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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 166

Action Aid Italia: Transizione energetica tradita

Posted by fidest press agency su giovedì, 13 giugno 2024

Alla vigilia del G7 a presidenza italiana, il Governo italiano e il neoeletto Parlamento europeo non possono ignorare il ruolo cruciale che hanno nella lotta alla crisi climatica. Gli investimenti nel settore energetico, responsabile di circa il 75% delle emissioni di gas serra, continuano a favorire le fonti fossili rispetto alle energie pulite, destinando più risorse alle cause della crisi climatica che alle soluzioni. Con pesanti ricadute soprattutto sui Paesi del Sud globale. L’Italia è il 6° tra i paesi del G20 per sovvenzioni pubbliche ai combustibili fossili, dietro Canada, Corea del Sud, Giappone, Cina e India, ma davanti a Stati Uniti e Germania. Durante il G7 Ambiente di Venaria, lo scorso aprile, è stata ribadita l’importanza di allineare i flussi finanziari agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, impegnandosi a porre fine ai nuovi sostegni pubblici diretti al settore dei combustibili fossili. Durante la COP26 di Glasgow, l’Italia, ha lanciato il Fondo Italiano per il Clima e firmato la Dichiarazione sul sostegno pubblico internazionale alla transizione energetica pulita, impegnandosi ad abbandonare i combustibili fossili entro un anno: un impegno che continua a essere disatteso. Non solo, il Governo avanza nell’ambizione di trasformare l’Italia in un hub energetico basato sul gas, ricorrendo anche al Fondo Italiano per il Clima (4,4 miliardi di euro). Il Fondo, pensato per contribuire alla lotta al cambiamento climatico, rischia di venire utilizzato per finalità opposte. Il primo contributo stanziato ufficialmente del Fondo, difatti, sarà destinato a finanziare la filiera dei biocarburanti di ENI in Kenya. Il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti e il caso Mozambico. Controllata per oltre l’80% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, Cassa Depositi e Prestiti è una banca di promozione nazionale e un’istituzione finanziaria per lo sviluppo che dovrebbe adottare strumenti avanzati per rilevare e prevenire i rischi. Tuttavia, l’analisi commissionata da ActionAid Italia con l’ausilio di ECCO Think Tank, a Perspective Climate Research evidenzia come il portafoglio energetico internazionale di CDP non sia affatto allineato agli Accordi di Parigi – con una valutazione di soli 0,22 punti su 3, inferiore persino a quella di SACE[2]. Il divario tra le ambizioni nazionali di sostenibilità e gli investimenti internazionali nel settore fossile è determinante nella valutazione; oltre a detenere una quota significativa in ENI (27,7%), Cassa Depositi e Prestiti non aderisce a partnership per la rendicontazione delle emissioni di gas serra delle proprie attività operative e non impone divieti espliciti su investimenti nel carbone, petrolio e gas fossile. Dal 2016 al 2022 solo un terzo dei 3 miliardi di euro del suo portafoglio energetico è stato destinato a progetti di energia pulita, principalmente (70%) in Italia, mentre quasi l’80% degli investimenti fossili si concentra all’estero, con progetti controversi come quello in Mozambico (569 milioni di euro) del 2020. (abstract by Ufficio Stampa ActionAid Italia)

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