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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 165

L’Unione europea tra le sfide del presente e del futuro e uno sguardo al passato

Posted by fidest press agency su venerdì, 7 giugno 2024

Qui ad “Economia per tutti” avevamo voglia di volare un po’ alto, di interrogarci sulla competizione, nel mercato delle risposte alle grandi domande, tra le varie forme di sapere e Alexandra ha fatto il miracolo: è andata a scovare uno studioso che si avvicina potentemente a quella miscela sinergica. Lui è Alfonso Lanzieri, è una delle voci che, con l’account @alfo_lanzieri, giustificano la permanenza sul fu Twitter, ma soprattutto insegna Filosofia sia alla Federico II di Napoli sia alla Facoltà Teologica partenopea. La chiacchierata con Alfonso è di quelle che rischiano di mettere a nudo la brutalità di sintesi della newsletter tanti sono gli spunti, i rimandi, i varchi di riflessione apertisi anche solo in una mezz’ora di confronto.Muovendo dal ricordo della maestra dell’Alieno, abbiamo indagato le differenze tra le diverse strade del sapere. Quelle che si basano su un apparato matematico procedono per accumulazione di sapere e così pervengono ad almeno temporanee soluzioni, mentre quelle di tipo più squisitamente filosofico hanno una storia in luogo di soluzioni. Una storia fatta anche di ritorni, di cadute all’indietro. Il nicciano ritorno dell’uguale, ci mette però in guardia Lanzieri, quando si tratta delle sfide della storia non è mai così perfettamente uguale. La storia umana ci pone davanti a situazioni che presentano sì analogie con il passato, ma che in realtà contengono anche elementi di assoluta novità. Con una felice abilità, non così frequente tra i filosofi, a creare ponti immediati tra temi di riflessione e la storia che si sta scrivendo oggi, il nostro interlocutore ci propone l’esempio della nuova ondata di antisemitismo. Del tutto inedita, nel suo punto di partenza, rispetto all’antisemitismo studiato, esorcizzato e che si sperava vinto negli ultimi decenni: se prima. cioè, la caccia agli ebrei muoveva da un identitarismo occidentale che li considerava irriducibilmente non assimilabili all’Occidente, oggi, tutto al contrario, l’ebraismo diviene bersaglio proprio in quanto assimilato all’Occidente, in quanto Israele è considerato epitome dell’Occidente L’odio di sé dell’Occidente, la presenza di così numerose, o almeno rumorose, sacche di nemici interni all’Occidente, proprio mentre più cruenta ed insidiosa diviene la sfida delle autocrazie, occupa una parte cospicua della conversazione con Lanzieri. Sembra ieri che, con la vittoria nella Guerra Fredda (vittoria di un modello, anziché militare, e perciò tanto più rilevante e potenzialmente duratura), pareva finita la Storia con l’affermazione di un canone occidentale composto di libero mercato, istituzioni statali liberaldemocratiche e progresso tecnologico. Oggi quella narrazione pare dissolta e brutalmente rovesciata. Com’è potuto accadere? La risposta proposta da Lanzieri sia articola su più livelli. C’è la percezione diffusa che un processo di crescita economica che pareva inarrestabile si sia invece sostanzialmente fermato (fulminante in questo senso l’immagine usata da Alfonso di una “gigantesca agenzia di rating che in un certo qual modo sta nel subconscio di tutti”). Ma gioca anche una crisi valoriale nel senso che molti ormai pensano che valori occidentali come democrazia, libertà, progresso, diritti umani, non abbiano un riferimento reale, ma siano solo le maschere della nostra volontà di potenza, non siano frontiere da difendere, ma dispositivi di potere da svelare, denunciare, combattere. Le vecchie talpe rappresentate dalla vulgata marxista e da quella strutturalista, spiega Lanzieri, si sono alleate e questi sono i risultati del loro scavo. Anche molta altra, però, è la carne al fuoco di questa puntata: quanto è fondata e su cosa è basata la sensazione che le autocrazie possano infine prevalere sulle democrazie per una maggiore efficacia decisionale? Non è piuttosto la molteplicità dei centri di potere la chiave di una maggiore, e alla fine vincente, dinamicità ed adattabilità delle democrazie? E ancora: quanto conta il fattore religioso nel successo del trumpismo? E’convinto conservatorismo o è riduzione della fede a cattolicesimo civile, a sovrastruttura che garantisce conservazione di una certa identità culturale prima e più che di fede? Ma Lanzieri, in conclusione, ne ha anche per i difensori delle democrazie, per i partiti antipopulisti: d’accordo la competenza, d’accordo snocciolare i numeri corretti, ma mai dimenticarsi di usare anche il vocabolario del sogno, del desiderio, della mitologia. Guai a liquidare tutta questa sfera emotiva come populismo e demagogia, perché altrimenti populisti e demagoghi ne prenderanno il monopolio. By Andrea (Alieno Gentile) La via della conoscenza. Con Alfonso Lanzieri

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