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Preview Fed: la lunga pausa dei tassi di interesse

Posted by fidest press agency su giovedì, 13 giugno 2024

A cura di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm. La giornata di domani si prospetta densa di appuntamenti per gli investitori statunitensi, con la pubblicazione dei risultati dell’Indice dei Prezzi al Consumo per il mese di maggio e, a seguire, la decisione di politica monetaria della Federal Reserve. Gli ultimi dati relativi all’inflazione di aprile, dopo quattro mesi consecutivi al rialzo, hanno mostrato un allentamento graduale e continuo delle pressioni sui prezzi, in linea con le attese degli analisti. Per domani gli operatori si attendono un lieve calo dell’inflazione core, cioè la misura che esclude dal paniere le componenti più volatili come generi alimentari ed energia, dal 3,6% al 3,5%, mentre l’inflazione complessiva è prevista rimanere stabile al 3,4%. Si tratterebbe di un nuovo piccolo passo nella giusta direzione, anche potrebbe non bastare: sembra infatti che il ritmo sostenuto di raffreddamento dei prezzi a cui abbiamo assistito lo scorso anno si sia praticamente arrestato, complice la solidità del mercato del lavoro statunitense, che sta continuando ad alimentare i consumi nonostante il forte aumento dei prezzi e degli oneri finanziari. Uno scenario che potrebbe spingere la Fed a mantenere invariato il suo approccio attendista: i policymaker hanno infatti più volte ribadito che saranno i dati a tracciare il cammino della politica monetaria e che, in assenza di un significativo movimento al ribasso dei prezzi, non sarà possibile ridurre gli elevati costi di finanziamento del Paese. Con un’inflazione ben oltre il target del 2%, dunque, la possibilità che la riunione di domani si concluda con un taglio dei tassi è praticamente inesistente. Gli analisti sono inclini a prevedere che il primo taglio avverrà solo in settembre, seguito da un secondo in dicembre. Se, tuttavia, il rapporto sull’inflazione di maggio dovesse mostrare una nuova impennata dei prezzi, i trader potrebbero essere costretti a ridimensionare le proprie aspettative, con il rischio di un crollo di azioni e obbligazioni.

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