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J. SAFRA SARASIN: America Latina – Altri tagli dei tassi

Posted by fidest press agency su giovedì, 28 marzo 2024

A cura di Mali Chivakul, Emerging Markets Economist di J. Safra Sarasin. L’attività economica in America Latina continua a rallentare. Il Brasile sembra il paese più resistente, poiché il rallentamento sequenziale sembra aver toccato il fondo – il PMI manifatturiero di gennaio è risalito in territorio espansivo. La tenuta del Brasile è stata sostenuta dalle forti esportazioni e dalla produzione di petrolio. La crescita delle esportazioni a gennaio è stata del 19% a/a, con un aumento del 53% delle esportazioni verso la Cina. Cile e Colombia rimangono stagnanti. Dopo le numerose sorprese al rialzo dello scorso anno, il Messico ha iniziato a decelerare. Il PIL del quarto trimestre ha sorpreso al ribasso (0,1% trimestre su trimestre) e l’ultimo PMI manifatturiero indica una maggiore debolezza in futuro. Sul fronte dei prezzi i tassi di inflazione annuali continuano a scendere in tutta la regione. Gli effetti di El Nino, più lievi del previsto, hanno anche ridotto il rischio di picchi di inflazione alimentare quest’anno. Il Cile, ad esempio, ha deciso di tagliare il tasso di riferimento di 100 pb nella sua ultima decisione. Nella sua ultima dichiarazione, la banca centrale del Messico (Banxico), l’ultima banca centrale latino-americana rimasta in stand-by, ha suggerito di essere aperta a tagliare i tassi, pur riconoscendo il rischio di rialzo dell’inflazione. Con aspettative di inflazione a fine 2020 al 3,8%, l’orientamento monetario è al momento molto rigido, con un tasso reale del 7,5%. Un tasso reale elevato sta anche mettendo sotto pressione l’attività in Colombia, che ha registrato una crescita inferiore al previsto per tutto il 2023. Le ultime letture sull’inflazione di fondo sia in Brasile che in Messico, tuttavia, non offrono alcun margine di tranquillità alle due banche centrali. L’inflazione di fondo stagnante, insieme alla preoccupazione fiscale, esclude probabilmente un taglio dei tassi più aggressivo in Brasile. In Messico ci aspettiamo che Banxico inizi a tagliare i tassi a marzo o a maggio, a seconda della lettura dell’inflazione di febbraio. Dato che l’inflazione di fondo è ancora vischiosa, il mercato del lavoro rimane rigido (il tasso di disoccupazione rimane ai minimi storici) e ci aspettiamo un’ampia spinta fiscale in un anno elettorale, Banxico probabilmente non avrà molto spazio per tagliare il suo tasso di policy dall’attuale 11,25%. Un taglio di 200 punti base lascerebbe comunque il tasso reale solo leggermente inferiore a quello del Brasile entro la fine del 2024. Anche in Colombia l’inflazione di fondo rimane stabile, sebbene la banca centrale probabilmente intensificherà i tagli dei tassi a causa della debolezza dell’economia. Le aspettative di inflazione a fine anno rimangono superiori all’intervallo target, ma le aspettative di inflazione a medio termine si sono spostate nella giusta direzione. Con la stagnazione dell’economia, la banca centrale cilena è diventata più aggressiva nelle sue politiche di allentamento. L’inflazione è stata volatile negli ultimi tempi, ma sta scendendo rapidamente su base annua. Il mercato si aspetta ulteriori tagli di 300 punti base, che porteranno il tasso di policy al 4,25% e il tasso reale all’1,25%. Il peso cileno ha già perso circa il 10% su base annua e potrebbe subire ulteriori pressioni, soprattutto se la banca centrale riavvierà il programma di accumulo di riserve valutarie. In Perù, il processo di disinflazione è stato agevole e l’inflazione complessiva ha già raggiunto l’obiettivo del 3%. Ci aspettiamo che la banca centrale continui a tagliare i tassi per sostenere l’economia. Il mercato prevede un allentamento di 150 pb per quest’anno, che porterà il tasso di policy al 4,75% e il tasso reale al 2%. Come in Cile, anche in Perù i tagli dei tassi continueranno a mettere sotto pressione il sol peruviano (PEN). (Abstract by http://www.verinieassociati.com)

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SAFRA SARASIN: È già primavera per i mercati azionari

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 marzo 2024

A cura di Frank Härtel, Head Asset Allocation di J. Safra Sarasin. I dati sull’inflazione statunitense, superiori alle attese, hanno smorzato il sentiment positivo del mercato azionario solo per un breve periodo. Tuttavia, la volatilità dei prezzi ha mostrato quanto i mercati azionari siano sensibili a singoli dati che mettono in discussione la narrativa di un “atterraggio morbido” dell’economia statunitense. Tuttavia, tale scenario, o uno ancora più ottimistico in cui l’economia continua a crescere senza “Atterraggio”, è considerato sempre più probabile. L’ultimo sondaggio condotto da Bank of America tra gli esperti di investimenti mostra che il 79% degli intervistati (il mese precedente il 72%) condivide questa opinione. Di conseguenza, una recessione negli Stati Uniti nel 2024 è considerata sempre più improbabile e, se dovesse verificarsi, sarebbe solo nella seconda metà dell’anno. Di conseguenza, le aspettative di crescita degli Stati Uniti per l’anno in corso sono state riviste al rialzo già a febbraio. Ciò contrasta con la situazione dell’Eurozona e del Regno Unito, ancora in recessione tecnica. L’andamento dell’inflazione e le relative decisioni di politica monetaria restano al centro dell’attenzione. Al 4,7%, il “Wage Growth Tracker” della filiale di Atlanta della Fed continua ad essere ben al di sopra dell’obiettivo di inflazione a gennaio. Secondo i verbali della riunione del Federal Open Market Committee pubblicati a febbraio, la Fed intende aspettare a tagliare i tassi di interesse fino a quando non avrà “maggiore fiducia” nella traiettoria discendente dell’inflazione. Di conseguenza, probabilmente taglierà i tassi solo più tardi e in misura minore. I mercati finanziari si aspettano che la Fed tagli i tassi di interesse per la prima volta non prima di giugno, e lo stesso vale per la Banca Centrale Europea (BCE). Il rischio di stagflazione, come negli anni ’70, è certamente preannunciato da numerosi parallelismi: eventi geopolitici in Medio Oriente ed elevati deficit pubblici. Tuttavia, al momento non ci sono molti elementi a favore di questo scenario di rischio, soprattutto perché gli indici PMI in Europa hanno continuato a migliorare a febbraio.

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J. SAFRA SARASIN: Le elezioni USA contano per i mercati, ma soprattutto dopo il voto

Posted by fidest press agency su domenica, 3 dicembre 2023

A cura di Wolf von Rotberg, Equity Strategist di J. Safra Sarasin. A esattamente 12 mesi dalle prossime elezioni presidenziali statunitensi cogliamo l’occasione per analizzare la performance del mercato azionario negli anni elettorali dal 1976. In media, la performance nei 12 mesi precedenti le presidenziali (+7%) è stata poco peggiore rispetto a quella di un tipico anno non elettorale (+10%). Se si considera la mediana anziché la media, l’impatto di casi anomali come l’anno elettorale 2008 si fa meno pronunciato e porta a una convergenza dei risultati (+10% negli anni elettorali contro +12% negli anni non elettorali). Tuttavia, rimane il fatto che il mercato azionario che va incontro a un’elezione ha una performance leggermente inferiore rispetto agli anni non elettorali.È interessante notare che la natura della corsa alla presidenza sembra avere un impatto minimo sulla performance prima delle elezioni, mentre tende ad avere un impatto maggiore dopo la fine delle elezioni. Indipendentemente dal fatto che si tratti di una corsa aperta (ovvero tra due nuovi candidati) o tra il presidente in carica e un altro candidato, l’S&P 500 guadagna in genere tra il 7% e il 16% nei 12 mesi precedenti (escludendo il 2008). Una volta superata la data delle elezioni, il divario di performance tra i diversi risultati si amplia notevolmente. I guadagni più consistenti del mercato azionario si osservano in genere dopo la rielezione del presidente in carica (+19% nell’anno successivo), mentre un nuovo presidente in una corsa aperta ha visto il mercato guadagnare in media solo il 3% nei primi 12 mesi del suo mandato.Oltre alla natura della corsa alla presidenza, abbiamo considerato l’orientamento della politica della Fed negli anni delle elezioni presidenziali. La performance più forte in vista di un’elezione e dopo un’elezione è stata osservata negli anni elettorali senza variazioni dei tassi da parte della Fed. Tuttavia, sarebbe meglio parlare di anno e non di anni, dato che il 2012 è l’unico del nostro campione in cui ciò si è verificato. A parte questo, c’è una differenza notevole tra gli anni elettorali con o senza rialzo dei tassi. Se la performance a 12 mesi prima delle elezioni è stata ancora una volta piuttosto limitata, indipendentemente dalla politica monetaria della Fed, dopo le elezioni l’S&P 500 ha guadagnato in media il 22% su 12 mesi quando la Fed ha tagliato i tassi (escluso il 2008) ed è rimasta quasi piatta quando ha aumentato i tassi.La conclusione è semplice. In vista di un’elezione, le differenze di performance sono in genere piuttosto ridotte, indipendentemente dal risultato atteso o dal rispettivo orientamento di politica monetaria. Il governo e l’orientamento politico dopo le elezioni contano molto di più, e i guadagni più consistenti si osservano quando il presidente in carica vince e la Fed taglia i tassi. Questo scenario è sicuramente possibile, ma non scontato.Tuttavia, le conclusioni di cui sopra sono accompagnate da una grande precisazione. L’esito delle elezioni non è indipendente dal mercato e dal ciclo. Negli ultimi 50 anni, nessun partito in carica è mai riuscito a vincere le elezioni se l’economia statunitense era in recessione durante l’anno elettorale. Pertanto, la rielezione dell’attuale amministrazione potrebbe dipendere in larga misura dalla traiettoria dell’economia nei prossimi 12 mesi, che secondo le nostre previsioni dovrebbe attenuarsi ed entrare in una recessione poco profonda entro la metà del 2024. A quel punto, potrebbe essere il momento giusto per aggiungere rischio, indipendentemente dalle considerazioni politiche in vista del voto di novembre.

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J. SAFRA SARASIN: Strategia globale – Dove nascondersi quando le tensioni in Medio Oriente si fanno sentire

Posted by fidest press agency su mercoledì, 25 ottobre 2023

A cura di Wolf von Rotberg, Equity Strategist di J. Safra Sarasin.L’attacco di Hamas ai villaggi israeliani di poche settimane fa non ha creato soltanto un dolore intollerabile tra i civili e le famiglie israeliane, ma ha anche aperto la strada a un’escalation di violenza in Medio Oriente. Le conseguenze geopolitiche di queste azioni sono difficili da immaginare, ma l’ampia varietà di attori e interessi nella regione offre numerosi scenari di rischio e potrebbe riportare alla memoria le guerre mediorientali degli anni Settanta. Tuttavia, ciò non è scontato, poiché gli sforzi diplomatici si stanno moltiplicando per limitare il conflitto a Gaza ed evitare che si estenda ad altre parti della regione.Data l’incertezza sui potenziali sviluppi futuri, è consigliabile guardare ai conflitti passati per trovare indicazioni su come difendersi da un’ulteriore escalation della situazione. L’asset tipicamente più colpito dalle crescenti tensioni in Medio Oriente è il petrolio, con la regione che continua a produrre più di un terzo delle forniture giornaliere. In particolare, la produzione dell’Iran, ottavo produttore mondiale di greggio, sarebbe a rischio in caso di escalation. Dopo che le esportazioni iraniane erano scese al di sotto dei 500.000 bbl/d (barili al giorno) nel 2020, la sua produzione è risalita fino a 1,5 milioni di bbl/d stimati a settembre, riflettendo in parte un allentamento dell’applicazione delle sanzioni statunitensi. Un nuovo inasprimento delle sanzioni potrebbe far scomparire fino a 1 milione di bbl/d dalla produzione globale. Inoltre, un aumento dell’incertezza sulle forniture da parte dell’Arabia Saudita potrebbe facilmente far impennare i prezzi come in risposta all’invasione dell’Ucraina nel 2022. Allora i prezzi del petrolio guadagnarono il 30% nel giro di due settimane prima di assestarsi a circa il 15% al di sopra dei livelli prebellici.Andando più indietro nella storia, la variazione media del prezzo del petrolio è stata di circa il 35-40% in risposta all’aumento delle tensioni in Medio Oriente. Ma è chiaro che ogni conflitto è diverso e anche il mercato del petrolio è cambiato.Gli Stati Uniti sono oggi il maggior produttore di greggio, il che rende il mercato più resistente a uno scenario simile a quello dell’embargo petrolifero degli anni ’70, quando i prezzi sono più che triplicati. Inoltre, finché la diffusione degli scontri nella regione di Israele/Palestina è stata contenuta a livello locale, l’impatto sul petrolio è stato abbastanza modesto. In genere, i prezzi aumentano solo del 9% in caso di conflitto circoscritto a livello locale, il che colloca il rialzo dell’8% delle ultime due settimane proprio al punto giusto. L’unico altro asset che ha registrato un movimento significativo nelle ultime due settimane è l’oro, con un guadagno del 6% dall’inizio degli attacchi. È sorprendente che ciò sia avvenuto a fronte di un aumento di 11 punti percentuali dei rendimenti decennali statunitensi, il che indica che i mercati del reddito fisso non hanno preso realmente atto dell’attacco e per ora non prevedono un impatto significativo sul ciclo globale. Anche gli altri asset non si sono quasi mossi in risposta all’attacco. I titoli azionari statunitensi sono rimasti fermi e i mercati valutari sostanzialmente invariati. Ci aspettiamo che queste mosse rimangano limitate e che non abbiano un ulteriore impatto sui prezzi degli asset finché si potrà ipotizzare con sicurezza che il conflitto non si estenda ad altre parti della regione. Gli sforzi diplomatici concreti compiuti negli ultimi giorni, che invitano a un approccio misurato e a non coinvolgere altre parti nel conflitto, possono essere considerati positivi a questo proposito.Tuttavia, anche se la probabilità di una forte escalation è diminuita negli ultimi giorni, raccomandiamo tre coperture contro un’escalation della situazione, che consideriamo interessanti anche su base individuale: i) Per quanto riguarda le azioni, il mercato britannico beneficerebbe sia di un aumento dei prezzi del petrolio che di un rafforzamento del dollaro USA. Ciò è dovuto alla sostanziale ponderazione energetica dell’indice e all’elevata esposizione ai ricavi esteri. Il mercato azionario britannico è anche uno degli indici più difensivi a livello globale, che sarebbe ulteriormente sostenuto da tassi più bassi nella parte lunga della curva, in uno scenario di “risk off”. ii) Per quanto riguarda i tassi, raccomandiamo una quantità significativa di duration di qualità. La curva statunitense dovrebbe appiattirsi se i prezzi del petrolio aumentano. Le pressioni inflazionistiche a breve termine potrebbero scontrarsi con un aumento dei rischi di recessione e con l’ampliamento degli spread creditizi. iii) In termini di valuta estera, la corona norvegese sembra interessante se i prezzi del petrolio dovessero aumentare. In genere guadagna circa il 4% (ponderato per gli scambi) per ogni variazione del 20% dei prezzi del petrolio Brent, ma di recente ha ceduto circa il 5%. Un aumento significativo dei prezzi del petrolio al di sopra di 100 USD/bbl comporterebbe quindi un guadagno del 5%-10% per la NOK su base ponderata.

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J. SAFRA SARASIN: Il rialzo dei tassi della BCE più favorevole al mercato

Posted by fidest press agency su venerdì, 15 settembre 2023

A cura di Karsten Junius, Chief Economist di J. Safra Sarasin. Sembra che i membri dovish del Consiglio direttivo della BCE abbiano perso il dibattito. Invece di una pausa hawkish, il Consiglio direttivo ha presentato un rialzo dovish che ha scatenato una reazione favorevole al mercato. L’euro si è deprezzato e i rendimenti obbligazionari sono scesi, in quanto i mercati stanno valutando un taglio dei tassi entro marzo. Hanno interpretato correttamente quello che la Presidente Lagarde ha poi spiegato essere il paragrafo più importante del comunicato stampa: “Sulla base della sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse della BCE abbiano raggiunto livelli che, se mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, contribuiranno in modo sostanziale al tempestivo ritorno dell’inflazione al target”. Le future decisioni del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse della BCE siano fissati a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario. Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio dipendente dai dati per determinare il livello e la durata appropriati della restrizione.” La BCE si aspetta una crescita dello 0,1% nel 2° semestre del 2023, facendo slittare le sue proiezioni di crescita favorevole di due trimestri esatti. Nel 4° trimestre del 2025 l’inflazione headline è prevista all’1,9% e l’inflazione core al 2,2%. Poiché le previsioni sul PIL sono state abbassate meno di quanto avremmo ritenuto necessario e le previsioni sull’inflazione sono piuttosto elevate per il 2024, è anche improbabile che dati avversi possano innescare un altro rialzo dei tassi a breve. Degno di nota è il fatto che la BCE consideri il meccanismo di trasmissione più rapido rispetto ai cicli precedenti e che ritenga che il calo dei margini di profitto delle imprese consenta un aumento dei salari. Un lungo periodo di tassi costanti e la continuazione dell’attuale stagflazione è il percorso più probabile almeno fino alla primavera del 2024. D’ora in poi le discussioni sui mercati verteranno sulla tempistica del primo taglio dei tassi.

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J. SAFRA SARASIN: Investire nell’adattamento al global warming

Posted by fidest press agency su lunedì, 10 luglio 2023

A cura di Daniel Wild, Chief Sustainability Officer di Bank J. Safra Sarasin. Nel 2022 il mondo ha assistito a una serie di eventi meteorologici estremi che hanno causato danni per almeno 29 miliardi di dollari. Tra questi, l’uragano Ian negli Stati Uniti e a Cuba, le ondate di caldo in Europa che hanno ucciso più di 16.000 persone e le inondazioni in Pakistan che hanno causato 1.700 morti. Tuttavia, con le temperature destinate ad aumentare in tutto il mondo di 2,5°C o più rispetto ai livelli preindustriali, è probabile che questi eventi meteorologici estremi diventino ancora più comuni. L’adattamento ai cambiamenti climatici non è mai stato più urgente. L’ultimo rapporto dell’IPCC sui cambiamenti climatici avverte che le opzioni di adattamento oggi praticabili ed efficaci si faranno sempre più scarse e meno adeguate con l’aggravarsi del riscaldamento globale[2]. Oltre agli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra, le società e le economie dovranno investire in tecnologie e infrastrutture che consentano loro di diventare più resilienti a un clima più caldo. Anche se i Paesi in via di sviluppo possono essere colpiti in modo sproporzionato dai cambiamenti climatici, le conseguenze disastrose, sia dirette che indirette, saranno avvertite da tutti. Per esempio, secondo stime della ONG Global Commission on Adaptation, se non si fa nulla per prepararsi ai cambiamenti climatici, i raccolti potrebbero diminuire fino al 30% a livello globale entro il 2050. Questo potrebbe portare alla fame nei Paesi più poveri, ma anche a migrazioni di massa che colpirebbero le nazioni più ricche. Il finanziamento dell’adattamento ai cambiamenti climatici non solo genera benefici enormi per i Paesi, le società e le economie, ma offre anche agli investitori un’esposizione a interessanti aree di crescita a lungo termine. Il rapporto Adapt Now: A Global Call for Leadership on Climate Resilience stima che l’investimento di 1.800 miliardi di dollari a livello globale dal 2020 al 2030 potrebbe generare 7.100 miliardi di dollari di profitti netti totali. Investire nell’adattamento e nell’innovazione che ne deriva può sbloccare nuove opportunità e stimolare il cambiamento in tutto il mondo. Le aziende che forniscono soluzioni di adattamento potranno beneficiare di una maggiore domanda strutturale dei propri prodotti e servizi.Un problema sanitario legato al riscaldamento globale è la diffusione delle zecche nei Paesi settentrionali e la generale proliferazione delle malattie trasmesse dalle zecche, tra cui l’encefalite da zecca (TBE), causata da un virus, e la malattia di Lyme (nota anche come borreliosi di Lyme), causata da un batterio. Bavarian Nordic, un’azienda biotecnologica, ha sviluppato il principale vaccino per la TBE, mentre Pfizer, insieme al partner Valneva, sta sviluppando il primo vaccino per la malattia di Lyme. Poiché questo genere di malattie è in aumento, i vaccini diventeranno ancora più cruciali per proteggersi da alcuni degli effetti più gravi. Il real estate è un altro settore che deve adattarsi meglio ai cambiamenti climatici e un modo è costruire immobili più ecologici ed efficienti dal punto di vista energetico. L’olandese Aalberts è un esempio di azienda che produce sistemi idronici e di controllo dei fluidi che consentono agli edifici residenziali, commerciali e industriali di gestire temperature estreme limitando al contempo il consumo energetico. I componenti prodotti da Aalberts sono fondamentali per la costruzione di edifici altamente performanti e resilienti al surriscaldamento del pianeta. (abstract by http://www.verinieassociati.com/

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Safra Sarasin: Il rischio di recessione rimane elevato

Posted by fidest press agency su sabato, 18 marzo 2023

A cura di Philipp E. Bärtschi, CFA, Chief Investment Officer di J. Safra Sarasin.Dopo un inizio d’anno incoraggiante, di recente il sentiment dei mercati finanziari si è leggermente deteriorato. Ciò è dovuto da un lato a dati molto solidi sul mercato del lavoro e sulle vendite al dettaglio, ma soprattutto a un calo più contenuto del previsto dei tassi d’inflazione negli Stati Uniti e in Europa, che ha convinto gli operatori di mercato che i tassi d’interesse sarebbero aumentati più bruscamente e per un per un periodo più lungo di quanto precedentemente previsto. L’intera curva dei rendimenti statunitensi ha registrato un aumento dei rendimenti e, come ci si aspetta in questi casi, è aumentata maggiormente nella parte breve rispetto a quella lunga. I futures sui Fed funds segnalano ora un tasso terminale statunitense superiore al 5,6% al picco rispetto a meno del 5,0% all’inizio dell’anno. Un taglio dei tassi di 50 punti base per la seconda metà dell’anno è scomparso quasi del tutto dalle attese di mercato. La possibilità di un ulteriore inasprimento della politica monetaria costringe gli operatori di mercato a guardare con attenzione all’inflazione e agli sviluppi economici a breve termine. In vista della seconda metà dell’anno, gli investitori dovrebbero tenere presente che un rallentamento della crescita economica sembra quasi inevitabile. Non appena i rialzi dei tassi avranno esaurito il loro effetto restrittivo, è probabile che i consumi privati diminuiscano sensibilmente sia negli Stati Uniti che nell’Eurozona. Nel frattempo, la situazione economica in Cina sta migliorando sempre più. La fine della politica dello zero-COVID non avrà solo un impatto positivo sull’economia cinese, ma anche, in particolare, su quelle regioni che sono economicamente molto esposte alla Cina. Se inizialmente gli operatori di mercato sembravano aver sottovalutato questo sviluppo, ora le previsioni sulla crescita economica cinese sono state riviste al rialzo. L’ultimo indice dei responsabili degli acquisti in Cina ha registrato un ulteriore aumento per il settore dei servizi a febbraio, raggiungendo i 56,3 punti, dopo un aumento di 12,8 punti nel mese precedente. Anche l’indice manifatturiero è aumentato per il secondo mese consecutivo, raggiungendo un massimo di 10 anni a 52,6 punti. I dati confermano una solida ripresa, già riscontrata in altri dati sull’attività economica. Dopo un breve periodo di relativa calma, la volatilità sui mercati obbligazionari è tornata a crescere e la conformazione della curva dei rendimenti è cambiata in modo significativo. Negli Stati Uniti e in Europa, la parte a breve è salita a livelli mai visti dalla crisi finanziaria globale. Poiché i rendimenti a più lunga scadenza si sono spostati meno, la curva è ora più invertita di quanto non sia stata negli ultimi quarant’anni. I rialzi dei tassi d’interesse delle ultime settimane sono in particolare dovuti all’aumento delle aspettative d’inflazione. In ogni caso, il rischio che l’inflazione non scenda al target del 2% delle banche centrali con la rapidità prevista, ma rimanga elevata più a lungo, è recentemente aumentato in modo significativo. Le obbligazioni indicizzate all’inflazione offrono una protezione efficace contro questo scenario.Il forte aumento delle valutazioni azionarie all’inizio dell’anno incide pesantemente sull’attrattiva complessiva dell’asset class. I rendimenti degli utili statunitensi sono più bassi rispetto ai rendimenti dei titoli di Stato, situazione che non si vedeva dal 2007. Allo stesso tempo, i rischi di revisione al ribasso degli utili permangono in presenza di una notevole incertezza sulla crescita e della probabilità di rialzi dei tassi di interesse. Ciò è indicato anche da una stagione delle trimestrali deludente per il quarto trimestre del 2022. In questo contesto, nelle ultime settimane le stime sugli utili degli analisti sono gradualmente scese verso le nostre aspettative. In Cina, invece, gli sviluppi positivi successivi alla fine della politica zero-Covid proseguono con vigore e oltre le aspettative degli investitori. Ciò è motivo di ottimismo per il futuro e apre la possibilità di sorprese positive per le azioni cinesi e dei mercati emergenti, mentre sembra essere limitato per le azioni statunitensi, in particolare al livello attuale. Sebbene il contesto economico sia solido e i dati recenti siano stati migliori del previsto, il rischio di una recessione negli Stati Uniti nei prossimi 12 mesi rimane elevato. In questo contesto, le obbligazioni appaiono generalmente più interessanti delle azioni. Manteniamo pertanto la nostra sottoponderazione sulle azioni, ma l’abbiamo leggermente ridotta a causa dei migliori dati macro e dell’elevato grado di incertezza delle previsioni. Rimaniamo sovrappesati sulle azioni dei mercati emergenti, che probabilmente avranno una sorpresa positiva.Le obbligazioni potrebbero subire ulteriori pressioni a causa dell’aumento delle aspettative di inflazione. Siamo leggermente sovrappesati negli investimenti alternativi. Riteniamo che i cat bond siano estremamente interessanti grazie all’attuale livello di rendimento. Rimaniamo sovrappesati nelle materie prime. La prevista decarbonizzazione dell’economia globale porterà nel medio termine a un’elevata domanda di risorse strategiche, per cui ci troviamo all’inizio di un nuovo super ciclo. Inoltre, l’accelerazione della crescita in Cina dovrebbe portare a un aumento della domanda ciclica di materie prime. (Abstract by http://www.verinieassociati.com)

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J. Safra Sarasin: Commento post BCE: Mantenere la rotta e infondere fiducia

Posted by fidest press agency su sabato, 18 marzo 2023

A cura di Karsten Junius, CFA, Chief Economist di J. Safra Sarasin. Nella conferenza stampa di giorni fa la BCE ha cercato di promuovere la fiducia sia nella propria intenzione di combattere l’inflazione sia nella stabilità del sistema finanziario europeo. Ieri la BCE ha aumentato i tassi di interesse di 50 pb; ha inoltre sottolineato che il proprio impegno nella lotta all’inflazione non è ancora terminato e che futuri rialzi dei tassi restano probabili. Tuttavia, invece di preannunciare il numero dei futuri rialzi, la BCE sta adottando un approccio dipendente dai dati per le proprie decisioni in materia di politica monetaria, ha minimizzato sull’ipotesi fatto che le recenti turbolenze abbiano già inasprito le condizioni di finanziamento. Ha invece ribadito che le banche europee sono resilienti, dispongono di solide riserve di capitale e di liquidità, beneficiano di una forte attività di vigilanza in Europa e hanno un’esposizione limitata alle istituzioni più vulnerabili statunitensi. Tuttavia, in caso di necessità, esistono numerosi strumenti e meccanismi che possono essere attivati con rapidità.Iniettare fiducia sembra essere la missione principale della BCE. La Presidente Lagarde ha confermato che il rialzo dei tassi di interesse di 50 pb è stato sostenuto da un’ampia maggioranza dei membri del Consiglio direttivo, mentre solo tre o quattro si sono espressi a favore di un atteggiamento più cauto o di un rinvio della decisione. In questo modo, la BCE non ha lasciato dubbi sul fatto che la lotta alle pressioni inflazionistiche sia il suo obiettivo principale. Purtroppo, non si può dire quale sarebbe stata la decisione senza il precedente impegno di Francoforte ad aumentare in questa occasione i tassi di 50 pb. In teoria, un incremento più contenuto avrebbe potuto essere sufficiente, visto l’inasprimento delle condizioni finanziarie che si è verificato a seguito delle attuali turbolenze di mercato. Il fatto di non aver tenuto conto dell’attuale situazione di mercato nella propria decisione di politica monetaria è in contrasto con i commenti della Presidente Lagarde sulle nuove proiezioni dei funzionari della BCE. Sembrava che volesse minimizzarne la rilevanza, dato che il giorno di chiusura era precedente alle recenti turbolenze di mercato. Perlomeno, la BCE ha confermato che in futuro adotterà un approccio dipendente dai dati; si è limitata a dichiarare che il suo intervento non è ancora terminato. Riteniamo che due rialzi di 25 pb a maggio e giugno siano coerenti con la comunicazione dell’istituto centrale e con il suo scenario macro.La Presidente Lagarde e il Vicepresidente de Guindos hanno sottolineato che la stabilità finanziaria e la stabilità dei prezzi non sono due obiettivi in contrapposizione tra di loro. Inoltre, hanno precisato che esistono vari strumenti e mezzi per sostenere il settore finanziario e che la BCE ha dimostrato di essere in grado, nelle crisi passate, di attivare tempestivamente altri strumenti. Finora, tuttavia, la resilienza del sistema bancario è considerata forte, le riserve di capitale e di liquidità sono elevate, l’esposizione alle banche statunitensi vulnerabili è bassa e le analogie con i problemi specifici delle banche statunitensi sono molto limitate.

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J. SAFRA SARASIN: Recessione annullata?

Posted by fidest press agency su venerdì, 10 marzo 2023

A cura di Philipp E. Bärtschi, CFA, Chief Investment Officer di J. Safra Sarasin. La situazione macroeconomica attuale è estremamente incerta. Gli indici dei responsabili degli acquisti sono ancora al di sotto della soglia di contrazione in molti Paesi anche se, di recente, hanno sorpreso al rialzo. L’indice ISM statunitense per il settore dei servizi è addirittura salito. Anche il mercato del lavoro statunitense ha rispecchiato un contesto economico sorprendentemente solido a gennaio. Allo stesso tempo, altri dati, come quelli relativi alla produzione industriale o le vendite al dettaglio, sono stati decisamente deludenti. Tuttavia, sebbene i dati macroeconomici siano in questa fase estremamente volatili e rendano difficile valutare lo slancio economico in corso, i recenti sviluppi, se considerati nel complesso, sono stati di gran lunga migliori di quanto gli operatori di mercato si aspettassero all’inizio dell’anno. Gli effetti delle misure di politica monetaria hanno bisogno di tempo per farsi sentire nell’economia reale.Quindi recessione solo ritardata ma ancora all’orizzonte? Sebbene l’economia stia attualmente mostrando una sorprendente resistenza al notevole aumento dei tassi di riferimento, sarebbe davvero avventato supporre che la più forte stretta monetaria in oltre 40 anni non avrà un impatto negativo significativo sull’economia. Piuttosto, le circostanze eccezionali della ripresa post-pandemia suggeriscono che i ritardi di trasmissione delle politiche monetarie potrebbero essere stati prolungati piuttosto che ridotti. Tuttavia, per poter rispondere alla domanda è fondamentale un approccio differenziato a livello regionale. Mentre l’Europa dovrebbe sfuggire alla recessione quest’inverno, l’economia statunitense dovrebbe contrarsi nell’ultima parte dell’anno. Tuttavia, poiché una ripresa più forte dell’economia cinese, i prezzi più bassi dell’energia, la persistenza della spesa fiscale e l’assenza di forti squilibri finanziari tendono ad attenuare nel complesso gli effetti della stretta monetaria, è probabile che la recessione sia più tardiva e più lieve di quanto ipotizzato inizialmente.

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