“Nella giornata della Festa dei lavoratori, evidenzio che il lavoro va celebrato ed onorato ogni giorno con tutte quelle azioni che portano più lavoro, più produttività per le aziende e quindi un aumento dei salari. Tutto questo lo sta facendo il Governo Meloni, per il quale il lavoro è una priorità ed è espressione essenziale dell’essere persona. Lo stiamo facendo anche e soprattutto in Commissione Lavoro, dove esaminiamo molte problematiche attuali, cercando di rispondere con un approccio organico alle esigenze del mercato del lavoro”. Lo afferma in una nota il Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, On. Walter Rizzetto (FdI).“Ricordo – prosegue il parlamentare di Fratelli d’Italia – che tra i provvedimenti importanti approvati di recente dal Consiglio dei Ministri alcuni riguardano oltre 3mila assunzioni nella Pubblica Amministrazione e gli incentivi per far rimanere in Italia i nostri ricercatori, oltre a far rientrare i dottori di ricerca scappati all’estero. Ma anche l’approvazione in Aula della legge sull’equo compenso che riconosce a tutti gli autonomi il diritto a una remunerazione equa, adeguata “alla qualità e alla quantità del lavoro svolto. Così come ricordo che la Commissione Lavoro costantemente affronta problematiche occupazionali e cerca di dare risposte e soluzioni alle diverse situazioni di crisi che il mondo del lavoro sta attraversando. L’ultima vicenda che si è conclusa positivamente, e sulla quale ha lavorato bene la Commissione che presiedo, vede protagonista l’ex Whirlpool di Napoli”. “Come Presidente della Commissione Lavoro e come parlamentare – conclude l’On. Rizzetto – ogni giorno ascolto le istanze di aziende, imprese e lavoratori che, dopo la crisi economica e sociale determinata dalla pandemia, stanno affrontando gli effetti economici negativi che si sono verificati a seguito di varie crisi internazionali”.
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Primo maggio: Il lavoro al centro dell’operato del Governo Meloni
Posted by fidest press agency su lunedì, 1 Maggio 2023
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Meloni scivola sulle nomine. Il terzo polo abortisce. Non c’è fronte politico che non sia in crisi
Posted by fidest press agency su sabato, 15 aprile 2023
By Enrico Cisnetto. A testimonianza che non bastano le elezioni e un risultato apparentemente netto delle medesime per sistemare i problemi strutturali della politica italiana, a soli 7 mesi dal voto di settembre scorso il quadro politico è drammaticamente costellato di crisi quando non di fallimenti. E a 360 gradi, ovunque si volga lo sguardo: destra, centro, sinistra. Con ciò confermando che se non si ripensa il sistema nel suo insieme – modello politico, partiti, assetti istituzionali, legge elettorale – l’affannosa ricerca di un vincitore, specie se all’obiettivo si arriva drogando i risultati elettorali con modalità premiali che, in presenza di un numero crescentemente ridotto di aventi diritto che esercitano il voto, rendono il parlamento e i governi sempre meno rappresentativi della società, serve solo a coltivare illusioni che ben presto diventano disillusioni. Partiamo da chi le elezioni le aveva vinte: Giorgia Meloni. Inizialmente il combinato disposto della novità e del piglio con cui la presidente del Consiglio aveva mostrato di volersi e sapersi muovere avevano fatto pensare che la sua leadership si sarebbe consolidata, andando oltre la solita luna di miele con l’opinione pubblica di cui tutti i governi godono. Anzi, la risolutezza senza sbavature con cui Meloni si è attestata sul fronte atlantico nella guerra russo-ucraina e la prudenza mostrata con la manovra di bilancio rispetto alle guardinghe attese di un’Europa che certo non gli ha risparmiato massicce dose di scetticismo, le avevano allargato il campo delle simpatie anche a chi non l’aveva scelta nelle urne, finendo così per far passare in secondo piano una valutazione non proprio lusinghiera sul governo nel suo insieme, e su alcuni ministri in particolare. Poi, però, con il passare dei mesi sono via via emersi tre elementi di giudizio non positivi: la percezione di un suo crescente nervosismo, accompagnata da voci insistenti su una sua difficoltà di tenuta psicofisica al cospetto delle stressanti prove cui l’attività di governo costringe, specie se si è, come nel suo caso, fortemente accentratori; la constatazione del vuoto di classe dirigente che la circonda, cui si somma una sua atavica diffidenza verso tutto e tutti, mentre qualche episodio ha fatto vedere come nel suo entourage neppure la fedeltà – che è già in sé un valore molto meno nobile della lealtà – sia garantita; il riscontro di un’agenda di governo tutta costruita sulla risposta, per lo più estemporanea, alle emergenze e dunque priva di respiro strategico, mancanza puntualmente attribuita alle pesanti eredità ricevute dal passato (modalità comunicativa che dopo un po’ diventa inevitabilmente un boomerang).Ma il culmine di questa tendenza involutiva si è avuto nei giorni scorsi con le nomine nelle aziende partecipate dallo Stato. Tralascio qui il giudizio di merito su nominandi e nominati, perchè la valutazione che conta è di natura politica e più precisamente attiene alla capacità di gestire il potere, che nella panoplia delle arti del governare è sicuramente quella più difficile. Delle diverse opzioni tattiche che aveva a disposizione Meloni ha scelto fin dall’inizio quella del “qui comando io”, dapprima negando la possibilità che si desse vita ad un tavolo di maggioranza sul tema – avendo in mente non solo di poter fare di testa sua, ma soprattutto di comunicare che lei non praticava la lottizzazione – e poi trovatasi costretta a istituirlo per i mal di pancia della Lega, alla fine lo ha declinato come semplice “tavolo di consultazione” e non “di decisione”. Ha quindi lasciato trapelare i nomi dei manager che intendeva scegliere, esponendoli per giorni alle indiscrezioni giornalistiche e non, e ha fatto le barricate, anche a costo di frizioni interne al suo partito, fino all’ultima notte di violente trattative, per difendere il suo decisionismo. Salvo poi, all’ultimo momento utile rispetto alle scadenze formali che occorreva rispettare, calarsi clamorosamente i pantaloni di fronte alla minaccia di Salvini di far cadere il governo. Con ciò: a) portando a casa meno di quanto avrebbe ottenuto se avesse scelto la via moderata della concertazione di maggioranza; b) dando l’idea di appartenere alla razza di chi abbaia ma non morde; c) mostrando di temere ma di non saper usare l’arma di ricatto della crisi di governo; d) fallendo l’obiettivo di tenere lontano da sé e dal suo governo l’infamia della lottizzazione, quando invece avrebbe potuto e dovuto rivendicare la pratica dello spoil system.Il risultato è che un Salvini agonizzante ha potuto attaccarsi al bocchettone dell’ossigeno – e c’è da scommettere che, lungi dall’essere stato rabbonito da alcune concessioni ottenute in fatto di nomine, alzerà ancor di più il tiro contro l’odiata Meloni, come dimostra il ritorno ai suoi decreti sui migranti – mentre Forza Italia è riuscita a dare segno di vita proprio nel momento in cui era costretta a metabolizzare la definitiva uscita dalla scena politica del suo fondatore (inevitabile, a prescindete da quale sia l’esito della degenza ospedaliera di Berlusconi) e quindi a interrogarsi sulla possibilità o meno di sopravvivergli. È evidente che in queste condizioni il governo Meloni potrà anche proseguire, ma di certo più faticosamente, anche considerato che lo scenario economico, quello europeo e quello geopolitico nei prossimi mesi getteranno sul suo cammino un numero crescente di ostacoli.Ma se Atene piange (sul latte versato), Sparta non ride. Il Pd, dopo la scossa “nuovista” rappresentata dall’ergersi di una leadership del tutto inventata – tanto da aver nominato alla segreteria chi si era iscritta al partito un attimo prima delle primarie consentendo che il voto dei militanti fosse ribaltato da quello di un non meglio definito “popolo dei gazebo” – è entrato in un cono d’ombra dove a far rumore è il silenzio assordante di Elly Schlein su tutti i temi che contano. Vuoto riempito solo da alcune parole d’ordine “movimentiste” che, oltre a connotare il Pd di “sinistra- sinistra” e ad azzerare lo spazio politico per i riformisti, finiscono con accentuare la sovrapposizione con i 5stelle. Una deriva già iniziata prima delle elezioni con il progressivo abbandono della linea “agenda Draghi” a favore di una masochistica autoflagellazione dovuta al senso di colpa per abbandonato i lavoratori a favore della “borghesia ztl” e che, continuando cosìm culminerà nell’alleanza organica, se non nell’integrazione, con Conte. Il quale, avendo meno da dire del niente di Schlein, ha scelto la via del low profile, nella convinzione che le fatiche e gli errori del centro-destra daranno all’opposizione una rendita di posizione. Inesperta, e come tale facile preda dei “grandi elettori” che l’hanno sostenuta, da Bettini a Franceschini, già endorsata da uno sponsor ingombrante come l’ingegner De Benedetti, la neo-segretaria del Pd dovrà presto misurarsi su temi tanto dividenti quanto decisivi come la fornitura di armi all’Ucraina, il termovalorizzatore di Roma o la riforma fiscale e delle pensioni, trovandosi nella scomoda posizione o di tradire il suo radicalismo o di cancellare definitivamente i connotati di partito di governo del Pd. Cosa che certo non farà bene al sistema politico, tanto più al cospetto delle difficoltà di Meloni e della sua maggioranza.E non sta certo meglio, anzi, il drappello terzopolista che in queste ore ha dato spettacolo con il litigio delle comari Renzi e Calenda. Una contesa poco edificante nella quale è perfettamente inutile cercare i torti e le ragioni perchè è del tutto evidente il “concorso di colpa”, da identificarsi non solo nell’ego espanso all’ennesima potenza dei due litiganti, ma soprattutto nella reiterazione del “reato politico”, già commesso da entrambi, di personalizzazione della politica attraverso l’uso di partiti personali. E tutto questo mentre la crisi del bipolarismo, che si perpetua anche sotto le insegne al femminile del duo Giorgia-Elly, apre enormi spazi politici a chi non sta dentro i due schieramenti. Ma il fatto è che la domanda di riformismo nel Paese è latente, perchè si annida prevalentemente nella sempre più vasta schiera degli astenuti, e dunque abbisogna di chi la sappia far emergere con qualcosa di più e di meglio del semplice mettersi in mezzo, né di qua né di la.Occorre elaborare una teoria del fallimento del bipolarismo italico, spiegandone bene le ragioni all’opinione pubblica e traendone delle conseguenze prima di tutto in prima persona. Ecco perchè il partito che avrebbe dovuto nascere dal patto Renzi-Calenda – e che a questo punto è del tutto abortito – non sarebbe stato la risposta giusta a quella domanda latente di riformismo. Perchè non è mettendo insieme due partiti personali che se ne fa uno vero. Tuttavia, di un partito liberaldemocratico, capace non solo di proporre un’agenda di governo davvero riformista ma prima di tutto di indicare condizioni e strumenti per riformulare il sistema politico-istituzionale mettendo fine alla transizione iniziata nel 1994 e mai chiusa, c’è e sempre più ci sarà bisogno. Lo spostamento a sinistra del Pd e l’inevitabile tramonto di Forza Italia – con Meloni che fatica a compiere la sua trasformazione moderata (nonostante l’incitamento di Marcello Pera a sostituirsi in tutto e per tutto a Berlusconi) e Salvini sempre più radicalizzato a destra (si veda l’abbraccio mortale a cui lo sottopone la Le Pen in un’illuminante intervista a Repubblica) – spalancano praterie al processo costituente di un centro liberaldemocratico. Purché si parta da un impianto culturale, una visione e un progetto politico comune, non dalle personalità che se ne vogliono fare protagoniste (che di statisti in giro non ce ne sono).Come si vede, non c’è un angolo, anche piccolo, del quadro politico, che non sia un disastro. Ma, paradossalmente, questa situazione può forse essere un vantaggio: sgombrato il campo dalle illusioni e dai conseguenti disinganni, c’è più spazio per tornare a tessere la tela della democrazia. By Enrico Cisnetto direttore http://www.terzarepubblica.it
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Per Meloni i banchi di prova decisivi saranno due, la gestione dei migranti e il Pnrr
Posted by fidest press agency su lunedì, 27 marzo 2023
Il primo problema, già grave per le morti che ci sono state e per la moltiplicazione degli sbarchi rispetto al passato, rischia di diventare esplosivo se la situazione in Tunisia si facesse incontrollabile. La presidente del Consiglio ha cercato un’alleanza con i tedeschi, ha ricucito i rapporti con Macron (peraltro debolissimo per le vicende interne alla Francia), ma fin qui ha tessuto poca tela in Europa. E per trovare un po’ di solidarietà potrebbe trovarsi costretta a cedere su altri fronti comunitari, a cominciare dal Mes (che avrebbe dovuto già da tempo accettare) e dal rinnovo del patto di stabilità Ue. Quanto al Pnrr, il ritardo che già si era accumulato con il governo Draghi non è stato ancora colmato, tanto che nei prossimi giorni rischiamo di non ottemperare ad una scadenza che ci farebbe perdere 19 miliardi. E se dovessero andare a pallino anche solo una parte degli investimenti previsti, rischieremmo la recessione nel breve periodo e il ritorno alla “crescita zero virgola” nel prossimo biennio-triennio. E in una fase di tassi al rialzo resi necessari dal persistere dell’inflazione (che non è più solo da offerta, cioè dipendente dai prezzi energetici, ma comincia ad essere anche da domanda, come negli Stati Uniti: su questo si veda la War Room di giovedì 23 marzo con Mario Baldassarri, Veronica De Romanis e Stefano Micossi, qui il link) aumenta il costo del nostro debito pubblico e quindi si fa più complicata la sua gestione. Insomma, sul Pnrr ci giochiamo tutto, ma nel governo i soli consapevoli mi sembrano Meloni e il ministro Fitto. Il resto della compagnia parla d’altro. Tutto a vantaggio dell’opposizione e in particolare di Schlein? Dubito. Intanto non esiste l’opposizione al singolare, ma al plurale, e con diversità, almeno rispetto al Terzo Polo, del tutto insormontabili (per fortuna, aggiungo io). In secondo luogo, l’effetto Elly che i sondaggi rilevano favorisce il Pd a scapito dei 5stelle in un gioco a somma zero: il perimetro del “campo largo” resta invariato. Si dirà: meglio, però, se è il Pd ad essere più forte. Sì, ma se per esserlo Schlein cannibalizza Conte rubandogli temi e parole d’ordine, che ce ne facciamo di un Pd grillinizzato? Se, per esempio, la nuova segreteria dem si spingerà sul terreno del pacifismo senza se e senza ma fino al punto da non votare più in Parlamento le forniture militari – posizione favorevole che Enrico Letta, pur con tutti i suoi limiti, ha tenuto saldamente ferma – proprio per rincorrere la spregiudicata posizione anti-Zelensky di Conte, il rafforzamento elettorale del Pd non ne farebbe comunque un’alternativa credibile di governo. E lo stesso sarà se l’ambiguità fin qui tenuta dalla neo-segretaria su questioni come i rigassificatori e il termovalorizzatore di Roma, rimarrà tale o peggio diventerà esplicita contrarietà. Insomma, di un Pd movimentista che si trasfiguri fino a diventare a immagine e somiglianza dei pentastellati per inseguire il mantra del “torniamo ad ascoltare la gente”, l’Italia non ne ha bisogno. Così come non ha bisogno di una Meloni che non si mostri all’altezza della partita che ha voluto giocare. Ben vengano leadership femminili. Tuttavia quello che serve è portare al governo del Paese competenze, sensibilità, visione, innovazione che finora sono mancate. Altrimenti ci saremo inventati l’ennesima variante dello strabico bipolarismo all’italiana, che è destinata a non servire a nulla. E a durare poco. (abstract by http://www.terzarepubblica.it by Enrico Cisnetto Direttore TerzaRepubblica)
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India: Meloni rafforza posizione Italia
Posted by fidest press agency su venerdì, 3 marzo 2023
“Il viaggio del presidente Meloni in India rafforza la posizione dell’Italia a livello internazionale e proietta la nostra nazione nello scacchiere indo-pacifico. Il governo riaccende la speranza degli italiani in un difficile scenario economico e sociale, ponendosi come un indispensabile hub energetico al centro del Mediterraneo. L’esecutivo punta sulle relazioni internazionali anche per rilanciare la nostra immagine. Lavoriamo, infatti, costantemente per rilanciare il Made in Italy nel mondo. Un marchio unico e irriproducibile, la testimonianza del saper fare e dell’eccellenza delle imprese italiane”. Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Antonella Zedda, vicepresidente del gruppo e componente della commissione Esteri di Palazzo Madama.
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Il governo Meloni è attento alle malattie rare
Posted by fidest press agency su lunedì, 27 febbraio 2023
Il 28 febbraio è la giornata dedicata alle malattie rare, un segno di attenzione e rispetto verso quelle patologie che necessitano di cure e attenzioni in modo particolare poiché meno frequenti. Ho così voluto partecipare al convegno, organizzato dall’azienda Ospedaliero-universitaria delle Marche in prossimità di questa ricorrenza, in cui sono stati presentati alcuni risultati inerenti la sclerosi sistemica, una malattia rara che colpisce principalmente le donne rappresentando un problema serio per pazienti e famiglie. Oltre a essere orgogliosa dell’eccellenza rappresentata dalla Regione Marche nelle misure sanitarie intraprese per il contrasto a queste patologie, va riaffermato l’impegno del Governo Meloni dal punto di vista sanitario, certificato – oltre che da tanti provvedimenti e finanziamenti – anche dall’approvazione del Piano nazionale malattie rare per il triennio 2023-2025, segnando un decisivo passo in avanti per arginare le problematiche di chi vive queste patologie e dando concretezza alla sinergia tra la politica, il personale medico-sanitario e le associazioni dei pazienti. La sanità a misura di cittadino, che è alla base del programma di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, passa anche dall’attenzione verso le malattie rare. Questo quanto dichiara Sen. Elena Leonardi, Coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Marche e Segretario della X Commissione del Senato “Affari sociali e Sanità”
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Governo Meloni: Priorità alla riforma del fisco
Posted by fidest press agency su venerdì, 10 febbraio 2023
“Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni traccia la rotta: è tempo di dar vita alla più importante e incisiva riforma del Fisco. L’obiettivo è una rivoluzione nel rapporto tra contribuente e Stato. E’ un priorità per l’Esecutivo, che sta dimostrando pragmatismo mettendo al centro della propria azione il cittadino e non la burocrazia. La sfida sarà quella di invertire il paradigma: lo Stato deve essere un supporto e non un ostacolo per famiglie e imprese. Una ratio che contraddistingue da sempre la visione del centrodestra e di Fratelli d’Italia. Un impegno che intendiamo mantenere con gli elettori”. Lo dichiara il deputato di Fratelli d’Italia Ylenja Lucaselli.
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“Il nuovo piano Mattei di Giorgia Meloni”
Posted by fidest press agency su martedì, 24 gennaio 2023
“Non riguarda soltanto i combustibili fossili come quello, in un’altra epoca storica, del fondatore dell’Eni, ma si allarga e si estende anche alle energie rinnovabili con particolare attenzione alla riduzione dei Gas Serra e alla cooperazione in altri ambiti, non ultima quella della soluzione delle criticità politiche nel continente. L’incontro di oggi con il presidente Abdelmadjid Tebboune prevede che l’Italia sia un interlocutore privilegiato dell’Algeria negli scambi commerciali. Il nostro presidente del Consiglio fa bene a emanciparsi dal gas russo e a non dipendere più quasi esclusivamente da energia derivante da fossili ma presta grande attenzione alle rinnovabili. È così che si comporta un vero statista: pensa al benessere delle prossime generazioni, non al tornaconto personale o di partito nel breve termine”. Lo ha detto il Presidente della Commissione Ambiente alla Camera Mauro Rotelli, di Fratelli d’Italia.
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Manovra: Rojc (Pd), no inno a ideologia Governo Meloni
Posted by fidest press agency su domenica, 1 gennaio 2023
“La destra ci ha messo di fronte a una manovra e a una fiducia inaccettabili, cui ho detto ‘no’ con chiarezza e decisione. Questa legge è un inno all’ideologia che guida il Governo Meloni, il suo percorso è culminato in un voto di fiducia che ancora una volta abroga le prerogative di un ramo del Parlamento. Al loro peggio hanno aggiunto gli aspetti deprecabili del passato. Pessimo inizio quando si costringe l’opposizione ad occupare la commissione Bilancio per poter almeno leggere il testo della legge di Bilancio”. Lo dichiara la capogruppo Pd nella commissione Politiche europee del Senato, Tatjana Rojc, dopo aver espresso voto contrario alla fiducia posta sulla legge di Bilancio.
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“La prima manovra del governo presieduto da Giorgia Meloni è legge”
Posted by fidest press agency su sabato, 31 dicembre 2022
È stato un percorso difficile per il pochissimo tempo a disposizione ma che alla fine ha dato frutti molto positivi. La legge di bilancio approvata oggi definitivamente dal Senato contiene il primo tassello della nostra visione della Nazione che si svilupperà da qui ai prossimi cinque anni della legislatura. La maggiore soddisfazione è che, nonostante gli uccelli del malaugurio si augurassero l’esercizio provvisorio, che sarebbe stato devastante per il sistema Italia, siamo riusciti a scrivere la manovra in tempi brevi, a discuterla lasciando spazio alle opposizioni, e a votarla addirittura in anticipo sui tempi previsti. È solo l’inizio. Famiglie e imprese possono finalmente tirare una boccata d’ossigeno e tornare a guardare al futuro con speranza e ottimismo”. Lo ha detto Ylenja Lucaselli, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Bilancio alla Camera.
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I 55 obiettivi raggiunti dal governo Meloni
Posted by fidest press agency su sabato, 31 dicembre 2022
Il raggiungimento dei 55 obiettivi del PNRR previsti per il secondo semestre 2022, in scadenza al 31 dicembre 2022, permette all’Esecutivo di fare richiesta alla commissione europea per i 19 miliardi della terza rata. Ciò rappresenta un grande risultato conquistato attraverso la collaborazione tra il nuovo Governo, ministri, regioni ed Enti locali”. Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Marco Scurria, ai microfoni di TGCom24. “Nonostante i gravi ritardi ereditati dal precedente esecutivo, continua il senatore di FdI, in soli due mesi siamo riusciti a portare a termine questo difficile compito. La scelta politica di unire le competenze sotto la guida di un unico ministero, si è dimostrata vincente. Complimenti al ministro, per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Fitto per l’ottimo lavoro svolto”. “Proseguiamo dritti in questa direzione per raggiungere nuovi e importanti obiettivi da concretizzare nel minor tempo possibile, per una vera ripartenza dell’Italia” conclude il senatore Scurria.
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Conferenza stampa: La politica estera del Presidente del Consiglio
Posted by fidest press agency su giovedì, 29 dicembre 2022
“Durante la consueta conferenza stampa di fine anno il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dedicato ampio spazio alla politica estera e di questo dobbiamo esserne orgogliosi perché questo Governo sta riportando l’Italia ad avere un ruolo da protagonista nella geopolitica internazionale. Netto è stato il giudizio sulla questione russa poiché le scelte del governo di Mosca sono inequivocabili scelte che violano il diritto internazionale. Come ben detto da Giorgia Meloni, se fossero accettate dalla comunità internazionale, farebbero crollare l’intero castello della nostra costruzione giuridica internazionale”. Lo ha detto Giangiacomo Calovini, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Affari Esteri.“Molto bene anche sul ruolo del nostro paese per il Mediterraneo poiché il tema migratorio, quello energetico così come la cooperazione con i paesi del nord Africa devono essere capitoli prioritari per il nostro esecutivo. Con piacere constatiamo che il prossimo consiglio europeo avrà al centro del proprio dibattito la difesa dei confini dell’Unione ed un approccio nuovo per il controllo della migrazione dal continente africano. Anche il passaggio sull’Iran sottolinea l’attenzione del Governo alla questione dei diritti umani che non può passare in secondo piano e due deve essere fortemente considerato dall’intera comunità internazionale. L’Italia – conclude Calovini – ha una posizione chiara in merito ed è chiaro che non possono essere più tollerate le atrocità che stanno avvenendo in quel paese”.
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Conferenza stampa fine anno di Giorgia Meloni
Posted by fidest press agency su giovedì, 29 dicembre 2022
“Una conferenza stampa ricca ed esaustiva quella che si è tenuta questa mattina grazie alla disponibilità del presidente del Consiglio. Sono state ben quarantacinque le domande a cui Giorgia Meloni ha voluto rispondere con chiarezza e precisione senza ridurre o tagliare le richieste dei giornalisti. Ha risposto infatti ad ogni quesito senza tagliare i tempi della conferenza, a dispetto di chi dice che il governo non è propenso alle domande dei giornalisti. La conferenza di oggi testimonia il grande rispetto e la profonda attenzione che il presidente Meloni e tutta la maggioranza hanno nei confronti dell’informazione e del ruolo della stampa”. È quanto afferma Ciro Maschio, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Giustizia a Montecitorio.
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(Urzì Fdi): Meloni ha risposto da statista a 45 domande
Posted by fidest press agency su giovedì, 29 dicembre 2022
“Oggi Giorgia Meloni ha dimostrato che tutti coloro che la accusavano di evitare la stampa lo dicevano in maniera strumentale. Il nostro Presidente del Consiglio ha invece ha risposto alle domande di ben 45 giornalisti. E, lasciatemelo dire, ha risposto in maniera perfetta, esauriente e completa, mostrando ancora una volta la sua statura di statista. A cominciare dalla conferma che presidenzialismo e riforme istituzionali sono una priorità. Tra cinque anni l’Italia sarà una nazione completamente diversa. Lo ha ben chiaro lei, lo abbiamo ben chiaro noi che la sosterremo fino in fondo”. Lo ha detto il Capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Affari Costituzionale alla Camera Alessandro Urzì.
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Meloni: Piano Mattei per Africa
Posted by fidest press agency su giovedì, 29 dicembre 2022
“Le parole pronunciate oggi in conferenza stampa dal nostro presidente del Consiglio alimentano sentimenti di orgoglio e di ottimismo. Giorgia Meloni ha sottolineato che i primi provvedimenti del Governo indicano una rotta precisa a difesa dell’identità nazionale e dei confini, per il rilancio del lavoro e della natalità, nonché per assegnare all’Italia un ruolo centrale in politica estera. A tal proposito il presidente del Consiglio ha ribadito la necessità di essere presenti in Africa con un ‘piano Mattei’, un approccio non predatorio bensì di collaborazione e mutuo aiuto con i Paesi africani. Si tratta a mio avviso di un’azione fondamentale, che agisce su due aspetti che sono oggi centrali: da un lato serve ad arginare le ondate migratorie, dall’altro invest sull’approvvigionamento energetico. Avanti dunque per ridare lustro internazionale all’Italia”. Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia Roberto Menia, vicepresidente della commissione Esteri di Palazzo Madama.
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Il governo Meloni sa guardare al futuro
Posted by fidest press agency su giovedì, 29 dicembre 2022
“Il governo è in carica da appena due mesi e, a tempo di record, siamo riusciti a mettere a punto e approvare una legge di bilancio che ci proietta verso il futuro. Con il voto di oggi del Senato, diamo il via a una serie di misure per imprese e famiglie, per il lavoro, per i giovani, contro il caro energia e contro un sistema indiscriminato di nocivo assistenzialismo. Una manovra seria che anche l’Europa ha apprezzato, contrariamente a tante falsità che abbiamo dovuto ascoltare in queste settimane, e che inizia a disegnare l’Italia che vogliamo e per la quale la gente ci ha dato fiducia. Questo è solo l’inizio, ora ci attendono nuove sfide e ancora tanto, tanto lavoro”.
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Governo Meloni conferma impegni, priorità è tutelare famiglie e imprese
Posted by fidest press agency su domenica, 13 novembre 2022
“In campagna elettorale avevamo chiaramente indicato che la priorità era intervenire con misure che consentissero alle famiglie e alle imprese di contrastare gli effetti prodotti dal caro energia. Un approccio pragmatico e realista che trova attuazione nei primi provvedimenti varati dal governo in queste settimane. In particolare, il decreto approvato oggi dal Consiglio dei ministri stanzia i primi 9 dei 30 miliardi per fronteggiare gli effetti del caro bollette che si stanno ripercuotendo sui bilanci delle famiglie e delle imprese. Si tratta di una prima misura, che si completerà con la manovra che il governo sta preparando anche grazie all’interlocuzione con i sindacati e le imprese. L’ennesima conferma del buon governo messo in campo da Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, con cui puntiamo a ripagare la fiducia che gli elettori ci hanno dato con il voto del 25 settembre”. Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan.
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Governo italiano e le prime mosse della neo-Presidente Meloni
Posted by fidest press agency su martedì, 1 novembre 2022
By Kaspar Hense, Senior Portfolio Manager, BlueBay Asset Management. “La Presidente Meloni deve combattere su più fronti. L’inverno si avvicina e l’Europa sta entrando nell’occhio del ciclone della crisi energetica. La Germania si è comportata finora in modo egoistico e il sostegno europeo dipenderà da un piano di bilancio piuttosto rigido da parte degli italiani. Sul fronte interno, i partner più deboli della coalizione stanno cercando di mostrare i denti. Con, da un lato, Berlusconi che vaneggia del suo primo amore, Putin, e dell’altra, la Lega di Salvini che spinge per ulteriori tagli alle tasse per dimostrare la propria esistenza. Finora se l’è cavata piuttosto bene. Si è impegnata verso l’Europa e la Nato. Se i suoi piani fiscali venissero accompagnati da un’agenda economica interna che, da un lato, protegge le aziende italiane, ma dall’altro portasse a qualche problema con la legge europea sulla concorrenza e, a lungo termine, riducesse la competitività e la produttività, queste sarebbero comunque viste come conseguenze minori nell’attuale quadro macro. I mercati e la Commissione europea sarebbero piuttosto felici di trovare un terreno comune basato sulla disciplina fiscale, pur consentendo un certo comportamento protezionistico che potrebbe essere adatto al contesto straordinario in cui ci troviamo. Per ora continuiamo a concedere alla sua agenda il beneficio del dubbio.”
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Meloni guida il primo governo della destra nella storia repubblicana
Posted by fidest press agency su sabato, 29 ottobre 2022
By Enrico Cisnetto. Nel momento in cui il primo governo di destra della storia repubblicana è nella pienezza dei suoi poteri avendo ottenuto la fiducia del Parlamento, momento che per un beffardo destino coincide con i cento anni da quella marcia su Roma che portò Benito Mussolini ad aprire la lunga e dolorosa pagina fascista della nostra storia, si chiede a Giorgia Meloni di fare i conti con il passato. A me basterebbe che il presidente del Consiglio – cui già si chiede, chi con speranza (anche da parte di coloro che non l’hanno votata) chi con arroganza intellettuale, di vestire i panni del “salvatore della patria si bella e perduta” caricandosi il Belpaese sulle spalle – facesse i conti con la sua cultura politica, domandosi se il suo bagaglio è all’altezza delle tremende sfide che abbiamo di fronte. E se il suo mondo è in grado di dar vita ad un moderno partito conservatore, di stampo liberale ed europeo, che al momento non è. E il fare questo esercizio, è premessa per poter rispondere con cognizione di causa alle tante richieste che a Meloni vengono rivolte di dare dimostrazione di aver abbandonato i panni nazional-populisti di un tempo. Cosa che ha già fatto in politica estera – non fino in fondo, ma in questo è aiutata dai i suoi due compagni di strada, Bibì Vladimir Salvini e Bibò Berlusconzulli, che per differenza le consentono di fare bella figura – e che dovrà dimostrare di saper fare in economia e su molte altre questioni della vita pubblica. Nessuno si è ancora posto il problema di voler produrre una vera discontinuità con quella che, per colpa della maledetta semplificazione mediatica, abbiamo impropriamente chiamato Seconda Repubblica. Con la stortura che l’ha originata – la forzatura giudiziaria chiamata Mani Pulite (un nome che, rileggendo la storia personale dei magistrati che l’hanno incarnata, fa ridere e piangere allo stesso tempo) – e con le storture, anche istituzionali oltre che politiche e culturali, che ha prodotto. Se è vero, come è vero, che dal 1992 in poi si è aperta e mai chiusa una fase di transizione verso una non definita, se non per slogan, nuova Repubblica, allora Giorgia Meloni ha davanti a sé due alternative: il cambiamento whatever it takes o quello finto, posticcio. Nel primo caso potrà anche sbagliare (e ricevere le critiche anche da chi, come me, non ha pregiudizi), ma sicuramente entrerà nei libri di storia per un motivo ben più rilevante che essere la prima donna a sedere sullo scranno di palazzo Chigi; nel secondo caso, resterà inchiodata alla cronaca e il suo tempo finirà presto come quello di tutti i suoi predecessori e avversari, il cui consenso si è velocemente consumato per colpa di promesse irrealizzate (e irrealizzabili) e di una popolarità effimera, creata mediaticamente nonostante la loro assoluta inconsistenza e le molte contraddizioni (anche e soprattutto nei comportamenti privati).Naturalmente essere a favore del riassetto istituzionale del Paese (pardon, della Nazione) non significa per forza essere tifosi del presidenzialismo – del quale peraltro esistono varie forme, da quella piena americana a quella “semi” francese fino all’elezione diretta del presidente del Consiglio che propone Renzi – e io infatti non lo sono (qui Cassese, che parla di “presidenzialismo utile alla stabilità”, non mi convince). La vera questione sta nel fatto che in questi trent’anni la Costituzione è stata scassata dalla disarticolazione del rapporto tra potere politico e potere giudiziario; dall’intossicazione prodotta da leggi elettorali pessime – e che comunque avrebbero richiesto, nel passaggio dal proporzionale al maggioritario (imbastardito dal premio di maggioranza), altre riforme istituzionali – abbinate all’affermarsi dei partiti personali e del leaderismo che trasferisce il consenso dalle idee alle persone; dalla disgraziata riforma del titolo V che ha prodotto un federalismo straccione; dai perniciosi tentativi, per fortuna sventati dai cittadini nei referendum confermativi, di riformare la Carta a colpi di maggioranza anziché in un contesto condiviso, brandendo le riforme come arma nucleare nella guerra del bipolarismo militarizzato. Nel chiedere la fiducia a Camera e Senato, l’onorevole Meloni ha delineato un orizzonte decennale in cui collocarsi. Non saranno solo la risposta alla crisi energetica con le sue maxi bollette, la lotta all’inflazione e la postura assunta nell’ambito della guerra scatenata da Mosca – che pure sono questioni dirimenti – a dirci se si tratta di un’ambizione fondata o di un’illusione. Sarà anche la capacità di capire qual è la vera dimensione del cambiamento radicale che senza dubbio occorre dare all’Italia. Se Meloni ci riuscirà, nell’impresa, non lo so. Posso solo sperarlo. Ciò che temo che glielo possa impedire, più di ogni altra cosa, è quello che potremmo chiamare “il rigurgito”. Pensare che la storica emarginazione politica di cui si sente vittima sia stata figlia di “poteri forti” che ora, battuti dal risultato elettorale a lei favorevole, la vogliano “circuire”. A farglielo credere il suo mondo antico, che di isolamento ha campato, intellettualmente e materialmente. Ci hanno già provato, sgangheratamente, Marcello Veneziani, secondo cui “obiettivo del Palazzo è una Meloni Ogm che somiglia Draghi”, e in modo più sofisticato Franco Cardini, per il quale la squadra di governo messa insieme dal neo primo ministro è pensata per piacere all’establishment, pervasa da “ansia di legittimazione”. Era già successo a Gianni Alemanno una volta arrivato a fare il mestiere più difficile d’Italia, che è amministrare Roma. Vedremo se Giorgia Meloni saprà fare tesoro di quella esperienza. (abstract) By Enrico Cisnetto direttore http://www.terzarepubblica.it
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Fiducia Governo: Discorso Meloni di alto profilo
Posted by fidest press agency su martedì, 25 ottobre 2022
“Esprimo apprezzamento, condivisione e grande emozione per il discorso di alto profilo del presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo intervento alla Camera. Un discorso che ha definito i punti chiave dell’agenda politica del governo e che mette al centro le priorità da affrontare nell’immediato per rispondere alla crisi in atto e contemporaneamente ha delineato gli obiettivi strategici di legislatura. Tra le tante sfide ed obiettivi del programma di governo, tutte importanti e di grande visione per il rilancio e la modernizzazione dell’Italia intera, ci tengo ad evidenziare la riforma di Roma Capitale che da tanto attendiamo, e troppi timidi tentativi sono stati fatti sin qui. Buon lavoro Presidente Meloni”. Così in una nota il coordinatore romano di FdI e deputato Massimo Milani
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UNC: auguri al Governo Meloni… ma inflazione è 8,9%
Posted by fidest press agency su martedì, 25 ottobre 2022
“Auguriamo buon lavoro al Governo Meloni. Come sempre, giudicheremo il Governo dai fatti e dai provvedimenti che concretamente prenderà” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando il discorso alla Camera del Premier.”Quanto agli impegni assunti oggi, al di là della gaffe di non sapere quanto è l’inflazione in questo momento in Italia, +8,9% è il dato tendenziale di settembre dell’indice Nic, +8,6% il Foi, +9,4% l’Ipca, non 11,1% come ha detto il Premier, andando alla sostanza, condividiamo la proposta di accrescere il reddito disponibile delle famiglie e di allargare la platea dei beni che godono di aliquota ridotta. Da sempre riteniamo assurdo che chi va in albergo paghi l’Iva al 10% mentre chi compera i prodotti per l’igiene personale e la pulizia della casa, spese obbligate, paga il 22 per cento” prosegue Dona.“Quanto a quando e come ottenere il risultato, non basta ridurre le imposte sui premi di produttività o intervenire sui fringe benefit, ma ad esempio, urge ripristinare una scala mobile all’inflazione programmata. Inoltre, serve dare subito un aiuto una tantum per consentire alle famiglie meno abbienti di poter pagare le bollette di luce e gas da qui alla fine dell’anno. Insomma, gli italiani non possono aspettare la prossima legge di Bilancio” conclude Dona.
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