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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 130

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PIMCO: Indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti di marzo

Posted by fidest press agency su sabato, 13 aprile 2024

A cura di Tiffany Wilding, economista di PIMCO. Quello che è successo? Gli Stati Uniti hanno riferito che l’indice dei prezzi al consumo (CPI) statunitense è aumentato dello 0,36% a marzo, leggermente più caldo del previsto. Alcuni dettagli, tuttavia, sembravano più solidi di quanto implicasse il numero del titolo. Sotto la superficie, i prezzi delle auto usate sono scesi più del previsto, ma i servizi primari hanno subito un’accelerazione, spinti da un aumento dell’inflazione delle assicurazioni auto. Ciò è stato sufficiente a spingere la variazione annualizzata degli ultimi 3 mesi a oltre l’8%, un livello ben al di sopra dell’obiettivo del 2% della Federal Reserve.Cosa significa? In termini di prospettive a breve termine, sospettiamo che l’inflazione del settore assicurativo auto si modererà leggermente il prossimo mese, ma nel complesso le misure sull’inflazione super core (servizi ex-rifugio) probabilmente rimarranno ferme, in assenza di un ulteriore allentamento nei mercati del lavoro. Facendo un passo indietro, il problema per la Fed è che la deflazione dei beni primari ha toccato il fondo, mentre l’inflazione dei servizi si sta dimostrando vischiosa. Di conseguenza, abbiamo rivisto al rialzo le nostre previsioni e ora prevediamo che il tasso anno su anno dell’IPC core alla fine del 2024 sarà al 3,5%, o leggermente superiore, rispetto alla nostra precedente aspettativa di un intervallo del 3-3,5%. Cosa c’è dopo? Questo rapporto, in aggiunta a quello sull’occupazione pubblicato la scorsa settimana, complica la tempistica dei tagli dei tassi da parte della Fed. Con questi ultimi dati, vi è una forte motivazione per posticipare la tempistica del primo taglio oltre la metà dell’anno e rafforza ulteriormente la nostra prospettiva ciclica che richiedeva alla banca centrale statunitense di allentare la politica monetaria a un ritmo più graduale rispetto alle sue controparti in economie di mercato sviluppate.

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Allerta rapida prezzi: sui prodotti alimentari rincari astronomici dal 2019

Posted by fidest press agency su venerdì, 12 aprile 2024

Adoc, Assoutenti e Federconsumatori, in rappresentanza delle Associazioni dei Consumatori del CNCU, hanno preso parte oggi alla Commissione di allerta rapida sui prezzi, presso il Mimit, nel corso della quale sono stati presentati i dati BMTI, ISMEA e ISTAT sull’andamento dei costi all’origine e al dettaglio di un paniere di prodotti alimentari. I dati emersi sono preoccupanti e attestano come i prodotti più acquistati dalle famiglie italiane abbiano subito, negli ultimi anni, forti incrementi, solo in minima parte giustificati dagli andamenti dei costi della materia prima, degli imballaggi e dell’energia. Nel medio-lungo periodo, anche quando gli incrementi dei costi delle materie prime e dei costi di produzione si sono arrestati, i prezzi al consumo sono rimasti, nella migliore delle ipotesi, stabili, ma in molti casi hanno continuato la loro corsa al rialzo. In base ai dati illustrati, nel periodo febbraio 2019/febbraio 2024, i prezzi al dettaglio dell’olio extravergine d’oliva sono rincarati in Italia dell’81,1%, la pasta secca è aumentata del 35,6%, le uova del 25,7%, la passata di pomodoro del 41,9%, le mele del 21,1% e il latte fresco del 21,5%. Un andamento che ci deve far riflettere: nonostante, infatti, non vi siano più le condizioni che hanno provocato il rialzo dei listini al dettaglio i prezzi dei prodotti alimentari non sono tornati ai livelli precedenti. Tale tendenza, in assenza di una adeguata crescita dei redditi fissi, che sono invece rimasti inspiegabilmente fermi, non ha fatto altro che determinare un progressivo impoverimento delle famiglie, una contrazione del loro potere di acquisto, un aumento delle rinunce e dei sacrifici sul fronte dei consumi, arrivando ad intaccare settori fondamentali quali la salute. Una contrazione della domanda interna che incide inevitabilmente sull’andamento economico del sistema-paese. “I prezzi devono scendere senza se e senza ma, perché la mancata riduzione configura una intollerabile speculazione a danno delle famiglie, trattandosi di beni primari di cui le famiglie non possono fare a meno – affermano i presidenti delle Associazioni – Per questo, nel ringraziare il Garante dei prezzi per il lavoro svolto sulla trasparenza della filiera, ribadiamo la necessità di istituire Osservatori territoriali anti-inflazione presso tutte le Prefetture, con il compito sia di monitorare in tempo reale l’andamento dei listini e segnalare con immediatezza anomalie e criticità”.

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PIMCO: Buoni rendimenti attuali e potenziale rivalutazione dei prezzi

Posted by fidest press agency su venerdì, 5 aprile 2024

A cura di Dan Ivascyn, Group CIO di PIMCO. L’attuale mercato obbligazionario offre la possibilità di ottenere rendimenti simili a quelli azionari con meno rischi, grazie ai rendimenti più alti della storia recente. 1.Cosa ha contribuito alla forte performance della Strategia Income nel 2023? È stato un anno impegnativo ma entusiasmante per il reddito fisso. I rendimenti hanno chiuso l’anno più o meno al punto di partenza, ma con un’enorme volatilità nel mezzo. 2.I mercati dei tassi di interesse prevedono che molte banche centrali dei mercati sviluppati inizieranno a tagliare i tassi, il che suggerisce una flessione. Le nostre previsioni di base prospettano che l’inflazione continuerà a moderarsi, anche se la vischiosità dei salari potrebbe impedire di raggiungere gli obiettivi della banca centrale. 3.Quali sono le vostre previsioni sui rendimenti obbligazionari rispetto alle azioni o alla liquidità? Riteniamo che i prossimi anni siano piuttosto brillanti per le strategie obbligazionarie a gestione attiva orientate al reddito come la nostra strategia Income. I mercati del reddito fisso tendono a essere più prevedibili e meno volatili di altri segmenti dei mercati finanziari e i rendimenti di partenza sono storicamente un ottimo indicatore dei rendimenti dei prossimi tre-cinque anni. 4. 5. In che modo le vostre prospettive economiche influenzano il posizionamento del portafoglio? I mercati del reddito fisso sono potenzialmente in grado di resistere a molteplici eventi macroeconomici. I rendimenti sono ancora vicini ai massimi di 15 anni. Le valutazioni appaiono in realtà più costose nei segmenti di mercato a più alto rischio; quindi, non dobbiamo rinunciare a molto rendimento per spostare l’esposizione verso aree di migliore qualità, più resilienti e più liquide. Quali i punti della curva dei rendimenti e i mercati globali che offrono il miglior valore? Abbiamo ridotto un po’ l’esposizione ai tassi d’interesse della strategia rispetto al picco raggiunto lo scorso anno. Attualmente è al di sotto del punto medio del nostro range storico, concentrandosi nella parte centrale della curva, quella con scadenze da 5 a 10 anni. Deteniamo una piccola esposizione alla parte anteriore della curva – le scadenze inferiori ai cinque anni – ma l’abbiamo recentemente ridotta, poiché le scadenze molto brevi appaiono sopravvalutate in un contesto di eccessivo ottimismo sulla rapidità con cui le banche centrali taglieranno i tassi. A nostro avviso, quando la Fed finirà per tagliare i tassi d’interesse – e se, come prevediamo, l’inflazione si attesterà su livelli superiori a quelli a cui eravamo abituati prima della pandemia – i rendimenti delle obbligazioni a più lunga scadenza potrebbero salire ulteriormente, mettendo sotto pressione i prezzi. 6-Passando ai settori di mercato, l’allocazione ai titoli MBS (mortgage-backed securities) è ora una porzione significativa del portafoglio. Come giudica questo mercato in futuro? Storicamente i mutui ipotecari agency hanno registrato performance migliori in presenza di una bassa volatilità dei tassi d’interesse. 7- Passando ad altri settori del mercato, dove trovate valore? Continuiamo ad aggiungere esposizione ai titoli garantiti da mutui non di agenzia. La nostra attenzione rimane sui mutui legacy che hanno accumulato un patrimonio netto significativo, hanno un basso rapporto prestito/valore e quindi non dipendono dal fatto che i prezzi delle case continuino a salire o addirittura rimangano stabili per generare rendimenti. PIMCO è uno dei maggiori, se non il maggiore operatore in questi mercati non solo negli Stati Uniti, ma anche nel Regno Unito e in segmenti chiave dell’Europa. Altri settori di credito garantiti da attività di consumo che riteniamo interessanti sono i prestiti auto e per studenti di alta qualità. Siamo inoltre attivamente posizionati in altri prodotti strutturati di qualità superiore, le obbligazioni garantite da prestiti senior (CLO) e i titoli ipotecari commerciali diversificati. 8- Qual è la sua opinione sul settore finanziario? La maggior parte delle grandi banche statunitensi e globali di importanza sistemica sono ben capitalizzate. In un contesto di incertezza economica, tuttavia, abbiamo ridotto la nostra esposizione complessiva, portando il nostro debito bancario subordinato al livello più basso degli ultimi anni. 9 -Come si posiziona la strategia Income nel credito dei mercati emergenti in presenza di rischi geopolitici? Abbiamo continuato a mantenere un’esposizione modesta ai mercati emergenti, privilegiando invece settori più difensivi come i mutui ipotecari agency e altri prodotti strutturati. Il debito emergente rimane comunque un importante diversificatore. 10-Quali le prospettive del reddito fisso?I rendimenti e le valutazioni appaiono allettanti da una prospettiva storica, anche dopo l’aggiustamento per l’inflazione, rispetto alle azioni e ad altre asset class a più alto rischio. Abstract by http://www.verinieassociati.com

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Incremento dello 0,6% dei prezzi delle case nel primo trimestre del 2024

Posted by fidest press agency su giovedì, 4 aprile 2024

Gli ultimi dati dell'Ufficio Studi di idealista, il portale immobiliare leader per lo sviluppo tecnologico in Italia, i prezzi delle case esistenti in Italia sono aumentati dello 0,6% rispetto al trimestre precedente. Questo incremento ha portato il valore medio nazionale delle abitazioni a 1.850 euro al metro quadro, con una crescita del 2% rispetto all'anno precedente. Secondo Vincenzo De Tommaso, Responsabile dell’Ufficio Studi di idealista, “Nonostante ci sia stato un calo nei volumi delle compravendite nel settore residenziale, con un tasso di variazione annuo registrato del -9,7%, i prezzi delle case sono aumentati. Questo aumento può essere spiegato dalla diminuzione continua del numero di case disponibili sul mercato. Questo squilibrio tra domanda e offerta ha compensato fattori come i tassi di interesse più alti. Ciò aiuta a comprendere perché i valori immobiliari in Italia rimangono rigidi, non aumentando in linea con l’inflazione, ma allo stesso tempo non diminuendo come ci si aspetterebbe in un mercato in cui i mutui sono meno accessibili”. Nei capoluoghi il rapporto mostra che i prezzi stanno aumentando su base trimestrale in 67 dei 106 mercati. Anche i grandi capoluoghi italiani registrano un andamento tendenzialmente positivo, come evidenziato dalle performance di Napoli (2,6%), Torino (0,7%) e Roma (0,1%), mentre Milano è rimasta stabile dopo i mesi invernali. Tra gli altri principali mercati Belluno e Vercelli spiccano al top degli incrementi trimestrali, rispettivamente con l’8,4% e il 5,4%, seguite da Trieste ed Aosta (entrambe 4,6%). Allo opposto, i maggiori indici di ribasso dei mesi invernali spettano a Cuneo (-7,8 %), Oristano (- 5,7%) e Macerata (-5,1%). Milano (4.988 euro/m 2 ) resta in cima alla classifica dei prezzi davanti a Bolzano (4.477 euro/m 2 ), Venezia (4.466 euro/m 2 ) e Firenze (4.006 euro/m 2 ). Nel ranking delle città più care Bologna (3.452 euro/m 2 ) occupa il quinto posto, davanti a Roma (3.021 euro/m 2 ); Napoli (2.823 euro/m 2 ) è nona nella graduatoria dei prezzi al metro quadro delle abitazioni. Da questo trimestre Caltanissetta (732 euro/m 2 ) diventa la città più economica dove acquistare casa, seguita da Biella (750 euro/m 2 ) e Ragusa (750 euro/m 2 ). (abstract al seguente link: https://www.idealista.it/sala-stampa/report-prezzo-immobile/

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Prezzi cacao alle stelle

Posted by fidest press agency su giovedì, 28 marzo 2024

I prezzi del cacao volano ai massimi storici sui mercati. I future per la consegna a maggio salgono del 3,9% a 10.030 dollari a tonnellata. E’ la prima volta che viene superata quota 10.000 dollari (ANSA). E’ questo un buon motivo per giustificare prezzi alle stelle per le uova che compriamo in questi giorni per poi regalarle a Pasqua? I prezzi del cacao sono più che raddoppiati quest’anno a causa di un calo della produzione in alcuni Paesi (1), causando così un aumento dei prezzi del cioccolato (+40% all’inizio anno), ma gli aumenti stratosferici da record sono solo di questi giorni. Per cui, gli aumenti delle uova che abbiamo già registrato nelle settimane scorse (intorno al 20%) sono quelli reali per i prodotti in vendita in questi giorni. Occasioni del genere sono molto ghiotte per le speculazioni di mercato, a cui – abbiamo letto – si aggiungerebbe anche l’aumento dei costi energetici… che però in questi ultimi mesi sono molto in calo e, grazie ai quali riusciamo ad avere un’inflazione non drammatica (2). Occhio alle sirene… Ricordiamo che in situazioni del genere il potere del consumatore è molto forte: troppo costoso? Non compro e cerco altrove. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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L’indice dei prezzi al consumo di febbraio sostiene una Bce falco

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 marzo 2024

A cura di Tomasz Wieladek, Chief European Economist, T. Rowe Price L’indice dei prezzi al consumo armonizzato dell’area euro è sceso al 2,6% a febbraio dal 2,8% di gennaio. Tuttavia, il dato è più forte delle aspettative degli analisti. È importante notare che l’inflazione CPI core, il miglior indicatore di inflazione a medio termine, è scesa solo al 3,1% a febbraio dal 3,3% di gennaio. Si tratta di una lettura significativamente più forte rispetto al 2,9% atteso dagli analisti. Mentre l’inflazione di base dei beni continua a essere debole, è preoccupante la dinamica dell’inflazione dei servizi destagionalizzata che è salita allo 0,51% (ipotizzando una stagionalità simile a quella dell’anno scorso). Indipendentemente dalla prospettiva, si tratta chiaramente di un dato molto forte sull’inflazione dei servizi e molto più forte del previsto. La Bce è preoccupata per la persistenza dell’inflazione. L’inflazione dei servizi nell’area euro è il miglior indicatore dell’inflazione generata internamente. È chiaramente troppo forte. Gli indicatori prospettici suggeriscono che l’inflazione dei servizi potrebbe rimanere a lungo su livelli così elevati. Nell’ambito delle indagini congiunturali, siano esse del PMI o della Commissione Europea, gli indici dei prezzi dei servizi sono aumentati per il quarto mese consecutivo e sono chiaramente a livelli significativamente superiori a quelli necessari per raggiungere l’obiettivo di inflazione. Le pressioni salariali, un fattore chiave dell’inflazione dei servizi, rimangono troppo forti. L’indicatore dei salari negoziati dalla Bce è salito al 4,5% e l’indicatore dei salari misurato da Indeed, molto seguito per tracciare il percorso della futura crescita dei salari, è salito ancora. L’unica speranza di ridurre il passaggio di questi costi più elevati all’inflazione dei prezzi dei servizi era quella di ridurre il margine di profitto. Ma questo richiede una domanda di servizi debole. L’ultimo PMI dei servizi suggerisce che l’attività dei servizi dell’eurozona non si sta più contraendo, il che significa che questo canale di aggiustamento sarà probabilmente più debole del previsto. Nel complesso, i dati odierni mostrano che l’inflazione dei servizi sta correndo a un ritmo troppo elevato e probabilmente rimarrà a questi alti livelli. Questi dati legano le mani alla Bce, che dovrà mantenere una politica monetaria restrittiva più a lungo per ridurre la persistenza dell’inflazione dei servizi dall’economia. Ciò significa che la Bce potrebbe dover ritardare il primo taglio oltre giugno. E quando taglierà, probabilmente lo farà in modo graduale, forse una volta al trimestre piuttosto che a ogni riunione. Non si può più escludere che la Bce debba eventualmente procedere a un nuovo rialzo se i dati continueranno a indicare un’inflazione dell’indice dei prezzi al consumo armonizzato dei servizi in aumento e persistente.

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La lotta al caro prezzi del Governo. Un disastroso bluff

Posted by fidest press agency su mercoledì, 28 febbraio 2024

Il Consiglio di Stato, lo scorso 23 febbraio ha pubblicato una sentenza (1806/2024) con cui ha annullato l’obbligo per i benzinai di esporre il prezzo medio della benzina. Il provvedimento, entrato in vigore lo scorso 1 agosto, è stato oggetto di un iter giudiziario contrastato (era stato anche scritto male), ma alla fine “si presenta come manifestamente irragionevole e sproporzionata“. E’ stata messa la parola fine ad un provvedimento che il ministero delle Imprese, aveva adottato anche elogiato anche da varie categorie e associazioni, che oggi fanno finta di nulla. Un metodo, quello usato dal governo, che partiva dal presupposto che i prezzi fossero alti solo per la speculazione dei benzinai, e coprendo con un velo il fatto che a inizio anno, coi prezzi della materia prima in calo, aveva aumentato il costo della componente fiscale… “chi consuma tanta benzina lo fa perché ha veicoli che solo i ricchi possono permettersi e noi combattiamo i ricchi” tra le amenità del ministero per giustificare il provvedimento. Importante è non dimenticare. Come non si deve dimenticare il trimestre anti-inflazione che dallo scorso ottobre aveva coinvolto vari dettaglianti per praticare sconti ad alcuni prodotti, sconti che sono stati sempre minori di quelli che i singoli negozi già praticavano. Iniziativa che è servita solo a far pubblicità ai negozi che vi avevano aderito. Tutti provvedimenti la cui caratteristica è buttare fumo negli occhi e non affrontare i problemi. Caratteristica che ha trovato conferma anche nella legge di Bilancio 2024 molto basata sulla crescita del debito pubblico. più si va avanti e più i nodi vengono al pettine. Oggi è il Consiglio di Stato sulla benzina. La voragine ci sarà verso la fine dell’anno quando gli incentivi fiscali e i provvedimenti vari (inclusi quelli per mandare a casa i trattori che occupavano le strade) concessi in aumento del debito pubblico, insieme all’uso del denaro pubblico per acquistare aziende impedendo la liberalizzazione (Tim, Stellantis…) ci porterà ad avere un buco ingestibile e, sul quale, non potranno che farlo diventare più grande. Non dimenticare significa anche considerare che le uniche politiche utili per il contenimento dell’inflazione e ridare fiato a imprese e consumi, vengono considerata come una iattura (da governo e buona parte delle opposizioni): defiscalizzazione e liberalizzazioni. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Inflazione: Unc, prosegue corsa dei prezzi

Posted by fidest press agency su sabato, 24 febbraio 2024

Secondo i dati definitivi di gennaio resi noti oggi dall’Istat, l’inflazione annua è pari +0,8%, dallo 0,6% del mese precedente. “Prosegue inarrestabile la corsa dei prezzi, che salgono dello 0,3% su dicembre. Allarmante, soprattutto, il balzo degli alimentari che rincarano in un solo mese dello 0,8% nonostante alcuni prezzi siano oramai lunari. Ora che agli agricoltori è stato ripristinato il taglio dell’Irpef agricola bisogna che il Governo prosegua con ulteriori agevolazioni e convochi agricoltori, produttori, distributori e consumatori, così da rappresentare tutta la catena che va dal campo alla tavola, facendo quegli accordi di filiera non fatti con il Trimestre Anti-inflazione. E’ inaccettabile che il latte fresco intero, nonostante oramai costi più di un litro di benzina, aumenti ancora dello 0,2% in un solo mese, addirittura +1,1% quello conservato. Che dire poi dell’olio di oliva, da mesi in testa ai rialzi annui e che sale nuovamente nonostante costi già più dell’oro fuso, +2% in un solo mese, +44,4% su base annua” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Per una coppia con due figli, l’inflazione a +0,8% significa, grazie al risparmio sulla voce Abitazione ed elettricità pari a 637 euro, un aumento del costo della vita pari a “solo” 181 euro su base annua, ma il problema è che servono 466 euro solo per far fronte ai rincari del 5,8% di cibo e bevande, 489 euro per il carrello della spesa. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva annua è pari a 124 euro, ma 423 sono per mangiare e bere, 445 euro per i beni alimentari, per la cura della casa e della persona. In media per una famiglia occorrono 335 euro in più per nutrirsi. Il primato alle famiglie numerose con più di 3 figli con 213 euro, 554 per nutrirsi e dissetarsi” conclude Dona

Secondo i dati definitivi di gennaio resi noti oggi dall’Istat, l’inflazione annua è pari +0,8%, dallo 0,6% del mese precedente. “Prosegue inarrestabile la corsa dei prezzi, che salgono dello 0,3% su dicembre. Allarmante, soprattutto, il balzo degli alimentari che rincarano in un solo mese dello 0,8% nonostante alcuni prezzi siano oramai lunari. Ora che agli agricoltori è stato ripristinato il taglio dell’Irpef agricola bisogna che il Governo prosegua con ulteriori agevolazioni e convochi agricoltori, produttori, distributori e consumatori, così da rappresentare tutta la catena che va dal campo alla tavola, facendo quegli accordi di filiera non fatti con il Trimestre Anti-inflazione. E’ inaccettabile che il latte fresco intero, nonostante oramai costi più di un litro di benzina, aumenti ancora dello 0,2% in un solo mese, addirittura +1,1% quello conservato. Che dire poi dell’olio di oliva, da mesi in testa ai rialzi annui e che sale nuovamente nonostante costi già più dell’oro fuso, +2% in un solo mese, +44,4% su base annua” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Per una coppia con due figli, l’inflazione a +0,8% significa, grazie al risparmio sulla voce Abitazione ed elettricità pari a 637 euro, un aumento del costo della vita pari a “solo” 181 euro su base annua, ma il problema è che servono 466 euro solo per far fronte ai rincari del 5,8% di cibo e bevande, 489 euro per il carrello della spesa. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva annua è pari a 124 euro, ma 423 sono per mangiare e bere, 445 euro per i beni alimentari, per la cura della casa e della persona. In media per una famiglia occorrono 335 euro in più per nutrirsi. Il primato alle famiglie numerose con più di 3 figli con 213 euro, 554 per nutrirsi e dissetarsi” conclude Dona

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PIMCO: Reazione all’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti (CPI)

Posted by fidest press agency su giovedì, 15 febbraio 2024

A cura di Tiffany Wilding, Managing Director e Economist di PIMCO. Cosa è successo? Il rapporto sull’inflazione CPI di gennaio è stato più solido del previsto: il CPI core, che esclude le categorie volatili come alimentare ed energia, è aumentato dello 0,39% mese su mese (m/m). Nel complesso, i dettagli del rapporto dipingono un quadro di inflazione statunitense relativamente stabile. Sebbene i prezzi delle auto usate abbiano subito un forte calo, come previsto, questa è stata l’unica categoria che ha mostrato una significativa debolezza dei prezzi. I beni al dettaglio, escluse le automobili, si sono stabilizzati grazie alla ripresa dei prezzi dopo il periodo di sconti delle festività; l’inflazione dei servizi di base ha riaccelerato, sostenuta sia dalle categorie dei servizi di viaggio, più volatili, sia da aumenti dei prezzi più consistenti nelle categorie dei servizi ricreativi e personali, sensibili ai salari, nonché da un importante balzo dell’Owners’ Equivalent Rent (OER), un indicatore dei prezzi dei beni rifugio. Cosa significa? I dati economici più ampi suggeriscono che, dopo la disinflazione eccezionalmente rapida e indolore del 2023, i progressi dell’inflazione nel 2024 saranno probabilmente più lenti e sfumati. Nel complesso, i dati odierni sono coerenti con questa prospettiva. In assenza di un raffreddamento più significativo della crescita del PIL reale e di un ulteriore allentamento del mercato del lavoro, l’inflazione di fondo dell’CPI sembra destinata a rimanere al di sopra del 3% quest’anno, complicando le prospettive della politica monetaria. Anche se molto può accadere da qui alla metà dell’anno, quando i funzionari della Federal Reserve prevedono di iniziare l’allentamento, il perdurare di notizie come questa rischia di ritardare l’inizio della riduzione dei tassi. Quale sarà il prossimo passo? Questo rapporto ribadisce la nostra opinione che la Federal Reserve non taglierà i tassi prima della metà dell’anno (o più tardi). Mentre gran parte dell’aumento imprevisto dell’CPI si è concentrato in quello che sembra un importante balzo dell’OER, che a nostro avviso probabilmente rientrerà, i dettagli sono coerenti con il problema dell’ultimo miglio della Federal Reserve statunitense. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una riaccelerazione delle categorie vischiosa dei servizi di base, a trazione interna esclusa la componente abitativa, che sono state al centro dell’attenzione del presidente della Fed Jerome Powell e di altri funzionari della Fed. Riteniamo che il rapporto odierno debba ancora preoccupare i funzionari della Fed.

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Opportunità di sfruttare le anomalie dei prezzi

Posted by fidest press agency su giovedì, 1 febbraio 2024

A cura di Jian Shi Cortesi, Investment Director, Azioni growth Asia/Cina di GAM. Nonostante le difficoltà e le incertezze, lo scenario di mercato attuale offre numerose opportunità di investimento interessanti, in particolare in Cina. L’indice MSCI China è rimasto indietro rispetto alla crescita economica e degli utili per 10 anni. Le aree che sono meno comprese dagli investitori sono quelle che offrono le opportunità più interessanti.Molte società hanno generato ottimi utili, ma finora alcune sono state ignorate dal mercato. Alcuni titoli hanno reagito bene alla crescita degli utili, tra cui le società di formazione. Molte aziende asiatiche dispongono di abbondante liquidità e hanno annunciato piani di riacquisto di azioni proprie. La liquidità abbondante consente anche di aumentare le distribuzioni di dividendi. Entrambi questi fattori potrebbero far salire i prezzi azionari.

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GAM: Mercato azionario asiatico interessante, con l’opportunità di sfruttare le anomalie dei prezzi

Posted by fidest press agency su giovedì, 1 febbraio 2024

A cura di Jian Shi Cortesi, Investment Director, Azioni growth Asia/Cina di GAM. L’Asia offre un’interessante combinazione tra la crescita a lungo termine robusta e le valutazioni contenute, mentre la Cina e altri Paesi della regione sono ancora i motori della crescita globale. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), l’Asia ha contribuito al 70% circa della crescita globale nel 2023, e prevediamo che la percentuale resti alta anche nel 2024. La Cina probabilmente raggiungerà una crescita del Pil del 4-5% anche grazie alle politiche introdotte nel 20231. Taiwan e Corea dovrebbero beneficiare della ripresa della domanda di semiconduttori e hardware tecnologico. La crescita in India verosimilmente continuerà ad accelerare grazie all’espansione del settore manifatturiero. Uno dei settori alla base della crescita in Asia è quello tecnologico. Primo, i settori correlati ai semiconduttori stanno prosperando in Cina che sta cercando di diventare autosufficiente nei semiconduttori dopo le restrizioni imposte dagli Stati Uniti alle vendite nel Paese. Tutti i segmenti correlati, dal software di automazione della progettazione elettronica EDA fino alla fonderia, sono in rapida crescita in Cina. Secondo, l’India e il Sud-est asiatico stanno beneficiando del ricollocamento delle catene di distribuzione di tecnologia, soprattutto nel campo del montaggio. Terzo, le società internet in Cina puntano sempre più frequentemente ai mercati esteri per crescere al di là dei mercati locali. Tra queste, Temu (lanciata da PDD), Shopee (società fondata a Singapore e partecipata di Tencent), Lazada (controllata di Alibaba), TikTok (controllata di ByteDance) e SHEIN (società privata cinese). Il Sud-est asiatico è stato un mercato interessante rispetto agli Stati Uniti, all’Europa e all’America Latina per via del suo maggiore potenziale di crescita e dell’accettazione da parte dei consumatori. Le vendite dell’e-commerce nel Sud-est asiatico, secondo McKinsey, sono quintuplicate tra il 2016 e il 2021. Nei prossimi anni ci aspettiamo un consolidamento e un cambio di strategia a favore di una crescita redditizia.

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Prezzi agricoli sempre in crescita nell’Ue

Posted by fidest press agency su martedì, 23 gennaio 2024

Eurostat ci fa sapere che i prezzi agricoli 2023, anche se meno del passato, sono in crescita del 2%, mentre il prezzo medio dei beni consumati in agricoltura è calato del 5% . Quindi, nonostante gli agricoltori spendano meno per produrre (il calo dei fertilizzanti per esempio), i prezzi dei loro prodotti aumentano… e ci pare anche logico perché i costi di quanto serve alle loro produzioni, a partire dall’energia, sono in crescita; prezzi energetici in calo rispetto all’anno precedente dopo le fiammate dovute all’invasione russa dell’Ucraina, ma pur sempre maggiori rispetto al periodo pre-invasione. Andamento che ha riscontro nell’inflazione, che cresce meno ma pur sempre di più rispetto al periodo pre-invasione. Per capire questi dati dalla parte del consumatore, bisogna vedere cosa aumenta e quanto aumenta, rispetto alle consuetudini di consumo. Prodotti tipici delle tavole italiane (e non solo) come olio d’oliva, patate, suini e uova, sono aumentati dal 54% (olio) al 20% (uova), ma sono in parte compensati dal calo dei cereali (26%). La situazione migliora in generale, ma nello specifico presenta aspetti anche molto critici.. il +54% per l’olio d’oliva prodotto di consumo per eccellenza del mercato italiano è preoccupante, pur se in parte compensato dal -26% dei cereali. Quindi, mentre per i consumatori la situazione è dubbia, dovendo anche aggiungere i tradizionali comportamenti speculativi dei mercati all’ingrosso e al dettaglio, si può azzardare che stiamo lentamente risalendo la china. Certo, come fattori destabilizzanti, dopo Russia/Ucraina oggi abbiamo Israele/Hamas che, anche se al momento non ha una ricaduta pesante e immediata come è stato per l’energia russa, non è da sottovalutare quanto accade nel mar Rosso con gli attacchi degli Houthi yemeniti alle navi cargo, che stanno già dando i primi segnali di impazzimento dei prezzi. In questo ambaradan c’è una sola certezza: l’Unione europea è il nostro fondamentale interlocutore. Dopo l’inflazione a due cifre, oggi siamo poco sopra il 5% solo grazie alle politiche della Banca Centrale europea che ha saputo finanziariamente interpretare i mercati e guidarli verso il calo dei prezzi al dettaglio. La stessa Ue senza la quale il calo dei prezzi energetici e il procacciamento di fonti alternative di approvvigionamento sarebbero state impossibili. Facciamone tesoro, a partire dal rinnovo del Parlamento europeo del prossimo giugno, che va valutato – come sembra sia in questo momento – non come una sorta di referendum per il gradimento delle politiche italiane (di governo ed opposizione), ma come il luogo in cui si decide il presente e il futuro di tutta l’Europa, Italia inclusa. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Guerra mar Rosso e prezzi in aumento. Non diciamo che non si sapeva…

Posted by fidest press agency su domenica, 21 gennaio 2024

Le incursioni degli Houthi dello Yemen contro navi cargo nel mar Rosso, nonostante non ci siano ancora ripercussioni evidenti su vari prodotti al dettaglio nei nostri mercati, sicuramente è un campanello d’allarme che non può essere ignorato. “Basta guardare le banchine del porto di Genova per capire che siamo già entrati in una fase preoccupante. Sono vuote. Lo stesso succede a Gioia Tauro, La Spezia, Trieste”, dice il direttore di Spediporto, associazione genovese che raggruppa un terzo degli spedizionieri (2). Dal canale di Suez passa il 12% delle merci mondiali e il 30% dei flussi dei container (3), passaggi sempre in crescita fino a questi primi giorni del 2024 che invece sono calati del 55%. La rotta di circumnavigazione dell’Africa comporterebbe ritardi fino a 15 giorni e aumenti di costi per gli specifici mercati al dettaglio, nonché per materie e semilavorati che ancora non è possibile quantizzare: si calcola, per esempio, che per i prodotti alimentari, che sono deperibili, i danni per i mercati italiani siano già di un paio di miliardi. Ma c’è una differenza con quanto accaduto essenzialmente per il mercato energetico dopo l’invasione russa dell’Ucraina, che ha fatto impazzire i mercati e le cui conseguenze a circa due anni di distanza sono ancora in corso. La differenza è che mentre la guerra nel nostro est europeo è stata in un certo modo improvvisa e ci ha trovati spiazzati, visti anche i notevoli legami che i nostri mercati avevano con la Russia, non si può dire altrettanto per le merci che arrivano dall’Oriente e dall’estremo oriente. Primo perché non rappresentano la quasi totalità delle importazioni (al momento i trasporti aerei cargo funzionano) e secondo perché non c’è al momento un blocco immediato, come è stato invece per l’Ucraina.Siamo quindi in tempo per organizzarci meglio e diversamente, per evitare di trovarci non gli scaffali vuoti dei supermercati o con merci che costano il triplo rispetto ad oggi o con l’assenza di prodotti nei confronti dei quali non abbiamo fatto in tempo a rivolgerci a mercati alternativi.In tutto questo conta molto il potere esecutivo italiano ed europeo. Ci stanno già pensando… non solo a mandare aiuti militari per mitigare gli assalti alle navi cargo nel mar Rosso (per quanto, nello specifico italiano questi aiuti militari siano quasi inesistenti), ma anche rivolgendosi ad altri fornitori?Noi associazione in questa fase possiamo solo chiedere a chi ci governa e allertare i consumatori ché si preparino al peggio, foss’anche che si tratti di non dover più acquistare oggetti a prezzi bassissimi negli attuali negozi cinesi che offrono mercanzie a prezzi molto bassi. Tutti avvisati, tutti salvati? Non proprio. Ma sicuramente tutti si dovrebbero fare meno male. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Case: prezzi in aumento dell’1,7% nel 2023

Posted by fidest press agency su domenica, 31 dicembre 2023

I prezzi delle abitazioni usate in Italia fanno registrare un incremento dell’1,7% nel corso del 2023, per attestarsi ad un valore medio di 1.843 euro al metro quadro. secondo l’ultimo report di idealista, il portale immobiliare leader per lo sviluppo tecnologico in Italia. Rispetto allo scorso trimestre, i prezzi sono aumentati dell’1,6% nell’ultima parte dell’anno. Nel prospettare il 2024, idealista prevede una stabilizzazione dei prezzi delle abitazioni, principalmente a causa della limitata disponibilità di immobili sul mercato, con dinamiche che mostreranno variazioni significative da capoluogo a capoluogo, con possibili cali maggiormente concentrati in zone centrali e meridionali. Tuttavia, per i giovani acquirenti, l’atto di acquistare sarà fortemente condizionato da diversi fattori, tra cui le pressioni salariali, la situazione finanziaria delle famiglie, il rallentamento dell’economia e, soprattutto, dalle oscillazioni dei tassi sui mutui, che si registrano notevolmente più alti rispetto a quelli di 12 mesi fa. Il panorama dei prezzi immobiliari nelle principali città italiane presenta un andamento prevalentemente positivo nel corso del 2023, con 70 capoluoghi che registrano aumenti annuali, mentre 34 città su 104 monitorate da idealista evidenziano dei ribassi. I maggiori incrementi annuali spettano a Oristano (12,3%), Napoli (11,8%) e Barletta (11,2%), mentre ulteriori aumenti variano in un’ampia forchetta che va dal 9,8% di Biella allo 0,1% di Siena. Nei mercati con maggiori ribassi troviamo Vercelli (-5,8%), Trapani ed Enna (entrambe con un calo del 3,8%) seguite da Ragusa (-3,5%). Analizzando le principali piazze italiane, oltre alla già citata Napoli, che segna un aumento a doppia cifra, si rilevano incrementi significativi a Bologna (5,4%), Palermo (4,3%), Catania (3%), Cagliari (3%), Firenze (1,9%) e Milano (1,7%), quest’ultima con un incremento che si allinea a quello nazionale. Aumenti meno accentuati si osservano anche per Torino (1,2%) e Venezia (0,9%), mentre Roma sperimenta una lieve battuta d’arresto con un calo dello 0,3% nel corso dell’anno. Sul versante dei prezzi al metro quadro, Milano si conferma la regina del mattone nel 2023 con 4.985 euro, seguita da Bolzano (4.518 euro/m²) e Venezia (4.423 euro/m2). Firenze (4.023 euro/m2), Bologna (3.480 euro/m2) e Roma (3.017 euro/m2) completano la top five. Napoli si posiziona al decimo posto della graduatoria con 2.750 euro al metro quadro. Al contrario, le città più accessibili per l’acquisto di un’abitazione risultano essere Caltanissetta (735 euro/m²), Ragusa (737 euro/m²) e Biella (745 euro/m²). Nel contesto provinciale, emerge una tendenza positiva che coinvolge ben 76 dei 107 mercati monitorati. Tra questi, i maggiori incrementi si concentrano in maniera particolare nella provincia di Brindisi (13,4%), Gorizia (9,1%) e Verona (8,8%). È degno di nota il significativo aumento anche nella provincia di Milano (6%), mentre Roma sperimenta un leggero calo dello 0,1%. Dall’altro lato, i ribassi risultano concentrati in 29 aree guidate dalla provincia di Belluno, con un calo dell’11,5%, davanti ad Enna (4,2%), Isernia (3,6%), Reggio Calabria (-3,5%) e Ragusa (3%). L’Aquila si distingue come l’unica provincia a mantenere invariati i prezzi rispetto a dodici mesi fa; tuttavia, i ribassi risultano concentrati in 29 aree e variano dal -11,5% di Belluno al -0,1% di Roma. Secondo il report di Idealista, Bolzano (4.516 euro/m2) si conferma come la provincia con i prezzi delle abitazioni più elevati, seguita da Milano (3.393 euro/m2), Lucca (3.104 euro/m2) e Savona (3.073 euro/m2). Al contrario, Biella con una media di 622 euro al metro quadro si posiziona come la provincia più accessibile, seguita da Isernia (670 euro/m2) e Caltanissetta (675 euro/m2). Regioni La dinamica dei prezzi a livello regionale evidenzia un trend positivo, con 15 delle 20 regioni che registrano un aumento rispetto all’anno precedente. I rialzi più significativi si osservano in Trentino-Alto Adige (12,1%), Lombardia (7%), Molise (6,4%) e Veneto (4,8%). Anche Puglia (4,5%), Sardegna (4,3%), Friuli-Venezia Giulia (3,8%), Emilia-Romagna (3,7%) e Marche (2%) superano la media nazionale dell’1%.

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Come andrà il mattone nel 2024: prezzi ancora in crescita

Posted by fidest press agency su martedì, 26 dicembre 2023

In chiusura di questo 2023, caratterizzato da compravendite in frenata ma da prezzi che si sono mantenuti per lo più stabili quando non in leggera crescita, si guarda con interesse alle tendenze che caratterizzeranno il mercato immobiliare nostrano nell’anno a venire. Come sempre, Immobiliare.it Insights, la proptech company del gruppo di Immobiliare.it, il portale immobiliare leader in Italia, specializzata in analisi di mercato e data intelligence, ha analizzato le 12 principali città italiane per prevedere l’andamento del prezzo al metro quadro, per la vendita e per l’affitto, nel 2024.Le attese parlano di un mercato con prezzi in rialzo sia per quanto riguarda il comparto delle compravendite che quello delle locazioni: per la vendita spicca il +6% di Catania, seguito dal +4,1% di Verona. Mentre per quanto riguarda l’affitto sono le città di Napoli e Firenze a mostrare gli incrementi più ingenti per il 2024, vicini al +17%. Dando uno sguardo a Milano per il prossimo anno si prevede una crescita stabile sia per l’affitto che per la vendita sull’ordine del 2%. La previsione per la Capitale, invece, evidenzia una crescita dell’1,1% dei prezzi di vendita e del 2,4% per la locazione.Il forecast si basa su un algoritmo predittivo con basso margine d’errore che consente di avere le proiezioni dei prezzi per i 12 mesi a venire.

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Prezzi: Unc, i cibi di Natale più rincarati

Posted by fidest press agency su martedì, 19 dicembre 2023

Per la top 20 annua dei cibi e delle bevande tipiche del pranzo o del cenone di Natale e di Capodanno, vince la Frutta a bacca come l’Uva, che molti comperano, specie per Capodanno, ritenendo porti fortuna e che sale del 21,3% rispetto a un anno fa. Anche se di solito avanzano, non mancano i contorni. In particolare, per alcune ricette regionali non possono non esserci le Patate (pesce stocco) che sono medaglia d’argento rincarando del 18,7% e i Carciofi (abbacchio al forno), al 3° posto con +10,7%.Appena fuori dal podio, la Frutta esotica che, non si capisce come mai, cerchiamo per le festività e che sale del 9,8%.In quinta posizione Tonno, alici-acciughe, sgombro, salmone non affumicato con +8,6%. Dopo le Arance (+8,5%),i dolci non possono certo mancare, anche per i regali, ma quelli confezionati lievitano dell’8,2% (va meglio per quelli freschi, in 14* posizione con +3,8%).In ottava posizione le Lenticchie di Capodanno (+4,9%), seguiti a ruota da Ravioli, tortellini, cappelletti, agnolotti (+4,6%). Se vogliamo brindare con un Vino spumante o pensiamo di regalarlo dovremo sborsare il 4,5% in più, esattamente come per Salmone affumicato e baccalà che chiudono ex aequo la top ten.Se proviamo a non cucinare e cerchiamo di cavarcela con Piatti pronti, li pagheremo il 4,4% in più dello scorso Natale. I cioccolatini ci costano il 4,1% in più, mentre il Pane fresco, molto gettonato per via degli affettati, registra un +4%, esattamente come i Salumi al banco (salame, prosciutto crudo, cotto …). Poi alcuni secondi tipici di ricette regionali, la Carne ovina con +3,6%, seguita a stretto giro da quella Bovina con +3,5%. Seguono Alcolici e liquori (+3,4%) e Pollame (+2,5%).Non va bene neanche per chi, come antipasto, prende Polpi o gamberi o cucina cozze e vongole, +2,2% ex aequo con i Vini da tavola. Chiude la top 20 il Pesce fresco, con +2,1%. Si salva, invece, chi prende Frutta secca (+0,9%).

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A Natale prezzi del cioccolato alle stelle: tra le cause il cambiamento climatico

Posted by fidest press agency su mercoledì, 6 dicembre 2023

Torino. In piena stagione natalizia si sta registrando un significativo aumento dei prezzi del cioccolato. Un incremento attribuito all’aumento dei costi del cacao, che ha già portato ad un aumento del 14% del prezzo dei prodotti finiti nell’ultimo anno. Il dato peggiore è che la previsione sui prezzi è di un ulteriore aumento del 7% nei prossimi cinque mesi, con quotazioni della materia prima in forte crescita nel breve periodo. I dati sono stati rilevati dal nuovo report “Cacao Insights 2024”, uno studio appena pubblicato da RedMarketing, agenzia specializzata in comunicazione e marketing per le pasticcerie e gelaterie. L’aumento del cacao impatta direttamente quindi sulle tasche dei consumatori, in particolare durante il periodo natalizio, tradizionalmente caratterizzato da un alto consumo di cioccolato.Le pasticcerie e i produttori di cioccolato sono costretti a barcamenarsi tra l’aumento dei costi e la necessità di rimanere competitivi sul mercato. Il report “Cacao Insights 2024” dettaglia anche i fattori che determinano il trend del prezzo del cacao, evidenziando come questi siano influenzati da fattori globali e cambiamenti climatici, inclusi gli effetti del fenomeno meteorologico El Niño. Tale fenomeno ha infatti portato a condizioni climatiche avverse, soprattutto in Costa D’Avorio e Ghana con temperature al di sopra della media, fattore che ha influenzato negativamente la produzione di cacao, causando una riduzione dell’offerta e, di conseguenza, un aumento dei prezzi. Questi fattori esterni, combinati con l’aumento della domanda, hanno creato un contesto di prezzi elevati per il cacao, influenzando direttamente i costi di produzione del cioccolato.Il report Cacao Insights 2024 prevede un ulteriore aumento dei prezzi del cacao nel breve termine, con un potenziale picco di 4.300 dollari per tonnellata sulla base dei dati elaborati da Redmarketing con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, le previsioni di mercato a lungo termine suggeriscono una possibile riduzione dei prezzi, avvicinandosi ai 3.800 dollari per tonnellata.Per visionare il Report completo di Cacao Insights 2024 basta visitare la pagina http://www.redmarketing.it/media/Cacao-Insights-2024.pdf

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Prezzi energia. Aumentano per le guerre? Dipende…

Posted by fidest press agency su martedì, 7 novembre 2023

E’ giustificata la preoccupazione che questa “nuova” guerra in corso tra Israele e Hamas abbia una ricaduta sulle nostre bollette energetiche? Dipende… Certamente non è come quanto abbiamo sofferto all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina: più di mezza Europa era cliente della Russia e, non condividendo l’invasione, ha cominciato a chiudere i rubinetti per non ritrovarsi a finanziarla. I prezzi schizzarono alle stelle e oggi, grossomodo e con fornitori diversi, abbiamo prezzi da pre-invasione, ridimensionati ma con una ricaduta sul piano inflazionistico generale che stenta ancora a riprendersi. Sul “conflitto” Israele/Hamas la cosa è meno diretta che non Ucraina/Russia ed è molto più un problema politico generale: uno scombussolamento (molto probabile visto lo stato dei fatti) che potrebbe portare a problemi nei mercati energetici e non solo. Per esempio: se i nostri fornitori di petrolio della penisola arabica, a conflitto ancora più esacerbato, si schierano (come è possibile) contro Israele e contro i suoi sostenitori (l’Italia sostiene Israele), è possibile che questo possa avere ripercussioni sui contratti di fornitura in essere. Poi ci sono i mercati (nel nostro caso quello di Amsterdam) che in quanto tali subiscono in qualche modo qualunque instabilità politica del mondo, e quindi oscillano, pur se di poco. Comunque, allo stato, non ci sono possibili ripercussioni dirette per quanto accade in Medio Oriente, e se qualcuno aumenta i prezzi dicendo che lo fa per quel che lì succede, è solo un approfittatore. Smeralda Cappetti, legale, consulente Aduc: http://www.aduc.it

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T. Rowe Price – Incognita prezzi: la battaglia dell’inflazione non è ancora finita

Posted by fidest press agency su martedì, 24 ottobre 2023

A cura di Tim Murray, Capital Markets Analyst, T. Rowe Price. L’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti ha registrato una tendenza al ribasso costante dal picco dell’8,93% registrato a giugno 2022. Nonostante i dati più elevati di luglio e agosto 2023, il Cpi core, che esclude le categorie volatili di beni alimentari ed energia, ha continuato a diminuire. Ciò ha portato a speculare sul fatto che la Federal Reserve potrebbe presto passare dall’aumento dei tassi di interesse alla loro riduzione. Sebbene si tratti di dati incoraggianti, le tendenze a più breve termine, che di solito offrono maggiori informazioni sullo stato attuale dell’inflazione, sono preoccupanti. La media mobile dell’indice dei prezzi al consumo a tre mesi è salita dall’1,9% di luglio al 3,98% ad agosto. In particolare, è diminuita l’inflazione “shelter” (ovvero la componente legata ai servizi abitativi), che costituiva il 34% del paniere Cpi statunitense ad agosto 2023, e gli indicatori prospettici indicano una continua tendenza al ribasso. Tuttavia, altre categorie sono soggette a pressioni al rialzo nel breve e medio termine. In particolare, l’energia, dopo una serie di contributi negativi che durava da 12 mesi, ha subito una brusca virata al rialzo in agosto, dopo l’impennata dei prezzi del petrolio. I fondamentali del settore energetico indicano un aumento dei prezzi del petrolio. La risposta dell’offerta globale all’aumento dei prezzi del petrolio è stata modesta. Nel frattempo, il numero di piattaforme petrolifere e di gas attive negli Stati Uniti, un utile indicatore delle tendenze dell’offerta energetica, è diminuito. Anche le scorte di petrolio si sono ridotte rapidamente e ci sono prime indicazioni che gli aumenti di produttività nel settore petrolifero statunitense potrebbero aver raggiunto il picco dopo essere cresciuti per oltre un decennio. In futuro, riteniamo che il braccio di ferro tra l’allentamento dei prezzi “shelter” e l’aumento dei costi in altre categorie, come l’energia, potrebbe spingere la Fed a mantenere i tassi più alti più a lungo di quanto molti investitori si aspettino. Di conseguenza, il nostro Asset Allocation Committee ha recentemente aumentato l’esposizione agli asset reali, compresa un’ampia allocazione in titoli legati al settore energetico, e ha ridotto la posizione in Treasury a lungo termine, che potrebbero subire venti sfavorevoli se i tassi d’interesse rimanessero elevati per un periodo prolungato.

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Prezzi: l’inflazione al 5,3% determina ricadute di 1.579,40 euro annui a famiglia

Posted by fidest press agency su mercoledì, 18 ottobre 2023

L’Istat conferma a settembre il tasso di inflazione al 5,3%, con un aumento del +0,2% su base mensile. Il carrello della spesa si attesta, invece, al +8,1%. Con l’inflazione a questi livelli le ricadute per ogni famiglia, in termini annui, sono pari ad un aggravio di 1.579,40 euro. Continuano a preoccupare i costi dei beni alimentari, il cui tasso, seppure in discesa si attesta sempre su livelli elevatissimi, al +8,4%, che si traduce in un aggravio di 471 euro anni a famiglia. A tutto ciò si aggiungono gli aumenti sul fronte dell’energia, quelli già decisi (+18,6% per l’elettricità e +4,8% per il gas, per i clienti sul mercato tutelato) e quelli che, a causa dei conflitti in atto, potrebbero aggravare una situazione già precaria. Si tratta di aumenti insostenibili per molte famiglie, costrette a un numero sempre maggiore di rinunce e sacrifici, a partire dalla riduzione di consumi di carne e pesce (-16,9%) e dal ricorso sempre più assiduo ai discount (+11,9%), senza trovare, nemmeno lì, prezzi accessibili“Di fronte ad una crisi così accentuata risulta sempre più evidente come il trimestre anti-inflazione si configuri sempre di più come un’operazione di facciata, tra l’altro non priva di criticità nella sua applicazione, del tutto insufficiente a dare respiro alle famiglie.” – Afferma Michele Carrus, Presidente Federconsumatori.È necessario ed urgente che il Governo si impegni inserendo in manovra misure urgenti per: · Prorogare il mercato tutelato di un tempo congruo a risolvere ogni criticità e a tutelare i cittadini da aumenti improponibili in questa fase; · Mettere in atto l’attesa e improrogabile riforma delle accise e degli oneri di sistema sui beni energetici e carburanti; · Rimodulare l’Iva sui generi di largo consumo (con un risparmio di oltre 531,57 euro annui a famiglia con la nostra proposta); · Attivare seri e tempestivi monitoraggi dei prezzi attraverso Comitati di sorveglianza costituiti territorialmente, con la partecipazione delle Associazioni dei consumatori e sotto il coordinamento di Mr. Prezzi, per contrastare prontamente ogni fenomeno speculativo; · Ampliare le misure di sostegno a favore delle famiglie che non riescono a sostenere le rate dei mutui a tasso variabile. Sono solo alcune delle misure fondamentali che è necessario avviare con urgenza, insieme alla conferma del taglio del cuneo fiscale che secondo le ultime notizie è previsto in manovra. Le risorse per farlo vanno ricercate attraverso una seria azione di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, nell’introduzione di una tassazione strutturale progressiva sugli extraprofitti delle imprese (dal settore energetico a quello farmaceutico, ad esempio) e nell’incremento di forme di tassazione sulle transazioni finanziarie.

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