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Posts Tagged ‘globale’

Riscaldamento globale

Posted by fidest press agency su lunedì, 22 aprile 2024

Avrà importanti ripercussioni sulle dinamiche dei flussi di carbonio degli ecosistemi artici e alpini stimolando il rilascio di CO2 in misura quattro volte maggiore rispetto a quanto suggerito da precedenti studi, con la potenzialità di agire retroattivamente rinforzando le cause del cambiamento climatico stesso. Questo è il principale risultato di uno studio internazionale appena pubblicato su “Nature”, frutto del lungo lavoro di un team di oltre 70 scienziati che hanno raccolto dati provenienti da 56 esperimenti di manipolazione climatica sparsi nella tundra artico-alpina del nostro pianeta.Allo studio hanno partecipato anche quattro ricercatori dell’Università di Parma: Alessandro Petraglia e Michele Carbognani, docenti del Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale, da oltre 20 anni impegnati nello studio degli effetti del riscaldamento globale sulle comunità vegetali alpine, con esperimenti di campo nei pressi del Passo Gavia (Parco Nazionale dello Stelvio), e T’ai Gladys Whittingham Forte e Giorgio Chiari, contrattisti che hanno da pochi anni terminato il dottorato di ricerca nel laboratorio di Geobotanica ed Ecologia Vegetale.L’indagine, condotta dalla rete ITEX (International Tundra EXperiment), si è avvalsa di dati di emissione di CO2 dell’ecosistema raccolti in 28 siti di tundra che hanno applicato lo stesso metodo di riscaldamento sperimentale. Per raggiungere questo obiettivo e simulare uno scenario futuro più caldo ciascun gruppo di ricerca si è avvalso di Open Top Chambers, strutture simili a micro-serre in grado di aumentare la temperatura di una data porzione dell’ecosistema.Complessivamente gli esperimenti hanno mediamente innalzato la temperatura dell’aria e del suolo rispettivamente di +1.4 K e +0.4 K, nonché ridotto l’umidità del suolo di 1.6%, generando un aumento medio delle emissioni di CO2 di questi ecosistemi del 30% durante la stagione vegetativa. I risultati hanno inoltre evidenziato per la prima volta come tale incremento del rilascio di carbonio, conseguenza dell’aumento dell’attività metabolica di microrganismi e piante a seguito di condizioni termiche più favorevoli, sia persistito per almeno 25 anni dall’inizio degli esperimenti.“Precedenti studi avevano già evidenziato un aumento delle emissioni in questi ambienti a seguito del riscaldamento globale, perciò eravamo già consapevoli che avremmo ottenuto un andamento analogo”, afferma Sybryn Maes (Università di Umeå, Svezia), che ha coordinato lo studio. “Tuttavia è stato interessante osservare come i dati abbiano evidenziato un aumento davvero notevole, fino a quattro volte superiore a quanto precedentemente stimato, nonostante variazioni nel tempo e nello spazio”.L’aumento del rilascio di carbonio in futuro non sarà tuttavia uguale tra le diverse regioni del mondo e alcune registreranno tassi di emissioni maggiori rispetto ad altre. L’incremento della respirazione ecosistemica è infatti risultato differente a seconda delle condizioni edafiche locali, modulato in particolare dalle concentrazioni di azoto e dal pH del suolo.“Il nostro lavoro rappresenta il primo tentativo mai fatto di valutare gli effetti del riscaldamento globale sulla respirazione ecosistemica della tundra su un gradiente ambientale talmente ampio da incorporare un set completo di potenziali driver ambientali in grado di agire sulle emissioni”, dice Ellen Dorrepaal dell’Università di Umeå.Lo studio è dunque in grado di offrire un’ampia prospettiva sul futuro delle regioni artiche e alpine, fornendo non solo previsioni riguardo all’aumento dei tassi di respirazione per l’intera tundra globale ma anche informazioni più dettagliate riguardo alle variazioni spaziali di tale risposta. Fonte: https://www.unipr.it/node/104984

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U.S.A.: Disordine globale

Posted by fidest press agency su domenica, 21 aprile 2024

Il numero di aprile di Domino – rivista sui cambiamenti della politica internazionale diretta da Dario Fabbri – dipinge gli USA a tinte fosche, un

“Gotico americano” che rischia di sprofondare in una depressione ancora più nera, con le elezioni in vista: dalla crisi del Fentanyl (un oppioide sintetico 50 volte più forte dell’eroina, al centro del mercato della droga illegale) al mondo sottomarino di Qanon (la rete dei complottisti e suprematisti pro Trump made in USA) (Domino).Una delle domande poste da Fabbri è determinante: perché la crisi degli Stati Uniti è causa del caos cui assistiamo nel pianeta? Se la democrazia degli Stati Uniti si indebolisce, intanto il mondo è cambiato e la voce della Cina si fa sempre più interessante anche per gli alleati europei, come la Germania (Politico). Richard Grenell, considerato l’ambasciatore non ufficiale di Donald Trump, è un fervente sostenitore della politica estera “America First” e potrebbe diventare segretario di stato se Trump vincerà le elezioni. Grenell è visto come una figura chiave nella costruzione di una rete autoritaria globale. Le sue azioni e dichiarazioni hanno sollevato preoccupazioni sulla direzione della politica estera americana e sulla stabilità delle alleanze democratiche tradizionali (Guardian). (Fonte: Fondazione Giangiacomo Feltrinelli )

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Fatturato globale delle case d’asta in calo

Posted by fidest press agency su domenica, 14 aprile 2024

Il calo del fatturato complessivo di Christie’s, Sotheby’s e Phillips è stato determinato prevalentemente dalla brusca riduzione nel segmento pittura (-26,8%), mentre il diffuso interesse per il comparto dei Passion Assets ha contribuito a mitigare la decrescita del fatturato totale sull’anno precedente (-5,4% sul 2022). Non vanno dimenticati alcuni elementi non ricorrenti che avevano favorito la performance eccezionale del 2022, tra cui, su tutti, con riferimento prevalentemente alla pittura, i risultati delle diverse single owner collection vendute nell’anno. Il dato, se escludiamo le vendite delle collezioni private realizzate nel 2022 e 2023, mostrerebbe un andamento praticamente lineare, con una diminuzione del fatturato su base annua limitata al 3%. Christie’s ha registrato un +35% di nuovi clienti, di cui oltre un terzo è costituito da Millennials. Anche Sotheby’s e Phillips dichiarano che del 40% di nuovi offerenti un terzo è costituito dalla generazione dei Millennial. Le opere più richieste: tengono i grandi nomi, cresce l’interesse per le donne e gli artisti africani. Le opere d’arte contemporanee a causa del contesto internazionale incerto hanno ceduto le prime posizioni tra i top lot ad artisti più storicizzati e dalle quotazioni più stabili. Ma anche nel 2023 non sono mancati ottimi risultati per artisti under 40 ormai noti al mercato internazionale, tra cui in particolare artiste donne e artisti africani. Questi hanno infatti conosciuto un vero e proprio boom negli ultimi due anni, raggiungendo e talvolta superando le quotazioni di autori storicizzati. Emerge inoltre l’interesse per giovani talenti di arte ultra-contemporanea, millennial che si caratterizzano per pittura figurativa, molto colorata e adatta ad essere postata sui social. «Tra i trend più interessanti possiamo sicuramente citare anche il grande progresso per i comparti del lusso, tra cui in particolare design da collezione e orologi. Beni che possono risultare spesso di più semplice comprensione rispetto all’arte – in primis l’arte contemporanea –, soprattutto per nuovi acquirenti nel settore dei Passion Assets», continua Roberta Ghilardi, Art&Finance Manager di Deloitte Private Italia. Gli Stati Uniti, con New York, continuano a essere il mercato più attivo con un potenziale di crescita sostenuto da una forte e stabile domanda locale, con la più grande base di HNWI e Ultra-HNWI al mondo e una forte infrastruttura culturale. Tra i top lot dell’anno si segnala il diamante “The Bleu Royal”, il più grosso diamante blu (17,61 carati) mai venduto in asta, che ha totalizzato 44 milioni di dollari da Christie’s nel mese di novembre. Degno di nota anche il risultato registrato da Sotheby’s a maggio 2023 per la vendita della più antica copia di Bibbia andata in asta: è stata venduta per oltre 38,1 milioni di dollari con un’asta mono-lotto. Phillips ha continuato invece a brillare per il comparto orologi, con un altro anno di “white gloves” (tutto venduto) per le aste online e risultati brillanti nelle aste live in tutto il corso dell’anno. Già nel 2022 si era assistito ad un calo nell’interesse per NFT e cryptoarte in asta e il 2023 conferma il trend di indebolimento di questo segmento. Nota positiva è l’introduzione di una regolamentazione specifica: il Regolamento MiCA, pubblicato nel giugno 2023 in Ue, costituisce uno tra i primi regolamenti nel contesto globale che mira a predisporre un quadro di normativa applicabile alle varie tipologie di cripto-attività. In Italia la Legge di Bilancio 2023 ha fornito indicazioni specifiche riguardanti il trattamento fiscale applicabile alle criptovalute, anche se non mancano i dubbi, vista l’assenza di una prassi già consolidata. L’andamento delle grandi fiere d’arte internazionali nel 2023 si conferma solido e strutturato. Tuttavia, si è registrato un generale raffreddamento degli entusiasmi. L’instabilità geopolitica internazionale si è riflessa nel mercato dei collectibles che sta attraversando un momento interlocutorio, in cui le correzioni del mercato appaiono ben evidenti e i range di prezzo delle vendite risultano decisamente in contrazione. Il calendario fieristico in Italia, dopo un periodo post-pandemico di “confusione” in termini di date, ha ripreso la sua conformazione originaria. Si è aperto con la 46ª edizione di Arte Fiera di Bologna, che ha confermato la ripresa del settore fieristico in Italia, con la presenza di 50 mila visitatori. MiArt, svoltasi ad aprile 2024 a Milano, si è confermata la fiera italiana con la più ampia offerta cronologica di opere d’arte moderna e contemporanea. Abstract by Davide Paolicchi Comunicazione aziendale – Account esecutivo del cliente.

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Il riscaldamento globale sta arrivando per la tua casa

Posted by fidest press agency su domenica, 14 aprile 2024

By Zanny Minton Beddoes Redattore capo The Economist L’Economist ha sostenuto per la prima volta in copertina la legalizzazione della morte assistita nel 2015, l’anno in cui sono diventato redattore, ed è un argomento su cui siamo tornati più volte da allora. Sono lieta che, finalmente, la legislazione abbia buone possibilità di entrare presto negli statuti in Gran Bretagna. Come sostiene il nostro leader, la questione a favore della morte assistita è, fondamentalmente, una questione di libertà individuale, e come tale è una posizione naturale da difendere per un giornale liberale. Anche se so che molti lettori non condivideranno il nostro punto di vista, crediamo che le persone dovrebbero avere il diritto di scegliere il modo e il momento della propria morte. Spero che troverete l’analisi della nostra corrispondente britannica, Georgia Banjo, interessante, stimolante e persuasiva.Nel resto del mondo, la nostra copertura di questa settimana si concentra sul prossimo disastro abitativo. Circa un decimo del valore delle proprietà residenziali mondiali è minacciato dal riscaldamento globale. Le condizioni meteorologiche avverse causate dalle emissioni di gas serra stanno scuotendo le fondamenta della più importante asset class del mondo. I costi potenziali per i proprietari di case sono enormi, come delinea il briefing di questa settimana. Chi dovrebbe pagare? Proprietari di case? Contribuenti? Queste domande saranno molto difficili da risolvere, tuttavia in qualità di leader sosteniamo che se i politici rimandano la ricerca di risposte, i costi e la complessità non potranno che aumentare.

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Prospettive di crescita globale: favorite le obbligazioni dei mercati emergenti e l’azionario di qualità

Posted by fidest press agency su mercoledì, 17 gennaio 2024

A cura della Strategy Unit di Pictet Asset Management. Il 2023 era iniziato con prospettive incerte per l’economia globale, timori di un’inflazione incontrollata e di un aumento dei tassi di interesse che avrebbero potuto innescare una recessione globale. Un anno dopo, gli investitori si trovano davanti a un significativo cambiamento del panorama economico. L’economia globale potrebbe rallentare, ma rimane abbastanza resiliente da evitare un hard landing. L’inflazione è in calo in tutto il mondo, sebbene con qualche ostacolo, fatto che incoraggerà la maggior parte delle principali banche centrali a terminare la politica di stretta monetaria e a iniziare a tagliare i tassi di interesse nei prossimi mesi. Nelle ultime settimane del 2023, le aspettative per uno scenario “Goldilocks” di questo tipo hanno dato luogo a un forte trade reflazionistico sui mercati. Ma abbiamo motivi per essere cauti, non da ultimo perché sembra che gli investitori stiano correndo troppo in un momento in cui le dinamiche di mercato di fine anno potrebbero distorcere i prezzi. Ecco perché preferiamo essere in linea con il benchmark nella nostra asset allocation, declassando le obbligazioni a neutrali e promuovendo a neutrale la liquidità. Rimaniamo neutrali anche sulle azioni. La nostra analisi del ciclo economico mostra che è improbabile che gli Stati Uniti riacquistino presto la leadership nella crescita tra le economie sviluppate. I settori manifatturiero e immobiliare hanno subito un rallentamento, mentre gli indicatori anticipatori suggeriscono che gli investimenti di capitale si contrarranno nei prossimi mesi in linea con le basse aspettative di spesa futura. Inoltre, ci aspettiamo un prossimo rallentamento dei consumi statunitensi nei servizi. Questo perché i consumatori statunitensi stanno esaurendo una buona parte dei propri risparmi, scesi a soli 337 miliardi di dollari in ottobre rispetto al massimo di 1.800 miliardi di dollari a metà 2021. Prevediamo che tale cifra si azzererà entro la fine del primo trimestre del 2024. Allo stesso tempo, il mercato del lavoro statunitense mostra i primi segni di indebolimento. Le offerte di lavoro sono calate di circa 3 milioni rispetto al picco raggiunto a metà del 2022. Per tali ragioni, anche con un calo dell’inflazione più rapido del previsto, non crediamo che la Fed riterrà opportuno intervenire per abbassare i tassi reali. Ci aspettiamo che la banca centrale USA tagli i tassi tre o quattro volte quest’anno, uno scenario molto meno accomodante di quanto prezzato dal mercato obbligazionario.L’eccesso di liquidità globale, ovvero la differenza tra il tasso di incremento dell’offerta di denaro e la crescita del PIL nominale, è solo leggermente positivo. A nostro avviso, eventuali futuri tagli dei tassi da parte della Fed sarebbero finalizzati a evitare tassi di interesse reali eccessivamente elevati. Ciò significa che le aspettative del mercato di un allentamento fino a 150 punti base, il doppio di quanto segnalato nell’ultimo meeting della Fed, appaiono eccessive. È altrettanto improbabile che altre banche centrali operino tagli aggressivi dei tassi d’interesse, dato il rischio di riaccendere l’inflazione. Per contro, riteniamo che l’allentamento della politica monetaria della Cina sia insufficiente. Le autorità monetarie hanno bisogno di ulteriori tagli dei tassi di interesse per contrastare le pressioni derivanti dalla riduzione del debito di bilancio strutturale che mette a rischio i settori dell’economia fortemente indebitati.Il nostro modello di valutazione mostra che le azioni sono ancora relativamente care anche dopo il rally obbligazionario, in particolare negli Stati Uniti, dove il premio per il rischio azionario si attesta a un minimo pluriennale del 3,8%. Prevediamo che la crescita degli utili societari delle aziende sviluppate sarà ben inferiore alle stime degli analisti, soprattutto negli Stati Uniti, dove il nostro scenario di base per un aumento dell’EPS del 2,5% è meno di un quinto delle stime di mercato. Sebbene le obbligazioni offrano valore nel lungo termine, in particolare i Treasury, l’asset class sembra leggermente ipercomprata considerando il recente rally. Pertanto, i nostri indicatori tecnici sono neutrali sia per le azioni che per le obbligazioni. (fonte: bc-communication.it)

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Prospettiva economica: un quadro contrastante per la crescita globale nel 2024

Posted by fidest press agency su sabato, 30 dicembre 2023

A cura di Jared Franz, Economista di Capital Group.Sotto il peso di un’inflazione elevata e di alti tassi d’interesse, le principali economie mondiali stanno seguendo tracciati divergenti. La sorprendente capacità di ripresa di Stati Uniti, Giappone e India contribuisce a rafforzare le prospettive economiche globali per il 2024, mentre i continui segnali di debolezza in Europa e Cina smorzano le aspettative per il nuovo anno.Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, nel 2024 la crescita globale sarà in media del 2,9%, in leggero calo rispetto al 3% del 2023.La resistenza osservata in particolare nell’economia statunitense è stata davvero notevole, se si considera l’aumento dei prezzi al consumo e l’aggressività con cui la Federal Reserve ha alzato i tassi d’interesse.È una testimonianza della resilienza del mercato del lavoro e dei consumatori americani. Senza dubbio ha contribuito ad alleviare alcune delle preoccupazioni su un’imminente recessione, che non si può escludere del tutto, ma il cui rischio ci sembra sostanzialmente diminuito.Si prevede che le altre due maggiori economie del mondo, Europa e Cina, peseranno sulla crescita globale, poiché entrambe sono alle prese con uno scenario sempre più difficile per il commercio e con le crescenti tensioni geopolitiche.La Germania – la più grande economia europea – è già entrata in recessione a causa di un forte rallentamento dell’attività manifatturiera e del calo della domanda da parte della Cina, il suo principale partner commerciale. Al contempo, tutti e 20 i membri della zona euro e il Regno Unito sono in fase di rallentamento e potrebbero ritrovarsi in seria difficoltà se i prezzi dell’energia continueranno ad aumentare vertiginosamente come negli ultimi due anni.Lo shock energetico e l’incremento dei tassi d’interesse si ripercuotono sull’indebolimento dell’attività industriale. Questa dinamica è stata aggravata dal continuo rallentamento dell’economia cinese. Di conseguenza, molte aziende europee si ritrovano ferme, con i magazzini pieni.Pur prevedendo un rilancio dell’economia europea nel 2024, riteniamo che si tratterà verosimilmente di una ripresa poco incisiva.Sebbene i tassi d’interesse elevati incidano in modo diverso sulle economie, le probabilità di un netto calo dei tassi stanno diminuendo. Ciò significa che un ritorno a breve a un periodo di tassi prossimi allo zero è molto improbabile.Siamo ottimisti sul fatto che i consumatori continueranno a sostenere l’economia, anche se i tassi rimarranno elevati per un lungo periodo. Non da ultimo anche perché le retribuzioni e il valore degli immobili abitativi restano superiori ai livelli pre-pandemici, il che contribuisce ad alimentare la spesa dei consumatori. Anche la spesa federale, soprattutto per i progetti infrastrutturali statunitensi, ha sostenuto la crescita economica.Per quanto riguarda il 2024, riteniamo che i rendimenti dei Treasury a 10 anni possano rimanere a livelli considerati normali prima della crisi finanziaria globale e si muoveranno in un intervallo compreso fra il 3,5% e il 5,5%. Alla faccia della “vecchia normalità”. Ripercorrendo la storia fino al 1870, per circa il 61% delle volte i tassi si sono mantenuti prevalentemente in un range del 3,0-6,0%.Sebbene la ripresa dei tassi possa gravare sui mercati finanziari, gli investitori si adegueranno al nuovo contesto. Supponendo che la maggior parte delle banche centrali abbia concluso – o stia per concludere – il suo ciclo di rialzi dei tassi, per gli investitori si presenta un’eccellente opportunità per tornare ad allocare i capitali disponibili. L’esodo dai mercati azionari e obbligazionari verso la liquidità osservato negli ultimi anni è più che comprensibile, ma chi continua a non investire potrebbe perdere l’occasione di posizionare i propri portafogli per un successo a lungo termine.Storicamente, il periodo intercorrente tra la fine di un ciclo di rialzo dei tassi e il primo taglio ai tassi ha rappresentato un’opportunità cruciale per gli investitori di reinvestire la liquidità in azioni e obbligazioni. In passato, quella “finestra” è durata in media 10 mesi.Dopo gli ultimi quattro cicli di irrigidimento della Fed, azioni e obbligazioni hanno nettamente superato i rendimenti dei buoni del Tesoro statunitensi a 3 mesi nel primo anno successivo all’ultimo rialzo della Fed. Per contro, il rendimento dei Treasury a 3 mesi – un titolo di riferimento con un rendimento analogo a quello degli investimenti assimilabili alla liquidità – è rapidamente sceso in media del 2,5% nei 18 mesi successivi all’ultimo intervento della Fed. Crediamo che siamo all’apice di una transizione importante, in cui gli investitori a lungo termine possono trovare interessanti opportunità d’investimento in azioni e obbligazioni.

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Economia: cresce il mercato globale del welfare aziendale

Posted by fidest press agency su mercoledì, 13 dicembre 2023

Mai come nel 2023 il mondo del welfare ha conosciuto uno sviluppo senza sosta. Secondo una recente stima pubblicata da HTF Market Intelligence, il mercato globale del welfare aziendale dovrebbe registrare un tasso di crescita annuo del 4,5% raggiungendo una dimensione del mercato di quasi 72 miliardi di dollari entro il 2029 (+36% in 5 anni). Ma non è tutto: secondo un recente studio di Astute Analytica, che pone attenzione al segmento delle piattaforme per l’utilizzo dei benefit, anche questo mercato crescerà in maniera importante con un tasso dell’8,1% fino al 2031 toccando quota 1,9 miliardi di dollari (+98%). Questi numeri sono alla base dei passi mossi da Epassi Group che, dopo aver acquisito il 100% dell’italiana Eudaimon nel luglio 2023, diventa sempre più leader del mercato europeo proseguendo nella sua espansione. Già leader di mercato per ciò che riguarda i pagamenti digitali dei benefit per i dipendenti di Europa del Nord, Regno Unito e Italia, con l’acquisizione strategica di Exercite, fornitore di servizi di welfare aziendale legati al benessere e alla salute, Epassi si espande anche in Germania e nei Paesi Bassi. Questa espansione arriva subito dopo l’operazione di un investimento di maggioranza in Epassi da parte di TA Associates e Warburg Pincus LLC, società leader a livello mondiale di private equity focalizzate sugli investimenti in crescita. L’unione tra Epassi ed Exercite crea, dunque, uno dei maggiori fornitori privati di benefit per i dipendenti europei unendo oltre 7mila partner aziendali e oltre 11mila commercianti al proprio già ampio portafoglio. Quando l’acquisizione sarà completamente avvenuta, Epassi sarà in grado di servire oltre 20mila aziende in 7 paesi europei: Germania, Finlandia, Svezia, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e Irlanda. I dipendenti, quindi, avranno la possibilità di scegliere e usufruire di una gamma di servizi acquistabili tramite welfare aziendale che supera le 73mila offerte. Il CEO di Epassi Pekka Rantala ha dichiarato: “L’accesso a soluzioni per la salute e il benessere è diventato prioritario per i datori di lavoro per poter assumere e trattenere talenti all’interno dell’azienda. Il nostro obiettivo, attraverso questa acquisizione, è diventare il principale fornitore paneuropeo di servizi multi-benefit e questa operazione sarà prioritaria. Questa transazione segna l’inizio del nostro prossimo obiettivo di crescita”. Epassi fornirà la piattaforma digitale multi benefici che permetterà di offrire le migliori soluzioni a clienti, dipendenti e commercianti. Il direttore di Warburg Pincus Issam Abedin ha dichiarato: “Le fusioni e le acquisizioni strategiche sono un elemento centrale della strategia di investimento di TA e Warburg Pincus per Epassi e continueranno a muoversi per promuovere la creazione di valori attraverso la piattaforma. Exercite è una acquisizione strategica poiché accelera in modo sostanziale il piano di creazione di valore a lungo termine di Epassi facendo entrare anche il mercato tedesco, il maggiore mercato del lavoro in Europa, e fornendogli una scala significativa nella grande e affascinante categoria della salute e del benessere aziendale”. “Il nostro viaggio con Exercite è iniziato con l’ambizione di creare un leader per i servizi di fitness aziendale e salute digitale. L’azienda non solo ha raggiunto questo obiettivo, ma ha anche ampliato la propria portata in Europa attraverso acquisizioni strategiche. L’adesione a un gruppo internazionale segna un nuovo capitolo di crescita e innovazione per Exercite”, ha spiegato il Dr. Gregor Hengst, Managing Partner di Waterland. “Insieme a Waterland e al nostro ambizioso team di gestione, siamo riusciti a portare Hansefit ed Exercite Group al livello successivo mantenendo il nostro forte impegno nei confronti dei nostri clienti e partner. Grazie a tutti coloro che sono stati qui negli anni passati”, conclude Jens Pracht, fondatore di Hansefit.

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J. SAFRA SARASIN: Strategia globale – Dove nascondersi quando le tensioni in Medio Oriente si fanno sentire

Posted by fidest press agency su mercoledì, 25 ottobre 2023

A cura di Wolf von Rotberg, Equity Strategist di J. Safra Sarasin.L’attacco di Hamas ai villaggi israeliani di poche settimane fa non ha creato soltanto un dolore intollerabile tra i civili e le famiglie israeliane, ma ha anche aperto la strada a un’escalation di violenza in Medio Oriente. Le conseguenze geopolitiche di queste azioni sono difficili da immaginare, ma l’ampia varietà di attori e interessi nella regione offre numerosi scenari di rischio e potrebbe riportare alla memoria le guerre mediorientali degli anni Settanta. Tuttavia, ciò non è scontato, poiché gli sforzi diplomatici si stanno moltiplicando per limitare il conflitto a Gaza ed evitare che si estenda ad altre parti della regione.Data l’incertezza sui potenziali sviluppi futuri, è consigliabile guardare ai conflitti passati per trovare indicazioni su come difendersi da un’ulteriore escalation della situazione. L’asset tipicamente più colpito dalle crescenti tensioni in Medio Oriente è il petrolio, con la regione che continua a produrre più di un terzo delle forniture giornaliere. In particolare, la produzione dell’Iran, ottavo produttore mondiale di greggio, sarebbe a rischio in caso di escalation. Dopo che le esportazioni iraniane erano scese al di sotto dei 500.000 bbl/d (barili al giorno) nel 2020, la sua produzione è risalita fino a 1,5 milioni di bbl/d stimati a settembre, riflettendo in parte un allentamento dell’applicazione delle sanzioni statunitensi. Un nuovo inasprimento delle sanzioni potrebbe far scomparire fino a 1 milione di bbl/d dalla produzione globale. Inoltre, un aumento dell’incertezza sulle forniture da parte dell’Arabia Saudita potrebbe facilmente far impennare i prezzi come in risposta all’invasione dell’Ucraina nel 2022. Allora i prezzi del petrolio guadagnarono il 30% nel giro di due settimane prima di assestarsi a circa il 15% al di sopra dei livelli prebellici.Andando più indietro nella storia, la variazione media del prezzo del petrolio è stata di circa il 35-40% in risposta all’aumento delle tensioni in Medio Oriente. Ma è chiaro che ogni conflitto è diverso e anche il mercato del petrolio è cambiato.Gli Stati Uniti sono oggi il maggior produttore di greggio, il che rende il mercato più resistente a uno scenario simile a quello dell’embargo petrolifero degli anni ’70, quando i prezzi sono più che triplicati. Inoltre, finché la diffusione degli scontri nella regione di Israele/Palestina è stata contenuta a livello locale, l’impatto sul petrolio è stato abbastanza modesto. In genere, i prezzi aumentano solo del 9% in caso di conflitto circoscritto a livello locale, il che colloca il rialzo dell’8% delle ultime due settimane proprio al punto giusto. L’unico altro asset che ha registrato un movimento significativo nelle ultime due settimane è l’oro, con un guadagno del 6% dall’inizio degli attacchi. È sorprendente che ciò sia avvenuto a fronte di un aumento di 11 punti percentuali dei rendimenti decennali statunitensi, il che indica che i mercati del reddito fisso non hanno preso realmente atto dell’attacco e per ora non prevedono un impatto significativo sul ciclo globale. Anche gli altri asset non si sono quasi mossi in risposta all’attacco. I titoli azionari statunitensi sono rimasti fermi e i mercati valutari sostanzialmente invariati. Ci aspettiamo che queste mosse rimangano limitate e che non abbiano un ulteriore impatto sui prezzi degli asset finché si potrà ipotizzare con sicurezza che il conflitto non si estenda ad altre parti della regione. Gli sforzi diplomatici concreti compiuti negli ultimi giorni, che invitano a un approccio misurato e a non coinvolgere altre parti nel conflitto, possono essere considerati positivi a questo proposito.Tuttavia, anche se la probabilità di una forte escalation è diminuita negli ultimi giorni, raccomandiamo tre coperture contro un’escalation della situazione, che consideriamo interessanti anche su base individuale: i) Per quanto riguarda le azioni, il mercato britannico beneficerebbe sia di un aumento dei prezzi del petrolio che di un rafforzamento del dollaro USA. Ciò è dovuto alla sostanziale ponderazione energetica dell’indice e all’elevata esposizione ai ricavi esteri. Il mercato azionario britannico è anche uno degli indici più difensivi a livello globale, che sarebbe ulteriormente sostenuto da tassi più bassi nella parte lunga della curva, in uno scenario di “risk off”. ii) Per quanto riguarda i tassi, raccomandiamo una quantità significativa di duration di qualità. La curva statunitense dovrebbe appiattirsi se i prezzi del petrolio aumentano. Le pressioni inflazionistiche a breve termine potrebbero scontrarsi con un aumento dei rischi di recessione e con l’ampliamento degli spread creditizi. iii) In termini di valuta estera, la corona norvegese sembra interessante se i prezzi del petrolio dovessero aumentare. In genere guadagna circa il 4% (ponderato per gli scambi) per ogni variazione del 20% dei prezzi del petrolio Brent, ma di recente ha ceduto circa il 5%. Un aumento significativo dei prezzi del petrolio al di sopra di 100 USD/bbl comporterebbe quindi un guadagno del 5%-10% per la NOK su base ponderata.

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Il commercio globale continuerà a stimolare la rapida crescita asiatica

Posted by fidest press agency su lunedì, 17 luglio 2023

A cura di Patrick Zweifel, Chief Economist di Pictet Asset Management. La globalizzazione è stata un motore di crescita potente per l’Asia, in particolare per le sue economie emergenti e continuerà a esserlo, nonostante i timori diffusi di una deglobalizzazione. La contrazione del commercio globale non è generalizzata: sono la sua natura e la sua composizione che stanno cambiando. Gran parte di questo cambiamento avviene in Asia, un effetto collaterale del rapido sviluppo della regione, che a sua volta è una conseguenza della globalizzazione. In effetti, i Paesi asiatici emergenti sono arrivati a un punto in cui dispongono di tutto il necessario per sostenere la crescita. Si tratta di un insieme di economie diversificate e complementari e, in quanto tale, dipende sempre meno dal resto del mondo. Abbonda, inoltre, di tutte le principali fonti di crescita, ben distribuite tra le varie economie interconnesse: commercio, capitali, competenze e forza lavoro. Gli analisti più ribassisti rimarcano spesso il fatto che il commercio mondiale di beni ha raggiunto il picco massimo nel 2008 e da allora è in calo. Nell’affermarlo, non tengono conto di due fattori. I timori per la fine della globalizzazione sono generalmente esagerati, ma nel caso dell’Asia sono del tutto fuori luogo. L’integrazione e l’interdipendenza nella regione crescono costantemente. I quattro blocchi economici asiatici presentano una varietà e una complementarità sufficienti a sostenere autonomamente la crescita, anche in caso di un livellamento del commercio di beni in altre parti del mondo. Negli ultimi anni, i progressi dell’Asia sono stati ostacolati dal COVID, dall’aumento dei tassi d’interesse e dalle tensioni geopolitiche. Tuttavia, la tendenza al rialzo dell’economia regionale può contare su uno slancio intrinseco. (abstract by Pictet Asset Management)

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Il futuro dell’economia globale in tre domande chiave

Posted by fidest press agency su lunedì, 17 luglio 2023

A cura di Giorgio Broggi, Quantitative Analyst di Moneyfarm. Quanto ancora durerà l’inflazione? Cominciando dall’analisi della dinamica inflattiva, nonostante l’aumento dei prezzi sembra stia lentamente tornando sotto controllo negli Stati Uniti e in Europa, l’inflazione resta la variabile chiave da cui, in qualche modo, dipendono tutte le altre. Se la direzione sembra quindi quella di un rallentamento, la questione relativa al tempo che l’inflazione impiegherà a tornare entro il target del 2% è ancora aperta. A complicare il quadro anche il fatto che vi siano diverse componenti e unità di misura dell’inflazione: ad esempio, se nel primo semestre il calo del prezzo dei beni energetici ha contribuito in gran parte alla diminuzione dell’inflazione complessiva, in Europa come negli Stati Uniti, dove la traiettoria è chiaramente in discesa (dal 4% al 3% a giugno), la misura core, che esclude dal paniere i prezzi di energia e generi alimentari, non sta rallentando altrettanto velocemente (4,8% a giugno contro il 5,3% di maggio). Tuttavia, i segnali sono nel complesso positivi: la componente legata ai servizi abitativi (come affitti e bollette), che rappresenta il principale driver dell’inflazione complessiva, ha dato i primi segni di normalizzazione e ci sono buone ragioni, anche legate alla dinamica immobiliare e al prezzo degli affitti, per credere che si procederà in questa direzione. Anche misure di inflazione meno volatili, spesso utilizzate dai banchieri centrali per prendere decisioni legate ai tassi, come l’inflazione supercore (che non tiene conto dei costi abitativi), sono tornate a crescere in linea con il passato (intorno allo 0,3% mese su mese). Gli analisti al momento prevedono una graduale normalizzazione dei livelli di inflazione, fino a sfiorare la soglia del 2% entro la fine dell’anno, sia negli Stati Uniti, sia in Europa, anche se qui i ritmi di discesa sembrano essere più lenti e i mercati prezzano almeno altri due aumenti dei tassi nell’Eurozona, ma ne potrebbero servire di più. Quando arriverà la fine dei rialzi dei tassi? Alla dinamica inflattiva è strettamente collegata anche l’inversione della curva dei tassi d’interesse. Gli analisti sembrano concordi sul fatto che si sia quasi raggiunto il picco del ciclo di rialzi dei tassi: ci si attende al massimo due rialzi dei tassi negli Stati Uniti, mentre nell’Eurozona due rialzi vengono dati per scontati, ma potremmo vederne fino a quattro. Crescita o recessione? Con i rialzi dei tassi a cui abbiamo assistito negli scorsi mesi, la possibilità di una recessione era data quasi per scontata nel 2023. In realtà, la performance economica ha continuato a sorprendere in positivo, come si può notare dagli indici di sorpresa per Europa, USA e Cina, che misurano la performance dell’economia rispetto alle aspettative (sotto). Cina ed Europa hanno deluso, mentre gli Stati Uniti si sono ripresi dopo un inizio anno sottotono. Mentre il settore manifatturiero rallenta, quello dei servizi traina la crescita. Anche il mercato del lavoro, sia in Europa che in Usa, ha dato segnali di ripresa sorprendenti. Insomma, l’economia americana stupisce in positivo e rimane forte, spostando ancora una volta più avanti la possibilità di una recessione. Guardando ai prossimi mesi, potrebbe essere utile analizzare il sentiment e le attese per il PIL: negli Usa, gli ultimi indici PMI aggregati, che misurano il sentiment dei direttori degli acquisti delle aziende, sono fermi a 53 punti, in territorio di espansione, spinti dal settore dei servizi. I dati di crescita del Pil per il primo trimestre sono stati positivi e sopra le attese (2% contro 1,1%), mentre le attese da qui a fine anno sono aumentate da circa lo 0,5% a quasi l’1,5%, secondo Bloomberg. (abstract)

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Quale direzione prenderà l’economia globale?

Posted by fidest press agency su giovedì, 13 luglio 2023

A cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments. Mentre il settore dei servizi è stato dinamico, quello manifatturiero è stato ostacolato da una domanda più debole e da un eccesso di giacenze di magazzino. Di conseguenza, la crescita è stata assorbita dalle aree dell’economia ad alta intensità di lavoro e a bassa produttività, facendo aumentare l’occupazione, i salari e l’inflazione. Nelle economie industrializzate, per raggiungere gli obiettivi di inflazione del 2%, potrebbe essere necessaria per l’inflazione resistente una fase di recessione. Le banche centrali hanno risposto con aumenti molto rapidi dei tassi di interesse di circa il 2%, un aumento che andrebbe interpretato come un semplice “togliere il piede dall’acceleratore”, considerando che il punto di partenza era a zero. Prevediamo una lieve recessione negli Stati Uniti a partire dalla fine dell’anno. Questo significa che i titoli azionari statunitensi saranno in difficoltà, sebbene altre economie e mercati degli asset appaiano meno sincronizzati. La debolezza dell’economia europea ci lascia perplessi. La fiducia dei consumatori europei è risalita rispetto ai minimi storici, i loro risparmi durante la pandemia da Covid non sono stati spesi, i prezzi del gas naturale sono ora una frazione del loro picco e i salari reali sono destinati ad aumentare. Tutto ciò dovrebbe sostenere una ripresa dall’attuale fase di debolezza. Forse stiamo semplicemente osservando le cose sbagliate. Le statistiche economiche si concentrano sui settori manifatturieri più facili da valutare e gli investitori guardano a quelli dell’economia principale, cioè quella tedesca. Il settore manifatturiero si è rivelato più debole rispetto a quello dei servizi, essendo quest’ultimo più difficile da misurare, mentre l’industria manifatturiera tedesca è stata particolarmente colpita dalla chiusura o dalla delocalizzazione di aziende che facevano affidamento sul gas naturale russo a basso costo. Altri indicatori, come i volumi di vendita al dettaglio in Spagna sono aumentati del 6% rispetto all’anno precedente, mostrando un quadro più positivo. Prevediamo che la Banca Centrale Europea continuerà a inasprire la politica monetaria nel corso dell’anno, concentrandosi sulla forte crescita dei salari e sulla potenziale fase di accelerazione dell’economia dovuta alla ripresa dei consumi.

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“La cooperazione nella salute globale: dalla didattica all’accesso alle cure”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 21 giugno 2023

Torino Venerdì 30 giugno alle ore 21, l’Accademia di Medicina di Torino terrà una riunione scientifica, sia in presenza, sia in modalità webinar, dal titolo “La cooperazione nella salute globale: dalla didattica all’accesso alle cure”.Si potrà seguire l’incontro sia accedendo all’Aula Magna dell’Accademia di Medicina di Torino (via Po 18, Torino), sia collegandosi da remoto al sito https://www.accademiadimedicina.unito.it/attivita/sedute-scientifiche/prossime-sedute.html. Introduce la serata Giulio Fornero, Direttore sanitario di “Camminare insieme”, socio dell’Accademia di Medicina. Intervengono come relatori Gianluca Gaidano, Professore Ordinario di Ematologia, Università del Piemonte Orientale e socio dell’Accademia di Medicina e Raffaella Ravinetto, Professore associato in Politiche farmaceutiche e Salute pubblica, Presidente del Comitato Etico per la Ricerca, Istituto di Medicina Tropicale, Anversa, Belgio. Giulio Fornero parte da un dato dell’OMS, oggi ci sono circa un miliardo di migranti a livello globale, circa uno su otto persone. C’è l’urgente necessità di studiare e mitigare le cause profonde delle migrazioni e riorientare radicalmente i sistemi di assistenza sanitaria nei paesi di origine e nei paesi di accoglienza per rispondere a un mondo sempre più in movimento. L’equità in assistenza sanitaria è diventata la prima delle priorità, comprendendo accesso ai farmaci ed equità nella disseminazione delle conoscenze mediche. Gianluca Gaidano osserva che quando si parla di salute globale, vi sono alcuni elementi indispensabili di cui tenere conto nel rispetto del principio di equità: opportunità di formazione e didattica in ambito biomedico, ricerca scientifica e accesso a farmaci innovativi per tutti coloro che sono nel bisogno clinico indipendentemente dalla collocazione geografica. A livello globale, numerose istituzioni, tra cui le Società Scientifiche, sono impegnate in programmi di formazione e didattica che hanno come obiettivo la condivisione delle conoscenze in situ e online con le comunità mediche di aree geografiche svantaggiate (“underresourced”) del mondo. In ambito biomedico, sono altrettanto importanti progetti di accoglienza in Università di studenti rifugiati o comunque provenienti da paesi in crisi umanitaria. La ricerca scientifica, con particolare riguardo all’innovazione terapeutica in paesi a basso o medio reddito, deve essere promossa secondo i principi del “benefit sharing”, e quindi nella condivisione dei benefici clinici della ricerca con tutte le popolazioni che hanno preso parte alla ricerca stessa, come indicato dalla dichiarazione di Helsinki e dalle linee guida CIOMS.. I ricercatori accademici possono svolgere un ruolo chiave per correggere questa situazione, e per incrementare l’ equità e la giustizia nella salute globale, in particolare promuovendo un’ agenda di ricerca condivisa, che non lasci indietro le necessità dei paesi a basso reddito; partenariati equi di ricerca, che valorizzino e rafforzino le capacità presenti nel Sud del mondo; un ecosistema in cui l’ accesso ai nuovi farmaci e prodotti essenziali sia costruito e pianificato a partire dalle fasi iniziali della ricerca; un’ equa condivisione dei benefici della ricerca, che non ‘scarti’ e non lasci indietro nessuno.

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Nuovo picco nel riscaldamento globale

Posted by fidest press agency su mercoledì, 31 Maggio 2023

L’anno più caldo da quando ci sono rilevazioni scientifiche è stato il 2016, quando le temperature delle acque oceaniche hanno superato la norma anche di 3°C. Ma tutti gli anni dal 2015 al 2022 hanno di fatto registrato temperature molto elevate. A fare il punto della situazione è Ener2Crowd.com, la piattaforma ed app numero uno in Italia per gli investimenti green, basandosi sui dati della World Meteorological Organization. Insomma vi è una ragionevole possibilità che quest’anno sia il più caldo di sempre, così come avremo quasi certamente un nuovo record nel 2024. La prossima stagione, già a partire da giugno 2023, sarà caratterizzata da temperature diffusamente oltre la media tra +1°C e +2°C su buona parte dell’Europa, compresa l’Italia. Supereremo il livello di 1,5°C specificato nell’accordo di Parigi con una crescente frequenza e questo avrà forti ripercussioni sulla salute, sulle risorse idriche, sulla sicurezza alimentare e sulle migrazioni climatiche, provocando conseguenze a catena. La piattaforma ha l’obiettivo strategico di creare il più grande fondo di investimento diffuso, con 500.000 investitori attivi. «Il nostro movimento finanziario sarà così in grado di contribuire alla riduzione di 0,6 MtonCO2 all’anno, pari allo 0,02% dell’obiettivo mondiale di riduzione annuale» puntualizza Niccolò Sovico. Certo è che in meno di un secolo in tutto il mondo il caldo si è fatto decisamente più intenso, con conseguenze spesso disastrose: dalla modifica degli habitat di molti animali al riscaldamento degli oceani, passando per le sempre più ricorrenti calamità naturali, uragani ed inondazioni. Da un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature —una delle più antiche nell’ambito della comunità scientifica internazionale— emerge inoltre che un riscaldamento del pianeta fuori controllo può ridurre il reddito globale di oltre il 20%. Ma il picco deve ancora arrivare ed a quanto sembra è veramente vicino. Negli ultimi otto anni, abbiamo visto le temperature continuare a salire, fino a raggiungere temperature record; si prevede che le temperature medie globali continueranno ad aumentare, allontanandoci sempre di più dal clima a cui siamo abituati. “El Niño” è il fenomeno climatico di riscaldamento delle acque del Pacifico tropicale centrale ed orientale fino alle coste del Perù e dell’Ecuador, che si ripete con intervalli tra i 2 e i 7 anni, dura da 9 a 12 mesi e porta ondate di calore, siccità ed alluvioni in diverse aree del globo terrestre. La controparte —come fase più fredda— è “La Niña”, durante la quale le acque della fascia equatoriale del Pacifico si raffreddano e la pressione occidentale si abbassa. Tutto questo si combina con il cambiamento climatico antropico che spinge le temperature globali in un terreno finora inesplorato. Promuovere una crescita più ecologica attraverso Ener2Crowd.com —il più grande movimento finanziario ad impatto di matrice sociale in Italia— rappresenta un’ancora di salvezza per il pianeta. (fonte: mail47.sea172.mcdlv.net)

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Usa: riflessioni pacate sull’economia globale

Posted by fidest press agency su domenica, 30 aprile 2023

By Mario Lettieri e Paolo Raimondi.Recentemente il governo di Washington ha manifestato pubblicamente alcune valutazioni economiche strategiche con toni più realistici rispetto al passato. Per il momento potrebbero essere solo enunciazioni, ma sono importanti dato il momento di grande stress geopolitico. Lo ha fatto il segretario del Tesoro, Janet Yellen, già presidente della Federal Reserve.. Pur non modificando minimamente la strategia di politica estera, in un’intervista alla CNN Yellen ha ammesso che “l’uso di sanzioni finanziarie legate al ruolo del dollaro comporta il rischio che, nel tempo, possa minare l’egemonia del dollaro”. Ciò “crea un desiderio da parte della Cina, della Russia, dell’Iran di trovare un’alternativa”. Anche se, aggiunge, il dollaro è sempre utilizzato come “valuta globale” e “non abbiamo visto nessun altro Paese che abbia l’infrastruttura istituzionale che consentirebbe alla sua valuta di operare nello stesso modo”. D’altra parte è un dato di fatto che, fuori da quello che consideriamo Occidente, le sanzioni, i commerci e le monete, a cominciare dal dollaro, sono visti e giudicati in modi differenti. L’amministrazione Biden non può ignorare quanto sta succedendo nel mondo delle valute. Anche se non se ne parla o si tende a minimizzarlo, l’impatto della crescente collaborazione tra i Paesi del Brics, estesa a molte altre economie emergenti, è un processo continuo. L’ultimo sviluppo è stato la nomina dell’ex presidente brasiliana, Dilma Rousseff, a capo della Nuova Banca di Sviluppo del Brics. Al suo insediamento a Shanghai, Dilma ha affermato: “Abbiamo bisogno di un meccanismo anticiclico che sostenga la stabilizzazione. E’necessario trovare modi per evitare il rischio di cambio e la dipendenza da una moneta unica come il dollaro Usa. La buona notizia è che molti Paesi scelgono di fare trading utilizzando le proprie valute. La strategia della Banca per il periodo 2022-2026 è di fare il 30% dei prestiti in valute locali.“.Poi, in un discorso alla John Hopkins School of Advanced International Studies di Washington, Yellen ha parlato in modo pratico dei rapporti tra Usa e Cina. “Gli Stati Uniti si faranno valere quando sono in gioco i propri interessi vitali, ha affermato, ma non cerchiamo di separare (decoupling) la nostra economia da quella cinese. Una completa separazione delle nostre economie sarebbe disastrosa per entrambi i Paesi e sarebbe destabilizzante per il resto del mondo.”. Ha aggiunto che “la salute delle economie cinese e statunitense è strettamente collegata. Una Cina in crescita e che rispetta le regole può essere vantaggiosa per gli Stati Uniti.”. Si ricordi che il commercio degli Usa con la Cina ha superato i 700 miliardi di dollari nel 2021, terzo rispetto a quello con il Canada e il Messico. Naturalmente Yellen ha ripetuto che “un rapporto economico costruttivo ed equo con la Cina” si colloca nella volontà americana di “difendere i valori e la sicurezza nazionale”. La Cina è invitata a mantenere una concorrenza economica leale. Interessante notare che nel suo discorso, volutamente e opportunamente, non ha mai menzionato Taiwan. La stessa ha anche ricordato che, nell’incontro dello scorso anno tra i presidenti Biden e Xi, si era concordato di migliorare le comunicazioni sulla macroeconomia e la cooperazione su grandi questioni come il clima e il debito. “Affrontare insieme questi problemi promuoverebbe gli interessi nazionali di entrambi i nostri Paesi”, ha detto. La Cina è il creditore bilaterale più grande a livello mondiale e detiene la metà dei crediti concessi da tutti i governi ai Paesi in via di sviluppo. Possiamo dire che la preoccupazione sul debito non riguarda soltanto quello dei Paesi poveri e in via di sviluppo, ma anche quello americano. All’inizio del 2021 la Cina, infatti, deteneva Treasury Bond per 1.095 miliardi di dollari, pari a circa il 4% del debito nazionale americano. Oggi ne detiene per un valore di 850 miliardi. Anche se la diminuzione è dovuta in parte al deprezzamento dei titoli, potrebbe segnare una più marcata tendenza futura. Molti politici e analisti si riferiscono ai rapporti di forza nel mondo solo rispetto alla politica, alla forza militare, al commercio o al pil. Non si comprende, e di conseguenza non si evidenzia, i due aspetti fondamentali degli assetti di potere: la moneta e la finanza. Si rischia, quindi, di sottovalutare situazioni e andamenti che accrescono i rischi di conflitto e persino di guerra. Allo stesso tempo si tende a ignorare anche possibili iniziative positive, proprio nel campo monetario e finanziario internazionale e multipolare. La collaborazione, potrebbe, invece, aiutare a promuovere azioni e soluzioni di sviluppo congiunto e pacifico, come la creazione di un paniere di monete e nuove regole per i mercati finanziari. By Mario Lettieri già sottosegretario all’Economia e Paolo Raimondi economista

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Schroders: il “nuovo ordine globale” minaccia la globalizzazione

Posted by fidest press agency su giovedì, 20 aprile 2023

A cura di David Rees, Senior Emerging Markets Economist, Schroders. Globalizzazione: questo processo durato decenni sta giungendo al termine. Complici i populismi e le disruption causate dal Covid, oltre alle implicazioni del conflitto in Ucraina, un numero crescente di Paesi ha messo in discussione la propria dipendenza da un numero ridotto di fornitori di beni e materie prime. L’emergere di un nuovo ordine mondiale è probabilmente alla base di un nuovo ciclo di investimenti, attraverso la riorganizzazione delle catene globali del valore (GVC), l’accelerazione della transizione energetica e l’aumento della spesa per la difesa. Alcune economie trarranno vantaggio dallo sconvolgimento delle GVC, in particolare quelle in grado di aumentare la quota di mercato o di esportare le risorse naturali necessarie per la transizione energetica.Guardando indietro, sembra che i vantaggi della globalizzazione abbiano raggiunto il culmine all’inizio del nuovo millennio e che le crescenti crepe nell’ordine mondiale li stiano scardinando, mentre la Cina sfida sempre più il dominio degli Stati Uniti. Il cambiamento dell’equilibrio geopolitico, determinato dal disaccoppiamento tra Stati Uniti e Cina, ha importanti ripercussioni sul comportamento delle imprese. Le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina sono in aumento da tempo. La deindustrializzazione ha lasciato spazio a una politica economica populista, favorendo la vittoria di Donald Trump nel 2016 e dando il via alla guerra commerciale con la Cina. I timori di un’eccessiva dipendenza da Pechino si sono poi amplificati durante la pandemia di Covid-19, con l’interruzione delle catene di approvvigionamento asiatiche e la conseguente carenza di beni.L’impatto economico immediato di queste sanzioni sta iniziando ad attenuarsi con la diminuzione dell’inflazione energetica. Tuttavia, le sanzioni hanno lasciato un segno indelebile nel mondo. Innanzitutto, le aziende sono ora più consapevoli, rispetto a prima della guerra, dei rischi politici e dei costi associati al commercio e agli investimenti diretti esteri (IDE). Inoltre, ciò sembra aver ampliato la frattura tra Stati Uniti e Cina, con il rischio di un disaccoppiamento permanente tra le due maggiori economie mondiali. Nel frattempo, abbiamo visto nuove politiche protezionistiche prima delle elezioni di mid-term negli Usa, che minacciano seriamente il commercio in settori ad alto valore come i semiconduttori tra Cina e Taiwan e tra Stati Uniti e Cina. Le nuove politiche sono state un ulteriore promemoria della minaccia alle GVC, già messa alla prova dalla Brexit, dai dazi ereditati dall’era Trump e dalla pandemia. Tutti questi eventi, così come i costi della guerra in Ucraina, in futuro influenzeranno con ogni probabilità il comportamento delle multinazionali e gli investimenti diretti esteri. È inoltre probabile che le multinazionali decidano di spostare le attività da Paesi come la Cina verso destinazioni che offrono una maggiore protezione dai rischi geopolitici o dai dazi commerciali.Le disruption causate dall’emergere di un nuovo ordine mondiale beneficeranno alcuni Paesi. Le economie emergenti in grado di attrarre le imprese manifatturiere che lasciano la Cina potrebbero aumentare il loro tasso di crescita potenziale incrementando la quota di mercato, così come le economie che esportano minerali fondamentali per la transizione energetica vedranno aumentare la domanda nei prossimi anni.Tuttavia, il nuovo ordine mondiale peserà sull’economia globale. La riorganizzazione delle GVC, la transizione energetica e l’aumento delle spese militari avranno un costo molto alto. Nel frattempo, anche le catene di approvvigionamento meno efficienti aumenteranno i costi. Di conseguenza, è probabile che l’inflazione e i tassi di interesse siano strutturalmente più alti, con conseguente rallentamento della crescita. (abstract by http://www.verinieassociati.com)

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La più grande esercitazione della guerra globale

Posted by fidest press agency su mercoledì, 19 aprile 2023

Inizia il 22 aprile 2023 l’esercitazione multinazionale Defender 23, diretta dallo US Army Europe, l’Esercito USA in Europa. L’esercitazione si svolgerà per due mesi in 10 Paesi europei. Vi parteciperanno 9.000 soldati USA e 17.000 di 26 Paesi alleati degli USA, con in primo piano l’Italia. Useranno 7.000 pezzi di equipaggiamento (armamenti e attrezzature militari) spediti dagli Stati Uniti in Europa, più altri 13.000 pezzi di equipaggiamento militare provenienti dai depositi dello US Army in Europa. Al termine, in giugno, si svolgerà in Europa una grande esercitazione di guerra aerea con cacciabombardieri USA e alleati a duplice capacità convenzionale e nucleare. (Ricordiamo che in Italia sono stipati 70 ordigni nucleari USA ad alto potenziale ndr) Mentre l’Europa viene trasformata dagli USA in campo di addestramento alla guerra contro la Russia, le forze missilistiche strategiche russe potenziano la propria capacità di difesa col test di lancio di un nuovo missile balistico intercontinentale armabile di più testate nucleari. Contemporaneamente gli USA accrescono il dispiegamento di forze militari nell’Indo-Pacifico, la regione che, nella geografia del Pentagono, si estende dalla costa occidentale degli Stati Uniti a quella dell’India. Obiettivo centrale di questa escalation è la Cina, sempre più temuta da Washington per le sue iniziative politiche ed economiche, oggi soprattutto in Medioriente. Emblematico il titolo del Washington Post: “Il nuovo ordine mondiale della Cina sta prendendo forma”. Nonostante il tentativo USA di isolare la Cina, imprenditori francesi e tedeschi stanno concludendo grossi contratti in Cina.L’Italia, invece, invia nell’Indo-Pacifico, di fatto sotto comando USA in funzione anti-cinese, la portaerei Cavour con a bordo i caccia USA F-35B. Nell’Indo-Pacifico l’Italia entra anche con un importante accordo concluso con il Giappone e il Regno Unito: il Global Combat Air Programma, il Programma Aereo di Combattimento Globale, per la costruzione di un caccia di sesta generazione. Poiché sarà un aereo da attacco nucleare, il Programma permetterà al Giappone di divenire di fatto un paese militarmente nucleare, come è l’Italia dotata dagli USA di armi nucleari. Il Global Combat Air Programme costerà decine di miliardi di dollari prima che il nuovo caccia entri in servizio. By Manlio Dinucci fonte: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2023/04/sempre-piu-verso-la-guerra-totale.html

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Credit Suisse e la bolla globale dei derivati

Posted by fidest press agency su sabato, 25 marzo 2023

di Mario Lettieri e Paolo Raimondi. Il credito di salvataggio di ben 54 miliardi di dollari da parte della Banca centrale svizzera non è bastato a stabilizzare il Credit Suisse. Anche la fusione con la più grande banca elvetica, l’Ubs, non sembra calmare le acque turbolente dei mercati finanziari internazionali. La ragione, di cui si tende a non parlare, è una e semplice: l’esposizione in derivati finanziari speculativi otc, quelli non regolamentati e tenuti fuori bilancio, del Credit Suisse e delle banche too big to fail. In particolare quelle americane. L’ultimo rapporto sui derivati dell’Office of the Comptroller of the Currency, l’agenzia Usa di controllo bancario, ha rilevato che, al 30 settembre 2022, quattro banche statunitensi detenevano ben 195.000 miliardi di dollari di derivati finanziari, pari all’88,6% del valore nozionale di quelli presenti nel sistema bancario nazionale. JPMorgan Chase ne deteneva 54.300 miliardi di dollari, Goldman Sachs 50.970, Citibank 46.000 e Bank of America 21.600. Sebbene la legislazione Dodd-Frank, promulgata dopo la grande crisi del 2008, richiedesse che i derivati passassero attraverso la compensazione centrale, il 58,3% di essi non lo fa, rimanendo nella totale opacità. Anche un recente studio della Banca dei regolamenti internazionali analizza le gravi complicazioni nella gestione dei derivati ed evidenzia che “le banche estere con sede al di fuori degli Stati Uniti hanno un debito in derivati otc di 39.000 miliardi. Più del doppio del loro debito registrato in bilancio e più di 10 volte il loro capitale”. Un’esposizione ritenuta “sbalorditiva” e foriera di nuovi sconvolgimenti. Il Tesoro Usa sta esaminando l’esposizione delle banche statunitensi verso il Credit Suisse. Non si scopre adesso che il sistema bancario internazionale è strettamente interconnesso e che la crisi di un componente importante può diventare sistemica. Perciò, non regge la giustificazione secondo cui il problema sarebbe di origine estera, come le autorità americane hanno più volte sostenuto. Negli Usa il quadro normativo distingue le banche con sede sul territorio nazionale da quelle con sedi estere. Queste ultime non sono sottoposte agli stessi standard, come i requisiti patrimoniali e una liquidità più stringente. Conoscendo bene i rischi, l’hanno fatto per attirare negli Usa capitali, anche speculativi, per restare, a tutti i costi, il mercato dominante. La storia delle crisi del Credit Suisse è stata bellamente ignorata per anni e consapevolmente sottovalutata. D’altra parte, rivelava la malattia dell’interno sistema che non s’intendeva affrontare drasticamente e curare. Nel 2021 la banca aveva perso 5,5 miliardi di dollari a seguito di derivati pericolosi con l’hedge fund speculativo americano Archegos Capital Management, poi fallito. I segnali di allarme furono ignorati da tutti, non solo dal Credit Suisse. Quest’ultimo era già stato coinvolto, con forti perdite, anche nello scandalo e nel fallimento di Greensill Capital, la società di servizi finanziari britannica, che aveva lasciato un buco di 10 miliardi. In precedenza aveva pagato una multa di 5,3 miliardi di dollari alle autorità americane per aver ingannato gli investitori sul rischio dei titoli subprime legati alle ipoteche immobiliari. Credit Suisse, quindi, ha sempre operato sul mercato Usa. Da anni controlla la First Boston. Tra i suoi azionisti vi sono gli arabi, Arabia Saudita e Qatar, con il 20% e, poi, come sempre c’è l’onnipresente fondo americano BlackRock con circa il 5% delle azioni. Ben sapendo che si mettono in difficoltà le banche che hanno ingenti investimenti in titoli di Stato a lunga scadenza e a basso rendimento, l’aumento dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali sembra essere una scelta obbligata. Nelle loro intenzioni mettere un freno all’inflazione resta la priorità, per evitare sconquassi economici e sociali. Per gli istituti finanziari in crisi metteranno a disposizione decine, centinaia di miliardi. E’ chiaro, però, che simili salvataggi pubblici non sono la soluzione. A ogni crisi il problema si ripresenta in dimensioni maggiori e peggiori. Perciò non ci si dovrebbe mai stancare di ripetere che una riforma globale della finanza è necessaria e ineludibile. Per riportare un po’ di sanità nel sistema finanziario, sarebbe opportuno ritornare alla separazione bancaria, alla legge Glass Steagall Act del presidente FD Roosevelt, e battere la speculazione attraverso l’accantonamento dei derivati otc e il divieto della cosiddetta leva finanziaria. Di Mario Lettieri già sottosegretario all’Economia e Paolo Raimondi economista

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Schroders: la riapertura della Cina è un bene per l’economia globale?

Posted by fidest press agency su venerdì, 10 marzo 2023

A cura di David Rees, Senior Emerging Markets Economist, Schroders. Le prospettive sono decisamente migliori per la Cina dopo il cambio di rotta del governo sulla politica Zero-Covid avvenuto alla fine dello scorso anno. Le prime indicazioni provenienti dai dati ad alta frequenza e dai PMI di gennaio indicano una forte ripresa dell’attività del settore dei servizi. Al contrario, l’impatto positivo sul settore manifatturiero è stato limitato dalla debolezza della domanda esterna, mentre le transazioni immobiliari, dopo un iniziale miglioramento, si sono praticamente arenate. È probabile che questo determini la forma della ripresa. Dopo tutto, il settore dei servizi cinese è stato ostacolato dalla politica Zero-Covid negli ultimi due anni, in quanto le restrizioni hanno limitato gli spostamenti. Il fenomeno del revenge spending sui servizi è stato osservato nella maggior parte delle economie del mondo dopo la fine delle misure anti-Covid, ed è probabile che la Cina sperimenti lo stesso rimbalzo della domanda di consumo repressa.A partire dal 1° trimestre del 2023, il nostro scenario di base per la Cina prevede ora tre trimestri consecutivi di crescita superiore al trend, con una prevalenza del settore dei servizi. Riteniamo che ciò farà aumentare la crescita del PIL nel 2023, e abbiamo quindi rivisto la nostra precedente previsione del 5% portandola al 6,2% circa. Tuttavia, l’euforia probabilmente svanirà con l’esaurirsi della domanda repressa e dei risparmi e l’attenuarsi delle forze cicliche. Per questo, riteniamo che la crescita del PIL si ridurrà al 4,5% nel 2024. Le ricadute positive su altre economie potrebbero essere piuttosto limitate. Dunque, mentre l’abbandono della politica Zero-Covid ha chiaramente migliorato le prospettive della Cina per quest’anno, il resto del mondo potrebbe non beneficiarne molto, se non per nulla. Infatti, anche se abbiamo rivisto al rialzo le nostre aspettative di crescita per Stati Uniti ed Eurozona per quest’anno, i miglioramenti sono dovuti a fattori interni piuttosto che alla spinta proveniente dalla Cina. (abstract by http://www.verinieassociati.com)

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Schroders – Credito globale: nel 2023 l’approccio attivo sarà premiato?

Posted by fidest press agency su sabato, 14 gennaio 2023

A cura di Rajeev Shah, Global Credit Strategist, e Janina Sibelius, Investment Specialist, Schroders. Non è esagerato dire che il 2022 è stato l’anno peggiore per il credito nella storia recente. Tuttavia, con le valutazioni dei mercati obbligazionari governativi e societari di nuovo allettanti, il 2023 si mostra incoraggiante.I mercati finanziari stanno iniziando ad adattarsi a un nuovo contesto di mercato. Un ambiente in cui le banche centrali continuano a diventare più aggressive e si allontanano dall’era del Quantitative Easing (QE), mentre si prevede che l’inflazione raggiunga il suo picco.Tuttavia, i timori di una recessione globale rimangono elevati, anche se è ancora troppo presto per dire quanto profonda o prolungata si rivelerà tale contrazione.Mentre le banche centrali dei mercati emergenti hanno già aumentato i tassi di interesse in modo significativo, i mercati sviluppati hanno inasprito le condizioni finanziarie nell’ultimo anno, con una serie di rialzi dei tassi. L’aumento dei costi di finanziamento ha iniziato a comprimere la crescita e, nel 2023, dovremmo assistere a una riduzione della volatilità dei mercati obbligazionari determinata dai tassi di interesse.Il conseguente riprezzamento dei mercati obbligazionari governativi e societari ha reso le valutazioni interessanti in termini di spread e rendimento assoluto. I fondamentali societari sono solidi, anche se stiamo entrando in una fase di rallentamento e si prevede un certo deterioramento nel corso dell’anno. In effetti, le valutazioni attuali riflettono per lo più il sentiment negativo di quest’anno, offrendo un ottimo profilo di reddito per il credito globale con molte cattive notizie già prezzate. L’inflazione, che è stata la principale preoccupazione del mercato, potrebbe essere prossima a raggiungere il suo picco. Le cose stanno migliorando negli Stati Uniti, dove i dati sull’inflazione mostrano segni di stabilizzazione e persino di diminuzione. Anche l’inflazione europea, esacerbata dalla guerra in Ucraina, dovrebbe raggiungere il picco, ma in ritardo rispetto a quella statunitense.Le maggiori dislocazioni e gli intervalli di spread all’interno del mercato, nonché la maggiore distinzione tra i settori, consentiranno non solo una migliore allocazione settoriale ma, cosa più importante, un ritorno del mercato globale del credito ai fondamentali. Per gli investitori attivi nel credito globale si presenta quindi l’opportunità di generare forti rendimenti nel nuovo anno.I fondamentali aziendali si sono mantenuti solidi, ma ci si può aspettare un certo deterioramento. I fondamentali delle aziende si sono mantenuti solidi per tutto l’anno, ma si profilano possibili sfide per gli utili, dato che il rallentamento dell’economia pesa sulla crescita delle vendite. Ciò potrebbe mettere in difficoltà i settori ciclici (settori che seguono i flussi e i riflussi dell’economia), dove di solito gli utili si riducono maggiormente nei periodi di crisi. La sfida principale per le aziende quest’anno sarà il rallentamento della crescita globale e il possibile deterioramento della forza dei consumatori, dato che la prolungata inflazione elevata continua a intaccare il potere d’acquisto dei consumatori.La natura aggressiva dei rialzi dei tassi ha portato a una significativa volatilità degli spread, che tuttavia diminuirà una volta che la Fed sospenderà o rallenterà i rialzi dei tassi.In Europa è probabile che le aspettative di recessione per questo inverno si avverino, seguite da una debole ripresa. Sebbene i governi stiano attuando misure fiscali per aiutare i consumatori e le imprese, queste mettono in discussione i deficit dei paesi e la sostenibilità generale del debito nel medio-lungo termine.I costi di copertura valutaria si sono spostati a favore del credito europeo, con un cambiamento sostanziale rispetto agli ultimi anni di QE in cui era favorito il credito statunitense. Questo cambiamento ha reso il credito europeo molto interessante per gli investitori stranieri.È probabile che il mercato dei green bond continui a crescere, dopo che hanno dominato le emissioni di corporate bond ESG. Inoltre, nel 2023 potrebbero esserci ulteriori emissioni di sustainability linked bond (SLB) nel mercato delle obbligazioni high yield.

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Bayern Monaco FC e Viessmann: una partnership globale

Posted by fidest press agency su sabato, 17 dicembre 2022

Allendorf (Eder) Viessmann e il Bayern Monaco FC estendono la loro collaborazione internazionale e diventano partner globali. L’azienda leader della climatizzazione supporterà il club calcistico con la propria esperienza in materia di riscaldamento, climatizzazione, ventilazione e fotovoltaico sostenibili ed efficienti dal punto di vista energetico.Andreas Jung, Responsabile Marketing del Bayern Monaco: “L’impatto internazionale del Bayern e le innovative tecnologie di riscaldamento, climatizzazione, ventilazione e fotovoltaico di Viessmann formano una squadra forte per richiamare l’attenzione sulle possibilità offerte da soluzioni climatiche sostenibili. Insieme, vogliamo sensibilizzare e dare l’esempio ai tifosi di calcio di tutto il mondo.”Thomas Heim, CEO di Viessmann Climate Solutions: “La collaborazione con il Bayern Monaco e il nostro impegno per la sostenibilità e per energia e soluzioni climatiche green sono una concreta responsabilità per tutti i membri della famiglia globale Viessmann. Insieme, creiamo spazi abitativi per le generazioni future. È stato naturale per noi espandere la partnership con il Bayern a livello globale. Siamo particolarmente felici anche della nuova collaborazione con Thomas Müller. La combinazione di un attaccante di livello mondiale e della nostra pompa di calore intelligente è la massima categoria dei promotori della transizione energetica!” In qualità di partner globale ufficiale per il clima, Viessmann non solo assicura che lo stesso club Bayern Monaco sia dotato di soluzioni di climatizzazione, ventilazione e fotovoltaico sostenibili e rispettose del clima, ma mira anche a sensibilizzare tutti gli appassionati di calcio e di sport sui molti modi in cui le soluzioni climatiche Viessmann possono far risparmiare CO2. L’utilizzo dei diritti del marchio Bayern FC, così come dei pannelli LED ben visibili all’Allianz Arena, dà modo all’azienda di attirare maggiormente l’attenzione a livello mondiale sulle opportunità positive di cambiamento offerte dalle soluzioni di climatizzazione sostenibili.Per tutti gli appassionati, Viessmann ha pubblicato un video nell’ambito della campagna “È ora di unire le forze”, che mostra in modo dinamico la responsabilità condivisa.

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