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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 163

Livolsi: Il Green deal non spenga l’industria italiana

Posted by fidest press agency su sabato, 25 Maggio 2024

“La nostra industria, la seconda manifattura d’Europa, frena. Secondo l’Istat, a marzo la produzione industriale segna l’ennesima flessione. Sono ormai 14 i mesi consecutivi negativi: l’ultimo aumento dell’indice risale al febbraio 2023. Il calo riguarda quasi tutti i principali settori. In particolare, crollano abbigliamento e accessori (-9,3%) rispetto a marzo 2023), mezzi di trasporto (-8,8%) e macchinari (-5,9%). Fanno eccezione i prodotti chimici, petroliferi e farmaceutici. Un altro dato mi fa riflettere: nel 2010 – un periodo non complessivamente favorevole per la nostra economia – in Italia nacquero 400mila nuove imprese, nel 2023 la cifra è scesa a 300mila”. Inizia così una riflessione sull’andamento dell’economia italiana di Ubaldo Livolsi, professore di Corporate Finance e fondatore della Livolsi & Partners S.p.A.. “La chiave di volta, soprattutto per quanto riguarda l’Italia, è l’industria- sottolinea ancora Livolsi- Il nostro Paese ha il vantaggio, oltre che di poter partire dal fatto di essere la seconda economia manifatturiera d’Europa, di avere, da un lato quella capacità, apprezzata nel mondo, di abbinare creatività, qualità, gusto e saper fare con la tecnologia e l’innovazione (made in Italy), dall’altro le nostre imprese e i nostri imprenditori hanno quell’attitudine di essere radicati sui territori e di realizzare un gioco di squadra: pensiamo al sistema dei distretti industriali, che hanno fatto la fortuna della nostra economia – e che andrebbero ripotenziati e il cui paradigma preso a modello e trapiantato in territori industrialmente meno sviluppati. Il nostro Governo – e i nostri ultimi Esecutivi – hanno fatto tanto per sostenere la nostra industria: dal piano Industria 4.0 – che nel suo primo anno distribuì 13 miliardi di incentivi fiscali e 10 di investimenti – alle nuove iniziative dell’Industria 5.0 nell’ambito di Next Generation Eu – con il sistema di interventi di quest’ultimo che aiuterà l’industria se riuscirà a cambiare il sistema Paese nel suo complesso: amministrazione, fisco, giustizia, infrastrutture, scuola e università”. “Vorrei concludere con un appello alle banche- scrive Livolsi- che stanno facendo utili e i cui risultati sono apprezzati dal mercato, come dimostrano i livelli record di capitalizzazione dei principali istituti italiani. L’auspicio è che questa ricchezza non si traduca solamente nell’ennesima restituzione di valore agli azionisti, ma che queste risorse siano indirizzate anche agli investimenti, alimentando l’economia reale – da cui poi dipende anche la solidità del sistema bancario – e finanziando le imprese, le famiglie, i giovani e le nuove aziende”.

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