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Schroders: il “nuovo ordine globale” minaccia la globalizzazione

Posted by fidest press agency su giovedì, 20 aprile 2023

A cura di David Rees, Senior Emerging Markets Economist, Schroders. Globalizzazione: questo processo durato decenni sta giungendo al termine. Complici i populismi e le disruption causate dal Covid, oltre alle implicazioni del conflitto in Ucraina, un numero crescente di Paesi ha messo in discussione la propria dipendenza da un numero ridotto di fornitori di beni e materie prime. L’emergere di un nuovo ordine mondiale è probabilmente alla base di un nuovo ciclo di investimenti, attraverso la riorganizzazione delle catene globali del valore (GVC), l’accelerazione della transizione energetica e l’aumento della spesa per la difesa. Alcune economie trarranno vantaggio dallo sconvolgimento delle GVC, in particolare quelle in grado di aumentare la quota di mercato o di esportare le risorse naturali necessarie per la transizione energetica.Guardando indietro, sembra che i vantaggi della globalizzazione abbiano raggiunto il culmine all’inizio del nuovo millennio e che le crescenti crepe nell’ordine mondiale li stiano scardinando, mentre la Cina sfida sempre più il dominio degli Stati Uniti. Il cambiamento dell’equilibrio geopolitico, determinato dal disaccoppiamento tra Stati Uniti e Cina, ha importanti ripercussioni sul comportamento delle imprese. Le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina sono in aumento da tempo. La deindustrializzazione ha lasciato spazio a una politica economica populista, favorendo la vittoria di Donald Trump nel 2016 e dando il via alla guerra commerciale con la Cina. I timori di un’eccessiva dipendenza da Pechino si sono poi amplificati durante la pandemia di Covid-19, con l’interruzione delle catene di approvvigionamento asiatiche e la conseguente carenza di beni.L’impatto economico immediato di queste sanzioni sta iniziando ad attenuarsi con la diminuzione dell’inflazione energetica. Tuttavia, le sanzioni hanno lasciato un segno indelebile nel mondo. Innanzitutto, le aziende sono ora più consapevoli, rispetto a prima della guerra, dei rischi politici e dei costi associati al commercio e agli investimenti diretti esteri (IDE). Inoltre, ciò sembra aver ampliato la frattura tra Stati Uniti e Cina, con il rischio di un disaccoppiamento permanente tra le due maggiori economie mondiali. Nel frattempo, abbiamo visto nuove politiche protezionistiche prima delle elezioni di mid-term negli Usa, che minacciano seriamente il commercio in settori ad alto valore come i semiconduttori tra Cina e Taiwan e tra Stati Uniti e Cina. Le nuove politiche sono state un ulteriore promemoria della minaccia alle GVC, già messa alla prova dalla Brexit, dai dazi ereditati dall’era Trump e dalla pandemia. Tutti questi eventi, così come i costi della guerra in Ucraina, in futuro influenzeranno con ogni probabilità il comportamento delle multinazionali e gli investimenti diretti esteri. È inoltre probabile che le multinazionali decidano di spostare le attività da Paesi come la Cina verso destinazioni che offrono una maggiore protezione dai rischi geopolitici o dai dazi commerciali.Le disruption causate dall’emergere di un nuovo ordine mondiale beneficeranno alcuni Paesi. Le economie emergenti in grado di attrarre le imprese manifatturiere che lasciano la Cina potrebbero aumentare il loro tasso di crescita potenziale incrementando la quota di mercato, così come le economie che esportano minerali fondamentali per la transizione energetica vedranno aumentare la domanda nei prossimi anni.Tuttavia, il nuovo ordine mondiale peserà sull’economia globale. La riorganizzazione delle GVC, la transizione energetica e l’aumento delle spese militari avranno un costo molto alto. Nel frattempo, anche le catene di approvvigionamento meno efficienti aumenteranno i costi. Di conseguenza, è probabile che l’inflazione e i tassi di interesse siano strutturalmente più alti, con conseguente rallentamento della crescita. (abstract by http://www.verinieassociati.com)

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