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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 130

Posts Tagged ‘produzione’

Istat: produzione -0,5% su mese

Posted by fidest press agency su sabato, 11 Maggio 2024

Secondo i dati resi noti oggi dall’Istat, la produzione industriale di marzo scende dello 0,5% sul mese precedente e del 3,5% su base annua. “Una Caporetto! Peggio di così no si può. Non solo su base annua prosegue indisturbata la caduta, che, come rileva l’Istat, dura da 14 mesi, ma il pessimo trend riguarda anche i beni di consumo, totali, durevoli e non durevoli, che precipitano anche loro da febbraio 2023. Insomma, dati allarmanti e preoccupanti” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.Secondo lo studio dell’associazione, se la produzione di marzo 2024, nei dati corretti destagionalizzati, è scesa dello 0,5% su febbraio 2024, nel confronto con gennaio 2023, ossia prima che iniziasse la discesa ininterrotta, è inferiore del 4,1%. Per i beni di consumo il gap sale al 7%, che diventa addirittura -12,1% per i beni di consumo durevoli. “Insomma, un burrone. E’ evidente che se non si rilanciano i consumi delle famiglie la produzione industriale non può che andare male” commenta Dona.

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Convegno dedicato allo stato della produzione giornalistica nel quadro dell’attuale ecosistema mediatico

Posted by fidest press agency su mercoledì, 17 aprile 2024

Perugia 18 aprile prossimo nell’Aula Capitini di Palazzo Gallenga (ore 14:00) un convegno dedicato allo stato della produzione giornalistica nel quadro dell’attuale ecosistema mediatico. L’evento si compone di due sessioni, ciascuna avente sullo sfondo la presentazione e discussione di una pubblicazione di settore. La prima parte del convegno muove dal testo: Bourdieu, Latour e la sociologia del giornalismo (2023) di Matteo Gerli (Università per Stranieri di Perugia), saggio che indaga con numerosi esempi e casi di studio due questioni centrali: quella dell’autonomia del giornalismo nel contesto dei mondi in cui si inquadra, e quella dell’odierna informazione come risultato di reti sociali e tecnologiche. La discussione si incentrerà sulla ricostruzione delle sovrapposizioni tra persistenze e cambiamenti della produzione giornalistica, la quale – si evidenzia nel saggio – non mostra al momento una prevalenza né pervasiva né soverchiante del digitale sulla carta stampata e sui media. La seconda sessione si concentrerà sulle trasformazioni subite dal giornalismo nel corso della progressiva, costante rimodulazione dell’ecosistema digitale dei media, con la presentazione e discussione del numero 3/2023 di Problemi dell’informazione, la più importante rivista scientifica italiana sul giornalismo, fondata da Paolo Murialdi negli anni Settanta. L’ultimo numero del quadrimestrale propone una prima sezione sulla natura attuale dei media e dell’informazione come esito dell’avvento delle tecnologie digitali. La seconda presenta saggi di ricerca mirati a rispondere a cruciali domande sull’attuale stato del giornalismo all’interno delle convulse trasformazioni del mercato delle notizie. Tra essi: la reattività dei quotidiani alle crisi globali, la capacità di rispondere alle cosiddette ‘sfide’ dei social media, l’impatto del giornalismo investigativo. I relatori approfondiranno il quadro che ne risulta, in cui si demistificano alcuni luoghi comuni sulla crisi del giornalismo. Coordinatore scientifico dell’evento è il prof. Rolando Marini, pro rettore dell’Università per Stranieri di Perugia e delegato rettorale al Job Placement, il quale introdurrà i relatori della prima sessione: Marco Santoro, Università. Alma Mater Bologna, Paolo Mancini, Università degli Studi di Perugia, Elena Valentini, Università La Sapienza di Roma, e Matteo Gerli, Università per Stranieri di Perugia. Nella seconda porzione del convengo interverranno Carlo Sorrentino, direttore di Problemi dell’informazione, Paolo Mancini, Università degli Studi di Perugia, Christian Ruggiero, Università La Sapienza di Roma, Francesco Amoretti, Università degli Studi di Salerno, ed Emidio Diodato, Università per Stranieri di Perugia.

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Istat: produzione febbraio +0,1% su mese

Posted by fidest press agency su sabato, 13 aprile 2024

Secondo i dati resi noti oggi dall’Istat, la produzione industriale di febbraio sale dello 0,1% sul mese precedente e scende del 3,1% su base annua. “Dati pessimi! Dopo l’anno nero 2023 e il crollo di gennaio, -1,4% in un solo mese, a febbraio ci si attendeva perlomeno un rimbalzo significativo. Invece si sale di un misero 0,1%, mentre su base annua prosegue indisturbata la caduta, che, come rileva l’Istat, dura da 13 mesi, ma che non riguarda solo la produzione complessiva. Anche i beni di consumo, totali, durevoli e non durevoli, precipitano da febbraio 2023. Per i beni intermedi la flessione si registra ininterrottamente addirittura dal giugno del 2022. Insomma, dati allarmanti e preoccupanti” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “E’ evidente che se i consumi non tirano, le vendite latitano e di conseguenza la produzione industriale resta ferma. urge ridare capacità di acquisto alle famiglie meno abbienti” conclude Dona.

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La Cina continuerà a dominare la produzione manifatturiera nel comparto dell’energia pulita

Posted by fidest press agency su giovedì, 11 aprile 2024

A cura di Irene Lauro, Environmental Economist, Schroders. Secondo il rapporto Renewables 2023 dell’Agenzia internazionale dell’energia (AIE), la capacità globale di energie rinnovabili ha registrato un incremento del 50% nel 2023. Si tratta della crescita più rapida degli ultimi 20 anni. La capacità di energie rinnovabili ha raggiunto quasi 510 GW, la metà del livello necessario a raggiungere l’obiettivo globale di triplicare la capacità totale, portandola a 11.000 GW (target concordato in occasione della COP28). Mentre l’aumento della capacità di energie rinnovabili ha raggiunto il massimo storico in Europa, negli Stati Uniti e in Brasile, la Cina ha registrato la crescita maggiore, poiché, nel 2023, ha commissionato un quantitativo di impianti solari fotovoltaici pari al mondo intero nel 2022. L’AIE prevede che la Cina conseguirà l’obiettivo cumulativo di 1.200 GW di produzione associata ad impianti solari fotovoltaici ed eolici, previsto per il 2023, già quest’anno, sei anni prima del previsto. La capacità correlata alle energie rinnovabili della Cina è destinata a crescere, nei prossimi cinque anni, di oltre il 200% rispetto al quinquennio precedente, così da rappresentare quasi il 60% della nuova capacità associata alle energie rinnovabili a livello globale entro il 2028. A nostro avviso la Cina continuerà a svolgere un ruolo chiave nella transizione energetica, mantenendo la leadership settoriale a livello globale. Sono necessari ulteriori sforzi politici da parte di UE e USA per attrarre nuovi capitali da destinare all’energia verde. L’intensificarsi della concorrenza cinese per le tecnologie energetiche pulite potrebbe mettere a rischio i produttori nelle economie sviluppate, dove la pressione sui costi è maggiore.

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Leonardo: Fassino (Pd), promuovere produzione italiana droni

Posted by fidest press agency su martedì, 19 marzo 2024

Serracchiani: sito Ronchi in Divisione Velivoli è opportunità. “Nella Leonardo di Ronchi dei Legionari ci sono le capacità professionali e tecnologiche in grado di soddisfare la domanda del mercato italiano e di quello internazionale ma si tratta di mettere in campo tutta l’azione di promozione necessaria a realizzare obiettivi produttivi e commerciali molto forti. Sono tecnologie italiane che hanno come committenti in primo luogo soggetti pubblici, dalla Difesa all’Interno alla Protezione civile, ci sembra perciò necessaria una maggior determinazione da parte del Governo e delle agenzie pubbliche coinvolte nel cogliere tutte le opportunità che offre la produzione di questo stabilimento. Solleciteremo i Ministeri maggiormente interessati a rivolgere a questo stabilimento l’attenzione dovuta”. Lo ha detto oggi il vicepresidente della commissione Difesa della Camera Piero Fassino, che con la collega dem Debora Serracchiani ha visitato lo stabilimento della Leonardo di Ronchi dei Legionari (Gorizia), a valle di una richiesta di chiarimenti al ministro delle Imprese e del made in Italy e al ministro della Difesa sulla strategia industriale del gruppo. All’incontro con il management di Leonardo e alla visita alle sezioni dell’impianto era presente anche una delegazione di consiglieri regionali del Pd composta dal capogruppo Diego Moretti, da Francesco Russo e Laura Fasiolo.“Questo sito è un’eccellenza dal punto di vista produttivo e delle qualità professionali delle sue maestranze – ha aggiunto Fassino – in un settore come quello dei droni che è obiettivamente in espansione in tutto il mondo e in molti settori” Serracchiani ha precisato che “la conferma della decisione di inquadrare lo stabilimento nella Divisione Velivoli può portare un’ulteriore opportunità di lavoro e di espansione, acquisendo una centralità nella Leonardo grazie a una produzione di alta gamma che si inserisce nella nota cornice internazionale che stiamo vivendo”. “Il sito Leonardo di Ronchi dei Legionari – è stato spiegato in sintesi dall’azienda – è in primo luogo un centro di eccellenza nello sviluppo di sistemi “uncrewed” o senza pilota, business in crescita e sempre più presente nel supportare compiti operativi di difesa e sicurezza come di protezione civile. A questo si aggiunge lo sviluppo di sistemi di addestramento e simulazione all’avanguardia che sono essenziali per l’efficienza del sistema di difesa aerea italiano. Occupa circa 280 dipendenti, per il 62% lauree STEM e per il rimanente figure tecniche ad altissima specializzazione, con un trend di crescita costante nei numeri nel corso degli anni ed una cooperazione già in atto con le principali istituzioni di formazione del territorio, università, istituti tecnici”.

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In ripresa la produzione italiana di automobili: 542 mila unità nel 2023, +15% rispetto all’anno precedente

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 marzo 2024

L’industria automobilistica globale ha registrato un fatturato di 2,56 trilioni di dollari nel 2023, rappresentando il 7% del PIL dell’UE. L’Italia, dopo una forte flessione nella produzione (-61,9% tra il 2000 e il 2023) è oggi in ripresa: il 2023 registra +15% vs 2022. La chiave per la crescita del settore: puntare su elettrico, componentistica e lotta alla contraffazione. Questo ciò che emerge dal report di Rome Business School “Il futuro dell’automotive. Produzione, sostenibilità e lotta alla contraffazione” a cura di Francesco Baldi, Docente dell’International Master in Finance di Rome Business School, Massimiliano Parco, Economista, Centro Europa Ricerche e Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca Divulgativo di Rome Business School. A fine 2023 l’Italia era ultima per produzione di autovetture tra i quattro maggiori produttori in Europa: 540 mila autovetture, contro i 4,1 milioni in Germania, gli 1,9 milioni in Spagna, e 1 milione in Francia (ANFIA). Tra le potenze europee, sono state Italia e Francia a registrare la riduzione maggiormente nella produzione di automobili tra il 2000 e il 2023, rispettivamente -61,9% e -63,2%. Anche Germania (-19,8%) e Spagna (-19,4%) riscontrano flessioni nel comparto produttivo, ma in misura minore. Nonostante la quota di mercato italiana sia scesa dal 3,5% del 2000 a poco meno dello 0,8% a fine 2023, l’Italia è oggi in debole ripresa, registrando un +15% nel 2023 vs 2022. “Profonda è stata la riduzione in termini produttivi del settore automotive. Tuttavia, l’Italia gode da sempre di una classe operaia altamente specializzata nella produzione di automobili e di designer di fama mondiale. La reputazione delle case automobilistiche italiane è infatti uno dei punti di forza del settore”, afferma Francesco Baldi. Con riguardo al parco di automobili circolante in Italia nel 2022, si segnala che la provincia di Roma registra il maggior numero di auto, con oltre 2,7 milioni di automobili. Seguono la provincia di Napoli e di Milano con poco più di 1,8 milioni di automobili. Anche la provincia di Torino registra un’elevata presenza di auto (1,4 milioni), mentre le province di Catania, Brescia e Firenze detengono un numero di automobili superiore alle 800 mila unità. Le province di Aosta, Trento e Bolzano si caratterizzano, invece, per il maggior numero di automobili per abitante. Ciò a causa della loro bassa concentrazione demografica. L’Italia vanta una solida tradizione nel settore della componentistica automobilistica, con numerose aziende specializzate: sono oltre 2200 le aziende attive con sede legale in Italia, impiegano circa 200.000 persone e generano un fatturato annuo di oltre 40 miliardi di euro (ANFIA, 2023). Dopo la ripresa osservata nel 2021, con una variazione ampiamente positiva dei ricavi e una tenuta del numero di addetti, nel 2022 è proseguita la dinamica di crescita del fatturato, seppur in termini più contenuti (+9,0%), accompagnata da una sostanziale stabilità a livello occupazionale (+0,5%).Guardando al futuro, “L’industria automobilistica italiana si trova in una fase cruciale di trasformazione, in cui sostenibilità, innovazione tecnologica, flessibilità produttiva, ricerca e sviluppo e lotta alla contraffazione giocano un ruolo centrale. Le prospettive future offrono opportunità significative per rafforzare la leadership dell’Italia nel settore, orientata alla sostenibilità e al mantenimento degli standard qualitativi che contraddistinguono l’industria automobilistica italiana a livello globale”, afferma Valerio Mancini. La conversione alla produzione di automobili elettriche ed ibride e la sfida per la produzione di quelle ad idrogeno rappresenteranno ulteriori opportunità per il futuro di un settore estremamente importante per l’industria del Bel Pease. Abstract by Rome Business School

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La produzione industriale tedesca crolla al -1,6% in dicembre

Posted by fidest press agency su giovedì, 8 febbraio 2024

A cura di Michele Morra, Portfolio Manager di Moneyfarm. I dati sulla produzione industriale tedesca di dicembre pubblicati oggi sono risultati altamente negativi e peggiori rispetto alle (già piuttosto fosche) stime degli analisti: -1,6% su base mensile e -3% su base annuale. L’unico settore ad aver registrato un risultato positivo è stato quello automobilistico, con una crescita mese su mese del 4%, mentre il record negativo è quello del settore chimico, la cui produzione ha visto una contrazione del 3,2%. Sul fronte dei mercati, sebbene i tassi di interesse non abbiano subito fluttuazioni significative, tali numeri potrebbero supportare un cambio di politica monetaria della BCE, suffragando le stime degli analisti che prevedono un taglio dei tassi tra aprile e giugno di quest’anno.

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Istat: produzione ottobre -0,2% su mese

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 dicembre 2023

Secondo i dati resi noti oggi dall’Istat, la produzione industriale di ottobre scende dello 0,2% sul mese precedente e dell’1,1% su base annua. “Dati pessimi! Il Paese arretra! Il quarto trimestre inizia nel peggiore dei modi. Dopo che a settembre la produzione era rimasta invariata su base mensile, ci si attendeva almeno un flebile recupero congiunturale. Invece le nostre industrie vanno sempre peggio” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Secondo lo studio dell’Unione Nazionale Consumatori, inoltre, se si confronta il dato di oggi con quello di giugno 2023, prima ci fosse la discesa di luglio, la produzione totale è attualmente inferiore, nei dati destagionalizzati, dello 0,8%. Se poi si fa il confronto con dicembre 2022, ossia prima che iniziasse la caduta che ha caratterizzato i primi 4 mesi del 2023, ora è più bassa del 2%, gap che per i beni di consumo non durevoli arriva al 4 per cento.

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Miele italiano: produzione e costi

Posted by fidest press agency su mercoledì, 8 novembre 2023

Nell’ultimo decennio il mondo delle Api e del Miele sta riscontrando un trend positivo, come testimoniano sia il numero crescente di alveari e di apicoltori sia l’incremento del valore registrato dal comparto in termini economici, grazie a produzioni diversificate e di elevata qualità. Senza trascurare l’importanza ambientale degli impollinatori nei sistemi agricoli e forestali e la loro funzione nella produzione agricola. Una conoscenza del settore, fondata su solide basi di dati, è necessaria per delineare interventi a sostegno e valorizzazione, ma anche evoluzioni, potenzialità e difficoltà. Proprio per tali ragioni il CREA, con il suo centro di Politiche e Bioeconomia, in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale Miele, ha realizzato l’indagine statistica Honey Cost, un’iniziativa unica e senza precedenti per il settore dell’apicoltura, che ha l’obiettivo di determinare i costi di produzione del miele, identificati per la prima volta attraverso una metodologia scientifica, rigorosa e precisa. L’indagine Honey Cost. Nata con l’intento di definire in maniera attendibile e sistematica i costi di produzione del miele – e di raccogliere anche altre informazioni di carattere tecnico-gestionale, produttivo e ambientale – consente di misurare la sostenibilità tecnica ed economica delle aziende oggetto di osservazione e l’efficienza gestionale. Conoscere quanto costa produrre un kg di miele, infatti, consente di sviluppare una strategia aziendale mirata e di prendere decisioni gestionali più efficaci. Questa rilevazione è la prima di ulteriori analisi, nelle annualità successive, che costituiranno serie storiche utili ad analizzare, anche nel lungo periodo, gli andamenti dei fattori, non solo economici, presi in considerazione. L’indagine, infatti, proseguirà con un’azione specifica nell’ambito della Rete Rurale Nazionale. Il campione. Si compone di 434 aziende rappresentative del contesto produttivo nazionale e regionale, la cui produzione standard è superiore a 8 mila euro, con una dimensione minima di 120 alveari per un totale di 6.100 apicoltori rappresentati. I dati (2021 e 2022) sono stati rilevati a partire da 392 questionari. Il 70% delle aziende rispondenti praticano il nomadismo e oltre il 30% è di tipo biologico; il 45% delle aziende rilevate sono grandi (con una consistenza media di oltre 240 alveari), corrispondente ad oltre 50 mila euro di Produzione Standard. Circa 1/3 si caratterizza, invece, dall’essere di dimensione piccola (meno di 25 mila euro di Produzione Standard e una consistenza media di 65 alveari). I principali risultati. Il prezzo del miele propone una forbice da 8,9 euro a 9,7 euro mentre le rese di miele per alveare si differenziano in base alla modalità di allevamento: per il nomadismo la resa media è di circa 22 kg di miele per alveare, per gli stanziali si attesta intorno ai 12 kg. Se guardiamo all’UE, mancano statistiche che danno un prezzo medio del miele nell’Unione, una serie di stime pubblicate evidenziano prezzi piuttosto differenziati, dai circa 3-4 euro nei paesi dell’est UE (Polonia, Ungheria, Romania) ai 15-20 euro dell’Austria, della Germania, dell’Irlanda; in Spagna, il maggior produttore UE, il prezzo stimato si attesta sui 7 euro. Tornando al contesto nazionale, da una prima analisi si deducono buone performance economiche: la produttività unitaria degli alveari (resa in miele), rispetto al prezzo riconosciuto agli apicoltori, si posiziona sopra la soglia minima delle rese unitarie, consentendo di coprire i costi di produzione – ad eccezione delle aziende del gruppo “piccole – stanziali”. I costi di produzione sono distinti in 3 livelli, ciascuno con componenti di costo che si aggiungono passando da un livello all’altro. Un primo livello – spese variabili, quelle correnti e quelle sostenute per il confezionamento e la commercializzazione del prodotto – pari mediamente a 4,1 euro per kg di miele prodotto, un secondo livello – i costi fissi, quelli del lavoro retribuito, degli affitti, delle manutenzioni ordinarie e degli ammortamenti – che ammontano mediamente a 3,2 euro per kg di miele, e un terzo livello – con la stima del costo opportunità del lavoro familiare non retribuito – che raggiunge i 13 euro per kg di miele. A cura di Micaela Conterio.

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PGIM: Offerta alimentare, l’innovazione sta trasformando la produzione

Posted by fidest press agency su lunedì, 25 settembre 2023

A cura di Shehriyar Antia, Head of Thematic Research di PGIM Investments. Per affrontare le sfide del futuro, la tecnologia e l’innovazione dovranno svolgere un ruolo cruciale nel trovare nuovi modi di coltivare e produrre cibo. L’innovazione e l’adozione della tecnologia moderna stanno già prendendo piede in tutta la catena di valore alimentare. È importante che gli investitori riconoscano che sia le startup tecnologiche che gli operatori tradizionali globali stanno promuovendo il cambiamento in ogni fase. Gli investitori lungimiranti dovranno puntare su diverse aree chiave, tra cui la scienza delle colture, l’AgTech e l’“agricoltura alternativa” che trasformano la produzione alimentare. I fattori produttivi di base per l’agricoltura sono semplici e sono cambiati poco nel tempo: semi, sole, acqua, fertilizzanti, pesticidi e lavoro. Il termine AgTech spesso si riferisce allo sfruttamento della tecnologia per creare metodi di coltivazione più efficienti che riducano la necessità di questi fattori produttivi, aumentando così la produttività e la sostenibilità. Il miglioramento dell’efficienza agricola, della redditività e della sostenibilità delle piccole aziende agricole spesso implica l’uso di tecnologie, come dispositivi intelligenti, sensori, analisi dei dati e algoritmi proprietari. Per gli investitori, il panorama AgTech è piuttosto frammentato e molte startup trovano modi diversi per applicare la tecnologia all’agricoltura, il che può offrire interessanti opportunità di venture capital. Nei mercati emergenti, molte aziende agricole sono ancora su piccola scala. Ad esempio, oltre l’80% delle colture in India occupa meno di dieci acri di terra. Trovare modi per migliorare la produttività delle aziende agricole su questa scala è fondamentale per soddisfare le future esigenze alimentari dei consumatori indiani e raggiungere l’autosufficienza alimentare. La gestione dell’acqua è un’altra area di opportunità per gli investitori. I sistemi di irrigazione più intelligenti si stanno sviluppando rapidamente e stanno diventando fondamentali, poiché la scarsità idrica sta colpendo le colture ed è destinata ad essere ancora più diffusa. I sistemi di irrigazione mobile sono un esempio di ottimizzazione dell’uso dell’acqua nelle aziende agricole di piccole e medie dimensioni. La startup statunitense L’agricoltura di precisione è un esempio avanzato di AgTech. Si riferisce a una serie di tecniche di gestione delle aziende agricole che migliorano la produttività e affrontano alcune preoccupazioni ambientali relative all’agricoltura. Si basa sulla misurazione e sulla risposta alla variabilità delle piante e delle colture in un campo. I sensori incorporati nelle colture monitorano variabili come temperatura, umidità e livelli di nutrienti chiave (come l’azoto) nel suolo e nell’aria. Questi dati in tempo reale vengono immessi nel software di analisi predittiva per determinare quando e quanta acqua, fertilizzante o fungicida introdurre nelle aree specifiche del campo. Consente agli agricoltori di ridurre i costi di produzione e aumentare la produttività, riducendo al contempo l’utilizzo di acqua e alcuni impatti ambientali come il deflusso di azoto o sostanze chimiche. Con la quadruplicazione prevista della dimensione del suo mercato entro il 2030, l’agricoltura di precisione offre agli investitori ampie opportunità di crescita. I macchinari agricoli odierni sono quasi irriconoscibili rispetto ai loro predecessori di soli 20 anni fa. Si tratta di macchine dotate di GPS che possono essere quasi autonome, adattarsi a condizioni di campo specifiche ed eseguire più attività utilizzando una gamma di sensori e machine learning. Una manciata di attori globali, come CNH in Europa, Kubota in Giappone e John Deere e AGCO negli Stati Uniti, stanno fornendo alle grandi aziende agricole seminatrici, irroratrici e altri macchinari autonomi. Vi è ampio spazio per la penetrazione della tecnologia in questo settore, dove le aziende agricole si aggiornano per stare al passo.

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Calo produzione alluminio in Europa

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 settembre 2023

“Secondo le ultime notizie la produzione di alluminio primario e di semilavorati in Germania sta diminuendo drasticamente. Una situazione che non riguarda solo i tedeschi ma tutta l’Europa. In realtà il campanello d’allarme stava già suonando da tempo e questi non sono altro che gli effetti di una politica europea miope che non ha aiutato le imprese ma le ha colpite con assurdi dazi UE sull’importazione di alluminio grezzo. Dazi che secondo studi Face e Luiss rappresentano un extra costo di oltre 20 miliardi di euro che in questi due ultimi decenni hanno pesato sulle piccole e medie aziende. Da anni Face denuncia costantemente questa assurda situazione e i danni che sta producendo ma il nostro grido d’allarme è rimasto inascoltato da parte delle autorità competenti. È ora che l’Europa apra gli occhi sulla situazione relativa all’alluminio e intervenga in maniera decisa sostenendo le imprese e eliminando gli inutili dazi su una materia prima deficitaria a più di 84%, altrimenti la fine sarà inevitabilmente la morte delle aziende europee a favore di grazie imprese estere”. Lo dichiara in una nota Mario Conserva, Segretario generale Face (Federazione dei Consumatori di Alluminio in Europa).

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La Regione Veneto è leader nazionale nella produzione cunicola

Posted by fidest press agency su domenica, 13 agosto 2023

Con 341 allevamenti, pari al 28,5% di quelli presenti in Italia (1.200 circa) e 2.550.000 capi in allevamento di conigli a dicembre 2022 (29% del totale), il Veneto si posiziona al primo posto in Italia seguita, per quanto riguarda i capi allevati, da Piemonte (2,1 milioni di capi) e Lombardia (1,35 milioni di capi). La leadership diventa ancora più consistente in termini di capi macellati: nel 2022 oltre 6,2 milioni di capi, il 41,8% dei quasi 15 milioni macellati in Italia, provenivano dal Veneto, seguito a distanza dal Piemonte (2,77 milioni di capi, 18,6% del totale) e quasi appaiate da Friuli-Venezia Giulia (1,5 milioni di capi, +10%), Lombardia (1,44 milioni di capi) ed Emilia Romagna (142 milioni). Il Veneto si caratterizza quindi per una presenza di rilievo in particolare nell’ambito dell’allevamento professionale, frutto di una lunga tradizione di produzione e consumo soprattutto a livello familiare e che ha avuto una spinta verso l’allevamento intensivo dagli inizi degli anni ’60 del secolo scorso. Uno sviluppo che si è ampliato nei decenni successivi, tra gli anni ’70-’80, ma che si è progressivamente attenuto all’inizio del nuovo millennio, in seguito ad una sempre più marcata riduzione dei consumi a causa del cambiamento degli stili di vita delle nuove generazioni, che ha penalizzato la preparazione culinaria domestica, e ad una sempre maggiore considerazione del coniglio più come animale da compagnia che come alimento. Il comparto riveste comunque ancora una certa importanza in Veneto, seppure minoritaria rispetto ad altri ben più sviluppati della zootecnia da carne (bovino, avicolo, suinicolo). E la leadership regionale si inserisce in un contesto internazionale che vede la Cina come principale paese produttore, con oltre il 50% della produzione mondiale costituita da circa 860 mila tonnellate di carne, seguita dalla Corea del Nord (15%) e dall’Unione Europea (13% della produzione mondiale), in cui la quasi totalità della produzione viene realizzata principalmente in tre paesi membri: Spagna (43%), Francia (21%) e Italia (20%, dati Faostat). Il Veneto può dunque essere considerato uno dei principali produttori mondiali di carne di coniglio e, al suo interno, in particolare la provincia di Treviso risulta essere quella più vocata in quanto da sola realizza quasi la metà della produzione regionale (46,6% della macellazioni venete nel 2022, per un totale di 2,9 milioni di capi), seguita a distanza da Padova (1,4 milioni di capi, il 22,9%) e Verona (1,2 milioni di capi, 18,8%). Tuttavia, ad una leadership a livello di allevamento, non fa da contraltare un’altrettanta capacità produttiva industriale: infatti, se la maggior parte dei capi è di origine veneta, è l’Emilia Romagna la prima regione per numero di capi macellati (37% del totale), seguita dal Veneto, dove vengono macellati il 34,1% dei capi prodotti a livello nazionale. Nel complesso, il valore economico generato dalla produzione cunicola in Veneto nel 2022 supera i 100 milioni di euro, in leggero aumento rispetto al 2021, per il miglioramento dei prezzi pagati all’origine per la carne di coniglio.

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Istat: produzione giugno +0,5% su mese

Posted by fidest press agency su mercoledì, 9 agosto 2023

Secondo i dati resi noti oggi dall’Istat, la produzione industriale a giugno sale dello 0,5% sul mese precedente e scende dello 0,8% su base annua. “Benino, ma non basta! E’ positivo che, dopo una discesa ininterrotta durata da gennaio ad aprile ed il rimbalzo di maggio, la produzione resti in territorio positivo. Ma sono troppi i segnali negativi, a cominciare dai beni di consumo, sia durevoli che non durevoli, che sono in netto calo sia su base congiunturale che tendenziale. Un chiaro campanello d’allarme, indicatore della difficoltà delle famiglie di arrivare a fine mese” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.”Inoltre, secondo il nostro studio, se confrontiamo la produzione di oggi con quella di dicembre 2022, ossia prima che iniziasse la caduta, le industrie segnano un profondo rosso: non c’è un solo dato, dai beni di consumo a quelli intermedi, che vada bene” conclude Dona.Secondo lo studio dell’associazione, infatti, la produzione di giugno 2023, nei dati destagionalizzati, è inferiore dell’1,2% rispetto a dicembre 2022, -1,4% per i beni di consumo, -1,5% per i beni di consumo non durevoli, -1,7% i beni intermedi, -0,8% quelli strumentali, -1,1% l’energia.

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Unione Naz. Consumatori su Istat prezzi produzione

Posted by fidest press agency su domenica, 30 luglio 2023

Industria: Istat, prezzi produzione a giugno -5,5%Secondo i dati Istat resi noti oggi, a giugno 2023 i prezzi alla produzione dell’industria registrano una flessione dello 0,3% su mese e del 5,5% su anno. “Bene il calo, dovuto soprattutto ai ribassi dei prodotti energetici. Ora, però, le industrie devono traslare questa riduzione sui prezzi di vendita, abbassando i prezzi finali ai consumatori” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “La cattiva notizia è che le industrie alimentari segnano ancora un +6,3% su giugno 2022 nel mercato interno, la buona è che flettono dello 0,5% sul mese precedente, -0,4% in totale. Insomma, la discesa è iniziata ma è ancora troppo lenta” conclude Dona.

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Istat: produzione aprile -1,9% su mese, -7,2% su anno

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 giugno 2023

Secondo i dati resi noti oggi dall’Istat, la produzione industriale ad aprile scende dell’1,9% sul mese precedente e del 7,2% su base annua. “Una Caporetto, sia per le nostre imprese che per il Paese. Altro che ripresa record. Non solo prosegue l’andamento negativo della produzione industriale per il quarto mese consecutivo, nei dati destagionalizzati congiunturali, ma la caduta è un burrone” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Il crollo dei beni di consumo, -7,3% su aprile 2022, dimostra che manca una politica dei redditi e che urge ridare capacità di spesa alle famiglie, salvaguardando il loro potere d’acquisto, altrimenti gli italiani non consumano le imprese non producono” conclude Dona.

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Istat: produzione aprile -1,9% su mese, -7,2% su anno

Posted by fidest press agency su lunedì, 12 giugno 2023

Secondo i dati resi noti dall’Istat, la produzione industriale ad aprile scende dell’1,9% sul mese precedente e del 7,2% su base annua. “Una Caporetto, sia per le nostre imprese che per il Paese. Altro che ripresa record. Non solo prosegue l’andamento negativo della produzione industriale per il quarto mese consecutivo, nei dati destagionalizzati congiunturali, ma la caduta è un burrone” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Il crollo dei beni di consumo, -7,3% su aprile 2022, dimostra che manca una politica dei redditi e che urge ridare capacità di spesa alle famiglie, salvaguardando il loro potere d’acquisto, altrimenti gli italiani non consumano le imprese non producono” conclude Dona.

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“Perché il Governo rimane silente sulla produzione di cannabis dello Stabilimento farmaceutico militare di Firenze?”

Posted by fidest press agency su venerdì, 2 giugno 2023

A chiederlo, con un’interrogazione al ministro della Difesa e della Salute, sono i deputati del Partito Democratico Emiliano Fossi e Marco Furfaro. “Nello stabilimento di Firenze, anche se il 90% della produzione riguarda la cannabis, vengono fabbricati ulteriori medicinali necessari, ma economicamente non vantaggiosi e quindi non reperibili sul libero mercato, destinati a pazienti affetti da malattie rare – ricordano i due deputati del Pd- Da tempo i sindacati denunciano una preoccupante carenza di personale, lo stabilimento necessiterebbe almeno del doppio del personale attualmente impiegato. In particolare mancano diverse figure chiave, come segnalato anche dall’Aifa, necessarie per gestire un’officina farmaceutica. Criticità che hanno portato a sospendere la produzione di cannabis dallo scorso 5 aprile sino a metà giugno. Una situazione di incertezza che appare incomprensibile, proprio in virtù dell’importanza dei farmaci prodotti e della loro certificata carenza nel panorama nazionale. Quindi, cosa pensa di fare il Governo per garantire la produzione del Farmaceutico di Firenze salvaguardando i livelli occupazionali?”.

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Produzione nazionale di grano duro in Italia

Posted by fidest press agency su venerdì, 19 Maggio 2023

Dovrebbe attestarsi quest’anno, secondo le previsioni del CREA, sopra i 4 milioni di tonnellate, con un incremento di circa il 12% rispetto alla campagna precedente, dovuto a rese produttive più alte, con una tenuta sostanziale delle superfici. La coltivazione si presenta al momento in buone condizioni nei principali areali cerealicoli; pesa però l’incognita legata all’andamento meteorologico delle prossime settimane che potrebbe compromettere lo stato fitosanitario della coltura, e limitare la produzione finale.Sono queste le prime stime produttive del grano duro rese note oggi a Foggia nel corso dell’evento DurumDays 2023, che ogni anno chiama a confronto tutti gli attori della filiera per fare il punto sulle previsioni della campagna, al quale hanno partecipato i rappresentanti di Assosementi, Cia – Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri, Alleanza Cooperative Agroalimentari, Compag, Italmopa, Unione Italiana Food e CREA, con Areté quale partner tecnico e la partecipazione in veste di sponsor di Syngenta.Rispetto allo scenario produttivo mondiale, i dati resi noti da Areté, società di ricerca e consulenza specializzata nell’agri-food, attestano un sostanziale recupero produttivo nel corso del 2023 in Nord America (+5% in Canada e + 3% negli Usa), e una crescita produttiva del 5% in Europa.La situazione delle scorte iniziali per la campagna 2023/24 è al minimo storico e ciò è un fattore potenzialmente di supporto ai prezzi rispetto ai livelli correnti. Rispetto ai prezzi, la campagna 2022/23 è stata contraddistinta da una riduzione generalizzata dei prezzi medi rispetto alla precedente (Canada, -19%, Usa -25%, Foggia -15%).Permangono tuttavia elementi che possono tornare a mettere in tensione i prezzi. Tra questi: il livello minimo di scorte, i volumi produttivi effettivi ancora dipendenti dal livello delle rese (sia in Europa che in Nord America), così come la contrazione del premio di prezzo del frumento duro rispetto agli altri cereali, frumento tenero e mais, che aumenta le possibilità di trasmissione di tensioni da un mercato ad un altro.Inoltre le esportazioni canadesi hanno marciato a ritmi superiori a quelli necessari per raggiungere gli obiettivi di campagna, lasciando prefigurare un rallentamento dell’offerta nei prossimi mesi.In definitiva, permangono numerosi elementi potenzialmente in grado di rimettere in tensione i prezzi. Servirà almeno un’altra campagna di produzioni sostenute per riportare i mercati verso livelli di prezzo antecedenti allo shock del 2021/22.Dal 2024 scatterà un ulteriore obbligo per ottenere l’aiuto accoppiato, ovvero quello di utilizzo di seme certificato. Secondo i dati elaborati dal CREA, le superfici soggette a controllo per la produzione di seme certificato di grano duro sono aumentate dell’8,5%, passando da 67.084 ettari del 2022 a 72.784 ettari di quest’anno, con una lenta, ma costante crescita negli ultimi cinque anni.Rispetto agli scenari futuri della coltura del grano duro, i protagonisti della ricerca internazionale riuniti nel Durum Science Workshop hanno indicato le strategie necessarie per mantenere elevati livelli produttivi e contrastare l’effetto dei cambiamenti climatici, individuate nelle tecniche di miglioramento genetico innovative e nello sfruttamento delle interazioni positive dei microrganismi con la pianta.

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Come funziona la produzione di energia dall’idrogeno

Posted by fidest press agency su lunedì, 1 Maggio 2023

Nel quadro della riduzione delle emissioni per la produzione energetica, l’idrogeno sta acquistando una rilevanza sempre maggiore. Si tratta dell’elemento più presente nell’universo, dato che ne costituisce il 75%.L’idrogeno però non può essere semplicemente sfruttato così come si trova in natura. Va infatti estratto da molecole più complesse e questo processo richiede innanzitutto un consumo di energia. Dal momento che deve essere prodotto e raccolto da un’energia precedente, non si tratta propriamente di una fonte energetica bensì di un vettore. Attualmente, sono numerosi i metodi che vengono utilizzati per la sua produzione a seconda della fonte da cui viene estratto. Si ottiene attraverso processi sul gas naturale, sul carbone e sulla lignite, tutti processi che generano forti emissioni di anidride carbonica. Per rendere la sua produzione più sostenibile, sono possibili due alternative: la prima è attraverso la cattura di Co2 emessa durante il processo di refining del gas naturale (il cosiddetto idrogeno blu) oppure attraverso la scissione della molecola d’acqua attraverso l’elettrolisi sfruttando energia elettrica rinnovabile (idrogeno verde).

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Istat: produzione febbraio -0,2% su mese, -2,3% su anno

Posted by fidest press agency su lunedì, 17 aprile 2023

Secondo i dati resi noti dall’Istat, la produzione industriale a febbraio scende dello 0,2% sul mese precedente e del 2,3% su base annua. “Dati pessimi! Si sperava almeno in un rimbalzo tecnico, invece non solo prosegue il ribasso congiunturale, ma ora diventa negativo pure il dato tendenziale. Certo se ci si accontenta di avere nel 2023 una crescita del Pil dell’1%, con appena 0,1 punti percentuali in più tra lo scenario tendenziale e quello programmatico, il traguardo potrà essere comunque raggiunto nonostante il calo della produzione di oggi. Si tratta, però, di una magra consolazione” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Secondo lo studio dell’associazione, se la produzione di febbraio 2023, nei dati corretti per gli effetti di calendario, è scesa del 2,3% rispetto a febbraio 2022, è comunque superiore sia rispetto al 2021, +1,1%, sia nel confronto con febbraio 2020, l’ultimo mese pre-lockdown, con +0,8%. A incidere negativamente sono soprattutto l’energia e i beni intermedi. Il raffronto è negativo solo con febbraio 2019: -1,9 per cento. “Questi dati attestano che le industrie non sono al tracollo, dato che la produzione non è inferiore rispetto al 2021 o al 2020. Nulla, quindi, è perduto e l’obiettivo del Governo è raggiungibile. E’ evidente, comunque, che non si tratta di dati esaltanti e che non c’è una svolta per il Paese, che si limita a galleggiare” conclude Dona.

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