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Posts Tagged ‘pazienti’

Codacons contro le lunghe liste d’attesa che costringono i pazienti a rivolgersi ai privati per potersi curare

Posted by fidest press agency su martedì, 7 Maggio 2024

“Le strutture accreditate esterne della specialistica da tempo chiedono un ampliamento dell’aggregato per rendere tutte le prestazioni che i cittadini siciliani richiedono. Chiediamo un ulteriore incremento di spesa, essendo sottostimato il fabbisogno sul territorio, rischiando ogni fine mese di rinviare i pazienti con esenzioni alle erogazioni a pagamento delle prestazioni in Sicilia”.A sostenerlo sono i rappresentanti della Confederazione sindacati accreditati – a cui aderiscono nove sigle sindacali, in rappresentanza del sessanta percento delle strutture regionali sanitarie accreditate della Sicilia – attraverso una informativa firmata dal presidente Anna Lo Presti, dal segretario regionale Salvatore Pizzuto e dal coordinatore Pietro Miraglia.Gli accreditati convenzionati sono circa 1700 strutture possono erogare in modo capillare ai cinque milioni di cittadini le prestazioni richieste.“La nostra rappresentanza sindacale – continuano da Csa – sarà presente mercoledì 8 maggio alla convocazione dell’assessore alla Sanità Giovanna Volo, chiederemo che l’aggregato sia più ampio per evitare di interrompere le prestazioni per i budget insufficienti a coprire l’intero mese con il rischio delle liste d’attesa. Inoltre ci proponiamo come strutture del territorio che assieme al pubblico possono presentare dei progetti sulla prevenzione. Siamo convinti che si potrà arrivare ad un accordo per assicurare la giusta assistenza ai siciliani”.“All’assessore Volo – concludono i sindacalisti Csa – chiederemo che l’aggregato sia sufficiente per coprire le prestazioni necessarie per la salute dei siciliani ed evitare di interrompere le prestazioni per i budget insufficienti a coprire l’intero mese con il rischio delle liste d’attesa, facciamo ancora una volta presente che non ci siamo mai sottratti a dare assistenza ai siciliani rendendo prestazioni non rimborsate”.

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Gestione dei pazienti con malattie cardiovascolari e per programmare le risorse in modo più efficiente

Posted by fidest press agency su venerdì, 19 aprile 2024

Negli ultimi anni sono stati raggiunti traguardi importanti nel mondo del cardiovascolare ma resta ancora molto da fare. È questo il messaggio emerso con forza dalla Conferenza Stampa “Cardiovascular Health for All – Quali prospettive per l’Italia”, realizzata da Meridiano Cardio, la piattaforma di discussione e dialogo sulle patologie cardio, cerebro e vascolari di The European House – Ambrosetti (TEHA), in collaborazione con l’Intergruppo Parlamentare per le malattie cardio, cerebro e vascolari. Le malattie cardio, cerebro e vascolari, che rappresentano ancora oggi la prima causa di mortalità in Italia con oltre 216.000 decessi nel 2021 pari al 31% dei decessi complessivi avvenuti nel nostro Paese, sono al centro, nelle ultime settimane di un vivace dibattito parlamentare con diverse risoluzioni che evidenziano la necessità di un Piano Nazionale dedicato a queste patologie, come sta avvenendo in altri Paesi europei. Oggi queste patologie hanno impatti importanti in termini di elevate mortalità, incidenza, prevalenza, su cui incidono fattori di rischio e sindromi concomitanti – il rischio di contrarre malattie cardiovascolari, ad esempio si manifesta con una probabilità più elevata nella popolazione con malattie metaboliche (fino a 4 volte maggiore nella popolazione diabetica) – e hanno un significativo burden economico (42 miliardi di euro l’anno tra costi sanitari diretti e costi indiretti). La richiesta di un Piano, che assicura una visione unitaria e condivisa tra i vari stakeholder, va nella direzione di migliorare la gestione di questi pazienti e conseguentemente i loro risultati di salute, attraverso una serie di interventi in alcuni ambiti prioritari di intervento – Meridiano Cardio ha individuato 6 ambiti prioritari, tra cui: le attività di prevenzione primaria e secondaria e di diagnosi precoce, l’accesso all’innovazione tecnologica e farmacologica, l’aderenza terapeutica, la telemedicina e gli altri strumenti di sanità digitale, la continuità di cura tra i diversi setting assistenziali e il coinvolgimento ed empowerment del paziente.

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Aismme offre il sostegno psicologico per pazienti metabolici rari

Posted by fidest press agency su domenica, 31 marzo 2024

Aismme APS, con il Progetto Aurora rende disponibile il servizio gratuito di sostegno psicologico per pazienti rari. In presenza e da remoto, è un sostegno al di fuori delle strutture ospedaliere per le famiglie e i pazienti affetti da malattie metaboliche ereditarie e, soprattutto, per i pazienti affetti da rachitismo ipofosfatemico (XLH) e le loro Famiglie.L’ipofosfatemia legata all’X (XLH) si stima colpisca un nuovo nato ogni 60 mila, in Italia si contano circa 300 pazienti, ma sono numeri in difetto, dal momento che è difficile arrivare ad una diagnosi. È una malattia metabolica rara dell’osso con insorgenza pediatrica che produce lesioni scheletriche, anomalie a carico delle ossa, della muscolatura e delle articolazioni a causa dell’eccessiva perdita del fosforo. Chi ne è affetto soffre di forti dolori, ha difficoltà nel movimento e deve ricorrere molto spesso a interventi chirurgici e riabilitazione. La diagnosi tardiva significa un progressivo peggioramento della sintomatologia e della qualità di vita, con dolori muscolari e ossei al limite della sopportazione, continue operazioni chirurgiche agli arti, ai denti, e un grave decadimento delle condizioni fisiche e mentali. Questi pazienti e le loro famiglie hanno un forte bisogno di supporto psicologico, che alcuni Centri di cura delle malattie genetiche metaboliche offrono, ma solo in caso di Day Hospital o ricovero. Non sempre le famiglie possono permettersi a casa un sostegno psicologico personalizzato, spesso molto oneroso.Il servizio, completamente gratuito, viene effettuato da remoto o in presenza nella sede di Aismme a Verona per i pazienti afferenti il Centro Cura MME di Verona e da remoto per i pazienti XLH dovunque essi risiedano. È un supporto consolidato e apprezzato da famiglie e piccoli e grandi pazienti, che in numero sempre maggiore si affidano alla Dottoressa Sarah Carcereri, Psicologa e psicoterapeuta, formata al sostegno di famiglie e pazienti affetti da queste patologie.

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Disturbi alimentari: al lavoro in Senato su ddl per sostegno a pazienti e famiglie

Posted by fidest press agency su mercoledì, 20 marzo 2024

“Nella Giornata del Fiocchetto Lilla, dedicata a chi soffre dei disturbi della nutrizione, invio un pensiero di affettuosa vicinanza a coloro che ne sono colpiti ed a tutte le persone a loro vicine. Un problema che colpisce un numero sempre maggiore di persone, si calcola oltre 3 milioni in Italia, molti delle quali purtroppo in età adolescenziale. Una prima risposta arriverà dal disegno di legge che stiamo preparando in queste settimane in Senato, finalizzato a garantire maggiore tutela nei confronti dei pazienti affetti da disturbi psichiatrici con particolare attenzione ai problemi legati al comportamento alimentare. Il dibattito, già avviato nella X Commissione del Senato, darà presto frutti concreti per garantire sostegno a chi si trova in questa situazione di difficoltà, i pazienti ma anche le rispettive famiglie, soprattutto con riferimento a episodi di disturbi sviluppati a seguito di condotte istiganti da parte di soggetti terzi. Giova ricordare che i disturbi del comportamento alimentare possono giungere a determinare effetti invalidanti, tali da compromettere il funzionamento personale e sociale dell’individuo e da impattare anche il suo sistema familiare. Il provvedimento legislativo in itinere rappresenta quindi un passo concreto ed importante per chi, come noi, crede che la politica non debba mai perdere di vista la cura della persona. La nostra azione di governo con Giorgia Meloni si caratterizza anche proprio per questo”. Lo dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia, Paola Mancini.

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Individuate specifiche alterazioni metaboliche nel cervello dei pazienti schizofrenici

Posted by fidest press agency su giovedì, 14 marzo 2024

La schizofrenia è uno dei più gravi disturbi psichiatrici, e molte sono ancora le lacune nelle conoscenze sui meccanismi che ne sono alla base. Una ricerca dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS), ha ora identificato specifiche alterazioni metaboliche associate a questa patologia, offrendo nuove prospettive verso la sua comprensione.La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Schizophrenia, è stata incentrata sull’analisi di una complessa serie di reazioni chimiche, la cosiddetta “via delle chinurenine”. In particolare, analizzando campioni di cervelli umani autoptici, si è visto che gli individui affetti da schizofrenia presentavano variazioni significative nei livelli di alcuni metaboliti rispetto a persone sane (controlli).“I nostri risultati – dice la dottoressa Giovanna D’Errico, I.R.C.C.S. Neuromed – ci indicano aumenti specifici nei livelli di quasi tutti i metaboliti della via delle chinurenine nella corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC), una regione del cervello associata a funzioni cognitive importanti. Dobbiamo evidenziare come queste alterazioni siano presenti indipendentemente da fattori come l’età, il sesso, la durata della malattia o il trattamento farmacologico, e questo ci suggerisce che le variazioni potrebbero essere intrinsecamente legate alla patologia schizofrenica forse in conseguenza di un processo neuroinfiammatorio, piuttosto che a fattori esterni”.Considerando che studi precedenti hanno evidenziato come alcuni dei metaboliti studiati possano essere misurati anche nel sangue, le alterazioni nei loro livelli potrebbero diventare importanti indicatori per la diagnosi della schizofrenia e per il monitoraggio nel corso della malattia.“Dobbiamo anche sottolineare – commenta il professor Giuseppe Battaglia, Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia, Università Sapienza, Roma – come questa ricerca, oltre a fornire potenziali indicatori di malattia, aggiunga conoscenze importanti che potranno aprire la strada a ulteriori indagini sulla possibile connessione tra alterazioni metaboliche della via delle chinurenine e la schizofrenia. L’obiettivo è puntare a strategie terapeutiche più mirate ed efficaci”

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I pazienti cardiopatici sono pronti a ricevere un trattamento personalizzato in base alle loro informazioni genetiche e sanitarie

Posted by fidest press agency su mercoledì, 14 febbraio 2024

Sophia Antipolis. Durante un incontro a Utrecht, nei Paesi Bassi, è stato avviato un progetto innovativo che utilizza l’intelligenza artificiale (AI) per personalizzare le terapie per i pazienti con malattie cardiovascolari. Il progetto NextGen ha ricevuto 7,6 milioni di euro dal programma Horizon Europe dell’UE e sarà realizzato da un consorzio di 21 membri, tra cui la Società Europea di Cardiologia (ESC). 1 Le malattie cardiovascolari (CVD) sono la principale causa di morte a livello globale, con quasi 18 milioni di decessi ogni anno. 2 Nell’UE, le malattie cardiovascolari sono responsabili di circa un decesso su tre. 3 La CVD ha un prezzo elevato e si stima che costi all’UE 282 miliardi di euro all’anno, pari al 2% del PIL europeo. 4 Le CVD hanno un impatto negativo anche sugli individui, spesso portando a disabilità, assenza dal lavoro, pensionamento anticipato e assenteismo.La medicina personalizzata, in cui la prevenzione e il trattamento delle malattie sono adattati al corredo genetico e alle informazioni sanitarie uniche di un individuo, promette di spostare il quadrante sull’onere delle malattie cardiovascolari. Ora è il momento di sfruttare il potenziale del trattamento personalizzato. Le informazioni genetiche sono più facilmente disponibili che mai poiché il costo delle analisi di laboratorio continua a diminuire e le tecniche di intelligenza artificiale all’avanguardia consentono di combinare grandi quantità di dati in tempi record.NextGen trarrà vantaggio da queste tendenze riunendo organizzazioni di ricerca clinica, università, piccole e medie imprese (PMI) e associazioni professionali per integrare più fonti di dati sulle singole persone. Questo lavoro è complesso a causa dei requisiti di privacy e governance dei dati, della presenza di molteplici standard in tutta Europa, dei diversi formati di dati e dell’enorme volume di informazioni.Il primo passo sarà quello di mappare le iniziative già in corso per garantire che il progetto sia davvero innovativo e soddisfi un bisogno insoddisfatto. I membri del consorzio svilupperanno quindi nuovi strumenti per unire diversi tipi di dati in un modo sicuro che tuteli la privacy individuale e consenta di utilizzare le informazioni nella ricerca. L’efficacia dei metodi per rimuovere gli attuali ostacoli all’integrazione dei dati nella CVD sarà dimostrata in studi pilota nel mondo reale.Il lavoro integrerà l’iniziativa 1+ Million Genomes, che mira a consentire un accesso sicuro alla genomica e ai dati clinici in tutta Europa, e allo European Health Data Space, un quadro di governance della Commissione europea per lo scambio, l’uso e il riutilizzo sicuri dei dati sanitari. .Il membro del consorzio, il professor Panos Deloukas della Queen Mary University di Londra, Regno Unito, ha dichiarato: “Questa è un’enorme opportunità e una sfida che abbiamo nel costruire gli strumenti giusti che ci consentiranno di unire i dati dei pazienti CVD in tutta Europa e implementare la medicina di precisione per migliorare l’assistenza sanitaria cardiovascolare”.Il coordinatore del progetto, il professor Pim van der Harst del Centro medico universitario di Utrecht, nei Paesi Bassi, ha dichiarato: “Non esistono due persone esattamente uguali, quindi è logico che ogni persona abbia bisogno di una strategia leggermente diversa per ottimizzare la propria salute. La medicina personalizzata è, quindi, la via da seguire per prevenire le malattie cardiache, accelerare la diagnosi e monitorare e curare le persone affette da malattie cardiovascolari. Per sviluppare terapie personalizzate, dobbiamo raccogliere quante più informazioni possibili sugli individui, ed è qui che entra in gioco NextGen. L’immagine unica che generiamo costituirà quindi la base per migliorare la salute e il benessere cardiovascolare”.

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Nutrizione artificiale: a Torino presentata la Carta dei diritti dei pazienti

Posted by fidest press agency su mercoledì, 24 gennaio 2024

Torino La nutrizione artificiale è stata riconosciuta come uno strumento terapeutico insostituibile che migliora il decorso clinico e la prognosi di numerose malattie e ne riduce la morbilità e la mortalità. Le persone che necessitano di nutrizione artificiale, che può essere fornita tramite sondino naso-gastrico, naso-enterico, peg o alimentazione parenterale (intravenosa), hanno diritti specifici che devono essere riconosciuti per garantire loro benessere e dignità. La Carta dei diritti delle persone in nutrizione artificiale rappresenta la mappatura dei bisogni dei pazienti in Italia e contempla il diritto ad una adeguata alimentazione, alla dignità e rispetto, all’autonomia e al consenso informato, alla libera scelta, all’educazione e formazione, alla diagnosi tempestiva, all’assistenza e alle cure di qualità, alla nutrizione artificiale domiciliare e alla partecipazione attiva. In Piemonte in parte ci sono già risposte nelle normative e nei PDTA ed è una regione virtuosa sulla nutrizione artificiale – è la prima e unica in Italia ad aver riconosciuto l’insufficienza intestinale come malattia rara e ad aver predisposto reti e centri adeguati alle esigenze di questi pazienti – però ci sono alcuni pazienti su cui ancora bisogna lavorare che si possono riassumere in un decalogo sulla nutrizione artificiale. La Carta dei Diritti in nutrizione artificiale e il decalogo sulla nutrizione artificiale sono presentati oggi nel corso dell’evento “La carta dei diritti dei pazienti in nutrizione artificiale. Quando la nutrizione è la medicina”, organizzato da Motore Sanità e da A.N.N.A. – Associazione Nazionale Nutriti Artificialmente, con il patrocinio di AOU Città della Salute e della Scienza di Torino e ASL Città di Torino e il contributo incondizionato di Sapio Life, Nestlè Health Science e Io Sano-Nutrire con cura. In Italia ci sono 94 Centri per la Nutrizione artificiale, mediamente uno ogni 625.000 abitanti; secondo le stime sono decisamente pochi e mal distribuiti sul territorio nazionale sia tra regioni sia all’interno della stessa regione. Il primato positivo è in Piemonte che oggi ha il numero maggiore di unità e offre la migliore copertura per la popolazione. Con la Legge regionale n. 39 del 18 aprile 1985 “Norme per la sperimentazione della nutrizione parenterale a domicilio” il Piemonte ha avviato un percorso, oggi quasi quarantennale, di inquadramento normativo sulla nutrizione artificiale a domicilio (Nad). È stata attuata gradualmente una rete di strutture di Dietetica e Nutrizione Clinica funzionale alla presa in carico dei pazienti e all’attuazione di un’assistenza nutrizionale di eccellenza, fino all’attuale configurazione di 15 strutture operative regionali, delle quali 13 attive sul paziente adulto e 2 dedicate all’età pediatrica. Questi i dati piemontesi: la nutrizione parenterale domiciliare per insufficienza intestinale cronica benigna viene trattata per gli adulti presso la Città della Salute e della Scienza, unico centro di riferimento, e dall’OIRM per i pazienti pediatrici. Da inizio attività (1985) sono stati trattati circa 550 pazienti adulti; a dicembre 2023 sono stati 143 in trattamento attivo in regione; i totali afferenti al Centro erano 160 (comprese altre regioni), 184 complessivi in trattamento nell’anno solare; per quanto riguarda i pazienti pediatrici, da inizio attività (1989) sono stati trattati circa 130; a dicembre 2023 erano 28 in trattamento attivo in regione, di cui uno residente in altra regione.La nutriziona parenterale domiciliare per pazienti oncologici registra circa 48.500 giornate di trattamento/anno pari a una media di 145 pazienti in trattamento al giorno, in carico ai 15 centri di riferimento regionali.La nutrizione enterale per sonda (PEG, digiunostomie o, più raramente, sondini naso-gastrici) per disfragia post-patologie neurologiche vasacolari o degenerative, malnutrizione severa, esiti di patologie oncologiche (prevalentemente tumori otorinolaringoiatrici e gastro-intestinali), registra circa 547.000 giornate di trattamento/anno pari a una media di 1.500 pazienti in trattamento al giorno in carico ai 15 centri di riferimento regionali. Infine, la nutrizione artificiale per OS con assunzione di ONS (Oral Nutritional Supplements, supplementi nutrizionali orali) e/o di addensanti di acqua e altri liquidi per disfagia e/o malnutrizione di varia origine conta circa 12.500 pazienti in trattamento in regione Piemonte giornalmente. (Fonte Motore Sanità)

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“Svolta nel trattamento dei pazienti adulti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio avanzato ALK+”

Posted by fidest press agency su venerdì, 19 gennaio 2024

Milano mercoledì 24 gennaio alle ore 11:00 Sala Stampa Nazionale Via Cordusio, 4.Un’occasione per fare il punto su questa neoplasia, con registra una maggiore incidenza in pazienti più giovani (sotto i 50 anni) preferenzialmente – ma non esclusivamente – non fumatori, con un’alta incidenza di metastasi cerebrali al basale (fino al 40% ), la cui malattia risponde molto meno ai regimi chemioterapici standard, anche in occasione dell’arrivo di lorlatinib come monoterapia anche in prima linea. Interverranno il Prof. Filippo de Marinis , Direttore Divisione di Oncologia Toracica e Vicedirettore Programma Polmone IEO_Istituto Europeo di Oncologia, e la Prof.ssa Silvia Novello , Ordinario di Oncologia Medica Università degli Studi di Torino e Responsabile SSD Oncologia Polmonare AOU San Luigi Gonzaga (Orbassano ), Presidente WALCE Onlus – Women Against Lung Cancer In Europe, e Biagio Oppi, Direttore Comunicazione di Pfizer Italia.

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Sono oltre 2,5 milioni i pazienti affetti da demenza

Posted by fidest press agency su mercoledì, 13 dicembre 2023

Di cui oltre 1 milione e mezzo da deficit cognitivo. Le famiglie e i malati chiedono risposte e soprattutto attenzione. È quanto emerge da una survey del Centro Studi di Senior Italia FederAnziani condotta su oltre 2.080 partecipanti. Sono 40% uomini e 60% donne il campione rappresentativo utilizzato. E-MemoryCare è la nuova metodica non farmacologica che risponde al problema ponendosi l’obiettivo di contrastare il deterioramento delle facoltà cognitive e salvare, così, il benessere psico-fisico dell’anziano. Attraverso un’apposita piattaforma innovativa e all’avanguardia, il paziente ha accesso ad una serie di esercizi mirati, che puntano a potenziare differenti aree del cervello e contrastano l’insorgere e il progredire della demenza. È promossa da Senior Italia FederAnziani, con la collaborazione di ASI (Associazioni Sportive Sociali Italiane) e Vitattiva. L’iniziativa entra nel vivo in queste settimane con il coinvolgimento per uno screening gratuito di 5.000 pazienti effettuato nei Centri Medici Santagostino psiche di Milano, mentre a Roma e provincia, altri 5.000 saranno effettuati nei Centri Diagnostici del Gruppo Artemisia Lab. In totale si vuole raggiungere l’obiettivo di 10.000 persone per far emergere l’eventuale patologia. Un’iniziativa unica nel suo genere che vuole rappresentare un sostegno certificato per famiglie e caregiver, e assicurare risparmi all’intero Comparto Sanitario Nazionale.Per prenotare lo screening a Roma il numero telefonico è 320 232 1585 Per prenotare lo screening a Milano il numero telefonico è 02 897 01805. Dallo studio, inoltre, emerge che il 60% degli intervistati ha già avuto casi di demenza tra parenti e amici, e l’impatto psicofisico nella famiglia è stato devastante e drammatico. Anche l’incidenza economica è risultata importante per il 61% dei nostri concittadini. Il 71% delle famiglie dichiara di avere molta paura di dover affrontare la gestione sia economica che psicologica di un caro affetto da demenza. Oltre l’85% della popolazione è risultata favorevole ad effettuare esami di prevenzione sia per la demenza che per il declino cognitivo. In caso di responso positivo agli esami il 72% ricorrerebbe ad un neurologo, il 40% ad associazioni di supporto, il 31% al medico di famiglia, il 22% per allo psicologo e il 18% prenderebbe in carico un aiuto a casa. Dalla survey è anche emerso che il 70% è consapevole non esistano farmaci per far regredire la malattia, il 60% non è a conoscenza dell’esistenza di metodiche non farmacologiche, e il 64% li sottoporrebbe a tali metodiche purché di costo sostenibile. Infine, l’87% dei nuclei famigliari riterrebbero importante un sostegno psicologico in caso di famigliari affetti da demenza o deficit cognitivo. “La demenza è una patologia che interessa la sfera cognitiva – spiega il prof. Alessandro Padovani, Presidente della Società Italiana di Neurologia e Direttore della Clinica Neurologica e della Scuola Specialità in Neurologia dell’università di Brescia. – E-MemoryCare agisce stimolando le aree conoscitive, affettive, sociali, comportamentali e relazionali del paziente, ritardandone così il deterioramento delle facoltà. La demenza e più in generale le patologie mentali sono ancora eccessivamente stigmatizzate dalla società e al tempo stesso sottovalutate. Come evidenzia la survey, sono necessari progetti e campagne informative in grado di aiutare concretamente pazienti e famiglie a risolvere questi problemi”. E-MemoryCare è una piattaforma digitale calibrata per adattarsi alle specifiche necessità della singola persona. È disponibile sia per il paziente che per i sanitari e renderà possibile eseguire anamnesi raccogliendo tutte le informazioni del paziente e facendo un inquadramento diagnostico. Per la prima volta anche la famiglia potrà seguire i progressi del proprio caro, e avrà uno spazio dedicato per rimanere in contatto con l’equipe medica. “Il kit che viene dato in dotazione è un Tablet – aggiunge Marianna Messina, Project manager Senior Italia, Team Leader e-MemoryCare e ideatrice della metodica. – Al suo interno è presente il software con tutto ciò che necessita per il suo funzionamento. La terapia è personalizzata sulla vita e le conoscenze del paziente, che siano riferite da lui stesso o da familiari”. E-MemoryCare si avvale del supporto di un comitato scientifico che comprende psicologi, psichiatri, neurologi, nutrizionisti, fisiatri, cardiologi, neuropsicologi ed economisti. Ha il patrocinio di SIN (Società Italiana di Neurologia), CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi), SINPF (Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia), FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), SUMAI ASSOPROF (Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell’Area Sanitaria) e FNOPI (Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche).

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Semaglutide è efficace nella riduzione dei decessi cardiovascolari anche in pazienti senza diabete

Posted by fidest press agency su sabato, 18 novembre 2023

Secondo uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, semaglutide somministrato per via sottocutanea alla dose settimanale di 2,4 mg in pazienti con malattia cardiovascolare e sovrappeso o obesità, ma senza diabete, è superiore al placebo nel ridurre l’incidenza di decesso per cause cardiovascolari, infarto miocardico non fatale o ictus non fatale. «Semaglutide ha mostrato di ridurre il rischio di eventi cardiovascolari avversi nei pazienti con diabete. Non era noto, tuttavia, se potesse ridurre il rischio cardiovascolare associato al sovrappeso e all’obesità anche in assenza di diabete» afferma Michael Lincoff, della Cleveland Clinic (USA), primo autore del lavoro. Per chiarire la situazione i ricercatori hanno arruolato 17.604 pazienti di età pari o superiore a 45 anni che avevano una malattia cardiovascolare preesistente e un indice di massa corporea (IMC) pari o superiore a 27, ma senza storia di diabete, e li hanno randomizzati a ricevere semaglutide per via sottocutanea una volta alla settimana alla dose di 2,4 mg o placebo. L’endpoint cardiovascolare primario era un composito di morte per cause cardiovascolari, infarto miocardico non fatale o ictus non fatale. La durata media dell’esposizione a semaglutide o placebo è stata di 34,2 mesi, e la durata media del follow-up di 39,8 mesi. Un evento relativo all’endpoint cardiovascolare primario si è verificato in 569 degli 8.803 pazienti (6,5%) nel gruppo semaglutide e in 701 degli 8.801 pazienti (8,0%) nel gruppo placebo. Eventi avversi che hanno portato all’interruzione permanente del farmaco o del placebo si sono verificati in 1.461 pazienti (16,6%) nel gruppo semaglutide e in 718 pazienti (8,2%) nel gruppo placebo. In un editoriale correlato, Amit Khera, dello University of Texas Southwestern Medical Center di Dallas, e Tiffany Powell Wiley, dei National Institutes of Health di Bethesda (USA), sottolineano che per i pazienti con malattia cardiovascolare aterosclerotica e sovrappeso o obesità, semaglutide si aggiunge all’elenco delle terapie consolidate per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. «Tuttavia, dobbiamo continuare ad affrontare le cause a monte dell’obesità e gli effetti a valle sulle comunità che sono più vulnerabili all’epidemia di obesità e hanno meno accesso a queste nuove opzioni di trattamento» concludono gli editorialisti. (fonte: Cardiologia33)

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I dati sanitari per dare voce ai pazienti

Posted by fidest press agency su venerdì, 17 novembre 2023

Roma, mercoledì 13 dicembre, alle ore 14.00 nella Sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale, in Piazza di Monte Citorio 125. L’evento è realizzato nell’ambito dell’edizione 2023 del progetto PATH – join our future, l’iniziativa che vede Roche e 50 Associazioni e Federazioni di pazienti collaborare per favorire la condivisione di idee ed esperienze e favorire un ruolo sempre più attivo dei pazienti nel Sistema Salute con l’obiettivo di contribuire all’evoluzione della Sanità alla luce delle due grandi rivoluzioni in atto: Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e digital health.

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Philips rivoluziona il monitoraggio dei pazienti con l’innovativo Visual Patient Avatar

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 novembre 2023

Royal Philips (NYSE: PHG, AEX: PHIA), leader mondiale nelle soluzioni tecnologiche per la salute, presenta Visual Patient Avatar, una nuova e rivoluzionaria soluzione di monitoraggio che traduce – in modo intuitivo e immediato – sotto forma di avatar sul display, i dati critici del paziente in sala operatoria. Solitamente in una sala operatoria i parametri vitali di un paziente sono visibili sui monitor attraverso tracciati e numeri che richiedono del tempo per essere interpretati, compromettendo potenzialmente la capacità dell’operatore di assorbire tutte le informazioni e prendere decisioni cliniche tempestive. Il sovraccarico di informazioni provenienti da numerosi display porta ad una scarsa consapevolezza della situazione del paziente, un problema responsabile dell’81,5% degli errori legati all’anestesia. Visual Patient Avatar è stato progettato proprio per affrontare questa sfida. Il nuovo Avatar Philips, risultato di una collaborazione con l’Ospedale Universitario di Zurigo, nasce dall’idea di due medici del Visualization Technology Research Group dell’Istituto di Anestesiologia, David Tscholl e Christoph Nöthiger, che si sono ispirati al cruscotto di un aereo durante un volo. Le compagnie aeree, infatti, utilizzano tecnologie di visione sintetica per condividere illustrazioni semplici relative agli ambienti di volo, aiutando i piloti a prendere decisioni sicure. I medici hanno ritenuto che una presentazione visiva simile dei dati dei pazienti potesse contribuire a ridurre significativamente gli errori in sala operatoria. Traducendo i dati visivi del paziente in colori, forme e animazioni, la nuova tecnologia Philips agisce sulla visione periferica, consentendo al medico di continuare a osservare il campo operatorio e visualizzare le informazioni critiche senza dover fissare costantemente il monitor. I risultati dei test condotti con Visual Patient Avatar hanno dimostrato che dopo un breve sguardo per 3 o 10 secondi del monitor, l’equipe in sala operatoria ha più che raddoppiato la quantità di segni vitali che poteva ricordare[2]. Inoltre, fissando il monitor per 10 secondi, la percezione dei segni vitali è aumentata del 57%, riducendo il carico di lavoro percepito del 12%[3]. Durante il primo utilizzo di Visual Patient Avatar, il 73% di tutte le informazioni sui segni vitali è stata identificata correttamente[4]. Attraverso il lancio di Visual Patient Avatar, Philips conferma il suo impegno nello sviluppare, attraverso l’innovazione, tecnologie per la salute volte a migliorare la qualità della vita delle persone. Questa soluzione promette di rivoluzionare il monitoraggio dei pazienti, migliorando la qualità dell’assistenza e consentendo ai medici di concentrarsi su ciò che conta di più: la salute e il benessere dei pazienti.

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“PATH – Join our future” riparte dai dati generati dai pazienti

Posted by fidest press agency su venerdì, 27 ottobre 2023

La maggioranza dei pazienti italiani ritiene che la condivisione e l’analisi dei dati sanitari possa migliorare il loro percorso di cura (75%) e aiutare le persone che convivono con la loro stessa patologia (76%) come quelle che l’affronteranno in futuro (79%). Circa l’80% degli intervistati è consapevole del fatto che i propri dati sanitari possano essere combinati ed analizzati, ma l’85% non si sente adeguatamente informato. Fra i diversi strumenti di raccolta dei dati sanitari, quello più conosciuto è il Fascicolo Sanitario Elettronico, indicato dall’82%, seguito dai Dispositivi medici indossabili (56%) e, distanziati, i Registri di Patologia (36%) e i PROs, Patient Reported Outcomes (12%). Sono alcuni dei dati che emergono dall’indagine “La conoscenza e il valore dei dati sanitari nella prospettiva del paziente” – promossa da Roche e condotta da Elma Research su un campione di 520 pazienti – presentata a Roma nell’evento di apertura dell’edizione 2023 di “PATH – join our future”, il progetto che vede Roche collaborare con 50 sigle di Associazioni e Federazioni di pazienti per ridisegnare il Sistema Salute. Il percorso di PATH, avviato nel 2021, ha condotto lo scorso anno alla generazione e presentazione alle Istituzioni di un Documento programmatico con le proposte dei pazienti per la riorganizzazione della Sanità del futuro, focalizzate su 5 temi chiave: Co-creazione, Territorio, Efficacia, Telemedicina ed Evidence Generation e Data Privacy. L’edizione 2023 si concentra sul quinto tema, relativo al valore dai dati generati dai pazienti, con l’intento di contribuire all’evoluzione del Sistema Salute attraverso l’individuazione di azioni strategiche suggerite dalle Associazioni alle Istituzioni per migliorare i percorsi di cura, la sostenibilità e l’equità del SSN attraverso la valorizzazione dell’esperienza dei pazienti. Una delle sfide principali per massimizzare il valore delle evidenze generate dai pazienti, è rappresentata dall’alfabetizzazione digitale della popolazione e degli operatori; ma le sfide riguardano anche il rispetto del diritto alla privacy e l’interconnessione e l’interoperabilità tra sistemi informativi usati nei diversi ospedali o nelle diverse Regioni, necessaria per ottenere una visione integrata ed esaustiva del percorso di cura, ma spesso non realizzata appieno, rendendo la condivisione dei dati sanitari farraginosa ed inefficace.

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La nutrizione è un problema rilevante ma ancora sottovalutato dai pazienti oncologici

Posted by fidest press agency su sabato, 23 settembre 2023

Il 71% dichiara di aver modificato la propria dieta in seguito ai trattamenti anti-cancro. Tuttavia ben otto pazienti su dieci non hanno ricevuto una valutazione nutrizionale dopo l’inizio delle cure. Solo il 36% è seguito regolarmente da un nutrizionista o da un dietologo. Il 45% ha assunto integratori alimentari e di questi malati il 16% lo ha fatto senza però alcuna prescrizione medica. Sono questi i principali dati di un sondaggio condotto da Loto Odv, l’associazione no profit che si occupa di migliorare la consapevolezza sul carcinoma dell’ovaio. E’ stata condotta su oltre 130 pazienti oncologici colpiti principalmente da tumori ginecologici e da carcinoma mammario. L’indagine viene presentata alla vigilia della quinta Giornata Mondiale “World GO Day” dove GO sta per “Ginecologia Oncologica”. Si celebra il prossimo 20 settembre in 34 diversi Paesi per un totale di oltre 60 organizzazioni sanitarie e gruppi di medici-esperti coinvolti. L’obiettivo è sensibilizzare e favorire la conoscenza circa i fattori di rischio, sintomi, nuove terapie, diagnosi precoce e strategie di prevenzione inerenti i tumori ginecologi.“Mantenere un’alimentazione corretta, sana, varia ed equilibrata è fondamentale sia per prevenire i tumori che durante il percorso di cura – sottolinea la prof.ssa Rossana Berardi, Presidente del Comitato Scientifico Loto OdV, Ordinario di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche e Direttrice della Clinica Oncologica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche -. La malnutrizione è purtroppo un fenomeno molto pericoloso e diffuso e riguarda più della metà dei malati di cancro. Sta ad indicare lo stato di squilibrio, sia per eccesso (con conseguente sovrappeso o obesità che rappresentano fattori di rischio oncologici), sia per difetto, nel caso di impoverimento delle riserve energetiche e di nutrienti che può compromettere in maniera importante lo stato di salute specie durante il percorso di cure antitumorali. Questo vale anche per i tumori ginecologici i cui percorsi di cura sono spesso lunghi e complessi”. Il cancro alla cervice uterina, ovaio, corpo dell’utero, vagina e vulva colpiscono in Italia più di 19.500 donne. A queste neoplasie sono dedicate una serie di iniziative, promosse da Loto Odv, realizzate in occasione della Giornata Mondiale. Fino al 31 ottobre in tutte le sedi Loto, attive sul territorio nazionale, ci saranno gli Open Days. Sarà possibile ricevere consulenze eredo-famigliari e visite ginecologiche gratuite su prenotazione. Si sono tenuti (e si terranno) incontri per promuovere corretti stili di vita (attività fisiche come tai chi e nordic walking etc.) e presidi informativi sulle neoplasie ginecologiche. Si svolgeranno poi eventi divulgativi e informativi sia on line che in presenza. Sulle reti del gruppo Mediaset verrà proiettato uno spot TV con la testimonial di Loto: l’attrice/cantante Serena Autieri. Domani il Palazzo del Podestà di Bologna sarà illuminato di colore viola, il simbolo dei tumori ginecologici. Nel Comune del capoluogo emiliano si terrà un seminario informativo per le dipendenti. Infine nella sede di Ancona di LOTO saranno svolti anche dei Pap Test gratuiti per la prevenzione secondaria dei tumori della cervice uterina.

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Medici di famiglia, rischio sanzioni per chi passa dati dei pazienti a gestori di piattaforme

Posted by fidest press agency su domenica, 30 luglio 2023

I medici di famiglia rischiano sanzioni pecuniarie ai sensi del regolamento europeo sulla privacy se passano dati non anonimizzati dei loro pazienti a gestori di piattaforme informatiche. Il passaggio di detti dati può realizzarsi peraltro con i medici inconsapevoli e con il gestore della piattaforma convinto in buona fede di rendere anonimi dati che invece sta solo “mascherando”. Lo afferma il Garante della Privacy che con l’ingiunzione 226 del 1° giugno scorso ha sanzionato per 15 mila euro una società titolare di un progetto internazionale di raccolta e analisi di dati clinici anonimi ‘real life’. La società con sede a Milano, tramite un produttore di gestionali oggi utilizzati da 7 mila medici di famiglia, aveva coinvolto 507 medici che scaricando un add-on al software di gestione “anonimizzavano” i dati dei propri assistiti e li inviavano ad un concentratore sito in Francia per poi riutilizzarli per ricerche. In cambio dell’adesione, i medici ricevevano:un set di informazioni sulle condizioni di salute dei propri assistiti e sull’andamento delle prescrizioni; la possibilità di accedere a report scientifici per diventare “medici ricercatori”; un contributo da 60 a 260 euro annui. Interessato da una segnalazione, il Garante ha aperto un procedimento dove la società si è difesa dichiarando che riceve solo dati anonimi, che il processo di anonimizzazione è a cura del mmg che prima informa il paziente (il quale può dire no al trattamento) poi inserisce i dati nell’add-on; l’app li anonimizza in modo da non risalire agli originali,con una modalità utilizzata anche in Uk, Spagna, Francia ed analoga ad altre usate da istituzioni italiane. La società aggiunge che è il mmg il titolare del trattamento dei dati raccolti dai suoi pazienti e deve agire in conformità ai principi del General Data Protection Regulation dell’Unione Europea mentre la responsabile è l’azienda produttrice del gestionale. Il Garante invece ha stabilito che è tutto il contrario, e la società non aveva basi giuridiche per inserirsi nei rapporti di fiducia medico-paziente come ha fatto. Il GDPR, premette il Garante, non ostacola la raccolta di real world data volti ad integrare nel mondo della ricerca fonti di dati e strumenti utili alla pratica clinica. Ma in tale raccolta si deve garantire una adeguata tutela ai diritti e alle libertà dei pazienti. Nel caso in questione la società, tramite il fornitore del gestionale, propone al mmg in cambio di benefit e gratifica un add-on volto a consentire la realizzazione di un suo progetto di miglioramento delle cure, di ricerca epidemiologica e farmacovigilanza. Per il Garante, poi, il fatto che i medici abbiano benefici economici «determina rilevanti criticità, non solo sotto il profilo civilistico, in relazione al rispetto degli obblighi di correttezza e buona fede nelle relazioni contrattuali (art. 1175 e 1375 cc), ma anche sotto il profilo della protezione dei dati personali, in particolare in relazione ai principi di liceità, correttezza, trasparenza e tutela dell’autodeterminazione informativa del paziente, in quanto determina una sostanziale intromissione della società nei rapporti giuridici tra il medico e il paziente e tra il medico e la società fornitrice del gestionale». Ma torniamo all’add-on offerto ai mmg: secondo il Garante non rende anonimi i dati ma li “pseudonimizza”. “La tecnica di k-anonimity, che consiste nel raggruppare gli interessati sulla base di specifiche combinazioni di attributi, opportunamente generalizzati, in modo che in ciascun raggruppamento siano inclusi almeno k soggetti non distinguibili tra loro, perde efficacia laddove, come nel caso in esame, a ciascun individuo sia associato un hash univoco (codice crittografico) seppur reso più complesso dalla presenza di un elemento di disturbo ignoto (salt)”. Sulla titolarità, il Garante ricorda che il mmg svolge solo trattamenti finalizzati alla cura del paziente e non gli spetta anonimizzare i dati dei pazienti a beneficio di terzi che perseguano fini propri. Secondo il Codice deontologico (articolo 11) “il medico non collabora alla costituzione, alla gestione o all’utilizzo di banche di dati relativi a persone assistite in assenza di garanzie sulla preliminare acquisizione del loro consenso informato e sulla tutela della riservatezza e della sicurezza dei dati stessi”. Il trattamento qui è svolto in assenza di idonea base giuridica. Né può basarsi sul consenso degli assistiti dei mmg ai quali sarebbe stata offerta la possibilità di dire no. “Normativa e giurisprudenza in materia di protezione dei dati personali sono costanti nel ritenere l’opt-out una forma di manifestazione della volontà inadeguata ad integrare un consenso valido, ciò con particolare riferimento ai dati inerenti alla salute, dove il consenso deve essere esplicito (e frutto di) una dichiarazione o di un’azione positiva inequivocabile che renda manifesta l’intenzione dell’interessato”. I medici di famiglia, però, restano titolari del trattamento dei dati sensibili dei propri pazienti per finalità di cura da espletarsi secondo GDPR e Codice Privacy. Il Garante avverte quindi i 507 mmg interessati: in assenza di idonei accorgimenti per anonimizzare i dati degli assistiti, può verosimilmente determinarsi una loro violazione del Regolamento UE. (Fonte Doctor33)

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Leucemia mieloide cronica: Una platea di 100mila pazienti nel mondo, circa 9mila in Italia

Posted by fidest press agency su giovedì, 29 giugno 2023

La leucemia mieloide cronica, rara forma di tumore del sangue, è responsabile del 15% del totale dei casi di chi è affetto dalla proliferazione incontrollata di globuli bianchi nel sangue. Grazie allo sviluppo di terapie basate sulla somministrazione di inibitori tirosin-chinasici, nel tempo la prognosi per i pazienti è nettamente migliorata. Se in passato l’aspettativa di vita si aggirava intorno ai 5-7 anni, oggi chi è colpito da questa tipologia di leucemia ha la stessa aspettativa della popolazione generale. Spesso, però, accade che i pazienti sviluppino intolleranza o resistenza ai farmaci di prima e seconda linea. Il solo modo per evitare che la malattia progredisca verso stadi più avanzati è ricorrere a farmaci di terza fascia. È qui che nasce e si sviluppa l’impegno di Novartis. L’obiettivo che si è posto la casa farmaceutica è intervenire in favore di quei pazienti che devono ricorrere a terapie ancor più specifiche, che si associano a minori eventi avversi e che da oggi per la prima volta vengono rimborsate in Italia dal Sistema Sanitario Nazionale. “Da oltre venti anni siamo in prima linea per trasformare il paradigma terapeutico nel campo della leucemia mieloide cronica. Asciminib è solo l’ultima testimonianza di questo impegno”, ha affermato Paola Coco, cso & Medical Affairs Head di Novartis Italia facendo riferimento al farmaco su cui si stanno conducendo studi e sperimentazioni. Sulle caratteristiche della nuova terapia è intervenuto il professor Fausto Castagnetti, docente di Ematologia all’università di Bologna. “A differenza degli altri inibitori fin qui utilizzati, Asciminib si lega in maniera altamente specifica alla tirosin-chinasi BCR-ABL1, l’interruttore che accende la malattia. Risulta quindi efficace e con un buon profilo di tollerabilità. La fase terza dello studio ha evidenziato che dopo 24 settimane di trattamento c’è un tasso di risposta molecolare maggiore quasi doppio rispetto a un altro inibitore tirosin-chinasico: la percentuale è del 25,5% rispetto al 13,2% di un diverso inibitore. L’efficacia è confermata anche a 96 settimane, con un tasso di risposta che per Asciminib è del 37,6% mentre per altri trattamenti è del 15,8%”. Simili risultati, seppur ancora in fase di studio, animano la comunità degli ematologi italiani, da sempre alla ricerca di terapie che possano migliorare la qualità della vita dei propri pazienti. “Una survey della Fondazione Gimema-Gruppo Italiano Malattie Ematologiche dell’Adulto, a cui hanno risposto oltre 70 istituti ematologici in tutto il Paese, ha evidenziato che l’89% dei medici utilizzerebbe la nuova terapia come trattamento di terza linea in chi sviluppa resistenza; il 98% la considera adatta anche per gli anziani proprio per la sua tollerabilità”, ha riferito il prof. Massimo Breccia, docente di Ematologia all’università Sapienza di Roma.

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Cassazione, più tutela per i pazienti vittime di errori medici

Posted by fidest press agency su giovedì, 15 giugno 2023

L’Asl risarcisce anche se il paziente non prova che, se fosse stato informato in modo corretto dai medici sui rischi di complicanze, avrebbe rifiutato di sottoporsi all’operazione. Ciò benché nella specie l’intervento chirurgico risulti eseguito in modo corretto e la complicanza post operatoria verificatasi si manifesta soltanto in pochi casi ed è dovuta alla cicatrice: c’è eccome il danno iatrogeno, vale a dire l’aggravamento delle condizioni dopo l’opera dei sanitari, una circostanza del tutto inattesa dal paziente. E dunque si presumono le sofferenze risarcibili in termini di sorpresa, impreparazione e maggiore afflizione da parte dell’interessato; conseguenze che sono tanto più rilevanti quanto meno prevedibile è la complicanza. È quanto emerge dall’ordinanza 16633/2023 pubblicata il 12 giugno 2023 dalla sezione lavoro della Cassazione. Diventa definitiva la condanna a carico dell’azienda sanitaria: pagherà danni per 7 mila euro al paziente che va sotto i ferri per una banale ernia del disco, ma poco dopo sente aumentare i dolori per i quali si era convinto a entrare in sala operatoria. Ottiene ora il risarcimento del danno non patrimoniale diverso da quello biologico per la lesione del diritto all’autodeterminazione. Manca, infatti, un vero e proprio consenso informato del malato: è accertato che i sanitari non adempiono in modo corretto l’obbligo d’informazione costituito a loro carico. Per i giudici di legittimità, infatti, di cui ha scritto il sito Cassazione.net, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il motivo è fondato e, al riguardo, hanno ricordato che “Non conta che la complicanza sia determinata dalla reazione alla cicatrice dovuta a fattori di predisposizione individuale del paziente. Né che in operazioni del genere fibromi o aderenze chirurgiche si formino soltanto nel 5 per cento dei casi. È complicanza ogni evento correlabile alla prestazione sanitaria che è prevedibile in base alla letteratura medica, salvi i casi del tutto eccezionali. Anche se il paziente non prova che avrebbe rifiutato l’intervento, deve presumersi che abbia sofferto, viste le gravi condizioni successive all’operazione: conseguenze che sono tanto più rilevanti come danno risarcibile quanto più improbabile può considerarsi la complicanza e che vanno apprezzate in uno schema concettuale diverso dal danno alla salute”. (Fonte Sportello dei diritti)

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Ictus, nuovo approccio terapeutico migliora le aspettative e qualità della vita dei pazienti

Posted by fidest press agency su giovedì, 15 giugno 2023

Un nuovo studio ha rivelato che un innovativo approccio terapeutico potrebbe rappresentare una speranza per tutti quei pazienti che hanno subito una emorragia cerebrale. La notizia è stata riportata da un gruppo di ricercatori durante la nona conferenza dello “European Stroke Organisation” (ESO), che si è tenuto a fine maggio a Monaco di Baviera, in Germania. L’emorragia cerebrale intracranica rappresenta circa il 25% di tutti i casi di ictus e colpisce circa 3,4 milioni di persone ogni anno. È considerato il tipo di ictus più pericoloso, con un tasso di mortalità compreso tra il 40% e il 50% entro 30 giorni. Per questi motivi, la mancanza di trattamenti efficaci ha contribuito ad alimentare nel tempo una visione pessimistica e a considerare impossibile il recupero di questi pazienti. Il gruppo di ricercatori, guidati dalla dott.ssa Lili Song del George Institute China, ha coinvolto 7.000 pazienti provenienti da 144 ospedali in nove paesi a reddito medio/basso. Le persone sono state assegnate casualmente a ricevere le cure standard o il nuovo “pacchetto di trattamenti”. Questo nuovo protocollo di cura ha incluso l’abbassamento intensivo precoce della pressione sanguigna, un rigoroso controllo della glicemia, il trattamento dell’influenza e la rapida inversione della disfunzione della coagulazione del sangue. Un dei ricercatori senior del gruppo di studio, il dottor Craig Anderson del George Institute for Global Health nel New South Wales in Australia, ha sottolineato che “il tempo è un fattore cruciale nel trattamento di questa tipologia di ictus. Questa nuova combinazione di interventi – ha aggiunto- è servita per stabilizzare rapidamente le condizioni di questi pazienti e migliorare le loro aspettative e qualità della vita”. In sintesi, il report dello studio ha rivelato che, sei mesi dopo i trattamenti, la probabilità di decesso o di peggioramento delle funzioni cerebrali era significativamente inferiore nel gruppo sottoposto al nuovo protocollo di cure, rispetto al gruppo che aveva ricevuto i trattamenti standard, calcolando un solo decesso su 35 pazienti. Inoltre, tutte le persone trattate con il nuovo approccio terapeutico hanno riportato miglioramenti significativi delle funzioni cerebrali e qualità della vita rispetto a quelli che avevano ricevuto le cure standard. (fonte Doctor33)

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Immunoncologia: I progressi della ricerca per migliorare la sopravvivenza dei pazienti

Posted by fidest press agency su mercoledì, 14 giugno 2023

Roma 16 giugno 2023, ore 12 Starhotels Metropole (Via Principe Amedeo 3) si terrà la conferenza stampa di presentazione del progetto con gli interventi di Michele Maio (Presidente Fondazione NIBIT, Direttore della Cattedra di Oncologia dell’Università di Siena e del Centro di Immuno-Oncologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese), Federico Cappuzzo (Direttore Oncologia Medica 2, Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” di Roma), Maurizio Vannini (delegato FAVO Lazio), Stefania Vallone (Segretario WALCE, Women Aganist Lung Cancer in Europe) e Cosimo Paga (Executive Country Medical Director, Bristol Myers Squibb Italia). È prevista anche la diffusione in streaming dell’evento.

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Psichiatria, a piede libero oltre 700 pazienti ad alta pericolosità

Posted by fidest press agency su domenica, 28 Maggio 2023

In Italia oltre 700 pazienti psichiatrici ‘ad alta pericolosità’ sociale, autori di reato, sono attualmente a piede libero. Senza contare le altre 15mila in libertà vigilata affidate ai Dipartimenti di Salute mentale, che aggravano il quadro sociale e clinico. Colpa di due fattori chiave: da un lato la pur benemerita legge 81 del 2014 che ha disposto la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari sostituendoli con le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), dall’altro la mancata completa attuazione della legge stessa, che ha reso le Rems strutture senza risorse economiche e di personale sufficienti, senza posti letto, e ora inadeguate a provvedere al necessario ricovero di questi ‘pazienti’. Una situazione insostenibile: la legge vieta la detenzione in carcere di pazienti oggetto di misure di sicurezza, facendo così ricadere la responsabilità della loro gestione sui Dipartimenti di salute mentale (Dsm)”. Lo denunciano gli specialisti della Società italiana di psichiatria (Sip) che aprono a Cagliari gli Stati generali della psichiatria italiana. Una situazione che gli esperti definiscono “psichiatrizzazione dei reati”, cioè la “riattribuzione del mandato di custodia e controllo di persone socialmente pericolose alla psichiatria”, e una “criminalizzazione” delle strutture psichiatriche, ormai sature di autori di reato. “Gli psichiatri e la Sip, in quanto società scientifica – spiega la presidente Emi Bondi, che dirige il Dsm dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo – hanno la doverosa responsabilità di difendere il paziente psichiatrico dal riemergente automatismo in cui si associa la malattia mentale a un comportamento violento, e il conseguente mandato di controllo sociale, individuando altri modelli organizzativi assistenziali per le condizioni psicopatologiche emergenti, come ad esempio le psicosi da uso di sostanze.” “Siamo al totale stallo – sostiene Giuseppe Nicolò, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Roma 5 -. Le Rems, con l’attuale organizzazione e la mancanza al proprio interno di polizia penitenziaria, non sono in grado di gestire pazienti con alti livelli di violenza, tali da rappresentare un pericolo anche per gli stessi operatori sanitari. “La proposta di legge che ho presentato a marzo – dichiara Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera – prevede la discriminante psicotica per il riconoscimento di infermità e seminfermità mentale. Supera la sentenza della Cassazione a sezioni unite del 2005, la famosa 9136, che ha conferito dignità ai disturbi di personalità. L’Italia è l’unico Paese al mondo a riconoscere i disturbi di personalità come tali”. (abstract by Doctor33)

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