Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 131

Archive for the ‘Lettere al direttore/Letters to the publisher’ Category

Letters to the publisher

Gli agricoltori scrivono al ministro Lollobrigida

Posted by fidest press agency su sabato, 2 marzo 2024

23 Associazioni hanno inviato una lettera al Ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, per chiedere un confronto sul futuro dell’agricoltura e dei sistemi agro-alimentari in Europa e nel nostro Paese, allargato anche alle Associazioni ambientaliste, animaliste e dell’agroecologia. “La mobilitazione degli agricoltori delle ultime settimane ha riportato alla cronaca un conflitto, vero o presunto, tra gli obiettivi della necessaria e imprescindibile transizione ecologica e la produzione primaria”, scrivono le 23 Associazioni da molti anni impegnate nella promozione di una transizione agro-ecologica del modello agricolo sia nazionale che globale, sempre disponibili al confronto con le Istituzioni, le parti economiche e sociali. Contrapporre gli obiettivi della sostenibilità ambientale a quelli della sostenibilità economica delle aziende agricole sarebbe un grave errore, perché i due obiettivi sono strettamente connessi. Le Strategie europee “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030” non sono la causa della crisi economica del setto-re agro-alimentare, ma sono parte della soluzione del problema della sostenibilità del reddito degli agricoltori. Per questi motivi le Associazioni esprimono le loro preoccupazioni per l’indebolimento degli obiettivi della Politica Agricola Comune discussi nell’ultimo Consiglio europeo AgriFish. La Commissione europea ha proposto la cancellazione di alcuni impegni previsti dalla condizionalità del primo pilastro, le azioni obbligatorie per la tutela dell’ambiente, del suolo e della biodiversità collegate ai pagamenti di base che gli agricoltori ricevono con la domanda annuale della PAC. Queste pro-poste della Commissione europea soddisfano solo in parte le richieste avanzate da alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, che hanno chiesto l’eliminazione degli impegni per la protezione delle zone umide e delle torbiere, per il mantenimento della sostanza organica dei suoli, l’obbligo delle rotazioni e delle superfici destinate alla conservazione della natura. Il Commissario all’agricoltura, Janus Woj-ciechowski, ha dichiarato di essere favorevole a queste modifiche proponendo di trasformare questi impegni obbligatori in schemi volontari per gli agricoltori da retribuire con risorse aggiuntive rispetto ai pagamenti di base della PAC. Questa marcia indietro sugli impegni ambientali della PAC 2023-2027 rischia di stravolgere anche l’impostazione del Piano Strategico Nazionale. Rivolgendosi al Ministro Lollobrigida le 23 Associazioni hanno evidenziato di aver appreso dalla stampa la costituzione di un “Tavolo politico permanente” per discutere delle possibili modifiche di tale Piano con le sole Associazioni agricole, e chiedono “che anche le Associazioni della società civile siano rappresentate all’interno del suddetto tavolo, così come previsto dal Regolamento europeo”. Le 23 Associazioni ricordano inoltre che questo Tavolo non deve e non può sostituirsi al Comitato di monitoraggio del Piano Strategico Nazionale, sede nella quale devono essere discusse e decise le modifiche al Piano Strategico. Il futuro dell’agricoltura e dei sistemi agro-alimentari non può essere considerato un interesse esclusivo delle Associazioni agricole ma riguarda tutti i cittadini. Per questo, concludono le 23 Associazioni, “siamo convinti della necessità di una fattiva collaborazione e il superamento dell’attuale, infruttuoso, clima di contrapposizione. Tutto il comparto agricolo e le Associazioni della società civile devono essere motori della transizione ecologica dell’economia per affrontare le crisi, economica, so-ciale e ambientale, che hanno effetti drammatici sull’agricoltura”. (Abstract)

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Lettera aperta al Sindaco di Roma Roberto Gualtieri

Posted by fidest press agency su giovedì, 23 novembre 2023

Egregio Sindaco, Non è mia intenzione creare una strumentalizzazione politica, né evidenziare che in questo momento potrebbero esserci problemi più seri da affrontare per la città e i Romani; devo dire però che la circolare relativa al nuovo piano formativo triennale per il personale educativo e scolastico, diffusa nello scorso mese di ottobre dal Dipartimento Scuola, Lavoro e Formazione professionale, che tra le altre cose prevede la necessità per educatori e insegnanti di formarsi per attivare con i piccoli dei nidi e delle scuole dell’infanzia un percorso che miri a «de – costruire gli stereotipi di genere ed educare alle emozioni e alle relazioni», mi ha sorpreso, non tanto come dirigente politico, quanto come padre di una bimba di tre anni. Il Piano di aggiornamento professionale 2023-2025 rende obbligatoria per docenti e educatori la formazione sulle tematiche gender, allo scopo di prepararli a discutere con i bambini – parliamo di piccoli fino ai 6 anni – di identità di genere; il motivo per cui ho tardato a intervenire sull’argomento è che essendo poco ferrato in una materia così delicata, ho voluto rivolgermi a professionisti del settore per approfondire e comprendere meglio la questione.Fatto ciò, per entrare nel merito, posso dire che la valorizzazione delle differenze è un naturale processo di sviluppo che non si può interrompere per lasciare spazio a ideologie.In psicologia le differenze sono il terreno fertile sul quale nascono e crescono specificità, peculiarità, eccellenze. Senza la differenza non si sviluppano la curiosità e l’intelligenza, azzerarle non porta alla libertà bensì all’appiattimento emotivo, alla pochezza delle possibilità. Viceversa identificarsi, anche nel genere sessuale, equivale ad appartenere ad una categoria e solo grazie a questa possibilità è possibile sviluppare una personalità piena e completa.Pensare che annullando il genere sessuale si possa rendere liberi i bambini, è segno di profonda incompetenza psicologica, emotiva, psichiatrica e sanitaria in generale.I bambini fino ai 6 anni, età in cui secondo il piano dovrebbero essere accompagnati dalle maestre e dalle educatrici alla “fluidità di genere”, vivono quel periodo dello sviluppo emotivo durante il quale proprio l’identificazione consente e facilita uno sviluppo sano. Un minore a cui fosse insegnato che non esistono differenze di genere – solo ideologicamente, perché fisicamente le differenze sono e saranno sempre evidenti – sarebbe sconcertato, insicuro, emotivamente instabile.Tutte le teorie psicologiche sullo sviluppo, come ho avuto modo di approfondire, si fondano su decenni di studi scientifici. Da questi emerge che non appartenere crea insicurezza e possibile, se non probabile, patologia. Insegnare in tenera età la fluidità di genere significa imporre un pensiero adulto e radicalizzato, a chi deve invece avere la libertà di poter, eventualmente, scegliere, ma solo dopo aver saputo a cosa ed a chi appartiene.Aiutare la libera espressione è qualcosa a cui bisogna arrivare, ma di certo non abbattendo le differenze. In questo documento inviato al personale educativo e scolastico, che rende noti gli obiettivi formativi per lo stesso, si confondono drammaticamente i piani. Fingere di non appartenere ad un genere non significa aiutare la libertà e la sanità, tutt’altro. La psicologia dell’età evolutiva si fonda su principi opposti a quelli a cui il piano si ispira. Fingere di insegnare la libertà è qualcosa che nasconde un’imposizione dettata a bambini piccolissimi ai quali, evidentemente, questa libertà non sarà data. Prima di attuare programmi delicatissimi i cui destinatari sono bambini in tenerissima età, bisognerebbe fare studi capillari e scientifici con professionisti della salute mentale. Si stanno confondendo colpevolmente quelli che sono definiti i “modelli dominanti” con la natura dell’uomo, che mai potrà essere modificata senza conseguenze gravissime. Marco Di Stefano Capogruppo Noi Moderati – Forza Italia in Assemblea Capitolina

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Lettera di Fabrizio Santoro della Lega ai romani

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 settembre 2023

“Torno a scrivere e, come di consueto, lo faccio a cavallo tra la fine delle ferie e i primi rientri. La mia prima speranza è che tu abbia potuto avere più di qualche giorno per riposare e divertirti, al di là delle mete più o meno gettonate che invadono i nostri social. Molti sono ancora in ferie e tanti altri hanno deciso o sono stati costretti a rimandare le proprie ferie in questi ultimi giorni di settembre. Altri, purtroppo, non sono stati nelle condizioni di poter partire. Pertanto, mi scuso anzitutto se questa mail disturberà comunque il meritato riposo. L’estate trascorsa ha evidenziato gli effetti più drastici di un fenomeno inflattivo che ha colpito il nostro Paese, complici anche alcuni esercenti/operatori particolarmente avidi. Questo segnale deve però anche far riflettere sulla necessità di attenzionare i redditi medi e più bassi e quelli fissi, maggiormente colpiti da un oggettivo aumento dei prezzi, oramai strutturatosi nell’offerta di beni e servizi, in particolare di quella dei carburanti. Sarà sicuramente un autunno molto caldo e le prime dichiarazioni del Governo ci confortano sul fatto che i prossimi provvedimenti dovranno favorire il sostegno ai redditi. Certo, c’è ancora molto da fare e le risorse sono limitate, ma significativi passi in avanti si registrano anche in merito alla riforma fiscale, provvedimento su cui il centrodestra si gioca gran parte della propria credibilità. Il Governo ha dimostrato coraggio nella tassazione degli extraprofitti delle banche, misura che porterà a calmierare l’aumento dei mutui che ha colpito tantissime famiglie. Lo stesso coraggio che ci aspettiamo sulle politiche migratorie e sulla sicurezza delle città: serve un piano per fermare gli sbarchi, accelerare i rimpatri, aumentare i presidi sul territorio, in particolare nei luoghi più sensibili delle realtà urbane. Serve CORAGGIO per l’Italia. Spero che con l’autunno inizi finalmente anche la stagione della pace in Ucraina che sta creando notevoli problemi alle nostre aziende e all’aumento dei costi delle materie prime che incidono sui prezzi finali dei prodotti. Continuo a pensare che la via diplomatica sia necessaria e non posso non apprezzare gli sforzi profusi dal Vaticano, soprattutto rispetto all’immobilismo dell’Europa. Sarà però un autunno molto caldo anche a Roma: la Capitale non è amministrata, il sindaco Gualtieri è sempre più un estraneo, i quartieri della città sono lasciati all’incuria, ai rifiuti, ai ratti e all’abbandono. Di fronte a tasse sempre più opprimenti, sembrerebbe che noi cittadini dovremmo rassegnarci a disservizi, inefficienze e annunci roboanti senza alcun seguito. Su questo il centrosinistra sta dimostrando un fallimento politico e amministrativo di gravissime proporzioni… Infine, un augurio grande alla nuova giunta regionale. Su molti temi il Presidente Rocca sembrerebbe aver messo in moto una macchina diversa, più attenta al territorio, con scelte mirate e progetti che sembrano davvero molto interessanti (vedere gli ultimi bandi pubblicati che trovi tutti sul mio canale telegram Santorinforma insieme alle opportunità di lavoro). La sanità resta a mio avviso il grande campo su cui il centrodestra nel Lazio gioca la sua partita: serve far tornare i cittadini a credere che la sanità pubblica esiste ancora, con servizi di qualità dai pronto soccorso fino ai reparti. Restiamo ancora in contatto per questa stagione che sarà. Io rinnovo la mia disponibilità ai miei recapiti e vi ringrazio per il tempo dedicato a leggere queste piccole riflessioni fino in fondo a questa mail”. Fabrizio Santori

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Mais e penuria da guerra: autorizzare le coltivazioni OGM: Lettera Aduc al Governo

Posted by fidest press agency su mercoledì, 23 marzo 2022

Ecco il testo inviato al presidente del consiglio dei ministri Mario Draghi e al ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli: Mancano poche settimane alla semina del mais e occorre autorizzare la coltivazione del mais Ogm. Il mais è componente della alimentazione animale ma non ne abbiamo a sufficienza, così importiamo mais Ogm, del quale, però, è proibita la coltivazione nel nostro Paese ma non l’importazione e la commercializzazione (furbizia italica).La coltivazione del mais tradizionale è scarsamente redditizia per cui si ricorre all’importazione e all’utilizzo di mais Ogm.L’87% dei mangimi per animali contiene Ogm e un componente è proprio il mais Ogm.La guerra in corso in Ucraina ha aggravato ulteriormente la situazione e fare a meno del mais metterebbe a rischio l’intera produzione zootecnica del Made in Italy. Potremmo avere penuria di carne, latte e uova.Secondo uno studio dei ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Università di Pisa, la coltivazione di mais Ogm, rispetto a quella tradizionale, ha produzioni superiori, contribuisce a ridurre la presenza di insetti dannosi e contiene percentuali inferiori di sostanze tossiche che contaminano gli alimenti e i mangimi animali. Lo studio raccoglie i risultati di ricerche condotte per 21 anni in pieno campo negli Stati Uniti, in Europa, Sud America, Asia, Africa e Australia.Per questi motivi chiediamo che sia autorizzata la coltivazione di mais Ogm. Primo Mastrantoni, Aduc

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“FLASH BCE – Lagarde equilibrista ed inflazione USA al massimo da 40 anni”

Posted by fidest press agency su domenica, 13 marzo 2022

A cura di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte. La riunione BCE si è complessivamente risolta con un tentativo di mettere insieme le istanze dei falchi e delle colombe con un risultato che risulta essere mediamente più hawkish. In sintesi alcuni punti: Tapering accelerato con approdo a 20 Mld€ a giugno (prima era previsto ad ottobre) Esplicitazione della possibilità di fine del QE nel terzo trimestre se non vi sarà un rallentamento dell’inflazione Unica nota leggermente più dovish è sul timing del primo rialzo tassi non più “subito dopo” la fine del QE ma “qualche tempo dopo” Il tutto condito dalla premessa in apertura di fare tutto il possibile per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria. La Lagarde ha sottolineato che la guerra in Ucraina pone rischi al ribasso sulla crescita, ma pone rischi significativamente al rialzo sull’inflazione.Ha cercato inoltre di enfatizzare il fatto che non si tratterebbe di accelerazione del tapering né di manovre più restrittive ma solo di normalizzazione con condizionalità in base ai prossimi dati.Nel frattempo, l’inflazione US di febbraio ha confermato le attese posizionandosi al 7,9%, massimo da 40 anni, trainata ancora dalla componente affitti (con peso oltre il 30% nel paniere) ed alimentari, insieme a quella energetica. La Bce ha cercato di fare una sintesi tra le due posizioni estreme all’interno del board, ossia chi propendeva per un nulla di fatto ed attendere gli sviluppi e chi invece propendeva per agire senza alcuna condizionalità. Alla fine, la scelta è stata per una decisione di azione ma con condizionalità, ossia riservandosi le decisioni sulle mosse future (fine del QE e rialzo tassi) in base agli sviluppi. Un tentativo di risolvere nel breve l’arduo dilemma posto dallo scenario stagflattivo, che diventa sempre più probabile per l’area, accentuato ed anticipato dalla guerra in Ucraina. Sul fronte Fed, la conferma del dato sull’inflazione di febbraio in linea con il consenso, fa propendere verso l’ipotesi di inizio della fase di rialzo con 25pb il prossimo 16 marzo. Gli operatori al momento incorporano attese di circa 6 rialzi nel 2022. Allo tesso tempo, però, continua la lunga fase di salari reali negativi dal momento che gli incrementi dei salari non riescono a tenere il passo dell’inflazione, il che potrebbe impattare in modo significativo sulla crescita nei prossimi mesi. Pertanto, i tassi a lungo termine potrebbero progressivamente stabilizzarsi ed essere sempre più espressivi delle attese sulla crescita piuttosto che delle attese di politica monetaria. Se a questo si aggiunge la permanenza di elevate aspettative di inflazione, la prospettiva è di una lunga fase di tassi reali negativi, in attesa che ad un certo punto le politiche monetarie trovino un bilanciamento maggiore tra crescita ed inflazione.Condizioni di tassi reali negativi in prospettiva per il prossimo trimestre/semestre depongono a favore di un accumulo progressivo e graduale del comparto tech sull’equity e dell’oro.

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Lettera aperta a proposito delle guerre: Egregio Professor Piergiovanni Genovesi

Posted by fidest press agency su giovedì, 10 marzo 2022

Il mio centro studi politici con i tipi della Fidest, agenzia giornalistica, ha pubblicato un mio libro titolato “Io figlio della lupa”. E’ la mia storia che si interseca con gli eventi della seconda guerra mondiale. Alla sua vigilia indossai la divisa di figlio della lupa. Avevo sette anni. Ero figlio di un militare di carriera che aveva già fatto la prima guerra mondiale. Il reggimento era di stanza a Pistoia e da lì giungevano gli echi delle bombe sganciate dagli inglesi sull’aeroporto di Pisa. Quando mio padre, ufficiale, fu trasferito con il suo reparto in Albania con mia madre ritornammo a Campobasso, la città natia mia e dei miei genitori. Lì mi inseguì la guerra sino alla sua conclusione. Per anni fui perseguitato dal fragore delle bombe anche se si trattava di scoppi di petardi o dei fuochi d’artificio nelle feste paesane. Questo strascico di paure e di ansietà oggi le sto rivivendo pensando ai bimbi ucraini sotto le bombe. Da adulto ho cercato dai libri di storia e da altre letture di capire il perchè la guerra della mia infanzia è stata scatenata e ho riversato le mie ricerche in un libro titolando “Io figlio della lupa” per dire che la storia dei bimbi di oggi partirà proprio da questo perchè il mondo degli adulti si macchia di tante efferatezze. Mi consenta di portare questa mia testimonianza al seminario indetto dall’università di Parma il 14 prossimo. Il libro è in e-book ed è possibile averlo a titolo gratuito via e-mail e tramite we transfer. (Riccardo Alfonso)

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“Progresso”: Dalla pena di morte alla morte per pena

Posted by fidest press agency su martedì, 25 gennaio 2022

Ci scrive Carmelo Musumeci: “L’altro giorno mi è capitato di leggere su “Il Dubbio”, uno dei miei giornali preferiti, questa dichiarazione del magistrato, ora in pensione, Edmondo Bruti Liberati: “Il carcere, la privazione della libertà come pena, nella storia dell’umanità ha costituito un “progresso” rispetto alle pene corporali e alla pena di morte”. Non sono per nulla d’accordo, anche perché la pena di morte e le pene corporali nelle nostre “Patrie Galere” continuano ad esistere: secondo i dati pubblicati dal Ministero di Giustizia, nell’anno appena passato 61 persone si sono tolte la vita all’interno degli istituti di pena italiani. Dalle informazioni raccolte tramite le visite effettuate da Antigone nel corso del 2020, emerge una media di 23,86 casi di autolesionismo ogni 100 persone detenute. (Fonte: XVII rapporto sulle condizioni di detenzione, Associazione Antigone). La differenza rispetto al passato è che ora i prigionieri si fanno del male e si tolgono la vita da soli ed in questo non ci vedo nessun “progresso”. La schiavitù, la pena di morte, la vendetta, la tortura fanno parte della cultura di ogni società, sia antica che moderna. Invece l’usanza di punire tenendo chiusa una persona in una cella per anni e anni è un fatto relativamente nuovo. Non più «il terribile ma passeggero spettacolo della morte di uno scellerato, ma il lungo e stentato esempio di un uomo privo di libertà». Il carcere “è peggiore della morte perché più molesto, più duro, più lungo da scontare. La pena viene rateizzata nel tempo e non condensata in un momento come la morte; ed è proprio questa la sua forza ammonitrice ed esemplare”. (C. Beccaria) Una lunga pena detentiva, o addirittura l’ergastolo, è una punizione che supera tutte le altre, la più mostruosa, così terribile che poteva essere giustificata solamente con la copertura di motivazioni religiose. Infatti, il carcere non è un’invenzione laica. Ha preso esempio dalla religione cristiana perché il carcere assomiglia molto all’inferno dei cristiani: il luogo in cui i dannati e gli angeli ribelli espiano eternamente la loro pena.Penso che i nostri giudici, prima di condannarci, dovrebbero capire perché abbiamo sbagliato e subito dopo i nostri “educatori” dovrebbero preoccuparsi di tenerci dentro meno possibile, perché il carcere uccide più dei nostri reati.Il carcere, anche nel migliore “mondo possibile”, è violenza, pura violenza. Il carcere non è la medicina, ma è il peggiore dei mali. Non è con il carcere o con la giustizia delle catene che si “educa”, ma, piuttosto, con l’amore. E l’amore in carcere è la cosa che manca più di tutto. Il carcere migliore è quello che ancora devono costruire.In galera, per non diventare scemi, bisognava diventare matti perché dopo tanti anni di carcere solo la follia ti può salvare. Il carcere è la terra di nessuno e per sopravvivere a volte devi diventare ancora più cattivo, per non perdere la tua umanità e quel poco d’amore che ti è rimasto dentro. Il carcere, con i suoi artigli di cemento armato, non dilania solo la carne e le ossa dei prigionieri. Non beve solo il loro sangue e le loro lacrime, ma ne divora l’anima. Io credo che il carcere sia come una malattia: meno se ne fa, più si guarisce in fretta. La limitazione dei contatti con l’esterno, l’imposizione di norme burocratiche ottuse e spesso stupide e infantili, per anni e anni, creano dei poveri diavoli. Io credo che la galera, così com’è, sia un’istituzione totale e criminogena, perché oltre a farti perdere la libertà, la gestione della tua vita e spesso anche dei tuoi pensieri, ti spoglia della tua identità. Il carcere ti disinsegna a vivere.Il carcere rappresenta uno strumento di straordinaria ingiustizia, un luogo di esclusione e di annullamento della persona umana: dietro la vuota retorica di risocializzazione, di rieducazione, si nasconde in realtà una vita non degna di essere vissuta.Io non vedo nessuna giustizia nel tenere un uomo trent’anni in carcere, e spesso per sempre, ci vedo solo tanta ingiustizia; paradossalmente, ci vedo più giustizia in un’immediata fucilazione.Qual è la pena equa? Qualsiasi pena non sarà mai giusta, né equa, in quanto pena. Però, a mio parere, ci sarebbe una pena giusta: chi commette un reato è una persona socialmente o culturalmente malata, quindi basterebbe semplicemente curarla con attenzione.La migliore vendetta per un figlio a cui hanno ucciso il padre sarebbe pretendere che la società, o lo Stato, cambi, migliori e reinserisca nella società la persona che ha sbagliato. Sarà il senso di colpa la sua pena eterna.È improbabile che le persone diventino buone chiuse in una gabbia. E per i forcaioli la certezza della pena potrebbe essere anche di fare scontare la pena fuori dal carcere. Una società è giusta se prima di pretendere che non ci siano reati, pretende che non ci siano luoghi di sofferenza e d’ingiustizia…La gente dovrebbe sapere che il carcere così com’è non ti vuole punire o migliorare, ma ti vuole solo distruggere. Io sono per l’abolizione dell’istituzione carceraria. Si potrebbero e si devono trovare altri tipi di difesa e di punizione, perché tenere una persona chiusa in gabbia è diseducativo ed è peggio del crimine che si vuole punire.Soprattutto per gli ergastolani, il carcere in Italia è un cimitero e la cella la loro tomba.La pena deve dare speranza, altrimenti è come un’esecuzione, una vendetta, invece la propria pena si potrebbe scontare fuori dalle mura di un carcere, facendo cose socialmente utili. Carmelo Musumeci

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Lettera al sindaco Gualtieri sulla gestione dei rifiuti

Posted by fidest press agency su giovedì, 18 novembre 2021

Signor Sindaco, è di pochi giorni fa la sua elezione a sindaco della Capitale d’Italia e i problemi romani sono numerosi e gravosi, in particolare quello della gestione dei rifiuti, come abbiamo potuto constatare in questi giorni. Non pretendiamo che faccia miracoli, dopo la gestione disastrosa della precedente sindaca, anche perché gli eventi soprannaturali non sono di sua competenza, ma un cosiddetto “segnale forte”, frase che va nel suo partito, ci sta tutto. Se l’Ama, l’azienda dei rifiuti, non è riuscita, e non riesce, a pulire la città, a svuotare i cassonetti e gestire i rifiuti, sarebbe opportuno pensare ad altre situazioni. Per esempio, integrare con apporti esterni la pulizia delle vie e piazze cittadine e fare un bando europeo, con gara a evidenza pubblica, per la gestione dei rifiuti. Sappiamo che ci sono resistenze, dentro la sua maggioranza e nell’Ama, ma una qualche azione forte è necessaria, altrimenti, al termine del mandato, si ritroverà con la “monnezza diffusa”, come è successo a chi l’ha preceduta. Cincischiare non serve. Lei ha le deleghe alle partecipate comunali, compresa l’Ama, ed è utile e necessario fare qualcosa di utile per Roma. In attesa di risposta, cogliamo l’occasione per inviarle gli auguri di buon lavoro. Primo Mastrantoni, Aduc

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Ci scrivono dalla scuola: “Il vero problema è la mancanza di docenti di sostegno”

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 ottobre 2021

“Nell’istituto comprensivo dove insegno, ci sono circa 50 ragazzi con disabilità grave con 18 ore sostegno, e la scuola ha solo solo circa 10 docenti specializzati nella materia. ANCORA OGGI A OTTOBRE CI SONO BAMBINI CHE SONO LASCIATI ALLO SBARAGLIO SENZA DOCENTI. Quello che mi demoralizza è la burocrazia italiana, che non da la possibilità ai giovani di specializzarsi in un settore che si trova in grossissime difficoltà. SOFFOCA LE PICCOLE CHANCE CON INFINITI E COMPLICATISSIMI CONCORSI solo per poter accedere al corso di specializzazione. E, una volta raggiunto il traguardo, questi giovani aspiranti docenti devono trovarsi davanti a muri di scartoffie burocratiche alte come i grattacieli”.

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Lettera aperta al Presidente del Consiglio dei ministri

Posted by fidest press agency su mercoledì, 19 Maggio 2021

Stiamo attraversando una fase di grandi sconvolgimenti ambientali, demografici e socioeconomici che l’azione politica deve comprendere e affrontare al meglio cogliendo tutte le opportunità di positivo cambiamento che il momento storico ha posto di fronte al Paese. Le risorse finanziarie che in questi mesi saranno mobilitate attraverso il PNRR dovranno essere utilizzate nel modo più efficiente, efficace e strategico. Con riferimento al ruolo che la valutazione può e deve svolgere nei confronti delle politiche e dei programmi che saranno finanziati, riteniamo urgente porre all’attenzione dei soggetti responsabili dell’attuazione di questi processi alcuni elementi che andrebbero rafforzati o per cui risulta urgente e necessario muoversi in discontinuità con i periodi di programmazione precedenti, superando una visione meramente adempimentale e burocratica del processo valutativo. Per questo auspichiamo: – che il Governo disponga un Piano Nazionale di Valutazione del PNRR, non previsto dal Regolamento UE ma assolutamente indispensabile a garantire, alla sua implementazione, il valore aggiunto della prospettiva valutativa al livello degli Stati Membri; – che tale Piano Nazionale di Valutazione possa articolarsi in specifici programmi di valutazione tematica (per missioni) e decentrata (a livello regionale), evitando la parcellizzazione delle azioni di verifica e invece promuovendo la realizzazione di sintesi più generali e raccordate alla governance complessiva del sistema; – che il disegno della valutazione non riguardi solamente gli impatti delle politiche ma che, in considerazione specifica delle esigenze di apprendimento in itinere e di tempestivo riallineamento verso i risultati, accompagni i programmi fin dalla iniziale definizione degli obiettivi operativi; orienti l’identificazione delle strategie di raccolta e trattamento dei dati; si riferisca insieme alla valutazione del processo di implementazione e a quella degli effetti diretti ed indiretti dei diversi interventi, in una logica riflessiva al tempo stesso sistemica e sistematica; – che la valutazione dell’equità dei programmi e dei loro impatti sulle pari opportunità costituisca un riferimento imprescindibile e trasversale del disegno; – che la governance istituzionale di tale Piano coinvolga le principali istituzioni pubbliche già attualmente impegnate nella valutazione delle diverse linee di policy, razionalizzando i mandati istituzionali e le competenze esistenti senza creare nuove e pletoriche istituzioni o autorità sovraordinate e che tutto ciò si sostanzi in un cambiamento degli assetti organizzativi tale da garantire una reale indipendenza della valutazione a tutti i livelli; – che si compia uno sforzo serio e strategico per la messa a disposizione in forma aperta dei dati statistici e amministrativi disponibili tanto a livello centrale che degli enti locali; – che si riconosca la professione di valutatore/valutatrice e che si introduca un sistema di accreditamento, certificazione e aggiornamento continuo delle competenze; – che siano messe in campo specifiche e adeguate risorse economiche aggiuntive per garantire standard di qualità, pluralismo metodologico e indipendenza delle valutazioni a tutti i livelli; – che siano creati spazi di condivisione e occasioni di riflessione sia istituzionale che pubblica per la capitalizzazione ad ogni livello dei risultati delle diverse valutazioni che saranno realizzate in un’ottica di accountability dell’azione e del ruolo di sostegno dello stesso PNNR. Organizzazioni promotrici: Maria Carmela Agodi – Presidente Associazione Italiana di Sociologia (AIS); Gabriele Tomei – Presidente Associazione Italiana di Valutazione (AIV); Marco Bassi – Presidente Società Italiana di Antropologia Applicata (SIAA); Corrado Crocetta – Presidente Società Italiana di Statistica (SIS); Gabriele Ballarino – Presidente Società Italiana di Sociologia Economica (SISEC); Francesca Longo – Presidente Società Italiana di Scienza Politica (SISP). (abstract) fonte: http://www.valutazioneitaliana.eu

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Lettera aperta del direttore scientifico dell’INMI Giuseppe Ippolito al direttore del Fatto Quotidiano

Posted by fidest press agency su domenica, 20 dicembre 2020

Egregio direttore, contrariamente alle mie abitudini, sono costretto a intervenire in merito all’articolo “Il salvavita italiano che noi non usiamo”, pubblicato sul Fatto Quotidiano del 17 dicembre, per fornire ai suoi lettori alcune precisazioni. L’articolo, riassumo liberamente per chi non avesse avuto la fortuna di leggerlo, ipotizza che io avrei dato, nel corso di una riunione svoltasi in sede Aifa il 29 ottobre scorso, parere negativo all’avvio in Italia del trial clinico di un farmaco prodotto dalla multinazionale Eli Lilly che qualche giorno dopo avrebbe ottenuto l’autorizzazione all’uso emergenziale negli Stati Uniti, privando così il nostro Paese di uno strumento in grado di salvare migliaia di persone dalla malattia COVID-19.Chi mi conosce sa che ho troppo rispetto per le istituzioni alla quali sono chiamato a collaborare per venire meno al dovere della riservatezza e prestarmi invece al giochino tutto italiano dell’indiscrezione, della soffiata, della confidenza. Di fronte ad una richiesta di questo tipo, sono stato forse un po’ brusco ma certamente corretto nell’indicare al giornalista il luogo istituzionale – l’Aifa appunto – al quale avrebbe potuto chiedere informazioni.Quanto all’accusa di conflitto di interessi, ovvero che sarei stato contrario al trial del farmaco Eli Lilly perché lo Spallanzani partecipa ad un altro progetto di ricerca finalizzato allo sviluppo di un medicinale analogo, non riesco neanche ad offendermi tanto è evidente la sua inconsistenza: in base alla stessa logica, dovrei essere contrario alla somministrazione del nuovo vaccino Pfizer dal momento che il mio istituto – istituto pubblico, è il caso di ricordare – è impegnato a condurre uno studio di fase 1 di un altro vaccino sviluppato in Italia, e uno di fase 3 del vaccino AstraZeneca, e sono personalmente impegnato nel comitato di sicurezza e monitoraggio di un ulteriore vaccino. Chiunque voglia fare ricerca nel nome della scienza sa che allo Spallanzani troverà sempre le porte aperte: a breve, solo per fare un esempio, avvieremo la sperimentazione per un nuovo anticorpo monoclonale.Vorrei approfittare di questa occasione, visto che si parla di argomenti sui quali ho qualche competenza, per rassicurare i suoi lettori che probabilmente si chiedono come mai non si sia accolta la possibilità di avere anche in Italia questo farmaco, “una mano dal cielo misteriosamente respinta”, una occasione “da cogliere al volo”, che “avrebbe permesso di salvare migliaia di persone”, come scrive l’autore dell’articolo con una enfasi un po’ sospetta. Il trial BLAZE-1 cui si riferisce lo studio del New England Journal of Medicine citato nell’articolo del Fatto in realtà attesta una modesta efficacia del farmaco nei pazienti con sintomi lievi o medi: solo per uno dei tre dosaggi utilizzati è stata riscontrata, a 11 giorni dal tampone positivo, una riduzione della carica virale maggiore rispetto a quella osservata nei pazienti trattati con placebo, mentre vi è stata sì una migliore performance per quanto riguarda la percentuale dei ricoverati (1,6% nel gruppo del farmaco, 6,3% in quello del placebo), ma con numeri assoluti troppo bassi (cinque ricoverati nel gruppo dei farmaci, nove in quello del placebo) per poter avere una robusta rilevanza statistica. Né tra i pazienti trattati col farmaco né tra quelli ai quali è stato somministrato il placebo, infine, vi è stato alcun decesso. Ciò che però nell’articolo non viene detto, e che secondo me sarebbe stato invece opportuno riportare per completezza di informazione, è che un altro trial (ACTIV-3), che si proponeva di valutare l’efficacia dello stesso farmaco nei pazienti ricoverati in ospedale, è stato interrotto dal board indipendente di valutazione a causa di “assenza di benefici clinici” per i pazienti ospedalizzati. In parole semplici: sui pazienti più gravi questo farmaco non ha dimostrato alcun effetto.La chiusura negativa del trial americano avveniva il 26 ottobre: tre giorni dopo, in una conversazione informale e non – come viene sostenuto nell’articolo – in una riunione ufficiale in sede Aifa per esprimere un parere, la società farmaceutica proponeva di testare il farmaco in Italia. Quando si dice la coincidenza… Concludo: di fronte ad una pandemia che ha sconvolto le nostre vite, causato tante morti e travolto la nostra economia, il nostro dovere di uomini di scienza, ma anche di operatori dell’informazione, dovrebbe essere quello di comportarci in maniera corretta ed etica, rispettando il ruolo e le funzioni delle agenzie regolatorie alle quali spetta l’ultima parola, senza alimentare false speranze in rimedi miracolosi, che purtroppo non esistono, e senza seminare dubbi non suffragati da prove concrete sulle scelte degli organismi preposti a decidere in materia di salute pubblica. Giuseppe Ippolito Direttore Scientifico, Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani”

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Un lettore ci scrive da Torino: Gentilezza d’asporto

Posted by fidest press agency su mercoledì, 9 dicembre 2020

Mi permetto di scrivere alla Vostra Redazione per raccontarvi la storia di un Caffè che mi ha davvero scaldato il cuore. Trovandomi a passare in via Cernaia a Torino mi è capitato di imbattermi in uno dei Caffè Storici della mia città: Querio. A causa dell’emergenza Covid non è più possibile entrare a riscaldarsi ma sono stato ugualmente accolto con la gentilezza e l’accoglienza di chi ci lavora. A volte basta proprio una parola e un sorriso per farci stare meglio. Questa pasticceria ha deciso di rimanere aperta (seppure chiusa) con il loro servizio d’asporto (o come mi verrebbe da chiamarla “gentilezza d’asporto”). E per celebrare il loro legame con la città di Torino mi hanno mostrato le scatole d’autore firmate Guariniello (un cognome importante per la mia Città) che hanno realizzato per presentare la nuova produzione di gianduiotti. Perché vi racconto questa storia? Forse perché alla mia età si apprezzano maggiormente le “piccole cose” della vita e si ha più tempo e più voglia di condividerle. Un caro saluto. Emanuele Colombo

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Vaccino antinfluenzale. Lettera aperta Fidest alla Regione Lazio

Posted by fidest press agency su giovedì, 22 ottobre 2020

Codesta Regione, tramite il suo presidente Zingaretti, ha “caldamente” raccomandato che soprattutto i soggetti a “rischio” (anziani nello specifico over 70nni) fossero vaccinati. Una bella intenzione ma in pratica inattuabile. Faccio l’esempio di un paziente anziano (87nne) e sappiamo che non è il solo, che quest’anno, diversamente dagli precedenti, si è rivolto al medico di base per la vaccinazione. Gli è stato risposto che il vaccino non è disponibile. Gli è stato consigliato di rivolgersi in farmacia per il suo acquisto. Cosa che ha fatto, diligentemente, ma il farmacista l’ha informato che non era fruibile e che il prodotto in loro dotazione poteva essere venduto solo nella fascia di età dai 18 ai 59 anni (con tanto di cartello esposto in vetrina). Ritorna dal medico di base e questi gli dice che dalla Asl l’hanno informato che il vaccino è esaurito e non è prevista la consegna di altre dosi. E allora? Abbiamo fatto un breve giro tra le farmacie e alcuni medici di base ma la musica non è cambiata. In regione ci dicono che è stato distribuito lo stesso quantitativo dello scorso anno. È logico tutto questo? Ora alla beffa si aggiunge lo scorno. Abbiamo provato a chiedere delucidazioni alle Asl, agli ospedali, a varie associazioni e alle cliniche private ma si son guardati bene dal risponderci. Temo che anche questo invio in Regione Lazio faccia la stessa fine, e in proposito, purtroppo, non mancano i precedenti. Poi si dice… (Riccardo Alfonso)

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Lettera aperta al direttore de La Stampa, Massimo Giannini

Posted by fidest press agency su giovedì, 8 ottobre 2020

Egregio Direttore, Mentre leggevo il suo editoriale del 27/9 c’è stato un momento in cui stavo per cadere dalla sedia, precisamente nell’istante in cui ho letto che Israele è “una moderna tecnocrazia militarizzata”. Come le è balenata questa idea balzana, Direttore? Non mi risulta che Israele sia governata da tecnici o tecnocrati e lei, da bravo giornalista, dovrebbe saperlo. Israele ha sempre avuto, a differenza dell’Italia dove i governi dei tecnici hanno portato solo disastri, un governo composto esclusivamente da politici eletti dal popolo.La tecnocrazia tende a soppiantare il potere politico e può facilmente trasformarsi in oligarchia, cioè un gruppo di pochi potenti tecnici o tecnocrati che detiene i poteri politici senza capire niente di politica. Pericolosissimo perché questo tipo di governo porta a un passo dalla dittatura. In Israele il potere legislativo è affidato alla Knesset, le elezioni si tengono ogni 4 anni, nessun governo di Israele è stato mai eletto senza che il popolo andasse a votare. il Presidente di Israele, eletto dal Parlamento, resta in carica 7 anni non rinnovabili. La Knesset è composta da 120 deputati con una forte presenza della minoranza araba. Il potere giudiziario è affidato alla Corte Suprema. I 15 giudici sono nominati da una commissione di nove membri di cui 3 giudici, 4 politici e 2 avvocati. In pratica, questa commissione designa automaticamente i candidati scelti dai giudici stessi e anche qui la presenza della minoranza araba è forte. Deduciamo quindi che Israele è una Repubblica parlamentare governata da politici, non da tecnici, non da tecnocrati. Forse lei si è confuso, Direttore, forse aveva in mente qualche altra nazione mentre scriveva il suo interessante editoriale sul Covid. E adesso veniamo a quell’altra parola che c’è mancato poco mi facesse finire per terra con risultati catastrofici per me: “militaresca”. Nel parlamento israeliano non esistono militari, se un generale lascia l’esercito per entrare in politica deve restare nella vita civile per un periodo di anni prima di poter essere eletto. Non esistono divise militari alla Knesset, caro direttore. Certo, noi abbiamo un esercito, uno dei più forti del mondo ma, lei non ci crederà, non è per niente militaresco, anzi è completamente privo di quella rigidità e autoritarismo che si suppone abbiano i soldati. Il motivo è semplice, Zahal è fatto di padri, figli e figlie di Israele.Spesso ho assistito al giuramento delle reclute, cerimonia molto commovente e allegra, in stile tipicamente israeliano, senza fronzoli, con i genitori che urlano il nome del figlio o della figlia e li salutano, ricambiati. La commozione è forte nel vedere tutti quei ragazzi che giurano fedeltà alla Patria ma non si respira solennità bensì fratellanza, emozione e amore per il proprio paese. Lei certamente saprà che senza il nostro esercito, fatto di ragazzi e ragazze che non sanno nemmeno marciare molto bene ma sanno difendere il paese con tutta la forza del loro coraggio, Israele non esisterebbe più. Questo pensiero dovrebbe suscitare in lei un certo rispetto per questo piccolo e indomito paese. Spero di essere stata sufficientemente chiara nel farle capire che, forse preso dal sacro fuoco della consueta e obbligatoria critica a Israele, lei, direttore, si sia lasciato trasportare prendendo però una enorme cantonata. Cordialmente Deborah Fait

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Lettera aperta ai dirigenti, al personale scolastico, agli studenti del presidente Anief-Udir, Marcello Pacifico

Posted by fidest press agency su lunedì, 14 settembre 2020

Cari/e colleghi, alunni/e, il 14 settembre 2020 rappresenta una data da ricordare per l’inizio delle lezioni in alcune delle nostre scuole dopo mesi di chiusura in cui il Paese finalmente si è interrogato sull’importanza del lavoro che ogni giorno svolge
più di un milione di insegnanti, educatori, amministrativi, presidi per garantire il diritto all’istruzione di 8 milioni
di studenti. La scuola deve ripartire, è responsabilità di ognuno di noi, ci ricorda papa Francesco oggi, e nel ripartire deve
avere chiaro un nuovo patto educativo tra le famiglie e tutta la comunità educante con una particolare attenzione
alla cura della salute, delle relazioni sociali, di chi è rimasto indietro, di chi è più debole, di chi è fragile, del
nostro ambiente. Il distanziamento sociale rimane uno degli strumenti più forti anche se più alieni all’uomo, che Aristotele ha
definito proprio animale sociale, per combattere la diffusione del Covid-19 dentro e fuori le aule, nonostante i
protocolli di sicurezza presi sulle indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico e le Linee Guida dell’istituto
superiore della sanità. Sono consapevole che la paura è tanta, i dubbi maggiori, ma non dobbiamo uccidere la speranza, anzi
dobbiamo rafforzare la nostra prospettiva per una sfida che ci deve vedere tutti attenti e uniti nel culto della
tutela della salute ma anche del desiderio della cultura. Nei mesi duri della chiusura, moltissimi insegnanti hanno
cercato di restare in contatto con i propri studenti pur non essendo formati a una didattica a distanza che in
alcuni casi ha persino allargato le distanze sociali. Dobbiamo fare di tutto per non ritornare a quei mesi, perché la tecnologia ci deve aiutare a migliorare gli strumenti di diffusione del sapere ma non potrà mai sostituire la mediazione didattica in presenza e il suo ruolo nell’educazione delle nuove generazioni. Sono certo che tutti ci impegneremo perché la curiosità guidi ancora i nostri figli e con essi li porti alla ricerca di una società più giusta e migliore; in fondo, come a Federico II piaceva sempre ricordare al figlio Corrado, si gubernare populos in studium velle. Compito del Governo, del Parlamento, del Sindacato è alimentare questo sogno, sorreggere questo impegno, vincere questa sfida che dovrà dotare l’istruzione e la ricerca nei prossimi anni al centro degli investimenti contratti con l’Europa per la ripartenza questa volta del Paese. Dobbiamo stabilizzare i precari e assumere tutti i vincitori dei concorsi, dobbiamo abolire le classi pollaio, dobbiamo recuperare i diecimila plessi dismessi, utilizzare organici certi su tutti i posti vacanti specialmente su quelli di sostegno. Abbiamo il dovere, in poche parole, di dare un futuro all’Italia nella sua vocazione europea, terra di tolleranza, di creatività, di diritto, di cultura. Il nostro obiettivo è quello di ricostruire insieme una scuola più giusta che sia fondata sul rispetto del diritto nazionale e comunitario’. Buon inizio delle lezioni Marcello Pacifico (n.r. E noi ci associamo)

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Financial Times: L’Aquila e la ricostruzione sul quotidiano finanziario del Regno Unito

Posted by fidest press agency su giovedì, 30 luglio 2020

Scrive il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi in risposta ad un servizio giornalistico pubblicato sul Financial Times di Londra: Per il Financial Times, L’Aquila è l’emblema dell’Italia che, sostenuta nell’emergenza e nella ricostruzione con fondi pubblici, non sa come spenderli. Da aquilano e sindaco degli aquilani, e con alle spalle 11 anni di esperienza alla guida di un piccolo comune duramente colpito dal sisma 2009, mi sento in dovere di chiarire alcune cose.La ricostruzione dell’Aquila non è stata sostenuta dall’Europa, se non per una quota di circa 500 milioni su un totale, a oggi, di oltre 18 miliardi degli italiani: 11,2 stanziati dal governo Berlusconi, 1,8 dal governo Letta e 5,1 dal governo Renzi. Per la ricostruzione dell’Aquila servono ancora 4 miliardi e ci stiamo battendo come leoni, in tutte le sedi, per ottenerli e consegnare al Paese un esempio di bellezza, sicurezza, innovazione e – con un po’ di romanticismo – coraggio. La ricostruzione privata dell’Aquila è al 76% del totale e i suoi abitanti sono rimasti 70mila e sono tutt’altro che fantasmi.L’Aquila è una delle poche città in Italia in cui l’attività artistica è ripresa, in cui non sono stati annullati eventi. Chiedete alle nostre imprese culturali e ai tantissimi attori o musicisti di fama nazionale e internazionale che si alternano ogni sera sui nostri palchi.All’Aquila esiste un’Università ambita, due premi Nobel (Carlo Rubbia e Barry Barish) sono attivi nel Gran Sasso Science Institute, i laboratori nazionali di fisica nucleare sono sede di esperimenti di caratura mondiale.Ai detrattori, vorrei dire che mentre un popolo fiero e operoso, ricostruisce il suo territorio e la sua identità, c’è una parte della politica e dell’apparato burocratico che, a tutti i livelli, invece di sostenere questa velocità, ha solo ed esclusivamente messo le catene ai nostri piedi, con leggi e leggine, adeguamenti e revisioni, che ci hanno condannato – nel nome di un deformato principio legalitario – a una lentezza elefantiaca nella ricostruzione pubblica. Quella sì, fa male all’Italia. E soprattutto all’Europa. Che alle aziende aquilane, oggi, chiede la restituzione delle tasse sospese subito dopo l’emergenza sisma.

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Messaggio di Diego Della Valle ai lettori di America Oggi e agli italiani che vivono negli Stati Uniti

Posted by fidest press agency su domenica, 14 giugno 2020

“L’orgoglio con cui mi rivolgo a voi è quello di un italiano che, da sempre, ha sostenuto il nostro Paese nel mondo e che sa di trovare in voi interlocutori sensibili e fieri delle proprie radici. Perché è di questo che si parla quando si parla di italianità: non solo una provenienza o una nazionalità ma una appartenenza a una cultura che affonda le proprie radici in quella storia che tutto il mondo ci riconosce. Stiamo dimostrando quanto noi italiani possiamo affrontare le emergenze, con determinazione e, ancora più importante, con grande senso di solidarietà. Il nostro tessuto economico è forte di una rete di piccole e medie realtà che si integrano e sono sinergiche con il territorio che le ospita. Gli imprenditori sono parte delle aziende e ne conoscono le caratteristiche e le potenzialità. Una vicinanza al territorio che permette di pianificare, oggi, azioni che avranno un impatto nell’immediato futuro e, spero, sull’intero sistema produttivo che verrà.La collaborazione con le associazioni e i centri territoriali dovrà essere parte integrante delle strategie aziendali. Solamente in una società solidale potranno prosperare le aziende e il supporto al territorio deve diventare una voce importante del conto economico.Pensando alla storia degli italiani in America, questo concetto diventa sempre più evidente. La costruzione della comunità italiana in USA ha basato la sua solidità sui principi di reciprocità e di supporto tra connazionali che, anche e soprattutto a livello imprenditoriale, hanno saputo creare una rete che comprendesse anche chi non aveva immediato accesso al tessuto produttivo. Dal piccolo salone del barbiere alla grande catena di ristorazione, ai grandi player dell’import/export, fino alle più alte cariche rappresentative, gli italiani e i loro discendenti si sono distinti per la loro capacità di declinare sul territorio quelle che sono sempre state le nostre caratteristiche più riconosciute: creatività, voglia di fare, entusiasmo e velocità nell’apprendere.Io, personalmente, ho un legame inscindibile con gli Stati Uniti perché se è vero che i primi segni del successo delle mie aziende sono arrivati dall’Italia, sono stati gli Stati Uniti a consacrarne l’internazionalità. Sono stato a New York per la prima volta a 16 anni e mi ha subito molto colpito l’approccio completamente diverso al lavoro da quello che avevamo noi. Dopo più di 30 anni posso dire che rimane uno dei posti più affascinanti al mondo. Oggi ho un figlio e tre nipoti che vivono a NY, ho casa a NY e Miami, è un Paese che, quando posso, frequento sempre molto volentieri, dove spero di poter tornare presto”.

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A unique chance to steer the economy away from carbon

Posted by fidest press agency su lunedì, 25 Maggio 2020

The Economist this week calls for a global effort to tackle climate change. Covid-19 creates a unique chance to steer the economy away from carbon at a much lower financial, social and political cost than before. Rock-bottom energy prices make it easier to cut subsidies for fossil fuels and to introduce a tax on carbon. The revenues from that tax can help repair battered government finances. The businesses at the heart of the fossil-fuel economy—oil and gas firms, steel producers, carmakers—are already going through the agony of shrinking their long-term capacity and employment. Getting economies back on their feet calls for investment in climate-friendly infrastructure that boosts growth and creates new jobs. Low interest rates make the bill smaller than ever. The world should seize the moment. (by Zanny Minton Beddoes, Editor-In-Chief – font: The Economist)

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Replica della Siae alle dichiarazioni dell’Onorevole Federico Mollicone sulle tariffazioni Siae per gli spettacoli online

Posted by fidest press agency su lunedì, 20 aprile 2020

“In riferimento al lancio della Fidest dal titolo https://fidest.wordpress.com/2020/04/19/piu-soldi-per-i-lavoratori-dello-spettacolo/ pubblicato il 19 aprile vengono riportate le dichiarazioni dell’Onorevole Federico Mollicone relativamente alle nuove tariffe SIAE per gli spettacoli online, l’Ufficio Stampa SIAE, Società Italiana degli Autori ed Editori, ha ritenuto doveroso fare talune precisazioni: “Innanzitutto va sottolineato che, contrariamente a quanto affermato dall’On. Mollicone il diritto d’autore non è una tassa, ma costituisce la remunerazione del lavoro degli autori che risentono, come e forse più di tutti gli altri operatori del settore, della crisi causata dall’emergenza sanitaria che stiamo fronteggiando. Proprio per facilitare una tipologia nuova di utilizzo del repertorio teatrale e lirico, nata nel periodo particolare che stiamo vivendo, SIAE ha varato tariffe sperimentali sensibilmente più basse di quelle oggi previste per le rappresentazioni dal vivo usate come parametro di partenza, e modulate in modo da tenere conto della diversa tipologia di utilizzazione e anche della gratuità della messa a disposizione. Per queste ultime utilizzazioni, cioè per quelle gratuite, SIAE non si è limitata a ciò, ma ha messo a disposizione con risorse proprie (e ben prima che fosse richiesto dall’On. Mollicone) uno specifico fondo proprio per supportarle e per massimizzare iniziative gratuite e di diffusione del repertorio per il pubblico a casa. Il sostegno è stato avviato oramai un mese fa e abbiamo ricevuto già moltissimi ringraziamenti da parte di teatri e biblioteche (a solo titolo di esempio il Teatro La Pergola, il circuito delle Biblioteche di Roma Capitale e la manifestazione Maggio dei libri).Dispiace molto che l’On. Mollicone, che pure è persona che stimiamo e riveste un delicato ruolo istituzionale, non sia informato e così denigri non tanto SIAE quanto i suoi 90.000 associati autori ed editori.Spiace anche che non sia informato che SIAE ha speso un milione di euro a supporto della campagna del governo #IORESTOACASA con abbonamenti gratuiti di musica e cinema riservati ai giovani tra i 18 e 30 anni e che per i propri iscritti, sempre tra i 18 e 30 anni, abbia messo a disposizione un numero di kit tecnologici audio e video. Tra le altre iniziative si ricorda il sostegno per 100.000 euro al portale gratuito di Enciclopedia Treccani per Scuole e Università. Ricordiamo ancora all’On. Mollicone che abbiamo già istituito, nell’immediato e a breve, fondi di sostegno straordinari per oltre 120 milioni di euro (senza aver attinto nemmeno un centesimo di euro dallo Stato Italiano): dai pacchi alimentari che stiamo mandando a casa degli associati in maggiore difficoltà, ai contributi straordinari (5 mila euro) ad associati che usufruivano del contributo di solidarietà. In ultimo ma non meno importante abbiamo promosso la petizione #festadeicamicibianchi, per ricordare anche in futuro il lavoro e i sacrifici di tutti quelli che lavorano nelle strutture sanitarie. Siamo certi che si è trattato di un “incidente” e confermiamo i sensi della nostra stima all’On. Mollicone”.

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Anthony Fauci, visionary scientist and civil servant, a precious resource for the international community

Posted by fidest press agency su mercoledì, 15 aprile 2020

Letter to President of the Italian Republic Sergio Mattarella by Scientific Director Giuseppe Ippolito Spallanzani Hospital in Rome.
I writing to you in my position of Scientific Director of the National Institute for Infectious Diseases (INMI) Lazzaro Spallanzani in Rome According to latest news reports, Anthony Fauci, director of the National Institute of Allergy and
Infectious Diseases (NIAID), could be fired from the task force that coordinates the U.S. government’s response to the COVID-19 pandemic. This, if confirmed, would be disastrous news not only for the United States, but for the whole international community, facing today the most important health emergency for over a century now. Anthony Fauci is not only an exceptionally capable and loyal officer, who has served his country as director of NIAID for over thirty five years and under six presidents leadership; Anthony Fauci is one of the most important scientists in the world in the field of infectious diseases, who with his leadership, his work and his exceptional ethical drive has been a guide and a world reference point in all health emergencies of the last three decades and more. Anthony Fauci’s research has been pivotal to understand the mechanism by which HIV destroys the immune system, and has played a fundamental role in the development of treatments that make it possible for people with AIDS to live long lives and carry out an active life with fulfilling emotional and social relationships. His work was crucial in transforming AIDS from an inexorable and incurable disease, a deadly mark and source of social and moral stigma, into a controllable disease; thanks to its empathic and compassionate approach, scientific research has approached the
needs of the sick, and a new doctor-patient paradigm has emerged. Anthony Fauci was the main architect of the PEPFAR program, which since 2003 has made AIDS treatment available in developing countries, saving millions of lives, especially in sub-Saharian Africa. He has been at the forefront of all the world health emergencies of the past decades, from Ebola in 2014 and 2018, and Zika in 2016. Anthony Fauci’s work has saved the lives of millions of women, men and children in the United States and all over the world. Hundreds of scientists, doctors and researchers have trained at Anthony Fauci’s school, contributing to the fight against infectious diseases worldwide. In Italy, the Spallanzani Institute is grateful to him for his generous and selfless help to our Institute’s research projects and activities. A generosity that we like to associate to his Italian heritage, always remembered with pride. Anthony Fauci has also dealt extensively with SARS, avian flu, swine flu: all experiences that today are an invaluable background in the global response to a new coronavirus that threatens all of us, and which requires unity and solidarity to be fought. We hope that President Trump will confirm the position of an exceptional scientist and human being such as Anthony Fauci, who dedicated his whole professional life serving public health in his country and around the world.
We need Anthony Fauci’s leadership, in the US or elsewhere, to tackle the challenges this pandemic pose to our health systems. Our Institute would be honored to have Anthony as advisor and we hope that also The Italian Government and the Lazio Region could benefit of his great vision and expertise. Scientific Director Giuseppe Ippolito.

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