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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 130

Posts Tagged ‘cina’

Mercati azionari in Cina

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 Maggio 2024

By Baijing Yu, Portfolio Manager di Comgest. Attualmente in Cina stiamo trovando un gran numero di aziende di successo che hanno un enorme potenziale a lungo termine. D’altro canto, le sanzioni statunitensi creano anche nuove opportunità.L’elenco delle sanzioni statunitensi ha cambiato l’intero contesto dell’industria cinese dei chip e dei semiconduttori. In particolare, l’industria dei semiconduttori era poco competitiva. Se gli Stati Uniti non fossero stati così severi nelle loro restrizioni commerciali, il governo cinese e l’industria nazionale dei semiconduttori non sarebbero stati in grado di indirizzare le risorse e la concentrazione in questa direzione in così poco tempo. Tuttavia, il modello economico cinese nel suo complesso sembra essere sempre più messo in discussione, come dimostrano i dati economici. La Cina dovrà subire una profonda trasformazione nei prossimi uno o due decenni. I giorni in cui era il calderone da cui attingere lavoro a basso costo sono finiti: la Cina si sta trasformando in un’economia sempre più guidata dalla ricerca e dallo sviluppo, in cui ingegneri altamente qualificati progettano prodotti di alta qualità, ad esempio nel campo dell’automazione e della robotica. Le aziende beneficiano anche di un mercato interno molto ampio e dinamico. Da questa posizione di forza, si espandono poi sui mercati internazionali.Per quanto riguarda il mercato immobiliare, esso rappresenta un’ampia fetta del PIL cinese. Tuttavia, il governo si è reso conto fin da subito che il debito nel settore immobiliare è troppo elevato e che la futura crescita del PIL deve provenire da settori con un valore aggiunto più elevato. Investiamo nell’intero processo di trasformazione dell’economia cinese verso una maggiore domanda interna e prodotti di valore superiore. Puntiamo soprattutto nel settore dei beni di consumo. Volendo addurre qualche esempio, il produttore di articoli sportivi Anta detiene oggi in Cina una quota di mercato superiore al 20% in Cina. Un altro esempio è Inovance, azienda che produce componenti per l’industria dell’automazione. Inovance è un concorrente diretto della giapponese Yaskawa. Riteniamo che l’azienda aumenterà significativamente la sua quota di mercato in Cina e che un giorno potrebbe espandersi oltre. Con un rapporto P/E di 25, Inovance ha una valutazione relativamente alta per gli standard cinesi e stiamo utilizzando le correzioni per costruire la nostra posizione. (Abstract by http://www.verinieassociati.com/)

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Asia, tre temi per affrancarsi dalla Cina

Posted by fidest press agency su giovedì, 2 Maggio 2024

Analisi a cura di Jean-Marie Mercadal, CEO di Syncicap AM. Se si esclude la Cina, in Asia vivono 2 miliardi di persone, pari a circa un quarto della popolazione mondiale, il che la rende un’area di investimento comunque attrattiva e interessante, comprendente circa 13mila società quotate, per un valore di mercato complessivo di 8.700 miliardi di dollari. Inoltre, è importante ricordarsi che in questo continente sono racchiuse economie in uno stadio di sviluppo già molto avanzato, come l’India, la Corea del Sud e Taiwan, e altre che stanno ancora emergendo. Ciò rende l’Asia un mercato ben posizionato per beneficiare dei trend di crescita del momento. In particolare, il comparto azionario di questa zona offre esposizione a tre temi strutturali per la crescita economica futura che però, al momento, si trovano ancora in uno stadio embrionale del loro sviluppo e che quindi possono generare rendimenti anche molto maggiori nei prossimi anni. L’intelligenza artificiale (AI) È piuttosto chiaro che l’intelligenza artificiale è appena ai suoi albori e molti studi dimostrano come quelle nazioni che vi stanno investendo possano accrescere più delle altre il loro potenziale di crescita. Secondo una ricerca di Goldman Sachs, gli investimenti annuali in AI sono destinati ad aumentare a un ritmo molto rapido nei prossimi anni, tanto che già nel 2025 dovrebbero arrivare a 200 miliardi di dollari. Sul più lungo periodo, invece, arriveranno a rappresentare tra il 2,5% e il 4% del Pil negli Stati Uniti e tra l’1,5% e il 2,5% nelle altre grandi economie. L’Asia, nei suoi confini, non annovera molte società ben posizionate su questo tema, ma tra queste ve ne sono alcune che possono essere considerate un “must-have” in un portafoglio di investimenti. La prima da citare è la taiwanese TSMC, attiva nel segmento dei semiconduttori, la quale gode un solido primato nei connettori di ultima generazione, dimostrato da un market share compreso tra l’80% e il 90%. Un’altra è la coreana Hynix, attiva nei backup a banda larga, impiegati, tra le altre cose, nelle grafiche generate dall’AI. Infine, il più generico comparto tecnologico in quest’area rappresenta circa il 40% del totale degli investimenti in quest’area. Negli ultimi tempi, nazioni densamente popolate come l’India, l’Indonesia e il Vitenam hanno visto nascere e svilupparsi una classe media; un trend molto comune nei mercati in via di sviluppo. I livelli di reddito più elevati accrescono considerevolmente gli standard di vita per una parte della cittadinanza, permettendole l’accesso a beni di consumo e leisure che fino a poco tempo fa erano fuori portata. Ciò rappresenta un’ottima notizia per numerose imprese che stanno riuscendo ad imporsi come franchising o brand leader nei loro settori. Recentemente, la Cina è diventata un player controverso, tanto da aver avallato la strategia “China +1”, ovvero di investire nell’Asia escludendo quest’ultima. Infatti, la crisi innescata dalla pandemia di Covid-19 ha alleggerito la dipendenza dei mercati sviluppati da Pechino. Allo stesso tempo, la governance più verticistica, assieme a un atteggiamento conciliante nei confronti della Russia ha ulteriormente allontanato l’Occidente, con gli Stati Uniti che hanno imposto sanzioni su numerose aziende cinesi. Ciò ha portato entrambe le parti a investire maggiormente nei paesi asiatici limitrofi, in primis quelli già citati nel paragrafo precedente, con particolare vantaggio per quelle società attive nello sviluppo di infrastrutture.

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Cina: Pil oltre le attese nel primo trimestre, ma restano fragilità sistemiche

Posted by fidest press agency su giovedì, 18 aprile 2024

A cura di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm. Il primo trimestre del 2024 si chiude con una crescita del +5,3% per il Pil cinese: un risultato al di sopra delle attese del mercato, addirittura superiore rispetto al già ambizioso obiettivo che si era posto il governo di Pechino (che prevedeva una crescita “intorno al +5%”) e che conferma la resilienza della seconda economia mondiale. Tuttavia, nonostante l’inizio d’anno brillante, l’Istituto Nazionale di Statistica ha sottolineato che le fondamenta della crescita economica del Dragone “non sono ancora solide”, come confermerebbero anche le ultime letture dei dati in chiaroscuro. La crescita, trainata dalle esportazioni e dagli investimenti per la transizione energetica, resta allineata agli obiettivi ufficiali del governo, rendendo così improbabile un ulteriore aumento dello stimolo fiscale. Inoltre, se, da un lato, la produzione industriale ha messo a segno una crescita del +6,1% nel corso del primo trimestre, nello stesso periodo i prezzi alla produzione industriale sono calati del -2,7%, indicando la presenza di pressioni deflazionistiche sul settore manifatturiero. Infine, le vendite al dettaglio hanno registrato un aumento del +4,7% tra gennaio e marzo, nonostante in marzo si sia assistito a un notevole rallentamento (+3,1%) rispetto ai picchi di febbraio (+5,5%). La frenata delle vendite al dettaglio, unita al significativo calo (-9,5%) degli investimenti immobiliari, riporta l’attenzione alle sfide che l’economia cinese deve ancora affrontare, tra cui spicca la profonda crisi dell’edilizia, tra crollo dei prezzi delle nuove abitazioni e azioni legali contro i colossi cinesi del mattone. Di fronte a queste complessità sul piano economico, i policymaker si trovano nella difficile posizione di dover trovare il giusto equilibrio tra misure di sostegno alla crescita e risoluzione delle fragilità sistemiche, in un contesto nazionale e globale in continua evoluzione.

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La Cina continuerà a dominare la produzione manifatturiera nel comparto dell’energia pulita

Posted by fidest press agency su giovedì, 11 aprile 2024

A cura di Irene Lauro, Environmental Economist, Schroders. Secondo il rapporto Renewables 2023 dell’Agenzia internazionale dell’energia (AIE), la capacità globale di energie rinnovabili ha registrato un incremento del 50% nel 2023. Si tratta della crescita più rapida degli ultimi 20 anni. La capacità di energie rinnovabili ha raggiunto quasi 510 GW, la metà del livello necessario a raggiungere l’obiettivo globale di triplicare la capacità totale, portandola a 11.000 GW (target concordato in occasione della COP28). Mentre l’aumento della capacità di energie rinnovabili ha raggiunto il massimo storico in Europa, negli Stati Uniti e in Brasile, la Cina ha registrato la crescita maggiore, poiché, nel 2023, ha commissionato un quantitativo di impianti solari fotovoltaici pari al mondo intero nel 2022. L’AIE prevede che la Cina conseguirà l’obiettivo cumulativo di 1.200 GW di produzione associata ad impianti solari fotovoltaici ed eolici, previsto per il 2023, già quest’anno, sei anni prima del previsto. La capacità correlata alle energie rinnovabili della Cina è destinata a crescere, nei prossimi cinque anni, di oltre il 200% rispetto al quinquennio precedente, così da rappresentare quasi il 60% della nuova capacità associata alle energie rinnovabili a livello globale entro il 2028. A nostro avviso la Cina continuerà a svolgere un ruolo chiave nella transizione energetica, mantenendo la leadership settoriale a livello globale. Sono necessari ulteriori sforzi politici da parte di UE e USA per attrarre nuovi capitali da destinare all’energia verde. L’intensificarsi della concorrenza cinese per le tecnologie energetiche pulite potrebbe mettere a rischio i produttori nelle economie sviluppate, dove la pressione sui costi è maggiore.

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Perché il riavvio della Cina di Xi Jinping è destinato a fallire

Posted by fidest press agency su domenica, 7 aprile 2024

By Zanny Minton Beddoes Redattore capo. Insieme a due colleghi ho trascorso la scorsa settimana a Pechino, dove abbiamo partecipato al China Development Forum, un incontro annuale in cui gli alti funzionari cinesi incontrano i capi del mondo degli affari stranieri. Il nostro capo ufficio di Pechino, David Rennie, ha avviato un programma straordinario di conversazioni con funzionari, studiosi, economisti, leader aziendali e diplomatici cinesi. Tra colazione, caffè, pranzo e cena abbiamo avuto circa 30 riunioni in pochi giorni. Io e i miei colleghi abbiamo lasciato Pechino con una vita più robusta, una comprensione più profonda della direzione economica della Cina e alcune preoccupazioni abbastanza profonde. La nostra copertina di questa settimana riflette queste preoccupazioni. In un leader sosteniamo che il piano di Xi Jinping per sfuggire alla stagnazione economica è fuorviante. Unendo tecno-utopismo, pianificazione centralizzata e ossessione per la sicurezza, il piano di Xi definisce la sua ambizione di dominare le industrie di domani. Ma le sue contraddizioni faranno sì che deluderà il popolo cinese e faranno arrabbiare il resto del mondo.

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GAM: L’evoluzione economica della Cina oltre gli stereotipi

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 marzo 2024

A cura di Jian Shi Cortesi, Investment Director Azioni growth Asia/Cina di GAM. Il mercato azionario cinese è stato fonte di preoccupazione negli ultimi anni, con una sottoperformance che ha sollevato qualche perplessità. Mentre i titoli dei giornali spesso attribuiscono questa flessione alla debolezza percepita dell’economia cinese, un’analisi più approfondita rivela intriganti disparità tra la crescita del PIL cinese e i rendimenti del suo mercato azionario. Gli Stati Uniti hanno un tasso di crescita del PIL del 2,5%, l’anno scorso il PIL europeo è cresciuto di un modesto 0,6%, la Corea ha registrato una crescita del PIL dell’1,4% e la robusta economia indiana ha registrato una notevole crescita del 7,3%. Sorprendentemente, nonostante la Cina abbia registrato una crescita del PIL del 5,2% nello stesso periodo, il suo mercato azionario è sceso dell’11%. Questa divergenza sfida la convinzione comune che i rendimenti dei mercati azionari siano direttamente correlati alla crescita economica. In particolare, gli altri principali mercati sopra citati hanno ottenuto rendimenti superiori al 20%, lasciando la Cina come un’eccezione.Quando si parla di Cina, molti investitori stranieri hanno ancora la percezione che essa sforni prodotti di bassa qualità e a basso costo. Tuttavia, questa prospettiva non tiene conto degli impressionanti passi avanti compiuti dal Paese nel campo della tecnologia e dell’innovazione. Le storie di successo di aziende cinesi come Lenovo sfidano lo stereotipo, rivelando la loro presenza globale e la loro abilità tecnologica. Inoltre, l’ingresso della Cina nel mercato dei voli commerciali con i suoi grandi aerei sottolinea le sue capacità al di là delle aspettative convenzionali. Storicamente, le nazioni che danno attivamente priorità allo sviluppo tecnologico raramente subiscono un declino economico. Al contrario, prosperano. L’incessante attenzione della Cina all’innovazione e alla leadership tecnologica la rendono capace di una crescita sostenuta. Man mano che il Paese passa dalla produzione di beni di bassa qualità a quella di prodotti a più alto valore aggiunto, le percezioni si evolveranno inevitabilmente. Il ruolo della Cina come innovatore globale e potenza economica merita senz’altro un’analisi più approfondita. (abstract by http://www.verinieassociati.com/)

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AcomeA SGR – L’Anno del Drago risveglierà l’economia cinese?

Posted by fidest press agency su venerdì, 1 marzo 2024

A cura di Giovanni Buffa, Senior Fund Manager, AcomeA SGR. Si è da poco concluso il Capodanno Cinese con alcuni dati incoraggianti circa la ripresa dell’economia domestica. I dati su viaggi e i consumi sono infatti tornati sopra il livello pre-pandemico e in crescita rispetto allo scorso anno: la mobilità interna è stata incoraggiante con un aumento del traffico passeggeri del 24,1% su base annua e del 33,2% rispetto al livello del 2019 su base comparabile. Il turismo interno ha registrato 474 milioni di visite e 632,7 miliardi di renminbi di revenue, con un aumento rispettivamente del 34,3% su base annua e del 47,3% su base annua. Le vendite al dettaglio sono aumentate dell’8,5% rispetto al 2023. Il conteggio dei viaggi transfrontalieri ha raggiunto 13,5 milioni, registrando una crescita del 280% rispetto allo scorso anno, pur rimanendo al 90% del livello del 2019. Molto positiva anche la spesa per i biglietti del cinema, una proxy della propensione al consumo, che ha raggiunto la cifra record di 1.11mld di dollari in otto giorni. La spesa pro-capite, tuttavia, è stata al di sotto di quella del 2019 e il settore immobiliare rimane ancora molto debole con le vendite di case nelle principali 30 città diminuite del 36% anno su anno nel mese di gennaio e pari ad appena il 21,9% del livello del 2019. Questi indicatori evidenziano quindi come le famiglie cinesi siano ancora restie a consumare e di come molto vada ancora fatto per ristabilire la giusta dose di fiducia nell’economia. Riteniamo, tuttavia, che il governo cinese si muoverà con decisione nei prossimi mesi per stabilizzare l’economia e che il consenso di mercato sia in questo momento eccessivamente negativo sia sull’economia sia sulle prospettive delle aziende cinesi.

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RBC BlueBay – La Cina riuscirà a evitare la ‘trappola del reddito medio’?

Posted by fidest press agency su venerdì, 23 febbraio 2024

A cura di Laurence Bensafi, Deputy Head of Emerging Market Equities, e Angel Su, Associate Portfolio Manager, RBC BlueBay Asset Management. Nel 2008 Pechino era in costruzione, ma oggi, quindici anni dopo, gli imponenti edifici della città raccontano del suo status di metropoli del tutto sviluppata, a testimonianza degli incredibili sviluppi che il Paese ha registrato negli ultimi vent’anni.Storicamente, questo livello è stato difficile da superare e molti Paesi emergenti sono caduti in quella che è stata definita la “trappola del reddito medio”, per cui non riescono a raggiungere lo status di mercati sviluppati. Corea del Sud e Singapore sono due eccezioni degne di nota. Tuttavia, la maggior parte dei Paesi non dispone di istituzioni, risorse e stabilità adeguate, nonché di un contesto politico adatto, per attuare con successo le riforme necessarie per un continuo sviluppo. La Cina sembra trovarsi esattamente a questo bivio e il proseguimento della sua crescita economica dipenderà dal percorso scelto dalla sua leadership. Le sfide sono sia interne sia esterne, dato che il contesto geopolitico è drasticamente mutato negli ultimi anni e la Cina è emersa come superpotenza, insieme a Russia e India, creando tensioni con l’Occidente. Negli ultimi vent’anni, la popolazione cinese è stata abituata a una crescita salariale di almeno il 5% all’anno e ha aumentato nel tempo anche gli investimenti immobiliari, il principale strumento di creazione di ricchezza nel Paese. Tuttavia, dall’anno scorso, la sicurezza del proprio posto di lavoro è diminuita, e in generale, i cittadini cinesi si sentono più poveri e la loro reazione è stata quella di risparmiare di più e spendere di meno, con il downtrading che rappresenta l’ultima tendenza. Nonostante le sue notevoli dimensioni, la Cina è il più grande importatore di prodotti agricoli al mondo (il Brasile incide per il 20% su tali importazioni, seguito da Stati Uniti e Nuova Zelanda). Un attacco a Taiwan scatenerebbe sicuramente delle sanzioni a danno delle esportazioni verso la Cina, che probabilmente genererebbero una carenza di cibo nel Paese. Da ultimo, vale la pena analizzare anche il mercato immobiliare, chiaramente uno dei principali problemi per la Cina. Nell’estate del 2021, il governo, allarmato dal livello d’indebitamento del settore e dall’eccesso di offerta di abitazioni, ha iniziato a ridurre il debito dei developer immobiliari privati. Come talvolta accade in Cina, i cambiamenti sul piano politico sono stati estremi e hanno portato molti developer immobiliari all’insolvenza e a un default sul piano del debito. Ciò ha causato perdite per l’intero sistema finanziario, compresi molti individui che avevano investito in prodotti di gestione patrimoniale spesso legati al debito dei developer. Nel contempo, l’eccesso di offerta e il conseguente squilibrio tra domanda e offerta hanno determinato un deciso calo dei prezzi degli immobili, nell’ordine del 30-50%, sulla base di quanto appreso dalle nostre In conclusione, è chiaro che la Cina sta affrontando molte problematiche, ma riteniamo che, se il governo riuscirà a ripristinare la fiducia nella comunità imprenditoriale e nei consumatori, il Paese potrebbe riprendere la sua traiettoria di crescita. Sarà fondamentale seguire le politiche che verranno attuate nei prossimi mesi, poiché una base elevata nel 2023 renderà difficile raggiungere l’obiettivo di crescita economica per il 2024 senza qualche tipo di stimolo o una risoluzione dei problemi nel settore immobiliare. Tutti gli occhi saranno puntati sulla terza assemblea plenaria, prevista per marzo di quest’anno. Dei sette plenum che si tengono di solito durante il mandato quinquennale del comitato centrale, il terzo è il più importante per la crescita economica, poiché è il momento in cui si decidono le riforme. Ciò dovrebbe fornire una visione più chiara delle priorità del governo e, in caso di scenario positivo, potrebbe rappresentare una svolta per la Cina e per chi investe nel Paese. (Abstract by http://www.verinieassociati.com/)

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Cina: il 2024 sarà l’anno del Drago(ne)?

Posted by fidest press agency su domenica, 11 febbraio 2024

A cura di Giorgio Broggi, Quantitative Analyst di Moneyfarm* Ha avuto ufficialmente inizio il Capodanno Cinese, che segna l’inizio dell’anno nuovo in molti Paesi asiatici. Si entra nell’anno del Drago (per essere precisi del “Drago verde di legno”), animale che in Oriente è da sempre simbolo di libertà, prosperità e risveglio. Che possa essere un buon auspicio per l’economia cinese? Da oltre due anni, infatti, la Cina è alle prese con un rallentamento economico tanto marcato da minare alle fondamenta la percezione dello stato di salute dell’intero Paese. Nel 2023, il Pil nazionale è cresciuto del 5,2%, un livello che, sebbene irraggiungibile per la maggior parte degli Stati occidentali, risulta ben al di sotto del trend cinese pre-Covid. Alla frenata della crescita si sono poi sommati il rallentamento della domanda interna, le spinte deflazionistiche e numerose crisi che hanno colpito il settore immobiliare, i governi locali e il settore bancario ombra. La performance economica si è quindi tradotta in una performance estremamente deludente anche sui mercati finanziari: nel 2023 l’indice CSI 300 ha perso oltre l’11% (in euro). La Cina rischia di passare in poco tempo da fulcro dell’economia mondiale a “grande malato”: nel decennio 2012-2021, infatti, il Dragone ha registrato una delle più rapide espansioni economiche a livello globale, con una crescita media annua del +6,7% (World Bank Data).Guardando avanti, le sfide che il governo cinese deve affrontare per rilanciare la crescita sono numerose. La crisi immobiliare è, forse, il principale ostacolo: il crollo delle vendite di abitazioni ha fatto saltare il modello di alcuni dei principali costruttori cinesi, che si sono trovati a fronteggiare enormi crisi di liquidità e, spesso, vere e proprie insolvenze. Una situazione che ha poi contagiato il settore delle banche ombra, causando anche qui insolvenze e proteste diffuse. I governi locali, gravati dalle spese legate alla gestione dell’emergenza pandemica e dal calo delle vendite di terreni, faticano a trovare i finanziamenti necessari. Nelle ultime due settimane il governo cinese ha annunciato due misure di sostegno fondamentali: la prima, rivolta all’economia reale, consiste in un taglio del tasso di riserva obbligatoria che le banche devono mantenere nei loro conti, aumentando di fatto la quantità di liquidità nel sistema; la seconda è finalizzata a supportare i mercati finanziari e il prezzo delle azioni cinesi. Se la prima non sarà sufficiente a risolvere i problemi del Paese, la seconda mira a limitare le vendite allo scoperto e ad indirizzare i fondi off-shore delle società statali verso investimenti negli indici azionari cinesi, mobilitando potenzialmente circa 300 miliardi di dollari. I principali indici del mercato cinese hanno reagito bene a queste misure, rallentando il calo dei prezzi degli ultimi sei mesi. Nel complesso, però, questi provvedimenti non sono sufficienti a rassicurare gli investitori stranieri, a risollevare i consumatori e a fermare l’emorragia del settore immobiliare, che a dicembre ha registrato un pesantissimo -23% su base annua per le vendite di nuove abitazioni. In conclusione, la riduzione del ruolo di Pechino negli affari economici sarebbe necessaria per ripristinare la fiducia del settore privato e stimolare gli investimenti, ma ad oggi l’intervento del governo resta la principale leva che la Cina può usare per uscire dalla crisi. Anche perché, in questa situazione economica incerta e già compromessa dalle crisi internazionali, gli investimenti esteri netti in Cina sono in calo del 19,5% (dato al dicembre 2023). Nonostante si tratti di una quota minoritaria sul totale degli investimenti, è evidente come persistano ancora dubbi sull’attrattività dell’ambiente commerciale cinese, gli stessi dubbi che hanno penalizzato il valore degli investimenti negli ultimi anni. Esiste quindi il rischio concreto che il rallentamento continui, nonostante gli interventi diretti del governo per sostenere i listini, una novità che lascia trasparire la preoccupazione di Pechino riguardo alla stabilità finanziaria. (Abstract by http://www.moneyfarm.com)

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Cina e Giappone, la divergenza persisterà?

Posted by fidest press agency su venerdì, 2 febbraio 2024

La scorsa settimana, dopo un inizio incerto, le azioni cinesi hanno ricevuto un impulso, quanto mai necessario, a seguito di una serie di annunci di politica economica. Le notizie parlano di un possibile pacchetto di salvataggio del mercato azionario pari a 278 miliardi di dollari, che permetterebbe ai decisori politici di attingere ai conti offshore delle imprese di proprietà statale; a questi annunci è seguito poi l’impegno del nuovo governatore della banca centrale ad accelerare un allentamento della politica monetaria. In particolare, la riduzione dello 0,5% del livello di riserve bancarie richiesto, ovvero della percentuale di depositi che le banche devono mantenere come riserva, ha catalizzato la performance giornaliera più forte nell’indice CSI 300 di questo mese. Tuttavia, lo stesso indice rimane notevolmente al di sotto del suo picco del 2021. La settimana passata è stata caratterizzata da un aumento dell’interesse degli investitori nell’utilizzo di opzioni per sfruttare il potenziale rialzista delle azioni cinesi. Il taglio del rapporto di riserva obbligatoria segue una tendenza di lunga data risalente al 2011. Sebbene la sua efficacia nel stimolare l’economia o il mercato azionario sia stata altalenante, funge da strumento per regolare la liquidità. Al momento, infatti, tagli significativi dei tassi di interesse sono improbabili a causa delle preoccupazioni riguardo l’impatto negativo che questi potrebbero generare sui margini bancari e su una svalutazione della valuta cinese.I fondamentali economici rimarranno probabilmente il principale motore che determinerà le performance azionarie a lungo termine della Cina. A tal proposito, la deflazione resta un problema urgente, richiedendo alle autorità di gestire con grande attenzione il delicato compito di disinnescare la bolla immobiliare senza ricorrere a stimoli eccessivi. I decisori politici stanno attivamente ristrutturando l’economia, con l’obbiettivo di renderla sempre meno dipendente dal settore immobiliare, orientandola verso la manifattura avanzata e adottando misure fiscali in grado di mantenere una crescita economica accettabile.L’apertura della Cina verso nuove tecnologie, quali l’energia pulita, rappresenta una chiara volontà di rottura con modelli economici più datati. Nonostante le imminenti sfide quali la riduzione del debito e le barriere commerciali, si evidenzia un chiaro impegno da parte della Cina nel voler superare le difficoltà nel breve termine al fine di ottenere potenziali guadagni nel lungo termine. Il successo della rivoluzione dei veicoli elettrici testimonia la validità di questa strategia. In questo contesto, potrebbe essere opportuno considerare più attentamente le azioni tecnologiche cinesi che sono attualmente sottovalutate. Tuttavia, è fondamentale tenere presente che solitamente i rally di mercato legati a meri proclami politici tendono a dissolversi rapidamente; pertanto, sarà fondamentale un’effettiva messa in atto delle politiche annunciate.A differenza della Cina, le azioni giapponesi hanno registrato una performance superiore rispetto alle loro controparti cinesi sia nell’ultimo mese che, in particolare, nell’ultimo anno. La nostra posizione positiva sul Giappone è giustificata dai benefici previsti dal suo graduale superamento della deflazione e dai continui miglioramenti sul fronte della governance aziendale. Infatti, il rafforzamento della governance, sostenuto da rigorose linee guida dettate dalla Borsa di Tokyo, sta favorendo la creazione di valore e incoraggiando le società a dare priorità all’efficienza del capitale, massimizzando il rendimento del capitale proprio. A tal proposito, l’ultimo rapporto sulla governance ha rivelato che quasi la metà delle aziende quotate ha intrapreso azioni in questa direzione. Da questo punto di vista, le sfide demografiche in Giappone potrebbero ironicamente trasformarsi in opportunità, in quanto le aziende sono costrette a potenziare la produttività in presenza di una carenza di manodopera, rafforzando potenzialmente i margini. Da un punto di vista macroeconomico, le prospettive di un possibile miglioramento del comparto delle macchine utensili sono di buon auspicio per il Giappone, in particolare per i settori industriale, tecnologico e automobilistico. Inoltre, mentre il comparto dei macchinari industriali sembra aver toccato il fondo, il settore tecnologico è pronto per un nuovo ciclo di crescita. Nonostante le buone performance registrate dalle aziende automobilistiche durante lo scorso anno, l’ottimismo è in parte ridotto dal fatto che il ciclo di ripresa post-COVID sia ormai giunto a maturazione. È interessante notare come il Giappone, tradizionalmente protagonista del ciclo economico globale, mostri attualmente un grado di resilienza meno dipendente dalle fluttuazioni economiche esterne. Le forze congiunte dell’uscita dalla deflazione, dell’aumento dei salari e dell’apprezzamento dei prezzi delle case contribuiscono ad uno scenario economico complessivamente positivo per il Giappone.Le preoccupazioni per l’apprezzamento dello yen permangono, ma il suo impatto dipenderà dal contesto economico globale. Se tale apprezzamento si verificasse in concomitanza con una robusta domanda globale di beni durevoli, i benefici potrebbero superare i potenziali ostacoli derivanti da una valuta più forte. Tuttavia, qualora l’apprezzamento avvenisse in concomitanza con una significativa contrazione dell’economia globale, potrebbe verificarsi una notevole pressione sui profitti. Come Columbia Threadneedle preferiamo mantenere un’esposizione all’azionario giapponese senza copertura valutaria. Fonte: BC Communication

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Robeco: La Cina ha bisogno di una politica fiscale forte per innescare la ripresa azionaria

Posted by fidest press agency su venerdì, 2 febbraio 2024

A cura di Jie Lu, Head of Investments China di Robeco. È necessaria un’espansione fiscale più aggressiva per compensare la continua debolezza del mercato immobiliare dopo che la CEWC (Central Economic Work Conference) ha espresso un orientamento pro-crescita per il 2024. Siamo costruttivi sulle azioni cinesi nel nuovo anno. Alcuni investitori potrebbero pensare che puntare sulle azioni cinesi ora sia una mossa coraggiosa, visto il sentiment profondamente negativo degli investitori nel 2023, ma è qui che dobbiamo rimanere lucidi. Le revisioni degli utili sono ancora limitate dalla debole e accidentata ripresa macroeconomica, ma è probabile che la situazione cambierà quando la politica fiscale esplicitamente favorevole alla crescita inizierà a entrare in vigore nel 2024. La Central Economic Work Conference (CEWC) 2023, svoltasi l’11 e il 12 dicembre, ha gettato le basi per una politica incentrata sul sostegno alla crescita nel 2024. L’adozione del mantra “perseguire la stabilità attraverso la crescita” rappresenta una novità e anche una ferma indicazione che l’obiettivo di crescita della Cina per il 2024 sarà fissato a un ambizioso 5%, eguagliando l’obiettivo del 2023 nonostante gli effetti base meno favorevoli. Per i dettagli bisognerà attendere. Finora, un allentamento frammentario della politica monetaria, l’allentamento della regolamentazione e le parole tranquille delle banche non sono stati in grado di rilanciare il mercato immobiliare, con i prezzi delle case e degli appartamenti ancora in calo nel quarto trimestre del 2023. Questo, a sua volta, sta avendo un effetto ricchezza negativo e sta minando la fiducia dei consumatori, lasciando l’economia in difficoltà. In questo contesto, e nonostante il rally dei titoli azionari globali nel mese di novembre, le azioni cinesi sono scivolate ai livelli più bassi dal novembre 2022, annullando completamente la ripresa post-pandemia. Le valutazioni sono ora a forte sconto rispetto agli altri mercati emergenti, per non parlare degli Stati Uniti. Data l’elevata qualità e le prospettive di crescita a lungo termine di molte società dell’universo cinese, soprattutto nei settori dell’autosufficienza tecnologica, dell’ammodernamento industriale, della transizione energetica e dell’assistenza sanitaria, a nostro avviso questo sconto non durerà a lungo. Con una politica monetaria già accomodante, è logico prevedere una politica fiscale più espansiva per sostenere la crescita e consentire il raggiungimento dell’obiettivo del PIL. Ciò includerà nuova spesa pubblica per l’edilizia sociale e le infrastrutture. La risposta positiva del mercato obbligazionario cinese al declassamento dell’outlook di Moody’s sui titoli sovrani cinesi dimostra che è pronto ad assorbire l’aumento previsto delle emissioni obbligazionarie. Di conseguenza, un’espansione significativa della spesa del governo centrale, incanalata attraverso le amministrazioni locali, è molto probabile e sarà positiva per le azioni cinesi. Prevediamo che il contesto macroeconomico globale aiuterà i policymaker cinesi, con i tagli dei tassi della Fed che ridurranno la pressione sul CNY. Negli ultimi sette anni i rendimenti del Tesoro USA hanno avuto una correlazione negativa con la performance del mercato azionario cinese. Questo sarà importante, dato che l’asset allocation globale verso la Cina si è attestata su livelli molto bassi, con un ritiro di 100 miliardi di dollari dalla Cina nel 2023. Potrebbe esserci anche una reazione da parte degli investitori nazionali, con gli investitori istituzionali, comprese le compagnie di assicurazione, che iniziano a ricostruire le loro posizioni. Le valutazioni sono ormai ai minimi storici e gli investitori retail stanno capitolando. Anziché considerare questa situazione come una crisi, continuiamo ad adottare una visione costruttiva, per cui si tratta di un’opportunità di acquisto a lungo termine per gli investitori attivi con una conoscenza del mercato locale che desiderano esporsi ad alcune delle migliori società del mondo.

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Cina: verso industrie ad alto valore aggiunto

Posted by fidest press agency su giovedì, 1 febbraio 2024

A cura di Jian Shi Cortesi, Investment Director, Azioni growth Asia/Cina di GAM. Un altro fattore che caratterizza la crescita in Asia è la transizione della Cina da un’economia basata sul settore immobiliare a un’economia più diversificata e ad alto valore aggiunto. Le azioni asiatiche sono sottovalutate a causa delle eccessive pressioni a vendere. L’indice MSCI Asia ex Japan in questo momento si trova sui minimi storici. Negli ultimi tre anni la Cina è stato il freno principale per la performance dell’azionario in Asia, mentre altri mercati asiatici hanno fatto relativamente meglio. L’indice MSCI China è crollato di quasi il 60% dai picchi del 2021 (al 31 ottobre 2023). L’economia cinese sta subendo una profonda transizione per ridurre la sua dipendenza dal settore delle costruzioni e puntare sulle industrie ad alto valore aggiunto. Nel 2024, la stagnazione del settore immobiliare e il ricollocamento del manifatturiero di basso profilo verso Paesi più convenienti continueranno a gravare sulla crescita economica. Tuttavia, accelerando il fallimento e la liquidazione delle attività delle società di sviluppo immobiliare in crisi, si contribuirà a una ripresa del settore. Tra i principali fattori alla base della crescita economica in Cina nel 2024 ci saranno il manifatturiero avanzato (aeroplani e robotica), le nuove energie (solare), i veicoli elettrici, i consumi esperienziali (viaggi), l’autonomia tecnologica (intelligenza artificiale e semiconduttori), oltre al settore sanitario e biotech. Considerata la natura anticiclica della politica cinese, crediamo che il governo del Paese proseguirà anche l’anno prossimo con le politiche volte a stabilizzare le vendite di immobili e a stimolare la crescita economica. L’inflazione contenuta favorisce politiche monetarie espansive. La crescita economica, secondo noi, sarà favorita dalla spesa fiscale nell’edilizia sociale e dalle ripercussioni locali delle iniziative One Belt One Road.

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La Cina: rischio o opportunità?

Posted by fidest press agency su sabato, 27 gennaio 2024

A cura di Flavio Cereda, Co-Investment Manager Luxury Brands di GAM. La Cina rappresenta un’opportunità incredibile con un elemento di rischio. La propensione dei consumatori cinesi a spendere in beni di lusso resta molto alta, la percezione dello “stato sociale” è più importante che mai, i marchi sono maggiormente in grado di sfruttare le tendenze di crescita (più negozi e di migliore qualità, più digitale, uso efficace dei social media locali), il divario di prezzo rispetto all’Europa è diminuito, il tasso di risparmio delle famiglie è molto alto oltre il 40% (il doppio rispetto alla Germania), i viaggi internazionali sono in ripresa anche se lentamente, l’espansione della classe media continua come previsto e non ci sono segnali di preoccupazione da parte del Partito comunista (l’idea della prosperità condivisa non è mai stata contraria al lusso, bensì alla manifestazione eccessiva dell’opulenza e della ricchezza: una distinzione importante). Crediamo che la Cina aumenterà la spesa in beni di lusso di quasi 80 miliardi di euro tra il 2025 e il 2029. Il rischio potrebbe essere un cambiamento politico, ma non rileviamo alcun segnale in tal senso. Una decelerazione della spesa rispetto ai picchi anomali non è un rischio, bensì un fattore già tenuto in considerazione.

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Fedrigoni completa l’acquisizione di Arjowiggins Cina

Posted by fidest press agency su domenica, 21 gennaio 2024

Il Gruppo Fedrigoni – operatore globale di riferimento nella produzione di carte speciali per il packaging di lusso e altre applicazioni creative, di etichette e materiali autoadesivi e di soluzioni RFID e connesse – dopo aver concluso un anno fa un accordo industriale con Arjowiggins HKK3 Limited, proprietaria del gruppo Arjowiggins China, ha annunciato di aver perfezionato il 29 dicembre 2023 l’acquisizione dell’intero capitale sociale di Arjowiggins HKK3 Limited. La cartiera di Quzhou, situata nella provincia di Zhejiang, è leader mondiale nella produzione di carte traslucide, vendute con i marchi Gateway e Sylvicta, per applicazioni che spaziano dal design industriale e dalla grafica all’imballaggio di prodotti alimentari, elettronici di consumo e di lusso. Oggi lo stabilimento produttivo di Quzhou conta 130 dipendenti e produce ogni anno circa 7.000 tonnellate di carte traslucide. L’innovazione di prodotto legata alla transizione dalla plastica alla carta è una delle maggiori aree di investimento nella roadmap di ricerca sviluppo e innovazione per Fedrigoni e un pilastro fondamentale della sua strategia ESG al 2030. Con Arjowiggins China salgono a 14 le M&A portate a termine da Fedrigoni negli ultimi quattro anni, di cui due nel 2024. Appena pochi giorni fa il Gruppo ha infatti annunciato un investimento iniziale per ottenere una quota di minoranza di SharpEnd / io.tt, la società di consulenza e soluzioni IoT che ha la missione di aiutare i brand a far evolvere i propri prodotti, il packaging e l’engagement dei clienti attraverso soluzioni connesse, con un percorso di acquisizione dell’intero capitale nel lungo termine. Fedrigoni Special Papers, la business unit di Fedrigoni specializzata nelle carte speciali di alta gamma, con l’acquisizione di Arjowiggins China fa un ulteriore step di crescita. Oggi la divisione include gli storici marchi MyCordenons e Fabriano e negli ultimi quattro anni si sono uniti all’ecosistema di Fedrigoni Special Papers numerosi brand: Éclose (2021) con le soluzioni di packaging sostenibile a base cellulosa, Guarro Casas e l’esperienza nelle soluzioni per la rilegatura, Zuber Rieder con le carte più innovative per le etichette. La sostenibilità rimane al centro della strategia Fedrigoni e guida anche la ricerca e sviluppo della business unit Fedrigoni Special Papers – nei suoi Centri di Innovazione a Verona e Grenoble – per raggiungere gli obiettivi ESG che il Gruppo si è dato: la riduzione significativa delle emissioni per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, lo sviluppo di prodotti “circolari” per eliminare i rifiuti con l’obiettivo di riciclare il 100% della carta entro il 2030, la riduzione del 10% del prelievo di acqua fresca (entro il 2030) e la restituzione di tutta l’acqua utilizzata all’ambiente pulita e purificata (attualmente già oltre il 95%). L’azienda continua ad utilizzare solo cellulosa proveniente da foreste certificate FSC e identifica spazi naturali vicino a ogni cartiera dove la biodiversità può essere ripristinata e il ritorno dei rapaci locali monitorato. Inoltre, il Gruppo si pone l’obiettivo di utilizzare il più possibile fibre alternative come cotone, canapa e lino.

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J. SAFRA SARASIN: Cina – Puntare su un 2024 stabile

Posted by fidest press agency su giovedì, 28 dicembre 2023

A cura di Mali Chivakul, Emerging Markets Economist di J. Safra Sarasin. È passato circa un anno da quando la Cina ha riaperto la sua economia. Il caos iniziale della diffusione di Covid ha lasciato il posto a un ottimismo esuberante sulla forte ripresa dell’economia. Nel primo trimestre è stato così, ma nel secondo è crollato, poiché la crisi del settore immobiliare ha continuato a pesare e il governo non ha offerto molto sostegno o rassicurazione al settore privato. Il governo ha lentamente invertito la rotta e ha offerto misure incrementali per stimolare la domanda di alloggi. Tuttavia, il sentimento si è sgonfiato e alla fine il governo ha cercato un maggiore sostegno attraverso un aumento del disavanzo pubblico e del credito della banca centrale al sistema bancario verso la fine dell’anno.I dati cinesi a novembre hanno continuato a mostrare uno sviluppo disomogeneo. La produzione industriale, pari al 6,6% annuo, ha battuto le attese grazie a una crescita più sostenuta del credito, mentre la robusta crescita annua delle vendite al dettaglio è dovuta principalmente alla bassa base dell’anno scorso ed è risultata inferiore alle attese. Sul fronte degli investimenti in capitale fisso, gli investimenti nel settore manifatturiero continuano a resistere, mentre quelli nel settore immobiliare restano deboli. L’avvio di cantieri edilizi residenziali è migliorato dopo i livelli molto bassi dello scorso novembre, mentre le vendite di abitazioni hanno continuato a contrarsi in modo significativo. Anche i prezzi delle case sono scesi ulteriormente. La Central Economic Work Conference cinese tenutasi a dicembre sembra aver deluso il mercato, in quanto non ha rivelato alcuna volontà di aumentare gli stimoli economici. Il resoconto della riunione, tuttavia, ha rivelato una serie di utili priorità politiche. In primo luogo, si riconosce la “mancanza di aspettative” e si chiarisce che sono necessarie ulteriori politiche per contribuire a stabilizzare le aspettative.In secondo luogo, durante l’incontro si è discusso della necessità di un nuovo ciclo di riforme fiscali e tributarie “da progettare”. Come abbiamo detto in passato, per sostenere i consumi delle famiglie, la Cina ha bisogno di cambiamenti significativi nel suo sistema fiscale per migliorare la redistribuzione del reddito. Ci rassicura il fatto che la riforma sia ancora in esame, ma è chiaro che non sarà finalizzata nel breve termine.Come previsto, la conferenza ha posto l’accento sulle misure dal lato dell’offerta come risposta principale all’attuale problema della Cina. Anche nell’ambito della strategia di espansione della domanda interna, durante la riunione si è sottolineata “la necessità di espandere gli investimenti produttivi per creare un circolo virtuoso di promozione reciproca tra consumi e investimenti”. Noi lo interpretiamo come un via libera a ulteriori investimenti nella capacità produttiva e all’espansione dell’offerta di beni di consumo. Naturalmente, questa non è una buona notizia per la deflazione cinese. La crescita dell’indice dei prezzi alla produzione (PPI) ha ripreso la sua traiettoria discendente a novembre, facendo scendere i prezzi delle esportazioni. Anche l’IPC è stato negativo a novembre, soprattutto a causa del calo dei prezzi dei generi alimentari, anche se l’inflazione dei servizi è rimasta positiva. Prevediamo che il prossimo anno l’IPP rimarrà contenuto e potrebbe tornare in territorio poco positivo a causa degli effetti base nella seconda metà del 2024, mentre l’inflazione dell’IPC dovrebbe aumentare leggermente con il miglioramento del ciclo suino.In terzo luogo, pare che il governo abbia cambiato idea sul sostegno agli sviluppatori: “Le ragionevoli esigenze di finanziamento delle imprese immobiliari di diverse proprietà dovrebbero essere soddisfatte in egual misura”. Ciò contrasta con l’enfasi posta l’anno scorso sul fatto che “l’abitazione è per viverci, non per speculare” e sul “ridurre i rischi degli sviluppatori di alta qualità e leader del settore”. Sebbene si tratti di una buona notizia, ci vorrà ben più di una dichiarazione per risollevare il sentimento devastato dalle insolvenze del 2023. Abbiamo visto una serie di misure che dovrebbero aiutare gli sviluppatori attraverso le banche, ma in pratica le banche sono ancora riluttanti a intervenire per sostenere il settore. Le vendite di immobili, ancora in calo, potrebbero stabilizzarsi più rapidamente se la fiducia nei costruttori migliorasse.La debolezza dell’economia nazionale è accompagnata da condizioni occupazionali deboli. Tutto ciò frena i consumi delle famiglie. Sebbene le indagini sulle famiglie suggeriscano che le famiglie abbiano risparmiato meno nel 3° trimestre, i dati sui depositi mostrano ancora che l’eccesso di risparmio dopo la pandemia continua a crescere. L’incertezza del lavoro probabilmente manterrà le famiglie caute nella spesa nel 2024, anche se la domanda repressa di viaggi e servizi correlati dovrebbe continuare a manifestarsi. Una maggiore spesa pubblica potrebbe migliorare le condizioni occupazionali al margine, ma non sarà in grado di compensare la debolezza del sentimento del settore privato, che prevale ancora tra i settori che hanno visto un pesante intervento statale negli ultimi 2-3 anni (istruzione, internet, immobiliare e finanziario).

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T. Rowe Price – Outlook Cina 2024: è giunta l’ora di tornare a puntare sul Dragone

Posted by fidest press agency su domenica, 24 dicembre 2023

A cura di Wenli Zheng, gestore del fondo T. Rowe Price Funds SICAV – China Evolution Equity, T. Rowe Price. L’azionario cinese ha deluso le aspettative sin dall’inizio del 2021, con l’MSCI China Index che si è più che dimezzato. La sottoperformance è proseguita anche quando il Paese è uscito dalla pandemia alla fine dello scorso anno, al contrario della maggior parte delle altre economie che hanno goduto invece di un boom dei consumi a seguito delle riaperture post-Covid. Durante la pandemia, i bilanci di molti Paesi si sono ampliati in modo sostanziale. Di contro, il governo cinese non ha fornito stimoli significativi ai consumi, ma sta invece attraversando un’importante fase di riduzione della leva finanziaria. Ciò si riflette al meglio nel travagliato settore immobiliare cinese. La catena di approvvigionamento immobiliare contribuisce per oltre il 20% al Pil cinese. Tuttavia, da inizio 2021, i volumi delle transazioni immobiliari sono diminuiti del 30%-40% rispetto al loro picco e sono tornati ai livelli che avevamo visto l’ultima volta un decennio fa. Le nuove costruzioni avviate sono diminuite del 60% rispetto al picco. Tutto questo ha rappresentato un freno importante per l’economia. Le esportazioni, altro motore della crescita per la Cina nel periodo 2020-2022, quest’anno sono diminuite, a fronte del ridimensionamento del contesto economico globale. Sussistono anche preoccupazioni a più lungo termine, correlate agli sforzi delle multinazionali per diversificare le catene di approvvigionamento, abbandonando la Cina. Da quando le tensioni commerciali tra USA e Cina sono iniziate nel 2018, la quota della Cina sulle importazioni statunitensi è scesa da oltre il 20% a meno del 15%. Tuttavia, a livello globale, la quota di esportazioni della Cina ha continuato ad aumentare, via via che gli esportatori cinesi hanno fatto breccia in modo più deciso nei mercati emergenti. La Cina deve indubbiamente affrontare alcune sfide strutturali, come gli elevati livelli di leva finanziaria nel comparto immobiliare e in quello pubblico locale, le incertezze geopolitiche in corso e le difficoltà demografiche. Tuttavia, l’attuale rallentamento a cui stiamo assistendo è in larga misura di natura ciclica. Questo periodo non è unico, su base storica. Ogni tre o quattro anni, la Cina ha attraversato minicicli economici. L’ultima volta che la Cina ha sperimentato un grande ciclo di riduzione della leva finanziaria è stato il periodo 2012-2015, che ha comportato forti cali per l’azionario cinese. A questo ciclo al ribasso hanno fatto seguito cinque anni di solida performance di mercato, con l’MSCI China Index che ha guadagnato il 160% nel periodo in questione, sovraperformando i principali mercati, compreso l’S&P 500.La Cina sta compiendo rapidi progressi nel settore della produzione e sta scalando la catena del valore. Le spese in ricerca e sviluppo in percentuale sul Pil sono attualmente superiori a quelle dei Paesi dell’Unione Europea. Ciò ha aiutato la Cina a raggiungere saldamente posizioni di leadership in molti settori che stanno emergendo rapidamente. Il Paese è ben noto per l’assemblaggio di cellulari e PC. Tuttavia, quest’anno si prevede che le esportazioni di auto ed energie rinnovabili della Cina supereranno quelle di PC e cellulari. È ampiamente condiviso che, nel 2023, la Cina diventerà il primo esportatore di auto a livello mondiale. Si tratta di un’enorme inversione di tendenza, visto che, solo tre o quattro anni fa, i produttori cinesi di attrezzature originali per auto lottavano per aver successo sul mercato interno. La trasformazione correlata ai veicoli elettrici ha mutato la dinamica, e la debolezza delle case automobilistiche cinesi nei motori a combustione interna è divenuta un punto di forza nei gruppi propulsori a batteria. Questa trasformazione non si ferma alle automobili. Abbiamo assistito a dinamiche simili nei macchinari per l’edilizia e nelle macchine per il lavoro da esterni, in cui le aziende cinesi stanno guadagnando una quota di mercato grazie all’elettrificazione.La tendenza alla diversificazione e al riallineamento delle catene di approvvigionamento crea di fatto delle sfide per molti comparti cinesi, soprattutto per quelli che dipendono fortemente dalla domanda o dalla tecnologia statunitensi. Tuttavia, in molti comparti emergenti, tra cui tecnologie verdi, biotecnologie e Internet mobile, le società cinesi hanno affermato una leadership sia a livello di dimensioni sia sul piano tecnologico. Sebbene potrebbero fare i conti con delle incertezze su alcuni mercati sviluppati, riteniamo che la loro competitività e la loro impronta globali continueranno a rafforzarsi. Un sottoprodotto del riallineamento delle catene di approvvigionamento è la sostituzione locale, area in cui si è registrata un’accelerazione significativa. La Cina è il mercato più grande per molti prodotti. Rappresenta il 60% della domanda globale di robot industriali, per esempio, e il 30-40% della domanda per i semiconduttori analogici. Questi mercati erano in passato fortemente dipendenti dai fornitori stranieri. Tuttavia, leader locali stanno emergendo e rapidamente riducendo il divario rispetto ai peer stranieri. In molti comparti tradizionali, abbiamo assistito a una migliore disciplina in termini di spese in conto capitale e a un consolidamento settoriale. Dopo le riforme sul fronte dell’offerta nel 2016, gli investimenti nelle spese in conto capitale in settori come carbone, acciaio, pannelli LCD, birra, ecc. sono diminuiti in modo sostanziale, determinando un miglioramento dei ricavi e della redditività di tali comparti Sebbene la ripresa dei consumi in Cina, dopo il Covid, sia più contenuta del previsto, la tendenza strutturale non si è interrotta, e anzi rimane intatta. Il potere d’acquisto dei consumatori cinesi è in aumento. Il reddito pro capite per famiglia è più che raddoppiato negli ultimi 10 anni. Anche in un contesto macroeconomico relativamente debole, il reddito delle famiglie è cresciuto del 6,5% da inizio anno (a settembre 2023). I consumi hanno contribuito al 95% della crescita del Pil cinese nel terzo trimestre del 2023. Il rapporto consumi/Pil della Cina è pari solo al 38%, contro il 50%-70% delle altre principali economie. Le attuali tensioni geopolitiche potrebbero accelerare la transizione della Cina verso un’economia più orientata ai consumi, il che, a nostro avviso, contribuirà a generare relazioni commerciali più equilibrate in futuro. Nonostante il contesto economico in sordina, gli investitori dovrebbero concentrarsi sulla ricerca di aziende in grado di incrementare costantemente la propria capacità di generare utili. Queste opportunità potrebbero essere individuate, ad esempio, nei settori tecnologico e dei titoli industriali, che sfruttano gli upgrade industriali e la transizione verde. Nei settori tradizionali, tra cui cantieristica navale, servizi petroliferi offshore, rame, ecc. ci aspettiamo un miglioramento del rendimento del capitale investito, grazie alla favorevole dinamica offerta/domanda. La Cina rimane un mercato altamente inefficiente, e gli investitori retail rappresentano circa il 70% del volume di scambi. Il rispettivo periodo medio di detenzione è indicativamente di 16 giorni. Ciò può comportare opportunità di mispricing ampie e a velocità elevata. Per l’azionario cinese, esiste altresì un disallineamento tra set di opportunità e asset allocation degli investitori. I fondi cinesi tradizionali, in media, investono oltre la metà del loro patrimonio gestito in appena l’1% dei titoli. Il restante 98%-99% dell’universo azionario cinese è probabilmente inesplorato. Riteniamo che esistano enormi opportunità per la generazione di alpha al di là delle large cap ben note.

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“Delegazione Unicam in Cina”

Posted by fidest press agency su domenica, 24 dicembre 2023

Una delegazione dell’Università di Camerino composta dal prof. Renato De Leone, Delegato del Rettore per la Mobilità e cooperazione internazionale, dal prof. Luciano Barboni, Delegato del Rettore per i Programmi di cooperazione e mobilità con Paesi extra-Europei e dalla dott.ssa Marta Aurelli dell’Ufficio Relazioni Internazionali, ha preso parte nei giorni scorsi ad una missione ufficiale in Cina per partecipare alla “First World Chinese Language Conference”, evento tenutosi a Pechino che ha avuto come tema “Chinese for the World, Openness into the Future” ed al quale hanno partecipato più di 2.000 rappresentanti di organizzazioni internazionali, università, istituti linguistici e culturali.Nel corso del panel “Case Sharing of ChinesePlus Global Partner Annual Excellent Practice”, la delegazione ha illustrato il forte rapporto di collaborazione tra Unicam e la Jilin Agricultural University, ed ha anche spiegato come l’importanza strategica delle università partner cinesi sia alla base dell’interesse dell’Ateneo di organizzare un corso di lingua cinese, sia per preparare i ragazzi alla mobilità in Cina sia per rendere lo staff UNICAM più preparato ad accogliere gli studenti cinesi.La delegazione UNICAM ha potuto presenziare anche alla Global ChinesePlus Conference; ChinesePlus è la piattaforma sviluppata da più di 20 organizzazioni per sostituire i corsi di lingua cinese bloccati dalle restrizioni imposte dalla pandemia per poi raccogliere la sfida di adattare l’educazione linguistica agli avanzamenti tecnologici e alla digitalizzazione. Non è inoltre mancata l’occasione per incontrare la delegazione della Jilin Agricultural University, uno dei partner internazionali più importanti per l’ateneo camerte con il quale è attivo il corso di laurea in Biotechnology, parallelo a quello Unicam, ma tenuto in inglese interamente in Cina, e con l’opportunità di ottenere il doppio titolo.Per consolidare le proficue collaborazioni tra Unicam e gli Atenei cinesi, la dott.ssa Yanting Zuo dell’Ufficio Relazioni internazionali dell’Ateneo, nei giorni scorsi, ha invece coordinato la visita di una delegazione composta da 5 università della Provincia dello Henan che è stata accolta in Ateneo dal Rettore Graziano Leoni, dal Prorettore Vicario con delega all’Internazionalizzazione Emanuele Tondi, dal Prorettore con delega alla Ricerca e trasferimento tecnologico Guido Favia e dal delegato alla Mobilità e cooperazione internazionale Renato De Leone. La delegazione cinese ha poi potuto visitare le strutture dell’Ateneo, tra cui il ChIP.

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L’India fa da contrappunto alla Cina. Seguono Corea e Taiwan e i mercati emergenti

Posted by fidest press agency su sabato, 23 dicembre 2023

A cura di Tom Wilson, Head of Emerging Market Equities, Schroders. L’urbanizzazione è bassa e rappresenta un’opportunità importante nel medio periodo, gli investimenti infrastrutturali danno rendimenti alti, i dati demografici sono favorevoli e la manodopera è abbondante e a buon mercato. Le politiche hanno migliorato le prospettive di crescita. La digitalizzazione e la penetrazione degli smartphone creano l’opportunità di far progredire la formalizzazione dell’economia, l’intermediazione finanziaria, l’istruzione e la scoperta dei prezzi. Sono tuttavia diversi i caveat dato il persistere di problemi legati a infrastrutture, burocrazia, protezionismo, competenze della manodopera e codice del lavoro. Inoltre, nonostante le sue dimensioni, l’India non è necessariamente la prima scelta per investimenti esteri diretti nel settore manifatturiero. Le prospettive dell’India per i prossimi dieci anni sembrano ad ogni modo promettenti. Corea e Taiwan sono mercati esposti al commercio e alla tecnologia in particolare. Abbiamo una view strutturale positiva sulla tecnologia, perché il mondo è sempre più digitalizzato. A ottobre 2023, la tecnologia rappresenta il 70% del benchmark di Taiwan e il 50% di quello coreano. La Corea ha anche importanti produttori di batterie con prospettive di crescita nel lungo periodo che la decarbonizzazione rende eccellenti. La diversificazione delle catene di approvvigionamento va a beneficio di diversi Paesi emergenti. L’India non è ancora una destinazione di prima scelta per gli investimenti esteri diretti nel manifatturiero, mentre le prospettive di Messico, Europa centrale e Paesi dell’ASEAN sono sostenute da un mix di infrastrutture, manodopera qualificata e prossimità geografica.Nei Paesi emergenti l’impatto delle materie prime si è notevolmente ridotto, ma il fabbisogno di investimenti della transizione energetica sosterrà fortemente certe materie prime a vantaggio di alcuni mercati, soprattutto in America Latina. Infine, anche il Medio Oriente dovrà affrontare le sfide della transizione energetica, data la sua dipendenza economica dalla produzione di petrolio, e il forte focus dei governi della regione sulla diversificazione dell’economia, con sostegni fiscali e importanti riforme in Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, genererà opportunità interessanti. Nei mercati emergenti abbondano quindi le opportunità strutturali. Ma in questo universo gli investimenti sono tanto ciclici quanto strutturali: questo è uno dei motivi per cui riteniamo sia importante una gestione attiva agnostica dal punto di vista dello stile. L’India rappresenta un’interessante opportunità, ma le valutazioni sono molto alte e vediamo opportunità migliori altrove, come in Cina. Al momento il sentiment è molto negativo e ciò si riflette in valutazioni a buon mercato. Le politiche del governo hanno la flessibilità necessaria a sostenere la crescita ed è evidente la spinta alla stabilizzazione delle relazioni tra Stati Uniti e Cina. Sebbene il mercato non sia privo di rischi, riteniamo che in questo momento vi sia un pessimismo eccessivo.Vediamo anche opportunità nel ciclo commerciale, in particolare nel settore tecnologico, in cui siamo in consistente sovrappeso. Anche i cicli monetari possono offrire delle opportunità. Dopo gli aggressivi rialzi dei tassi e la disinflazione, in alcuni Paesi emergenti c’è ora spazio per un significativo allentamento monetario. In Brasile, per esempio, i tassi sono attualmente al 12,25% e nel 2024 l’inflazione si prospetta inferiore al 4%; si prevede che la banca centrale continuerà con i tagli dei tassi, a beneficio di un mercato caratterizzato da azioni molto convenienti e un’alta curva dei rendimenti.

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Mercati azionari in Cina con un focus sugli sviluppi e le prospettive nel settore healthcare

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 dicembre 2023

By Jasmine Kang, Gestore del fondo Comgest Growth China. Il PMI cinese di ottobre è scivolato in territorio di contrazione dopo quattro mesi di lieve miglioramento. A nostro avviso, l’inflazione dell’indice dei prezzi alla produzione (IPP) rimarrà un ostacolo quest’anno. Nonostante la debolezza dei dati macroeconomici, l’economia cinese sembra stabilizzarsi. Il PMI dei servizi ha continuato ad espandersi e, con il calo della crescita tra agosto e settembre, la crescita del PIL del terzo trimestre ha registrato un rimbalzo sequenziale dell’1,3% rispetto al trimestre precedente, portando a una crescita del 4,9% su base annua (a/a), migliore del previsto. Il governo centrale ha annunciato che emetterà altri 1.000 miliardi di RMB attraverso uno speciale titolo di Stato, in aggiunta al deficit fiscale totale originariamente previsto di 3.900 miliardi di RMB, portando il deficit fiscale al 3,8% del PIL. Riteniamo che l’utilizzo della spesa fiscale come strumento, in misura ragionevole, fornirà un buon sostegno all’economia.Intravediamo alcuni sviluppi interessanti nel settore sanitario. WuXi AppTec ha mantenuto un forte slancio di crescita, soprattutto per quanto riguarda i progetti relativi al GLP-1, che dovrebbero guidare la crescita dell’azienda nel 2024. Anche Wuxi Biologics dovrebbe sfruttare l’effetto positivo del prossimo lancio di diversi farmaci ADC. La gestione di Lepu Medical ha visto da settembre un avvio della ripresa delle sue attività commerciali dall’impatto della campagna anticorruzione cinese. Nel terzo trimestre Mindray ha registrato una crescita degli utili del 20% più solida del previsto e ha ribadito le sue stime di crescita del 20% per l’intero anno. NetEase ha proseguito la sua vigorosa attività nel settore dei videogiochi, ottenendo la licenza per Condor Heroes.In un contesto di debolezza economica, Centre Testing ha registrato una crescita degli utili del 3% nel terzo trimestre, in quanto i test medici e farmaceutici sono stati influenzati dalla già citata campagna anticorruzione, mentre i test generali sono stati messi sotto pressione dalla lentezza delle attività edilizie.

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OFI Invest AM: Un’Asia senza Cina è possibile?

Posted by fidest press agency su martedì, 5 dicembre 2023

Analisi di Jean-Marie Mercadal, Chief Executive Officer di SYNCICAP ASSET MANAGEMENT L’Asia è quel continente che racchiude al suo interno due terzi della popolazione sulla Terra e concorre alla creazione di quasi il 50% del Pil mondiale. Tuttavia, quando si parla di mercati finanziari, il suo peso è di gran lunga inferiore rispetto a quello che dovrebbe avere un’area con queste caratteristiche economiche e demografiche. Non c’è da sorprendersi, quindi, se negli ultimi 30 anni l’intera regione si è appiattita sul suo player più potente, ovvero la Cina, che ha fatto registrare un percorso di crescita effettivamente sorprendente. Ma ora che le relazioni internazionali si stanno inasprendo e che le dinamiche interne stanno obbligando le autorità locali ad attuare politiche tanto peculiari da separare questo paese dal resto del mondo, rendendolo un unicum in termini economici, è ancora possibile investire in modo remunerativo nell’azionario asiatico? Per rispondere a questa domanda, noi di Ofi Invest AM proponiamo uno spaccato valutativo di due strade parallele, denominate “China” o “ex-China”. In favore della prima, innanzitutto è bene chiarire che, sebbene il mercato cinese risponda sempre di più a fattori locali, una strategia d’investimento “pura” sulla Cina è ancora possibile, soprattutto ora che gli ultimi dati suggeriscono che dovrebbe riuscire nell’impresa di centrare il 5% di crescita. Tuttavia, quando si sviluppa un portafoglio di investimento internazionale, bisogna sempre tenere presente che costituisce un capitolo a sé. Inoltre, la maggiore attenzione al bilancio e all’equilibrio interno, non devono farci pensare che il Dragone sia rimasto immobile sul fronte internazionale; basta guardare come ha rafforzato i suoi legami con gli altri paesi del gruppo BRICS (Brasile, India, Russia e Sud Africa), a cui va aggiunta anche l’Arabia Saudita, seguendo quanto previsto dalla “Belt and Road Initiative”. La cooperazione tra queste nazioni dovrebbe interessare molti segmenti diversi, ma quello che sembra godere di maggiore slancio è quello dell’energia: sebbene la Cina abbia ancora bisogno di petrolio nel breve termine, nel lungo lo potrebbe sostituire con il solare e l’idrogeno verde. Passando al versante “ex-China”, questo sembra mostrare un profilo di crescita più lineare, con l’indice azionario EM Asia ex-China che gode di un P/E ratio di 12,5 (mentre quello della Cina è sceso sotto il 10). Noi di Ofi Invest AM riteniamo che questo rappresenti una soluzione tutt’altro che marginale: si compone di 425 azioni, ha un market cap di 3.160 miliardi di dollari (per fare un paragone, quello del CAC 40 è di 2.230 miliardi) e include i paesi asiatici più importanti (Cina esclusa, ovviamente), come India (32,4%), Taiwan (30%) e Corea (25%), ma anche alcuni che sono più arretrati nello sviluppo, offrendo così margini di crescita più ampi. Questo indice è attrattivo anche dal punto di vista dei settori, essendo costituito per il 38% da società attive in un segmento in rapida espansione come l’IT, per il 20% da finanziari, per l’8% da beni industriali, per il 7% da consumi e per un altro 7% da materie prime, il che lo rende pure ben diversificato. Inoltre, l’Asia ex-China ha tratto vantaggio anche da un trend che si è affermato durante la pandemia di Covid-19, quando il mondo si è reso conto di quanto i paesi occidentali fossero dipendenti dal manifatturiero e dal basso costo della manodopera cinese. Questo ha dato origine a un processo di diversificazione dell’offerta, da cui hanno beneficiato altre economie asiatiche come il Vietnam, l’Indonesia e altre. A questo punto, si potrebbe pensare che investire nell’Asia escludendo la Cina sia non solo possibile, ma consigliato. Tuttavia, se si esamina bene quanto detto in precedenza e se si studiano i flussi di denaro in entrata in alcune delle economie appena citate, si evince come la correlazione con Pechino sia sì negativa, ma comunque molto alta. Quindi, nel momento in cui quest’ultima ritroverà l’equilibrio, non c’è il rischio che questi flussi possano compiere il percorso inverso? Ad oggi, non è possibile rispondere con certezza a questa domanda, ma se questo rischio si rivelasse reale, allora riteniamo che la soluzione migliore sia trattare le due strategie come complementari, non andando a sceglierne una, ma piuttosto integrandole, attenuando i pericoli e stabilizzando i rendimenti futuri.

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