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RBC BlueBay – Una grande maggioranza del Labour sospingerà la sterlina, ma le prospettive per i gilt restano incerte

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 giugno 2024

A cura di Neil Mehta, Portfolio Manager, RBC BlueBay Investment Grade Euro Aggregate Bond Fund. Il leader laburista, Keir Starmer, e il suo cancelliere ombra, l’ex-Bank of England (BoE) Rachel Reeves, hanno finora trasmesso un messaggio di conservatorismo economico, in contrasto coi passati governi laburisti, ottenendo il sostegno dei principali leader economici. Il piano fiscale previsto dai laburisti dovrebbe prevedere un certo stimolo, con una particolare attenzione alla ridistribuzione e all’energia pulita. Reeves ha anche proposto di ripristinare le relazioni con l’UE, dopo alcuni anni di gelo, offrendo la prospettiva di migliorare gli scambi commerciali, ridurre la burocrazia e attrarre flussi di capitali. Nel complesso, riteniamo che l’impatto a breve termine di una grande maggioranza laburista sia positivo per la sterlina, per via del sentiment, del ritorno della propensione al rischio nel Regno Unito e di un migliore equilibrio tra aspetti fiscali e crescita. Considerato che la sterlina si attesta a livelli che suggeriscono un breakout dal range post-Brexit, il momentum potrebbe registrare un breakout più consistente. Tutto ciò lascia trapelare un ritorno al di sopra di 1,30 contro il dollaro USA, un livello regolarmente registrato prima del referendum sull’UE. Tuttavia, mentre i fattori determinanti a breve termine per la sterlina sembrano essere su una traiettoria positiva, inclusa una BoE che manterrà i tassi d’interesse più alti e più a lungo, permangono delle sfide a lungo termine. Il margine di manovra fiscale è limitato se non si aumentano le tasse, il che impedisce a sua volta un rialzo sostanziale della crescita. Nel frattempo, la produttività resta lenta e il Regno Unito continua a registrare un saldo pubblico negativo e un deficit delle partite correnti. Inoltre, il finanziamento sul piano politico di servizi pubblici, come il Servizio sanitario nazionale e le università, richiederà alcune soluzioni creative, mentre i comuni in bancarotta e i problemi con le utenze potrebbero riservare brutte sorprese. L’opinione pubblica chiederà altresì un maggiore aiuto per adattarsi all’aumento del costo della vita. Sebbene le prospettive della sterlina possano apparire decisamente migliorate, l’incertezza resta elevata in relazione ai gilt britannici. La crescita dei salari nell’ordine del 6% sta facendo venir meno ogni prospettiva di un taglio dei tassi da parte della BoE nell’immediato, poiché si ripercuote sull’economia dei servizi e fa salire i prezzi. Anche la prospettiva di un’inflazione al 2% sembra più lontana, considerato che il recente calo dei prezzi energetici dovrebbe evidenziare una parziale inversione di tendenza a ottobre. È improbabile che un governo laburista aiuti la BoE nella riduzione della spesa pubblica. Solo un rallentamento più significativo della crescita o sul mercato del lavoro potrebbe indurre la BoE a ripensarci. A fronte di tassi d’interesse di riferimento al 5,25% e di un’inflazione sottostante del 4-5%, i rendimenti dei gilt, negoziati a oltre l’1% al di sotto dei livelli della liquidità, appaiono, a nostro avviso, decisamente troppo costosi a livello strutturale. Tutto questo cosa significa per gli investitori? In un contesto di questo genere, tenere il polso della situazione politica è fondamentale per determinare gli esiti attesi di eventi come le elezioni generali nel Regno Unito e il potenziale impatto sui prezzi degli asset e i rischi associati. Sottopesare il reddito fisso britannico potrebbe servire potenzialmente a proteggere la performance degli investimenti nelle strategie long only, laddove l’inflazione dovesse persistere, mentre le ramificazioni per la sterlina e la potenziale volatilità potrebbero offrire grandi opportunità per la generazione di alfa a beneficio delle strategie d’investimento absolute e unconstrained.

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Reddito fisso e valute: la sterlina recupera terreno, solido il dollaro

Posted by fidest press agency su mercoledì, 25 ottobre 2023

A cura della Strategy Unit di Pictet Asset Management. Secondo i nostri modelli, la recente ondata di vendite di Treasury USA ne ha reso interessanti le valutazioni. I rendimenti dei Treasury decennali di riferimento (al 4,5% circa) sono a livelli visti l’ultima volta circa 15 anni fa, un punto di ingresso interessantissimo, anche perché prevediamo che i tassi della Fed abbiano raggiunto il picco e sia quindi possibile un allentamento nel corso del 2024. Manteniamo pertanto la nostra posizione positiva sui titoli di Stato statunitensi. Ciò si estende ai titoli indicizzati all’inflazione, che paiono a loro volta interessanti grazie ai rendimenti reali, ora superiori al 2% e, quindi, al di sopra della nostra stima di crescita tendenziale del PIL reale degli Stati Uniti (secondo la teoria economica, nel lungo termine il tasso d’interesse reale è pari al tasso di crescita, in quanto viene considerato come il saldo tra il rendimento marginale sul capitale e l’aumento marginale della produttività). L’altra posizione di sovrappeso nell’ambito dei bond sovrani è nel debito in valuta locale dei mercati emergenti. Prevediamo che il divario di crescita del PIL tra il mondo emergente e quello sviluppato si allargherà al 2,3% quest’anno e al 3,2% nel prossimo (era solo allo 0,4% nel 2022). Ciò fa ben sperare per le obbligazioni dei mercati emergenti, nonché per le valute, che potrebbero offrire un’ulteriore fonte di rendimento.Naturalmente, con tassi reali ormai ai massimi pluridecennali ci si chiede se la sostenibilità del debito possa diventare un problema per alcune nazioni. Nonostante le difficoltà finanziarie in alcune parti delle economie emergenti (Egitto, Sudafrica, Cile) riteniamo che la maggior parte dei Paesi più importanti disponga degli strumenti per combattere l’onere di un rialzo dei tassi d’interesse. Tuttavia, non è possibile dire lo stesso per le aziende. I tassi più elevati fanno salire il rischio di insolvenze societarie, in particolare tra gli emittenti con merito creditizio inferiore. Riteniamo che il premio offerto dall’high yield statunitense rispetto ai Treasury (di poco superiore ai 400 punti base) non offra un ritorno sufficiente in considerazione del rischio, il che giustifica la nostra posizione di sottopeso.Siamo anche cauti sulle obbligazioni giapponesi perché riteniamo che la politica ultra-accomodante della BOJ sia insostenibile e destinata a cambiare entro la fine dell’anno. Per questo motivo manteniamo il sottopeso sui titoli di Stato giapponesi.

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Risalita per la sterlina, dollaro debole

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 agosto 2023

A cura della Strategy Unit di Pictet Asset Management. La risalita della sterlina dallo scorso ottobre sembra sfidare la forza di gravità. Ma ci chiediamo quanto ancora durerà. A fronte di ciò, abbiamo ridotto la nostra posizione sulla divisa inglese da neutrale a sottopeso. Dopo essere rimasta in una fascia di oscillazione abbastanza ristretta negli ultimi anni (all’incirca del 10% su base ponderata per gli scambi), la valuta britannica ha bucato i livelli degli ultimi nove mesi (si veda la Fig. 1). La sterlina è salita di circa il 16% dai minimi raggiunti durante la crisi dei titoli di Stato innescata dall’ex Primo Ministro, Liz Truss, nel settembre 2022. Sebbene ciò rifletta in parte la contemporanea debolezza del dollaro, la sterlina è stata trainata anche dalla risposta nervosa, ma in fin dei conti considerevole, della Banca d’Inghilterra (BoE) all’assillante persistenza dell’inflazione nel Regno Unito. Le aspettative sul livello terminale dei tassi che la BoE toccherà e sulla durata di tali rialzi sono progressivamente aumentate. Riguardo alla possibile spirale salari-prezzi, l’incubo delle banche centrali, vediamo al momento pochi segnali che suggeriscono che il Regno Unito ne sia preda. In effetti, i mercati sono rimasti sorpresi dal primo dato dell’inflazione più basso delle attese e, per i prossimi mesi, prevediamo ulteriori dati a conferma della nostra previsione di deciso calo. I prezzi dei beni sono scesi come nelle altre economie, i prezzi pagati dalle aziende manifatturiere sono sul punto di diventare decisamente deflazionistici, mentre le previsioni inflazionistiche dei consumatori si sono bruscamente invertite: tutti segnali di un alleggerimento del problema dei prezzi nel Regno Unito. Tuttavia, i rialzi dei tassi hanno iniziato a intaccare le previsioni di crescita. Rispetto alle altre principali economie, le sorprese economiche britanniche sono diventate sempre meno positive e rischiano di trasformarsi in vere e proprie delusioni nei prossimi mesi. Gli indicatori anticipatori si sono invertiti di netto e il mercato del lavoro si sta indebolendo, anche se da livelli molto solidi. Riteniamo che gli investitori in sterline inizieranno a scontare una prospettiva economica sempre più complessa.Per quanto riguarda il dollaro, sebbene abbia perso terreno in misura sostanziale nel corso dell’ultimo anno, in base ai nostri modelli, l’effetto è stato quello di passare da sopravvalutato a semplicemente prezzato in modo equo. Il biglietto verde continua, comunque, a non essere un buon affare. In parte, la debolezza del dollaro è stata causata dal fatto che, tra tutte le principali banche centrali, la Federal Reserve statunitense sembra essere quella più avanti nella lotta all’inflazione. Dopo l’ultimo rialzo, i mercati si aspettano che le prossime mosse della Fed contemplino un taglio. I nostri economisti ritengono che l’effetto dei tassi più elevati inizierà a essere avvertito in tutta l’economia nei prossimi trimestri, anche se il rallentamento non dovrebbe arrivare sino a una recessione. Ciò include il settore corporate, che è finora riuscito a fare bene. Ma anche se gli utili sono stati positivi, le prospettive per le vendite stanno iniziando a peggiorare e quelle per i margini continuano a essere negative. Tutto questo, combinato a rendimenti aggiuntivi minimi della liquidità, è alla base della nostra decisione di ridurre da sovrappesato a neutrale il nostro posizionamento nei confronti del credito investment grade statunitense. L’indebolimento del dollaro è positivo per gli asset dei mercati emergenti e quindi continuiamo a sovrappesare le loro obbligazioni in valuta locale. Una valuta domestica forte facilita i governi dei mercati emergenti nell’onorare il debito denominato in dollari, il che, a sua volta, riduce il rischio sovrano per gli investitori.

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Weekly market outlook: Perché la sterlina è vulnerabile?

Posted by fidest press agency su venerdì, 30 settembre 2022

A cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments. Il bilancio del Cancelliere dello Scacchiere britannico Kwasi Kwarteng non è stato accolto con entusiasmo dai mercati finanziari. Con tutta probabilità, lo schema del tetto ai prezzi dell’energia significa che il Regno Unito ha evitato una recessione a breve termine. Tuttavia, il costo in termini di ulteriore indebitamento pubblico è enorme, con il Cancelliere che ha raddoppiato i tagli alle tasse, andando quindi ad aumentare ulteriormente l’indebitamento. Di quanto sia aumentato non è dato a saperlo, dal momento che Kwarteng ha impedito all’Office for Budget Responsibility (OBR) di elaborare correttamente i numeri. Riteniamo che l’OBR, in realtà, avrebbe previsto deficit di bilancio ancora maggiori. Ad esempio, il costo diretto dei tagli alle imposte sulle aliquote più alte è di 6 miliardi di sterline, ma il nuovo Cancelliere ha ipotizzato che i “cambiamenti comportamentali” lo ridurranno a 2 miliardi di sterline. Questo sembra improbabile. La sterlina ha toccato i minimi storici e si prevede che i tassi di base supereranno il 6%. I rendimenti dei titoli di Stato sono saliti. Un andamento simile si riscontra in tutto il mondo: le banche centrali stanno aumentando i tassi più velocemente di quanto i mercati si aspettassero e i rendimenti obbligazionari sono in rialzo. Le aspettative sui tassi di interesse nel Regno Unito, però, sono aumentate in termini relativi grazie alle misure del nuovo governo britannico.La sterlina è particolarmente vulnerabile perché il Regno Unito ha un enorme deficit delle partite correnti. Come disse Mark Carney, “il Regno Unito dipende dalla gentilezza degli stranieri”, poiché per finanziare il deficit dobbiamo chiedere prestiti all’estero, e questi stanno diventando sempre più costosi. Questo è uno dei motivi, ma non l’unico, per cui il deficit ha raggiunto un record nei primi tre mesi dell’anno. Venerdì avremo i nuovi numeri. Il consenso vede una situazione in miglioramento, ma la verità è che non possiamo assolutamente esserne certi. Gli statistici del governo hanno cambiato il modo di calcolare i numeri e non sono sicuri di averli azzeccati. E il paese si trova ad affrontare un quadro generale molto impegnativo. La disponibilità degli “stranieri” a salvare il Regno Unito dipende fortemente dalla propensione al rischio globale. Quando le azioni sono in rialzo, la sterlina tende a rafforzarsi. La scorsa settimana, però, i titoli azionari sono stati molto deboli, evidenziando un pessimo tempismo per l’annuncio della riforma fiscale di Kwarteng.Questa settimana è previsto l’intervento di diversi membri del Comitato di Politica Monetaria (MPC) della Banca Centrale, e molti di loro adotteranno sicuramente una retorica “da falco”. Il governo ha cercato di attribuire la colpa del calo della sterlina alla decisione dell’MPC di aumentare i tassi di base “solo dello 0,5%”. Una decisione apparsa alquanto strana. La Banca d’Inghilterra è indipendente, ma è il governo a nominarne i membri. Sebbene non possa licenziare il governatore Andy Bailey in termini strettamente legali, egli si dimetterebbe quasi certamente se il Cancelliere lo desiderasse. Molti si aspettano che Bailey lasci il suo incarico all’inizio del prossimo anno. Personalmente, spero che questo non avvenga. Nel frattempo, le agenzie di rating valuteranno se mettere il Regno Unito sotto osservazione negativa. Ma il governatore non è che un membro del MPC e molti altri membri sarebbero felici di affrontare il governo e aumentare i tassi in modo aggressivo. Si parla di una riunione d’emergenza per alzare i tassi di base prima della prossima riunione prevista per il 3 novembre. Se io facessi parte del comitato, mi opporrei: sembrerebbe un segnale di panico. Invece, sarei favorevole a un rialzo dei tassi al 5% nei prossimi mesi. Questo livello attirerebbe fondi nel Regno Unito, anche se il nuovo governo britannico avrebbe bisogno di un po’ di fortuna per evitare una crisi finanziaria.La sterlina potrebbe scendere sotto la parità rispetto al dollaro nelle prossime settimane. Sono necessari tassi di interesse più elevati per compensare l’aumento del rischio derivante dalle misure del nuovo Cancelliere e, sebbene il tetto ai prezzi dell’energia potrebbe aver evitato la recessione quest’inverno, l’economia britannica appare ancora decisamente vulnerabile.

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Investimenti: nasce Sterlina-Oro.info

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 febbraio 2021

Nel panorama del mercato dell’oro nasce un nuovo portale di informazione finanziaria, raggiungibile all’indirizzo http://www.sterlina-oro.info.
Si tratta di un portale interamente dedicato a chi si avvicina per la prima volta al mondo degli investimenti in oro o a chi già opera in questo campo e vuole avere un’informazione più approfondita sull’argomento.In Italia, per esempio, la sterlina in oro è uno dei modi più utilizzati per investire nel metallo giallo, in quanto moneta a corso legale e conosciuta in tutto il mondo.Sul sito si trovano tutta una serie di nozioni che spiegano dettagliatamente le caratteristiche delle monete e dei lingotti d’oro e varie informazioni su come difendersi dalle trappole e sui migliori trader del settore.Il portale è stato realizzato grazie ad un’idea di Lorenzo Bellatti, un esperto con grande esperienza negli investimenti in oro, avendo operato nel settore dal 2008 al 2019 come amministratore di tre aziende del settore.L’obiettivo del fondatore del sito è contrastare la pseudo informazione alimentata da alcuni operatori scorretti che, per accaparrarsi più clienti, pubblicano notizie e prezzi non inerenti alla realtà.I punti di forza del portale sono la correttezza delle informazioni. Non si tratta di un portale di compravendita quindi, e le informazioni sui prezzi sono vere e disinteressate.Inoltre è lo stesso Bellatti che risponde personalmente via email a tutte le richieste sull’argomento e offre consulenza su come difendersi dalle trappole commerciali degli operatori scorretti.Un altro aspetto positivo è rappresentato dalla pubblicazione del prezzo dell’oro in tempo reale, con grafico delle ultime 24 ore.Il sito propone anche informazioni legali e fiscali: gli operatori devono essere autorizzati dalla Banca d’Italia e sono tenuti ad una serie di adempimenti anche a garanzia dell’utente finale.Con la pandemia e la conseguente crisi economica il prezzo dell’oro ha raggiunto il suo record storico superando i 50 euro al grammo. Questo ha portato ad un aumento degli scambi presso le strutture autorizzate, che nonostante il lockdown del 2020, sono riuscite a recuperare la perdita e in alcuni casi anche a chiudere i bilanci con un discreto utile d’esercizio.Per questo l’oro, per alcuni analisti, è il bene più liquido che esista, spesso equiparato ad una moneta ma più sicuro.

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“Commento sulla sterlina”

Posted by fidest press agency su martedì, 17 dicembre 2019

A cura di Alex Batten, currency expert and portfolio manager, fixed income. Il mercato ha prezzato particolarmente la maggioranza conservatrice. Le cicatrici dei sondaggi del passato significano che l’attuale vantaggio del 10% per i conservatori, che implicherebbe una solida maggioranza conservatrice, non è prezzata del tutto. Nel caso in cui venga restituita una maggioranza conservatrice, un passaggio in GBPUSD a 1,34-1,35 sembra ragionevole. È stato scritto molto sull’importanza per la sterlina di una maggioranza ampia di qualunque schieramento sia, cosa su cui siamo meno inclini a concordare. Qualsiasi maggioranza per i conservatori vedrà la firma di un accordo di recesso e il completamento della prima fase della Brexit.Una minoranza conservatrice sembra improbabile in quanto i conservatori hanno alienato i loro partner naturali (DUP) così come è avvenuto nel caso del hung parliament, cioè il DUP rappresenta l’ago della bilancia sia per i conservatori sia per il Labour/SNP/Lib-Dem ed è questo lo scenario in cui un no deal ha maggiori probabilità di verificarsi. Inizialmente ci aspetteremmo un calo del 3-4%. L’unica eccezione a questo sarebbe un governo a minoranza conservatrice sostenuto dai Liberal-democratici a condizione di un secondo referendum. Questo sembra molto improbabile data l’opposizione conservatrice al secondo referendum, ma sarebbe l’esito più favorevole al mercato e un passaggio a 1,40 in breve tempo sarebbe ragionevole.Un governo di minoranza laburista, presumibilmente sostenuto da Liberal-democratici & SNP, genererebbe molta incertezza nel breve termine ed è improbabile che sia di supporto alla sterlina. A più lungo termine, ci aspettiamo un rimbalzo in sterline poiché un secondo referendum è una delle poche aree di accordo all’interno di questa coalizione e le politiche più radicali (e ostili alla sterlina) del Labour sarebbero annacquate.Una maggioranza laburista sembra molto improbabile e la sterlina reagirebbe molto negativamente a questo risultato con un calo di circa il 4-5%.

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Brexit, si prevedono tempi bui per la sterlina

Posted by fidest press agency su venerdì, 24 marzo 2017

sterlinaTheresa May presenterà all’Unione europea la richiesta formale di attivare l’articolo 50, la procedura che dovrebbe portare la Gran Bretagna fuori dall’Ue, il prossimo 29 marzo. Giusto in tempo, insomma: May si era impegnata a procedere per la fine di marzo. Da quel momento serviranno circa due anni perché la Brexit sia effettiva: i 24 mesi servono per le discussioni tra autorità europee e britanniche per stabilire sia le modalità di uscita del Regno Unito sia il futuro rapporto tra Londra e Bruxelles.
Dal 23 giugno (giorno del referendum) la sterlina ha avuto un crollo verticale comparata alle valute del G10 e dei mercati emergenti. Anche peggio del peso messicano. Soltanto la lira turca, sulla soglia della guerra civile ha performato peggio della sterlina.Da gennaio 1999 (nascita dell’Euro) la Gran Bretagna è passata da un debito/PIL sotto il 40% all’89% di oggi. La media del debito/PIL dei paesi con l’Euro invece è passata da poco meno del 70% al 90%.
Dalla crisi del 2009 in poi sono ancora più evidenti i vantaggi della moneta unica dal punto di vista dei conti pubblici. Da quella data infatti la Gran Bretagna non è mai riuscita ad avere un deficit/PIL inferiore al 3% toccando anche punte del 10% nel 2010.
Il settore finanziario è quello più minacciato dalla Brexit e il rischio è che nonostante la discesa della sterlina l’Europa costringa le banche a traslocare. L’Europa è il primo partner commerciale con la Gran Bretagna, che senza accordi rischia di pagare in termini di inflazione gli eventuali dazi, specie nel settore agricolo.La Gran Bretagna, per far dimenticare gli svantaggi della Brexit, sta aumentando pericolosamente il suo debito alle prossime generazioni che non hanno votato al referendum.Si prevedono tempi duri per la sterlina. Il consiglio è di investire short sulla valuta a meno di eventuali accordi miracolosi in zona Cesarini, ma tutto sembra essere oramai deciso. (Commento a cura di Massimo Siano, Head of Southern Europe per ETF Securities)

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In cima da soli. La supremazia del dollaro USA è in discussione?

Posted by fidest press agency su giovedì, 19 novembre 2015

moneteAffermare che la prova più evidente dello status di maggiore potenza globale degli Stati Uniti non risieda né nella forza militare né nella supremazia economica ma nel primato del dollaro statunitense nel sistema finanziario economico, sarebbe del tutto ragionevole.
Secondo un recente studio dell’Economist, alla fine del diciannovesimo secolo, nonostante il Regno Unito fosse stato superato dagli Stati Uniti come maggiore economia mondiale, la Gran Bretagna continuò ad essere percepita come la maggiore forza trainante mondiale fintanto che la sterlina rimase la moneta dominante sui mercati finanziari, con più del 60% delle transazioni commerciali e il 90% delle emissioni di debito pubblico denominate in sterlina.Il quadro cambiò radicalmente dopo la Seconda Guerra Mondiale, in seguito alla quale il dollaro USA sostituì la moneta britannica come maggiore valuta di riserva. Questo coincise, e in parte sancì, la fine della supremazia britannica.Da allora, il dollaro è stato la superpotenza del sistema finanziario e monetario per più di 70 anni. Nonostante alcune fasi di crisi, come il collasso del sistema di Bretton Woods, cicli economici avversi negli Stati Uniti e la nascita dell’euro, lo status del dollaro come mezzo di pagamento, riserva di valore e attività di riserva è rimasto intatto.I numeri lo dimostrano. La quota di transazioni in valuta estera condotta in dollari è pari all’87%, di gran lunga superiore a tutte le altre maggiori valute globali (la seconda è l’euro, la cui percentuale si attesta al 33%). Circa metà delle attività dollarofinanziarie sono denominate in dollari, e il 55% della ricchezza globale è detenuta da istituzioni finanziarie statunitensi. Oltre a questo, l’OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries), esporta solo in dollari, grazie a un accordo firmato nel 1971 (anche se dal 2005, alcuni paesi membri dell’associazione stanno spingendo per uno cambio verso l’euro), creando costante domanda di dollari sui mercati internazionali dei cambi. Ultimo ma non meno importante, molte economie emergenti hanno il tasso di cambio ancorato alla valuta statunitense, “sottomettendo” di conseguenza le loro politiche monetarie alle decisioni delle Federal Reserve. È evidente come nei mesi scorsi la prospettiva di un piccolo rialzo dei tassi a parte delle FED abbia causato movimenti molto forti nei debiti emessi in dollari da stati e imprese nei paesi emergenti.Il ruolo indiscusso di valuta dominante nelle riserve mondiali e la costante domanda di dollari ha permesso al governo e agli operatori Usa di indebitarsi a costi relativamente minori rispetto alle altre economie. Anche il sistema di pagamenti internazionali, incentrato sul dollaro, ha aiutato gli USA nelle negoziazioni internazionali e nel proteggere i propri interessi all’estero. Per esempio nel 2013 il governo americano ha sanzionato BNP Paribas per la violazione di sanzioni US che non erano legge né francese né degli altri paesi coinvolti nella transazione.
Così come il dollaro americano emerse dall’ombra della sterlina, circa un secolo fa, oggi un destino simile potrebbe capitare allo yuan e la Cina (rispetto al dollaro e agli Stati Uniti) che lentamente si stanno imponendo sulla scena internazionale. Basta solo guardare alla crescita esponenziale del peso della Cina sull’economia globale. Guardando agli attuali tassi di crescita del PIL, anche considerando il recente rallentamento, il sorpasso della Cina sugli Stati Uniti come prima economia mondiale potrebbe essere questione di tempo. Già in termini di parità del potere di acquisto, nel 2014 la Cina è diventata l’economia più grande del globo.
Evento molto significativo è anche la decisione dell’IMF sull’inclusione dello yuan nel paniere di valute di riserva, lo Special Drawing Right (SDR) attesa alla per la fine del mese. Gli ultimi sforzi del governo cinese per favorire l’utilizzo della valuta nazionale nelle transazioni globali si sono mosse in questa direzione.
Dati tali progressi, è possibile concludere che lo yuan possa diventare una valida alternativa al dollaro Usa e un giorno spodestarlo dal trono?
Uno studio recente di Barry Eichengreem dell’Università della California, Berkley, può fornire alcuni criteri per dare una risposta credibile alla domanda. La ricerca suggerisce che siano tre aspetti del mercato finanziario domestico a decretare il successo di una valuta come riserva, ossia la dimensione, la stabilità e la liquidità. Analizzando questi aspetti del mercato finanziario cinese si può cercare di dedurre quale sarà il ruolo dello yuan nel contesto globale da qui in avanti.Riguardo la dimensione, sicuramente essere ammessi nello SDR è un gran passo avanti, ma da solo non è sufficiente per far affermare lo yuan. Secondo JP Morgan, nei prossimi 5 anni, le Banche Centrali globali e i Fondi Sovrani investiranno fino a 350 miliardi di dollari in obbligazioni cinesi. Nonostante il numero sia in sé rilevante, se paragonato ai 1.27 trilioni di dollari investiti dalla sola Cina in titoli di stato USA, appare ancora ben poca cosa. Attualmente il 97% delle riserve globali sono investite in 4 valute (dollaro, euro, yen e sterlina). Può volerci molto tempo prima che lo yuan diventi con l’euro e il dollaro una divisa veramente internazionale.Se parliamo invece di stabilità e liquidità dei mercati, ci sono molto dubbi giustificati sulla completezza ed equità del quadro legale cinese, soprattutto fino a quando il sistema giuridico nazionale sarà sotto il controllo del Partito Comunista. Inoltre, nonostante il governo e la banca centrale stiano attivamente promuovendo lo sviluppo del mercato finanziario, lo yuan non è completamente convertibile. La questione più evidente è la relativa mancanza di esperienza e l’immaturità delle autorità, in particolare nella gestione della stabilità del mercato. Durante gli scossoni azionari dell’estate 2015, l’impacciata ingerenza nel mercato da parte delle autorità ha probabilmente solo acuito la volatilità. L’inaspettata svalutazione dello yuan in agosto ha inoltre diminuito la credibilità delle istituzioni cinesi nel trattare situazioni economiche complesse.Considerato tutto, i sostenitori del dollaro possono ancora sostenere, a buona ragione, che il mercato dei capitali statunitense rimane tuttora quello più vasto, liquido e ben regolamentato: il sistema finanziario globale non abbandonerà molto presto il dollaro.Tuttavia, i mercati finanziari internazionali possono sicuramente beneficiare dall’inclusione dello yuan come riserva di valore, semplicemente per il fatto che la Cina è ormai un protagonista dello scenario globale e la domanda di valuta cinese come riserva è forte. La storia ha già mostrato come due valute molto importanti possano coesistere per un lungo periodo, come fecero il dollaro e la sterlina all’inizio del Ventesimo secolo. Dopotutto, non è necessario essere da soli in cima. (a cura del team di Asset Allocation di MoneyFarm.com)

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