Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 130

Posts Tagged ‘sistema’

Sistema educativo Roma capitale

Posted by fidest press agency su lunedì, 15 aprile 2024

Roma. E’ stata presentata una mozione per chiedere che in sinergia con il Governo centrale si trovi una soluzione condivisa che affronti in maniera seria il problema del precariato nei nidi e nelle scuole dell’infanzia capitoline. Così in una nota Dario Nanni, consigliere comunale e Presidente della Commissione Giubileo 2025.E’ sicuramente da accogliere positivamente la notizia di qualche giorno fa sulla proroga fino al 2027 delle graduatorie del 2020 e del 2021, nelle quali rientrano circa 5.000 tra educatrici dei nidi ed insegnanti delle scuole dell’infanzia capitoline che rischiavano di scadere, resa possibile dalla proposta di emendamento al decreto legge Pnrr presentata dal Ministro della Pubblica Amministrazione Zangrillo. Nonostante ciò, ritengo che sia necessario adottare misure concrete affinché l’amministrazione non si debba più trovare di fronte al rischio di lasciare scoperti i servizi educativi della nostra città, con conseguenti difficoltà e disagi per tante famiglie ma anche per tante lavoratrici che da anni prestano servizio con impegno e dedizione nei nidi e nelle scuole infanzia capitoline in condizioni di precariato. Per queste ragioni – conclude Nanni – con la mozione che ho presentato ho chiesto che l’amministrazione oltre ad ampliare il piano assunzionale, anche in vista del Giubileo, in modo da coprire il fabbisogno del sistema educativo di Roma Capitale attualmente pari a 2.000 unità, si faccia promotrice di un dialogo e di una sinergia politico istituzionale anche a livello nazionale per l’adozione di soluzioni che garantiscano nel tempo la stabilità del servizio.

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Europa: Il Parlamento adotta la sua posizione sulla riforma del sistema farmaceutico UE

Posted by fidest press agency su sabato, 13 aprile 2024

Bruxelles. I deputati hanno adottato le loro proposte per rinnovare la legislazione farmaceutica, promuovere l’innovazione e migliorare l’accessibilità e la convenienza dei medicinali.Il pacchetto legislativo è relativo ai medicinali per uso umano e include una direttiva (adottata con 495 voti favorevoli, 57 contrari e 45 astensioni) e un regolamento (adottato con 488 voti favorevoli, 67 contrari e 34 astensioni). I deputati vogliono introdurre un periodo normativo minimo di protezione dei dati (durante il quale altre imprese non possono accedere ai dati dei medicinali) di sette anni e mezzo, oltre a due anni di protezione del mercato (durante i quali prodotti generici, ibridi o biosimilari non possono essere venduti), calcolati dal momento dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Le aziende farmaceutiche potrebbero beneficiare di ulteriori periodi di protezione dei dati se il loro particolare prodotto risponde a un’esigenza medica non soddisfatta (+ 12 mesi), se sono in corso sperimentazioni cliniche comparative sul prodotto (+ 6 mesi) e se una quota significativa della ricerca e dello sviluppo del prodotto si svolge nell’UE e almeno in parte in collaborazione con gli enti di ricerca dell’UE (+ 6 mesi). I deputati chiedono inoltre un massimale per il periodo combinato di protezione di otto anni e mezzo. Una proroga una tantum (+ 12 mesi) del periodo di protezione del mercato di due anni potrebbe essere concessa se l’impresa dovesse ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio per un’ulteriore indicazione terapeutica che fornisce benefici clinici significativi rispetto alle terapie esistenti. I farmaci orfani (medicinali sviluppati per trattare le malattie rare) potrebbero beneficiare di un massimo di 11 anni di esclusività di mercato se dovessero rispondere a un “elevato bisogno medico non soddisfatto”. Per stimolare la ricerca e lo sviluppo di nuovi antimicrobici, i deputati vogliono introdurre premi per l’ingresso nel mercato e premi per il raggiungimento di tappe di sviluppo intermedie, come ad esempio un sostegno finanziario in fase iniziale nel caso siano stati raggiunti determinati obiettivi di R&D (Ricerca e Sviluppo) prima dell’approvazione di immissione nel mercato. Questi saranno integrati da modello di sottoscrizione, mediante accordi volontari, di appalti congiunti per incoraggiare gli investimenti in antimicrobici. Il Parlamento sostiene anche l’introduzione di un “buono di esclusiva dati, trasferibile” per gli antimicrobici prioritari, che preveda un massimo di 12 mesi aggiuntivi di protezione dei dati per un prodotto autorizzato. Il “buono” non potrebbe essere utilizzato per un prodotto che ha già beneficiato della massima protezione dei dati normativi e sarebbe trasferibile una sola volta a un altro titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio.

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Italia, sistema idrico fragile

Posted by fidest press agency su mercoledì, 20 marzo 2024

Nonostante l’abbondanza di precipitazioni annue, dieci volte superiori al consumo, il sistema idrico italiano si presenta complessivamente fragile, soggetto a crescenti periodi di stress e caratterizzato da inefficienze lungo l’intera filiera. Il tema è stato al centro del dibattito – promosso da Bain & Company in collaborazione con Comin & Partners – tenutosi a Roma, a cui hanno preso parte le principali aziende del settore e i rappresentanti istituzionali chiave per l’ecosistema idrico italiano. Quattro elementi meritano particolare attenzione: – le perdite superano il doppio della media dell’UE – i consumi pro-capite superano la media dell’UE del 35% – solo il 5% dell’acqua depurata è destinato al riutilizzo, rispetto al 20% della media dell’UE – il prezzo dell’acqua potabile è del 30% inferiore rispetto alla media UE e le tariffe di autoprelievo agricolo/industriale (ca. 0,04 €/m3) sono inadeguate a stimolare comportamenti virtuosi di consumo. Risulta dunque imprescindibile analizzare il settore nella sua completezza, considerando che il comparto agricolo rappresenta il 55% dei consumi, seguito dal settore industriale con il 25%, mentre il comparto civile pesa solo per il 20%. L’eterogeneità tra i 7 bacini idrografici e i ricorrenti picchi stagionali, sono i principali problemi da affrontare, con il distretto Padano che emerge come il più critico, con precipitazioni insufficienti a coprire i consumi finali e il deflusso ecologico del bacino. Le criticità attuali – e quelle future, in assenza di interventi adeguati – derivano da un settore complesso e frammentato, che coinvolge numerosi differenti attori, sia a livello locale sia nazionale, ed è soggetto a una regolamentazione da sempre focalizzata principalmente sugli usi civili, che coprono appena il 20% dei consumi totali. Ad aggravare la situazione c’è il rischio legato ai cambiamenti climatici che, con il continuo incremento delle temperature, renderà questa risorsa ancora più scarsa e preziosa, unitamente all’aumento dei consumi (al 2050 previsto in crescita dell’8%) e la riduzione dei deflussi idrici (-7% al 2050). Bain & Company stima che il bilancio idrico complessivo si ridurrà di ben 12 miliardi di metri cubi, pari al 34% degli attuali consumi nazionali, con un costo della mancanza di risposte adeguate pari a 40 miliardi di euro l’anno. Per far fronte al crescente deficit idrico, è necessario un incremento di investimenti pari a circa 60 miliardi di euro. In conclusione, sono necessari il contributo urgente e uno sforzo condiviso da parte di tutti gli stakeholder del settore, per definire priorità, responsabilità reciproche e azioni di un percorso che deve essere contemporaneamente rapido e mirato.

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Il sistema immunitario parallelo dei neonati. Il piccoletto è potente

Posted by fidest press agency su mercoledì, 20 marzo 2024

I neonati hanno la capacità di resistere agli attacchi esterni? Si, secondo lo studio universitario. L’evidenza si è verificata durante la pandemia della CoViD-19. I neonati, infatti, hanno risposto molto bene all’infezione del virus SARS-CoV-19, nonostante la convinzione che il sistema immunitario del neonato sia una versione immatura di quello di un adulto. Tesi smentita dalle ricerche degli scienziati della Cornell University.Tra le cellule del nostro corpo che ricoprono una funzione di difesa contro i patogeni esterni, si trovano i linfociti, alcuni dei quali sono chiamati T, dal nome della ghiandola Timo dove maturano. Questi globuli bianchi svolgono un ruolo di fondamentale importanza nel sistema immunitario, in particolare nei neonati, che possono sviluppare una difesa superiore a quella degli adulti nel combattere alcune infezioni; infatti, mentre i linfociti T degli adulti sviluppano l’immunità adattativa (che riconosce i patogeni per poi combatterli), quella dei neonati è, invece, un’immunità innata, aspecifica, ma con protezione immediata dalle infezioni.La ricerca ha evidenziato che i linfociti T neonatali sviluppano una attività che protegge da agenti patogeni batterici, virali e da parassiti in modo indipendente dalla classica risposta degli adulti, i quali attivano il proprio sistema immunitario quando viene a contatto con un antigene, cioè una molecola riconosciuta come estranea e potenzialmente pericolosa, inducendo, tra l’altro, una memoria immunitaria che servirà per le infezioni successive (è quello che succede con le vaccinazioni). “Il nostro studio dimostra che le cellule T neonatali non sono immature ma semplicemente diverse da quelle degli adulti – dichiara Brian Rudd, professore di Immunologia presso la Cornell University e uno degli autori della ricerca – e queste differenze probabilmente riflettono il tipo di funzioni che sono più utili nelle diverse fasi della vita”.E’ un primo passo per capire la differenza di risposta alle infezioni tra adulti e bambini che aiuterà a definire il ruolo dei linfociti T nelle diverse età e, soprattutto, a individuare i migliori interventi terapeutici. Primo Mastrantoni, presidente comitato scientifico Aduc http://www.aduc.it

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Il sistema penitenziario è al collasso

Posted by fidest press agency su giovedì, 22 febbraio 2024

Ai 400 detenuti in più al mese nelle carceri italiane, di cui ha parlato lo stesso capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo, bisogna aggiungere che, per effetto del cosiddetto decreto Caivano, solo in meno di due del 2024, sono già 500 i minori detenuti. Sono numeri che proiettati nel corso dell’anno porteranno gli istituti penitenziari al collasso. A sostenerlo è il segretario generale del S.PP. – sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo. Non possono essere certamente gli accordi che il Governo Italiano dovrebbe realizzare con Albania e Romania per rimpatriare i detenuti albanesi e rumeni – aggiunge – a risolvere il drammatico problema del sovraffollamento che si ripercuote pesantemente sul personale penitenziario. E a proposito delle assunzioni di nuovo personale penitenziario annunciate a giorni alterne siamo a numeri talmente ridotti che non riescono nemmeno a sostituire pensionamenti e prepensionamenti. Ci preoccupa inoltre la situazione degli istituti per minori perché non può certamente essere la carcerazione dei ragazzi la soluzione per affrontare fenomeni – tra i quali l’affiliazione da giovanissimi a camorra, ‘ndrangheta, mafia, le baby gang – molto complessi e riferiti al disagio giovanile. L’attuale sistema carcerario per minori non solo non serve a nulla, anzi si rivela una sorta di scuola per delinquere con il 90% di chi entra si avvia verso una “carriera criminale” passando come stadio successivo immediato al carcere normale. Il 70% dei ragazzi entra per custodia cautelare, con una permanenza media di poco superiore ai 100 giorni. Aprire portoni e celle degli istituti per minori equivale a consegnare la “patente” a vita di criminali a centinaia di ragazzi. Per noi – dice il segretario S.PP. – le misure da mettere in campo sono differenti. Ed è troppo facile estendere la platea di minori perseguibili. Il primo problema è infrastrutturale oltre che di personale. Tra le priorità è necessario pensare agli istituti per minori per potenziarne il ruolo effettivo di rieducazione oltre all’adeguamento delle strutture carcerarie esistenti, fatiscenti e vetuste. Dopo il fallimento della cosiddetta “riforma Cartabia” e quello che accade nelle carceri – dice Di Giacomo –Ministro e Parlamento devono caricarsi anche l’impegno di cambiare gli istituti per minori. L’obiettivo centrale da raggiungere – continua – è quello di far diventare visibili i circa 400 detenuti di età sino a 24 anni di età negli istituti che un magistrato esperto che guida la procura minorile di Milano da anni, il dottor Ciro Cascone, con linguaggio molto efficace, definisce “invisibili”. Fonte: http://www.sindacatospp.it

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ENPACL: un “Sistema di qualità” all’avanguardia

Posted by fidest press agency su venerdì, 9 febbraio 2024

A 25 anni dal conseguimento della prima certificazione in qualità, secondo la norma UNI EN ISO 9002:1994, il ‘Sistema di qualità’ dell’ENPACL ha ampliato la propria prospettiva, arricchendosi, nel tempo, di ulteriori certificazioni. All’importante traguardo raggiunto il 5 febbraio del 1999, a soli quattro anni dalla trasformazione da ente pubblico ad associazione di diritto privato, hanno fatto seguito altri 4 importanti riconoscimenti, frutto della scelta visionaria dell’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Consulenti del Lavoro, che ha saputo sollecitare tutte le sue componenti a sperimentare una metodologia innovativa, orientata al miglioramento continuo e che oggi è alla base dei suoi processi aziendali. L’ultima certificazione conseguita è la ISO 37001: standard ottenuto il 9 luglio 2020 e sviluppato per supportare le imprese nell’adozione di un sistema di gestione volto ad affrontare e prevenire possibili casi di corruzione. In precedenza, invece, la Cassa aveva ottenuto la certificazione ISO 27001, conseguita il 9 giugno 2017 per garantire riservatezza, confidenzialità, disponibilità e integrità all’informazione, sotto qualsiasi forma o supporto. Il 13 marzo 2016 la SA 8000, standard per la responsabilità sociale, finalizzato a valorizzare e tutelare il personale dipendente e a migliorare le condizioni di lavoro attraverso la promozione di trattamenti etici ed equi. E il 13 dicembre 2015 l’Asse.Co., che certifica la regolarità dell’Ente nella gestione dei rapporti di lavoro con il personale dipendente e dirigente. “L’adozione di queste norme – ha commentato il presidente ENPACL, Alessandro Visparelli – non è soltanto una dimostrazione di conformità, bensì un impegno concreto a garantire che i nostri processi siano sempre all’avanguardia e orientati a uno sviluppo permanente, con la finalità di soddisfare le aspettative degli associati e di mantenere un ambiente di lavoro etico, produttivo e sostenibile”.

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Ricette di fascia C, da febbraio cambia sistema di autenticazione

Posted by fidest press agency su lunedì, 15 gennaio 2024

Dalla fine di questo mese cambia la procedura per prescrivere su format “nazionale” i farmaci in fascia C. Il decreto 8 giugno 2023 del Ministero dell’Economia impone a medici di famiglia ed altri prescrittori l’autenticazione a due fattori al posto delle credenziali fin qui utilizzate. L’obbligo doveva partire a Capodanno ma la Ragioneria dello Stato in una nota del 29 dicembre scorso lo ha posticipato al 31 gennaio 2024. Da febbraio – ma altre proroghe brevi non sono impossibili – ad ogni sessione di lavoro il medico che voglia prescrivere in fascia C ed utilizzi il sistema d’accoglienza centrale nell’invio delle ricette, dovrà riaccreditarsi all’area riservata operatori autenticandosi con credenziali SPID o con la carta d’identità elettronica o con smart card. «L’attuale autenticazione con credenziali potrà essere ancora utilizzata per tutte le altre applicazioni disponibili (ricette fascia A, esami etc ndr)». I medici che accedono al SAC tramite gestionale invece riceveranno un identificativo via mail per accedere al portale del sistema Tessera sanitaria e spedire la ricetta; l’identificativo si aggiunge ad username, Pin e Password. Nelle regioni che ne dispongono, i sistemi di accoglienza SAR per fungere da intermediari dovranno autenticarsi a loro volta. E non è così chiaro capire se i medici che vi afferiscono faranno a meno dell’autenticazione a due fattori richiesta ai colleghi che usano il SAC. L’alternativa, ancora possibile, è la ricetta scritta a mano o stampata. Il decreto estende poi l’obbligo di autenticarsi al SAC a farmacie e parafarmacie. E spiega che, per abilitarsi al SAC, medici e farmacisti possono o usare un’app del sistema Tessera sanitaria o affidarsi al proprio gestionale. Entrambe le soluzioni prevedono un sistema di autenticazione “di base” (username + password da cambiare al primo accesso e poi ogni sei mesi+ PIN code generato dal sistema) o in alternativa un sistema “forte” o con SPID professionale o Carta dei servizi con lettore. I medici che si connetteranno per la prima volta al SAC via gestionale o semplicemente via app del sistema Ts, dovranno: indicare se vogliono ricevere gli identificativi via mail o con app; attendere che il SAC generi un identificativo univoco della sessione di lavoro e lo invii nel canale richiesto; compilare e spedire le ricette di fascia C per la seduta di lavoro usando l’identificativo come “token”, ultima chiave.«Appena inizia la mattinata alla prima ricetta in fascia C dovremo richiedere al SAC un’ulteriore password da inserire per sbloccare il sistema, che arriverà via mail: si tratta di una stringa molto lunga da ricopiare nella casellina del gestionale. Sbloccato il sistema, potremo ricettare in classe C per 8 ore», dice Giampiero Pirro, responsabile comunicazione Fimmg Roma, che ha contribuito a puntare i riflettori sulla nuova procedura. «L’aggravio di tempo per l’assistenza primaria ci sarà, ma dovrebbe influire in modo relativo in quanto lavoriamo da una postazione pc fissa, che ha le nostre credenziali e le riscontra attraverso il gestionale ad ogni sessione. Tutto cambierebbe se mi collegassi con il tablet, da remoto –sottolinea Pirro– ad esempio per un accesso in assistenza domiciliare integrata, o se entrasse in gioco il mio sostituto, che usa un suo Pin code riconosciuto dal SAC per l’invio delle ricette di fascia A, ma non nell’autenticazione per la fascia C. Viene un po’ di nostalgia a pensare che fino a poco tempo fa queste ricette si scrivevano a mano (e tuttora nessuno impedisce di farlo!) e fino a dicembre le spedivamo comunque online nel SAC usando le stesse credenziali degli invii di prescrizioni in fascia A. Se per i farmaci a carico del servizio sanitario non cambia nulla, per un pugno di medicinali (psicofarmaci e stupefacenti viaggiano su altra modulistica ndr) saremo costretti a una nuova autenticazione, più “forte”. Che, ci dicono le sowtware house, presto ci sarà chiesta per i farmaci in fascia A e per le certificazioni di malattia. E di fatto renderà il medico di famiglia sempre più dipendente dalla “macchina”». Gli altri colleghi no, «è possibile che dagli ospedali usciranno meno ricette di fascia C e nel futuro meno ricette dematerializzate in classe A e meno certificati».Allo scenario va aggiunto un dettaglio: in ogni regione l’autenticazione del medico ai sistemi informatici istituzionali è diversa. Ovunque vi siano sistemi d’accoglienza regionali, al momento basta una password o comunque un unico sistema di autenticazione per interagire sia con il SAR sia con il SAC; nelle regioni “SAC” come il Lazio il mmg ha in genere due sistemi di autenticazione, SAC per ricette di fascia A e C, esami e certificati, SAR per esenzioni reddituali e vaccinazioni. «La Toscana ha ormai da anni un sistema di accoglienza ricette suo, vi viaggiano i dati dei farmaci di fascia A e C», dice Luca Puccetti segretario Fimmg Pisa. «A inizio sessione inserisco la tessera nel lettore e digito il mio codice operatore, il gestionale si avvia e le ricette possono partire. Tutte. A fare da intermediario con Sogei è la Regione». L’”autonomia informatica” non in tutti i casi è un vantaggio, «ad esempio noi non utilizziamo il numero di codice per i piani terapeutici e ciò può rappresentare un problema per le continuazioni di terapie chieste da nostri residenti quando si trovano in regioni dove il codice è obbligatorio; ma nel caso della ricetta di fascia C fin qui si può dire che è tutto invariato e dovrebbe rimanere così». (fonte Doctor33)

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Sanità, USB: sistema sanitario nazionale in codice rosso

Posted by fidest press agency su domenica, 7 gennaio 2024

In questi giorni, complice anche lo scontato aumento dei casi di influenza stagionale, il sistema sanitario italiano è profondamente in crisi. Da sud a nord, gli ospedali stanno affrontando una situazione critica, con accessi al Pronto Soccorso al di là delle capacità gestionali, che mette a rischio la salute dei cittadini. La cronica carenza di personale sanitario è una delle cause principali di questa crisi. Medici, infermieri e operatori sanitari, falcidiati dai tagli che si sono susseguiti negli ultimi 20 anni, sono allo stremo, costretti a turni massacranti e senza alcuna speranza di ricevere supporto. L’assenza di una medicina preventiva e la forte carenza nella medicina territoriale stanno contribuendo all’affollamento nei Pronto Soccorso, dove i pazienti sono costretti ad attendere tempi insostenibili per ricevere cure. In un futuro prossimo anche il blocco degli interventi programmati, deciso in questi giorni da molti Ospedali su tutto il territorio nazionale, creerà un effetto domino negativo. I pazienti che avrebbero dovuto ricevere cure programmate si riverseranno nei Pronto Soccorso, aumentando ulteriormente la pressione su queste strutture e mettendo a repentaglio la tempestività delle cure. Per affrontare questa emergenza l’USB rivendica le seguenti misure urgenti: – Assunzioni massicce e immediate del personale precario e dalle graduatorie concorsuali: i lavoratori precari devono essere stabilizzati e assunti senza ulteriori ritardi, – anche coloro i quali, pur avendo i requisiti, non sono stati prorogati e non sono attualmente in servizio – garantendo loro stabilità lavorativa ed è altrettanto indispensabile procedere con il tempestivo scorrimento di tutte le graduatorie attive per assicurare l’assunzione di personale qualificato. – Investimenti imponenti e strutturali nel Sistema Sanitario Nazionale: È urgente destinare risorse significative per potenziare il Sistema Sanitario Nazionale, migliorando infrastrutture, e aumentando in maniera significativa il personale a beneficio di pazienti e lavoratori. – Abolizione del vincolo di spesa in sanità : Per affrontare efficacemente la crisi, occorre eliminare il “vincolo di spesa” che limita gli investimenti nel settore sanitario a scapito di lavoratori e pazienti . Solo così sarà possibile ipotizzare l’aumento dei posti letto per far fronte all’emergenza e garantire cure adeguate a tutti i pazienti. Affrontare questa crisi richiede azioni decisive e immediate. Per questo motivo l’USB chiede al governo di mettere subito in atto misure concrete per proteggere la salute pubblica e garantire un ambiente di lavoro sicuro per il personale sanitario, che sta operando in condizioni estreme.

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Sistema Sanitario Nazionale al collasso

Posted by fidest press agency su sabato, 30 dicembre 2023

Nonostante la mancanza di lavoratori del comparto sanitario pubblico sia stimata in circa 350.000 unità, delle quali 250.000 sono infermieri, oltre 100.000 precari del SSN rischiano di non veder rinnovato il contratto a fine anno perché, nonostante la presenza del personale precario sia indispensabile al funzionamento delle strutture sanitarie a causa del turn over ridotto e del tetto di spesa per il personale, il mantra dell’equilibrio finanziario e della sostenibilità economica continuano a essere i soli parametri che orientano la gestione della sanità e della salute pubblica. Il probabile mancato rinnovo, provocherà il considerevole aumento dei già pesantissimi carichi di lavoro di chi rimarrà nei reparti, metterà a repentaglio il regolare svolgimento delle attività quotidiane e avrà un impatto diretto sulla qualità e sulla tempestività della cura e dell’assistenza al cittadino, aggravando ulteriormente una situazione già critica. Nei reparti di emergenza-urgenza, dove la percentuale di contratti precari è più elevata e dove la mancanza di prevenzione e di una medicina territoriale efficiente provocano il sovraccarico di accessi ai pronto soccorso, il personale fatica ad affrontare l’afflusso continuo dei pazienti e, in questo contesto, la prospettiva di togliere personale precario, proprio in quei reparti già provati da una situazione così critica, appare totalmente irrazionale e ingiustificata. Ma la drammaticità della situazione si riverbera ben oltre i reparti di emergenza. Infatti, ad oggi, senza il contributo dei lavoratori precari, i tempi di intervento e il livello complessivo dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) subirebbero un colpo drammatico. Al contempo, in caso di mancato rinnovo dei contratti e ulteriore blocco delle graduatorie concorsuali, si prospetta un danno economico considerevole per lo Stato perché la scadenza delle graduatorie comporterebbe la necessità di indire nuovi concorsi e un processo costoso e lungo che implicherebbe l’ennesimo sperpero di risorse pubbliche.USB, con la modifica della legge 234 che ha ampliato la platea dei beneficiari che possono essere stabilizzati dopo 18 mesi di servizio, ha ottenuto numerose stabilizzazioni in tutta Italia, ma questo non basta. Stabilizzare i lavoratori precari, garantire il rinnovo dei contratti a fine anno e sbloccare le graduatorie sono interventi non solo urgenti ma cruciali oltre che per garantire i diritti dei lavoratori anche per evitare il collasso completo del Sistema Sanitario Nazionale. Per questo motivo chiediamo che si provveda immediatamente alla proroga di tutti i contratti di lavoro in scadenza a fine anno, e che venga avviato lo scorrimento delle graduatorie valide su tutto il territorio nazionale nel più breve tempo possibile perché, pur rendendoci conto che tali misure risultano insufficienti per affrontare in maniera strutturale le problematiche dell’SSN, siamo convinti che sia necessario per garantire, oltre al sacrosanto diritto al lavoro di precari e idonei, un ritmo di lavoro più umano nei reparti e un migliore livello di cure per tutti/e cittadini/e.

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Cresce la fiducia di amministrazioni e imprese verso il sistema Consip

Posted by fidest press agency su giovedì, 23 novembre 2023

Al 30 settembre 2023, è di 19,7 mld/€ il valore degli acquisti delle amministrazioni pubbliche sugli strumenti di acquisto e negoziazione (+16% rispetto allo stesso periodo 2022). Un’offerta ampia e differenziata a disposizione di oltre 14.000 amministrazioni abilitate (che raggruppano più di 110mila “centri di spesa”), che possono rivolgersi per i propri acquisti alle oltre 150mila imprese aggiudicatarie di gare o abilitate ai mercati telematici (di cui oltre il 95% Micro, Piccole e Medie Imprese).Gli strumenti di acquisto – Convenzioni e Accordi quadro – sono apprezzati dalle amministrazioni in quanto consentono l’acquisizione attraverso contratti “pronti all’uso” con notevole semplificazione, riduzione tempi ed economie di scala.Al 30 settembre 2023, le Convenzioni e gli Accordi quadro sono lo strumento più utilizzato con un valore degli acquisti di 8,4 mld/€ (+4% rispetto allo stesso periodo del 2022).Gli strumenti di negoziazione – Mercato elettronico della PA, Sistema dinamico di acquisto della PA e Gare in modalità ASP (Application Service Providing) – permettono di effettuare acquisti rapidi e snelli e, soprattutto, con piena autonomia di scelta delle amministrazioni. Al 30 settembre 2023, il più utilizzato è il Mercato elettronico della PA (Mepa) – per gli acquisti sotto soglia comunitaria – con un valore degli acquisti di 5,9 mld/€ (+36% rispetto allo stesso periodo del 2022), ma le amministrazioni mostrano un crescente apprezzamento anche per il Sistema dinamico di acquisto (Sdapa) – per gli acquisti sopra soglia – che ha fatto registrare un valore di oltre 3,1 mld/€ (+20% rispetto allo stesso periodo del 2022) e per le gare in modalità ASP – in cui le amministrazioni bandiscono gare in autonomia sulla piattaforma di negoziazione messa a disposizione gratuitamente – con 1.068 gare per un valore di 5,5 mld/€ (+7% rispetto allo stesso periodo del 2022).

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Il ruolo del sistema elettrico per la decarbonizzazione e la sicurezza energetica del Paese

Posted by fidest press agency su giovedì, 2 novembre 2023

Milano Mercoledì 8 novembre dalle 9.30 alle 13, nell’Aula Magna Carassa e Dadda del Politecnico di Milano (via Lambruschini 4, Campus Bovisa), verrà presentata la settima edizione dell’Electricity Market Report, redatto dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano. Lo scenario dell’elettrificazione in Europa, infatti, è sempre più sfidante e per raggiungere i target fissati ha bisogno di un’accelerazione decisa, a partire dal quadro normativo. In questo contesto si inseriscono la proposta di revisione del market design, che si propone di rendere il mercato elettrico maggiormente integrato, decarbonizzato e capace di fronteggiare future emergenze energetiche, ma anche la riforma dei forward market, un maggiore supporto alle fonti di energia rinnovabile e la realizzazione di meccanismi di flessibilità della rete. L’edizione 2023 del Report intende anche fare il punto sullo stato dell’arte e le prospettive attese di due direttrici che influenzeranno la fisionomia e la gestione del sistema elettrico, la riforma del dispacciamento (abilitata dal TIDE) e la diffusione delle comunità energetiche e altre forme di autoconsumo diffuso.

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ll 6° Rapporto GIMBE sul SSN analizza le grandi criticità di sistema

Posted by fidest press agency su mercoledì, 4 ottobre 2023

Roma, 10 ottobre 2023 – Ore 10.00 – 13.00 Sala Capitolare, Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva presso il Senato della Repubblica – Piazza della Minerva 38. Si parlerà di finanziamento pubblico, spesa sanitaria, livelli essenziali di assistenza, governance Stato-Regioni e autonomia differenziata, attuazione del PNRR, personale sanitario – al fine di sensibilizzare da un lato la politica a rimettere la sanità pubblica al centro dell’agenda, dall’altro tutti gli stakeholder della sanità a diventare attori protagonisti per consolidare il valore sociale del SSN, rinunciando ai privilegi acquisiti per rilanciare il bene comune. Ma soprattutto, il Rapporto rileva l’inderogabile necessità di scelte politiche coraggiose per risolvere la grave crisi di sostenibilità della sanità pubblica che, lentamente ma inesorabilmente, sta erodendo il diritto costituzionale alla tutela della salute che si sta trasformando in un privilegio per pochi. Scelte politiche che impongono una chiara visione sul modello di sanità da lasciare in eredità alle future generazioni, che condizionerà sia l’entità delle risorse pubbliche da investire per la salute e il benessere delle persone, sia le riforme di rottura da attuare per condurre il SSN nella direzione voluta. Ma ancor prima, la politica deve rinsaldare un patto sociale che, prescindendo da ideologie partitiche e avvicendamenti di Governi, riconosca nel SSN un pilastro della nostra democrazia, una conquista sociale irrinunciabile e una grande leva per lo sviluppo economico del Paese. Perché se la Costituzione tutela la SALUTE DI TUTTI, la SANITÀ deve essere PER TUTTI.

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“Lo stato di confusione del Governo sul sistema penitenziario”

Posted by fidest press agency su lunedì, 28 agosto 2023

“Si manifesta ogni giorno che passa in forma ancora più grave di quanto pensassimo. Come se non bastasse il “sogno di mezza estate” del Ministro Carlo Nordio di riservare caserme dismesse a nuove carceri, adesso leggiamo la proposta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari che intende istituire un fondo a sostegno delle vittime di reati, “da alimentare con una parte degli stipendi dei detenuti che lavorano”. Un provvedimento già pronto e che potrebbe essere approvato nel prossimo Consiglio dei Ministri”. Ad affermarlo è Aldo Di Giacomo, segretario S.PP. che aggiunge: “anche in questo caso gli esponenti di Governo preferiscono parlare alla “pancia” degli italiani illudendoli che il fondo da istituire darebbe consistenti ristori alle vittime e alle loro famiglie. La realtà è diversa. Su un totale di 57.750 detenuti, i lavoranti sono complessivamente (il dato è di luglio 2023) 18.654. Di questi 16.181 sono alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, mentre i lavoranti non alle dipendenze dell’amministrazione sono 2.471. Per non parlare dei compensi decisamente inferiori a quelli in vigore per tutti gli altri lavoratori. Ma – continua Di Giacomo – c’è un altro aspetto che si sottovaluta: il lavoro in carcere risponde ad un progetto educativo ed ha funzioni di impegnare il tempo dei detenuti. Con conseguenze di rifiuto a lavorare nel caso di obbligo a restituire il guadagno. La contraddizione è proprio nelle stesse parole del sottosegretario che riconosce che “il 98% di chi partecipa ad attività di lavoro o di formazione, una volta fuori, non rientra nel circuito criminale”. Il Governo – in uno dei tanti e ripetitivi giorni di “ordinaria follia” con quattro istituti al centro della cronaca per incendio di celle, aggressioni agli agenti, intercettazioni di droni con droga e telefonini – testimonia di essere lontano mille miglia dalla situazione reale completamente sfuggita di mano allo Stato. E si metta fine una volta per tutte alla litania delle assunzioni di nuovo personale penitenziario per 14mila unità annunciate a fronte di 3mila realmente realizzate con 2mila agenti in pensionamento”. “Nel ricordo delle dichiarazioni programmatiche della Premier Meloni con l’impegno, tra le priorità del nuovo Governo, ad affrontare le emergenze del sistema penitenziario – conclude Di Giacomo – rivolgiamo un appello alla stessa Meloni ad avocare a se le scelte più urgenti, a partire da un cambiamento di rotta nell’amministrazione penitenziaria tra cui l’avvicendamento del Capo del DAP e la definizione di misure di reazioni forti, come forte e senza precedenti è l’attacco che viene dalle carceri”. Di Giacomo ricorda che il S.PP. ha promosso la mobilitazione nazionale con un’azione di protesta indetta per il 18 settembre prossimo con un appello al personale penitenziario a far sentire forte la propria voce. Fonte: http://www.sindacatospp.it

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Non si tocca il sistema imperante del dio denaro

Posted by fidest press agency su mercoledì, 21 giugno 2023

By Pasquale Di Lena. Ultimamente mi capita di porre sempre la domanda se posso parlare di un sistema che continua a produrre solo disastri. C’è da dire che i soli ad opporsi ad esso sono il grande Papa Francesco; la ragazzina – oggi giovane – Greta Thunberg e, con lei, milioni di giovani di ogni parte del mondo, e, ultimamente, gli attivisti di “ultima generazione”, concentrati sui fossili e il clima. Manca la politica, cioè l’arte di mettere insieme le masse e di indicare loro la strada che porta alla liberazione dal sistema. Una strada per niente facile visto che il sistema ha nelle sue mani tutto, non solo il denaro. Sto pensando a un tema di grande attualità, qual è l’Autonomia differenziata, una proposta solo firmata da Calderoli, visto che risponde pienamente alla mentalità di un sistema che sulle divisioni e distruzioni di territori fonda il suo impero. Ci aveva provato Renzi a distruggere con un solo colpo la nostra Carta costituzionale, poi, una volta sconfitto questo tentativo, hanno pensato bene di farlo a tempo, un pezzo alla volta. L’approvazione dell’Autonomia differenziata porta alla disgregazione della Repubblica italiana, spaccata in due; a privilegi territoriali e differenziazioni ingiuste, aggravando ancor più la situazione delle disuguaglianze che caratterizzano la vita del Paese. Una perdita netta dei diritti, a partire da quello alla salute, istruzione, lavoro, mobilità, ambiente. Una vera e propria resa dello Stato a un sistema di potere che si è appropriato della politica svuotando le istituzioni del ruolo di mediazione per affidarlo al dio denaro. Che dire poi del Pnrr e della sua certezza di essere, una volta utilizzato, un debito per le nuove generazioni e un disastro per i territori e la vita che essi rappresentano ed esprimono. Una massa enorme di denaro per una nuova immensa colata di cemento ed asfalto. L’unica speranza che rimane perché ciò non accada sta nella mancanza di strategie e di progettualità; incapacità diffusa a tutt’i livelli di mappare i bisogni per sperare nel mantenimento di un’interrelazione con la società e, così, non provare il senso dell’isolamento. E, per chiudere, una riflessione su l’energia pulita derivante dal vento e dal sole, sempre che il neoliberismo, vista l’onnipotenza e la spietatezza del suo dio denaro, ce la concederà. Vento e sole, due fonti di vita dalle origini del mondo grazie all’impollinazione e alla fotosintesi clorofilliana, che ci donano cibo e modellano i luoghi con i loro paesaggi e la biodiversità. I luoghi, ognuno con il proprio spirito (Genius loci), che la globalizzazione continua a emarginare perché, dopo essere stati abbandonati, vengano anche dimenticati, Tener presente il proprio “Genius loci”, non metterlo in un angolo e dimenticarlo, serve per contrastare e battere un sistema che sta privatizzando, con la forza di un’energia alternativa a quella dei fossili, quella ottenuta dal vento e dal sole e tutto per dare continuità al suo tipo di sviluppo basato sullo spreco non solo delle risorse, ma, anche e soprattutto, dei valori. Approfittando del vuoto politico continua a depredare e a distruggere finanziarizzando i disastri che produce. In pratica il suo ragionamento è: faccio affari perforando la terra per estrarre energia dai fossili, anche se è – ormai riconosciuto da tempo – un potente veleno del clima e di noi che ne subiamo le conseguenze e. poi, mi approprio del vento e del sole con la messa in opera di giganteschi pali eolici e un’infinità di pannelli solari per fare altro denaro, oltretutto con un investimento di qualche migliaia di euro. Tutto a spese del paesaggio, del cibo e dell’ambiente – non importa se di mare o di terra – per finanziarizzare la bellezza, l’aria, l’acqua e per dare spazio al cibo artificiale. In pratica assicurare al sistema la sua continuità fino all’implosione che porterà alla fine dell’umanità, ma non della vita, sapendo che la natura continuerà, non senza un sospiro di sollievo, a girare con la terra e, come sempre, per salutare (in assenza delle nubi) la mattina il sole e la sera le stelle e la luna. Ed è per questo che continuerò a chiedere, tutte le volte che mi viene data la possibilità di intervenire, il permesso di parlare del sistema dominante quale causa degli effetti disastrosi che segnano sempre più le nostre giornate. La causa che, tornando al discorso dell’energia pulita così come prodotta dal vento e dal sole, consegnerà alle nuove generazioni l’eredità di smaltire il materiale prodotto dall’energia sporca, i fossili.

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Presentazione del libro “Colpo al sistema”

Posted by fidest press agency su lunedì, 5 giugno 2023

Roma martedì 6 giugno, alle ore 14, alla Camera dei deputati, in via della Missione 4, conferenza stampa per la presentazione del libro “Colpo al sistema”. L’evento nasce su iniziativa del deputato di Fratelli d’Italia Gianluca Vinci. Insieme a lui interverranno: Giovanni Paolo Bernini, l’autore del libro, e Pierluigi Ghiggini, giornalista d’inchiesta.

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Servizio sanitario e rinascita del sistema

Posted by fidest press agency su domenica, 21 Maggio 2023

Roma (Centro Roma Eventi Fontana di Trevi, Piazza della Pilotta 4, Sala Montale) martedì 23 maggio alle 11.30, in una conferenza stampa in cui interverranno i Presidenti delle 30 Società scientifiche aderenti al Forum. Modera Mauro Boldrini (Direttore Comunicazione FoSSC). i posti di degenza ordinaria e di terapia intensiva negli ospedali del nostro Paese sonio assolutamente insufficienti. Lo è anche il numero del personale specialistico. Il collasso dei Pronto Soccorso è il risultato di anni di tagli al Servizio Sanitario Nazionale e il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, destina agli ospedali solo pochissime e insufficienti risorse. Questa crisi è destinata ad aggravarsi non solo per i cittadini che si rivolgono agli ospedali per situazioni di emergenza, ma anche per tutti i pazienti affetti da patologie croniche, cioè diversi milioni di cittadini.

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PGIM: lo stress del sistema agroalimentare alimenta l’innovazione e le opportunità per gli investitori

Posted by fidest press agency su domenica, 14 Maggio 2023

NEWARK, N.J. Le vulnerabilità del nostro sistema alimentare globale sono emerse di recente, quando l’invasione dell’Ucraina, la pandemia da COVID-19 e i cambiamenti climatici hanno perturbato il comparto dell’approvvigionamento alimentare, con un profondo impatto sui prezzi dei prodotti alimentari, sulla politica monetaria e fiscale e persino sulla stabilità politica. Tuttavia, questi squilibri hanno anche preparato il terreno per la necessaria innovazione e, secondo una nuova ricerca di PGIM, il business di gestione patrimoniale globale di Prudential Financial, Inc. (NYSE: PRU) con 1.200 miliardi di dollari, gli investitori possono svolgere un ruolo importante nella trasformazione del settore per il futuro. Con la crescita del benessere in tutto il mondo, le preferenze si stanno spostando verso cibo ad alta intensità di risorse, come la carne e gli alimenti trasformati. L’analisi di PGIM mostra che questa tendenza, insieme alla convergenza delle diete a livello globale, sta trasformando il sistema alimentare e ridefinendo come e cosa mangiamo oggi e nel prossimo decennio. Con l’accelerazione dell’impatto negativo del cambiamento climatico sulla produzione alimentare, la tecnologia e l’innovazione saranno fondamentali per trovare nuovi modi di coltivare e produrre cibo per affrontare queste sfide. Il packaging offre flussi di cassa indipendentemente dalle mode alimentari: Gli operatori consolidati nel settore del packaging alimentare costituiscono un modo per trarre vantaggio dal mercato in crescita dei cibi pronti, senza dipendere dalla volatilità del comportamento dei consumatori. I grandi operatori possono finanziare le innovazioni, sono più resistenti alle recessioni e hanno una base di clienti solida. I produttori di carne offrono un’opportunità di investimento contrarian a livello globale: Mentre le carni di origine vegetale e quelle coltivate in laboratorio dominano i titoli dei giornali, la domanda di carni alternative è in calo. Nel frattempo, la domanda globale di proteine di origine animale è destinata a crescere del 14% entro il 2030. L’AgTech sta promuovendo una produzione alimentare più intelligente e sostenibile nelle piccole aziende agricole: Dispositivi intelligenti, sensori e applicazioni mobili possono migliorare l’efficienza, la redditività e la sostenibilità delle piccole aziende agricole. Nel frattempo, l’agricoltura di precisione – che si basa sull’intelligenza artificiale e sull’analisi di dati proprietari – sta facendo lo stesso per le aziende agricole industriali su larga scala. L’agronomia e gli additivi per mangimi aumentano la produttività e la sostenibilità: I leader mondiali nel settore agrario offrono soluzioni concrete e scalabili per incrementare la sostenibilità e migliorare la produttività. Il miglioramento della produttività agricola e la riduzione delle emissioni di gas serra sono fondamentali per un sistema alimentare più forte e sostenibile. Il debito e compartecipazione in terreni agricoli offrono un’esposizione unica e un investimento interessante: L’esposizione a terreni agricoli da parte di investitori istituzionali è in crescita, ma è ancora in fase nascente: solo il 3% circa dei terreni agricoli statunitensi è di proprietà di capitali istituzionali. Le attività agricole dirette e i contratti di affitto possono rappresentare una fonte di reddito costante per gli investitori, mentre l’aumento della produttività può favorire l’apprezzamento del capitale. Carne sintetica, “più fumo che arrosto”: Sebbene la carne sintetica abbia attratto più di 1 miliardo di dollari in venture capital, il mercato è altamente frammentato e non economicamente sostenibile, con poca visibilità su quali player potrebbero emergere come vincitori. È probabile che questo segmento veda un consolidamento significativo nei prossimi anni. Per saperne di più su queste tendenze e sulle aziende che ne stanno beneficiando maggiormente, leggere “Food for Thought: Investment Opportunities Across a Changing Food System,” l’ultima uscita nella serie delle ricerche sui Megatrends a cura di PGIM

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Il sistema bancario italiano è affidabile

Posted by fidest press agency su lunedì, 8 Maggio 2023

“Gli ottimi risultati trimestrali pubblicati da Intesa Sanpaolo dimostrano che il sistema bancario italiano ha al suo interno un player solido ed affidabile a livello europeo. I risultati della principale banca del Paese possono rappresentare un volano per il sistema economico, in special modo nell’attuale scenario che si presenta particolarmente delicato a causa del rialzo dei tassi di interesse e dell’ondata inflattiva. In questo senso, sono apprezzabili le dichiarazioni del CEO Messina, che ha dimostrato quale contributo può dare una banca sul piano sociale, partecipando attivamente alla riduzione delle diseguaglianze in favore dell’inclusione delle persone in difficoltà. Lodevole il riconoscimento dell’impegno profuso dal capitale umano per il raggiungimento dei risultati annunciati. Aggiungo infine un auspicio, che rivolgo direttamente al management della prima banca nazionale, per un rinnovato impegno nell’acquisto dei crediti d’imposta da bonus edilizi dopo gli interventi del DL 11: l’italianità di Banca Intesa deve svelarsi anche nello sblocco dei crediti incagliati”. Lo dichiara il deputato di Fratelli d’Italia Andrea de Bertoldi, componente della Commissione Finanze alla Camera.

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“Le DTx come opportunità di crescita e rafforzamento del Sistema Sanitario Nazionale”

Posted by fidest press agency su venerdì, 5 Maggio 2023

Roma lunedì 8 maggio, presso la Camera dei Deputati, alle ore 15.00 si terrà l’incontro “Le DTx come opportunità di crescita e rafforzamento del Sistema Sanitario Nazionale”, di approfondimento sulle Terapie Digitali (DTx).Nell’occasione saranno presentati i dati del DTx Monitoring Report: si tratta del primo report italiano di monitoraggio delle DTx, con horizon scanning delle DTx in fase clinica, analisi del contesto in Europa e US, e monitoraggio delle Dtx, per area, Paese e stato di avanzamento.All’incontro prenderà parte il Sottosegretario alla Salute, On. Marcello Gemmato; sarà coordinato dalla Prof. Paola Minghetti, Ordinario di tecnologia, socioeconomia e normativa dei medicinali presso l’Università degli Studi di Milano, su iniziativa dell’On. Simona Loizzo, coordinatrice dell’Intergruppo Parlamentare Sanità Digitale e Terapie Digitali.Le DTx (Digital Therapeutics) sono terapie digitali il cui principio attivo è un software o un algoritmo, e che sono somministrate attraverso tecnologie digitali (app, software, sensori e dispositivi medici), per aiutare i pazienti a gestire patologie quali stress, ansia, dipendenze, disturbi psichiatrici oppure diabete, asma, ipertensione. Sono sviluppate principalmente da startup, aziende di lifescience e altre organizzazioni che combinano competenze mediche, tecnologiche e di digital design e sono preventivamente sottoposte, da parte delle autorità regolatorie, a test clinici del tutto analoghi a quelli dei farmaci tradizionali per valutare efficacia, sicurezza e appropriatezza, unitamente alla cura e tutela di tutti gli aspetti tipici di prodotti digitali quali la privacy.Nel settore, l’Italia ha molte potenzialità, pur essendo, innanzitutto dal punto di vista normativo, ancora indietro rispetto a Paesi come Stati Uniti, Giappone, Francia, Regno Unito in cui le DTx rappresentano già una realtà riconosciuta e applicata nella pratica clinica.

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Meloni scivola sulle nomine. Il terzo polo abortisce. Non c’è fronte politico che non sia in crisi

Posted by fidest press agency su sabato, 15 aprile 2023

By Enrico Cisnetto. A testimonianza che non bastano le elezioni e un risultato apparentemente netto delle medesime per sistemare i problemi strutturali della politica italiana, a soli 7 mesi dal voto di settembre scorso il quadro politico è drammaticamente costellato di crisi quando non di fallimenti. E a 360 gradi, ovunque si volga lo sguardo: destra, centro, sinistra. Con ciò confermando che se non si ripensa il sistema nel suo insieme – modello politico, partiti, assetti istituzionali, legge elettorale – l’affannosa ricerca di un vincitore, specie se all’obiettivo si arriva drogando i risultati elettorali con modalità premiali che, in presenza di un numero crescentemente ridotto di aventi diritto che esercitano il voto, rendono il parlamento e i governi sempre meno rappresentativi della società, serve solo a coltivare illusioni che ben presto diventano disillusioni. Partiamo da chi le elezioni le aveva vinte: Giorgia Meloni. Inizialmente il combinato disposto della novità e del piglio con cui la presidente del Consiglio aveva mostrato di volersi e sapersi muovere avevano fatto pensare che la sua leadership si sarebbe consolidata, andando oltre la solita luna di miele con l’opinione pubblica di cui tutti i governi godono. Anzi, la risolutezza senza sbavature con cui Meloni si è attestata sul fronte atlantico nella guerra russo-ucraina e la prudenza mostrata con la manovra di bilancio rispetto alle guardinghe attese di un’Europa che certo non gli ha risparmiato massicce dose di scetticismo, le avevano allargato il campo delle simpatie anche a chi non l’aveva scelta nelle urne, finendo così per far passare in secondo piano una valutazione non proprio lusinghiera sul governo nel suo insieme, e su alcuni ministri in particolare. Poi, però, con il passare dei mesi sono via via emersi tre elementi di giudizio non positivi: la percezione di un suo crescente nervosismo, accompagnata da voci insistenti su una sua difficoltà di tenuta psicofisica al cospetto delle stressanti prove cui l’attività di governo costringe, specie se si è, come nel suo caso, fortemente accentratori; la constatazione del vuoto di classe dirigente che la circonda, cui si somma una sua atavica diffidenza verso tutto e tutti, mentre qualche episodio ha fatto vedere come nel suo entourage neppure la fedeltà – che è già in sé un valore molto meno nobile della lealtà – sia garantita; il riscontro di un’agenda di governo tutta costruita sulla risposta, per lo più estemporanea, alle emergenze e dunque priva di respiro strategico, mancanza puntualmente attribuita alle pesanti eredità ricevute dal passato (modalità comunicativa che dopo un po’ diventa inevitabilmente un boomerang).Ma il culmine di questa tendenza involutiva si è avuto nei giorni scorsi con le nomine nelle aziende partecipate dallo Stato. Tralascio qui il giudizio di merito su nominandi e nominati, perchè la valutazione che conta è di natura politica e più precisamente attiene alla capacità di gestire il potere, che nella panoplia delle arti del governare è sicuramente quella più difficile. Delle diverse opzioni tattiche che aveva a disposizione Meloni ha scelto fin dall’inizio quella del “qui comando io”, dapprima negando la possibilità che si desse vita ad un tavolo di maggioranza sul tema – avendo in mente non solo di poter fare di testa sua, ma soprattutto di comunicare che lei non praticava la lottizzazione – e poi trovatasi costretta a istituirlo per i mal di pancia della Lega, alla fine lo ha declinato come semplice “tavolo di consultazione” e non “di decisione”. Ha quindi lasciato trapelare i nomi dei manager che intendeva scegliere, esponendoli per giorni alle indiscrezioni giornalistiche e non, e ha fatto le barricate, anche a costo di frizioni interne al suo partito, fino all’ultima notte di violente trattative, per difendere il suo decisionismo. Salvo poi, all’ultimo momento utile rispetto alle scadenze formali che occorreva rispettare, calarsi clamorosamente i pantaloni di fronte alla minaccia di Salvini di far cadere il governo. Con ciò: a) portando a casa meno di quanto avrebbe ottenuto se avesse scelto la via moderata della concertazione di maggioranza; b) dando l’idea di appartenere alla razza di chi abbaia ma non morde; c) mostrando di temere ma di non saper usare l’arma di ricatto della crisi di governo; d) fallendo l’obiettivo di tenere lontano da sé e dal suo governo l’infamia della lottizzazione, quando invece avrebbe potuto e dovuto rivendicare la pratica dello spoil system.Il risultato è che un Salvini agonizzante ha potuto attaccarsi al bocchettone dell’ossigeno – e c’è da scommettere che, lungi dall’essere stato rabbonito da alcune concessioni ottenute in fatto di nomine, alzerà ancor di più il tiro contro l’odiata Meloni, come dimostra il ritorno ai suoi decreti sui migranti – mentre Forza Italia è riuscita a dare segno di vita proprio nel momento in cui era costretta a metabolizzare la definitiva uscita dalla scena politica del suo fondatore (inevitabile, a prescindete da quale sia l’esito della degenza ospedaliera di Berlusconi) e quindi a interrogarsi sulla possibilità o meno di sopravvivergli. È evidente che in queste condizioni il governo Meloni potrà anche proseguire, ma di certo più faticosamente, anche considerato che lo scenario economico, quello europeo e quello geopolitico nei prossimi mesi getteranno sul suo cammino un numero crescente di ostacoli.Ma se Atene piange (sul latte versato), Sparta non ride. Il Pd, dopo la scossa “nuovista” rappresentata dall’ergersi di una leadership del tutto inventata – tanto da aver nominato alla segreteria chi si era iscritta al partito un attimo prima delle primarie consentendo che il voto dei militanti fosse ribaltato da quello di un non meglio definito “popolo dei gazebo” – è entrato in un cono d’ombra dove a far rumore è il silenzio assordante di Elly Schlein su tutti i temi che contano. Vuoto riempito solo da alcune parole d’ordine “movimentiste” che, oltre a connotare il Pd di “sinistra- sinistra” e ad azzerare lo spazio politico per i riformisti, finiscono con accentuare la sovrapposizione con i 5stelle. Una deriva già iniziata prima delle elezioni con il progressivo abbandono della linea “agenda Draghi” a favore di una masochistica autoflagellazione dovuta al senso di colpa per abbandonato i lavoratori a favore della “borghesia ztl” e che, continuando cosìm culminerà nell’alleanza organica, se non nell’integrazione, con Conte. Il quale, avendo meno da dire del niente di Schlein, ha scelto la via del low profile, nella convinzione che le fatiche e gli errori del centro-destra daranno all’opposizione una rendita di posizione. Inesperta, e come tale facile preda dei “grandi elettori” che l’hanno sostenuta, da Bettini a Franceschini, già endorsata da uno sponsor ingombrante come l’ingegner De Benedetti, la neo-segretaria del Pd dovrà presto misurarsi su temi tanto dividenti quanto decisivi come la fornitura di armi all’Ucraina, il termovalorizzatore di Roma o la riforma fiscale e delle pensioni, trovandosi nella scomoda posizione o di tradire il suo radicalismo o di cancellare definitivamente i connotati di partito di governo del Pd. Cosa che certo non farà bene al sistema politico, tanto più al cospetto delle difficoltà di Meloni e della sua maggioranza.E non sta certo meglio, anzi, il drappello terzopolista che in queste ore ha dato spettacolo con il litigio delle comari Renzi e Calenda. Una contesa poco edificante nella quale è perfettamente inutile cercare i torti e le ragioni perchè è del tutto evidente il “concorso di colpa”, da identificarsi non solo nell’ego espanso all’ennesima potenza dei due litiganti, ma soprattutto nella reiterazione del “reato politico”, già commesso da entrambi, di personalizzazione della politica attraverso l’uso di partiti personali. E tutto questo mentre la crisi del bipolarismo, che si perpetua anche sotto le insegne al femminile del duo Giorgia-Elly, apre enormi spazi politici a chi non sta dentro i due schieramenti. Ma il fatto è che la domanda di riformismo nel Paese è latente, perchè si annida prevalentemente nella sempre più vasta schiera degli astenuti, e dunque abbisogna di chi la sappia far emergere con qualcosa di più e di meglio del semplice mettersi in mezzo, né di qua né di la.Occorre elaborare una teoria del fallimento del bipolarismo italico, spiegandone bene le ragioni all’opinione pubblica e traendone delle conseguenze prima di tutto in prima persona. Ecco perchè il partito che avrebbe dovuto nascere dal patto Renzi-Calenda – e che a questo punto è del tutto abortito – non sarebbe stato la risposta giusta a quella domanda latente di riformismo. Perchè non è mettendo insieme due partiti personali che se ne fa uno vero. Tuttavia, di un partito liberaldemocratico, capace non solo di proporre un’agenda di governo davvero riformista ma prima di tutto di indicare condizioni e strumenti per riformulare il sistema politico-istituzionale mettendo fine alla transizione iniziata nel 1994 e mai chiusa, c’è e sempre più ci sarà bisogno. Lo spostamento a sinistra del Pd e l’inevitabile tramonto di Forza Italia – con Meloni che fatica a compiere la sua trasformazione moderata (nonostante l’incitamento di Marcello Pera a sostituirsi in tutto e per tutto a Berlusconi) e Salvini sempre più radicalizzato a destra (si veda l’abbraccio mortale a cui lo sottopone la Le Pen in un’illuminante intervista a Repubblica) – spalancano praterie al processo costituente di un centro liberaldemocratico. Purché si parta da un impianto culturale, una visione e un progetto politico comune, non dalle personalità che se ne vogliono fare protagoniste (che di statisti in giro non ce ne sono).Come si vede, non c’è un angolo, anche piccolo, del quadro politico, che non sia un disastro. Ma, paradossalmente, questa situazione può forse essere un vantaggio: sgombrato il campo dalle illusioni e dai conseguenti disinganni, c’è più spazio per tornare a tessere la tela della democrazia. By Enrico Cisnetto direttore http://www.terzarepubblica.it

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