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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 145

Posts Tagged ‘meloni’

“La propaganda del Governo Meloni sta arrivando al capolinea. Ci opporremo con forza ai tagli agli Enti Locali”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 29 Maggio 2024

“Come più volte paventato, dinanzi ad un’Italia che cresce meno delle previsioni, ovvero lo 0,6% a fronte di un 1,2% previsto, così come certificano enti quali Bankitalia e l’Istat, con una Legge di Bilancio che poggia per due terzi sul debito, cos’altro poteva accadere se non che la Premier Giorgia Meloni ed il suo Governo mettessero in campo l’ipotesi di tagli agli enti locali? La propaganda Meloni sta arrivando al capolinea: il Governo spingerà la polvere sotto il tappeto fino alle elezioni europee e poi gli italiani vedranno quali provvedimenti riserva loro una gestione così incauta dei conti pubblici, perché i numeri, purtroppo, hanno la testa dura”: così Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, presidente di ALI-Autonomie Locali Italiane, coordinatore dei sindaci Pd e candidato alle prossime europee, con il Partito Democratico, nella Circoscrizione Centro. “Il riferimento, naturalmente, è alla bozza di decreto interministeriale che, come osservano anche gli amici dell’ANCI, comporterebbe tagli a quei Comuni che più hanno beneficiato dei fondi PNRR. Un assurdo, se pensiamo che gli investimenti PNRR sono destinati alla realizzazione di opere pubbliche e servizi ai cittadini come infrastrutture ed asili nido”, prosegue Ricci. “Il taglio previsto, che per gli enti locali è di 150 milioni quest’anno, prima parte di 1 miliardo e 250 milioni totali fino al 2028, non solo scoraggerebbe la piena riuscita degli obiettivi del Piano, ma sarebbe un duro colpo proprio per la crescita del Paese, che necessita un impegno forte negli investimenti pubblici”, osserva Ricci. “Solo con un serio programma di investimenti pubblici l’Italia può crescere ed allinearsi agli obiettivi che l’Europa ci chiede. Meloni e i suoi Ministri finora hanno fatto solo propaganda e giocato sulla pelle dei cittadini: e il tempo lo sta attestando. Ci opporremo con forza a questi tagli, che vanno contro l’interesse della collettività e contro gli impegni presi con l’Europa”, conclude Ricci.

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Meloni Double face? Può diventare un rischio votarla?

Posted by fidest press agency su mercoledì, 29 Maggio 2024

By Enrico Cisnetto direttore Terza Repubblica. Chi voteranno gli italiani che l’8 e 9 giugno scriveranno Giorgia sulla scheda? La Meloni euro-atlantica, dalla rassicurante postura istituzionale, politicamente moderata, amicona della von der Leyen e preoccupata di tenere sotto controllo i conti pubblici come Bruxelles chiede? Oppure la Meloni della prima ora, sovranista e critica della Commissione Ue fino al punto da chiedere che il potere torni nelle mani degli stati nazionali, come è apparsa nel suo sanguigno intervento all’adunata delle destre europee organizzata dagli spagnoli di Vox – un ritorno sul luogo del delitto, visto il suo famoso comizio “Yo soy Giorgia, soy una mujer, soy cristiana” dell’ottobre 2021 che tanto scalpore aveva suscitato – accomunata all’ungherese Orban ma anche alla francese Marine Le Pen? Il quesito non è di facile soluzione, eppure dalla risposta dipende in misura significativa il pronostico di cosa accadrà in Europa e in Italia nei prossimi mesi. Perché se è vero che molti di coloro che daranno fiducia alla leader di Fratelli d’Italia, magari riconfermando quella già espressale alle politiche nel settembre 2022, non si porranno neppure la domanda, non meno vero è che una parte non residuale se la porrà eccome. Tra costoro, probabilmente il gruppo più folto sarà formato da chi ha apprezzato la Meloni moderata e ora teme che riemerga la versione di antico conio; ma ci sarà anche chi farà la valutazione opposta.La considerazione più facile da fare è che siamo in campagna elettorale, e dunque è normale che i decibel salgano e le semplificazioni prevalgano. Ma è una spiegazione troppo banale per meritare la nostra attenzione. La verità, invece, è che esiste veramente una Meloni double face, e non solo e non tanto per ragioni strumentali. In questi 19 mesi di governo, ho più volte detto che tutto ciò che di positivo si poteva attribuire alla presidente del Consiglio, tanto o poco che fosse, derivava da un’opera di “ravvedimento virtuoso” delle sue tradizionali posizioni, e che tutto ciò che positivo non era derivava dal voler tenere fede agli antichi intenti, o da ravvedimenti parziali e poco convincenti. Poteva, e può, sembrare paradossale, ma tanto più Meloni tradiva se stessa, tanto maggiore era l’apprezzamento che suscitava, in Italia ma soprattutto nei più diversi contesti internazionali. Il problema è che questo meccanismo di trasformazione è andato producendosi a scatti, con fughe in avanti ma anche con altrettanti rinculi. Uno stop and go che si è accentuato negli ultimi tempi, un po’ per l’approssimarsi dell’appuntamento elettorale europeo – che fa scattare quel maledetto (e a ben guardare autolesionistico) riflesso condizionato secondo il quale nelle urne si fa il pieno quanto più si indossano i panni del populismo radicale e si alzano i toni – e un po’ per l’accentuarsi dell’asfissiante concorrenza a suon di distinguo di Salvini all’interno del centro-destra.Insomma, c’è una Meloni consapevole che per governare il Paese l’approdo euro-atlantico è fondamentale e che per realizzarlo occorre politicamente evolvere in senso liberal-conservatore, e ce n’è un’altra che subisce il richiamo delle origini, è ossessionata dall’idea di non avere nessuno alla sua destra (ecco perché Salvini la manda in bestia) ed è convinta che il “doppio registro” le consenta di fare il pieno di consensi tanto a destra quanto al centro. Il politologo Giovanni Orsina, nella bella War Room di giovedì 23 maggio (con lui Marc Lazar e Claudio Tito, qui il link ), ha spiegato che questa “ambiguità” Meloni la giustifica con il suo doppio ruolo, di presidente del Consiglio e di leader di partito, e che la contraddizione è solo apparente perché Meloni può sostenere che il suo nazionalismo politico è quello che le serve per pesare sui tavoli europei quando vi siede nel suo ruolo istituzionale. Ma Orsina – che peraltro è persuaso che quella vera sia la Giorgia ideologica e barricadera e non la Meloni moderata e istituzionale – ha anche aggiunto che l’ambiguità rischia di farla “cadere tra due sedie”, cioè finire per scontentare entrambe le aspettative, sulla base del principio che in politica l’ambiguità è un’arma a doppio taglio. Io sono d’accordo con Orsina, e anzi aggiungo che, paradossalmente, tanto più interpreta bene i due ruoli, tanto maggiore è il rischio che a lungo andare susciti delusione su entrambi i fronti.Di tutto questo ne è un esempio calzante la vicenda dei rapporti tra Meloni e Le Pen. Come ha ben ricordato Stefano Folli, la leader del Rassemblement National rappresenta quella destra reazionaria francese che è figlia dei nostalgici di Vichy, come lo era suo padre Jean-Marie, e non certo quella conservatrice che discende dal generale De Gaulle. Motivo che spiega i reiterati fallimenti di padre e figlia nel tentativo di conquistare l’Eliseo. Ultimamente la Le Pen ha iniziato un lavoro di maquillage politico-culturale, abbandonando le posizioni più estreme, cercando di relegare al passato il suo strettissimo rapporto con Putin, fino alla cacciata, pur frettolosa e poco convincente, dei tedeschi di Afd – per capirci quelli che solo pochi giorni fa hanno avuto parole di comprensione per i nazisti delle SS e che sono rimasti i soli a predicare l’uscita dall’Unione europea – dal raggruppamento europeo dei sovranisti dichiarati di “Identità e Democrazia”. Così Le Pen – che negli ultimi tempi si era lasciata avvicinare dal Salvini in progressione destrorsa, irritando non poco Meloni – ha improvvisamente aperto alla presidente italiana, che l’ha ricambiata di altrettante attenzioni non fosse altro per attenuare quella percezione di eccesso di simpatia nei confronti di Ursula von der Leyen che le è stato rimproverato.Questo asse Marine-Giorgia, però, provoca diverse conseguenze. La prima: è inevitabile che si vada a riesumare i vecchi intrecci tra il mondo missino e il fronte lepenista, e questo non fa bene a nessuna delle due. La seconda: appare bizzarro che l’incontro tra le due avvenga mentre la francese si sta sforzando di marciare verso il centro e l’italiana rincula verso destra. Difficile trovarsi, soprattutto stabilmente. La terza: il vantaggio politico della seppur posticcia alleanza Meloni-Le Pen è tutto francese, in chiave anti Macron sia in vista delle europee sia in prospettiva per le presidenziali transalpine del 2027. Viceversa, il danno per Meloni è che tanto più si rende praticabile un’intesa o addirittura una vera e propria aggregazione tra i Conservatori che lei stessa guida e il gruppo di Identità e Democrazia, tanto meno diventa possibile il già improbabile ingresso della presidente del Consiglio al gran galà delle nomine che farà seguito al voto del 9 giugno. Dopo le elezioni si dovrà decidere con quale alleanza politica dare un assetto alle diverse istituzioni comunitarie, e a oggi non ci sono le condizioni perché Popolari e Liberali, che peraltro hanno la chance di aggregare i Verdi, possano accettare di sostituire i socialisti con i Conservatori o anche solo parte di essi, tantomeno coinvolgendo anche i sovranisti di Identità e Democrazia, seppur liberati dall’ingombrante presenza dei nazi di Afd.Salvo sorprese, dalle urne uscirà la conferma del Ppe come partito di maggioranza relativa, e tutte le componenti dei Popolari, anche quelle più a destra, hanno detto chiaro e tondo che potranno sedersi al tavolo delle intese, sia all’Europarlamento che al Consiglio europeo, solo gli europeisti e gli atlantisti doc, conclamati avversari della Russia e alleati dell’Ucraina. Ora, queste caratteristiche la Meloni capo del governo di Roma le possiede, ma la Meloni leader di Fratelli d’Italia no, o comunque non pienamente. E più frequenta gli appuntamenti di Vox, flirta con Orban e cede alle lusinghe di Le Pen, e tanto più Giorgia fagociterà Meloni. Certo, complessivamente le forze nazional-populiste porteranno a casa buoni risultati, e di conseguenza può diventare praticabile il disegno di ridefinire il perimetro della destra in tutto il Continente, creando un fronte antagonista e alternativo alla sinistra. Ma dove porterebbe imboccare una tale strada? Da nessuna parte, visto che il perno della politica europea rimarrà saldamente ancorato al centro, e che l’asse tra Popolari e Socialisti è già ben sperimentato. Ed è inutile illudersi che a Bruxelles e Strasburgo per Meloni si possa ripetere la “confortevole” situazione di Roma, dove il confronto-scontro con Elly Schlein, tutto basato sulla contrapposizione ideologica destra-sinistra e persino fascismo-antifascismo, finisce per fare il gioco di entrambe, a patto di fregarsene altamente di quanta ulteriore astensione questo folle bipolarismo produce.Detto questo, si potrebbe tranquillamente liquidare con un lapidario “fatti suoi” se a Giorgia l’abbraccio con Marine costerà caro e se l’essere double face la farà cadere tra due sedie, se non fosse che di mezzo ci va l’Italia. Perché in autunno il governo dovrà fare i conti, nel senso più stretto della parola, con la nuova Commissione Ue avendo sul groppone una procedura d’infrazione per deficit e debito eccessivi, confortata dalla valutazione del Fondo Monetario che “suggerisce” una manovra correttiva da 60 miliardi nei prossimi due anni. Inoltre, saremo chiamati, sia in sede Ue che Nato, a fare la nostra parte se, come purtroppo è probabile, lo scenario di guerra a Est dovesse aggravarsi e ampliarsi. Saremo cioè chiamati a fronteggiare emergenze che per essere affrontate richiedono armonie interne e sintonie internazionali. Mentre oggi delle prime non disponiamo, e non solo e tanto per la contrapposizione destra-sinistra, fuori dal tempo e dalla realtà, quanto perché è quotidiana, e su temi significativi quando non fondamentali, la divaricazione interna alla maggioranza di governo. Fibrillazione che, ragionevolmente, è destinata ad aumentare con l’esito elettorale e con l’accrescere delle difficoltà circa le decisioni che saranno da prendere. Inoltre, sulla testa del Paese pende la riforma del premierato – quello che Folli con una battuta ben riuscita ha definito “figlio mal riuscito del presidenzialismo” – destinata, specie quando diventerà oggetto di consultazione referendaria, a diventare un elemento di spaccatura che finirà per gettare ulteriore benzina sul fuoco. Meloni sostiene di non voler imitare Renzi – e c’è da crederle, visto che per Matteo versione Marchese del Grillo, quel passaggio fu letale – ma la personalizzazione della riforma presentata come epocale spartiacque tra un prima e un dopo, certo non aiuta non dico a creare un clima “costituente”, ma neppure a rendere possibile un confronto civile e costruttivo. Infine, delle “sintonie internazionali” ho detto. La sensazione è che Giorgia-Penelope stia disfacendo quanto fatto nella prima parte del suo mandato. E che la situazione possa aggravarsi con l’eventuale ritorno di Trump alla Casa Bianca, non fosse altro perché in quel caso assisteremo – sono pronto a scommetterci – ad un revival del connubio tra “Giuseppi” Conte e Salvini, pronti a far vedere i “sorci gialloverdi” a Giorgia. Spero ardentemente di sbagliarmi, of course.

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Cade la maschera di Giorgia Meloni

Posted by fidest press agency su giovedì, 23 Maggio 2024

L’evento Vox di domenica a Madrid ha mostrato il vero volto del Primo Ministro italiano Giorgia Meloni. Insieme a Marine Le Pen ha celebrato lo scandaloso Donald Trump e il presidente argentino di estrema destra Javier Milei.Sul palco non è stato messo in discussione solo il diritto all’aborto sicuro, ma anche il diritto al divorzio. I commenti sprezzanti del presidente argentino Javier Milei nei confronti della moglie del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez sono stati così offensivi che la Spagna ha giustamente richiamato il suo ambasciatore a Buenos Aires per consultazioni. Al termine dell’evento Vox sono stati lanciati insulti ai giornalisti presenti.L’evento dimostra che i partiti Conservatori e Riformisti europei (ECR) e Identità e Democrazia (ID) sono intrecciati e celebrano autocrati e fascisti di tutto il mondo. L’organizzatore dell’evento, Santiago Abascal , presidente di Vox (ECR), ha chiesto l’unità dell’estrema destra. Hanno partecipato i più noti esponenti dei conservatori e riformisti europei, con Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia/ECR), l’ex premier polacco Mateusz Morawiecki Diritto e Giustizia (PiS/ECR), insieme ad esponenti di Identità e Democrazia come il partito Raggruppamento Nazionale francese la leader Marine Le Pen (RN/ID) e André Ventura (Chega/ID), e il primo ministro ungherese Viktor Orbán (Fidesz/Non-Inscrits). L’evento dimostra che le differenziazioni tra le due famiglie politiche di estrema destra, ECR e ID, sono sempre state puramente artificiali. Lavorano insieme esclusivamente per fare a pezzi il modello di Europa che rappresentiamo: aperto, democratico e progressista. Mettono in discussione i diritti democratici, la libertà di stampa, i diritti sociali e i diritti delle donne e delle minoranze. Sono antieuropei fino al midollo.

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Giorgia Meloni’s mask falls off

Posted by fidest press agency su giovedì, 23 Maggio 2024

On stage not only was the right to safe abortion questioned, but also the right to divorce. The derogatory remarks of Argentine president Javier Milei towards the wife of Spanish Prime Minister Pedro Sanchez were so insulting that Spain rightly recalled its ambassador to Buenos Aires for consultations. At the end of the Vox event, insults were hurled at the reporters present.The event shows that the European Conservatives and Reformists (ECR) and Identity and Democracy (ID) parties are intertwined, and celebrate autocrats and fascists from all over the world. The organiser of the event, Santiago Abascal, president of Vox (ECR) called for far-right unity. The most known members of the European Conservatives and Reformists took part, with Giorgia Meloni (Brothers of Italy / ECR), former Polish PM Mateusz Morawiecki Law and Justice (PiS / ECR), together with Identity and Democracy members such as French National Rally party leader Marine Le Pen (RN / ID) and André Ventura (Chega / ID), and Hungary’s Prime Minister Viktor Orbán (Fidesz / Non-Inscrits). The event shows that differentiations between the two far-right political families, ECR and ID, were always purely artificial. They work together exclusively to tear apart the model of Europe we stand for: open, democratic and progressive. They challenge democratic rights, freedom of the press, social rights, and the rights of women and minorities. They are anti-European to the core.

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Giorgia Meloni’s mask falls off

Posted by fidest press agency su giovedì, 23 Maggio 2024

On stage not only was the right to safe abortion questioned, but also the right to divorce. The derogatory remarks of Argentine president Javier Milei towards the wife of Spanish Prime Minister Pedro Sanchez were so insulting that Spain rightly recalled its ambassador to Buenos Aires for consultations. At the end of the Vox event, insults were hurled at the reporters present.The event shows that the European Conservatives and Reformists (ECR) and Identity and Democracy (ID) parties are intertwined, and celebrate autocrats and fascists from all over the world. The organiser of the event, Santiago Abascal, president of Vox (ECR) called for far-right unity. The most known members of the European Conservatives and Reformists took part, with Giorgia Meloni (Brothers of Italy / ECR), former Polish PM Mateusz Morawiecki Law and Justice (PiS / ECR), together with Identity and Democracy members such as French National Rally party leader Marine Le Pen (RN / ID) and André Ventura (Chega / ID), and Hungary’s Prime Minister Viktor Orbán (Fidesz / Non-Inscrits). The event shows that differentiations between the two far-right political families, ECR and ID, were always purely artificial. They work together exclusively to tear apart the model of Europe we stand for: open, democratic and progressive. They challenge democratic rights, freedom of the press, social rights, and the rights of women and minorities. They are anti-European to the core.

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Economia, Ricci (Pd): “Mancano 20 miliardi nel Bilancio. Governo Meloni dopo le Europee farà manovra correttiva”

Posted by fidest press agency su martedì, 14 Maggio 2024

“Al di là della gestione della vicenda Superbonus, il tema vero di queste settimane riguarda il bilancio del Paese e il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti lo sa bene. La Legge di Bilancio è stata fatta prevedendo una crescia dell’1,2%, mentre la crescita reale del Paese, secondo quanto certificano enti come Bankitalia e Istat, è dello 0,6%. Il Governo Meloni sa bene di aver fatto una Legge di Bilancio per due terzi a debito e Giorgetti sa che andiamo verso la necessità di un correttivo entro l’estate. E dove prenderà i fondi necessari? Temo che, come sempre, verranno fatti tagli al sociale e alla sanità”: così Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, coordinatore dei sindaci dem, candidato nella Circoscrizione Centro per il Partito Democratico, durante l’edizione odierna del programma Agorà, in onda su Raitre. “La destra al governo continuerà a mettere la polvere sotto al tappeto fino alle elezioni europee, ingannando i cittadini. Ma i conti hanno la testa dura e, dopo le elezioni, gli italiani rischiano di vedere ulteriore debito pubblico cadere sulle spalle dei nostri giovani”, ha concluso Ricci.

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Europee, Rauti: con Giorgia Meloni per un’Europa protagonista nello scacchiere internazionale

Posted by fidest press agency su lunedì, 29 aprile 2024

“La candidatura di Giorgia Meloni alle prossime elezioni europee è una sfida per portare a Bruxelles il “modello italiano”, una maggioranza politica omogenea di centro destra che disegni un’Europa diversa, un’Europa dei popoli, meno burocratica e più pragmatica. Siamo sempre Stati europeisti ed adesso realizzare il nostro sogno: un’Europa confederale di nazioni sovrane, forte e solidale, con una politica estera e di difesa da protagonisti nello scacchiere internazionale. ”, ha dichiarato la senatrice Rauti a margine della Conferenza programmatica di FdI in cui il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato che guiderà le liste del partito alle elezioni europee di giugno. “Con il Governo Meloni, l’Italia è tornata a farsi ascoltare in Europa ed a contare – anche come forza economica – al livello internazionale. Ora con le elezioni europee di giugno abbiamo l’occasione storica di cambiare l’Europa e di costruire anche al Parlamento Europeo spostare l’asse politico a destra con una maggioranza diversa che mandi finalmente la sinistra all’opposizione. Chiediamo il consenso ai cittadini per vincere in Europa come abbiamo vinto in Italia, con le nostre idee ed il nostro programma e per correggere quello che non funziona”, ha aggiunto Rauti. Nella prima giornata della Conferenza programmatica, il Sottosegretario Rauti era intervenuta con il Ministro della Difesa Guido Crosetto al dibattito ‘Forte, libera e sovrana’, incentrato sulla difesa europea.

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Scurati: Serracchiani, Meloni è mandante morale di censura

Posted by fidest press agency su domenica, 21 aprile 2024

“La cancellazione di Scurati può avvenire solo con la copertura politica del vertice di Governo, quindi la premier Meloni è la mandante morale e politica di questa scandalosa censura. A lei va riportata la responsabilità di una cappa di regime che sta calando sull’informazione e ora anche sulla libertà di espressione del pensiero. Non accetteremo mai una rilettura del 25 Aprile e della lotta di Liberazione, né ambigui bilanciamenti: la storia d’Italia ha già detto che il fascismo è stato la rovina della Nazione e una vergogna internazionale. Essere antifascisti è un dovere istituzionale e Meloni deve dare l’esempio. Altrimenti tradisce la Costituzione”. Lo afferma Debora Serracchiani, della segreteria nazionale del Pd, dopo l’annullamento del contratto Rai con lo scrittore Antonio Scurati, che doveva proporre un monologo sul 25 aprile su Rai3.

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Il carisma della Meloni secondo Gianfranco Rotondi

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 gennaio 2024

“Il partito di Fratelli d’Italia, dove ci sono dentro pure i voti dei democristiani nelle politiche, ha preso quasi il 30% dei voti, la Lega meno, Forza Italia molto meno. Dico agli alleati: non lasciate a Fratelli d’Italia lo sgradevole compito di ricordare queste cose, assumete voi un’iniziativa di riequilibrio. Prendete il Veneto, oggi Fratelli d’Italia in Veneto ha avuto il 36%, la Lega non è arrivata al 10%, ma in Veneto dicono ‘Zaia è bravissimo’, per carità tutti bravi, però i voti sono andati da un’altra parte”. Così ha dichiarato l’On. Gianfranco Rotondi, presidente della “Democrazia Cristiana con Rotondi” oggi iscritto al gruppo di Fratelli d’Italia, nel corso della trasmissione di Radio Cusano “L’Italia s’è desta”. Non sono andato a fare il cespuglio nel gruppo misto, ho portato la Democrazia Cristiana nel gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia e qui ci sto benissimo. Diversamente da come parte della stampa descrive questa destra di Governo, siamo un gruppo parlamentare che sta caricando sulle spalle di persone, in gran parte giovani e alle prime esperienze, la terribile responsabilità di guidare un paese nella intemperie internazionale più difficile del dopoguerra”. E sul nuovo simbolo per la Democrazia Cristiana, Rotondi ha detto: “La balena bianca fu una definizione di Giampaolo Pansa e piacque molto ai democristiani, tantoché Arnaldo Forlani replicò, eletto segretario della DC, citando la balena bianca. Dedichiamo questo simbolo a loro due”. E riguardo alla disfida con Totò Cuffaro, Rotondi ha poi aggiunto: “Al di là della querelle con Cuffaro, non capisco perché nel tempo vi sia stato un accanimento nei miei confronti. Peraltro, da attori sempre diversi e con una serie di episodi forti e inquietanti. Non mi riferisco al povero Cuffaro – ha precisato Rotondi – un attore in buonafede, sopraggiunto dopo quarantanove cause e ci mancherebbe che me la pigliassi con l’ultimo arrivato. C’è stata una strategia lucida per fermare un tentativo che, con molta onestà e autoironia, non ha mosso né le masse elettorali, né le lancette della storia. Forse non dà fastidio la memoria, ma l’idea che questa Democrazia Cristiana potesse lievitare e piantare un seme”, ha ribadito Rotondi. Infine due parole sulla vicenda saluti romani. “Quando c’era Prodi non ci arrabbiavamo o lo accusavamo del fatto che alcuni ragazzi dipingevano la stella delle BR in giro per l’Italia. Ci stanno questi estremisti, ma che colpa hanno i politici?”, ha concluso Gianfranco Rotondi.

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Meloni-Schlein, Ricci (Pd): “Bene il confronto”

Posted by fidest press agency su martedì, 9 gennaio 2024

“Sarà importante che ci sia il preannunciato confronto tv fra la Premier Giorgia Meloni e la Segretaria Pd Elly Schlein, poiché durante la conferenza stampa di fine anni Meloni non è andata al cuore di questioni che quotidianamente l’opposizione le pone dinanzi”: così Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro, coordinatore dei sindaci dem e presidente di Ali-Autonomie Locali Italiane, intervenendo a “Stasera Italia Weekend”, in onda su Rete 4. “Prima di tutto, c’è la questione della manovra: questa Legge di Bilancio presenta delle voci scoperte. E quindi, presumibilmente già nei primi mesi dell’anno, dovremo fare una manovra correttiva. Inoltre, è una manovra che si basa su nuovo debito ma che non comporterà crescita per il Paese. Inoltre, c’è il tema del lavoro povero, sul quale l’opposizione aveva presentato una proposta di intervento tramite un minimo salariale. Infine, c’è un enorme tema relativo al servizio sanitario che, con le risorse stanziate in Legge di Bilancio, non può sostenere i livelli minimi garantiti per tutti”, ha spiegato Ricci. “Sono questi i temi sui quali l’opposizione chiede da mesi alla Premier Meloni di rispondere, quindi è un bene che si tenga un confronto dove possa rispondere senza il consueto vittimismo che, francamente, ha stufato”, ha concluso Ricci.

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“Il Sindacato Itamil Esercito denuncia: Il Governo Meloni, “solo propaganda”

Posted by fidest press agency su sabato, 16 dicembre 2023

Il Sindacato Itamil Esercito mette in guardia: il Governo Meloni conferma il taglio del potere d’acquisto degli stipendi di militari e poliziotti. In un’era di propaganda e disinformazione, alimentate da certa stampa e certi sindacati di palazzo schierati, emerge la cruda verità dei numeri: dal 1° gennaio 2025, il governo ha stabilito di compensare solo il 5,8% dell’inflazione con il contratto 2022-24, nonostante l’inflazione del solo 2022 sia stata dell’8,1%. Le risorse mancanti del 2,3% relative al 2022, oltre all’inflazione del 2023 e del 2024, restano irrisolte. In sintesi, i militari potrebbero guadagnare 172 euro lordi mensili in più, mentre l’inflazione ha eroso oltre 350 euro. Per contrastare la disinformazione in circolazione, basta consultare i maggiori network che parlano di economia. È importante notare che i 100 milioni stanziati per la specificità, che saranno ridotti dal 2026, saranno utilizzati per stipulare una polizza assicurativa sanitaria. Inoltre, sono stati assegnati 10 milioni di euro per sistemare le pensioni del personale fino al 2025. Per risolvere il problema delle pensioni da fame del comparto difesa e sicurezza, sarebbero necessari 1,7 miliardi. I nostri soldati sono mal pagati, privi di alloggi decenti, con uniformi usurate e straordinari non garantiti. Il carico di lavoro è insostenibile a causa della mancanza di personale nelle caserme. Riscontriamo un alto tasso di sovraindebitamento, un aumento dei divorzi e delle separazioni. Non esiste un progetto a supporto del pendolarismo: “ognuno deve arrangiarsi”. Si evidenziano inoltre le differenze di trattamento con le Forze di Polizia in materia di indennità, straordinari e avvicendamento. Il Sindacato Itamil Esercito non scende a compromessi: abbiamo scritto ai vertici politici e militari della difesa esponendo ciò di cui l’Esercito ha realmente bisogno: 1. Un aumento di almeno 350 euro netti per contrastare l’inflazione; 2. L’incremento dei coefficienti pensionistici per uniformare i militari al pubblico impiego al termine del servizio, tenendo conto della “specificità”; L’allineamento dei militari alle Forze di Polizia in materia di Benefits, convenzioni, buoni pasto, indennità e straordinari; 4. Introduzione della settimana operativa, eliminando il “venerdì” attraverso l’autocompensazione: lavorare un’ora al giorno in più dal lunedì al giovedì e recuperare il venerdì; 5. Uniformare le condizioni e i numeri dei militari in materia di avvicendamento e temporanea assegnazione alle forze di polizia; 6. Riforma dei codici militari e ridimensionamento dei tribunali militari; 7. Introduzione di un fondo di mutuo soccorso per i militari che, per varie ragioni, si ritrovano in povertà. Il Sindacato Itamil Esercito è al fianco di tutti i militari, pronto a lottare con ogni mezzo per i loro diritti e per un futuro migliore.

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Salario minimo: Serracchiani, Meloni ha responsabilità diretta

Posted by fidest press agency su sabato, 9 dicembre 2023

“C’è una responsabilità diretta della presidente Meloni nell’affossamento del salario minimo, quindi doveva metterci la faccia e venire a votare contro. Invece ha scelto la strada di questo blitz della maggioranza che toglie le speranze di un riscatto a circa 4 milioni di italiani senza un contratto nazionale o che prendono meno di 9 euro l’ora. Azzerano un lavoro di anni già fatto in Parlamento dal Pd, ad esempio con la proposta di legge sulla rappresentanza sindacale indispensabile anche per affrontare il tema del salario minimo. La destra può dire quello che vuole ma il dato duro e reale resta la gente che lavora ed è povera, non si toccano dumping salariale, sfruttamento e precariato”. Lo afferma la deputata Debora Serracchiani, dopo che l’aula della Camera ha approvato la proposta di legge recante deleghe al governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva.

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Il Governo Meloni si prepara a svendere TIM al fondo speculativo KKR

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

Con il parere positivo del Governo la maggioranza del CDA di TIM ha accettato l’offerta vincolante del fondo speculativo KKR per l’acquisto della parte Netco, ossia della rete fissa. Come per Alitalia, ex ILVA e Stellantis, anche per TIM la trattativa con KKR è stata coperta da silenzi e smentite. Il piano dell’AD Labriola, che prevedeva la separazione di TIM in NetCo e ServCo, è stato blindato e messo al riparo da qualsiasi confronto con i lavoratori in merito al futuro occupazionale dei 50.000 dipendenti interni e delle migliaia dell’indotto. La cessione a KKR, tocca il tema sensibile della gestione dei flussi dei dati e delle infrastrutture di rete in cui transitano. Riteniamo particolarmente grave lasciare a soggetti privati e fondi speculativi la gestione dei dati personali, istituzionali, commerciali e finanziari del paese. A parti invertite nessun’altro stato nazionale consegnerebbe l’accesso ai dati a soggetti privati e tantomeno a un ex generale statunitense di primissimo livello ed ex direttore della CIA del calibro di Petraeus. Il Progetto Minerva sbandierato da Fratelli d’Italia in campagna elettorale prometteva la realizzazione di una società TLC a controllo pubblico, modello Terna, di fatto ci troviamo di fronte alla svendita e al controllo de facto da parte di KKR, con i soci italiani in minoranza (il MEF , con circa il 15-20% e altri, come F2i e CdP con quote minori). Al governo rimane la foglia di fico dei “poteri speciali” come la Golden Power. I dati sulla copertura del servizio in VCHN, Fibra, Banda larga e 5G condannano senza appello le privatizzazioni e l’approccio di mercato al servizio pubblico. Solo l’intervento pubblico, attraverso la rinazionalizzazione e una società infrastrutturale può recuperare il gap tecnologico accumulato, fornire la copertura di rete anche nelle aree del paese ritenute a bassa redditività. Nelle intenzioni dei contraenti il processo di acquisizione dovrebbe concludersi entro l’estate 2024 con il varo delle due società in cui verrà divisa la compagnia. Nella parte NetCo confluiranno attività e asset legati alla rete fissa, compreso il settore wholesale ma, rimane fuori al momento TI Sparkle con la gestione dei cavi e delle attività internazionali, su cui transita l’oro nero dei flussi dati, l’offerta non è stata ritenuta congrua. Il CDA TIM è in attesa che KKR produca per TI Sparkle un’offerta più sostanziosa entro il 5 dicembre, nei tempi utili alla cessione. Secondo i piani di Labriola nella ServCo confluiranno Tim Brasil, Telsy, Noovle e Olivetti. Sul futuro dell’infrastruttura TLC, che manca totalmente di una visione strategica che guardi all’interesse pubblico, continua la zuffa tra i diversi speculatori privati interessati: Vivendi e Merlyn contestano la cessione a KKR, denunciando tra le altre cose il basso prezzo di vendita (Vivendi) e la mancanza di tutela nazionale (Merlyn). Dopo decenni possiamo riconfermare che la parabola delle miracolose privatizzazioni continua a volgere al negativo tutti gli indicatori di interesse pubblico: occupazione, salario, appalti al ribasso, tariffe, innovazione tecnologica e copertura nelle aree a bassa redditività. Questa operazione di mercato ha tutte le prerogative per segnare un ulteriore pagina nera delle privatizzazioni e pianta un ulteriore chiodo sulla bara di TIM.

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Meloni e la telefonata “burla”

Posted by fidest press agency su martedì, 7 novembre 2023

“Questi comici hanno già fatto questo scherzo a un sacco di gente, fra cui Macron e Kissinger. Magari qualcuno avrà avuto l’idea di ripeterlo scoperta la falla, e la falla è che noi abbiamo dei servizi che si fidano troppo della fonte tecnologica. Per cui se vedono il numero di telefono di chiamata, che risulta corrispondere a quello che verrà vessato, passano la telefonata senza dubbi”.A parlare è Aldo Giannulli, esperto di intelligence, durante l’intervista nel programma “L’Italia s’è desta” di Radio Cusano, in relazione allo scherzo telefonico perpetrato dai due comici russi ai danni della Premier Meloni. “In altri tempi una cosa del genere non sarebbe mai passata così automaticamente, si sarebbe fatto una verifica presso l’Ambasciata del personaggio oppure presso un ente”, ha continuato Giannulli. “La cosa che fa drizzare i capelli è che già c’erano stati scherzi del genere e i servizi non se ne sono accorti. Mi sembra una cosa da dilettanti allo sbaraglio. Mantovano, che è una persona intelligente e che io apprezzo, dice che la Meloni sapeva tutto, ma meglio mi sento se sapeva ed è stata al gioco”. “Un po’ è stato un gioco, un po’ è stato un modo per segnalare quanto sono inefficienti gli avversari”, ha sottolineato Giannulli. “C’è un pizzico di guerra psicologica in questo, per fortuna fatta in maniera scherzosa, quindi ci possiamo anche ridere su. Però insomma, non fa stare tranquilli”. “La Meloni non ha detto nulla di spaventoso o trascendentale, intendiamoci. Però ha detto cose molto diverse da quelle dette pubblicamente. Ora, che ci sia una diplomazia coperta diversa dai discorsi pubblici, c’è sempre stata figurati, però non ti fai beccare in questa maniera esprimendoti così perentoriamente”, ha ribadito. “Sono cose che tu dici in un incontro personale, con un interlocutore di livello, perlomeno parigrado tuo. Non le dici per telefono a uno che non si capisce nemmeno chi sia”. E sul fatto che sia più di un semplice scherzo, Giannulli ha continuato dicendo, “Non è un semplice scherzo, intanto è un’azione di guerra psicologica, perché tira fuori cose che ti creano quantomeno imbarazzo con il governo ucraino, perché tu hai detto piuttosto esplicitamente che a un certo punto li mollerai”. Giannulli ha poi evidenziato il fattore secondo lui scatenante, “Temo che questa sia la conseguenza del pessimo ceto politico che abbiamo messo in giro e dell’ancor peggiore servizio di intelligence. C’è molto dilettantismo professionale”, ha concluso.

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Meloni non è caduta in trappola da un sedicente leader africano

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 novembre 2023

“Il Presidente Meloni non è caduto nella trappola di un impostore russo che ha finto di essere un leader africano per ottenere dichiarazioni che possano creare al governo imbarazzo. Pur tratta in inganno, infatti, il presidente del Consiglio ha ribadito con coerenza e trasparenza la linea dell’esecutivo e del Paese in merito all’aggressione russa all’Ucraina e alla collocazione dell’Italia, dalla parte dell’Occidentale, di Kiev e del pieno rispetto del diritto internazionale. Chi voleva creare un caso diplomatico e incrinare il blocco di forze alleate a Kiev ha sbagliato bersaglio: Giorgia Meloni si conferma, ancora una volta, un vero leader capace che, con linearità, saggezza e serietà, sta portando avanti una politica estera come da troppi anni non si vedeva in Italia”. Lo dichiara Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.

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Meloni, taglio Iva su prodotti infanzia non ha funzionato

Posted by fidest press agency su sabato, 28 ottobre 2023

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato che ha deciso di non rinnovare il taglio dell’Iva sui prodotti per la prima infanzia perché non ha funzionato. “Vero! Anzi verissimo! Peccato che funzionerà ora!” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Siamo stati i primi in Italia a denunciare che il taglio dell’Iva non aveva funzionato, ben prima della presidente Meloni e della Commissione di Allerta rapida dei prezzi: Lo abbiamo fatto appena sono giunti i dati Istat dell’inflazione di gennaio 2023. Questo perché i commercianti si sono tenuti i soldi e non hanno ridotto i prezzi. Peccato che invece ora il rialzo dell’Iva sarà traslato sui consumatori finali. Ce lo insegnano i precedenti storici. Insomma, è il solito problema di due pesi e due misure: commercianti restii a traslare i benefici fiscali sui consumatori finali ma certo non avvezzi a ridurre i loro profitti e a pagare le imposte degli altri” prosegue Dona. “Se a questo aggiungiamo che a settembre gli Alimenti per bambini sono aumentati già del 14,4% su settembre 2022, collocandosi al nono posto della top dei rincari annui, il quadro si completa. E per fortuna il Governo voleva incentivare la natalità” conclude Dona.

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E’ già passato un anno di governo Meloni

Posted by fidest press agency su sabato, 28 ottobre 2023

Dovessi dare sinteticamente dei voti ne darei uno buono alla premier, uno discreto a governo e maggioranza, un’ insufficienza all’opposizione. Secondo me la Meloni è andata meglio del previsto dimostrando di avere capacità, misura, grinta. Un anno fa si pensava a immani disastri e conflitti ideologici, economici e sociali mentre invece “Giorgia” ha tenuto bene il campo anche a livello internazionale ed economico dimostrandosi preparata e di buon senso in una situazione generale estremamente difficile.In generale il governo si è dimostrato coeso, anche se alcune figure (Santanchè, ed ora Sgarbi) non hanno certo brillato.Non mi poi ha convinto, in parte, la politica estera per me troppo schiacciata su USA e Bruxelles, ma è stato forse il prezzo da pagare per accreditarsi e non farsi strangolare tra MES e PNRR tentando di avere per l’ Italia un nuovo ruolo più autonomo in Africa e nel Mediterraneo dove sul fronte immigrazione il governo si è invece dimostrato spesso insufficiente, ma non solo per la gestione degli sbarchi quanto per mancanza di una concreta strategia futura. Maggioranza parlamentare complessivamente coesa, ma Salvini è un pò in ribasso e non riesce a ritrovare un suo ruolo, mentre Forza Italia soffre la scomparsa del Cavaliere ed è a rischio liquidazione. Le recenti vicende personali della premier, infine, credo abbiano suscitato in molti un sentimento di rispetto e comprensione ed anche in questo episodio la Meloni ha dimostrato di avere capacità nel gestire gli eventi e saper esprimere anche un sentimento di profonda umanità.Sinceramente non è pervenuta invece l’opposizione: tra litigi, quotidiana demagogia spicciola, nullità di proposte alternative, sconfitte elettorali e crisi interne (sarò di parte, ma mi sembra davvero questa la realtà) molto meglio la Meloni rispetto alla Schlein ed a Conte. Divisioni e crisi infine anche nel Terzo Polo, ma Renzi è un abile furbone e politico navigato: risorgerà.

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Un anno di governo: Meloni in video-collegamento in tutta Italia

Posted by fidest press agency su giovedì, 19 ottobre 2023

Iniziative in tutta Italia con Giorgia Meloni in video collegamento diretto dal teatro Brancaccio di Roma. Domenica 22 ottobre, ad un anno esatto dall’insediamento del governo Meloni, Fratelli d’Italia celebra i risultati raggiunti e racconta progetti e obiettivi con “L’Italia vincente – Un anno di risultati – Come il governo Meloni sta facendo ripartire la Nazione”, l’iniziativa organizzata dai gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia. Al centro degli appuntamenti quello che si svolgerà, a partire dalle ore 9, al teatro Brancaccio di Roma (via Merulana), che culminerà con l’intervento del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, previsto per le ore 10.30, e che verrà trasmesso in videocollegamento nelle sedi delle iniziative regionali. L’intervento sarà preceduto da una tavola rotonda alla quale parteciperanno il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, Nicola Procaccini, il vice presidente della Camera, Fabio Rampelli, il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida. Ricco il programma delle iniziative nelle altre città. Ad Avellino (Hotel De La Ville) dalle ore 9.15 il vice Ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli. A Catania (Catania International Airport Hotel) dalle 9.30 con i ministri Nello Musumeci e Adolfo Urso. Ad Ancona, dalle ore 9.30 con il Presidente della Regione, Francesco Acquaroli. A Ferrara (Astra Hotel) dalle ore 10 con il vice Ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Galeazzo Bignami. A Campobasso (Centrum Palace) dalle 10.15 il Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, Ad Aosta (Etoile du Nord) dalle 14.30 con il presidente dei senatori FdI, Lucio Malan, e il capodelegazione FdI all’Europarlamento, Carlo Fidanza, a Torino dalle 10 (Green Pea), con il presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, e il presidente dei senatori Lucio Malan, a Milano (Palazzo Castiglioni) dalle 9.45 con il Ministro Daniela Santanchè, a Bari (Showville) dalle 9.30 con il Ministro Raffaele Fitto e il Sottosegretario Marcello Gemmato, a Firenze (Tuscany Hall) dalle 9.30 con il Sottosegretario Patrizio La Pietra”, a Udine (Ente Fiera padiglione 8) dalle 9.30 il Ministro Luca Ciriani. E poi tante altre iniziative: a Rende (Cosenza), L’Aquila (Auditorium del Parco), Sanremo (cinema teatro Centrale), Matera (hotel Alvino 1884), Caltanissetta (centro culturale “Michele Abbate”).

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“Premier Meloni, il S.O.S. dei Militari: ‘Non siamo figli di un Dio minore”

Posted by fidest press agency su lunedì, 16 ottobre 2023

Con un appassionato appello, il sindacato militare Itamil Esercito chiede al Premier Meloni di non trascurare i rappresentanti sindacali delle Forze Armate nel prossimo consiglio dei ministri di novembre. “È mortificante”, afferma il sindacato, “considerare l’ipotesi che il Governo non ha intenzione di incontrare i sindacati dei militari, nonostante la loro legittimità sia stata riconosciuta dalla Sentenza 120/2018 e dalla legge 46/22, e che siano persino registrati nell’albo del Ministero della Difesa. Un atteggiamento che potrebbe essere interpretato come discriminatorio e antisindacale.” Il sindacato Itamil Esercito e tutti i nostri militari che finanziano mensilmente il nostro sindacato attraverso contributi volontari, richiedono un trattamento paritario rispetto agli altri rappresentanti sindacali. Il disappunto dei militari potrebbe crescere di fronte alla decisione del Ministero della Difesa di modificare unilateralmente i termini per il conteggio delle deleghe sindacali, spostando la scadenza, invece oltrepassando il 31 dicembre 2023, come previsto dall’articolo 13 della legge 46/22. “Il Governo e il Ministero della Difesa hanno l’obbligo etico di coinvolgere i sindacati militari nelle discussioni sul rinnovo del contratto, sul provvedimento 119 attualmente in esame in parlamento, e sulla previdenza, riconoscendo le specificità dei militari”, sottolinea il sindacato. Un rinnovo contrattuale senza l’inclusione dei sindacati militari potrebbe innescare un profondo malcontento tra i soldati, alimentando sentimenti di rabbia, rancore e delusione verso il governo per essere stati esclusi. Ciò potrebbe sfociare in manifestazioni pubbliche di dissenso contro il governo e contro le politiche percepite come discriminatorie e antisindacali. “Il sindacato Itamil Esercito ovviamente non dimentica il senso di responsabilità e i valori militari, rispetterà le regole ma non accetterà di essere il burattino dell’attuale governo”, conclude con fermezza il comunicato.

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Con il governo Meloni sempre più decreti e meno leggi ordinarie

Posted by fidest press agency su mercoledì, 27 settembre 2023

In un recente consiglio dei ministri il governo Meloni ha approvato ben 3 distinti decreti legge (Dl) in una sola seduta. Peraltro uno di questi è stato successivamente modificato per aggiungere nuove misure di contrasto all’immigrazione. Questi passaggi riportano in auge il tema dell’eccessivo uso di questo strumento rispetto alle leggi ordinarie, divenute nel tempo sempre più marginali almeno in termini quantitativi. Una dinamica in corso da molto tempo ma che con l’esecutivo attualmente in carica sta raggiungendo livelli particolarmente significativi. La proliferazione eccessiva di decreti legge produce però degli effetti collaterali. Dovendo essere convertiti in legge entro 60 giorni dalla loro pubblicazione infatti, questi atti acquisiscono normalmente la priorità nella definizione dei lavori del parlamento. Che quindi avrà pochissimo tempo per occuparsi di altro. Inoltre la pubblicazione di più Dl in un periodo di tempo limitato può comunque comportare il rischio che le camere non riescano a discuterli e convertirli in tempo. Cosa che con il governo Meloni è già avvenuta 4 volte. (By fondazione Open Polis)

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