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Scuola – Cassazione: niente panino da casa

Posted by fidest press agency su venerdì, 2 agosto 2019

Avrà effetti solo per una parte delle Regioni italiane l’accoglimento dell’appello del Comune di Torino e del Miur contro la sentenza che consentiva alle famiglie di rifiutare la mensa per i figli e fruire del pasto portato da casa. Marcello Pacifico (Anief): La sentenza degli ermellini è esemplare, ora però lo Stato o gli Enti Locali finanzino e assicurino il servizio del pasto a scuola che nel Meridione è quasi inesistente, come dimostrano i pochi istituti con tempo pieno e prolungato il cui prerequisito è proprio il finanziamento del tempo mensa. E non si venga a dire che al Sud le famiglie non vogliono il tempo pieno, perché se il servizio venisse proposto con tutti i crismi non avrebbero dubbi a mandare i figli a scuola fino alle ore 16.
La Corte di Cassazione ha detto dunque sì al ricorso del ministero dell’Istruzione e del Comune di Torino contro i genitori che chiedevano la libertà, per i propri figli, di portarsi il pasto da casa: non esiste un «diritto soggettivo» a mangiare il panino portato da casa «nell’orario della mensa e nei locali scolastici» e la gestione del servizio di refezione è rimesso «all’autonomia organizzativa» delle scuole hanno infatti stabilito le Sezioni Unite della Cassazione, accogliendo quindi il ricorso e ribaltando una pronuncia favorevole ai genitori degli alunni che preferivano alla mensa il pasto portato da casa. Portare il «panino da casa», scrivono i giudici, comporta una «possibile violazione dei principi di uguaglianza e di non discriminazione in base alle condizioni economiche, oltre che al diritto alla salute, tenuto conto dei rischi igienico-sanitari di una refezione individuale e non controllata». Si chiude quindi una questione che andava avanti da anni. Ma il problema non si pone nelle scuole del Sud, dove nella stragrande maggior parte di casi la mensa non è mai stata attivata. Il caso della Sicilia, poi, è emblematico: ben 85 alunni della primaria su 100 escono oggi da scuola all’ora di pranzo. E non c’è alcuna intenzione di voltare pagina, perché solo qualche settimana fa sempre la Sicilia ha restituito al Miur ben 96 cattedre di tempo pieno su 246 per inadeguatezza: quasi il 40 per cento dei posti da insegnante, assegnati dal Governo con la Legge di Bilancio 2019 proprio per attivare le lezioni pomeridiane successive alla mensa, sono state rimandate indietro. Il problema, ha commentato La Repubblica, è che “in Sicilia, mancano gli spazi e le mense che permettono al tempo pieno di decollare”. E pensare che tante polemiche aveva destato la decisione del Governo gialloverde di finanziare solo 2 mila posti di tempo pieno per il Sud, con la prospettiva di concludere il percorso solo tra alcune decenni: il problema è quindi strutturale, perché se non ci sono spazi, mense e luoghi adatti dove operare è inutile parlare di tempo pieno.

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