Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 165

T. Rowe Price – Inquinamento da plastica: a che punto siamo?

Posted by fidest press agency su domenica, 9 giugno 2024

A cura di Tongai Kunorubwe, Head of ESG, Fixed Income, T. Rowe Price. La storia della plastica è ricca di importanti invenzioni che hanno cambiato molti aspetti della nostra vita. Da comodità quotidiana a pericolo per il pianeta, è un materiale che continua a plasmare il nostro mondo. Con l’aumento dell’uso della plastica, sono cresciute anche le preoccupazioni per l’ambiente. Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) sostiene sinteticamente che l’inquinamento da plastica “può alterare gli habitat e i processi naturali, riducendo la capacità degli ecosistemi di adattarsi ai cambiamenti climatici, con ripercussioni dirette sui mezzi di sussistenza, sulle capacità di produzione alimentare e sul benessere sociale di milioni di persone”. A livello globale, ogni minuto vengono acquistate circa un milione di bottiglie di plastica e ogni anno vengono utilizzati fino a 5.000 miliardi di sacchetti di plastica. Metà della plastica prodotta è destinata al monouso. La plastica è facilmente visibile ovunque nel nostro ambiente naturale. Sta diventando parte del fossile della Terra e un indicatore dell’Antropocene, la nostra attuale era geologica. L’inquinamento globale da plastica è significativo e in crescita: si è passati da una quantità minime prima del 1950 a 60 milioni di tonnellate nel 2020. Purtroppo, meno del 10% dei rifiuti di plastica viene riciclato e la maggior parte di essi viene scartata o incenerita. La questione dei rifiuti di plastica abbandonati si è dimostrata pervasiva, con detriti trovati nella parte più profonda dell’oceano, come la Fossa Marina, e nella neve e nell’acqua delle vette più alte del mondo, come l’Everest. La plastica inoltre impiega tra i 20 e i 500 anni per decomporsi; purtroppo, anche in questo caso non scompare, ma viene semplicemente scomposta in particelle sempre più piccole. La ricerca scientifica mostra che queste particelle finiscono sempre più spesso nel sangue umano: un recente studio ha dimostrato che sono presenti in circa l’80% delle persone esaminate, nella placenta dei bambini e nel tessuto polmonare umano. Allo stesso tempo, la plastica è un materiale che contribuisce alle emissioni di gas serra (GHG) e ai cambiamenti climatici. La produzione, la conversione e la gestione dei rifiuti di plastica generano circa il 4% delle emissioni di gas serra. Di queste, il 90% può essere attribuito alla fase di produzione e conversione del ciclo di vita della plastica.Nel 2019, le emissioni totali di gas serra legate alle materie plastiche di origine fossile durante il loro ciclo di vita sono state pari a 1,8 gigatonnellate di anidride carbonica equivalente (GtCO2 e), ovvero il 3,4% delle emissioni globali. Con l’aumento dell’uso e dei rifiuti di plastica, si prevede che queste emissioni raddoppieranno entro il 2060, raggiungendo 4,3 GtCO2 e. Per essere chiari, la riduzione delle emissioni legate alla plastica da sola non sarà sufficiente per raggiungere obiettivi ambiziosi di mitigazione del clima, come le zero emissioni nette, ma rappresenta comunque una componente chiave nella tabella di marcia verso il raggiungimento di questi obiettivi.

Lascia un commento