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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 167

CAPITAL GROUP: Resilienza tra le divergenze: un contesto impegnativo che richiede un approccio globale e attivo

Posted by fidest press agency su sabato, 15 giugno 2024

A cura di Flavio Carpenzano, Investment Director Reddito Fisso di Capital Group. Dinnanzi ai rialzi aggressivi dei tassi di interesse le economie si sono rivelate straordinariamente resilienti. Eppure, abbiamo iniziato a intravedere alcune divergenze: alcuni Paesi, come gli Stati Uniti, l’India e il Giappone, si sono dimostrati più resilienti di altri, come ad esempio Europa, Regno Unito e Cina. All’inizio del 2023 la narrazione del mercato era praticamente unanime: il ciclo di rialzi più aggressivo mai registrato rendeva inevitabile il verificarsi di una recessione. Tuttavia, l’economia statunitense si è dimostrata resiliente e la recessione, almeno finora, è stata evitata. Alla base di questa resilienza ciclica ci sono diversi fattori come la solidità del mercato del lavoro e della spesa al consumo. La crescita economica ciclica si è differenziata a livello globale perché la spesa al consumo è stata diversa nelle varie economie: confidando nella sicurezza del loro impiego, i consumatori statunitensi hanno continuato a spendere. Per gli Stati Uniti si tratta di un aspetto importante, poiché i consumatori hanno un peso determinante sul PIL statunitense. Eppure, la spesa al consumo non ha retto in tutti i Paesi. Il divario rispetto a questo dato consente di spiegare perché – sebbene l’eccesso di domanda all’interno del mercato del lavoro si riscontri praticamente ovunque – la resilienza economica non è universale. Un ottimo esempio è rappresentato dall’Europa, dove le famiglie hanno dato la priorità a ricostituire i propri bilanci risp etto all’aumento della spesa e, di conseguenza, la spesa successiva alla pandemia si è rivelata significativamente inferiore al trend pre-pandemia. Ma anche l’entità degli incentivi fiscali è stata diversa: la politica fiscale si è rivelata significativamente più importante negli Stati Uniti rispetto al resto del mondo. In Europa, invece, la quantità di stimoli è stata nettamente inferiore. Per stabilire la resilienza di un Paese nel lungo periodo è necessario analizzare i fattori strutturali alla base della sua economia, come i dati demografici, la dipendenza dagli scambi commerciali in caso di shock geopolitici e la produttività. Dalla nostra analisi è emerso che, nel lungo periodo (2-5 anni), le economie ciclicamente resilienti si confermeranno tali e in assenza di riforme a favore della crescita – o di un aumento della produttività – anche le economie più fragili rimarranno probabilmente tali.La politica pubblica ha un’importante influenza su questi fattori e, di conseguenza, influisce anche sulla resilienza a lungo termine di un’economia. Un valido esempio è la Cina. Riteniamo che la Cina sia attualmente fragile dal punto di vista ciclico e anche strutturalmente in difficoltà, a causa ad esempio dell’invecchiamento della popolazione e del calo della produttività. Qualora adottasse riforme a favore della crescita – potrebbe diventare più resiliente, favorendo la crescita strutturale a lungo termine. Gli Stati Uniti, invece, dimostrano già molti punti di forza strutturali che, a nostro avviso, conferiscono alla loro economia una resilienza strutturale, come una bassa dipendenza dagli scambi commerciali e un’elevata produttività, che rimane ben al di sopra delle controparti. In un’ottica futura, gli Stati Uniti dovrebbero essere in grado di mantenere il proprio vantaggio in termini di produttività grazie all’intensificazione del capitale, all’innovazione dell’intelligenza artificiale, ai brevetti, all’attività di R&S e alla loro posizione di leader in materia di talenti e infrastrutture per tecnologie di base. Inoltre, l’economia statunitense è caratterizzata da un grande mercato interno (con la maggior parte del PIL trainata dai consumi), un’elevata indipendenza energetica, una dipendenza dagli scambi commerciali relativamente contenuta e – aspetto importante – il dollaro USA rimane la valuta di riserva mondiale. Ciò significa che è in grado di sostenere livelli elevati di indebitamento. Dall’altra parte, l’Europa deve affrontare molte sfide strutturali, tra cui la situazione demografica, la produttività e la geopolitica. L’attuale contesto di mercato è estremamente favorevole alle obbligazioni in generale. I rendimenti sono complessivamente elevati e i tassi di riferimento sono prossimi al picco o l’hanno già raggiunto. Poiché nei prossimi 12 mesi i tassi potrebbero iniziare a diminuire gradualmente, i mercati obbligazionari dovrebbero beneficiarne. A livello macroeconomico, il contesto divergente delineato dalla nostra analisi, unitamente all’elevata incertezza geopolitica, comporta una minore integrazione commerciale, un minore coordinamento delle politiche, deficit più elevati, un incremento degli investimenti e possibili shock continui sul fronte dell’offerta. Per quanto riguarda i prezzi degli asset si può presumere che tale condizione comporti un rafforzamento del dollaro USA e che favorisca i Paesi isolati a livello geopolitico nonché quelli le cui economie dipendono in misura inferiore dalle materie prime. A sua volta, ciò potrebbe offrire vantaggi in termini di diversificazione agli investitori obbligazionari che adottano un approccio globale tra le varie opportunità a livello di spread creditizi e tassi sia nei mercati sviluppati che in quelli emergenti. Abstract by http://www.verinieassociati.com

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