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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 172

Aborto. Dopo le scenate al G7 urge depenalizzazione e decisione europea

Posted by fidest press agency su lunedì, 17 giugno 2024

L’incontro dei G7+ilPapa (“that’s Italy”) nel resort brindisino è terminato. Auspichiamo che rimangano parole al vento quelle di Francesco Primo quando ha evocato la necessità di un’etica (immaginiamo la sua) nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale. Quel che rimane, “oltre” al doveroso impegno economico per aiutare la difesa dell’Ucraina, è la “querelle” sull’aborto: la furbizia del governo nostrano – che per questo si è portato dietro anche il papa – di confermare la dichiarazione di Hiroshima senza esplicitarla come avevano chiesto i presidenti Biden e Macron visti i radicali cambiamenti che c’erano stati nei loro Paesi: conferma federale del diritto in Usa e inserimento in Costituzione in Francia.L’aborto, quindi, è una delle materie intorno alla quale crolla la vantata – dalla presidente Meloni – credibilità e “invidia” internazionale che il resto del mondo avrebbe verso il nostro governo. Una figuraccia anche alimentata da parte delle opposizioni governative che hanno chiesto al nostro capo di governo di fare atto di fede abortista. Silenzio istituzionale, ovviamente (per stile e contenuti).Dopo che il Parlamento europeo ha votato lo scorso aprile per l’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue (1), pur se per ora è solo una decisione simbolica… è tutt’altro che marginale: vogliamo, nella costruzione della nuova Europa (2), che i diritti dell’individuo su se stesso siano elemento distintivo? L’aborto è l’occasione. Non per cominciare a girarci intorno tra obiettori di coscienza e associazioni antiabortiste reclutate negli ospedali, ma per arrivare ad una determinazione di base che sia inequivocabile: la depenalizzazione. Cioè: l’accesso all’interruzione di gravidanza non deve essere disciplinato per legge, che invece deve solo prendere atto, levando gli eventuali ostacoli, che abortire – come scelta individuale – non deve avere a che fare con la giustizia penale, ma essere al pari di un qualunque altro intervento sanitario, l’appendicite per esempio. Auspichiamo una determinazione e una iniziativa dei nuovi eletti al Parlamento europeo. Allo stato delle nostre istituzioni perché poi un voto positivo dei parlamentari divenga direttiva occorre “ancora” la decisione del Consiglio europeo. Ma occorre iniziare, ché anche grazie a questo si può determinare una modifica dell’Ue, più come entità federalista che, com’è oggi per le decisioni, sommatoria di Stati sovrani. La sfida non è secondaria, visto che implica i principi basi di diritti di libertà individuali e sanitari. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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