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Rapporto Remote 2024, l’indice globale dell’equilibrio tra la vita e il lavoro

Posted by fidest press agency su sabato, 27 aprile 2024

Ventiduesimo posto: è la posizione che occupa l’Italia nella classifica dei Paesi con il più alto tasso di equilibrio vita-lavoro, uno dei gradini più bassi in Europa. Meglio del Bel Paese fanno l’Irlanda, Grecia, Singapore, Sudafrica, Austria, Taiwan, Finlandia, Belgio, Perù, Germania, Svezia mentre sul podio delle nazioni che assicurano un rapporto armonioso tra la vita professionale e quella privata ci sono Francia (terzo posto), Spagna (al secondo) e la Nuova Zelanda, quest’ultima risultata la più virtuosa e dove ansia da lavoro e stress cronico occupazionale (il “famigerato” burnout) stanno alla larga dai lavoratori. La ricerca, condotta da Remote, piattaforma dedicata a tematiche che riguardano il capitale umano su scala globale, ha preso in esame i 60 Paesi con il Prodotto interno lordo (PIL) più alto: ebbene, l’Italia quanto a standard di qualità in fatto di conciliabilità tra vita privata e lavoro è confinata nelle posizioni più basse della graduatoria della fascia degli Stati Membri della Ue. I parametri utilizzati dalla piattaforma per giungere a queste conclusioni sono stati i giorni totali di congedo retribuito, compresi i giorni festivi, l’indennità minima di malattia prevista dalla legge (percentuale o salario dell’importo forfettario), il congedo di maternità previsto dalla legge (numero di settimane retribuite), il tasso di pagamento del congedo di maternità obbligatorio (percentuale del salario), salario minimo, stato dell’assistenza sanitaria, ore medie lavorate a settimana, l’indice di felicità generale. «Recenti statistiche mostrano che più di tre quarti dei dipendenti hanno sofferto di burnout nel loro ruolo attuale, scrivono i responsabili della piattaforma, il che evidenzia che, sebbene si sia fatta molta strada nel creare un sano equilibrio tra il nostro io personale e quello professionale, c’è ancora del lavoro da fare in molte parti del mondo. L’atteggiamento dovrebbe essere prima la vita, poi il lavoro». Vista la posizione di classifica, anche in Italia il lavoro da fare non manca: è in buona compagnia però, visto che al 54esimo posto ci sono gli Stati Uniti, «considerati una delle nazioni meno favorevoli ai lavoratori al mondo, soprattutto a causa della mancanza di ferie annuali e di indennità di malattia previste per legge e dell’assenza di un sistema sanitario universale». I lavoratori dei Paesi antipodi sono i più pagati, con Australia e Nuova Zelanda in cima alla lista per quanto riguarda il salario minimo. I dipendenti di Messico, Malesia e Nigeria sono invece i più oberati di lavoro, con una media di oltre 40 ore settimanali (compresi i lavoratori a tempo pieno e a tempo parziale). In conclusione, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, l’indice ha rivelato che la nazione insulare della Nuova Zelanda è il paese con il miglior equilibrio tra vita privata e lavoro. Vantando un’economia forte, la Nuova Zelanda si colloca al primo posto nella lista con un punteggio elevato in una serie di parametri, offrendo una generosa indennità di ferie annuali prevista per legge (32 giorni), un alto tasso di indennità di malattia (80%) e un’indennità governativa. sistema sanitario universale finanziato. Famosa per i suoi scenari mozzafiato (che fanno da sfondo alla trilogia del Signore degli Anelli di Peter Jackson ), la ricca cultura Maori e la gente del posto sempre accogliente, la Nuova Zelanda è una destinazione da non perdere per molti. Il paese offre anche il secondo salario minimo più alto tra i posti nella nostra lista. Il secondo posto è occupato dalla Spagna: mentre l’idea della tradizionale siesta spagnola è diventata una sorta di stereotipo internazionale, la nazione europea della Spagna sa ancora come anteporre la vita al lavoro. Con un punteggio costantemente buono su tutta la linea, il Paese è particolarmente generoso per quanto riguarda le ferie annuali previste dalla legge (36 giorni). Ha anche una delle settimane lavorative più brevi in ​​media. Con un’economia sana, sostenuta da un afflusso di turisti stranieri durante tutto l’anno, la Spagna vanta alcune delle città più belle e accoglienti del mondo. La sua capitale, Madrid, si è classificata al secondo posto nella nostra guida alle migliori destinazioni per il lavoro a distanza. Il terzo posto è occupato da uno dei paesi europei più grandi per popolazione (circa 65 milioni) e con uno dei PIL più alti al mondo. Le imprese francesi hanno un atteggiamento sano nei confronti dell’equilibrio tra vita privata e lavoro, con i lavoratori che godono di ampio tempo libero (la settimana lavorativa media è appena 25,6 ore), un salario minimo generoso e 36 giorni di ferie annuali previste dalla legge all’anno. Nel 2017, la Francia ha addirittura introdotto il diritto alla disconnessione , una legge che conferisce ai lavoratori il diritto legale di evitare di visualizzare o rispondere alle e-mail al di fuori dell’orario di lavoro con l’obiettivo di ridurre lo stress legato al posto di lavoro. Sede di alcuni dei monumenti più conosciuti al mondo, la cultura francese è sinonimo di alta moda, arte e cucina di fama internazionale.

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Quali paesi hanno i migliori standard di vita?

Posted by fidest press agency su sabato, 20 aprile 2024

By Emilie Steinmark Redattore di notizie The Economist. Per molti di noi, la pandemia è un granello nello specchietto retrovisore. I resti della vita pandemica – lavoro ibrido, staycation, onnipresenti distributori di alcolici – sono per lo più benigni. Ma guardando agli standard di vita in tutto il mondo , l’impatto della pandemia, aggravato dai conflitti e dal peggioramento dei cambiamenti climatici, è stato dannoso. L’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite è sceso per la prima volta nel 2020. Sebbene il tenore di vita sia di nuovo in aumento, potrebbe aver subito una battuta d’arresto permanente. I paesi più poveri sono quelli colpiti più duramente. La differenza tra chi ha il tenore di vita più alto e chi ha il tenore di vita più basso è cresciuta, ribaltando una tendenza decennale . Le persone che vivono nelle zone ricche dell’Asia, dell’Europa e del Nord America non solo vivono più a lungo e godono di più anni di istruzione, ma vivono anche in città in cui è molto più facile e piacevole vivere (anche se alcune sono più costose ). Ci vorrà un grande sforzo e molto tempo prima che il mondo ricco e quello povero ritornino su un percorso di convergenza.

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Dimostrazione di vita militare prima dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

Posted by fidest press agency su sabato, 30 marzo 2024

Pompei Domenica 7 aprile, e poi il 19 maggio e l’8 settembre, sarà possibile partecipare ad un appuntamento speciale al Parco archeologico di Pompei dove, nell’Anfiteatro, si esibiranno gladiatori in abbigliamento storico filologicamente ricostruito, simulando quelli che erano gli originali combattimenti e relative tecniche dell’epoca. Gruppi di legionari (fanti dell’unità militare di base dell’esercito romano, la legione) sfileranno, invece, nei loro armamenti ricostruiti. Un’occasione per adulti e bambini di partecipare a una dimostrazione di vita militare prima dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. presso l’Anfiteatro, sede di giochi e di esercitazioni. Sarà possibile incontrare il Centurione in atto di coordinare i legionari nella formazione e nell’addestramento col gladio, l’arma tipica del militare romano; i movimenti di formazione a testuggine caratterizzeranno le esercitazioni legionarie; mentre i gladiatori si alleneranno per le grandi cerimonie e celebrazioni alla presenza degli Ufficiali romani e del Prefetto di Miseno, Plinio il Vecchio. Le esibizioni, dedicate alla ricostruzione storica di vita civile e militare del I secolo d.C., si svolgeranno presso l’Anfiteatro di Pompei nelle seguenti date: 7 aprile, 19 maggio, 8 settembre e in 4 fasce orarie (Ore 10 e 12, e ore 15 e 17) La partecipazione all’evento è al costo di 5 €, oltre al biglietto di ingresso al sito. Gratuito al di sotto dei 6 anni. Acquisto su http://www.ticketone.it o presso le biglietterie del Parco. L’evento è per posti limitati. È consigliata la prenotazione e l’acquisto su piattaforma Ticketone > Special Tour per garantirsi la disponibilità di posti. (Vendite a partire da martedì 3 aprile) Durata: 1 ora All’iniziativa delle domeniche seguirà il 28 e 29 settembre il grande raduno dei Gruppi Storici del I secolo d.C. composto da oltre 100 rievocatori con relativo accampamento militare nelle adiacenze dell’anfiteatro. L’Anfiteatro sarà nuovamente sede di dimostrazioni di Legionari in formazione e combattimenti Gladiatori con un Torneo dedicato all’Imperatore Tito, anche lui impersonato e rievocato nell’occasione. Sarà evidenziata la compagine di Corte imperiale composta da Pretoriani e tutti gli altri Ufficiali delle Legioni presenti. Inoltre, al Foro avrà luogo la rievocazione di una cerimonia religiosa, cui seguirà un corteo storico che si sposterà verso l’Anfiteatro passando per via dell’Abbondanza. L’iniziativa è a cura del Parco archeologico di Pompei in collaborazione con la Dyron Consulting – Reenactment e public history, con la sezione Classis Misenensis (Flotta Navale di Miseno), operante dal 2008 in attività di ricostruzione storica sul territorio nazionale e internazionale e la partecipazione in particolare per il grande evento di settembre di circa 5/6 Compagnie Legionarie.

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Si intravede un’Europa intenzionata a semplificare la vita degli agricoltori

Posted by fidest press agency su mercoledì, 20 marzo 2024

Bruxelles. Cia-Agricoltori Italiani accoglie così il Pacchetto di misure a revisione immediata della Pac e il Non Paper sul rafforzamento del valore dell’agricoltura lungo la filiera, appena presentati dalla Commissione Ue. A una prima lettura, Cia considera entrambi i documenti una risposta concreta al comparto, dopo mesi di mobilitazioni, con la Confederazione impegnata tra bilaterali a Bruxelles e tavoli con le istituzioni nazionali. Per Cia è positivo, quindi, che la Commissione Ue stia passando ai fatti con ulteriori proposte per la semplificazione dell’attuale Pac già nel breve periodo. A riguardo, sotto i riflettori l’introduzione della “volontarietà”, retroattiva dal 1° gennaio, sulle misure della condizionalità più controverse e strategiche, con deroghe e possibilità di inserirle negli eco-schemi. Certo è che gli Stati membri dovranno saper gestire questa maggiore sussidiarietà. Piace a Cia anche l’apertura a una Pac più flessibile, viste le emergenze degli ultimi anni, e quindi che siano state inserite più chance di modifica al Piano strategico e snelliti monitoraggio e controlli, esonerando le aziende piccole, sotto i 10 ettari. Il Non Paper, poi, riflette la lunga battaglia di Cia sul riconoscimento del valore degli agricoltori lungo la filiera agroalimentare. Interessante l’ipotesi di un Osservatorio, come proposto dalla Confederazione, su costi di produzione, prezzi e margini; il rafforzamento dei Contratti e il potenziamento delle Organizzazioni di produttori (Op) con le modifiche previste sull’OCM, Organizzazione Comune del Mercato, per migliorare l’aggregazione e correggere gli squilibri. “L’agricoltura del futuro è sempre più europea e Bruxelles ci vedrà sempre più spesso. Dobbiamo lavorare a braccetto, e rapidamente, su misure e strumenti davvero rispondenti alle esigenze dei nostri produttori -commenta il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini- e in equilibrio con la transizione green che la nostra agricoltura non vuole certo abbandonare. Il processo di semplificazione della Pac è appena cominciato, seguiremo passo dopo passo, perché si può fare di più. Non è da oggi, poi, che spingiamo sull’urgenza di vera equità lungo la filiera; quindi, ben venga il Non Paper come leva per affrontare la questione, rafforzando anche la direttiva sulle pratiche commerciali sleali”.

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Eliana Liotta: La vita non è una corsa

Posted by fidest press agency su giovedì, 14 marzo 2024

Le quattro pause che fanno guadagnare salute e giovinezza collana i Fari, pp. 288, 20 euro In collaborazione con l’Università e l’Ospedale San Raffaele di Milano. Risucchiati dal vortice dell’urgenza, dalla smania di riempire ogni buco delle nostre giornate, dal terrore della noia, abbiamo smesso di cercare un ristoro profondo, dormiamo poco, riflettiamo a stento. Ogni tanto, fermiamoci: perché la vita non è una corsa e quando non alterna, come la musica, suoni e silenzi, diventa un fracasso insostenibile. Le pause sono la chiave per ritrovare l’energia che ci manca e sono anche la strada per sperare di vivere bene e a lungo. Dosarle può ridurre il rischio di cancro, infarto, diabete, demenze, come emerge dagli studi scientifici. Può dare spazio alla creatività, puntellare la memoria, proteggere dalle decisioni avventate. Allontanare la stanchezza e l’ansia. In certi casi rende più magri, spesso sereni, perfino più giovani. In questo saggio Eliana Liotta, insieme agli specialisti dell’Università e dell’Ospedale San Raffaele di Milano, disegna un percorso di soste possibili, per imparare a rispettare i tempi del nostro corpo e della nostra mente. Anche nelle esistenze più frenetiche, quando il lavoro e lo stress ci opprimono, possiamo immaginare la vita come una passeggiata, dove non conta solo il punto di arrivo, ma è ancora più importante quello che facciamo lungo il cammino. Con l’aiuto di un team di neuroscienziati, endocrinologi, gastroenterologi, psicologi, medici del sonno e fisiatri, l’autrice individua quattro tipi di intervalli fondamentali: le pause secondo natura, cioè previste dai nostri bioritmi, dal sonno alla respirazione profonda e al digiuno; le pause dei pensieri lenti, che passano per la ricerca di un equilibrio tra lavoro e privato, per la disconnessione dai dispositivi elettronici, per il coinvolgimento in cause ideali come il volontariato; le pause sentimentali, che costruiscono e rafforzano i nostri legami con gli altri, il fondamento vero della felicità e della salute; le pause non negoziabili, personalissime, a cui si deve il proprio senso di benessere. Conoscere e rispettare queste pause è una ricetta facile, economica ed efficace per ritrovare l’equilibrio di cui il nostro corpo ha bisogno. Editore La Nave di Teseo.

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Vita e morte nel gulag di Putin

Posted by fidest press agency su martedì, 27 febbraio 2024

La sveglia nella cella numero nove della colonia carceraria IK-6 nella città siberiana di Omsk arriva alle 5 del mattino sotto forma dell’inno nazionale russo che risuona da un altoparlante. Vladimir Kara-Murza, giornalista e politico, sapeva non appena ha sentito l’accordo di apertura che aveva solo cinque minuti per alzarsi prima che le guardie carcerarie gli portassero via cuscino e materasso. Alle 5:20 il suo letto metallico, fissato al muro, veniva chiuso a chiave in modo che non potesse usarlo per il resto della giornata. La cella di Kara-Murza, dipinta di blu brillante, era lunga cinque metri e larga due. Al centro, un tavolo e una panca erano avvitati al pavimento. Gli unici oggetti che poteva tenere erano una tazza, uno spazzolino da denti, un asciugamano e un paio di pantofole. La luce non è mai stata spenta. Più tardi nella mattinata una tazza di tè e una ciotola di porridge colloso fatto con un cereale non identificabile venivano spinte attraverso un piccolo portello nella porta della cella. Ad un certo punto a Kara-Murza sarebbe stata concessa una “passeggiata” di 90 minuti – una passeggiata intorno a un cortile di cemento delle stesse dimensioni della sua cella con una griglia metallica al posto del tetto. Era obbligato a tenere le mani dietro la schiena. Spesso le temperature sotto lo zero rendevano impossibile proseguire per il tempo assegnato. L’altoparlante della sua cella risuonava tutto il giorno, a volte trasmetteva la stazione radio locale, a volte una monotona recitazione delle regole della colonia penale. Le telecamere a circuito chiuso sono state puntate su Kara-Murza 24 ore su 24. Anche così, le guardie lo portavano in una sala di ispezione ogni giorno alle 9:00 e alle 17:00. Ha dovuto spogliarsi nudo mentre passavano un metal detector sui suoi vestiti e sulla biancheria intima. Ogni volta che viene interpellato deve identificarsi nella formula ufficiale: “Kara-Murza, Vladimir Vladimirovich, nato il 7 settembre 1981, condannato ai sensi degli articoli 284.1 prima parte, 207.3 seconda parte, 275 del codice penale. 22 aprile 2022. Data di fine della sentenza, 21 aprile 2047. (Abstract by The Economist)

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Ma in che mondo viviamo?

Posted by fidest press agency su martedì, 6 febbraio 2024

Negli U.S.A. vi è un partito contrarissimo all’assistenza sanitaria universale e quelli che ne potrebbero essere i beneficiari lo appoggiano. In diversi paesi arabi la ricchezza è di casa, per via dei pozzi di petrolio, eppure tantissime persone vivono nella miseria. L’occidente, considerato ricco se non opulento, conta centinaia di migliaia di clochard che nelle metropoli si trovano senza un tetto dove ripararsi e un pasto caldo per rifocillarsi. Ci sono società farmaceutiche che realizzano profitti miliardari; eppure, vi sono milioni di persone che muoiono perché non sono in grado d’acquistare i farmaci da loro prodotti. Il lavoro è l’unica fonte di vita per gli esseri umani poiché permette loro d’avere una casa dove ripararsi, il cibo per alimentarsi, l’accesso all’istruzione, l’assistenza sanitaria per proteggersi dai malanni e assicurarsi una vecchiaia decente, eppure in tutto il mondo ci sono centinaia di milioni di disoccupati. Accettiamo la logica capitalista, dove vige il credo del consumismo e dell’esaltazione per chi ha in dispregio di chi è con la conseguenza che la stessa cultura è posta in secondo piano se non produce ai diretti interessati lauti guadagni. Abbiamo inventato il colonialismo e poi le dittature del “re travicello” per schiavizzare, perpetuandolo dal passato, intere popolazioni e lasciandole in miseria pur di trarne ricchezze personaliCi lasciamo governare da imbonitori da strapazzo e da governi che praticano il genocidio e il terrore per sottomettere intere popolazioni e non facciamo poco o nulla per reagire. Abbiamo imparato a inviare, con la scusa di difendere la libertà e la giustizia, eserciti con armamenti di distruzione di massa ma solo per garantire agli affaristi di turno d’agire indisturbati. Abbiamo accettato di buon grado l’idea della sofferenza con la distorta idea che ciò è necessario per avere un premio nell’al di là. In Italia vi è un governo che mette in ginocchio la povera gente e protegge i ricchi e ottiene il plauso delle stesse vittime. (Riccardo Alfonso)

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Geroscienza, la disciplina che studia come allungare la vita. Purché non sia straziante

Posted by fidest press agency su giovedì, 18 gennaio 2024

“Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia!”. E’ il primo verso dei Canti della “Canzona da Bacco”, scritta da Lorenzo il Magnifico, poeta, mecenate, banchiere e signore della Firenze rinascimentale. Una ballata che ci ricorda l’ineluttabilità del trascorrere del tempo del quale potremmo usufruirne più a lungo e in buone condizioni di salute. Coleen Murphy, professoressa di Biologia molecolare presso l’Università di Princeton (Usa), ha analizzato lo stato della ricerca sull’invecchiamento e delle sue ragioni biologiche, pubblicando i risultati in “How We Age”, un testo recensito su “Nature”. Negli studi effettuati, gli scienziati hanno utilizzato due minuscoli invertebrati, il “Caenorhabditis elegans” (un verme lungo un millimetro che vive nel suolo delle regioni temperate) e la “Drosophila melanogaster” (il moscerino della frutta). Si tratta di “organismi modello” per la ricerca scientifica, in particolare per le neuroscienze, la genetica, l’immunologia, il metabolismo e l’invecchiamento. I risultati sono applicabili agli “organismi modello” dei vertebrati come i topi e anche agli esseri umani. Una scoperta fondamentale è stata quella della mutazione di un gene (Daf-2) di “Caenorhaditis elegans” che ha permesso ai vermi di vivere più del doppio del normale, a patto che un altro gene (daf-16) fosse attivo. I geni “Daf-2 e Daf-16 agiscono insieme per salvaguardare il verme quando le condizioni sono difficili o il cibo scarseggia, innescando una serie di meccanismi protettivi. La mutazione del primo gene (Daf-2) prolunga la vita attivando processi cellulari protettivi come il controllo di qualità delle proteine e disattivando l’attività metabolica dannosa. Analogamente, i risultati della ricerca sono adattabili alla “Drosophila melanogaster”, e alle mutazioni di un gene umano equivalente al Daf-16. Le analisi hanno evidenziato che l’invecchiamento è un processo flessibile sul quale è possibile intervenire anche con i farmaci. La professoressa Murphy ha delineato un’ampia gamma di fattori biologici che possono influenzare la durata della vita, tra cui il danno al Dna e le modificazioni epigenetiche, cioè i cambiamenti molecolari che influenzano l’espressione genica senza alterare la sequenza del Dna. “In gioventù “l’espressione dei geni” è strettamente regolata, ma questi meccanismi di controllo sbagliano durante l’invecchiamento”, ha affermato la professoressa Murphy. I costituenti cellulari, in particolare le proteine, possono diventare troppo scarsi o troppo abbondanti, il che può impedire alla cellula di funzionare normalmente. Le mutazioni genetiche che combattono gli effetti dell’invecchiamento e le misure relative allo stile di vita favoriscono i processi cellulari positivi.”I meccanismi molecolari che rendono benefica la dieta e l’esercizio fisico sono sempre più compresi e alcuni di questi sono gli obiettivi dei farmaci”, ha concluso la professoressa Murphy. I ricercatori sperano di utilizzare questi rimedi per ottenere gli stessi benefici di uno stile di vita sano. Insomma, in un futuro non troppo lontano si potrà vivere oltre i 120 anni. (Articolo pubblicato sul quotidiano LaRagione del 13 gennaio 2024) Primo Mastrantoni, presidente comitato scientifico di Aduc http://www.aduc.it

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Libri: “I baluardi della vita” del ferrarese Simone Zagagnoni

Posted by fidest press agency su giovedì, 18 gennaio 2024

Lo scrittore ferrarese Simone Zagagnoni ci regala il suo ottavo libro, “I baluardi della vita”: un viaggio emozionante attraverso la sua esistenza e la storia della sua famiglia, intessuto di passioni, ricordi e riflessioni. Questo suo ultimo lavoro si presenta come un testamento di un’esistenza, un racconto che abbraccia più di 47 anni di vita dell’autore. In questo libro, Zagagnoni traccia il percorso della sua famiglia attraverso i quattro rami genealogici, illuminando le storie che li hanno caratterizzati. Un racconto che va oltre il suo percorso personale, esplorando sensazioni, immagini, ricordi e sapori che hanno contribuito a plasmare la sua identità. Il titolo, “I baluardi della vita”, è un fil-rouge che lega l’intera vita di Zagagnoni, partendo dalla via protetta dalle mura e dai baluardi di Ferrara, da cui il libro prende il nome. Zagagnoni è noto per la sua profonda connessione con la storia della sua città e per la sua affascinante immersione nella storia dell’Italia. Cresciuto tra le montagne del Trentino orientale grazie alle villeggiature estive con i nonni materni, l’autore ha sviluppato una passione duratura per la storia della Grande Guerra italiana e per le vette montane. Il libro affronta temi profondi, come la passione del padre per la città estense e la sua professione di architetto urbanista, oltre alla dolorosa perdita del fratello Matteo, avvenuta sul baluardo di Sant’Antonio. Il baluardo, in senso tecnico, diventa un’opera difensiva che riflette la vita dell’autore, spesso costretto a difendersi da sfide più grandi di lui. “I baluardi della vita” diventa così una narrazione intima e avvincente del karma del ciclo dell’esistenza, portando Zagagnoni a trovare, se non la pace, almeno la serenità riguardo al suo passato. L’introduzione del libro è arricchita da una toccante lettera dell’architetto Vieri Quilici, amico della famiglia Zagagnoni e fratello del noto documentarista e scrittore Folco Quilici. “I baluardi della vita” è disponibile nello store dell’editore Youcanprint e presso tutti i principali canali di distribuzione libraria. (Fonte: http://www.levettedellanima.it)

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Il senso della vita

Posted by fidest press agency su giovedì, 28 dicembre 2023

La mia maggiore preoccupazione non è il modo come si viene al mondo ma come ci vivi. È un limite che è stata più volte rilevato dagli uomini di cultura, ma lasciato alla deriva del pensiero creativo umano come se si trattasse di un particolare insignificante. L’atteggiamento ha impedito un doveroso approfondimento sulla condizione umana di quanti nati sono poi lasciati al loro destino come se l’ineffabilità abbia rappresentato una condizione ineludibile. Persino i credi religiosi, spesso tanto attenti al diritto della natività come valore assoluto, perdono di vista l’essere umano nella sua vita quotidiana e lasciano che milioni di bambini muoiono di fame, di stenti e senza assistenza sanitaria e i loro genitori con essi. È stato persino creato quel simulacro della sofferenza come anticamera per una felicità che per realizzarsi occorre attendere la morte degli interessati. Alla prova dei fatti ci accorgiamo che è un percorso che tende ad una selezione della specie dove da una parte una maggioranza della popolazione mondiale è relegata alla sofferenza, alla rinuncia, alle privazioni e una piccola parte di essa cattura il necessario e il superfluo senza porsi limiti. Questa doppia marcia è trasversale alle generazioni e ai luoghi se si pensa che la povertà e l’emarginazione diventi ancora più tragica e stridente nelle metropoli dell’opulenza poiché si marcia a gomito a gomito tra ciò che si è e ciò che si ha. Se noi non cerchiamo d’uscire da questa condizione tragica dove chi nasce non sembra aver diritto a vivere, nella maggior parte dei casi, non avremo la possibilità di costruire una società nella quale l’identificazione del bene e del giusto abbia l’accesso che le compete e la saggezza dell’essere umano trovi un riscontro nel cammino che gli è stato assegnato e nel quale possa sentirsi avulso dalla sofferenza e dall’esclusione sociale. Tutti uguali perché uguali siamo per diritto di nascere e di vivere senza sospensione alcuna nella continuità di un diritto che ci appartiene in modo indivisibile. Se non sciogliamo questo nodo gordiano non vi sarà progresso che potrà sottrarci dalla logica dell’homo homini lupus. (Riccardo Alfonso)

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Qualità della vita 2023: tutti i risultati dell’indagine Sole 24 Ore

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 dicembre 2023

La 34ma edizione dell’indagine sulla qualità della vita del Sole 24 Ore, pubblicata oggi, 4 dicembre, certifica la leadership di Udine, seguita sul podio da Bologna e Trento. È la prima volta che la provincia di Udine vince la Qualità della vita, raggiungendo il primo posto tra i territori più vivibili: entra così nella storia della classifica che misura il benessere della popolazione italiana, dopo essersi piazzata nella top ten solamente tre volte dal 1990 (prima edizione) ad oggi, precisamente nel 2016, nel 2020 e nel 2021. Suonano più come delle conferme, invece, il secondo e il terzo posto rispettivamente di Bologna, vincitrice dell’edizione 2022 e sempre in testa nella categoria «Demografia, salute e società» spinta dai livelli d’istruzione elevati, e Trento, già vincitrice dell’Indice della sportività e di Ecosistema Urbano 2023. Bergamo, quest’anno capitale della cultura insieme a Brescia, sale al 5° posto della classifica dei territori più vivibili, dove solamente nel 1990 aveva occupato l’ottavo posto, e conquista il primato nella classifica tematica di «Ambiente e servizi». Anche Modena, settima, torna in una top ten che aveva raggiunto solo due volte: nel 1999 e nel 2022. Più solido, invece, il piazzamento nella parte alta della graduatoria della provincia di Aosta, al quarto posto. Si confermano nella top ten anche Milano, stabile rispetto allo scorso anno e resta prima nella categoria «Affari e lavoro», e Firenze che, dopo aver occupato il podio nel 2022, quest’anno è sesta. Tra le prime dieci anche Monza e Brianza che conquista 14 posizioni e il primato nella categoria «Ricchezza e consumi» grazie a buoni risultati nella spesa media delle famiglie per l’acquisto di beni durevoli e ai dati immobiliari. Se a chiudere la top 10 c’è Verona, che l’aveva presidiata sia nel 2020 sia nel 2021, si notano particolarmente le assenze di Trieste e Bolzano, scese rispettivamente in 12ª e 13ª posizione. Anche questa edizione fotografa una concentrazione del Mezzogiorno nella seconda metà della graduatoria, con l’unica eccezione di Cagliari che arriva al 23° posto. Ma non mancano le novità. In primis il ritorno di Foggia, 107ª, a vestire la maglia nera dopo dodici anni (era stata ultima nel 2011 e nel 2002). Nelle ultime 40 posizioni scivolano ben nove province del Centro o del Nord, tre più dell’anno scorso: oltre a Latina (87ª), Frosinone (80ª), Imperia (81ª), Alessandria (70ª) e Rovigo (68ª), ci sono Grosseto (74ª), Viterbo (75ª), Rieti (73ª) e Massa Carrara (72ª). Perdono terreno Agrigento, Sud Sardegna, Palermo, Brindisi, Trapani; conquistano diversi gradini Vibo Valentia, Enna, Catanzaro, Salerno , Potenza e Isernia. Tra le ultime cinque classificate arrivano anche Siracusa (104ª, perde 14 posizioni) e Napoli (105ª, perde 7 posizioni).Restano sostanzialmente immobili, invece, le altre grandi aree metropolitane, quasi incapaci di ripartire dopo la pressione generata da emergenze e shock economici negli ultimi anni. Mentre Bologna, Milano e Firenze cercano di non perdere di vista la top ten e i loro primati, Roma è 35ª (-4 gradini), preceduta da Venezia (-12) e seguita da Torino (36ª) e Genova (47ª, in calo di 20 posizioni).Un’edizione, quella di quest’anno, che dà ampio spazio alle disuguaglianze sul territorio. La fotografia scattata dalla 34esima edizione della Qualità della vita del Sole 24 Ore inquadra un Paese sempre più diviso, dal Pil pro capite ai livelli di istruzione. La pandemia, le emergenze climatiche (ondate di calore, siccità, alluvioni), il contesto internazionale aggravato dalle guerre, lo shock energetico e l’inflazione hanno rimescolato le carte e la distanza tra i territori più vivibili e quelli meno vivibili è aumentata.I 90 indicatori statistici alla base dell’indagine, di cui 46 aggiornati al 2022 e 36 al 2023, presentano una serie di novità inserite per riuscire a stare al passo con i cambiamenti sociali in corso: l’indice dei progetti finanziati dal Pnrr, l’indice della solitudine, le farmacie, le famiglie con Isee sotto i 7mila euro, il gender pay gap, consumo di farmaci contro l’obesità, lavoratori domestici e l’aumento delle temperature. Dieci gli indici sintetici inclusi nell’indagine che aggregano più parametri (Qualità della vita di giovani, bambini e anziani, Qualità della vita delle donne, Ecosistema urbano, Indice della criminalità, Indice di sportività, Indice del clima, ICity Rank sulle città digitali, composto da Amministrazioni digitali e Città aperte). Nell’inserto estraibile di 16 pagine all’interno del Sole 24 Ore di oggi vengono presentati tutti i risultati dell’indagine, con infografiche e tabelle, analisi e approfondimenti, oltre ad un progetto di alcuni studenti del corso di laurea in Data Science dell’Università Biccoca di Milano che hanno utilizzato i dati della Qualità della vita per migliorare la ricerca del posto di lavoro ideale.L’indagine, poi, continua online nella sezione Lab 24 ( http://www.qualitadellavita.ilsole24ore.com ) dove è possibile consultare i dati, dalle classifiche di tappa ai singoli indicatori, e interrogare i dati in modo personalizzato – per esempio confrontando le performance di due province o rispetto alle edizioni passate.

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A preoccupare i lavoratori è la retribuzione e l’equilibrio vita lavoro

Posted by fidest press agency su domenica, 26 novembre 2023

L’82,3% degli italiani è soddisfatto del proprio lavoro allo stato attuale, ma a preoccupare sono le prospettive di crescita futura. Dal punto di vista salariale, il 72% è convinto di dare all’azienda più di quanto riceva e non si vedono prospettive di crescita nel 55% dei casi. L’84% delle imprese considera il lavoro agile una priorità, ma il 40% di esse pensa sia poco compatibile con le esigenze dell’azienda. La chiave è formare il management. È quanto emerge dell’indagine realizzata da ASFOR, Associazione Italiana per la Formazione Manageriale e ISVI, Istituto per i Valori d’Impresa presentata in occasione del XIII Leadership Learning Lab ASFOR dal titolo “A cosa serve il lavoro oggi – Persone e imprese tra aspettative e nuovi valori”, evento patrocinato dalle Alte Scuole dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

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La nuova vita degli esercizi di quartiere grazie al digitale

Posted by fidest press agency su martedì, 21 novembre 2023

Edicole e tabaccai in cui saldare le bollette e acquistare titoli di viaggio; farmacie che offrono servizi di spedizione tramite corriere; ATM, in cui prelevare, ma anche versare contanti e pagare le tasse, che si convertono in elementi di arredo e verde urbano: in Italia la digitalizzazione sta modificando il volto di una serie di esercizi commerciali che, dopo essere rimasti per anni punti di riferimento invariati della vita di quartiere, oggi stanno cambiando identità e funzione. Un ruolo, in questa trasformazione, lo giocano i pagamenti digitali: nel 2022 le transazioni senza contanti sono cresciute del 19,6% rispetto al 2021 e di oltre il 140% rispetto al pre-pandemia, e fra queste quasi 8 su 10 sono avvenute in modalità contactless (cioè tramite carta, smartphone e smartwatch senza contatto con il POS) con percentuali alte (82,7%) nelle edicole. Qui si registrano anche alcuni degli scontrini contactless più bassi (20,5€) insieme alle tabaccherie (19,2€), segno di una crescente propensione dei consumatori a pagare con strumenti digitali anche piccoli importi. Decisivo è anche il processo di servitizzazione e ibridazione del business: numerose attività, infatti, oltre alla vendita di beni offrono oggi vari servizi ai cittadini, come la possibilità di pagare multe e ricaricare abbonamenti, oppure ricevere e inviare pacchi. Da sempre accanto ai commercianti per studiare con loro soluzioni efficaci in grado di partecipare al cambiamento, SumUp – fintech attiva nel settore dei pagamenti digitali con soluzioni innovative per business di ogni dimensione – offre una visione dello scenario di trasformazione che stanno vivendo gli esercizi di quartiere. ATM per prelevare, versare e pagare – La scarsità di sportelli bancari su molti territori porta i cittadini ad avere necessità di accedere a molteplici servizi finanziari attraverso il medesimo ATM: sempre più, quindi, questi costituiscono un hub di pagamento in cui prelevare denaro, ma anche versarlo (ciò è valido soprattutto per i negozianti), pagare tasse, saldare le bollette o il Bollo dell’automobile, effettuare ricariche telefoniche o abbonamenti alle utenze. E cosa fare degli ATM quando, invece, a causa della diffusione dell’online banking e della progressiva riduzione delle filiali sul territorio, non vengono più utilizzati per la loro funzione principale? Esistono vari progetti di recupero e decorazione degli sportelli con pellicole adesive o vernici in grado di rinnovarli e trasformarli in elementi di arredo urbano. Altrove gli ATM dismessi diventano spazi adatti a ospitare il verde pubblico, con vasi di fiori sospesi e rampicanti: piccoli giardini verticali per rendere più green le città. Edicole sempre più smart – Da chiosco in cui comprare giornali e riviste a punto multiservizi dove i cittadini possono pagare bollette e multe, acquistare ricariche del telefono, farsi consegnare pacchi dagli e-commerce: l’edicola rinasce grazie al digitale. Farmacie: tra e-commerce e negozio – La digitalizzazione delle farmacie, iniziata durante la pandemia, è un fenomeno in aumento. La trasformazione delle librerie – Nonostante la crisi del mercato editoriale, le librerie hanno trovato negli ultimi anni modo di riconvertirsi e di diventare punto di riferimento per intere comunità culturali: non solo libri, quindi, ma anche abbonamenti a cinema e teatro e biglietti dei concerti. Inoltre, quasi tutte le librerie utilizzano sistemi di click and collect a supporto della vendita diretta. Fonte: http://www.agenziapressplay.it

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Convegno sul tema “Il fine vita”

Posted by fidest press agency su lunedì, 20 novembre 2023

Torino Giovedì 30 novembre dalle ore 17 alle ore 20 nel Teatro Collegio San Giuseppe di Torino, in via San Francesco da Paola 23, il sodalizio “Dumsedafe” organizza un convegno sul tema “Il fine vita”, con il patrocinio, fra altri enti, dell’Accademia di Medicina di Torino. Il tema merita sempre più di essere approfondito ed esaminato in tutti i suoi diversi aspetti e si prende con soddisfazione atto che – a fronte dell’ennesimo caso, quello inglese, al quale, nei giorni scorsi, i media hanno dedicato particolare attenzione – la locuzione “fine vita” ha raggiunto le case di tutti noi. Il recente caso, come sopra assurto agli onori della cronaca, conferma che è doveroso prendere coscienza di un problema di enorme pregnanza troppo spesso disatteso e discriminato. Con specifico riferimento al contesto torinese, si riconosce alla Fondazione Faro di essersi presa, e di continuare a prendersi, cura in modo globale ed ottimale dal punto di vista sanitario dei pazienti nel percorso terminale della malattia e, con essi, delle loro rispettive famiglie letteralmente travolte da quanto accade. Cinque autorevoli relatori hanno accettato l’invito a comunicare la loro esperienza in ordine agli aspetti sanitari, legali, etici e spirituali che sottendono al “fine vita”. Si tratta di Mario Maritano, Primario Emerito, Città della salute e della scienza di Torino, Alessandro Valle, Direttore sanitario Fondazione Faro, Torino, Giulia Facchini, Avvocato, esperta in diritto civile, Paolo Mirabella, Professore di Bioetica, Università Cattolica del Sacro Cuore, Sede Cottolengo, Torino, don Paolo Fini, Delegato arcivescovile per gli assistenti spirituali e religiosi delle aree sanitarie e sociosanitarie. Saranno moderati dalla professoressa Maria Pia Schieroni, che ha avuto modo di maturare un’esperienza professionale specifica in questo ambito e che ha curato la scelta degli argomenti di ciascun intervento.

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Oltre la vita, ricercatori premorte affermano “Più di semplici sogni o allucinazioni”

Posted by fidest press agency su lunedì, 2 ottobre 2023

Cosa succede al cervello durante un arresto cardiaco, quando il flusso sanguigno si interrompe, la respirazione si arresta, la persona perde i sensi e viene considerata clinicamente morta? “Dopo l’arresto cardiaco, il cervello rimane attivo”, a sostenerlo uno studio condotto dai ricercatori della Grossman School of Medecine di New York che ha dimostrato che, in questa fase, il cervello rimane particolarmente attivo. Ciò potrebbe spiegare perché alcune persone, riportate in vita dopo un arresto cardiaco, sono in grado di raccontare delle loro esperienze post-mortem. Stando agli autori dello studio, i ricordi di queste persone sono chiari e nitidi. Includono, ad esempio, la percezione della separazione dal corpo e, a volte, una dettagliata revisione cinematografica della propria vita. “Queste esperienze sono state precedentemente interpretate dalla scienza come allucinazioni, illusioni o sogni”, dichiara il responsabile dello studio e cardiologo Sam Parnia. Ma secondo lui e il suo team, si tratterebbe di altro. In una fase del genere, il cervello disattiva i suoi sistemi inibitori. Ciò gli permette di recuperare i ricordi immagazzinati, dalla prima infanzia al momento dell’arresto cardiaco: “Non sappiamo quali siano i vantaggi evolutivi di questo fenomeno. Ma sembra che aiuti le persone a passare dalla vita alla morte”, afferma Parnia. Il suo team ha documentato e analizzato le esperienze post-mortem di persone sopravvissute all’infarto negli Stati Uniti e in Inghilterra. Quattro pazienti su dieci hanno dichiarato di essere stati al corrente dei tentativi di rianimazione di medici e infermiere. Una buona parte di essi ha anche parlato di esperienze post-mortem, descrivendole come profondamente spirituali. L’attività del cervello in questa fase è stata dimostrata anche da misurazioni effettuate con l’elettroencefalogramma. Circa il 40% delle persone esaminate hanno dimostrato di essere cerebralmente attive fino a un’ora dopo l’inizio degli sforzi di rianimazione. E questo, nonostante fossero stati dichiarati clinicamente morti. La scoperta solleva una serie di interrogativi sulle capacità di resistenza del cervello in assenza di ossigeno. Normalmente, il cervello subisce danni permanenti dopo una decina di minuti. Ma i dati dimostrano che può rimanerne sprovvisto di ossigeno per più tempo. «Lo studio apre una porta su quello che accade quando una persona muore», afferma Parnia. «In futuro, questi risultati potrebbero persino darci indizi su come proteggere o addirittura preservare il cervello da lesioni». Per i ricercatori, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti“. si tratta del primo passo verso il trapianto di cervello.

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Premio alla ricerca “Chimica Organica per le Scienze della Vita” 2023

Posted by fidest press agency su martedì, 26 settembre 2023

Parma. Lo ha ricevuto Francesco Sansone, docente e ricercatore al Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale dell’Università di Parma in occasione del XLI Convegno Nazionale della Divisione di Chimica Organica della Società Chimica Italiana. Nella motivazione si legge: “Per il rigore metodologico e la valenza multidisciplinare dei suoi studi in ambito supramolecolare e bio-organico, con particolare rilievo allo sviluppo di host calixarenici cationici quali agenti trasfettanti di acidi nucleici naturali e artificiali in approcci terapeutici avanzati”. Una parte importante delle ricerche del prof. Sansone mira infatti a mettere a punto nuovi vettori non virali di natura molecolare in grado di veicolare all’interno delle cellule, in modo sempre più efficiente e sicuro, molecole di DNA, RNA e loro mimici quali gli acidi peptidonucleici utilizzate come farmaci contro malattie genetiche, contro tumori o come vaccini. I risultati di queste ricerche sono stati riportati in numerosi articoli su prestigiose riviste internazionali e hanno portato a tre brevetti di cui l’Università di Parma è proprietaria. Il premio, riconoscendo il valore della ricerca svolta dal Prof. Sansone, è anche una conferma della qualità dell’attività scientifica condotta al Dipartimento di Scienze Chimiche, della vita e della Sostenibilità Ambientale, dove docenti, ricercatrici e ricercatori, oltre che dottorande e dottorandi, sono impegnati ogni giorno per il raggiungimento di risultati di grande rilievo nazionale e internazionale che hanno anche contribuito al riconoscimento di “Dipartimento di Eccellenza” (2018-2022 e 2023-2027) da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca.

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Studio annuale: L’Italia si classifica 24ª al mondo per qualità di vita digitale

Posted by fidest press agency su mercoledì, 20 settembre 2023

L’indice sulla qualità della vita digitale di Surfshark colloca l’Italia al 24° posto nella classifica mondiale del 2023, scendendo di cinque posizioni rispetto all’anno precedente: https://surfshark.com/dql2023. Ecco i risultati chiave sull’Italia: L’Italia rimane dietro alla Spagna (6ª) e alla Francia (1ª) per quanto riguarda la qualità della vita digitale. La qualità di internet in Italia è superiore del 17% rispetto media mondiale e si colloca al 33° posto nel mondo. La velocità della rete internet fissa in Italia (139 Mbps) è migliorata del 28% rispetto all’anno precedente, mentre la velocità della rete mobile (74 Mbps) è migliorata del 32%. Internet ha prezzi accessibili in Italia rispetto ad altri Paesi. Gli italiani devono lavorare 2 ore e 2 minuti al mese per potersi permettere una rete internet fissa a banda larga, una cifra 7 volte superiore a quella della Romania, che vanta la rete internet fissa più conveniente al mondo. L’Italia ha registrato i risultati peggiori nel pilastro relativo all’accessibilità di internet, che dovrebbe migliorare del 68% per eguagliare il Paese con il miglior punteggio (la Francia). Nel complesso, i Paesi europei primeggiano a livello mondiale per quanto riguarda la qualità della vita digitale, con l’Italia che occupa il 18° posto in tale area geografica.

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Camminare potrebbe prolungare la durata della tua vita

Posted by fidest press agency su giovedì, 24 agosto 2023

Gli specialisti della salute pubblica e della medicina dello sport hanno raccomandato alle persone di fare 10.000 passi al giorno per promuovere una buona salute. Ma quel numero non sembra essere sacro. Il numero di passi che dovresti fare ogni giorno per iniziare a vedere i benefici per la tua salute è inferiore a quanto si pensasse in precedenza, secondo la più grande analisi mai condotta per indagare su questo. Lo studio, appena pubblicato sull’European Journal of Preventive Cardiology, ha scoperto che camminare in media almeno 3.967 passi al giorno ha iniziato a ridurre il rischio di morire per qualsiasi causa, e 2.337 passi al giorno hanno ridotto il rischio di morire per malattie cardiovascolari. La nuova analisi di 226.889 persone provenienti da 17 diversi studi in tutto il mondo ha dimostrato che più si cammina, maggiori sono i benefici per la salute. Il rischio di morire per qualsiasi causa o per malattie cardiovascolari diminuisce in modo significativo ogni 500-1000 passi in più che si cammina. Un aumento di 1.000 passi al giorno è stato associato a una riduzione del 15% del rischio di morte per qualsiasi causa, mentre un aumento di 500 passi al giorno è stato associato a una riduzione del 7% del rischio di morte per malattie cardiache e ictus.Questa meta-analisi è la prima non solo a valutare l’effetto di camminare fino a 20.000 passi al giorno, ma anche a vedere se ci sono differenze a seconda dell’età, del sesso o di dove vivono le persone nel mondo. I ricercatori, guidati dal cardiologo Prof. Maciej Banach della Medical University di Lodz, in Polonia, che è anche professore a contratto presso il Ciccarone Center for the Prevention of Cardiovascular Disease presso la Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora, hanno scoperto che anche se le persone camminavano con 20.000 passi al giorno, i benefici per la salute hanno continuato ad aumentare. Non hanno ancora trovato un limite superiore. “Il nostro studio conferma che più cammini, meglio è”, ha osservato Banach. “Abbiamo scoperto che questo vale sia per gli uomini che per le donne, indipendentemente dall’età e indipendentemente dal fatto che tu viva in una regione del mondo temperata, subtropicale o subpolare o in una regione con un misto di climi. Inoltre, la nostra analisi indica che sono necessari solo 4.000 passi al giorno per ridurre significativamente i decessi per qualsiasi causa, e ancora meno per ridurre i decessi per malattie cardiovascolari».Vi sono prove evidenti che uno stile di vita sedentario può contribuire ad un aumento delle malattie cardiovascolari e ad una vita più breve. Gli studi hanno dimostrato che un’attività fisica insufficiente colpisce più di un quarto della popolazione mondiale. Più donne che uomini (32% contro 23%) e persone nei paesi a reddito più elevato rispetto ai paesi a basso reddito (37% contro 16%) non riescono a svolgere una quantità adeguata di attività fisica. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’insufficiente attività fisica è la quarta causa di morte più frequente al mondo, con 3,2 milioni di decessi all’anno legati all’inattività fisica. La pandemia di COVID-19 ha anche ridotto la quantità di esercizio fisico delle persone e i livelli di attività non si sono ripresi due anni dopo.Il dott. Ibadete Bytyçi del Centro clinico universitario del Kosovo, autore senior dell’articolo, ha aggiunto: “Fino ad ora, non era chiaro quale fosse il numero ottimale di passaggi, sia in termini di punti limite oltre i quali possiamo iniziare a vedere i benefici per la salute e il limite massimo, se presente, e il ruolo che questo gioca nella salute delle persone. Tuttavia, dovrei sottolineare che i dati disponibili sul conteggio dei passi fino a 20.000 al giorno erano limitati e quindi questi risultati devono essere confermati in gruppi più ampi di persone». La meta-analisi dei ricercatori, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ha seguito i partecipanti per una media di sette anni; l’età media era di 64 anni; e il 49% dei partecipanti era di sesso femminile. Nelle persone di età pari o superiore a 60 anni, l’entità della riduzione del rischio di morte era inferiore a quella osservata nelle persone di età inferiore ai 60 anni. Negli anziani, c’è stata una riduzione del rischio del 42% osservata in coloro che camminavano tra 6.000 e 10.000 passi al giorno, mentre c’era una riduzione del rischio del 49% negli adulti più giovani che camminavano tra 7.000 e 13.000 passi al giorno. Banach ha concluso che “in un mondo in cui disponiamo di farmaci sempre più avanzati per colpire condizioni specifiche come le malattie cardiovascolari, credo che dovremmo sempre sottolineare che i cambiamenti dello stile di vita, compresa la dieta e l’esercizio fisico, potrebbero essere almeno altrettanto efficaci, o anche più efficaci, in ridurre il rischio cardiovascolare e prolungare la vita. Abbiamo ancora bisogno di buoni studi per indagare se questi benefici possano esistere per tipi di sforzi intensi, come la maratona e le sfide di Iron-Man, e in diverse popolazioni di età diverse e con diversi problemi di salute associati, ma sembra che, come con trattamenti farmacologici, dovremmo sempre pensare a personalizzare i cambiamenti dello stile di vita”

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Dante Spinotti con Nicola Lucchi: Una vita per le immagini

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Collana le Polene, pp. 224, 20 euro, con un inserto fotografico. Editore: La nave di Teseo.In occasione dei suoi 80 anni, l’autobiografia di uno dei più grandi direttori della fotografia del cinema mondiale; autore, tra gli altri, di capolavori come Manhunter, Insider, L’ultimo dei mohicani, Nemico pubblico e L.A. Confidential. Alla soglia degli Ottant’anni ma ancora in piena attività, sua è la fotografia del prossimo film con Robert De Niro per la regia di Barry Levinson in uscita nei prossimi mesi, Spinotti racconta la sua vita senza reticenze, tra incontri con divi e registi che hanno fatto la storia del cinema, collaborazioni importanti, innovazioni, successi e delusioni che l’hanno portato a essere riconosciuto nel mondo come uno dei migliori direttori della fotografia della nostra epoca. La vita e la carriera di Dante Spinotti sono state un lungo viaggio che l’hanno portato dalla natia Carnia a Hollywood dove lavora con grandi registi da molti anni. Dagli esordi come fotografo della squadra di calcio del suo paese, per poi vivere un periodo in Africa come assistente dello zio regista di documentari e tornare poi a Milano entrando nel mondo della pubblicità e successivamente in RAI dove partecipa prima come tecnico e poi come direttore della fotografia alle prime produzioni importanti che lo portano a coronare il suo sogno di lavorare nel cinema. Si trasferisce quindi a Roma e collabora con grandi registi come Sergio Citti, Gabriele Salvatores, Lina Wertmüller, Cristina Comencini ed Ermanno Olmi, prima di conoscere Dino De Laurentiis che lo porta a Hollywood per lavorare con Michael Mann a Manhunter. Da lì in poi Spinotti vive e lavora tra l’Italia e gli Stati Uniti collaborando con registi come Sam Raimi, Curtis Hanson, Brett Ratner, venendo premiato con un BAFTA per L’ultimo dei Mohicani ed è stato candidato agli Oscar per la fotografia di L.A. Confidential e Insider.

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Presentazione dei risultati dell’indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia

Posted by fidest press agency su giovedì, 29 giugno 2023

Martedì 4 luglio ore 11,00 incontro webinar. Un futuro incerto, quello che vedono gli adolescenti, in cui temono innanzi tutto degrado ambientale, guerre e catastrofi naturali indotte dall’uomo. Sempre più “social” nella loro vita e soprattutto una dipendenza psicologica sempre maggiore da influencer e fashion blogger che rappresentano i modelli da seguire ad ogni costo. La scuola la vorrebbero ovviamente in presenza, ma in grado di utilizzare al meglio la tecnologia di cui oggi si dispone e, soprattutto, in grado di trattare in modo sistematico argomenti per loro di grande interesse (primi tra tutti educazione sessuale e sostenibilità ambientale). Google, Instagram e Tik Tok le nuove fonti di informazione con buona pace dei giornali (cartacei e online) ed anche della televisione. Conduce: Maurizio Tucci – Presidente Laboratorio Adolescenza Interverranno (in ordine alfabetico): Carlo Altomonte – Prorettore SDA Bocconi; Giuseppe Banderali – Vice Presidente Società Italiana di Pediatria; Gianpietro Briola, Presidente nazionale AVIS (Associazione Volontari Italiani Sangue); Carlo Buzzi, sociologo Università di Trento – Direttore ricerca Laboratorio Adolescenza; Laura Del Campo, Direttore AIMaC (Associazione Italiana Malati Cancro);; Gianna Fregonara, Responsabile settore scuola-università del Corriere della Sera; Marina Picca, Presidente Società Italiana Cure Primarie Pediatriche, Sezione Lombardia; Claudio Piron – Vice Presidente Rete Iter e IARD Istituto di Ricerca; Marzia Pontone, Presidente Commissione Educazione, Comune di Milano; Riccardo Renzi, giornalista – Direttore Responsabile Laboratorio Adolescenza Magazine; Fulvio Scaparro, psicologo – Referente area psicologica Laboratorio Adolescenza; Massimo Tafi, Amministratore delegato Mediatyche SB, agenzia di comunicazione; Roberto Tobia – Segretario nazionale Federfarma.Per collegarsi all’evento (piattaforma zoom) https://us02web.zoom.us/j/84745239137 La stanza sarà aperta 15 minuti prima dell’inizio

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