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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 133

Scoperto in una grotta in Israele l’uso più antico di un colorante vegetale

Posted by fidest press agency su giovedì, 2 Maggio 2024

Analizzando alcune perline, ricavate da particolari conchiglie, rinvenute nella grotta di Kebara, sito archeologico israeliano situato sul lato occidentale del monte Carmelo, una équipe di archeologi, composta da Laurent Davin della Hebrew University, da Ludovic Bellot-Gurlet del CNRS e da Julien Navas del Conservatoire National des Arts et Métiers di Parigi, ha fatto un’importante scoperta che evidenzia il primo utilizzo a oggi conosciuto di un colorante di origine interamente vegetale, ricavato dalle radici di alcune piante della famiglia delle Rubiacee (Rubia spp., Gallium verum spp, Asperula spp): un rosso brillante, databile a circa 15.000 anni fa. Come evidenzia l’interessante articolo pubblicato sulla rivista scientifica PLOS ONE, già 140.000 anni fa, gli esseri umani in Africa iniziarono a utilizzare abitualmente pigmenti minerali rossi, come l’ossido di ferro (comunemente chiamato ocra) per decorare il proprio spazio abitativo, gli oggetti, il corpo e gli abiti. L’attuale ricerca nell’ambito dell’archeologia preistorica, come sottolineano, riconosce, inoltre, l’ocra rossa come un materiale universalmente applicato per scopi differenti, dall’esposizione simbolica e rituale agli usi utilitaristici o funzionali, a seconda dei contesti.Lo studio evidenzia anche come molti di questi siano stati riconosciuti nella cultura archeologica natufiana (15.000-11.650 a. C.), che segna, nel Levante, la transizione dalle società paleolitiche di cacciatori-raccoglitori alle economie agricole vere e proprie del Neolitico: i Natufiani furono i primi cacciatori-raccoglitori ad adottare uno stile di vita sedentario, drammatico cambiamento economico e sociale associato a una crescente complessità sociale, rispecchiata anche in vari aspetti della loro cultura materiale che coinvolgono l’ocra rossa (sepolture; manifestazioni artistiche; ornamenti personali, realizzati, appunto, con conchiglie; oggetti e strutture durevoli in pietra il cui rivestimento in calce è rosso ocra). L’uso, però, di pigmenti organici rossi di origine vegetale o animale, che sono più luminosi, “più puri” e con un potere colorante più forte rispetto ai pigmenti inorganici (e quindi più attraenti per l’occhio umano) è apparso solo molto più tardi e le scoperte rinvenute fino a ora lo datavano a 6.000 anni fa. In merito a questo tipo di utilizzo si possono supporre altri usi particolari e porsi una domanda: dato che probabilmente non mangiavano una pianta non commestibile, come hanno fatto i Natufiani a scoprire questa proprietà colorata delle sue radici? Davin ha sottolineato che è stata usata e viene usata ancora oggi nella medicina tradizionale di molte culture per le sue proprietà antiossidanti, ma anche come presunto afrodisiaco. Come ipotizza, probabilmente, i Natufiani hanno sperimentato l’uso e le applicazioni di molte cose, osservando l’intero ambiente circostante, alla ricerca di elementi da utilizzare, testandoli e ritrovandosi con un colorante rosso brillante che superava qualsiasi tonalità del mondo minerale. La tonalità particolarmente accesa delle perline, può far ipotizzare che, proprio, per l’effetto rosso avesse una particolare rilevanza psicologica importante anche per cercare di impressionare altre persone o suscitare in esse un effetto. Anche, forse, nell’ambito di un corteggiamento. (Abstract by https://it.citiesbreak.com/)

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