Controlli serrati sull’etichettatura e più contratti di filiera tra agricoltori e industria. Questo serve, con urgenza, per salvare il grano e la pasta Made in Italy dall’attuale svalutazione del cereale in campo. A ribadirlo, il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, intervenendo alla riunione della Commissione di allerta rapida convocata, oggi al Mimit, dal capo Benedetto Mineo. Ѐ l’ennesimo appello, quello di Cia, che sulla questione ha già acceso la mobilitazione nazionale e lanciato la petizione con raccolta firme su change.org (https://chng.it/zVC8sWyT75). Un’azione necessaria secondo l’Organizzazione, per far fronte alle principali cause della crisi che sta investendo le aziende del comparto, tra crollo vertiginoso del valore riconosciuto al grano duro italiano, passato in pochi mesi da 550 a 350 euro a tonnellata, e insostenibili costi di produzione, circa 1.400 euro per ettaro, quando si vende a 1.100 euro per ettaro (-300 euro). Il prezzo del grano è sceso del 40% nelle ultime settimane, mentre quello della pasta sullo scaffale è aumentato in media del 30%.“Senza interventi immediati -ha spiegato il presidente di Cia, Fini- gli agricoltori italiani saranno costretti ad abbandonare la produzione per scarsa redditività. Chiediamo al Governo di attivare tutte le azioni possibili per il monitoraggio, la trasparenza e la tutela della qualità e delle quantità di grano nazionale utilizzato per la pasta e il pane. Ancora prima -ha aggiunto- sollecitiamo quell’equa redistribuzione del valore lungo la filiera, necessaria a riconoscere il giusto prezzo ai produttori, a tutelare la qualità delle materie prime, come di una pasta 100% Made in Italy, e a salvaguardare la tenuta del comparto agricolo nazionale”. Il grano duro è, di gran lunga, la prima coltura tricolore -ricorda Cia-. L’Italia è in cima alla classifica europea per produzione e un podio sotto a livello mondiale. Eppure, nonostante la sua vocazione, resta anche il secondo Paese importatore al mondo, dove i grani esteri, a differenza di quelli italiani, seguono standard qualitativi, di salubrità e costi di produzione molto più bassi, fino a determinare, cosa ancora peggiore, il prezzo del cereale simbolo del Made in Italy. Per questo, occorre un sistema a contrasto e sanzione delle speculazioni commerciali, azioni mirate e strutturate per frenare le importazioni incontrollate dall’estero e il falso grano straniero spacciato per italiano, interventi a garanzia non solo di un prodotto simbolo di italianità, ma anche -sottolinea Cia- della sicurezza alimentare.
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Pasta: Cia da Mister Prezzi al Mimit, tutelare grano italiano. Equità dal campo allo scaffale
Posted by fidest press agency su sabato, 13 Maggio 2023
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Prezzi medi nel 2022 del gas e dell’elettricità
Posted by fidest press agency su venerdì, 7 aprile 2023
Secondo l’Enea, a livello di prezzi medi 2022 rispetto al 2021, quello dell’elettricità è cresciuto di oltre il 100%, mentre quello del gas è aumentato del 57%. Quanto ai consumi da agosto 2022 a febbraio 2023 i consumi di gas sono stati inferiori del 19% e quelli di elettricità del 4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni “Questi dati dimostrano la bontà di quello che stiamo chiedendo al Governo. In primo luogo urge modificare in Parlamento il decreto n. 34/2023 appena varato, così da rinnovare tutti gli sconti introdotti dal Governo Draghi, altrimenti vi sarà una tassa, a regime, pari a 90 euro per la luce e a 459 euro per il gas, per una stangata complessiva pari a 549 euro” afferma Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori “In secondo luogo che non si possono introdurre sconti o contributi erogati in quota fissa che siano legati ai minori consumi, considerato che per via del Piano di contenimento è difficilissimo nella prossima stagione termica consumare meno di quest’anno, visto che gli italiani hanno acceso i riscaldamenti per 15 giorni in meno e 1 ora al giorno in meno per via dei provvedimenti di Cingolani. Senza contare che quest’anno è stato l’inverno più caldo di sempre” conclude Vignola.
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Prezzi: Unc, i rincari di Pasqua
Posted by fidest press agency su domenica, 2 aprile 2023
L’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat resi noti ieri per stilare le classifiche dei beni e servizi tipici di Pasqua finora più rincarati rispetto allo scorso anno.”Si tratta di rialzi preoccupanti, specie se si considera che sono relativi al mese di marzo e che di regola gli aumenti si registrano maggiormente a ridosso della Pasqua, quando la domanda sale. Ci domandiamo, quindi, visto che la carne ovina e caprina costa già l’8,3% in più rispetto a un anno fa, cosa accadrà a partire dal 6 aprile quando gli acquisti cominceranno a decollare. Stesso discorso per chi a Pasqua vuole mettersi in viaggio” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.Per la top 10 ten dei rincari dei cibi e delle bevande del pranzo di Pasqua, al primo posto lo Zucchero, che registra l’inflazione maggiore per i prodotti alimentari, pari al 54,9% e che, pur non potendo essere definito come un prodotto tipicamente pasquale, è l’ingrediente base di tutti i dolci, colomba compresa. Al secondo posto il Burro (+25,8%), utilizzato sia per i dolci che come condimento per molte pietanze. Medaglia di bronzo il primo vero prodotto caratteristico della Pasqua, le Uova che salgono del 22,4% su marzo 2022 e che sono usate in tantissimi piatti regionali, dal casatiello napoletano alla torta pasqualina ligure, dai cudduraci calabresi ai casciatelli molisani. Appena fuori dal podio le Patate con +20,9%, che insieme ai carciofi sono impiegate come tipico contorno per l’agnello o il capretto. Seguono Formaggi e latticini molto utilizzati a Pasqua, a cominciare dalla ricotta, e che salgono del 18%, la Farina (+17,8%), al settimo posto Pasta sfoglia e pasta brisè (+17,7%), poi Prodotti di pasticceria freschi o confezionati con +16,2%, Vegetali freschi (insalata, carciofi, spinaci, piselli, bietole …) con +9,4%. In decima posizione i Salumi (+9,1%). Appena fuori dalla top ten la Carne ovina e caprina con +8,3%, che però è destinata inevitabilmente a risalire la classifica nei prossimi giorni. In 12° posizione Cioccolato e cioccolatini con +7,5%.Anche per chi si vuole mettere in viaggio e fare una vacanza le prospettive non sono buone. I voli nazionali costano il 71,5% in più su marzo 2022, quelli internazionali il 59,1% in più, i pacchetti vacanza nazionali rincarano del 14,7%, alberghi, motel e pensioni segnano un +13,3%, ristoranti, bar e simili +7,3%. Non va meglio per chi pensa di andare in un villaggio vacanze, campeggio o ostello della gioventù (+7%) o per chi a Pasqua vuole prendere una nave, +6,1 per cento.
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Schroders – Europa emergente: il crollo dei prezzi del gas porta nuovi benefici?
Posted by fidest press agency su sabato, 1 aprile 2023
A cura di Andrew Rymer, CFA, Senior Strategist, Strategic Research Unit, e Rollo Roscow, Emerging Markets Fund Manager, Schroders. I prezzi del gas naturale sono scesi di ben l’87% dal picco raggiunto a fine agosto 2022, a seguito della brusca impennata dei prezzi innescata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Per i mercati emergenti dell’Europa centrale, cioè Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca – noti come Paesi CE3 – ciò ha portato un notevole sollievo a livello economico e finanziario. Da quando il prezzo del gas naturale ha raggiunto il picco, i Paesi CE3 hanno sovraperformato i mercati emergenti globali, misurati dall’MSCI Emerging Markets, in media del 20% e addirittura del 24% nel caso della Polonia. Tuttavia, gli ultimi dati macroeconomici dei Paesi CE3 rimangono generalmente deboli, riflettendo l’impatto dell’aumento dei tassi e dell’inflazione sui redditi reali. Inoltre, il rischio geopolitico sembra destinato a rimanere una nube minacciosa all’orizzonte. Vi sono tuttavia segnali che indicano che le prospettive hanno smesso di deteriorarsi e potrebbero essere destinate a migliorare. I livelli di stoccaggio di gas nell’Eurozona sono molto alti per questo periodo dell’anno, rispetto alla media degli ultimi dieci anni, di conseguenza il rischio di carenze di approvvigionamento o di interruzioni di corrente sembra essere minimo almeno fino al prossimo inverno. Inoltre, l’importazione di gas naturale liquefatto (GNL) ha sostituito alcune forniture russe nel 2022, in un’efficace ristrutturazione dei mercati energetici globali. Come in altre parti del mondo, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, le banche centrali dei Paesi CE3 hanno risposto all’aumento dell’inflazione con un inasprimento della politica monetaria, con un rialzo di ben oltre il 6% in Polonia e Repubblica Ceca, e di oltre l’11% in Ungheria. Con l’inflazione in attenuazione e i prezzi del gas in discesa, negli ultimi mesi le banche centrali hanno poi deciso di lasciare i tassi fermi. Anche in seguito alla forte performance dei mercati azionari dei Paesi CE3 dopo il picco del prezzo del gas in agosto, le valutazioni di Polonia e Ungheria appaiono ancora convenienti su base combinata. È importante notare che Ungheria e Repubblica Ceca sono mercati piccoli. In totale, ci sono tre titoli in ogni indice nazionale. Ciò può alterare i dati di valutazione principali. Basti pensare che per la Repubblica Ceca il titolo più grande e dominante dell’indice è una società del settore energetico. Le valute di Polonia e Ungheria sono relativamente a buon mercato rispetto alla media di lungo periodo. Tuttavia, dopo la forte performance degli ultimi mesi, il grado di economicità si è ridotto. Il quadro generale dei Paesi CE3 è più sano rispetto a un anno fa. La crisi energetica si è in parte attenuata e, se la disinflazione seguirà le previsioni, le prospettive potrebbero migliorare progressivamente fino al 2023. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia rimarrà un rischio, ma se i prezzi dell’energia rimarranno bassi e quelli alimentari si ridurranno come previsto, le prospettive dovrebbero continuare a migliorare. (abstract by http://www.verinieassociati.com)
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Casa: Istat, +3,8% prezzi nel 2022
Posted by fidest press agency su martedì, 21 marzo 2023
Secondo l’Istat, in media, nel 2022, i prezzi delle abitazioni aumentano del 3,8%. “Bene, ottima notizia! Un fatto positivo che cresca il valore delle case degli italiani. Purtroppo, però, si tratta di un dato destinato presto a peggiorare” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Il rialzo repentino dei tassi di interesse deciso dalle Bce, facendo salire il costo dei mutui, produrrà una drastica riduzione dei volumi di compravendita, già in calo, non a caso, del 2,1% nel quarto trimestre 2022, con conseguenze negative sui prezzi delle case” conclude Dona.
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Prezzi: Unc, le città dove luce e gas sono più cari
Posted by fidest press agency su lunedì, 27 febbraio 2023
L’Unione Nazionale Consumatori ha condotto uno studio stilando la classifica completa delle città con i maggiori rialzi annui per quanto riguarda luce e gas, elaborando i dati Istat relativi al mese di gennaio 2023.A livello nazionale, invece, l’indagine confronta la variazione dei prezzi di luce e gas negli ultimi 3 anni, confrontando il mercato libero con il tutelato. Da giugno 2021, ossia prima dei rincari scattati a partire da luglio, a gennaio 2023, la luce del mercato libero in Italia è salita del 248,3% (cfr. tabella n. 1) contro il 108,4% del tutelato, più del doppio (+129%), mentre considerando il primo dato utile del gas rilevato dall’Istat, dicembre 2021, il libero da allora è aumentato del 141,1% contro un calo del 7,4% del tutelato. In 3 anni, da gennaio 2020 a gennaio 2023, la luce del libero è balzata del 262,8%, contro il +115,8% del tutelato.”In questo contesto togliere il mercato tutelato, che per l’energia elettrica delle parti comuni dei condomini scade il 1° aprile 2023, praticamente tra un mese, è una vergogna bella e buona! Un regalo fatto ai venditori del libero e un esproprio per le tasche delle famiglie. Ci domandiamo cosa aspetti il Governo a svegliarsi e a rimediare all’ingiustizia di discriminare chi abita in un condominio da chi risiede in una villa, per i quali la scadenza resta il 10 gennaio 2024″ afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.Per Energia elettrica, gas e altri combustibili, voce che include gas, luce (mercato libero e tutelato), gasolio per riscaldamento e combustibili solidi, se in Italia il rialzo a gennaio è stato pari al 67,3% rispetto a un anno prima, con una stangata a famiglia pari in media a 907,50 euro su base annua, in alcune città si è sfiorato il 90 per cento.A vincere questa non piacevole classifica delle città con i cittadini più bastonati dalle bollette (tabella n. 2) è Alessandria, dove le spese per luce, gas e gasolio volano dell’88,6% su gennaio 2022. Medaglia d’argento e di bronzo ad altre due città del Piemonte: Vercelli con +87,1% e Biella con +86,1%.Appena fuori dal podio Perugia (+85,8%), poi Novara (+85,7%), Terni (+84,5%), Cuneo (+85,3%), all’ottavo posto Imperia (+85%), seguita da Torino (+84,4%). Chiude la top ten Genova con +82,6%.Dall’altra parte della classifica, la città meno tartassata è Potenza con +35,2%. Al secondo posto Aosta con +50,8%. Sul gradino più basso del podio delle città virtuose Olbia-Tempio con +51%.Seguono Napoli (+51,4%), Gorizia (+51,7%), Benevento (+53,1%), al settimo posto Caserta (+53,5%), poi Avellino (+53,7%) e Trieste (+54,6%). Chiudono la top ten Pordenone e Udine, ex aequo con +54,7%.
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Giappone: Possibile rendimento annuo delle azioni giapponesi superiore al 10%
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
A cura di Sam Perry, Senior Investment Manager e Steve Donzé, Senior Macro Strategist di Pictet Asset Management.Gli investitori internazionali hanno sottopesato le azioni giapponesi a partire dal 2005, ma l’allocazione in questo comparto sta iniziando a riavvicinarsi alla ponderazione del benchmark.Le nostre previsioni a lungo termine ci suggeriscono che si tratta di un cambiamento sensato.Nei prossimi cinque anni, ci aspettiamo un rendimento annuo delle azioni giapponesi superiore al 10%, arrivando a sovraperformare le azioni statunitensi e quasi pareggiando i rendimenti delle azioni emergenti (in dollari), ma con una volatilità molto inferiore.Ciò è in larga parte dovuto all’apprezzamento dello yen previsto per il periodo in esame, ma riflette anche il potere di spesa del cosiddetto “Japan Inc” (termine che indica il sistema economico moderno, altamente centralizzato, di questo Paese e la sua strategia di sviluppo guidata dalle esportazioni) e il suo impatto sui rendimenti. Le aziende del Paese dispongono di abbondante liquidità. Il rapporto tra flusso di cassa e ricavi si attesta al livello massimo raggiunto da oltre mezzo secolo e le aziende continuano a generare liquidità con livelli di free cash flow da record. L’alto livello di fiducia nel management aziendale e l’abbondanza di liquidità nei bilanci sono evidenziati dal livello record dei ritorni degli azionisti: si prevede che sia i dividendi che i buyback di azioni, toccheranno nuovi massimi storici (rendimento complessivo di 25.000 miliardi di JPY). Le prospettive di utili del Giappone non dipendono più dalla crescita delle esportazioni come in passato.Le esportazioni di beni e servizi contribuiscono per meno del 20% alla produzione economica nazionale. Con la delocalizzazione delle produzioni, inoltre, dal 1998 la quota giapponese nelle esportazioni globali si è dimezzata al 3,4%. È probabile che le aziende più sensibili agli aumenti della spesa in conto capitale e dei consumi siano quelle che beneficeranno maggiormente del nuovo scenario di aumento dei prezzi. Tra queste troviamo quelle attive nei comparti dei macchinari, degli impianti automatizzati, dell’edilizia abitativa e dei rivenditori al dettaglio. Per quanto riguarda le banche, che tendono a beneficiare di condizioni monetarie più restrittive, stiamo iniziando a trarre profitto, poiché il settore ha già guadagnato quasi il 50% dall’inizio dello scorso anno.Mentre le famiglie e le imprese giapponesi vedono risvegliarsi l’inflazione per la prima volta dopo 40 anni, gli investitori dovrebbero prepararsi a un panorama economico radicalmente diverso, nel quale un circolo virtuoso di rialzo dei prezzi e aumento della spesa e degli investimenti fornisce una grande spinta alle azioni del Paese.L’inflazione salariale potrebbe infine contribuire a sbloccare il potenziale delle famiglie giapponesi, i cui consumi rappresentano oltre la metà del PIL del Paese. I loro risparmi sono al livello più alto degli ultimi 22 anni (76.700 yen per lavoratore al mese) e i redditi sono ai massimi dagli anni 2000. (abstract by Gruppo Pictet)
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Mase: scendono prezzi carburanti
Posted by fidest press agency su giovedì, 16 febbraio 2023
Secondo i dati settimanali del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), appena pubblicati, il prezzo della benzina in modalità self service scende a 1,860 euro al litro, il gasolio a 1,853 euro al litro.”Bene il calo, dati positivi. Si assottiglia sempre più il divario tra gasolio e benzina, che comunque resta per il momento più cara” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.”Resta il fatto che rispetto a un anno fa, che oramai coincide con i prezzi precedenti allo scoppio dell’invasione dell’Ucraina, un litro di benzina costa ora l’1,3% in più, pari a 1 euro e 22 cent per un pieno da 50 litri, mentre il gasolio è maggiore di quasi 15 cent al litro, con un balzo dell’8,5%, pari a 7 euro e 25 cent a rifornimento” prosegue Dona.”Rispetto all’inizio dell’anno, per colpa dell’aumento delle accise di 15 cent deciso dal Governo, un litro di benzina è più caro di quasi 22 centesimi, un salto del 13,1%, equivalente a 10 euro e 78 cent per un pieno, con una stangata su base annua pari a 259 euro per una famiglia che fa due pieni al mese, il gasolio è salito di quasi 15 cent al litro, +8,5%, pari a 7 euro e 27 cent a rifornimento, una bastonata da 174 euro all’anno” prosegue Dona.”Il peggio, poi, potrebbe non essere ancora arrivato. Il fatto che il gasolio abbia superato la soglia di 1,9 euro al litro nella rilevazione del 30 gennaio, per poi scendere, attesta che gli operatori e i mercati si erano mossi in anticipo rispetto all’embargo dell’Ue ai prodotti raffinati provenienti dalla Russia scattato il 5 febbraio, facendo scorte. Si tratta di capire ora per quanto tempo questa congiuntura favorevole potrà durare” conclude Dona.
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Prezzi carburanti. Governo imbarazzante
Posted by fidest press agency su martedì, 7 febbraio 2023
L’emendamento del governo al decreto trasparenza sui prezzi dei carburanti è imbarazzante. Le multe per chi non rispetta la legge vanno da 200 a 2000 rispetto al precedente 500/6000. Appare evidente che è una mano tesa ai dettaglianti che, di conseguenza, saranno più che tentati di non rispettare le regole, visto che le sanzioni saranno meno onerose rispetto ai guadagni in più ottenuti dal non rispetto delle stesse. Sulla questione il governo sta girando intorno per trovare una soluzione che sia gradita alla corporazione (che dà supporto elettorale al governo) e, dopo la barzelletta della proposta del ministro Urso 200/800), ha deciso di stabilizzarsi così. Ma il problema non sono tanto le sanzioni, ché più imbarazzante è l’inesistenza di una politica in materia che consideri il ridimensionamento del carico fiscale del 70% che grava sul carburante. Forse c’è una strategia: distrarre l’attenzione dal problema fiscale concentrandola sulle multe ai “cattivi” benzinai. Ridimensionate le multe per cui i benzinai tanto più cattivi non diventeranno… fugata l’attenzione dal problema centrale, la fiscalità. Certo per le strategie ci vuole intelligenza, ma dopo quel che è accaduto sul 41bis (tutti concentrati sull’anarchico a cui addolcire la pena piuttosto che sulla terrificante realtà della norma liberticida), può darsi che il governo sia capace anche di questo. Oppure è totalmente incapace e si sta affidando al caso, rincorrendo questo o quell’altro consenso elettorale. Giochi di palazzo, certo. Ma giochi per i quali le libertà e l’economia dei consumatori viene strumentalizzata. Guardando alla fine, tra strategie e incapacità, di questo guazzabuglio si vede solo il consumatore che ha il suo portafogli sempre più aggredito. Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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Prezzi gas. Quando il governo si è trovato per caso in un posto giusto al momento giusto…
Posted by fidest press agency su domenica, 5 febbraio 2023
Trovarsi per caso nel posto giusto al momento giusto. E’ quello che è accaduto al governo del nostro Paese quando ieri sera Arera ha confermato che le bollette di gennaio sono calate del 34%. Siamo stati investiti da un tripudio di dichiarazioni per significare la gara a chi sia più bravo per attribuirsi il merito di questo calo, tutto ovviamente in chiave dispregiativa nei confronti dei precedenti governi. Ma le cose stanno in modo diverso. Con il calo del prezzo nel TTF (Title Transfer Facility), il mercato virtuale di Amsterdam di riferimento per lo scambio del gas in Europa, siamo stati in grado di tagliare le bollette del 34,2%, dopo l’aumento del 23% di dicembre. Il mercato del gas, per un Paese come il nostro, dipende solo da quanto avviene oltre le Alpi dove – ed è questo l’unico aspetto importante – anche l’Italia partecipa. Il governo ha ben agito coi 21 miliardi della finanziaria per ridurre il danno specifico, ma lo ha fatto in modo troppo settoriale e, sostanzialmente, fine a se stesso. Non ha concepito e messo in atto provvedimenti che facessero fronte alle ricadute di questi aumenti su tutta l’economia. Punte di iceberg sono stati: il non rinnovo della sospensione delle accise sulla benzina, sì da mettere mano alla composizione del prezzo finale (oggi con accise al 70%); assenza di riduzioni fiscali soprattutto per il costo del lavoro. E’ qui che si vede se un governo vive alla giornata o investe sul futuro. L’impressione – e alcune certezze – è che si dia maggiore attenzione alle corporazioni e ai loro poteri di mobilitazione delle piazze (balneari, evasori fiscali e produttori del cosiddetto “made in Italy”, per esempio) che non ai consumatori. Maggiore attenzione a chi poi, nella complicità di provvedimenti di dubbio valore sanitario (etichette alimentari) ed economico (pos, contanti, condoni), sia foriero di consensi. Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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Prezzi gas ridimensionati solo per le bollette: il mercato generale non raccoglie
Posted by fidest press agency su sabato, 4 febbraio 2023
Come previsto, Arera ha pubblicato i dati di gennaio dei prezzi del gas: un deciso calo del 34,2%. A questo punto ci si dovrebbe aspettare un altrettanto radicale ridimensionamento dei vari prezzi che sono legati al rialzo di questo prodotto. Non facciamoci illusioni, il mercato funziona in modo diverso: i prezzi non calano quasi mai. Prima di tutto perché ci vuole tempo perché venga assimilato questo calo, e poi perché i vari attori, una volta che hanno adeguato i prezzi agli ultimi aumenti, sono sempre riottosi a modificarli verso il basso. Per questo motivo quando i prezzi aumentano è una tragedia che, soprattutto nel caso di prodotti energetici con ricaduta su tutti gli altri prodotti, difficilmente tende a ridimensionarsi. I governi, che quasi mai sono responsabili di questi aumenti in modo diretto, dovrebbero subito intervenire per impedire che le fiammate dilaghino perchè, una volta che tutto è già accaduto, tornare indietro, a parte lo specifico prodotto (e le bollette) tutto è molto più difficile. Perché questo accada occorre che ci siano governi che sappiano governare guardando al futuro e con l’occhio e la tasca dei consumatori. Non è il nostro caso.Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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Benzina: Gdf, 2500 controlli a gennaio, 989 violazioni prezzi
Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 febbraio 2023
Nel solo mese di gennaio la Gdf ha eseguito 2.518 interventi, contestando 989 violazioni alla disciplina prezzi, di cui 341 per mancata esposizione e/o difformità dei prezzi praticati rispetto a quelli indicati e 648 per omessa comunicazione al ministero.”Dati gravissimi. Il fatto che il 39,3% dei benzinai sia stato multato, nonostante a gennaio fossero sotto osservazione, attesta l’ampia diffusione delle irregolarità. Insomma, il fatto che, come abbiamo sempre sostenuto, a gennaio non abbiano speculato sul rialzo dei prezzi, dovuto invece al Governo Meloni, non vuol dire che la categoria sia da assolvere” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.”Ecco perché rasenta il ridicolo che ora il Governo, invece di triplicarle, abbassi le multe per chi non comunica i prezzi al ministero o li espone difformi, passando dai vigenti 516 euro a 200 euro. Un premio invece di una punizione. Quanto alla sospensione dell’attività, è diventata una chimera visto che ora potrà avvenire solo dopo 4 omesse comunicazioni settimanali nell’arco di 60 giorni e non più dopo tre violazioni senza limiti temporali anche non consecutivi, come era nella formulazione del decreto n. 5 pubblicata in Gazzetta” conclude Dona.
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Bollette? Prezzi calmierati fino a 70/80% consumi Unc: rischio stangata per tutti
Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 febbraio 2023
Sulle bollette Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del Made in Italy, ha spiegato che il meccanismo allo studio del Governo prevede che la bolletta venga divisa in due parti: da un lato una tranche di consumi con un prezzo protetto (il 70-80% del consumo annuo stimato sulla base dell’anno precedente), mentre l’eccedenza sarebbe ancora al prezzo di mercato.”Rischio stangata per tutti! E’ di tutta evidenza che se per prezzo protetto si intende che gli sconti attualmente vigenti, ossia annullamento degli oneri di sistema e Iva sul gas al 5%, saranno confermati solo sul 70/80% dei consumi, mentre per il restante 20/30 sarà ripristinato il prezzo pieno, allora vuol dire che il Governo, con la scusa del risparmio energetico, intende aumentare le tasse a tutti gli italiani sulle bollette di luce e gas” afferma Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori.”Considerato, infatti, che il 2022 è stato l’anno più caldo di sempre e che i riscaldamenti sono rimasti accesi per 15 giorni in meno e per 1 ora in meno al giorno, nessuno sarà in grado di scendere con i consumi rispetto all’anno precedente, men che meno per il 20 o addirittura per il 30 per cento. Anche perché con questi prezzi lunari i consumatori hanno già ridotto all’osso tutti i loro consumi” conclude Vignola.
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Benzina: i prezzi raggiungono livelli record
Posted by fidest press agency su lunedì, 30 gennaio 2023
Non si arresta, in questi giorni, la corsa dei prezzi dei carburanti: oggi la benzina ha raggiunto picchi di 1,90 euro al litro e il diesel di 1,96 presso alcuni distributori. Livelli ben al di sopra del dato medio di 1,88 per la benzina e 1,92 per il diesel riportati da Quotidiano Energia e del “Prezzo Medio Italia” settimanale pubblicato dal Ministero delle Imprese e del M.I. sulla base delle comunicazioni ricevute dalla rete distributiva e dalle compagnie petrolifere, che si attesta a 1,829 euro al litro per la benzina e 1,875 per il gasolio.Alla luce di questi evidenti discostamenti troviamo poco condivisibile la posizione dell’Antitrust, il cui presidente ha ieri affermato che non c’è “necessità di introdurre un meccanismo di calcolo e di diffusione di valori di riferimento medi, atteso che appaiono incerti i benefici per i consumatori a fronte invece di un possibile rischio di riduzione degli stimoli competitivi”.La trasparenza nell’informazione ai consumatori è, a nostro avviso, la base fondamentale sulla quale possono effettuare le loro scelte. Una maggiore trasparenza e l’esposizione di un prezzo medio a livello territoriale, distinto tra self e servito, nonché tra rete autostradale e rete urbana e interurbana, come da noi richiesto, non rappresenta, a nostro avviso, un limite alla competitività. Anzi, in un mercato sano potrebbe incoraggiarla, incentivando i distributori ad applicare prezzi convenienti per attrarre più clienti. Tale operazione, ovviamente, deve avvenire di pari passo con l’attività di vigilanza e controllo dei comitati territoriali introdotti con il decreto sui carburanti; proprio a tal proposito venerdì, in audizione alla Camera, ne abbiamo chiesto un ampliamento dei poteri, una maggiore partecipazione delle Associazioni dei Consumatori ed una più stretta collaborazione con l’attività dell’Agcm. Sarà compito di quest’ultima intervenire, soprattutto in caso di ipotesi di cartello o allineamento al rialzo dei prezzi paventato dal suo Presidente. È semmai opportuno che sia precisata per legge la fattispecie di reato di eccesso speculativo sui prezzi dei beni di consumo.Per tali ragioni continuiamo a sostenere la necessità di andare avanti sulla strada intrapresa all’indomani del grave errore commesso dal Governo eliminando del tutto lo sconto sulle accise, che resta comunque un’opzione da riadottare. Sarebbe sbagliato eliminare i nuovi cartelli indicatori dei prezzi e ridurre all’irrilevanza le sanzioni contro chi viola le regole, ma soprattutto chiediamo che, almeno in via transitoria, sia ridotta fortemente l’IVA sui carburanti (applicata anche sull’importo dell’accisa): portandola al 4%, secondo le stime dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, il risparmio per ogni famiglia sarebbe di oltre 200 euro annui.
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Prezzi gas in calo. Realtà e politica
Posted by fidest press agency su lunedì, 30 gennaio 2023
“I ventuno miliardi di euro messi in campo dal governo Meloni sul contenimento dei costi energetici e il price cap cui il nostro governo ha fortemente contribuito hanno portato a una riduzione enorme del costo delle bollette che scenderanno del 40% a febbraio. Qualcuno dovrebbe chiederci scusa per le critiche mosse”. Lo afferma Alfredo Antoniozzi vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Con questa dichiarazione si è ufficialmente aperta la corsa a chi meglio si attribuisce il calo del costo del gas. Ma le cose stanno in modo diverso. Con il calo del prezzo nel TTF (Title Transfer Facility), il mercato virtuale di Amsterdam di riferimento per lo scambio del gas in Europa, si dovrebbe avere un taglio del 33% (e non del 40) delle bollette, dopo l’aumento del 23% di dicembre, L’Autorità per l’energia (Arera) dovrebbe comunicare il prossimo 2 febbraio le ricadute sulle bollette di gennaio con un risparmio, per la famiglia tipo (1.400 metri cubi annui) di 712 euro. Altro che virtù del governo che, coi 21 miliardi messi in campo, non ha dato nessun contributo al calo del prezzo del gas, ma solo aiutato le famiglie a farsi meno male quando il prezzo è stato alto.Purtroppo qualcuno non riesce a darsi ragione che le politiche nazionali in materia sono totalmente ininfluenti se non per riduzione del danno. Il mercato del gas, per un Paese come il nostro, dipende solo da quanto avviene oltre le Alpi dove – ed è questo l’unico aspetto importante – anche l’Italia partecipa. Altro che Europa maligna. Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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Perché i prezzi continueranno a crescere. Gli errori del governo
Posted by fidest press agency su mercoledì, 25 gennaio 2023
L’inflazione in Italia è alta più degli altri Paesi nostri principali partner. Nonostante questo il governo ha scelto con la legge finanziaria di devolvere 6,5 miliardi in deficit per misure identitarie: aumento flat tax, condono bollette fino a mille euro, bonus fiscale alle società di calcio e poi c’è da capire cosa potrebbe accadere con Pensione quota 103. La reintroduzione delle accise sui carburanti, per quanto abbia fatto risparmiare 12 miliardi allo Stato, sta avendo un riflesso dilaniante su tutta l’economia e la fiducia di imprese e consumatori, ed è probabile abbia costi maggiori dei 12 miliardi risparmiati. Cartina al tornasole di questa situazione è il risparmio degli italiani: dal 1° gennaio 2019 a luglio 2022 c’era una crescita di 274 miliardi, ma dopo soli tre mesi i depositi sono calati del 2,74%, 50 miliardi… aspettiamo i prossimi dati per confermare che i risparmiatori stanno erodendo i loro soldi per la “vita corrente”. Aggiungiamo le scaramucce sul pos che, per fortuna, non sono andate come il governo voleva e il fatto che dal 1 gennaio il limite per i pagamenti in contanti è salito da 1.000 a 5.000 euro. Tutto questo non aiuterà a far calare l’inflazione e peserà di più sulla borsa della spesa. Anche perché in Italia tutto diventa più drammatico per il fatto che il problema principale, più che l’inflazione, è il basso livello dei salari a fronte di un alto costo fiscale che, di conseguenza alimenta molto l’evasione fiscale.Di tutto questo in finanziaria non se ne trova traccia. Sembra proprio che, a parte il trend europeo di ridimensionamento dei tassi inflattivi, non ci sia una nostra azione specifica per farvi fronte e le comunque scarse energie a disposizione si preferisce utilizzarle per identità e sovranismo: che, per semplificare, ha la sua massima espressione nella presunta difesa del “made in Italy” in qualunque occasione: il complotto contro il nostro Paese è visto, per esempio, anche nella difesa delle etichette alimentari rifiutando le innovazioni proposte dall’Ue (Nutriscore – e nel presunto attacco al vino. Tutte cose che forse possono portare consenso immediato, ma che nel breve e lungo respiro non reggono, soprattutto quando i “consenzienti” vedranno le loro tasche sempre più bucate. Vincenzo Donvito Maxia
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Prezzi: Unc, i rialzi alimentari del 2022 in euro
Posted by fidest press agency su domenica, 22 gennaio 2023
L’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat dell’inflazione media del 2022, per stilare la classifica dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche che hanno pesato maggiormente sulle tasche degli italiani, in termini di spesa aggiuntiva rispetto al 2021.Se in media una famiglia italiana nel 2022 ha speso 513 euro in più per mangiare e bere, guardando alle sottoclassi di prodotto sono i Vegetali freschi a vincere la classifica dei rincari, con una spesa supplementare di 63,30 euro rispetto al 2021, a fronte di un’inflazione media del 14,3%.Al secondo posto la Frutta fresca che, con un’inflazione del 7,3%, costa 32,30 euro in più per una famiglia media. Medaglia di bronzo per Formaggi e latticini, con una stangata rispetto a due anni fa pari a 32,10 euro (+8,6%).Appena giù dal podio il Pollame (+13,5%, pari a 31,20 euro), poi il Pane (+11%, +28,80 euro), al sesto posto la Pasta (+17,3%, +24,30 euro). Seguono la Carne bovina (+5,9%, +22,40 euro), Prodotti di pasticceria e panetteria come crackers, piadine, fette biscottate (+7,8%, +20,20 euro) e Pesce fresco (+8,3%, +18,30 euro). Chiudono la top ten i Salumi (+5,1%, +15,10 euro). Si segnalano poi gli Altri oli alimentari (diversi da olio di oliva) che segnano il record dell’inflazione (Tabella n. 2) con +51,5%, ma che sono “solo” in 12° posizione in quanto a incremento di spesa (+12,50 euro), le Uova (+12,8%) e l’Olio di oliva (+8,2%) ex aequo con +9,60 euro. La Pizza l’abbiamo pagata 9,10 euro in più (16° posto, +6,9%), i Gelati 8,80 euro (17°, +13,1%), il Caffè 8,10 euro (19°, +5,7 euro). Chiude la top 20 il Burro con 7,90 euro, al 2° posto in quanto a inflazione (+28,2%). Si segnalano poi il Riso con +7,60 euro, la Farina con 7,5 euro (al 4° posto per inflazione), il Latte fresco parzialmente scremato con 7,20 euro (che sommato a quello intero e conservato portano la stangata a 14,70 euro), lo Zucchero, medaglia di bronzo per inflazione con +18,8% e un aggravio per le famiglie pari a 4 euro.
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Mase: prezzi carburanti in su
Posted by fidest press agency su mercoledì, 11 gennaio 2023
Secondo i dati settimanali del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), appena pubblicati, il prezzo della benzina in modalità self service sale a 1,812 euro al litro, il gasolio a 1,868 euro al litro.”Nessuna speculazione sui carburanti. Il rincaro, almeno per il momento, è dovuto esclusivamente alla scelta sciagurata e miope del Governo Meloni di voler spennare come polli gli automobilisti, facendo scattare il rialzo delle accise. Infatti, a parte i soliti furbetti del quartierino che non mancano mai, secondo i dati ufficiali del Mase, in media nazionale la benzina sale rispetto alla rilevazione del 31 dicembre di 16,79 centesimi per la benzina e di 16 cent per il gasolio, ossia addirittura sotto ai 18,3 cent che matematicamente dipendono dall’aumento di 15 cent delle accise + Iva. Insomma una bufala gonfiata ad arte dal Governo per tentare di scagionarsi dalle sue responsabilità. Una stangata, rispetto a settimana scorsa, pari a 8 euro e 40 cent per un pieno da 50 litri di benzina e 8,01 euro per il gasolio, rispettivamente 201 e 192 euro all’anno per una famiglia che fa due pieni al mese” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “ieri pomeriggio il Governo ha rivisto la sua posizione ripristinando il taglio di 25 cent, 30,5 con Iva, che Draghi aveva fatto dal 22 marzo al 31 dicembre. Infatti, nonostante questo sconto, il 2022 si chiude con il prezzo medio, in termini nominali, più elevato di sempre. Peggio anche rispetto al 2002, l’anno catastrofico nel quale la benzina in modalità self arrivò a 1,786 e il gasolio a 1,706, ben sotto alla media dello scorso anno pari, rispettivamente, i 1,812 e 1,815. Inoltre vanno considerati i possibili effetti legati alle ritorsioni russe al tetto Ue al prezzo del petrolio” aggiunge Dona. “Ora, per colpa del Governo Meloni, un litro di benzina costa, rispetto a un anno fa, quasi 8 cent in più, con un rialzo del 4,5%, pari a un aggravio risparmio di 3 euro e 93 cent per un pieno da 50 litri, mentre il gasolio sale del 16,9%, 27 cent al litro, pari a 13 euro e 51 cent a rifornimento” conclude Dona.
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Prezzi: Unc, le top 10 dei rialzi del 2022
Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023
L’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat di ieri per calcolare l’inflazione media provvisoria del 2022 e le top ten dei rincari, sia dei prodotti alimentari che di quelli non alimentari. Per i Prodotti alimentari e le bevande analcoliche, in particolare, l’associazione ha stilato anche la classifica dei maggiori rialzi, in termini di aumento del costo della vita. Se in media una famiglia italiana nel 2022 ha speso 513 euro in più rispetto al 2021, guardando alle classi di spesa è la voce Pane e cereali, che include pane, pasta, farina e riso, a vincere la classifica dei rincari, con una spesa aggiuntiva di 100 euro rispetto al 2021, a fronte di un’inflazione media del 10,9%. In particolare sono il Pane (fresco e confezionato) e la Pasta (fresca, secca e preparati di pasta) a svuotare le tasche degli italiani, con una mazzata, rispettivamente, di 29 e 24 euro. Al secondo posto i Vegetali che, con l’inflazione maggiore di questa graduatoria, +11,8%, costano mediamente 92 euro in più a famiglia. Medaglia di bronzo per le Carni, con una stangata pari a 87 euro (+7,2%). Nel dettaglio è il Pollame a segnare all’interno di questa categoria il balzo più alto, +13,4% e un aggravio pari a 31 euro. Appena giù dal podio Latte, formaggi e uova (+9,5%, pari a 69 euro), poi Pesci e prodotti ittici (+7,7%, 40 euro), al sesto posto la Frutta (+7,1%, 36 euro). Seguono Oli e grassi (+18%, 31 euro), col l’Olio diverso da quello di oliva che spicca il volo con +51,6% rispetto al 2021, pari a 13 euro. Al nono posto Acque minerali e bevande analcoliche (+8,7%, +23 euro) e Zucchero e confetture e miele (+7,3%, +16 euro). Chiudono la top ten gli Altri prodotti alimentari, come salse, piatti pronti, alimenti per bimbi, integratori alimentari e Caffè, tè e cacao, entrambi con un incremento di spesa pari a 9 euro rispetto al 2021 e un’inflazione, rispettivamente, del 6,5 e del 5,2 per cento. Per la top ten 2022, in termini di inflazione, dei Prodotti alimentari e le bevande analcoliche vince l’Olio diverso da quello di oliva (+51,6%). Medaglia d’argento per il Burro con +28,2%. Sul gradino più basso del podio lo Zucchero, +19%. In 4° posizione la Farina (+18,5%), poi il Riso (+17,9%), la Margarina (+17,8%), in settima posizione la Pasta (+17,3%), poi il Latte conservato (+16,5%), i Vegetali freschi (+14,3%). Chiude la top degli aumenti dei prezzi il Pollame con +13,4 per cento.Per la top ten 2022 dei prodotti non alimentari, al 1° posto l’Energia elettrica, con un astronomico +110,4%. Al 2° posto i Voli internazionali che nel 2022 volano dell’85,9% rispetto all’anno precedente. Medaglia d’argento per il Gas di città con +73,7%. Al 4° posto il Gasolio per riscaldamento (+38,4%), seguito da Gpl e metano (+33,3%) e Gasolio per mezzi di trasporto (+22,1%).
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Stangata 2023: i rincari stimati per il nuovo anno alle porte superano soglia 2.384 euro
Posted by fidest press agency su giovedì, 29 dicembre 2022
Dopo un 2022 all’insegna dei rincari, le stime degli aumenti per l’anno alle porte non lasciano presagire nulla di buono. L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha calcolato, infatti, l’impatto che il 2023 avrà sui conti delle famiglie: con un aggravio stimato di + 2.384,42 euro annui. Un andamento al rialzo trainato dall’aumento dei costi dei beni energetici, che incidono fortemente sui costi di trasporto e produzione, e quindi sui prezzi al consumo di beni e servizi. Il rialzo del costo di energia elettrica e gas si stima perduri, a fasi alterne, anche nel corso del prossimo anno e sarà aggravato, da aprile, con la cessazione prevista dal Governo delle misure di sospensione degli oneri di sistema, determinando ricadute insostenibili sui bilanci delle famiglie. Per questo sosteniamo la conferma del mercato tutelato insieme alla riforma del metodo tariffario. In forte rialzo anche le previsioni dei costi che gli italiani sosterranno nel settore alimentare. Non mancano all’appello, inoltre, gli aumenti delle tariffe del servizio idrico, quelle nel campo della ristorazione e dei trasporti. La stangata in arrivo si abbatterà pesantemente sulla situazione già precaria di molte famiglie, ragion per cui si rende sempre più urgente e necessario un maggiore impegno del Governo in direzione del sostegno ai meno abbienti e della lotta alle crescenti disuguaglianze, anziché i tagli e le limitazioni previste nella legge di bilancio. Vanno in questo senso alcune delle misure che da tempo rivendichiamo, come la sospensione dei distacchi per morosità delle utenze di luce e gas, la garanzia per la rateizzazione lunga delle bollette, l’aumento, su base progressiva, dell’importo dei bonus sociali, il Fondo contro la povertà energetica e la rimodulazione dell’Iva sui generi di largo consumo.
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