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Università di Camerino: “Cozze e cambiamenti climatici, Unicam ne studia il legame”

Posted by fidest press agency su domenica, 19 Maggio 2024

Camerino. C’è un legame tra l’intensa moria di cozze registrata a fine estate 2022 lungo la costa Picena e l’attuale crisi climatica? E’ a questo interrogativo che ha provato a dare una risposta lo studio condotto dai ricercatori in forza all’Unità di Ricerca e Didattica San Benedetto del Tronto (URDiS) dell’Università di Camerino, Luca Bracchetti, Martina Capriotti, Paolo Cocci, Massimiliano Fazzini, Francesco A. Palermo, e recentemente pubblicato su un’importante rivista scientifica internazionale. Sono diversi anni che Unicam studia l’ecosistema marino della costa Picena ed è proprio grazie a tale impegno che nel 2017 è stato proposto alla Commissione Europea come Sito di importanza Comunitaria “Costa del Piceno – San Nicola a Mare”. Ed è proprio dal Sito marino di Importanza Comunitaria “Costa del Piceno – San Nicola a Mare” di Grottammare che ha preso il via lo studio, che si è esteso poi lungo il litorale sud, fino a Martinsicuro. Secondo i ricercatori, i cambiamenti climatici che interessano sempre più marcatamente la vita di tutti i giorni influenzerebbero in maniera determinante tale drammatico processo. Grazie all’analisi integrata di dati biologici e meteo, infatti, risulta palese che le intense e reiterate ondate di calore verificatesi tra luglio e agosto 2022, in combinazione con il prolungato periodo di siccità che ha interessato l’Italia a partire dal mese di dicembre 2021, ha determinato l’incapacità dei mitili di sopravvivere a circostanze assolutamente eccezionali. Le cozze, quindi, sono state contemporaneamente esposte a temperature elevate per un periodo troppo prolungato e a scarsità di cibo legata alle ridottissime portate dei fiumi più importanti del territorio italiano che sfociano nell’alto adriatico (esse sono organismi filtratori che si alimentano di sostanza organica portata in mare essenzialmente dai fiumi). “Chiunque abbia mai messo la “testa sott’acqua” in prossimità degli scogli della nostra zona. – sottolineano i ricercatori Unicam – ricorderà senz’altro una fitta copertura degli stessi da parte dei mitili; a settembre 2022 la situazione era cambiata drasticamente, tanto che gli scogli sommersi erano praticamente privi degli organismi marini che di solito vivono a stretto contatto con questo substrato”. “Vogliamo anche ringraziare – proseguono – gli allevatori di mitili della zona per il proficuo scambio di informazioni, utili anche alla comprensione di questi nuovi scenari ambientali”. I risultati dello studio sono inoltre stati presentati all’attenzione della comunità scientifica in occasione del Simposio “Cambiamento della Biodiversità nell’Antropocene”, tenutosi presso il Fano Marine Centre lo scorso aprile e saranno nuovamente presentati in occasione della fiera scientifica internazionale Remtech che si svolgerà a Ferrara dal 18 al 20 settembre prossimi.

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Scuola e cambiamenti climatici

Posted by fidest press agency su martedì, 23 aprile 2024

I cambiamenti climatici registrati nel nostro paese negli ultimi anni impongono modifiche nel settore della scuola volte a tutelare la salute di studenti e personale scolastico. Lo afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) condividendo le richieste che arrivano da più tardi su un posticipo dell’avvio dell’anno scolastico.“Lo scorso anno si sono registrati mancamenti e malori tra gli studenti specie del sud Italia in tutto il mese di settembre, dovuti al caldo eccessivo nelle aule – spiega Alessandro Miani, Presidente Sima – Il fenomeno delle ondate di calore sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici, con possibilità del protrarsi di temperature fino a 36 gradi centigradi fino al mese di ottobre, non può essere trascurato o peggio ignorato. Proprio nel momento in cui l’autonoma delle Regioni occupa spazi sempre più ampi, sarebbe quanto meno opportuno ampliare i margini decisionali degli uffici scolastici regionali per un avvio dell’anno scolastico con date differenziate anche di due o tre settimane tra Sud e Nord del Paese”. Le aule delle classi italiane sono generalmente affollate, surriscaldate e scarsamente ventilate, con conseguenti possibili aumenti di anidride carbonica (CO2), causa di diversi problemi quando le sue concentrazioni superano il valore del valore di 1.500 parti per milione – afferma Sima – La Commissione Europea ha effettuato nel 2015 un’indagine specifica per valutare la qualità dell’aria in 114 scuole primarie di 23 paesi dell’UE, scoprendo che l’85% degli studenti è esposto a concentrazioni di PM2,5 e PM10 più elevate rispetto a quelle considerate sicure dall’OMS. “Bisogna fare i conti con la realtà e ad oggi il buon senso suggerirebbe di lasciare chiuse le scuole al sud-Italia fino all’equinozio di autunno, che cade tra il 21 e il 23 settembre, allo scopo di tutelare il benessere psico-fisico degli alunni. In particolare, Sima condivide pienamente gli “Indirizzi di Policy Integrate per la Scuola che Promuove Salute”, pubblicati congiuntamente dai Ministeri della Salute e dell’Istruzione appena tre anni fa, sottolineando la necessità di una effettiva operatività a livello dei territori per tutelare tutti gli aspetti della salute dei nostri figli e nipoti nelle scuole italiane, a partire dall’attenzione al benessere in aula e in particolare al microclima e alla qualità dell’aria indoor. Infine, differenziare l’avvio dell’anno scolastico consentirebbe di sostenere l’economia del turismo di fine stagione al Sud” – conclude Miani.

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Cambiamenti climatici e acqua alta a Venezia

Posted by fidest press agency su sabato, 18 novembre 2023

Lo studio, realizzato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con il Centre National de la Recherche Scientifique di Parigi (CNRS) e l’International Centre for Theoretical Physics di Trieste (ICTP), ha analizzato quattro eventi eccezionali di Acqua Alta che hanno interessato la città lagunare nel 1966, 2008, 2018 e 2019, danneggiando gravemente il patrimonio culturale ed economico di Venezia e minacciando luoghi iconici come la Basilica di San Marco. “I risultati che abbiamo ottenuto hanno evidenziato chiaramente il legame esistente tra le modifiche nella circolazione atmosferica e l’aumento della gravità degli eventi di Acqua Alta, sottolineando la crescente vulnerabilità di Venezia ai cambiamenti climatici”, spiega Tommaso Alberti, ricercatore dell’INGV e co-autore dello studio. “In particolare, abbiamo rivolto la nostra attenzione al MoSE, l’infrastruttura progettata per proteggere la città dalle inondazioni, che si è dimostrato efficace in termini di costi e benefici per contenere gli effetti dell’Acqua Alta e il progressivo aumento del livello marino causato dal riscaldamento globale, che a Venezia viene accelerato anche dal fenomeno della subsidenza”. Capire con discreta certezza la relazione tra eventi climatici ed eventi calamitosi è fondamentale per la tutela del patrimonio sociale, economico e culturale delle aree abitate. Tutte le politiche di protezione del territorio devono poter contare su dati scientifici con congrue previsioni, altrimenti si andrebbero a determinare allarmi non giustificati o (ancor peggio) mancati allarmi. La ricerca costituisce un tassello importante per migliorare la comprensione delle cause e degli effetti legati agli eventi climatici estremi nelle città costiere, fornendo una solida base per attuare ulteriori azioni di monitoraggio e ricerca.

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L’agricoltura in tempi di guerra e cambiamenti climatici

Posted by fidest press agency su venerdì, 17 novembre 2023

Torino lunedì 20 novembre 2023 alle ore 18.00 nella Sala Grande del Circolo dei lettori di Torino (via Bogino 9) e vedrà un panel di esperti – Mario Deaglio, Università degli Studi di Torino, Danilo Ercolini, Centro Nazionale Agritech, Donatella Saccone, Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Elisa Palazzi, Università degli Studi di Torino, Maria Cristina Oddero, Poderi e Cantine Oddero di La Morra e Luigi Caricato, Olio Officina Magazine di Milano – coordinati dallo stesso Mario Deaglio, confrontarsi a partire da due studi recenti della Food and Agriculture Organization e dell’Organization for Economic Cooperation and Development. L’incontro è preceduto dai saluti di Fabrizio Galliati, Membro di Giunta della Camera di Commercio di Torino. L’obiettivo è immaginare i futuri scenari economici, internazionali in generale e italiani in particolare, in un periodo caratterizzato da cambiamenti climatici e da guerre che interessano regioni importanti per la produzione non solo di derrate ma anche di fertilizzanti e di tecnologie innovative per l’agricoltura; la partecipazione di esperti dei settori vitivinicolo e olivicolo, di grande importanza nel nostro Paese, permetterà di trattare problemi concreti, che si spera che il Centro Nazionale Agritech, che ha visto la luce grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sappia affrontare.L’evento è realizzato con il patrocinio della Città di Torino, con la collaborazione del Circolo dei lettori di Torino e con il contributo della Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Torino. In collaborazione con l’Associazione weTree l’impatto ambientale di questo evento verrà calcolato e compensato con la messa a dimora di alberi.

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Paleoclima: uno studio dell’Università di Trieste sull’ultima glaciazione conferma le Alpi hot-spot dei cambiamenti climatici

Posted by fidest press agency su sabato, 11 novembre 2023

Il riscaldamento globale sulle Alpi procede a velocità quasi doppia rispetto alla media globale: un processo dalle conseguenze molto impattanti che trova un precedente in senso opposto nell’ultima glaciazione. Condotto da Costanza Del Gobbo, titolare del corso Global and Regional Climate Change all’Università degli studi di Trieste e assegnista di ricerca all’Istituto di Scienze Polari del CNR, lo studio ha richiesto 4 anni di lavoro, è stato finanziato dall’International Centre for Theoretical Physics ed è stato supervisionato dal Premio Nobel Filippo Giorgi (ICTP), da Renato R. Colucci, ricercatore all’ISP-CNR e docente di Glaciologia all’Università degli studi di Trieste e da Giovanni Monegato, ricercatore all’Istituto di Geoscienze del CNR. Durante l’Ultimo Massimo Glaciale (LGM) avvenuto sulle Alpi tra 26mila e 21mila anni fa, i ghiacciai si spinsero nelle pianure pedemontane e sono ancora oggi identificabili grazie alle grandi morene frontali ben conservate, ad esempio quelle del Tagliamento a Nord di Udine, del Garda a nord di Verona o nel comprensorio Ivrea-Verbano in Piemonte. I ghiacciai sono fortemente controllati dalla temperatura e dalle precipitazioni e quindi sono eccellenti indicatori del cambiamento climatico. In questo lavoro è stato utilizzato un modello climatico regionale (RCM) sviluppato dall’ICTP innestato nel modello paleoclimatico del Max Planck Institute (Germania), che ha permesso di studiare alcuni dei processi fisici che hanno sostenuto i ghiacciai alpini 21mila anni fa. In particolare, il lavoro ha potuto ricostruire la linea di equilibrio glaciale (ELA) durante l’LGM, confrontandola con quella dei livelli preindustriali, ossia all’inizio del 1800.I risultati di questo lavoro sono riusciti, per la prima volta, a trovare ottima coerenza con le evidenze geomorfologiche e geologiche sul terreno, dove invece i modelli precedenti avevano grossi errori in diversi settori alpini a causa di errate stime legate alle precipitazioni.I risultati mostrano come il clima delle Alpi fosse mediamente 6.8°C più freddo rispetto ai livelli preindustriali (quindi circa 9°C più freddo rispetto ad oggi) e in particolare nei settori orientali. Le precipitazioni annuali erano più scarse di circa il 15%. La stagione a subire le variazioni più significative fu l’estate con una diminuzione di 7.3°C rispetto ai livelli preindustriali, ossia quasi 10°C in meno rispetto alle estati attuali. Queste condizioni permettevano ricorrenti nevicate attorno ai 1000 metri di quota in piena estate, e a volte anche a quote inferiori, mentre le pianure del Nord Italia erano coperte di neve da novembre a maggio. La distribuzione delle precipitazioni era molto diversa rispetto ad oggi, con l’estate come stagione più piovosa (in particolare sul settore alpino settentrionale), mentre l’inverno era verosimilmente molto freddo e secco a causa dell’influenza di una vasta area di alta pressione estesa dalla Scandinavia, dove aveva sede una calotta glaciale simile a quella della Groenlandia attuale, alla Siberia. Solo sul settore meridionale delle Alpi le precipitazioni erano frequenti anche nel corso dell’inverno, prevalentemente a carattere nevoso fino in pianura. Questo studio ha aperto nuove prospettive sull’uso dei modelli climatici regionali per lo studio dei climi passati, in quanto tali modelli possono offrire un dettaglio spaziale che ci permette di capire meglio gli indicatori climatici rilevati sul campo soprattutto in aree, come quella Alpina, caratterizzate da morfologie molto complesse.

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Accordo Unicam e Comune di Corridonia sul verde urbano tra cambiamenti climatici ed esigenze sociali

Posted by fidest press agency su giovedì, 28 settembre 2023

Camerino. La sempre più pressante e preoccupante crisi climatica impone scelte ineludibili e spinge a mettere in campo una miriade di strategie tese a ridurne l’amplitudine e gli impatti. “Tra queste – sottolinea il prof. Andrea Catorci, docente della Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria di Unicam e coordinatore del Corso di Laurea in Ambiente e Gestione Sostenibile delle Risorse Naturali – il ripensamento dei luoghi verdi e, più in generale, dell’arredo verde urbano sono un aspetto non trascurabile. Infatti, le città dovranno progressivamente attrezzarsi nella direzione della neutralità carbonica; in quest’ottica la messa in campo di strategie verdi di implementazione delle capacità di assorbimento delle emissioni costituiscono un fattore non secondario. Inoltre, il verde urbano deve diventare sempre più sostenibile dal punto di vista delle esigenze idriche, della manutenzione e della resistenza a fitopatogeni. Anche la violenza dei fenomeni climatici (tempeste, bombe d’acqua, venti eccezionali, ma anche aridità prolungate) devono far ripensare al tipo di arredo urbano da realizzare o da modificare, ad esempio il tipo di alberi da conservare o mettere a dimora individuati sulla base della resistenza al vento ed alla siccità”. Sono questi, a grandi linee, i temi di un accordo quadro firmato tra Unicam ed in particolare il Corso di Laurea in Ambiente e Gestione sostenibile delle risorse naturali ed il Comune di Corridonia. Oltre ai processi di progettazione e revisione del verde urbano l’accordo prevede azioni di cittadinanza attiva nonché la formazione degli studenti del corso di Laurea in Ambiente e Gestione sostenibile delle Risorse Naturali, che parteciperanno attivamente al raggiungimento degli obiettivi che l’accordo si propone. I temi e gli obiettivi del suddetto accordo verranno presentati venerdì 22 settembre alle ore 16.30, presso gli spazi di Villa Fermani. Tra gli altri, interverranno il Sindaco del Comune di Corridonia Giuliana Giampaoli, il Rettore dell’Università di Camerino Claudio Pettinari ed il prof. Andrea Catorci, responsabile per Unicam dell’accordo.

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I cambiamenti strutturali che rafforzano i megatrend

Posted by fidest press agency su giovedì, 20 luglio 2023

A cura di Paolo Paschetta, Equity Partner, Country Head per l’Italia di Pictet Asset Management. I lockdown che si sono succeduti in diverse aree del pianeta e il blocco di intere produzioni per la progressiva carenza di componenti hanno decretato la fine della globalizzazione come la conoscevamo e ridisegnato le catene del valore su base regionale. Le nuove strategie nazionali di segno protezionistico sono chiarissime al riguardo. La combinazione di US Inflation Reduction Act, CHIPS&Science Act e Bipartisan Infrastructure Law, il cui obiettivo è migliorare la competitività, l’innovazione e la produttività delle imprese americane, sta incoraggiando molte aziende statunitensi a rimpatriare la produzione. Sul piatto ci sono 2.000 miliardi di dollari di nuova spesa federale nei prossimi 10 anni. A sua volta, con il Chips Act e il Critical Raw Materials Act, l’Europa punta a raddoppiare la quota di mercato mondiale nel settore dei semiconduttori, portandola dal 10% al 20% almeno entro il 2030. Proprio la produzione di chip è uno dei punti nevralgici: si tratta, infatti, di una componente essenziale per la produzione di pc, veicoli elettrici, elettronica industriale, avanguardia medicale, tecnologia aerospaziale e dispositivi mobile.

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La storia dei cambiamenti epocali dal XIX secolo ad oggi

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

La prima domanda che mi pongo, vivendo nel XXI secolo, nel trattare la storia del XX secolo, è perché mi giunge naturale volgere lo sguardo al secolo che lo ha preceduto. La risposta, a ben considerare, mi pare ovvia. Prima di tutto perché nessuna storia di un secolo parte dal suo inizio. Lo è per il XX secolo ma anche per il ventunesimo, se si fa decollare la svolta storica con la caduta del muro di Berlino del 1988.Abbiamo voltato pagina, in maniera rilevante, con la fine della guerra fredda e l’inizio di una nuova storia sugli equilibri mondiali e i conflitti regionali e l’esplosione del terrorismo internazionale che seguì. In seguito, avemmo un’altra svolta agli inizi del 2022 con la guerra di conquista dell’Ucraina da parte della Federazione russa facendo arretrare la storia sulle vicende belliche, nelle sue operazioni militari, di almeno di due secoli prima pur avendo, questa volta, come deterrente la minaccia atomica. Il Novecento, quindi, è in sintonia con lo stesso ragionamento. Per l’Europa, ad esempio, l’avvento dei regimi costituzionali e democratici ha avuto il suo inizio dagli anni Sessanta del XIX secolo. Non mancarono, di certo, contraddizioni e persino arretramenti. La Germania presentava, infatti, un regime costituzionale puro, simile per alcuni versi all’autocrazia dello Stato zarista. L’Impero era strutturato su base federale; teoricamente, l’imperatore era il primus inter pares fra molti regnanti. La solidità della posizione prussiana era assicurata dal suo regime elettorale, che prevedeva ancora il sistema delle tre classi (più o meno come nella Francia pre-rivoluzionaria) e che fu abolito soltanto alla fine della Prima guerra mondiale. Tale anacronismo era la chiave di volta della preminenza dei Junker. L’Italia, a sua volta, maturò proprio nel 1860 il suo sogno verso l’unificazione e fu, di fatto, al centro dell’attualità internazionale per via del taglio dell’Istmo di Suez (1866) e inaugurato nel 1869. I lavori ebbero inizio il 19 ottobre del 1859, in altre parole dieci anni prima. Allora si pose come problema principale la questione dell’Italia meridionale e l’idea dei francesi di poter salvare in qualche modo la dinastia dei Borboni. Si spiegarono, così, le misure navali tese a impedire a Garibaldi di passare lo stretto di Messina. La Gran Bretagna, invece, era di diverso avviso vedendo con favore l’annessione dell’Italia meridionale allo stato sabaudo. Il ragionamento dell’inglese Palmerston era che sarebbe stato preferibile uno stato meridionale autonomo per consolidare, se non altro, le basi navali del Regno Unito, se non ci fosse stato il rischio concreto che il regno di Napoli si potesse sfaldare da solo. A questo punto sarebbe stato meglio appoggiare la soluzione piemontese per garantirsi, se non altro, le simpatie dello stato Sabaudo. In questo modo le esitazioni della Francia sarebbero diventate invise dai piemontesi. Restava il problema dello Stato Pontificio. La soluzione, alla fine, fu lasciata al tempo. Nel frattempo, esplose la questione siriana. In quel paese la Francia esercitava, da lungo tempo, il protettorato religioso sui cattolici maroniti che coabitavano con gli arabi e i drusi. Fu proprio nel 1860 che la rivalità religiosa conflagrò provocando la morte di seimila maroniti e due mesi dopo altri cinquemila cristiani furono massacrati dagli arabi a Damasco. Il governo francese si sentì in obbligo di disporre l’invio di un corpo di spedizione per ristabilire l’ordine. Furono preoccupazioni di politica internazionale ma soprattutto interna volendo distrarre l’attenzione dei cattolici francesi dalla questione romana. Il Mediterraneo divenne, nel frattempo, la grande via di commercio internazionale e non soltanto per l’Estremo Oriente, ma anche con India Con l’Istmo di Suez anche le coste del Mar Rosso acquistarono interesse. Incominciò la Francia nel 1859, approfittando dell’assassinio del suo agente consolare a Aden per ottenere dal sultano di Tadjourah, la cessione, per acquisto, della baia di Obock. Si aggiunse, nell’impresa, il governo italiano, per l’iniziativa di un missionario lazzarista che pose lo sguardo sulla baia di Assab, all’entrata settentrionale dello stretto e ne prese possesso senza pensare, però, di stabilirvi una vera colonia. Si posero, in questo modo, per l’Italia, le basi sulle quali, negli anni a venire, divenne la questione dell’Africa Orientale e, nello specifico, l’Impero Etiopico. Forse l’Italia diventata unitaria avrebbe potuto osare di più coltivando i suoi interessi economici anche nell’Africa settentrionale se non vi fosse stato il timore di attirare l’ostilità della Gran Bretagna rivelatasi molto sensibile agli equilibri politici ed economici di tutta l’area Mediterranea. Questa mobilità dei traffici, questa conflittualità d’interessi, questi assestamenti delle politiche nazionali suscitarono nuovi fermenti popolari e atte-se sulla via dell’allargamento della base di partecipazione ai diritti politici. Ci trovammo nel bel mezzo del movimento socialista che chiedeva un’uguaglianza sociale che stava andando di là di quella politica e giuridica garantita dalla democrazia Borghese. Se non siamo consapevoli che da queste basi, e solo da queste, è possibile capire gli eventi che hanno caratterizzato la storia del Novecento e dove il “concetto delle potenze” se non formalmente di certo nella sostanza smise d’esistere. Siamo passati dall’Europa degli stati sovrani a quella degli stati nazionali. Ciò ci portò all’unificazione politica dell’Italia e della Germania. Due eventi bellici lo dimostrano. Mi riferisco alla guerra di Francia e Piemonte del 1859, contro l’impero Asburgico, e quella del 1864 condotta da Austria e Prussia contro la Danimarca. Il tutto fu più chiaro con le guerre del 1866 che sancirono la perdita dell’influenza austriaca sulla Germania e quella del Veneto nell’area italiana. Nacque perciò la confederazione della Germania del Nord, presidiata da Guglielmo Primo di Prussia e che si consolidò dopo la guerra Franco-Prussiana del 1870-71 che sancì la sconfitta di Napoleone III e la proclamazione dell’impero tedesco. Fu allora che la Francia fu costretta a cedere l’Alsazia e la Lorena. Un prezzo che fu pagato molto caro e che non mancò di riallacciarsi al desiderio di rivincita dei francesi, con la Prima guerra mondiale del 1914-18. Nel frattempo, non va dimenticata la guerra di secessione negli Stati Uniti. Un membro del Parlamento inglese definì lo scontro come il “più grande avvenimento della politica mondiale dopo la morte di Napoleone.” Le conseguenze più immediate le subirono, in primo luogo, i francesi e gli inglesi con il blocco delle esportazioni del cotone greggio sancito dai Nordisti. Private dalla materia prima, le fabbriche europee furono costrette a ridurre la produzione e i primi effetti si ebbero sull’occupazione. (abstract by Novecento storie del mio tempo di Riccardo Alfonso)

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Decreto P.A. Per la scuola cambiamenti in arrivo

Posted by fidest press agency su domenica, 4 giugno 2023

Ancora cambi in corsa per il testo del decreto legge PA n. 44/2023. Dopodomani, lunedì il DL modificato arriva nell’Aula di Montecitorio per la discussione finale, con mutamenti ulteriori, vi sono delle novità importanti, infatti, per la mobilità del personale di ruolo, il reintegro dei dirigenti scolastici e sui docenti specializzati all’estero. Ma anche sull’anno di prova rafforzato per i maestri di infanzia e primaria. Delle modifiche su cui, indubbiamente, hanno pesato i 50 emendamenti fatti pervenire da Anief e presentati un paio di settimane fa in audizione sempre alla Camera. Il nuovo testo di legge, su cui potrebbe essere posta la questione di fiducia, prevede delle nuove norme che consentirebbero una deroga al contratto sul trasferimento dei dirigenti scolastici, che potrebbero realizzarsi finalmente sul 100% dei posti e senza nullaosta dell’Ufficio scolastico regionale; inoltre, si prevede il reintegro nei ruoli dei presidi licenziati che hanno superato anno di prova, così come chiesto da UDIR. Risultano anche chiarite le procedure di individuazione nei ruoli tra gli aventi diritto che hanno conseguito una specializzazione all’estero in attesa di riconoscimento del titolo, già inseriti con riserva e questo, se passerà, è stato espressamente richiesto dall’Anief. Passa, a sorpresa, anche l’estensione della procedura di valutazione con test finale durante l’anno di prova dei neo-immessi nella scuola dell’infanzia e primaria. “Tutte le altre richieste proposte dall’Anief – doppio canale, mobilità, organico aggiuntivo, idonei concorsi ordinari e concorsi straordinari bis, docenti licenziati, dsga facenti funzione – saranno riproposte ridiscusse nel prossimo provvedimento utile in attesa di risposte chiare da parte della Commissione europea”, ha spiegato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.

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Rapporti sul passato, presente e futuro dei cambiamenti climatici

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 marzo 2023

E’ una sintesi che dipinge una realtà sconfortante, ma non priva di speranza, a patto che i governi agiscano con urgenza. La crisi climatica ha già un grave impatto sui Paesi e sulle comunità più vulnerabili, che spesso hanno anche meno responsabilità nel riscaldamento globale. I governi devono intervenire affinché chi inquina paghi, assumendosi le proprie responsabilità. Un buon inizio sarebbe una tassa sugli esorbitanti extra-profitti-accumulati dall’industria del gas e del petrolio, per aiutare le popolazioni che subiscono elevate perdite e danni a causa dei cambiamenti climatici. Il rapporto appena pubblicato ha ribadito che le soluzioni esistono già e che questo è il decennio cruciale per l’azione a favore del clima, poiché gli impatti climatici continuano a intensificarsi e si prevede che si intensificheranno a ogni ulteriore innalzamento della temperatura media globale. L’IPCC ha presentato i fatti scientifici come una guida dettagliata per i nostri governi, che hanno ancora la possibilità di agire per il bene delle persone e del pianeta. Il tempo per intervenire non è illimitato e il rapporto dell’IPCC chiarisce quali devono essere gli obiettivi della politica climatica nei prossimi mesi e anni, lasciando ai leader mondiali il compito di fare progressi o di proseguire sulla strada dell’ingiustizia climatica. La COP28 (il prossimo vertice sul clima delle nazioni Unite che si terrà negli Emirati Arabi) deve prendere in considerazione questo importante rapporto e porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili, incrementare le energie rinnovabili e sostenere una giusta transizione verso un futuro a zero emissioni di carbonio.

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RBC BlueBay: Azionario globale, i tre cambiamenti che alimentano l’ottimismo

Posted by fidest press agency su venerdì, 24 febbraio 2023

A cura di Jeremy Richardson, Equities Portfolio Manager, RBC BlueBay Asset Management. Ci stiamo avviando verso una fase di “nuova normalità”? A febbraio i prezzi del gas naturale in Europa sono rimasti bassi, la Cina ha revocato le sue politiche Zero-Covid e i prezzi dei beni statunitensi si sono stabilizzati. Nonostante l’incertezza residua a breve termine e la volatilità del mercato, rimaniamo ottimisti in merito a una prospettiva economica meno cupa. Sembra che le pressioni inflazionistiche siano ormai alle nostre spalle, che il picco dell’inflazione statunitense sia passato, e che da qui in avanti ci si possa piuttosto preoccupare delle prospettive dell’economia in generale. E su questo punto sembra esserci un vero e proprio dibattito. Se torniamo indietro di qualche mese, riteniamo che il consensus del mercato fosse che ci sarebbe stato il rischio concreto di una recessione significativa in caso di prolungamento del rialzo dei tassi di interesse. In effetti, abbiamo parlato di una sorta di recessione in stile 1981 in Europa e in stile 2001 negli Stati Uniti.Da allora, sembra che il consensus si sia spostato verso una prospettiva molto più favorevole. E credo che il catalizzatore di questo fenomeno sia stato il cambiamento di tre elementi. Il primo: è stato un inverno molto mite in Europa, le temperature non sono scese ai livelli degli anni precedenti e, di conseguenza, i prezzi del gas naturale sono oggi più bassi rispetto a prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il secondo: l’inaspettata ritrattazione delle politiche Zero-Covid da parte della Cina. In molti si aspettavano che, qualora fosse stata presa tale decisione, sarebbe stato meglio attuarla in primavera-estate, quando circolano meno malattie respiratorie. Il governo ha invece scelto di anticipare i tempi. E quindi nei prossimi mesi la Cina potrà forse tornare a essere una locomotiva di crescita per l’economia globale. Il terzo: i prezzi dei beni, in particolare negli Stati Uniti, si sono stabilizzati e in alcuni casi sono diminuiti. I prezzi delle auto usate, ad esempio, sono ora più bassi rispetto a qualche mese fa. Questo è significativo perché il mercato del lavoro statunitense è ancora piuttosto rigido, il che significa che la sicurezza occupazionale è buona e i salari sono in aumento. Se a questo si aggiunge il calo dei prezzi dei beni, le prospettive per i consumi delle famiglie non sono poi così negative.Nel complesso quindi le prospettive si sono spostate: ora non si parla più di un atterraggio duro, ma di un atterraggio morbido e, in alcuni casi, anche di un atterraggio nullo, il che consentire alle grandi economie di evitare del tutto la recessione. Nessuno può dire con precisione cosa accadrà, ma in realtà, rispetto alla posizione difensiva in cui sono finiti i mercati azionari alla fine del 2022, queste prospettive più favorevoli sono state di sollievo. Crediamo dunque che ciò spieghi in qualche modo la forte ripresa dei mercati azionari globali a cui abbiamo assistito dall’inizio dell’anno solare. Stiamo iniziando a entrare nel vivo della stagione degli utili. Le nostre aspettative erano di vedere risultati misti, in modo non dissimile da quello che abbiamo visto nel terzo trimestre, poiché non sembrava che la traiettoria degli utili si fosse spostata di molto. E finora i primi risultati sembrano confermarlo. Circa due terzi delle società stanno battendo le aspettative, un dato leggermente inferiore a quello che ci aspetteremmo normalmente, ovvero circa tre quarti.Non mi sorprenderebbe se vedessimo alcune revisioni delle stime sugli utili e credo che l’andamento del mercato dipenderà in larga misura dalla volatilità che ci aspettiamo di ottenere a seguito di queste stime nel breve termine. In generale notiamo un certo entusiasmo da parte degli investitori per i titoli non statunitensi, in particolare europei, aiutati dal calo dei prezzi del gas e dell’energia in Europa, che di fatto rappresenta un taglio delle tasse per i consumatori e l’industria.Guardando al medio-lungo termine, rispetto al punto in cui eravamo, in cui si temeva che l’inflazione potesse sfuggire di mano, che i tassi di interesse sarebbero rimasti più alti più a lungo, ora il dibattito sulle prospettive economiche è molto più ponderato e questo può essere considerato un progresso.Riteniamo che molte persone si aspettano che forse non torneremo a un’inflazione dello 0% e a un debito a rendimento negativo. Forse la situazione attuale assomiglia un po’ di più agli anni ’90, con un’inflazione e tassi d’interesse a una cifra medio-bassa – un contesto con cui nel medio-lungo termine gli investitori potrebbero convivere. In conclusione, ci sembra di poter confermare che, al momento, ci troviamo in una situazione piuttosto costruttiva in cui il mercato sta iniziando a muoversi in direzione di una “nuova normalità”.

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Rivedere gli obiettivi sui cambiamenti climatici prima della COP27

Posted by fidest press agency su lunedì, 24 ottobre 2022

Il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione in cui delinea le sue richieste per la COP 27, conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in programma in Egitto dal 6 al 18 novembre. Secondo i deputati le crisi del clima e della biodiversità sono tra le sfide più importanti che l’umanità deve affrontare. Si esprime preoccupazione per i risultati della relazione 2021 sul divario di emissioni dell’UNEP, secondo cui anche se saranno attuati gli obiettivi climatici nazionali per il 2030, il mondo si avvia verso un aumento della temperatura di 2,7°C, ben al di sopra degli obiettivi dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a meno di 2°C e puntando a 1,5°C. Secondo la risoluzione, la guerra della Russia contro l’Ucraina, e le sue conseguenze, rendono ancora più pressante la necessità di trasformare il sistema energetico globale. Il monito è ad agire tempestivamente in questo decennio, anche se molti degli impegni espressi a lungo termine sull’azzeramento delle emissioni nette presentano ambiguità e sono poco trasparenti. I deputati sottolineano che l’UE ridurrà le emissioni di gas serra di oltre il 55% se adotterà le posizioni del Parlamento sul pacchetto “Fit for 55 in 2030” e sul piano RePowerEU. Invitano inoltre l’UE e tutte le nazioni del G20 a dar prova di leadership e a fissare obiettivi di riduzione dei gas serra più ambiziosi prima dell’inizio della COP27. I singoli paesi dovrebbero quindi aggiornare i propri contributi determinati a livello nazionale.La risoluzione sottolinea che l’UE è il principale contributore di finanziamenti per il clima ed esorta i paesi sviluppati a mantenere la promessa fatta ai paesi in via di sviluppo e raggiungere l’obiettivo annuale di finanziamento per il clima di 100 miliardi di dollari. La risoluzione chiede poi che i fondi siano già erogati nel 2022 e che tra il 2020 e i 2025 siano spesi in media ogni anno 100 miliardi di dollari. I deputati ricordano inoltre la posizione del Parlamento sul meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) secondo cui l’UE deve fornire un sostegno finanziario almeno equivalente alle entrate generate dalla vendita dei certificati CBAM, per aiutare i paesi meno sviluppati a decarbonizzare le loro economie.Il Parlamento accoglie infine con favore il dialogo di Glasgow su perdite e danni, che dovrebbe focalizzarsi sui finanziamenti ai paesi in via di sviluppo, dando chiaramente priorità alle sovvenzioni rispetto ai prestiti, al fine di evitare, ridurre al minimo e affrontare le perdite e i danni legati agli effetti negativi dei cambiamenti climatici.

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Cambiamenti climatici e deforestazione instradano i primati verso un nuovo stile di vita

Posted by fidest press agency su sabato, 15 ottobre 2022

Roma Uno studio internazionale a cui ha preso parte la Sapienza ha analizzato i fattori ecologici ed evolutivi che spingono scimmie e lemuri che vivono sugli alberi a terra. La ricerca condotta su larga scala nei primati di 3 continenti, è stata pubblicata sulla rivista PNAS. Uno studio internazionale su 47 specie di scimmie e lemuri ha evidenziato come i cambiamenti climatici e le deforestazioni interferiscano sullo stile di vita dei primati. L’influenza dei cambiamenti ambientali porta molti di questi animali, che vivono normalmente sugli alberi, a cambiare le proprie abitudini, spingendoli a scendere a terra, dove sono più esposti a fattori di rischio come la mancanza di cibo, i predatori, la presenza dell’uomo e degli animali domestici. Lo studio, pubblicato sulla rivista PNAS (The Proceedings of the National Academy of Sciences) è stato coordinato da Timothy Eppley, ricercatore presso il San Diego Zoo Wildlife Alliance (SDZWA), e vede la straordinaria collaborazione a livello mondiale di 118 co-autori provenienti da 124 istituti diversi, tra cui Luca Santini della Sapienza di Roma che ha co-ideato e supervisionato il lavoro. I risultati si basano su circa 150.000 ore di dati di osservazione riguardanti 15 specie di lemuri e 32 specie di scimmie in 68 siti nelle Americhe e in Madagascar. La ricerca consiste in una valutazione dell’influenza delle caratteristiche biologiche, del contesto ambientale e delle azioni umane sul periodo trascorso a terra dai primati arboricoli. Lo studio ha rilevato come le specie che consumano meno frutta e vivono in grandi gruppi sociali siano più predisposte a scendere a terra e abbandonare lo stile di vita arboricolo. Si possono, quindi, definire queste condizioni come una sorta di “pre-adattamento” a quello che potrà essere la vita futura di questi animali. Lo studio ha inoltre mostrato come la temperatura, e la degradazione delle foreste, spingano i primati ad un uso maggiore dello strato terrestre. Di conseguenza, un habitat frammentato, disturbato dall’uomo che offre scarse risorse alimentari, solo popolazioni di primati che hanno una dieta più diversificata e vivono in gruppi numerosi possono adattarsi più facilmente a uno stile di vita terrestre. Lo studio ha anche rilevato che le popolazioni di primati più vicine alle infrastrutture umane hanno meno probabilità di scendere a terra: “I nostri risultati – dichiara Luca Santini della Sapienza – suggeriscono che la presenza umana, spesso una minaccia alla conservazione dei primati, possa interferire con la loro naturale adattabilità al cambiamento globale”. In passato situazioni di transizione da uno stile di vita arboricolo a quello di vita terreste si sono già presentate, non è una novità. Le preoccupazioni che hanno portato gli studiosi ad avviare uno studio di questa portata nascono nella rapidità con cui avvengono cambiamenti climatici e interventi dell’uomo. Questo richiederebbe per le specie meno adattabili, strategie di conservazione rapide ed efficaci per garantire la loro sopravvivenza.

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Ritorna il Roadshow Autunnale di Pictet Asset Management all’insegna dei “Cambiamenti”

Posted by fidest press agency su domenica, 9 ottobre 2022

Como.Al via dal 10 ottobre, con la prima tappa di Como, il Roadshow Autunnale di Pictet Asset Management dal titolo “Cambiamenti”, che toccherà 20 città italiane con una serie di incontri volti all’analisi del complesso contesto attuale, per comprendere e navigare i mercati finanziari, distinguendo le tendenze di breve periodo dai trend strutturali di lungo termine.Dopo un primo semestre dell’anno caratterizzato da forte volatilità, inflazione persistente, banche centrali più aggressive e revisione delle stime di crescita, l’ultimo trimestre del 2022 porta con sé nuove sfide. Questo rinnovato ciclo di eventi sarà l’occasione per dare forma, con il supporto degli esperti di Pictet AM, a un contesto economico-finanziario dai contorni ancora poco nitidi, ma con chiare sfide da affrontare.Il Team Advisory di Pictet AM affronterà alcune delle questioni più calde del momento: il raggiungimento o superamento dei tassi di neutralità, l’indipendenza energetica, la crisi russo-ucraina e l’evolversi delle relazioni commerciali internazionali. Lo scopo è quello di muoversi tra scenari passati, presenti e futuri per orientare al meglio le strategie di investimento, prepararsi ai cambi di direzione improvvisi e inquadrare le incertezze persistenti che possono influenzare la capacità operativa sui mercati.Paolo Paschetta, Country Head per l’Italia di Pictet Asset Management commenta: “Ritorna il nostro ciclo di incontri autunnale in un momento quanto mai delicato per gli investitori. In un anno complesso come quello che viviamo, farsi guidare dagli eventi e dalle emozioni è la peggiore delle strade percorribili. Ecco allora che diventa ancora più centrale per noi sostenere e accompagnare i nostri clienti, per comprendere insieme le dinamiche odierne, le sfide correnti e le opportunità che si possono cogliere, tenendo presente imprevisti di percorso, velocità di accadimento e i cambi di direzione. Cercando di dare forma a un contesto che a tratti sfugge di mano, proveremo a tessere un quadro d’insieme che ci permetta di distinguere i rumor di breve dai trend strutturali di lungo, leggendo tra le righe di un mercato in chiaroscuro.”

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Prof. Profeti: “I presupposti di un necessario cambiamento“

Posted by fidest press agency su martedì, 23 agosto 2022

Roma. In una sua nota di commento ad un saggio di Feuerbach, Marx scriveva “L’uomo è l’insieme dei rapporti sociali”, ma, purtroppo, questa riflessione, che in sé racchiude la tesi aristotelica dell’uomo come zoon politikon, nessuno o ben pochi ne hanno memoria. In uno dei suoi ultimi saggi il Prof. Remo Bodei sottolineava come la profezia marxiana sulla fine della società capitalistica fosse giustificata dal principio fondamentale su cui il capitalismo si pone in essere: il consumismo che riduce il tutto, quindi lo stesso essere umano, a merce. Per questo, oggi più che mai, è importante recuperare l’uomo, cioè la sua umanità, perché come affermava Rousseau, la natura umana è espressione della sintesi tra ragione e sentimento. Infatti ritengo che la dignità di ogni uomo ed il suo sviluppo come persona debba, inevitabilmente, passare attraverso il favorire l’espressione integrale della natura umana nel rispetto delle debolezze e delle imperfezioni proprie di ogni persona. Soltanto quando impariamo ad accettare le nostre debolezze e le nostre imperfezioni, che possiamo cominciare finalmente a vivere, ad essere oggi fra la gente, a riconoscere la nostra appartenenza, a comprendere come sia inevitabile passare dall’Io al Noi per realizzare un’autentica comunità democratica. Ritengo che, partendo da questi presupposti, è importante realizzare un percorso formativo volto a formare i cittadini di un domani ormai prossimo. Posso d’altronde assicurare che è proprio «grazie” alle ferite di ognuno, che sono sempre là e non «guariranno” mai, e con cui ognuno dovrà sempre «fare i conti”, che è possibile suggerire alcune proposte di riflessione riguardo appunto alla questione: cosa fare delle nostre fragilità, della nostra vulnerabilità per poter cominciare a porre le basi della fiducia e dell’accettazione degli altri? Prof. Alfio Profeti

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Cambiamenti climatici

Posted by fidest press agency su domenica, 3 luglio 2022

Il progetto SAVEMEDCOASTS-2 (Sea level rise scenarios along the Mediterranean coasts), coordinato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e finanziato dalla Direzione Generale per la protezione civile e le operazioni di aiuto umanitario europee (DG-ECHO), è presente al Forum Europeo di Protezione Civile.Tra i temi centrali del Forum, evento di incontro internazionale tra professionisti e decisori politici nell’ambito della protezione civile europea, la possibilità che nel prossimo futuro si verifichino eventi meteorologici estremi e la necessità di adattarsi ai nuovi potenziali rischi naturali. Tematiche, queste, di cui SAVEMEDCOASTS-2, nato nel 2019 come seconda fase del progetto SAVEMEDCOASTS, si è occupato ampiamente in questi anni offrendo una panoramica dei rischi connessi all’aumento del livello del mare indotto dai cambiamenti climatici e dalla subsidenza costiera nel Mediterraneo e fornendo proiezioni e scenari di aumento del livello marino fino al 2100.“Con SAVEMEDCOASTS-2 abbiamo concentrato gli sforzi sullo studio di alcuni dei principali delta fluviali e zone lagunari del Mediterraneo, dove la subsidenza naturale e antropica accelera gli effetti dell’ingressione marina, con conseguenti maggiori rischi di sommersione di tratti costieri ad alto valore naturale ed economico ed effetti a cascata sulle attività umane”, spiega Marco Anzidei, ricercatore dell’INGV e coordinatore del progetto. “Il nostro obiettivo è stato quello di aumentare la consapevolezza delle comunità costiere maggiormente esposte ai rischi di inondazione, i cui effetti attesi sono stati illustrati con delle mappe ad alta risoluzione che presenteremo anche qui a Bruxelles. Si tratta di strumenti importanti per i decisori politici, che possono così avere un supporto scientifico nella gestione consapevole delle coste”, conclude Anzidei.

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Cambiamenti climatici e povertà rurale

Posted by fidest press agency su lunedì, 21 febbraio 2022

I leader mondiali chiedono investimenti urgenti e innovativi per aiutare le comunità rurali dei paesi più poveri del mondo ad adattarsi al cambiamento climatico. Parlando all’apertura della riunione annuale del Consiglio dei Governatori a cui partecipano 177 Stati membri del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) delle Nazioni Unite, i leader hanno sottolineato in particolare la vulnerabilità dei piccoli agricoltori ai gravi eventi meteorologici, come le tempeste che hanno devastato il Madagascar nelle ultime settimane uccidendo almeno 121 persone e distruggendo più di 176.000 ettari di terreno.In risposta alla minaccia che il cambiamento climatico rappresenta per le popolazioni rurali, il Ministro dell’Economia e delle Finanze italiano Daniele Franco, ha detto che quest’anno l’Italia aumenterà il suo impegno finanziario internazionale per far fronte ai cambiamenti climatici di tre volte, raggiungendo circa 1,5 miliardi di dollari all’anno fino al 2026. “Il cambiamento climatico, il degrado ambientale e la perdita di biodiversità rappresentano una minaccia immediata per le risorse naturali, così come per la vita e i mezzi di sussistenza delle popolazioni rurali”, ha detto. E ha aggiunto: “I sistemi alimentari risentono fortemente degli shock climatici in rapido aumento. I loro effetti sono più gravi per le comunità rurali povere ed emarginate che pur essendo le più colpite, sono quelle che contribuiscono meno a tali fenomeni. Invertire queste tendenze richiede soluzioni innovative. Dobbiamo evitare che i progressi fatti all’interno dell’Agenda 2030 siano resi vani, a tal fine il Fondo svolge un ruolo chiave”.Nel suo discorso di apertura, il Presidente dell’IFAD, Gilbert F. Houngbo, ha sottolineato che i piccoli produttori sono colpiti duramente da una crisi che non hanno creato, eppure attualmente ricevono solo l’1,7% dei finanziamenti per il clima. Il cuore del problema è l’iniquità. Molte di queste soluzioni richiedono l’accesso alla finanza, secondo Sua Maestà Máxima Zorreguieta Cerruti d’Orange-Nassau, Regina dei Paesi Bassi, Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la finanza inclusiva per lo sviluppo (UNSGSA). “L’agricoltura impiega due terzi delle popolazioni dell’Africa sub-sahariana e rappresenta quasi un terzo del PIL. Eppure i piccoli produttori rurali sono sistematicamente sotto finanziati – e lo sono ancora di più dopo la pandemia”, ha detto. “C’è un’opportunità per gli innovatori responsabili del settore privato di intervenire e contribuire a colmare il deficit di finanziamento globale di 170 miliardi di dollari, per aiutare i piccoli produttori ad avere accesso al credito e ai mercati”.Nel 2020, la fame nel mondo è aumentata in gran parte a causa del cambiamento climatico, della povertà e dell’impatto della pandemia da COVID-19. Una persona su 10 nel mondo oggi soffre la fame.Nei prossimi 3 anni, l’IFAD dedicherà almeno il 40% delle sue risorse principali ai finanziamenti per il clima. Attualmente sta mobilitando 500 milioni di dollari per il suo fondo climatico ASAP+ che vuole essere il più grande fondo per il clima dedicato ai piccoli produttori.

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Si è chiuso un anno intenso, e di grandi cambiamenti

Posted by fidest press agency su martedì, 4 gennaio 2022

È stato l’anno del giuramento del Governo Draghi. In una fase estremamente complicata, la politica ha saputo rispondere con responsabilità. Un supporto ed una maggioranza inediti, anche in termini numerici, che stanno garantendo governabilità al Paese. Un anno in cui non è mai mancato l’impegno quotidiano per garantire a cittadini, famiglie e imprese il necessario supporto, in un periodo purtroppo ancora segnato dalla pandemia. Nonostante l’emergenza siamo riusciti a dare al paese risultati importanti e storici.Con Comuni, Città Metropolitane e Province abbiamo registrato la prima grande rivoluzione. Cancellando la spesa storica in favore dei costi standard tutti i Comuni italiani sono più uguali, ed a loro vengono date le stesse risorse per asili nido e spesa per la funzione sociale (vuol dire assistenza domiciliare per favorire la permanenza a domicilio degli anziani; ma anche attività di sostegno ai minori in età scolare, e ai nuclei familiari fragili, tra cui i centri per le famiglie, o l’assistenza domiciliare, i centri diurni ed i servizi di trasporto per i disabili). Un criterio che da domani estendiamo anche a Province e alle Città Metropolitane su molti servizi come l’istruzione secondaria, i trasporti, la polizia provinciale, la gestione del territorio o l’ambiente.Rendere l’Italia uguale, da nord a sud, era il mio obiettivo. E lo abbiamo raggiunto.È stato l’anno dell’Assegno Unico Universale. Già da luglio ne beneficiano i lavoratori autonomi e gli incapienti. Lo Stato torna ad investire sul futuro, credendo nei giovani e nella famiglia, ma soprattutto, finalmente, inizia a garantire ai lavoratori autonomi gli stessi diritti dei dipendenti.Il 2021 sarà ricordato anche per essere l’anno della Riforma Fiscale. Se ne parlava da oltre 40 anni, e grazie alla forza di tutti i partiti finalmente si riducono le tasse. Riduciamo l’IRPEF per ceto medio e redditi bassi, iniziamo a cancellare l’IRAP e riduciamo i contributi ai dipendenti. Non è finita certo qui, ci aspetta un 2022 nel quale dobbiamo ridurre ancora le tasse, ma la strada oramai è tracciata.E poi i 51 obiettivi del PNRR, obiettivi mai raggiunti negli ultimi decenni e che, vi assicuro, necessitavano di una grande forza di volontà. Far volare l’Italia al livello di altri Paesi europei, non solo è possibile ma è ciò che dobbiamo alla nostra bellissima Patria.Per me è certamente stato l’anno dell’Economia Sociale che, come ho detto, rappresenta il futuro. Ho dedicato moltissimo tempo alla costruzione di una rete internazionale, al monitoraggio interno, all’individuazione delle effettive necessità. Una delega finalmente incardinata al Ministero dell’Economia e delle Finanze, come in tutti i Paesi europei. Ho un disegno chiaro, che intendo costruire con tutti gli attori e operatori. La costruzione del Conto Satellite e, l’istituzione di un Fondo ad hoc nello stato di previsione del MEF, rappresentano un nuovo inizio per un settore che ha ancora molte potenzialità inespresse.E poi il grande lavoro di squadra, fatto per garantire il Superbonus, la digitalizzazione della pubblica amministrazione attraverso l’AppIo, che volli con tutte le mie forze e che oggi è supporto della gestione Covid. Il rifinanziamento e la correzione del Reddito di Cittadinanza. E ancora, la resa strutturale degli interventi per il rilancio dell’export (su cui abbiamo raggiunto risultati importantissimi, direi record) e la valorizzazione del Made in Italy.Il nostro impegno non mancherà mai. Auguri, buon 2022!”. Così, sui social, il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli.

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Pompei si prepara ai cambiamenti climatici

Posted by fidest press agency su mercoledì, 13 ottobre 2021

Nessun danno al patrimonio del sito di Pompei è stato rilevato a seguito del maltempo dei giorni scorsi che ha fatto scattare un’allerta meteo gialla in alcune zone della Campania, tra cui l’area vesuviana. Intanto, l’aumento di eventi meteorologici di forte intensità registrati negli ultimi anni e riconducibili a un più ampio contesto di cambiamenti climatici a livello globale, non vede inerti i funzionari del Parco Archeologico, che a causa della lunga storia degli scavi e della conformazione peculiare del patrimonio archeologico, presenta profili di particolare vulnerabilità.Nello specifico, il passaggio frequente tra estremi di siccità e piogge intense aumenta lo stress fisiologico a cui sono esposte le strutture millenarie. Con l’obiettivo di sviluppare soluzioni innovative per il monitoraggio del patrimonio, facendo leva anche su tecnologie avanzate, è stata firmata una convenzione con il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Salerno.L’accordo prevede lo sviluppo di specifiche procedure e metodologie per lo screening delle condizioni di dissesto, ammaloramento e fragilità che possono determinare criticità o ridurre la sicurezza strutturale. Le attività di ricerca applicata saranno attuate anche mediante sviluppo di tesi e tirocini formativi.Si intende così integrare le attività di monitoraggio, manutenzione programmata e progettazione di nuovi interventi svolte dal personale del Parco con strumenti tecnologici in grado di indirizzare sempre meglio l’azione di tutela preventiva e manutenzione ordinaria.

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Commercialisti: Investimenti e cambiamenti climatici

Posted by fidest press agency su mercoledì, 21 luglio 2021

Attenzione puntata sulla Commissione europea che ha presentato una nuova norma europea per le obbligazioni verdi e una nuova strategia comune per la finanza sostenibile che definisce alcune iniziative per affrontare i cambiamenti climatici e le altre sfide ambientali, aumentando nel contempo gli investimenti, e l’inclusione delle piccole e medie imprese, nella transizione dell’UE verso un’economia sostenibile. Nei giorni scorsi la Commissione europea ha pubblicato le raccomandazioni di riforma aggiornate per la regolamentazione dei servizi professionali alle imprese, inclusi i servizi contabili, le raccomandazioni riguardano le norme nazionali che disciplinano l’accesso a tali professioni e il loro esercizio, aspetti spesso identificati tra gli ostacoli più costanti per le imprese nel mercato unico. Dopo la prima emissione arrivata a metà giugno, la Commissione ha completato con successo la seconda e la terza emissione di bond per un totale di 25 miliardi di euro, destinati a coprire il fabbisogno di finanziamento per il Next Generation EU e sostenere la ripresa dell’Europa, sono quindi 45 i miliardi raccolti finora dall’esecutivo UE il cui obiettivo è raggiungere gli 80 miliardi entro l’anno.Tra gli altri temi analizzati dall’informativa dei commercialisti, il pacchetto di decisioni adottato dalla Commissione a sostegno della competitività e della capacità di innovazione dell’industria della difesa dell’UE. All’adozione del primo programma di lavoro annuale del Fondo europeo per la difesa (FED) fanno immediatamente seguito 23 inviti a presentare proposte per un totale di 1,2 miliardi di euro in finanziamenti dell’UE a sostegno di progetti collaborativi di ricerca e sviluppo nel settore della difesa. Nell’ambito del programma precursore del FED, il programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa (EDIDP), erano stati inoltre selezionati per un finanziamento 26 nuovi progetti, per una dotazione di oltre 158 milioni di euro. Infine un approfondimento sul nuovo rapporto OCSE su PMI e imprenditorialità esamina le misure adottate a sostegno delle piccole e medie imprese, analizza gli effetti a lungo termine della crisi ed evidenzia come i Paesi possono creare le condizioni per una ripresa più verde, sostenibile e inclusiva, la pandemia e le sue conseguenze hanno infatti rafforzato la resilienza delle PMI e creato nuove opportunità, attraverso le trasformazioni delle catene di valore globali, il rafforzamento di ecosistemi aziendali locali e la promozione verso la transizione verde e digitale.

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