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استطلاع لـ”نيوزويك”: ما مدى معاداة طلاب الجامعات الأميركية لـ “إسرائيل”؟

Posted by fidest press agency su venerdì, 17 Maggio 2024

Sondaggio Newsweek: Quanto sono ostili a Israele gli studenti universitari americani? Un sondaggio mostra che il sostegno alla causa palestinese è in aumento tra gli studenti universitari. Un sondaggio condotto da Newsweek, in collaborazione con la College Pulse Foundation, mostra che l’80% degli studenti universitari negli Stati Uniti disapprova la gestione da parte di Israele della guerra contro Hamas a Gaza. Secondo il sondaggio, il 27% degli intervistati “incolpa Israele per la guerra a Gaza”, mentre solo il 20% incolpa Hamas. Il 39% degli intervistati ha detto di considerarsi “pro-palestinese”, mentre solo l’11% ha detto di essere “pro-Israele” e il 40% non ha risposto a questa domanda. Il sondaggio giunge in un momento in cui prestigiose università negli Stati Uniti, in Europa e in Australia assistono a una vasta ondata di proteste e sit-in, alcuni dei quali hanno comportato scontri con la polizia o con gruppi pro-Israele. Le richieste comuni alla base delle proteste sono la fine degli accordi di collaborazione attraverso i quali le università occidentali forniscono servizi scientifici e tecnologici alle forze armate israeliane e la pressione fatta sui governi per fermare la guerra in corso nella Striscia di Gaza. (Fonte: Mayadeen (canale di informazione sono sede a Beirut, filo-Hezbollah e vicino al regime siriano) Da Partito Radicale Rassegna stampa araba.

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Primavera araba

Posted by fidest press agency su giovedì, 1 marzo 2012

English: Franco Frattini, Italian politician

Image via Wikipedia

Roma. Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio, ha concluso il denso e ricco convegno sulla primavera araba, che ha visto alternarsi ventisette oratori per cinque sessioni di studio e di approfondimento. “Il clima di oggi – ha detto Impagliazzo – non autorizza ad essere, di fronte ai grandi avvenimenti della primavera araba, spettatori scettici, ma piuttosto accompagnatori rispettosi e appassionati. Come? Con tre parole chiave: incontro, ascolto, amicizia. Il realismo dell’amicizia va oltre la dicotomia ottimismo-pessimismo e ci fa leggere gli eventi con più passione e più profondità. Noi europei dovremmo sentirci di più chiamati in gioco. Dovremmo avere lo stesso entusiasmo, certo non acritico, che avvertimmo durante i grandi avvenimenti dell’Ottantanove. L’Islam sta cambiando, è un fatto epocale che deve suscitare sostegno e simpatia”. Il Presidente di Sant’Egidio ha sottolineato in particolare due aspetti di grande novità, emersi dal dibattito: si partecipa al processo di cambiamento nei propri paesi, come cittadini e non come aderenti ad un’etnia o a una religione. E inoltre, i nuovi equilibri politici che si vanno disegnando mostrano un’inedita via di riconciliazione tra fede e laicità. Basterebbe solo questo per non lesinare passione e simpatia nei confronti di un movimento che sta facendo la storia del nostro tempo.
Il mondo arabo è attraversato dal vento della storia. Il convegno organizzato da Sant’Egidio, attraverso i ventisette oratori, ha cercato di leggerne gli eventi cercando di penetrarne la complessità. Lo ha fatto anche per “mettere a punto un giudizio” italiano ed europeo, come ha sottolineato nel suo intervento Massimo D’Alema. L’ex premier, ora Presidente della Commissione parlamentare per la Sicurezza, si è confrontato con Franco Frattini, già ministro degli Esteri, nell’ultima sessione del convegno, dedicata proprio al ruolo dell’Europa. “Si è chiusa la pagina dell’islamofobia – ha detto D’Alema – occorre oggi tener conto della forza di trascinamento popolare dell’Islam politico. Bisogna superare visioni demonizzanti e aprire un dialogo con le nuove forze, certo tenendo conto che la democrazia non è solo voto, ma soprattutto diritto delle minoranze a fare opposizione. Tuttavia i nuovi movimenti non sono antioccidentali; anzi, sono nati e si sono rafforzati utilizzando ampiamente valori e strumenti di diffusione comuni. L’Europa non può rispondere con il sospetto, con l’attendismo e men che meno con la nostalgia. Dà più garanzie alla sua stessa sicurezza il cambiamento in corso. Deve aprire perciò una nuova fase della sua politica verso il Mediterraneo, costruendo una partnership finalmente paritaria, un partenariato della civiltà, oltre i meri rapporti commerciali o d’interesse. Deve stabilire una politica comune sull’immigrazione e quindi verso l’Africa, tenendo conto che anche i paesi della riva sud sono ormai più destinatari di flussi in arrivo, che esportatori di emigrati. Deve ripensare una politica della pace e della sicurezza, lavorando insieme con i paesi arabi sull’agenda dei conflitti aperti, primo tra tutti quello israelo-palestinese. L’Ottantanove è stato la nostra primavera – ha concluso D’Alema – e in quell’occasione l’Europa fu promotrice del sogno dell’allargamento europeo. Oggi dobbiamo fare qualcosa di simile con i nostri vicini del Mediterraneo”.
Frattini ha colto la suggestione proponendo una “nuova CSCE”. Come la Conferenza di Helsinki fu il grimaldello per scardinare la cortina di ferro, così occorre inventare oggi un organismo comune che dia solidità alla nuova prospettiva euro mediterranea. L’ex ministro degli Esteri ha parlato di un processo democratico irreversibile e ha invitato l’Europa all’autocritica: “Il partenariato di convenienza non poteva durare a lungo”. Oggi il programma è: “money, mobility, markets. Money: sviluppo paritario e sostenibile, dunque investimenti e non donazioni. Mobility: ripensare Erasmus in funzione euro mediterranea, poiché i giovani sono un grande investimento sul futuro. Markets: basta con i protezionismi. È interesse dell’Europa e della sua sicurezza aprire i mercati e favorire una solida crescita economica di tutto il bacino mediterraneo”. Tra i due leader politici italiani, più sintonia che discordia.

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Primavera araba

Posted by fidest press agency su giovedì, 12 Maggio 2011

Un’UE più unita e decisa nell’affrontare la questione della Primavera araba è stata la richiesta principale formulata dagli eurodeputati, guidati dai gruppi PPE e S&D, durante un dibattito di mercoledì sulla politica estera comunitaria con l’Alto rappresentante Ashton. I gruppi ALDE, ECR e Verdi hanno giudicato l’approccio dell’Unione verso la Siria come non equilibrato e chiesto che il Presidente Bashar al-Asad sia incluso nella lista dei funzionari siriani oggetti delle sanzioni comunitarie. In una delle risoluzioni adottate oggi, l’Aula ha fatto presente a Catherine Ashton, capo della politica estera europea, che per assicurare un rapido cessate il fuoco in Libia bisogna investire in maggiori sforzi diplomatici. È anche necessario che l’Europa assuma un atteggiamento più deciso contro il governo di Siria, Bahrain e Yemen e consegni le autorità nazionali alla giustizia. Il Parlamento ha sostenuto inoltre che la politica estera, di sicurezza e difesa dell’UE necessita di una nuova road map.
La situazione in Siria è “un grande disastro” e sta diventando “la Tienanmen araba”, secondo il leader ALDE Guy Verhoftsadt (BE). Il gruppo liberale, l’ECR e i Verdi hanno chiesto che il Presidente Bashar al-Asad sia incluso “al più presto” nella lista concordata il 6 maggio dal Consiglio per imporre il divieto di espatrio e il congelamento dei beni a 13 alti funzionari siriani.
L’embargo sulle esportazioni di armi nei confronti di Siria, Bahrein e Yemen è una delle richieste chiave fatte agli Stati membri nelle prime due risoluzioni preparate dagli italiani Gabriele Albertini (PPE) e Roberto Gualtieri (S&D). Il Parlamento ha anche esortato l’UE a sospendere i negoziati per un Accordo di associazione con la Siria e ha appoggiato l’idea di sanzioni mirate nei confronti del regime.
Durante il dibattito, il Parlamento ha accolto con grande favore l’annuncio di Ashton che un ufficio UE sarà presto aperto a Bengasi “per assistere le persone e il Consiglio nazionale transitorio”.
Il mandato ONU di protezione dei civili libici non dovrebbe essere esercitato con un uso inappropriato della forza: questo il monito del Parlamento, che ha esortato, nel testo approvato dopo il dibattito, l’Alto rappresentante Ashton a lavorare in stretta collaborazione con le forze d’opposizione libiche – il Consiglio nazionale transitorio – e a “giocare un ruolo forte nel promuovere iniziative politiche” per garantire un rapido cessate il fuoco nel Paese e per fermare gli spargimenti di sangue. L’obiettivo deve essere quello delle dimissioni di Gheddafi e l’invio d’immediati aiuti umanitari a Misurata e nelle altre regioni libiche.
Molti deputati hanno sottolineato la necessità di condurre un’inchiesta sull’uccisione dei dissidenti iraniani nel Campo Ashraf in Iraq. La maggioranza dei gruppi ha chiesto al governo di Israele di restituire le tasse palestinesi ai Territori, mentre i gruppi ECR e EFD hanno criticato la scelta dell’UE di mantenere le relazioni con Hamas, dopo la recente conciliazione con Fatah. “La nostra posizione su Hamas non cambia – ha risposto Ashton – anche se non considero la Flotilla essere la risposta giusta alla situazione umanitaria a Gaza”. Questa è stata la replica all’iniziativa del gruppo GUE di includere due eurodeputati sulla nuova imbarcazione che dovrebbe salpare il 13 giugno.
La pressione per il rilascio dei prigionieri in Bielorussia e le indagini sul presunto traffico di organi in Kosovo sono tra le altre richieste approvate dal Parlamento nelle risoluzioni. Più in generale, il Parlamento ha sottolineato che l’Europa dovrebbe imparare dalle passate esperienze e porre quindi il rispetto per i diritti umani in cima alla propria agenda politica con i paesi terzi e nel contesto degli accordi internazionali, come, ad esempio, per quelli con Russia e India.
Per rafforzare la presenza dell´Europa nell’ambito delle principali organizzazioni multilaterali, una terza risoluzione, presentata da María Muñiz de Urquiza (S&D, ES), chiede un seggio permanente per l’Unione Europea nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’Assemblea generale ha votato lo scorso 3 maggio in favore di uno status speciale per l’UE che permette ai funzionari dell’Unione di intervenire durante i lavori, senza diritto di voto.
Aumenta la pressione fiscale
“Il ministro Sacconi, che a Ballarò sventolava i dati Ocse sui conti pubblici, provi a esprimere un parere sui numeri usciti questa mattina. Essi dimostrano palesemente come le uniche posizioni in classifica in cui l’Italia riesce a eccellere sono quelle che riguardano la pressione fiscale a carico di dipendenti e imprese”. Lo afferma in una nota il vice presidente dell’Italia dei Valori alla Cmera, Antonio Borghesi. “Berlusconi – aggiunge Borghesi – la smetta di dire bugie agli italiani. Lui le mani in tasca ai cittadini le ha messe e come. Il fallimento della politica economica del governo è sotto gli occhi di tutti. I cittadini sono sempre più poveri, i salari sono in caduta libera. Come pensano di dare una spinta all’economia senza fare ripartire la domanda interna? Non certo con il dl allo sviluppo alla propaganda elettorale”.

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Mediazione culturale per i detenuti

Posted by fidest press agency su domenica, 26 dicembre 2010

Casa Circondariale di Bologna Due mediatori culturali di lingua araba, con conoscenza anche delle lingue inglese e francese, operano da alcune settimane presso la Casa Circondariale di Bologna per facilitare l’assistenza sanitaria offerta dall’Azienda USL di Bologna ai detenuti immigrati, la cui presenza è circa il 72% del totale. I due mediatori culturali, una donna algerina e un uomo palestinese, assistono il personale sanitario in tutte le diverse occasioni cliniche e assistenziali a favore dei detenuti, svolgendo anche azioni di promozione sui programmi di screening. In collaborazione con il medico della Casa Circondariale, inoltre, coordinano gruppi di educazione alla salute su temi quali la trasmissione delle malattie infettive, igiene, prevenzione, educazione alimentare. La consulenza del mediatore viene richiesta anche su casi a rischio di autolesionismo. I mediatori presenti in carcere hanno già avuto esperienze formative rilevanti. In particolare, il mediatore di origine palestinese ha operato dal 2004 presso il Tribunale di Bologna Sezione penale, la Corte d’Appello, il Tribunale di Porretta Terme, il Tribunale di Imola. La mediatrice di origine algerina ha, invece, svolto la propria attività presso il Servizio Immigrazione del Comune di Bologna e nelle strutture sanitarie dell’Azienda USL di Bologna e del Policlinico S.Orsola Malpighi.  L’attività nella Casa Circondariale si aggiunge ai servizi di mediazione culturale che l’Azienda USL di Bologna mette a disposizione, da circa 10 anni, delle persone straniere. In particolare all’Ospedale Maggiore e in quello di Bentivoglio, nell’area materno–infantile, e in alcuni servizi territoriali come il Centro per la salute delle donne straniere e dei loro bambini, presso il Poliambulatorio Zanolini a Bologna, e nei diversi consultori familiari presenti in tutti i distretti sanitari dell’Azienda. I mediatori svolgono un ruolo importante anche all’interno delle strutture psichiatriche.
Il mediatore è una figura professionale che possiede competenze specifiche legate alla lingua, alla cultura e al contesto di provenienza del cittadino straniero. In ambito sanitario, il mediatore culturale rivolge le proprie competenze tanto ai cittadini stranieri, destinatari di servizi sanitari, che ai professionisti, medici e infermieri che seguono l’iter sanitario del paziente, svolgendo un ruolo di collegamento tra i rispettivi sistemi culturali e facilitando la reciproca comprensione.

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