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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 162

L’inflazione USA frena la Fed e rafforza il dollaro

Posted by fidest press agency su giovedì, 23 Maggio 2024

A cura della Strategy Unit di Pictet Asset Management. Le tendenze inflazionistiche globali iniziano a divergere leggermente, aprendo opportunità all’interno del mercato del debito sovrano; ciononostante restiamo complessivamente neutrali sulle obbligazioni. Per il momento, la nostra view sul comparto obbligazionario è influenzata dalla forza del dollaro USA. La persistenza dell’inflazione statunitense ha infatti sostenuto il biglietto verde e potrebbe indurre la Fed a mantenere i tassi ai livelli attuali anche nella seconda metà dell’anno. Ciò, a sua volta, ci spinge a ridurre da sovrappeso a neutrale la nostra esposizione alle obbligazioni dei mercati emergenti (ME) in valuta locale. Il rendimento delle obbligazioni dei mercati emergenti in valuta locale resta interessante, pari al 6,6% rispetto alla media a 10 anni del 4,6%, sebbene la sovraperformance dell’economia statunitense stia erodendo il vantaggio di crescita dei ME. Dall’altra parte, nonostante la persistenza dell’inflazione statunitense, vediamo valore anche nei Treasury USA, le cui valutazioni ora appaiono più interessanti con la risalita dei tassi a breve ai massimi ciclici; questo vale in particolare per i Treasury USA protetti dall’inflazione che continuiamo a sovrappesare. Il rendimento dei TIP è tornato a essere allineato al tasso di crescita del PIL reale – rispettivamente 2,2% e 2,3% – per la prima volta dalla crisi finanziaria globale. L’aumento della pressione inflazionistica negli Stati Uniti ha turbato gli investitori in aprile, costringendoli a un ripensamento sulle tempistiche della Fed nel dare inizio al taglio dei tassi. Sebbene i prezzi dei beni si siano comportati meglio (grazie anche alle pressioni disinflazionistiche provenienti dalla Cina), la crescita dei salari è stata pericolosamente elevata, così come i costi dei servizi, non da ultimo a causa della forza del mercato immobiliare statunitense. Allo stesso tempo, il conflitto in Medio Oriente sta spingendo verso l’alto i prezzi del petrolio. Il cambio di direzione dell’inflazione ha depresso le azioni statunitensi, scese del 4,1% nel mese. Ha inoltre spinto verso l’alto i rendimenti dei Treasury, in particolare sulla parte corta della curva: il total return sulle obbligazioni sovrane statunitensi è sceso del 3,3% ad aprile. Allo stesso tempo, le aspettative di tassi statunitensi più elevati a lungo hanno consentito al dollaro di riguadagnare terreno nei confronti di quasi tutte le altre valute sviluppate ed emergenti. Seguendo la linea dei Treasury USA, i titoli di Stato sono in genere rimasti indietro, con perdite per lo più comprese tra l’1% e il 3% nel mese. Nel complesso, il credito ha sofferto insieme ai mercati azionari, con l’investment grade statunitense sceso di circa il 2% su base mensile.Abstract fonte: BC Communication

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