A cura di Robert Secker, Portfolio Specialist, T. Rowe Price. La Cina è caratterizzata da una irresistibile ampiezza e profondità delle opportunità di investimento, è un mercato caratterizzato da innovazione e disruption. Gli investitori possono trovare opportunità in società che stanno guidando e sfruttando la crescita nel Paese e che hanno il potenziale per offrire rendimenti duraturi. La Cina è un mercato in rapida evoluzione, con un elevato volume di Ipo a differenza dei mercati mondiali sviluppati. I prezzi delle azioni di società ben gestite, di qualità superiore o innovative sono sempre più guidati da fattori idiosincratici piuttosto che da cambiamenti macro più ampi o dai cicli delle materie prime. Inoltre, cosa importante per gli investitori, la crescita viene sempre più spesso alimentata a livello nazionale attraverso settori innovativi come la tecnologia, la sanità e altri settori guidati dai consumatori. Una dinamica unica della Cina è il costante cambiamento, sia in termini di portata sia di ritmo. Nella maggior parte dei Paesi occidentali il processo di industrializzazione e modernizzazione è durato dai 200 ai 300 anni. In Cina è stato condensato in alcuni decenni. Il risultato è un rapido cambiamento della struttura economica e delle opportunità di investimento. Dieci anni fa dominava il settore finanziario con una ponderazione del 40% circa. Oggi è internet a svolgere il ruolo principale, con oltre il 40% dell’indice. Tra qualche anno, è possibile che l’indice possa subire altri cambiamenti significativi. Il settore automobilistico è uno di quelli in cui il cambiamento sta avvenendo rapidamente. In questo settore nascente, la concorrenza è agguerrita e mentre il percorso verso la redditività degli OEM (produttori di apparecchiature originali) manca di visibilità, la catena di fornitura degli EV, in cui la Cina beneficia probabilmente del fatto di essere la più completa e competitiva al mondo, offre un terreno di caccia fertile per i selezionatori di titoli bottom-up. Potrebbe trattarsi, ad esempio, di un produttore di vetri per auto che può trarre vantaggio dal maggiore contenuto di vetro nei veicoli elettrici, o di un produttore di scatole di ingranaggi in grado di soddisfare il maggiore contenuto tecnologico dei veicoli elettrici. Queste aziende che si trovano sul lato giusto del “ciclo del prodotto” possono registrare una crescita molto rapida in un breve periodo di tempo, fino a quando la concorrenza non le raggiungerà. In queste circostanze è fondamentale comprendere i fattori idiosincratici dei cicli di prodotto e di settore. A differenza di molti mercati occidentali, dove in genere vi sono pochi operatori dominanti in un determinato settore, il mercato cinese è ancora estremamente frammentato, il che consente alle aziende più efficienti e ben gestite di crescere strutturalmente e conquistare quote di mercato. Come è tipico dei mercati emergenti, la Cina è disseminata di settori nascenti e di aziende nascenti con un lungo percorso di crescita, il cui potenziale non è riconosciuto dalla natura a breve termine della maggior parte degli operatori di mercato.Dalla fondazione della Repubblica Cinese, il suo modello di crescita ha attraversato diverse fasi. La prima fase, tra il 1949 e il 1978, si è concentrata sulla circolazione interna, basata sulla crescita e sull’industrializzazione a livello nazionale. A partire dalle riforme economiche avviate alla fine degli anni ’70, la crescita è stata maggiormente orientata alla circolazione esterna guidata dalle esportazioni. Ora stiamo entrando nella terza fase, denominata doppia circolazione. Tutto ciò si traduce in un mercato dinamico e in rapida evoluzione che richiede agli investitori di cercare costantemente le tendenze e i cambiamenti emergenti, piuttosto che affidarsi agli attuali operatori storici a grande capitalizzazione. L’esperienza ci insegna che investire guardando al passato non è in genere una strategia vincente, soprattutto quando si tratta di investire in Cina. (abstract by http://www.verinieassociati.com/)
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T. Rowe Price – Cina, un mercato in rapida evoluzione. Siete posizionati dalla parte giusta del cambiamento?
Posted by fidest press agency su mercoledì, 10 Maggio 2023
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Cina, energia, occupazione e credito: i quattro punti cardinali del 2023
Posted by fidest press agency su venerdì, 5 Maggio 2023
A cura di Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management. Riteniamo che l’allarme recessione sia (quasi) rientrato. Persiste tuttavia una dicotomia di percezione che si riflette nelle previsioni: la Fed stima che il PIL 2023 si attesterà al +0,4%, mentre il Fmi all’1,6%. Crediamo siano tre gli elementi di ottimismo che influenzeranno la direzione della crescita economica nel 2023: le conseguenze positive della riapertura cinese, il raffreddamento dei costi energetici europei e l’evoluzione della politica monetaria statunitense.Il quarto elemento che potrà influenzare la congiuntura nel 2023 è la nuova potenziale instabilità finanziaria messa in luce dalla recente crisi delle banche americane. In Cina, il PIL del primo trimestre è cresciuto del 4,5%, le stime per il 2023 si stanno adeguando al rialzo con il consenso degli analisti oramai al di sopra dell’obiettivo del 5% perseguito dal Politburo L’attenzione in Europa rimane sull’evoluzione del quadro inflazionistico, con la voce imputabile ai costi per l’energia in calo, ma con ancora alcune componenti (tra cui gli alimentari) che incorporano gli effetti delle aspettative crescenti di costo registrate negli scorsi mesi La crisi bancaria del mese di marzo ha messo in evidenza le implicazioni e i rischi di una campagna di “tightening monetario” eccessivamente rapida ed aggressiva da parte delle banche centrali – 475 punti base di rialzi sull’orizzonte di un anno nel caso della Federal Reserve.Basando la nostra riflessione su una serie di parametri allargati, riteniamo che l’allarme recessione sia (quasi) rientrato. Sebbene vediamo la Fed di Cleveland indicare le probabilità di recessione al 64%, con riferimento alla lettura degli andamenti delle curve dei rendimenti, crediamo che una simile previsione rischi di essere inaffidabile in un contesto inflattivo del tutto inedito come quello attuale, caratterizzato da un picco post-pandemico in via di riassorbimento (con ripercussioni simili sul sentiero dei tassi).Come già rimarcato a inizio anno, crediamo siano tre gli elementi di ottimismo che influenzeranno la direzione della crescita economica 2023: 1) le conseguenze positive della riapertura cinese 2) il raffreddamento dei costi energetici europei e 3) l’evoluzione della politica monetaria statunitense che sembra avvicinarsi a un epilogo della propria stretta monetaria, sebbene la dinamica occupazionale desti ancora qualche preoccupazione. Dopo un primo trimestre intenso, la geografia del nostro Outlook si conferma la medesima, con qualche considerazione in più data dai recenti sviluppi sulla stabilità del sistema bancario sia negli Stati Uniti che nel Vecchio Continente, dopo i fallimenti di Silicon Valley Bank, Signature Bank e Credit Suisse.
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Asset allocation: le aziende leader americane sembrano promettenti, manteniamo sovrappeso su Cina ed EM
Posted by fidest press agency su sabato, 29 aprile 2023
A cura della Strategy Unit di Pictet Asset Management. A marzo, le aspettative di un imminente stop da parte della Fed ai rialzi dei tassi di interesse e il conseguente brusco calo dei rendimenti obbligazionari statunitensi hanno alleggerito la pressione sui mercati e sui settori azionari growth, sostenendo in particolare le azioni statunitensi e tecnologiche. Crediamo che questa dinamica di mercato possa continuare per un certo periodo di tempo. La composizione settoriale dei titoli azionari statunitensi (le cosiddette America Inc.), in particolare la posizione dominante delle società tecnologiche, dovrebbe offrire agli investitori protezione da un ulteriore indebolimento della crescita economica. Per questo motivo, abbiamo portato le azioni statunitensi da sottopeso a neutrali. I titoli tecnologici e delle telecomunicazioni rappresentano un’ampia porzione del mercato azionario statunitense e offrono agli investitori un’esposizione a fattori “quality growth” in grado di sovraperformare in questa fase del ciclo economico. I tassi d’interesse sono prossimi al loro picco e, anche se il mercato fosse in errore nell’attendersi tagli significativi dei tassi nel corso dell’anno, l’andamento dei titoli di qualità orientati alla crescita dovrebbe essere ancora positivo. Le azioni statunitensi costituiscono il 70% dell’indice Global Quality MSCI, mentre gli Stati Uniti compongono solo il 60% dell’indice azionario globale; questo dato di fatto suggerisce che il comparto azionario statunitense dovrebbe dimostrarsi resiliente nei prossimi mesi. Allo stesso tempo, visti i venti contrari che giungono dalla politica monetaria, negli ultimi mesi gli analisti hanno ridotto le loro aspettative di crescita per gli utili societari e i margini di profitto statunitensi, ma non hanno fatto lo stesso per le società europee. Per noi, questa è un’indicazione che le previsioni per le società statunitensi sono eccessivamente pessimistiche. Ciò non significa che le small cap statunitensi avranno vita facile: le banche regionali, ovvero gli istituti che hanno dimostrato di essere più vulnerabili agli effetti dei precedenti aumenti dei tassi di interesse, sono una delle principali fonti di finanziamento per le piccole e medie imprese. Nel complesso, però, siamo meno pessimisti di altri analisti sulle prospettive dell’economia statunitense: prevediamo che questa resisterà meglio alle tempeste finanziarie che non in passato, soprattutto perché la Fed è più propensa a fornire liquidità di emergenza al sistema. In generale, prevediamo che nel 2023 l’andamento degli utili societari rimarrà per lo più piatto in tutto il mondo, con l’eccezione dei mercati emergenti e, soprattutto, della Cina. Riteniamo che gli utili di questi mercati abbiano il potenziale per superare le previsioni degli analisti. Prevediamo che quest’anno gli utili dei mercati emergenti saliranno anche un po’ più del 10%, contrariamente al consensus di mercato, che li vede flat, rispetto a una crescita di appena il 2% per le azioni dei mercati sviluppati. Inoltre, queste economie si trovano in una fase più avanzata del ciclo di politica a contrasto dell’inflazione e, in alcuni casi, hanno già ricominciato a fornire stimoli. Nelle ultime settimane, i flussi di portafoglio verso le azioni dei mercati emergenti hanno compensato quelli in uscita dal mercato statunitense. Manteniamo un atteggiamento positivo sulle azioni emergenti, in particolare sulla Cina, e sovrappesiamo entrambe. (abstract by Gruppo Pictet)
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Schroders – La Cina oltre la riapertura: i temi di lungo periodo da tenere d’occhio
Posted by fidest press agency su venerdì, 28 aprile 2023
A cura di Jack Lee, gestore del fondo Schroder ISF China A-shares Fund Manager, Schroders, L’azionario cinese ha recentemente messo a segno buone performance, grazie anche alla riapertura del Paese dopo il lungo periodo di lockdown dovuto al Covid. Anche il sostegno del governo al settore immobiliare ha favorito i rendimenti del mercato azionario, così come la stabilizzazione del contesto normativo per i titoli internet.Guardando al lungo termine, sono diversi i driver alla guida delle azioni cinesi. Oltre alla riapertura economica, temi come decarbonizzazione, autosufficienza tecnologica e spesa sanitaria offrono un potenziale di crescita per aziende e investitori.Il tema della riapertura non è del tutto esaurito. Dopo tutto, il processo è stato rapido e ci vorrà del tempo affinché aziende e consumatori si adattino a un cambiamento così significativo. Prevediamo che la rapida rimozione delle rigide restrizioni legate al Covid in Cina fornirà un sostegno sostanziale alla ripresa dei consumi, che a sua volta sosterrà gli utili di molti settori.Tra questi vi è quello del food & beverage: l’aumento dei pasti fuori casa, dovuto alla maggiore socializzazione, farà crescere la domanda di prodotti alimentari e bevande.La pubblicità sarà un altro vincitore, in quanto le maggiori opportunità di consumo dovrebbero portare a una più alta spesa in marketing da parte delle aziende.Un beneficiario meno ovvio della riapertura è forse il settore assicurativo. Prevediamo un aumento delle vendite di polizze, via via che gli agenti assicurativi potranno nuovamente effettuare incontri di persona.Con l’aggravarsi degli effetti del cambiamento climatico, la spinta alla decarbonizzazione è sempre più importante per i Paesi di tutto il mondo. La necessità di passare ai veicoli elettrici (EV) è un aspetto di questo fenomeno e un’area in cui riteniamo che la Cina offra un’esposizione particolarmente interessante per gli investitori.La Cina è leader globale per quanto riguarda la fornitura della catena di valore dei veicoli elettrici e anche per quanto riguarda la domanda di veicoli finiti. Incredibilmente, il 57% di tutti i veicoli elettrici venduti a livello globale nel 2022 sono stati venduti in Cina.Le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina si sono manifestate nel settore tecnologico con il divieto per le aziende statunitensi di fornire tecnologia per semiconduttori potenzialmente strategica alla Cina. I blocchi della catena di approvvigionamento causati dal Covid e le difficoltà logistiche sono un’ulteriore spinta alla localizzazione della produzione più vicina ai mercati finali.Un esempio del tipo di azienda che vediamo trarre vantaggio da questa situazione è iRay Technology. Si occupa di ricerca e sviluppo, produzione e vendita di rivelatori digitali a raggi X. In qualità di leader di mercato nel suo settore, è ben posizionata per beneficiare sia della tendenza alla sostituzione con l’estero sia dell’aumento della spesa pubblica in Cina.In conclusione, riteniamo che questo sarà un anno di ripresa per l’azionario cinese, grazie alla rimozione dei principali ostacoli degli ultimi anni. L’eliminazione dei lockdown, il sostegno al settore immobiliare e un contesto più stabile per la regolamentazione delle società internet sono fattori che possono favorire la ripresa a breve termine. Ma la Cina può anche contare sui temi di crescita a più lungo termine menzionati sopra. La chiave per gli investitori sarà individuare le società vincenti. (abstract by http://www.verinieassociati.com)
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Cina: il consumo interno rimane il principale motore di crescita secolare
Posted by fidest press agency su venerdì, 14 aprile 2023
By Jasmine Kang, Analista e Gestore del fondo Comgest Growth China di Comgest. Il consumo interno rimane il principale motore di crescita secolare. I marchi cinesi stanno conquistando i giovani consumatori grazie a strategie efficaci di brand building e omnichannel. Le strategie di marketing direct-to-consumer (DTC) sono comuni ed efficaci: abbiamo osservato che molti giovani adolescenti indossano le scarpe da ginnastica Anta Sports. Abbiamo anche notato che Chow Tai Fook ha usufruito dell’artigianato tradizionale cinese per produrre gioielli d’oro fatti a mano e collezioni di pietre preziose innovative, che hanno conquistato le giovani generazioni. Gli spostamenti in Cina stanno diventando più efficienti: le vendite di veicoli elettrici sono raddoppiate nel 2022, raggiungendo circa 7 milioni di unità, pari al 35% delle vendite nazionali di auto. Mentre un numero sempre maggiore di veicoli elettrici circola sulle strade, molte aziende della catena del valore stanno rapidamente creando nuove opportunità. Per esempio, Minth ha beneficiato di ordini di alloggiamenti per batterie in alluminio da parte di VW e BMW, Inovance ha esteso la sua tecnologia di inverter alla catena cinematica dei veicoli elettrici, Sanhua ha sviluppato nuovi sistemi di gestione termica per i veicoli elettrici e Centre Testing ha aumentato il numero di contratti per il collaudo dell’elettronica dei veicoli elettrici. Dopo la brusca fine dei rigidi lockdown per il Covid del dicembre 2022, abbiamo scoperto che le aziende cinesi sono ancora più orientate all’innovazione. Le industrie dei veicoli elettrici e del solare sono fiorenti. Non si tratta solo di pochi leader nella produzione di EV o di parchi solari. Ci sono diverse aziende visionarie che colgono le opportunità di business lungo la catena del valore, come le batterie EV, i propulsori, le attrezzature e i componenti solari e così via. Integrare l’intera catena del valore, dalle materie prime a monte alle applicazioni per gli utenti finali, offre alla Cina le basi per diventare in futuro un forte attore globale. In un momento in cui stiamo assistendo a un boom della domanda stimolata da nuovi settori, il Covid ha accelerato l’applicazione dell’automazione da parte delle aziende per migliorare la loro efficienza, e molte stanno ora lanciando linee di produzione automatizzate. Infine, a fronte delle sfide geopolitiche in corso, le aziende hanno risposto costruendo la propria proprietà intellettuale per soddisfare la domanda laddove gli Stati Uniti non dovessero più esportare ora o in futuro. Considerando che i cinesi hanno iniziato a investire nel settore dei semiconduttori molto più tardi rispetto a molti altri Paesi, il divario tecnologico è oggi notevole, ma la crescente pressione geopolitica potrebbe trasformarsi in un’opportunità per i leader nazionali che cercano di conquistare quote di mercato nei nodi di produzione maturi e nei circuiti integrati analogici.
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TCW – La Cina e i paesi emergenti saranno il motore della crescita globale nel 2023
Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 aprile 2023
A cura di Anisha A. Goodly, Managing Director, Emerging Markets – Portfolio Specialist, TCW In prospettiva, riteniamo che i rendimenti dei paesi emergenti saranno in gran parte guidati da differenti fattori. In primis, l’inflazione statunitense e la politica della Fed. I dati statunitensi rimangono solidi e non ci sono segnali significativi di un rallentamento dell’economia nel breve termine. Per questo motivo, oltre a prevedere ulteriori rialzi dei tassi, il mercato ha prezzato tassi più alti più a lungo, con tagli dei tassi sempre più lontani. Data l’entità del ribasso dei tassi a febbraio – ovvero 50 punti base (bps) in più nel rendimento del Treasury a 10 anni – riteniamo che la maggior parte di questo movimento sia probabilmente già avvenuta e, anche se il breve termine sarà probabilmente volatile, saremmo orientati a trarre vantaggio da ulteriori ribassi dei tassi per aggiungere duration. Nel nostro scenario di base, prevediamo ancora una lieve recessione negli Stati Uniti, ma riconosciamo che i rischi sono tanto più bassi quanto più la Fed dovrà aumentare i tassi. In seconda battuta, riteniamo che la Cina sia pronta per una forte ripresa nel 2023 e che questa crescita si trasmetterà al resto del mondo attraverso il commercio, il turismo e le materie prime, con altri mercati emergenti destinati a beneficiarne in modo particolare.. Infine, lo spread dell’EMBI Global Diversified è di circa 442 punti base e riteniamo che il fair value sia compreso nell’intervallo 400-450 punti base. Al di sopra dei 450 punti base, e in particolare al di sopra dei 500 punti base, saremmo propensi ad aggiungere rischio, a ridurre, invece, il rischio se gli spread si trovano all’interno dei 400 punti base. Dal punto di vista del rendimento complessivo, l’EMBI Global Diversified si colloca al 92° percentile rispetto alla storia, il che significa che solo nell’8% dei casi negli ultimi due decenni i rendimenti sono stati superiori. Le società emergenti high yield si collocano al centro della fascia di spread rispetto alle high yield statunitensi. In particolare, dopo il Covid le società dei mercati emergenti hanno ridotto la leva finanziaria a un ritmo molto più rapido rispetto ai loro omologhi statunitensi, il che ha spinto gli spread relativi per turno di leva finanziaria a livelli interessanti su base storica. In conclusione, nel breve termine, i dati economici statunitensi domineranno probabilmente il sentiment del mercato, il che probabilmente aumenterà la volatilità, ma potrebbe presentare opportunità di aggiungere rischio in caso di sell-off dei tassi. Nel medio-lungo termine, riteniamo che i mercati emergenti saranno sostenuti dalla ripresa della Cina e dai rendimenti interessanti rispetto ai dati storici. Tuttavia, la differenziazione all’interno dell’asset class rimane fondamentale alla luce delle variazioni di una serie di fattori, tra cui il contesto politico, la qualità del credito e la duration. (abstract by http://www.verinieassociati.com/)
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Il mercato dei beni di lusso è destinato a beneficiare della domanda repressa cinese
Posted by fidest press agency su lunedì, 13 marzo 2023
La decisione di Pechino di abbandonare la sua draconiana politica “zero COVID” e di promuovere invece la crescita è una manna per i produttori di beni di lusso. Sebbene questi abbiano resistito discretamente bene alle recenti turbolenze in Cina, il cambio di politica del governo dovrebbe sbloccare una domanda tenuta a lungo repressa.Il segmento più alto del mercato del lusso cinese è stato resiliente per tutto questo periodo, ma anche in quei comparti in cui la domanda è stata limitata all’interno del Paese, i cittadini più facoltosi hanno continuato ad acquistare gli stessi beni all’estero, il che ha aiutato molti marchi a sostenere le loro vendite globali. Allo stesso tempo, il Premium Brands Advisory Board di Pictet ci dice che i consumatori cinesi stanno iniziando a interessarsi a prodotti e servizi di nicchia nell’ambito degli sport e della formazione (ad esempio, dai kayak alle lezioni di pittura), oltre a spostare l’attenzione in misura crescente verso i marchi premium nazionali. I principali premium brands prevedono ancora che entro il 2025 la Cina sarà il principale mercato mondiale del lusso. Il breve termine resta certamente una sfida: l’Advisory Board mette in guardia su come una combinazione di politiche poco ospitali, impedimenti economici residui e mutamento dei gusti dei consumatori siano controproducenti per i produttori di beni di lusso. Lo dimostra il fatto che, mentre il mercato cinese dei beni per la persona ha registrato nel 2021 una crescita del 36% rispetto all’anno precedente, il 2022 è stato decisamente meno favorevole. Durante l’ultimo Congresso del Partito Comunista, il presidente Xi Jinping ha rafforzato la propria spinta verso un sempre maggiore controllo statale, minacciando ulteriormente il dinamico settore privato cinese. Allo stesso tempo, la politica “zero COVID” di Xi ha avuto un pesante impatto sull’economia, colpendo oltre la metà delle regioni del Paese e provocando una forte riduzione degli spostamenti, sia domestici che verso l’estero. La domanda è stata ulteriormente penalizzata dalla crisi del settore immobiliare (in Cina gli immobili rappresentano circa il 70% della ricchezza delle famiglie). A questo si aggiungono gli effetti significativi della massiccia campagna di regolamentazione in alcuni settori, quali istruzione privata e commercio via internet, che ha spinto grandi aziende a tagliare i posti di lavoro. Più in generale, la disoccupazione giovanile è salita al 20%. Più in generale, sembra che tra i consumatori cinesi si stia verificando un mutamento dei modelli di consumo. Si osserva infatti uno spostamento della domanda dai beni di lusso appariscenti alle esperienze di alta qualità. Invece di comprare l’ennesima borsa griffata o l’ennesimo orologio di lusso, i consumatori di fascia alta investono nell’istruzione, nei servizi sanitari, in hobby raffinati come la pittura o lo studio di uno strumento musicale o nello sport d’élite. Anche il governo, da parte sua, incoraggia i cittadini a intraprendere una più ampia varietà di sport, il che ha già iniziato a favorire i marchi specializzati. Particolarmente popolare è diventato lo yoga.Nel complesso, per le aziende di beni di lusso che vendono sul mercato cinese, il bicchiere resta mezzo pieno. Alcuni dei marchi di fascia molto alta hanno visto aumentare le vendite persino nell’estremamente complesso terzo trimestre del 2022. L’appetito cinese per i beni di lusso continuerà. Anche se sembra improbabile che si ripeta il boom generalizzato dell’ultimo decennio, il quadro continua ad apparire sempre più luminoso sia per i top brand che per i fornitori di beni e servizi di nicchia.
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Situazione del mercato azionario in Cina
Posted by fidest press agency su giovedì, 2 marzo 2023
A cura di Jasmine Kang, Analista e Gestore del fondo Comgest Growth China di Comgest. Il governo cinese continua a ridurre i controlli legati alla pandemia e a febbraio sono state revocate le restrizioni ai viaggi organizzati all’estero. Sebbene non vi siano dati ufficiali, siamo convinti che la Cina abbia superato il picco di questa ondata pandemica.I consumi e l’attività economica sono in fase di ripresa. Durante le festività del Capodanno cinese le vendite al botteghino hanno superato i livelli del 2019, mentre i volumi del traffico passeggeri li hanno quasi raggiunti. Gli analisti stanno rivedendo al rialzo le prospettive per il PIL 2023. Tra questi, Goldman Sachs ha portato la sua stima sulla crescita al 5,5%. Le tre azioni che hanno sorpreso maggiormente sono state Alibaba, Tencent e NetEase, ma a seguire troviamo Man Wah, Suofeiya e Anta Sports. Tutte le società di quest’ultimo gruppo sono tra i principali beneficiari della ripresa della spesa per beni di consumo discrezionali. Anche le nostre posizioni nell’outsourcing farmaceutico e nel settore dell’energia solare hanno sovraperformato. Sono ripresi i flussi di capitali internazionali verso le società cinesi note agli investitori, in particolare le società Internet. Tuttavia, a differenza di quanto suggerito dal peso sproporzionato del settore all’interno degli indici, riteniamo che non sarà Internet a guidare la prossima trasformazione della Cina. A nostro avviso, essa sarà trainata da una varietà di settori ad alta crescita, tra cui la tecnologia medica, le nuove energie, i materiali avanzati e l’automazione.
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La Cina domina nella produzione di apparecchiature per l’energia pulita
Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 marzo 2023
A cura di Irene Lauro, Environmental Economist, Schroders.Mentre Unione Europea e Stati Uniti hanno iniziato solo di recente a studiare forme di intervento statale per sostenere la produzione di energia pulita, la Cina domina già la scena.Si stima che la spesa per la politica industriale sia stata di oltre 240 miliardi di dollari nel 2019. Si tratta di una cifra tre volte superiore a quella degli Stati Uniti e nove volte superiore a quella del Giappone.I dati dell’IEA (l’Agenzia internazionale dell’energia) evidenziano che la Cina domina la lavorazione di molti minerali fondamentali per la produzione di tecnologie green. Ha una quota del 70% circa della lavorazione globale del cobalto e del 60% del litio e del nichel. Le aziende cinesi hanno iniziato a investire in Paesi ricchi di minerali come la Repubblica Democratica del Congo già nel 2006. Il sostegno politico sostenuto ha anche aiutato la Cina a prendere il controllo della produzione mondiale di tecnologie prodotte in serie.L’economia asiatica rappresenta oltre il 70% della capacità produttiva globale di pannelli solari e batterie. È anche il maggior produttore di capacità eolica e di pompe di calore, rispettivamente il 58% e il 38% di questi mercati.Con l’avanzare della transizione energetica, il ruolo della Cina nelle catene globali del valore per la produzione di apparecchiature utilizzate per generare energia pulita e rinnovabile è destinato ad espandersi nel prossimo decennio. Nel suo ultimo rapporto Energy Technology Perspectives 2023, l’IEA mostra che “Nel 2030, la Cina da sola sarebbe in grado di rifornire l’intero mercato globale dei moduli fotovoltaici solari, un terzo del mercato globale degli elettrolizzatori e il 90% delle batterie EV del mondo”.Questa concentrazione della produzione in Cina rappresenta chiaramente un rischio per i piani di decarbonizzazione delle economie avanzate. La pandemia di Covid ha già evidenziato la necessità per i Paesi di costruire catene di approvvigionamento più resilienti, poiché la loro interruzione e le conseguenti strozzature possono creare significative pressioni inflazionistiche.L’energia rinnovabile è una fonte di energia infinita e senza vincoli che può portare a una maggiore sicurezza energetica in molti Paesi e, in ultima analisi, a costi molto più bassi. Tuttavia, l’attuale struttura delle catene globali del valore fa sì che lo sviluppo delle infrastrutture di cui i Paesi hanno bisogno per usufruire dell’elettricità prodotta dal vento e dal sole sia esposto a rischi geopolitici.
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GAM: La ripresa dei consumi in Cina nel 2023
Posted by fidest press agency su giovedì, 16 febbraio 2023
A cura di Jian Shi Cortesi, Investment Director, Azioni growth Asia/Cina e Swetha Ramachandran, Investment Director, Luxury Equities di GAM. Indubbiamente la rimozione delle restrizioni per il Covid in Cina non sarà un processo senza intoppi, comunque la riapertura ha già avuto effetti molto positivi sull’economia interna, ora che la domanda inespressa inizia a manifestarsi con la Festa di primavera. Anche chi sceglie di non spostarsi durante le vacanze probabilmente quest’anno spenderà di più rispetto agli anni precedenti per beni e servizi locali, ora che negozi, ristoranti e intrattenimenti potranno operare senza limitazioni. Negli Stati Uniti e in Europa, per esempio, la riapertura è stata contrassegnata dal graduale passaggio della spesa dai beni ai servizi (divertimenti, ristoranti), attività che non si potevano svolgere durante il lockdown. Come a Occidente, nel brevissimo termine registreremo probabilmente il passaggio dagli acquisti online al ritorno nei negozi, poiché i consumatori riscoprono il piacere di fare acquisti e di divertirsi fuori casa. Da un recente sondaggio è emerso che le tre attività che i consumatori cinesi vogliono fare dopo il Covid sono in particolare: viaggiare, cenare fuori e tenersi in esercizio all’aperto.È utile ricordare che il fenomeno dell’impennata della spesa in reazione al lockdown è partito in Cina nel 2020. Anche la politica sembra incentivare la ripresa dei consumi. Secondo le Linee guida strategiche sull’espansione della domanda interna 2022-2035 del Consiglio di stato cinese, il governo continuerà a promuovere i consumi tradizionali, come l’auto e la casa, ma anche i servizi come il turismo, lo sport, l’assistenza all’infanzia e agli anziani. Le recenti dichiarazioni sulla “prosperità condivisa” continuano a sottolineare la natura espansiva della politica per tutti, più che la redistribuzione del reddito, per cui il fine ultimo è quello di raddoppiare le dimensioni della classe media cinese a 800 milioni entro la fine del decennio.A nostro giudizio, beneficeranno della riapertura le attività offline rispetto a quelle online, considerando la domanda inespressa di cenare fuori casa e fare acquisti in negozio. Tra i potenziali beneficiari ci saranno le aziende cinesi esposte alla spesa per beni voluttuari, anche grazie ai risparmi elevati delle famiglie, per esempio alberghi, linee aeree, cinema, ristoranti, abbigliamento sportivo e cosmetici. Le dinamiche dei consumi in Cina continuano a essere interessanti per gli investitori globali. Come investitori attivi, noi monitoriamo costantemente gli sviluppi del mercato e le implicazioni di investimento. Dopo tutto, lo dice Alice stessa in Alice nel paese delle meraviglie: “Potrei raccontarvi le mie avventure… cominciando da stamattina, ma è inutile riandare a ieri perché allora ero un’altra persona”. (abstract by http://www.verinieassociati.com/)
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Dati macroeconomici positivi spingono Usa, Europa e Cina
Posted by fidest press agency su martedì, 14 febbraio 2023
A cura di Alvaro Sanmartin, Chief Economist, Amchor. La maggior parte dei dati macro continua a puntare nella direzione giusta e ciò ha consentito un inizio d’anno molto positivo sia per le azioni sia per le obbligazioni. Negli Stati Uniti la recessione appare lontana e, allo stesso tempo, si registrano chiari segnali di moderazione dei prezzi e dei salari. Nell’ultimo trimestre del 2022 l’inflazione core è cresciuta a un tasso annualizzato inferiore al 3%, mentre l’indice del costo del lavoro ha mostrato nello stesso periodo una crescita annualizzata del 4%, rispetto al 5,8% della primavera dello scorso anno. Nell’Eurozona, con un’attività economica che mostra addirittura segnali di rimbalzo, anche i dati sull’inflazione di gennaio hanno sorpreso. Per il resto, sembra confermarsi il forte rimbalzo economico della Cina così come la buona performance in generale dei paesi del Sudest asiatico. Al di là dei rischi geopolitici, cosa dovremo tenere d’occhio nei prossimi mesi? Nel caso dell’economia statunitense, a differenza di coloro che si aspettano una recessione a breve termine, siamo quasi più preoccupati del contrario. In effetti, non è affatto da escludere che, se le condizioni finanziarie continuano ad allentarsi, questo potrebbe rafforzare eccessivamente la domanda aggregata cosa che, a sua volta, potrebbe tradursi in nuove pressioni al rialzo su prezzi e salari, costringendo la Fed a tornare a una posizione falco. Nell’Eurozona, con una politica fiscale ancora molto espansiva, dovremo essere molto attenti all’evoluzione dei salari. Nello specifico, se questi dovessero crescere, complessivamente, ben oltre il 5% nell’area (non è il nostro scenario di base, ma non è nemmeno impossibile), riteniamo che l’inflazione core europea non scenderebbe e questo costringerebbe la Bce ad alzare i tassi al di sopra di quanto scontato. Per il resto, soprattutto nel caso della Cina, quello su cui presteremo maggiore attenzione sono le possibili situazioni di attrito con gli USA. Le aspettative di inflazione a medio termine per i consumatori e le imprese continuano ad essere ragionevolmente ancorate e, nel caso di quelle a breve termine (che sono aumentate in modo più significativo), tendono a ridursi nell’ultimo periodo. Allo stesso tempo, i livelli molto bassi di licenziamenti e il tasso di disoccupazione ai minimi dal 1969 non sembrano affatto compatibili con una recessione imminente, in un contesto in cui il tasso di partecipazione sembra avere un certo margine di recupero (se ciò fosse confermato, a parità di altre condizioni, l’economia statunitense potrebbe essere maggiormente in grado di soddisfare la crescita della domanda aggregata senza generare eccessive tensioni sul fronte dei prezzi). Allo stesso tempo, non bisogna dimenticare che questa evoluzione positiva dell’economia americana è principalmente il risultato di una Fed che ha saputo condurre una politica monetaria sufficientemente restrittiva da contenere la domanda aggregata e quindi moderare le pressioni inflazionistiche in modo “ordinato”. Il rischio che ci preoccupa di più a breve termine non è l’ingresso degli Stati Uniti in una fase recessiva, ma un allentamento delle condizioni finanziarie che potrebbe dare rinnovata forza per aggregare la domanda e rilanciare queste tensioni inflazionistiche.In questo senso la stabilità che il settore immobiliare sta mostrando nelle ultime settimane potrebbe essere un segno che i tassi di interesse non hanno ancora raggiunto il loro livello e potrebbero non avere molto margine di discesa senza generare un rimbalzo economico che potrebbe essere inappropriato. Nell’Eurozona, i dati sull’attività economica continuano a smentire chi, nel mercato, ritiene imminente una recessione.Allo stesso tempo, mentre l’inflazione core continua a salire, i prezzi potrebbero iniziare a diminuire: l’inflazione complessiva sta diminuendo rapidamente e anche le aspettative sui prezzi al consumo e per le imprese si sono moderate nell’ultimo periodo.I rischi per l’Eurozona? Quello che ci preoccupa di più è il mix tra un output gap positivo, una politica fiscale molto espansiva e un processo di accelerazione salariale che è chiaramente in atto, il cui picco non sappiamo ancora se potrebbe rendere persistente l’inflazione core e costringere la Bce a far aumentare i tassi significativamente al di sopra di quanto già scontato (se ciò si verificasse, i rischi di recessione in Europa dalla seconda metà dell’anno aumenterebbero in modo significativo e non si potrebbero escludere scenari di stress del debito periferico).Infine, sembra sempre più chiaro che la Cina sarà protagonista di un rimbalzo molto forte e che i paesi del sud-est asiatico abbiano prospettive di crescita molto favorevoli per questo 2023, godendo di un massimo grado di stabilità macroeconomica (inferiore livello di inflazione rispetto al mondo sviluppato, livelli di deficit pubblico molto controllati, buona situazione in termini di saldo esterno e riserve di cambio).
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L’appello dell’Ucraina agricola dalla IX Conferenza Economica di Cia
Posted by fidest press agency su domenica, 12 febbraio 2023
“Vorrei esprimere il mio rispetto e la mia gratitudine per l’ampio sostegno dimostrato dai Paesi dell’Unione europea all’Ucraina e ai suoi cittadini” sin dall’inizio della guerra. E’ con queste parole che Mariia Didukh, direttore del Forum Agrario Nazionale Ucraino, ha salutato in diretta la platea della IX Conferenza Economica di Cia-Agricoltori Italiani. Un’ospite speciale a cui l’organizzazione ha voluto dedicare una parte della sua seconda giornata di lavori a Roma, proprio in contemporanea con l’intervento del premier Volodymr Zelensky al Parlamento Ue, esprimendo tutta la sua solidarietà. “L’Ucraina sta attraversando i momenti più difficili della sua storia di indipendenza -ha detto nel suo intervento Didukh- e l’industria agroalimentare lavora in condizioni difficili. Prima della guerra, il settore agricolo rappresentava il 20% del PIL del Paese e nel 2022 è diventato la base delle esportazioni ucraine (53% di tutte le esportazioni), garante delle entrate in valuta estera e strumento di sostegno dell’economia ucraina”. Il direttore del Forum Agrario Nazionale Ucraino ha, quindi, ricordato che “limitare le esportazioni bloccando i porti e interrompendo le catene di approvvigionamento alimentare ucraine fa parte della guerra ibrida della Russia. Tuttavia, grazie al sostegno dei leader e delle organizzazioni mondiali, le forniture alimentari dall’Ucraina sono state ripristinate” grazie soprattutto alle “corsie di solidarietà tra l’Ucraina e l’Ue e la concessione di preferenze commerciali temporanee per i prodotti ucraini”. In questo modo “il volume dei prodotti agroalimentari consegnati all’Ue è triplicato e la quota europea nelle consegne esterne di prodotti agricoli nel 2022, ha raggiunto quella record del 55%”. Tuttavia, ha evidenziato Mariia Didukh, “per l’intero 2022, l’esportazione di prodotti agricoli è diminuita di 4,3 miliardi di dollari USA, pari al 15,5%”. Inoltre, “il volume della produzione agroalimentare è diminuito del 30%. La produzione di cereali è diminuita del 40%, quella di piante oleaginose del 22%, la produzione di uova del 20%, quella di latte e carne del 12%”. Quanto al 2023, ha aggiunto, “il volume della produzione di cereali in Ucraina nel 2023 sarà di circa 34-35 milioni di tonnellate, pari al 37%, ovvero il 37% in meno rispetto ai risultati del 2022 e il 60% in meno rispetto agli indicatori del 2021. Inoltre, le tendenze negative di riduzione della produzione persisteranno in altri settori agricoli”. “Durante il periodo di guerra -ha sottolineato il direttore del Forum- gli agricoltori ucraini non mirano a competere con i produttori europei. Oltre alle perdite dovute alle operazioni militari (ad esempio, i continui bombardamenti, le perdite di raccolto e lo sfruttamento minerario di milioni di ettari di campi), in Ucraina c’è anche una crisi energetica: i generatori di benzina e di gasolio vengono usati per essiccare il grano, conservare i prodotti nelle celle frigorifere e far funzionare incubatrici e allevamenti. Gli agricoltori ucraini devono esportare i loro prodotti attraverso i porti europei, le cui consegne vengono effettuate con i camion, aumentando i costi e rendendo la produzione agricola meno redditizia per i produttori ucraini”. Per tutto questo, “chiediamo gentilmente” a Cia come a tutta l’Europa agricola “di considerare la possibilità di sostenere l’estensione delle condizioni commerciali preferenziali tra Ucraina e Ue almeno fino alla fine del 2024 -ha concluso Didukh rivolgendo il suo appello accorato alla platea della Conferenza Economica- per evitare l’aggravarsi della crisi del settore agricolo nazionale e il deterioramento della sicurezza alimentare globale”.
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Schroders: Cina, cosa aspettarsi dall’Anno del Coniglio?
Posted by fidest press agency su martedì, 24 gennaio 2023
Il Capodanno lunare è stato il 22 gennaio e ha dato inizio all’Anno del Coniglio. I conigli sono un simbolo di buon auspicio. Dopo un 2022 difficile per gli asset cinesi, gli investitori in Cina saranno quindi più fortunati nel 2023? Abbiamo chiesto ai nostri esperti il loro parere. David Rees, Senior Emerging Markets Economist, Schroders: “Ci aspettiamo che l’economia cinese si riprenderà nel 2023. La nostra previsione di base è che la crescita del PIL cinese salirà al 5% dal 3% del 2022. La rapida rimozione delle limitazioni legate al Covid dovrebbe far sì che l’economia inizi a migliorare più velocemente. Il settore dei servizi, in particolare, dovrebbe trarne beneficio e ciò potrebbe significare che l’economia crescerà più rapidamente rispetto alle nostre attuali previsioni. Nel frattempo, la spesa per le infrastrutture è stata sostenuta nel 2022 e dovrebbe sostenere la crescita ancora per un po’, dato che le politiche continuano a essere di supporto. Gli indicatori relativi all’edilizia abitativa potrebbero aver iniziato a toccare un punto di minimo e potrebbero registrare una ripresa nel 2023 da una base molto bassa”. Louisa Lo, Head of Greater China equities, Schroders: “L’azionario cinese continuerà a essere influenzato dal contesto macroeconomico globale, ossia dall’entità dei rialzi dei tassi e dalla forma del rallentamento economico negli Stati Uniti e in Europa. Un picco nel ciclo dei tassi USA e un dollaro più debole dovrebbero favorire la liquidità dei mercati emergenti. La Cina ha recentemente rimosso tutti i principali ostacoli alla riapertura del mercato post Covid più velocemente del previsto. Questo dovrebbe fornire un sostegno sostanziale alla ripresa dei consumi. A sua volta, ciò dovrebbe sostenere gli utili in molti settori dell’economia locale. Tuttavia, l’uscita dalla politica di “zero Covid” rimane un rischio in presenza di nuovi focolai del virus e, di conseguenza, lo slancio economico potrebbe essere volatile. Il governo si è anche mosso per sostenere ulteriormente il mercato immobiliare. Tuttavia, le vendite di immobili dovranno migliorare affinché il settore si riprenda completamente e, soprattutto, affinché gli investitori accettino che i rischi sistemici stanno diminuendo.Nonostante il recente rimbalzo, continuiamo a vedere un solido sostegno alle valutazioni dei titoli azionari in Cina e a Hong Kong”. Julia Ho, Head of Asian Macro, Fixed Income, Schroders: “Dopo l’abbandono della politica cinese di “zero Covid”, la riapertura delle frontiere sarà un percorso accidentato. Siamo ottimisti sul fatto che la lenta normalizzazione del turismo in uscita dovrebbe contribuire a contenere il deterioramento della bilancia dei pagamenti e a stabilizzare il renminbi cinese. Questa stabilità valutaria, insieme a pressioni inflazionistiche contenute e a un ritmo modesto di ripresa economica, dovrebbe essere di buon auspicio per i titoli di Stato cinesi, perché la politica monetaria può rimanere accomodante.” Peng Fong Ng, Head of Credit, Asia, Schroder “In tutta l’Asia, le valutazioni del credito sono interessanti e favoriamo i crediti investment grade asiatici. Questo segmento offre un interessante reddito corretto per il rischio. Il credito high yield asiatico rimane vulnerabile. Sarà fondamentale concentrarsi sulla liquidità e sulle posizioni di cashflow. Ciò richiede un approccio selettivo, soprattutto per quanto riguarda l’immobiliare cinese. Riteniamo che la fase peggiore del rallentamento cinese sia probabilmente passata. Sebbene il percorso di ripresa della crescita possa essere volatile, vediamo delle opportunità in alcuni emittenti eccessivamente penalizzati, come alcuni titoli selezionati nei settori tech, media e telecomunicazioni.”
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Anno del Coniglio: Cina pronta al rimbalzo
Posted by fidest press agency su giovedì, 19 gennaio 2023
A cura di Jimmy Chen, Gestore del fondo Comgest Growth China di Comgest. Per l’azionario cinese, il 2022 è stato il secondo anno difficile di fila a causa della rigorosa strategia zero-Covid e del giro di vite normativo sulle imprese, nonché dell’escalation nelle tensioni geopolitiche. Alla fine dell’anno si è assistito a un grande cambiamento: il governo cinese ha rimosso la maggior parte dei controlli sul Covid, le politiche industriali sono state rese più favorevoli alle imprese e sono stati compiuti progressi nella gestione delle tensioni geopolitiche. Contestualmente il tasso di inflazione dovrebbe rimanere moderato, consentendo il mantenimento di politiche macroeconomiche accomodanti. A nostro avviso, le prospettive per il 2023 dovrebbero vedere una riaccelerazione della crescita e una ripresa del sentiment degli investitori. La valutazione del P/E dell’azionario cinese rimane a buon mercato rispetto agli standard storici. Di conseguenza, riteniamo che il mercato sia pronto a registrare una forte performance nell’Anno del Coniglio. Nel 2022 i controlli dovuti alle politiche zero-Covid sono stati il principale freno alla fiducia dei consumatori e delle imprese. A partire dall’8 gennaio 2023, tuttavia, tutte le ultime restrizioni sul Covid sono state revocate. La cattiva notizia è che questo ha permesso un’accelerazione nell’andamento delle infezioni da Covid, mettendo a dura prova il sistema sanitario. Il lato positivo è che si prevede che la Cina raggiungerà prima il picco di infezioni e l’attività economica dovrebbe riprendersi più velocemente del previsto. Inoltre, le politiche industriali sono ora più favorevoli per le imprese. Lo si può notare dal momento che il giro di vite sulle piattaforme tecnologiche, durato quasi due anni, sembra essere in via di esaurimento, come dimostra il recente completamento della ricapitalizzazione di Ant Financial. Allo stesso modo, il rilascio delle licenze dei videogiochi è ripreso ad aprile dopo un blocco di otto mesi; Tencent e Netease hanno ricevuto le autorizzazioni a partire da settembre. Il governo sta anche allentando le politiche sui costruttori edili, dopo che gli sforzi per ridurre l’indebitamento avevano creato una crisi di liquidità per il settore. Sul fronte macroeconomico, poiché la catena di approvvigionamento nazionale è rimasta solida e non c’è stata alcuna forma di helicopter money, l’inflazione è contenuta, consentendo il mantenimento di una politica fiscale e monetaria accomodanti. Le tensioni geopolitiche tra Cina e Stati Uniti si sono stabilizzate. A novembre, il Presidente cinese Xi Jinping e il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden si sono incontrati faccia a faccia per la prima volta nel tentativo di ristabilire un rapporto di collaborazione. Inoltre, a settembre gli ispettori del Public Company Accounting Oversight Board (PCAOB) statunitense sono stati finalmente autorizzati dall’autorità di regolamentazione cinese a verificare i documenti degli ADR a Hong Kong e si sono dichiarati soddisfatti delle loro revisioni iniziali, alleviando in modo significativo il rischio di delisting dal mercato azionario statunitense delle società cinesi.Tutti questi sviluppi suggeriscono che il presidente Xi Jinping, come altri leader cinesi dopo Deng, stia adottando un approccio pragmatico per bilanciare la stabilità sociale con la crescita economica. Sebbene in ottobre si sia registrato un forte panico sui mercati dopo la rielezione di Xi per un terzo mandato, senza precedenti, al Congresso del Partito Comunista, finora l’allarme sembra rientrato.Sulla base delle nostre ricerche, le società che beneficiano della riapertura della Cina e della crescita esponenziale di qualità a lungo termine potrebbero rappresentare una combinazione vincente per gli investitori azionari cinesi nel 2023. Anta Sports, Suofeiya e Focus Media presentano tutte queste peculiarità, grazie a una leadership in settori come l’abbigliamento sportivo, l’arredamento su misura e la pubblicità, grazie alla loro costante innovazione e alla loro presenza sul mercato in continua crescita. Tencent, colosso dell’economia del Dragone, combina il dominio del Paese nei videogiochi, nei pagamenti e nelle piattaforme di social media. La crescita e il sentiment sono stati frenati per due anni da un ambiente normativo difficile, dalla debolezza dei consumi e dalla crisi del settore tecnologico. Riteniamo che la normalizzazione nell’approvazione delle licenze per videogame, il miglioramento del sentiment dei consumatori e le prospettive ottimistiche per gli investimenti tecnologici cinesi dovrebbero contribuire a un 2023 e a una prospettiva a lungo termine positivi. La monetizzazione della sua piattaforma di video brevi darà un’ulteriore spinta.
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Variati, interrogazione urgente alla Commissione Europea su Covid e Cina
Posted by fidest press agency su sabato, 31 dicembre 2022
L’europarlamentare PD chiede l’adozione di misure comuni per il blocco europeo dopo l’esplosione dei casi in Cina: “L’Europa agisca insieme” Nell’interrogazione, Variati chiede alla Commissione come sta coordinando le diverse misure di emergenza messe in atto dagli Stati Membri, e se ritiene che la mancanza di dati trasparenti provenienti dalla Cina sulla diffusione del virus e delle nuove varianti non sia sufficiente per attivare immediatamente a livello europeo il cosiddetto “freno di emergenza”, cioè il meccanismo con cui uno Stato membro può sospendere urgentemente e temporaneamente tutti i viaggi in entrata di cittadini extracomunitari, provenienti da paesi extra UE m, qualora la situazione epidemiologica sia peggiorata rapidamente e, se venga rilevata una variante del virus di particolare preoccupazione. “Nelle ultime settimane la situazione cinese ha conosciuto una rapida escalation – commenta ancora Variati – soprattutto dopo che le autorità hanno cancellato la politica del ‘Covid Zero’, anche sull’onda delle proteste di piazza, e riaperto i viaggi all’estero senza limiti. Non abbiamo numeri ufficiali, e anche dall’OMS ci aspetteremmo di più su questo fronte, ma le stime di alcune agenzie europee parlano di decine di milioni di contagiati in Cina in questo momento. I rischi di nuove varianti, che potrebbero diffondersi anche in Europa, non devono essere trascurati. L’Unione deve parlare con una voce sola”.
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Situazione in Cina e intervento del ministro Schillaci
Posted by fidest press agency su giovedì, 29 dicembre 2022
“Considerata la situazione in Cina, il ministro Schillaci in maniera rapida e tempestiva, è intervenuto con gli strumenti giusti e opportuni per limitare il diffondersi di un nuovo contagio, sottoponendo tutti i passeggeri provenienti dalla Cina al tampone. Ha, giustamente, altresì sottolineato e ribadito quanto sia importante che l’iniziativa sia presa dagli altri paesi europei. Auspico che questa situazione non venga strumentalizzata da nessuna forza politica. La salute dei cittadini deve essere interesse primario di tutti e per tutti”. Lo ha detto l’esponente di Fratelli d’Italia in Commissione Affari Sociali alla Camera, Marta Schifone.
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La Cina rimette in gioco un’ulteriore forma di sostegno all’Europa
Posted by fidest press agency su lunedì, 26 dicembre 2022
A cura di Paul Grainger, Head of Global Fixed Income & Currency, e James Bilson, Fixed Income Strategist, Schroders. Nelle ultime settimane gli operatori di mercato sono stati colti di sorpresa dalla rapidità del cambiamento di strategia anti Covid in Cina, dove si notano molti segnali di un allontanamento dallo zero-Covid più rapido di quanto previsto. Inoltre, sono state adottate gradualmente misure di sostegno per il settore immobiliare, un motore cruciale della crescita in ogni economia, ma soprattutto in Cina. Permane tuttavia un elevato grado di incertezza sia sulla velocità sia sulla portata del cambiamento della politica cinese nei confronti della pandemia e del settore immobiliare nella prima metà del 2023. Considerando il sentiment molto negativo e la scarsa performance dell’anno scorso degli asset legati al ciclo economico cinese (come i mercati valutari asiatici), riteniamo che ci sia poco margine per sorprese positive per gli investitori. Siamo più ottimisti sulle commodity e sulle valute asiatiche selettive. Vale la pena notare, tuttavia, che qualsiasi miglioramento delle prospettive della Cina apporterebbe un beneficio significativo anche all’Europa. Infine, continuiamo a temere che la velocità e l’entità delle politiche di inasprimento a livello globale abbiano ripercussioni sulle economie in cui il debito delle famiglie e il rapporto tra prezzi delle case e reddito sono elevati. Ciò potrebbe comportare una minore capacità delle Banche Centrali di queste economie di inasprire le politiche prima che le vulnerabilità dei consumatori e del mercato immobiliare le facciano deragliare.Riteniamo che ciò offra significative opportunità di valore relativo, per essere lunghi su base cross-market sulle obbligazioni dei Paesi più vulnerabili (Svezia, Canada, Regno Unito) rispetto a quelli meno esposti (Stati Uniti ed Europa), o in alternativa per essere corti sulle valute di questi Paesi più vulnerabili. Nel complesso, il 2022 si è rivelato un anno difficile per i mercati dei capitali, ma la sofferenza del mercato ha portato a un aumento dei rendimenti e a un contesto molto interessante per il reddito fisso dal punto di vista delle valutazioni. Come sempre, il tempismo è fondamentale. Una volta che gli operatori di mercato inizieranno a dare meno peso all’inflazione – per le ragioni sopra citate – e a confrontarsi con il deterioramento del contesto di crescita, si realizzerà un ottimo potenziale di rendimento in tutti i mercati globali del reddito fisso. In effetti, i maggiori segnali di disinflazione e la minaccia dell’inflazione che si allontana sono esattamente ciò che gli investitori obbligazionari hanno bisogno di vedere. Inoltre, ci aspettiamo che la volatilità delle obbligazioni si riduca con la maturazione dei cicli di rialzo, il che sarà accolto con favore dagli investitori.
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La Cina è sempre più protagonista
Posted by fidest press agency su venerdì, 23 dicembre 2022
Di Mario Lettieri e Paolo Raimondi. La recente visita del presidente cinese Xi Jinping in Arabia Saudita, con i suoi riverberi commerciali e politici, dimostra, ancora una volta, che la strategia unipolare americana di isolare i potenziali sfidanti e avversari, con l’avallo di un’Europa miope, non funziona. La Cina ha siglato importanti accordi di fornitura di petrolio e di gas. E non solo. Negli incontri di Riyad ha rinforzato la partenership e la cooperazione con i Paesi del Golfo produttori di petrolio e con quelli della Lega Araba. Per questa ragione si è parlato di una visita storica.La prospettiva, naturalmente, è di far arrivare in queste regioni e nel Mediterraneo la nuova Via della seta, la Belt and Road Initiative (Bri) con tutti i suoi progetti infrastrutturali, tecnologici e industriali. Cina e Arabia Saudita hanno firmato un memorandum per coordinare le iniziative economiche della succitata Bri con il programma saudita “Vision 2030” di sviluppo industriale e manifatturiero. Gli accordi prevedono la cooperazione nei settori spaziali, nucleari, missilistici, delle nuove energie come l’idrogeno, e delle grandi infrastrutture tra cui la costruzione di “Neom”, una città super moderna da 500 miliardi di dollari. Tra i contratti firmati vi è quello con Huawei, il gigante delle telecomunicazioni, che, nonostante l’opposizione americana, ha già degli accordi per la rete 5G con quasi tutti i Paesi del Golfo.E’, quindi, naturale che la Cina abbia proposto di utilizzare lo yuan nei pagamenti per le forniture di energia e più in generale per gli scambi commerciali. Per i prossimi anni la Cina avrà bisogno di importare, non solo dalla Russia, grandi quantità di petrolio e di gas. D’altra parte, il 72% del petrolio e il 44% del gas consumati in Cina sono importati.Nel 2021 il commercio tra Cina e Arabia Saudita è stato di 87,3 miliardi di dollari, con un aumento del 30% rispetto all’anno precedente. Di questi, 44 miliardi sono per il petrolio. Il 25% del petrolio saudita va verso la Cina. Si noti che nel 2021 l’Arabia Saudita era già il primo esportatore di petrolio in Cina, davanti alla Russia. Del resto i rapporti economici con la Cina sono in crescita da tempo. Nel 2010 la China Railway Construction Corp. ha costruito una ferrovia di oltre 18 km per trasportare i pellegrini alla Mecca. Più recentemente è stato siglato un accordo di lungo termine sull’energia tra la Sinopec e l’Aramco, le rispettive compagnie petrolifere nazionali. In uno studio del Ministero degli esteri cinese “China-Arab cooperation in the new era” si propongono una cooperazione monetaria con le banche centrali della regione e l’uso delle monete nazionali nei pagamenti. Dell’utilizzo dello yuan se ne parla da anni. Nel 2018 i cinesi hanno introdotto contratti petroliferi in yuan nel tentativo di internazionalizzare la loro moneta. I sauditi considerano di includere contratti future denominati in yuan nei modelli di formazione del prezzo del petrolio dell’Aramco. La supremazia del dollaro rimane, ma fortemente indebolita. Esso è usato nell’80% del commercio mondiale del petrolio. Tutto il petrolio saudita è ancora commerciato in dollari. Nelle riserve monetarie di Riyad vi sono più di 120 miliardi di dollari in Treasury bond americani. Non di meno, è opportuno notare che, dall’inizio del 1990, le importazioni Usa di petrolio dall’Arabia Saudita si sono ridotte a un quarto. Molti Paesi, anche alcuni tra gli alleati degli Usa, sono stati fortemente colpiti dal fatto che il sistema finanziario basato sul dollaro sia stato usato come arma di guerra nelle sanzioni contro la Russia, facendo venir meno la certezza di garanzia e di sicurezza.E’ ancora aperta, ma forse per poco, la “window of opportunity”, cioè la possibilità di riorganizzare l’intero sistema economico, monetario e commerciale globale su una base moderna e più equa. E’ necessario però, che gli Usa abbandonino la pretesa primazia unilaterale per preparare con le altre nazioni, a cominciare dai Paesi del Brics, un nuovo Accordo di Bretton Woods. Tale necessità ci sembra sempre più urgente. L’Europa potrebbe avere un ruolo centrale in tale iniziativa multilaterale. Lo ripetiamo da tempo: il ruolo dell’Europa non può essere ancillare rispetto agli Usa. Ha tutte le carte in regola per essere protagonista attivo nella realizzazione di un nuovo assetto, multipolare, del mondo. Altrimenti, le tensioni geoeconomiche e geopolitiche potrebbero acuirsi a tal punto da rendere possibile un conflitto catastrofico. Mario Lettieri già sottosegretario all’Economia e Paolo Raimondi economista.
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Tutti gli uomini del Presidente: investire nella Cina di Xi Jinping
Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 novembre 2022
A cura di Lan Wang Simond, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management. Dal suo ingresso nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, nel 2001, il Paese ha raddoppiato il suo PIL pro capite ogni otto anni, triplicato la spesa per ricerca e sviluppo ed è diventato leader mondiale nella tecnologia ambientale, 5G e intelligenza artificiale. C’è quindi una concreta possibilità che diventi la principale economia globale entro la fine del decennio. Tutto ciò non sarebbe stato, probabilmente, possibile senza la sua squadra di riformatori, che ha svolto un ruolo di primo piano nella trasformazione del Paese. Gli avvenimenti più recenti, però, suggeriscono che potrebbe essere necessario rivedere le aspettative: la seconda economia più grande al mondo sembra ora avere in mente un percorso diverso. Disinvestire è un’opzione allettante: molti investitori potrebbero giungere alla conclusione che, con una gestione dell’economia sempre più centralizzata e sempre meno trasparente, in futuro la volatilità dei mercati finanziari cinesi sarà ritenuta troppo elevata, indipendentemente dai rendimenti che potrebbero generare. Inoltre, la probabile estensione delle politiche che di recente hanno frenato la crescita (strette normative su grandi società ad alta redditività e controllo inefficace del mercato immobiliare in difficoltà) non è certamente una ricetta per gli investimenti di successo. Resta poi aperta la questione su come e quando Pechino deciderà di archiviare la politica zero-Covid. Ma esiste un’alternativa all’uscita dalla Cina. La strada più sensata per gli investitori potrebbe essere quella di allineare le proprie partecipazioni alle priorità a lungo termine del governo cinese. Questa è la nostra posizione di default, in quanto riteniamo che la Cina sia troppo estesa e troppo profondamente radicata nel sistema economico-finanziario globale per poter essere ignorata. In pratica, si tratterebbe di allocale il capitale nelle società che operano in settori ritenuti strategici da Pechino. In cima alla lista si trova il settore dell’energia pulita, il cui sviluppo è considerato prioritario dal governo. Gli analisti prevedono che, nei prossimi anni, la crescita degli utili tra le aziende operanti nel settore delle energie rinnovabili supererà di gran lunga quella della maggior parte delle altre aziende. È inoltre significativo il fatto che il presidente Xi abbia utilizzato la platea del Congresso del Partito Comunista per ribadire l’impegno della Cina a raggiungere le zero emissioni nette entro il 2060. Un altro settore che offre un buon potenziale di investimento è la sanità, nel quale la Cina sta diventando rapidamente competitiva. Dalle università del Paese escono ogni anno circa 4,7 milioni di ingegneri e questo rappresenta senza dubbio un grande vantaggio nello sviluppo di tecnologie complesse, come la biotecnologia, le scienze biologiche e la chirurgia robotica. Inoltre, se il governo riuscisse a spostare il baricentro dell’economia dalle esportazioni ai consumi interni, i tempi potrebbero rivelarsi eccezionalmente fertili per le società cinesi di beni di consumo e del settore finanziario. A complicare ulteriormente le cose si aggiunge la scarsità di dati affidabili. Da quando Xi è al potere, la Cina ha ridotto di circa tre quarti il numero delle statistiche economiche pubblicate, il che rende necessario per gli investitori una comprensione molto più approfondita della politica cinese, impresa estremamente complessa per chi non dispone di risorse sul campo.Ad ogni modo, è altrettanto chiaro che la Cina non può sperare di raggiungere i suoi obiettivi senza capitale estero. Il suo crescente deficit fiscale (attualmente pari a 1.000 miliardi di dollari) e le sue ambizioni industriali sono un forte incentivo a tenere aperta la porta agli investimenti internazionali. Gli investitori esteri, quindi, vedranno ancora emergere nuove opportunità. Ciò significa che la Cina (le sue azioni, le sue obbligazioni e la sua valuta) dovrebbe rimanere una costante di ogni portafoglio di investimento globale. (abstract fonte: http://www.bc-communication.it
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La Cina dopo il Congresso
Posted by fidest press agency su venerdì, 4 novembre 2022
Nei giorni scorsi si è consumato il grandioso rito liturgico con il quale il Partito Comunista Cinese, ogni cinque anni, celebra e definisce i propri assetti di potere e gli indirizzi di governo. Le autocrazie, i poteri totalitari chiusi al controllo esterno, impermeabili all’azione di sindacato delle opinioni pubbliche emanano un costante senso di oppressione, ma non si può negare esprimano anche un fascino perverso quando si tratta di decifrarne i riti sulfurei nei quali si sforzano di avvolgere e dissimulare l’eterno gioco del potere. Cosi è da sempre per il Congresso del PCC, l’appuntamento politico più atteso in Cina. Oltre duemila delegati confluiscono al centro dell’Impero, a Pechino, e nel tempio rappresentato dalla grande Sala del Popolo disegnano (anzi, i più ascoltano) “le magnifiche sorti e progressive “del Dragone, ma soprattutto inscenano la crudele partita delle purghe e delle promozioni relative al ristrettissimo novero degli slot chiave del sistema politico cinese. Questa volta, poi, l’attesa era carica di significati ulteriori. Da un lato, infatti, il Congresso era chiamato a vivere e a sancire uno dei momenti di più eclatante torsione e contraddizione di un regime che si vuole collettivista: la concessione di un inedito storico terzo mandato da segretario generale al leader Xi Jinping, rielezione che lo trasfigura in una sorta di Imperatore, di certo la guida del paese più potente dai tempi di Mao. Dall’altro lato, le assise di Pechino erano attese quest’anno come una sorta di momento di scongelamento di una Cina, culla del Covid, che appare da inizio pandemia come ibernata tra continui lockdown ed un’economia per la prima volta stagnante. Le risposte sono in fieri, ovvio, ma noi abbiamo cominciato a raccontarvi e proporvi una manciata di ipotetiche risposte. Dalla politica estera, dove tanti si aspettano l’avvio di una vera mediazione sul conflitto ucraino, mentre la prima, insidiosa mossa pare piuttosto quella dell’allargamento del gruppo dei BRICS e della sua trasformazione in una sorte di potente OPEC delle materie prime, a guida ovviamente cinese, al rebus dell’economia, intrecciato a doppio filo con la politica del “Covid zero”. Cosa si cela dietro la sempre più marcata avarizia cinese nel fornire dati sulla propria economia? Un forte rallentamento, certo, al quale, però, il Congresso fornisce a posteriori spiegazione e copertura ideologica: la prima priorità di una Cina sempre più arroccata e chiusa non è più la crescita, ma la sicurezza nazionale.Ma cosa accadrà all’economia globale quando, immolando sull’altare della necessaria ripartenza dell’economia uno Speranza con gli occhi a mandorla, i lockdown verranno rimossi? Ancora: la centralità assegnata alla sicurezza quali riflessi avrà sulla doppia sfida con gli USA, quella tecnologica (semiconduttori su tutto) e quella militare (Taiwan)? Se vi interessa un abbozzo di risposte (alcune anche inquietanti) a questo affascinante groviglio di interrogativi, vi aspettiamo come sempre su tutte le piattaforme di podcast e, per l’occasione, vi proponiamo anche un po’ di bibliografia. Per altre domande e altre risposte sul pianeta Cina. (abstract) Fonte: Economia per Tutti by PianoInclinato Italia, Europa Pianeta Terra.
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