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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 172

Sicilia: agricoltura, energia, acqua

Posted by fidest press agency su giovedì, 20 giugno 2024

Una crisi senza precedenti ha colpito l’agricoltura della Sicilia e, in particolare, la cerealicoltura. Nei campi le spighe sono vuote. Il calo di produzione, in alcune aree, è arrivato al 70%, qualcosa di mai accaduto a memoria d’uomo. La peggiore siccità dell’ultimo secolo è esacerbata da una rete idrica in condizioni pessime, con tubature rotte in tutta l’isola e dighe fuori uso. Nonostante questa situazione estrema, il prezzo del grano è molto basso (30 centesimi al chilo in media) e non copre nemmeno i costi di produzione. E così, in nome della transizione energetica, si specula sulla crisi e si ipoteca il futuro del territorio siciliano. Se si attraversa la Sicilia da Catania a Palermo, si vede scorrere un paesaggio violato, trasfigurato da ettari ed ettari di pannelli solari. I soggetti che li stanno installando sono fondi di investimento, società come la Engi, multinazionale francese che ha creato il più grande impianto agrivoltaico d’Europa tra Mazara del Vallo e Marsala, per vendere l’80% dell’energia ad Amazon Italia. Perché i pannelli solari – così importanti per produrre energie rinnovabili – non si sistemano invece sulle discariche, sulle cave, sugli edifici, sui parcheggi? Perché è più complesso, è richiede una regia politica. «Abbiamo bisogno di transizione energetica ma anche ecologica, dobbiamo tutelare il nostro paesaggio e, come dice l’articolo 9 della Costituzione, “la biodiversità, l’ambiente e gli ecosistemi”. Le varietà siciliane di grano duro, spesso abbandonate per far posto a varietà commerciali con rese maggiori, riescono ad adattarsi meglio a condizioni climatiche estreme. Ci sono varietà tradizionali di ortaggi da aridocoltura, quasi dimenticate, che sanno attraversare un’intera stagione senza essere irrigate. Dobbiamo rigenerare suoli devastati da un’agricoltura industriale che non è mai stata sostenibile e lo è ancora meno oggi che l’acqua non c’è. Dobbiamo rivedere un intero modello produttivo e investire le risorse in modo diverso, cercando di sostenere gli agricoltori virtuosi che credono nei principi dell’agroecologia» sottolinea Francesco Sottile, docente di Biodiversità e qualità delle colture agrarie all’Università di Palermo e referente scientifico biodiversità di Slow Food Italia.

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