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Due dipinti di Anthony van Dyck guidano l’asta Old Master di Babuino

Posted by fidest press agency su lunedì, 5 febbraio 2024

Roma 7, 8, 9 febbraio 2024 ore 15 (Via dei Greci 2/a) l’asta è suddivisa in tre tornate. La prima offre importanti dipinti antichi. Definita non a caso dalla maison un’asta “di prestigio”, propone in questa sessione del 7 febbraio due opere di Anthony van Dyck (Anversa 1599–1641 Londra) realizzate durante il suo soggiorno italiano.Allievo prediletto di Rubens, viaggiò più del maestro e raramente si fermò a lungo in un posto, ma dovunque arrivava signori e monarchi si contendevano un suo ritratto. Sarà proprio questa la sua espressione più originale. Autore che ha un mercato prettamente inglese e americano, Van Dyck è considerato uno dei maggiori artisti del suo tempo. In Italia capita, ma meno frequentemente che in USA e UK, che le più grandi maison nostrane riescano ad aver affidati dei suoi lavori. Con qualche esempio, soprattutto a inizio anni Duemila, di dipinti venduti sopra i 50 mila euro.Ora Babuino venderà ben due opere dell’artista di Anversa, un “Ritratto di nobiluomo” (lotto 26) un olio su tela che stima € 50.000-70.000 e un dipinto di grandi dimensioni che rappresenta “Ero e Leandro” (lotto 40) quotato € 60.000-80.000.Il ritratto si inquadra nel corpus di opere di medesima tipologia iconografica realizzate da Van Dyck durante il suo soggiorno italiano. Nella scheda critica in catalogo si legge che il Larsen (che pubblica in due monografie dedicate a Van Dyck il dipinto e ne traccia in parte gli spostamenti e i cambi di proprietà) lo colloca cronologicamente nel primo cinquennio degli anni venti del Seicento nel periodo in cui Van Dyck – giunto in Italia nel 1621 ospite dei fratelli De Wael a Genova- si muove alla volta di varie città in una sorta di ‘Gran Tour’ che lo porterà a conoscere gli esiti pittorici di alcuni grandi maestri del cinquecento come Tiziano, Giorgione, Veronese, Raffaello.La tela in asta è considerata una replica autografa di un dipinto a figura intera custodito presso la Staatliche Gemadegalerie di Kassel che ritrae la stessa figura (finora non identificata). «Come nella maggior parte dei ritratti di Van Dyck, la figura appare di tre quarti e su un fondo neutro, utile a far risaltare i bianchi dell’ampio tessuto che cinge e si diparte dal collo e mette in risalto il viso sul quale l’artista fissa pregevolmente l’attenzione» – spiegano gli esperti di Babuino – È uso ritenere solitamente che alcune delle frequenti versioni a mezza figura dei ritratti esistenti anche a piena figura, venissero eseguite da Van Dyck a diretto contatto con i soggetti rappresentati, per essere in seguito utilizzate come modelli per il completamento delle opere finali, senza la necessità di obbligare i ritraendi a lunghe inutili sedute per l’esecuzione del loro abbigliamento, spesso facile da riprodurre a memoria. Tale potrebbe essere stata la funzione di questo dipinto, assai curato nei tratti del volto, più sciolto e sintetico nei restanti particolari».Esposizione in Via dei Greci 2/a, fino a martedì 6 febbraio, orario 10.00 – 20.00

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