Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 133

Posts Tagged ‘penna’

“La penna è più potente della spada: Media e Social tra Conflitti e Cultura della Pace”

Posted by fidest press agency su sabato, 6 Maggio 2023

Mercoledì 10 maggio 2023 dalle 18:00 alle 19,30 webinar inaugurale dell’Associazione Internazionale Media per la Pace (IMAP). Organizzato in occasione della Giornata Mondiale della Libertà di Stampa istituita dalle Nazioni Unite nel dicembre del 1993, l’incontro è stato organizzato da Universal Peace Federation (UPF) e da IMAP. Interverranno: Carlo Zonato, Presidente UPF Italia; Vittorio Patanella, Coordinatore IMAP; Marco Lombardi, Direttore Scuola di Giornalismo, Università Cattolica di Milano; Marino D’Amore, Docente in Social Media e Social Network, Università Niccolò Cusano; Marco Respinti, Giornalista, Saggista e Docente, Direttore Responsabile “Bitter Winter”; Maria Pia Rossignaud, Direttrice Media Duemila, Vice Presidente Osservatorio TuttiMedia; e Maria Pia Turiello, Criminologa Forense, Mediatore nell’Alta Conflittualità, Moderatrice. Il webinar si propone di esplorare il contributo che i media possono dare per creare le condizioni per una pace duratura, prevenire e risolvere i conflitti e promuovere società più pacifiche e inclusive. Sarà trattato il tema dell’informazione e della comunicazione quali beni essenziali per difendere la libertà, per promuovere i diritti umani e contrastare discriminazioni, ingiustizie e totalitarismi. Compito del qualificato panel di relatori sarà confrontarsi sul valore della libertà di stampa, dell’autonomia e del pluralismo dell’informazione, dell’indipendenza dei media e della loro responsabilità sociale ed etica. Verrà presa in esame l’importanza di una pratica professionale seria, rigorosa e affidabile per assicurare un’elevata qualità della vita politica e democratica e per contrastare fake news e manipolazioni. IMAP co-organizzatrice del webinar è un progetto di UPF inaugurato durante il Summit mondiale 2020 a Seul, nella Corea del Sud. E’ una rete di professionisti e studiosi che sostengono e promuovono la responsabilità sociale dei media e i più alti principi del giornalismo etico. E’ impegnata a sostenere gli obiettivi delle Nazioni Unite e delle organizzazioni internazionali che operano per la pace e la sicurezza. UPF è una ONG con Stato Generale Consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC). E’ un’alleanza di persone e di organizzazioni a livello internazionale dedicata alla costruzione della pace fondata sui principi d’interdipendenza, prosperità condivisa e valori universali comuni. In Italia, tra le varie iniziative, pubblica la rivista periodica “Voci di Pace”, un autorevole punto di riferimento culturale per i temi interreligiosi, dei diritti umani, della good governance e della pace.

Posted in Spazio aperto/open space | Contrassegnato da tag: , , | Leave a Comment »

Scuola: Diplomati magistrale, l’esperienza di una vita non può essere tradita dal segno di una penna

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 luglio 2020

Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, attraverso una diretta Facebook dal suo profilo personale, ha fatto il punto della situazione sulla bozza delle Gps e delle sentenze che riguardano i diplomati magistrale: “Non ci arrendiamo e continuiamo le nostre battaglie, l’esperienza di chi insegna da anni nelle nostre scuole ha un peso specifico e non ci fermeremo fino a quando non sarà scritta la parola Verità su questo processo”Il leader Anief ha chiarito “cosa ha detto il tribunale amministrativo: che anche rispetto ai regolamenti preventivi di giurisdizione, non ritiene che la materia sia mutata. Noi diciamo che ne riparleremo in Consiglio di Stato, sono le prime due sentenze, noi non ci arrendiamo davanti alle ingiustizie, poiché è stato violato il giudicato; infatti, ci sono 3mila maestre che grazie alle sentenze del Consiglio di Stato sono entrate nei ruoli. Non demordiamo fino a quando non sarà scritta la parola verità su questo processo. Dunque faremo questo appello. Inoltre, il Consiglio di Stato ha anche detto che sta all’amministrazione valutare con i poteri di autotutela se confermare i ruoli, per esempio, a chi aveva o non aveva la clausola rescissoria. Non è scontato tutto questo e noi lo avevamo scritto; abbiamo anche chiesto il parere di uno dei più grandi esperti in Italia del diritto giuslavoristico, il professore emerito presidente della Cassazione De Luca, che ci aveva chiarito come secondo lui, in un parere pro veritate che abbiamo inviato ai ministri che si sono succeduti in questi anni, bisogna confermare i ruoli a chi ha avuto una clausola rescissoria e anche a chi non l’ha avuta perché il fatto stesso di essere individuato come persona che ha fatto l’anno di prova” avrebbe dato loro diritto a non essere licenziati.In conclusione, Pacifico ha affermato che “c’è la volontà del sindacato di lottare a fianco di chi ha un diploma magistrale ma anche degli altri insegnanti, che sono persone qualificate che hanno appreso e maturato questa qualifica durante il servizio svolto nelle nostre scuole. Perché non chiedere alle famiglie se questi insegnanti devono continuare a fare il loro lavoro? Hanno diritto a insegnare. Noi continueremo a chiederlo ai giudici, ai parlamentari, Anief c’è. Se in questi 4 anni è stato fatto un primo concorso straordinario per il personale della scuola dell’infanzia, se in questi 4 anni chi ha un diploma magistrale è stato inserito nella seconda fascia delle graduatorie d’istituto e ora sarà inserito nella prima fascia delle Gps, è per l’azione del sindacato. Sono cose che abbiamo ottenuto. Noi non demordiamo, ma dobbiamo stare uniti, ci dovete dare forza. Non dobbiamo pensare che l’esperienza di una vita sia tradita dal segno di una penna”.

Posted in scuola/school | Contrassegnato da tag: , , | Leave a Comment »

Dalla penna del grafomane alla lettura impegnata

Posted by fidest press agency su lunedì, 6 gennaio 2020

Credo che fin dalla mia infanzia non ho smesso di privilegiare la lettura del libro stampato anche se a volte, per lo più trovandomi fuori casa, mi son servito di un lettore. Intendo riferirmi a quell’aggeggio piccoletto tanto da poterlo mettere in tasca ma con la sua capacità di contenere almeno un centinaio di libri. E per soddisfare la mia vanità vi ho aggiunto una sessantina di miei libri. Ma nonostante il fascino della modernità non si attenua la mia voglia di ritrovarmi con libri freschi di stampa o ingialliti dal tempo toccandoli, sfogliandoli e riprendendo il percorso di mio figlio che aveva avuto cura di segnare la pagina con striscioline di carta e di servirsene con qualche piccolo commento.
Io, invece, ero criticabile perché le pagine che m’interessavano, e potevo poi trarne lo spunto per un mio articolo, si distinguevano dalle altre perché rilevavo a matita i periodi che intendevo riprendere per una citazione e a margine vi aggiungevo, a volte, anche qualche mia breve riflessione.
Era un modo di fare che mio figlio disapprovava e che, alla fine, ne riconoscevo la ragione e facendo violenza alle mie malsane abitudini ho poi cercato di ovviarvi dotandomi di alcuni foglietti dove annotavo gli argomenti che m’interessavano e riuscivo anche ad aggiungervi qualche laconico commento. Tutto questo lo sto dicendo ora che credo di essere vicino al capolinea della mia esistenza se non altro per ragioni anagrafiche.
Se invece mi chiedo da dove è venuta questa voglia di leggere, ma anche di scrivere non saprei con franchezza fissare una data precisa. Posso solo pensare che vi sono state circostanze fortuite che alla fine hanno fatto scattare la scintilla dell’interesse e prima ancora della curiosità. Di certo una delle concause può essere stata la voglia di leggere i libri che per imitazione suscitavano nei compagni di giochi e di confidenze un qualche interesse. Penso al primo libro che mi spinse a fuggire di casa perché mia madre non volle assolutamente comprare. Si trattava delle “Mie prigioni” di Silvio Pellico e per giunta in edizione economica. Mia madre si era convinta che non era fatto per la mia età. Mio padre, in quel periodo, era di stanza con il suo reggimento in un’altra città e di certo non poteva, in qualche modo, esprimere la sua opinione.
Un altro indizio, qualche anno più tardi, lo potrei individuare nella mia scoperta di una vecchia libreria messa da qualche tempo in cantina che conteneva molti libri e persino scritti di un prozio di mio padre che era abate in convento di frati francescani e che aveva lasciato in eredità alla famiglia.
Così scoprii le opere integrali di alcuni autori dell’antica Grecia e romani con il testo in greco e in latino e di lato la traduzione in italiano. Fu anche il tempo in cui mi dedicai a trascrivere con la mia calligrafia le prediche del mio bisavolo e a prendere confidenza di una prosa molto infiorata di parole che non conoscevo e di citazioni in latino.
Si aggiungeva, altresì, la circostanza che alcuni miei amici avevano dei genitori appassionati di letture per cui le loro biblioteche erano una fonte inesauribile di curiosità e d’interessi.
Così mi trovai al cospetto di una palese contraddizione, dove disdegnavo il libro scolastico ma mi abbeveravo ad altre fonti in un certo senso più specialistiche e meno commentate dove diventava più facile che incorressi in errori di valutazione e di non avere un quadro d’insieme della storia letteraria e filosofica dalle sue origini a oggi. Così sono maturati i miei pensieri e la mia grande sete di conoscenza e ora di averli in libera uscita. (Riccardo Alfonso)

Posted in Confronti/Your and my opinions | Contrassegnato da tag: , , | Leave a Comment »

Io scrivo: Dal pennino alla tastiera del computer

Posted by fidest press agency su domenica, 15 ottobre 2017

io scrivoKindle Edition by Riccardo Alfonso. Scrive l’autore nella presentazione del libro: “La mia generazione è quella che ha vissuto, nella sua prima infanzia, il tempo dell’inchiostro riposto in un calamaio per intingervi il pennino sorretto da un’asticciola. E ricordo ancora con vividezza quando la bidella, alle elementari, passava ogni mattina per riempire il calamaio, là dove era necessario, che era inserito in un foro posto alla destra in alto del piano del banco. Con quel calamaio la tentazione era forte ora per rovesciarlo, coinvolgendo il compagno che sedeva nel banco avanti al mio, ora d’intingere il pennino un po’ troppo lasciando sul quaderno una vistosa macchia, delizia e tormento per la mia maestra e magari un rimbrotto da parte della mamma. Alle medie ci fu già un significativo passo in avanti perché avevo il privilegio, allora per pochi, di possedere una penna stilografica. Seguì la prima biro e fu una vera e propria rivoluzione per il modo di scrivere e la possibilità di variare il colore della scrittura: nero, rosso, blu, ecc. Ma la penna a sfera, ad onor del vero, fu fatale per la mia grafia. Mi resi conto di peggiorarla incominciando a perdere la chiarezza e la sinuosità dei caratteri per un inchiostro che non scendeva regolarmente e lasciava segni ora troppo marcati ora sfocati.
Per mesi, in prima elementare, mi sono esercitato a scrivere solo asticciole perché allora non si era adusi fare molti progressi nella scrittura e solo dopo un “duro” tirocinio si passava alle parole, partendo dalle vocali, e inseguendo le consonanti. Ricordo che il primo impatto serio e impegnativo fu il dettato. Dovevo ascoltare e riportare sul quaderno le parole pronunciate dalla maestra e stare attento a non commettere errori storpiando le frasi che articolava. Dopo i primi insuccessi incominciai a carburare e tutto filò liscio. Gli impegni, nel frattempo, si moltiplicarono e dal dettato si passò al tema, al riassunto e alla numerologia con problemi da risolvere e a cimentarmi con i calcoli algebrici. Vi era poi la parte orale dove il pezzo forte della didattica era costituito dal mandare a mente poesie e persino brani di prosa. A questo punto le materie s’infittirono: storia, geografia, calligrafia, letteratura, lingue, disegno, ecc. I libri scolastici alla fine mi andarono in uggia e cercai riparo con altre distrazioni. Mi diedi ai giochi, alle compagnie “birichine” con scherzi a volte poco graditi dagli adulti e divenni un problema serio per i miei genitori e nonna materna.
Non ancora avevo trovato riparo con le letture fuori dal giro scolastico. Per alcuni anni mi acculturavo con il sapere dei miei compagni più avanti negli anni e lascio immaginare dove andavano a finire le chiacchierate. Si parlava di sesso, in un ambiente dove vigeva la severa separazione tra ragazzi e ragazze, di calcio e anche di libri “proibiti” e di religione. Ricordo che l’unica eccezione era lo scorrere le pagine illustrate del mensile Topolino con le sue avventure insieme agli altri personaggi che lo contornavano e il Corriere dei piccoli che mio padre comprava con il Corriere della Sera. Quest’ultimo era il giornale che non mancava mai in casa ma venendo da Milano, per noi che abitavamo al Centro-Sud e in una cittadina fuori dai circuiti viari e ferroviari importanti, voleva dire leggere l’edizione del giorno prima”.

Posted in Recensioni/Reviews | Contrassegnato da tag: , , , | Leave a Comment »

Coglitore: Il timbro e la penna

Posted by fidest press agency su mercoledì, 13 ottobre 2010

Venezia, 14 ottobre, ore 17.00 Piazzetta San Marco 13/a Presentazione libraria Antisala della Libreria Sansoviniana Nell’ambito della manifestazione nazionale “Ottobre, piovono libri 2010”, sarà presentato il volume Mario Coglitore, Il timbro e la penna. La “nazione” degli impiegati postali nella prima metà del Novecento, Milano, Edizioni Angelo Guerini e Associati, 2008. Introduce: Maria Letizia Sebastiani (direttore della Biblioteca Nazionale Marciana). Intervento di Marco Borghi (direttore dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea). Letture a cura di Sabina Tutone. Sarà presente l’autore. Ingresso libero.
Mario Coglitore, Il timbro e la penna. La “nazione degli impiegati postali nella prima metà del Novecento, Milano, Edizioni Angelo Guerini e Associati, 2008.
Questo libro ricostruisce la quotidianità professionale degli impiegati delle Poste nonché alcuni aspetti delle loro vicende private. L’autore ha utilizzato i fascicoli del personale delle vecchie direzioni provinciali di Venezia e Torino per cogliere la “sostanza antropologica” del travet delle Poste, e il suo rapporto con il contesto sociale e politico. Ne emerge una storia della burocrazia italiana e delle decine di dipendenti postali che si affannano ogni giorno in mezzo ad apparati telegrafici, timbri, regolamenti, disposizioni di servizio e rigide prassi lavorative, rinchiusi tra le pareti vetuste degli uffici. È uno spaccato significativo delle vicende di una parte dell’Italia giolittiana, travolta di lì a poco dal regime fascista conservando la certezza che l’immutabilità del meccanismo burocratico avrebbe messo in salvo anche le speranze e le attese di riscatto del popolo di minuti borghesi.

Posted in Cronaca/News, Recensioni/Reviews | Contrassegnato da tag: , , , | Leave a Comment »