglio informativo collettivo all’interno del Living Lab e l’identificazione di persone/aziende risorsa su tecniche e approcci rilevanti sui temi della diversificazione. Il primo giro di incontri ha messo in evidenza una grande ricchezza di esperienze sui fronti dell’autoproduzione di mezzi tecnici (quale il vermicompost), della coltivazione e selezione di materiale genetico eterogeneo (come le popolazioni evolutive di frumenti, fagioli e pomodori) e della integrazione consociativa di colture erbacee ed arboree in seno alle aziende biologiche e a un’azienda pubblica del territorio quale quella dell’ALSIA di Rotonda.È a partire da queste esperienze che si nutrirà il Living Lab nel corso di una serie di scambi socio-tecnici e di approfondimenti scientifici ed esperienziali conseguenti. Attraverso il coinvolgimento attivo di agricoltori, ricercatori e gli altri attori del sistema agroalimentare interessati nella co-progettazione, monitoraggio e valutazione di pratiche e tecnologie agricole, la comunità dei living lab potrà infatti identificare e affrontare gli ostacoli in modo più efficace.
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Istat: produzione maggio -1,1% su mese, +3,4% su anno
Posted by fidest press agency su mercoledì, 13 luglio 2022
Secondo i dati resi noti dall’Istat, la produzione industriale a maggio scende dell’1,1% sul mese precedente e sale del 3,4% su base annua.”Dati negativi, anche se non ancora allarmanti. Su base mensile non preoccupa tanto il calo dell’energia, considerato che ad aprile le famiglie consumavano ancora gas mentre a maggio si tratta solo di accelerare gli stoccaggi, problema affrontato nell’ultimo decreto con il finanziamento e l’intervento del Gestore dei Servizi Energetici. E’ più preoccupante, invece, la discesa dei beni di consumo, specie se il trend fosse confermato nei prossimi mesi” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Secondo il nostro studio, comunque, la produzione di maggio è superiore, nei dati destagionalizzati, del 3,4% rispetto a febbraio 2020, ultimo mese pre-lockdown, e dell’1% nel confronto con gennaio 2020, ultimo mese pre-pandemia. Nei dati corretti per gli effetti di calendario, invece, al di là dello scontato +25,8% su maggio 2020, mese di piena emergenza Covid, la produzione è lievemente inferiore sia rispetto a maggio 2019, -0,1%, che nel confronto con maggio 2018, -0,4 per cento” conclude Dona.
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Mancano materie prime: difficoltà per la produzione industriale italiana
Posted by fidest press agency su giovedì, 16 giugno 2022
L’Italia è a rischio approvvigionamento di materie prime critiche (CRM – Critical Raw Materials) essenziali per lo sviluppo di settori ritenuti strategici per l’economia del Paese. La produzione industriale italiana dipende, infatti, per 564 miliardi di euro (pari a circa un terzo del PIL al 2021) dall’importazione di materie prime critiche extra-UE. Uno scenario aggravato anche dall’attuale contesto di conflitto russo-ucraino in quanto l’Italia risulta esposta verso la Russia per materie prime critiche che entrano nella produzione di quasi 107 miliardi di euro, legati alla fornitura di Palladio (35%), Rodio (33%), Platino (28%) e Alluminio primario (11%). È quanto emerge dallo studio di The European House – Ambrosetti, commissionato da Erion – il più importante Sistema multi-consortile italiano di Responsabilità Estesa del Produttore per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici – che per la prima volta ha mappato tutti i settori industriali nei quali tali materie prime sono coinvolte. Nello specifico, nel nostro Paese, ben 26 CRM su 30 sono indispensabili per l’industria aerospaziale (87% del totale), 24 per quella ad alta intensità̀ energetica (80%), 21 per l’elettronica e l’automotive (70%) e 18 per le energie rinnovabili (60%). Un settore, quest’ultimo che con la transizione ecologica ed energetica è destinato a forti potenziali di crescita della domanda di materie prime critiche, essenziali allo sviluppo dell’industria dell’eolico, del fotovoltaico e della mobilità elettrica. Non è solo l’Italia, ma l’intera Unione Europea – dove le materie prime critiche contribuiscono alla generazione di oltre 3 trilioni di euro – a dipendere da Paesi terzi per l’approvvigionamento. La Cina è di fatto il primo fornitore di materie prime critiche in Europa (44% del totale) e principale esportatore dell’UE di terre rare (98% del totale); proprio quest’ultime, che contribuiscono alla generazione di quasi 50 miliardi di euro della produzione industriale italiana, hanno visto crescere tra il 2017 e il 2020 il rischio di fornitura di quasi 1 punto. Si tratta di un primato che la Cina detiene anche a livello mondiale (66% del totale), superando di quasi 4 volte le quote di Sud Africa (9%), Repubblica Democratica del Congo (5%) e Stati Uniti d’America (3%), che insieme arrivano al 17%. Secondo lo Studio, se l’Italia raggiungesse il tasso di riciclo dei best performer europei (70-75%), si potrebbero recuperare 7,6 mila tonnellate di materie prime critiche, pari all’11% di quelle importate dalla Cina nel 2021. Al contrario, con l’attuale tasso di riciclo, al 2025 non sarebbero recuperati circa 280 mila tonnellate, pari ad una perdita di 15,6 mila tonnellate di materie prime critiche. L’aumento del tasso di riciclo dei RAEE genererebbe, inoltre, notevoli benefici ambientali, con una riduzione di quasi 1 milione di tonnellate di CO2, che si tradurrebbero in benefici sociali per la comunità quantificabili in circa 208 milioni di euro. Infine, la maggiore disponibilità di materie prime critiche a sostegno dell’intera economia del Paese ridurrebbe il costo delle importazioni, generando un vantaggio economico pari a quasi 14 milioni di euro. Nel dettaglio, per centrare gli obiettivi di raccolta dei RAEE, lo Studio suggerisce di agire su tre dimensioni: normativa – adeguamento della disciplina di raccolta dei prodotti tecnologici per ampliare i canali di conferimento dei RAEE di piccole dimensioni e pile -, volumi – incentivazione di meccanismi di raccolta, sviluppo di “ecopoint” diffusi sul territorio e creazione di meccanismi di controllo a contrasto ai flussi paralleli– e, infine, impiantistica – semplificazione delle procedure autorizzative (in media oggi la realizzazione di un impianto richiede 4,3 anni), così da garantire tempi certi di esecuzione anche attraverso l’adozione di modelli per favorire una «gestione del consenso» sul territorio, oltre a un incremento della capillarità dei centri di raccolta, oggi distribuiti territorialmente in modo disomogeneo. (abstract by secnewgate.it,www.secrp.com)
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Istat: produzione aprile +1,6% su mese, +4,2% su anno
Posted by fidest press agency su lunedì, 13 giugno 2022
Secondo i dati resi noti oggi dall’Istat, la produzione industriale ad aprile sale dell’1,6% sul mese precedente e del 4,2% su base annua. “Dati positivi. Evidentemente il caro bollette delle imprese non ha pesato sulla loro produzione. E ci sono due sole possibili ragioni. La prima è che le imprese hanno scaricato sui consumatori finali i maggiori costi energetici sotto forma di aumento dei prezzi. La seconda è che gli aiuti del Governo a favore delle imprese hanno sortito il loro effetto. Sono vere entrambe le cose” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.”Secondo il nostro studio, la produzione di aprile non solo è superiore, nei dati destagionalizzati, del 4,8% rispetto a febbraio 2020, ultimo mese pre-lockdown, e del 2,5% nel confronto con gennaio 2020, ultimo mese pre-pandemia, ma, nei dati corretti per gli effetti di calendario, è superiore anche rispetto ad aprile 2019 con un ragguardevole +5,5%. Scontato, invece, il +87,7% su aprile 2020, mese di piena emergenza Covid” conclude Dona.
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“Gli aumenti dei costi di produzione stanno mettendo a rischio la redditività della zootecnia”
Posted by fidest press agency su lunedì, 13 giugno 2022
Nonostante i gravissimi effetti prodotti della crisi pandemica, a cui si è aggiunto il conflitto tra Ucraina e Russia, l’industria mangimistica italiana conferma il suo ruolo di primo piano all’interno del panorama agro-zootecnico-alimentare. Infatti, pur in presenza di enormi difficoltà operative, produttive, economiche, nell’approvvigionamento di materie prime, nella logistica e con costi di produzione letteralmente fuori controllo, il settore è stato in grado di aumentare i volumi prodotti e di consentire alla zootecnia nazionale di continuare a garantire le sue produzioni e a soddisfare il fabbisogno alimentare del Paese. A dirlo è Michele Liverini, presidente reggente di ASSALZOO – Associazione nazionale tra i Produttori di alimenti zootecnici, aprendo l’assemblea annuale questa mattina a Bologna. Nel corso dell’evento sono stati illustrati i principali risultati dell’industria mangimistica dello scorso anno. Nei mesi scorsi ASSALZOO è più volte intervenuta, nei tavoli istituzionali coordinati dal Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, per evidenziare le criticità del comparto. L’Associazione ha evidenziato a più riprese la grave situazione che ha segnato in particolare due tra i più importanti comparti del settore agro-zootecnico-alimentare e cioè quello dei bovini da latte e quello suino. «Stanno vivendo una crisi perdurante da troppo tempo, costretti a vendere in molti casi sottocosto latte e carni, con perdite ormai non più sostenibili e il rischio di chiusura di molte stalle», commenta Liverini. Sempre con riguardo all’aumento incontrollabile dei costi di produzione, ASSALZOO ha sottolineato che, qualora questi maggiori costi non possano trovare una compensazione interna alla filiera, il loro trasferimento al consumatore finale non potrà più essere rinviato. L’Associazione ha chiesto l’inserimento dell’industria mangimistica, unitamente al settore agricolo e allevatoriale, tra le imprese energivore, al fine di consentire un’attenuazione dell’insostenibile fiammata dei costi energetici. Altri temi sollevati da ASSALZOO riguardano l’importazione di materie prime, le epidemie di influenza aviaria e peste suina africana, infine le problematiche legate alla nuova normativa europea in tema di pratiche commerciali sleali. Su quest’ultimo punto chiosa il presidente Liverini: «Una normativa, tuttavia, pensata per la sua applicazione soprattutto nei rapporti con la GDO, ma che trasferita su tutta la filiera agro-zootecnica-alimentare sta determinando gravi difficoltà sia dal punto di vista operativo sia dal punto di vista interpretativo, rischiando di creare notevoli difficoltà e mettendo in discussione usi e consuetudini commerciali che da decenni regolano i rapporti tra operatori. Mi riferisco, soprattutto, all’obbligo del contratto scritto, che sta causando non poche difficoltà alle nostre aziende e agli stessi allevatori».
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Nuova e terza manifestazione di Cia-Agricoltori Italiani contro costi di produzione alle stelle
Posted by fidest press agency su lunedì, 18 aprile 2022
A mobilitarsi, scendendo in strada tra bandiere e trattori, questa volta sono gli imprenditori agricoli del Centro Italia che si sono dati appuntamento mercoledì 20 aprile, alle ore 10:30, a Venturina Terme, frazione del comune italiano di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno.In centinaia dalle regioni Abruzzo, Lazio, Marche, Toscana e Umbria raggiungeranno la località per prendere parte al corteo da Via della Fiera ali piazzale antistante il Centro Fiere S.E.FI.Non si arresta, infatti, la pressione che, da mesi, si sta abbattendo sull’economia delle imprese agricole. Dopo due anni di pandemia è sopraggiunto il colpo della guerra in Ucraina. La tensione geopolitica internazionale ha acuito la difficoltà a uscire dalla crisi, spinta da caro energia e carburante. Inoltre, l’aumento del 300% sui concimi, i rincari sui fertilizzanti del 170%, oltre al raddoppio sui mangimi, ha reso i costi di produzione insostenibili, portando il settore agricolo e allevatoriale allo stato attuale di precarietà, agevolata dalle speculazioni sui mercati. Anche per il Centro Italia resta invariata, poi, l’annosa emergenza fauna selvatica, cui si è aggiunta la preoccupazione per la peste suina. Motivo, pure questo, per rilanciare l’appello sul tema attraverso la manifestazione di Venturina. Ripetuto da Cia-Agricoltori Italiani su tutto il territorio nazionale, serve una riforma radicale della legge 157 del 1992. Una normativa troppo datata per riuscire ad affrontare un problema ormai fuori controllo con +111% di cinghiali in circolazione, oltre 200 milioni di danni all’agricoltura e 469 incidenti, anche mortali negli ultimi quattro anni, e lo spettro della peste suina che mesi ha fatto registrare casi allarmanti in Liguria e Piemonte. “L’agricoltura non si può fermare” ripete, quindi, Cia che con la terza mobilitazione in tre mesi chiede che si tuteli un settore estremamente strategico per il Paese.
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Istat: produzione industriale gennaio -3,4% su mese, -2,6% su anno
Posted by fidest press agency su sabato, 12 marzo 2022
Secondo i dati resi noti dall’Istat, la produzione industriale a gennaio cala del 3,4% sul mese precedente e del 2,6% su base annua. “Una Caporetto per le nostre industrie dovuta all’effetto bollette. Come per le famiglie, il raddoppio delle fatture di luce e gas registrato da gennaio sta avendo gravi ripercussioni sulle industrie con aumenti dei costi spesso insostenibili che hanno costretto a sospendere molte produzioni per non fare andare in tilt i bilanci dell’impresa. Le conseguenze saranno ancora peggiori nei prossimi due mesi. Se a questo si aggiunge l’effetto della guerra in Ucraina, con speculazioni in corso su tante, troppe, materie prime, il quadro è disastroso e la crescita stimata diventa un miraggio” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.”Secondo il nostro studio, infatti, la produzione non solo, come attesta anche l’Istat, è inferiore dell’1,9% rispetto a febbraio 2020, ultimo mese pre-lockdown dopo che era stata superiore per ben undici volte, ma è anche più bassa nel confronto con gennaio 2020, ultimo mese pre-pandemia, -4,5%, e con gennaio 2019, -4,8%. La situazione più grave è per i beni di consumo non durevoli: -6,2% su febbraio 2020, -10,8% su gennaio 2020. Un dato che attesta la difficoltà delle famiglie e la necessità di ridare loro capacità di spesa, frenando i rialzi dei beni energetici e cambiando la politica dei redditi” conclude Dona.
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