Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 174

Posts Tagged ‘mentalità’

Sanità. Zullo (FdI): non è solo questione di soldi ma anche di cambio di mentalità

Posted by fidest press agency su martedì, 29 agosto 2023

“Che i soldi siano importanti non c’è dubbio ma di per sé non saranno mai sufficienti in un SSN che affronta di giorno in giorno bisogni di salute emergenti e che si ispira a principi di universalità, globalità e uguaglianza, principi che abbiamo il dovere di mantenere e rendere sempre più effettivi. Serve un nuovo riordino del sistema che presuppone investimento ma una valutazione sui due pilastri che reggono l’attuale SSN: la regionalizzazione e l’aziendalizzazione. La regionalizzazione così come intesa in questi anni ha effettivamente responsabilizzato gli amministratori regionali? Pur essendo un convinto sostenitore del decentramento amministrativo, per quella che è stata la mia esperienza ultradecennale di consigliere regionale in Puglia posso affermare che questo processo di responsabilizzazione non c’è stato. La regionalizzazione può sussistere se lo Stato è forte nel monitoraggio dei L.E.A. assicurati ai cittadini e nella valutazione dell’appropriatezza della spesa. Insomma deve valere il motto: ” cara Regione ti do i soldi per assicurare i L.E.A. e tu dammene conto”. Ad oggi il monitoraggio è debole. Le Regioni comunicano i L.E.A. ma nessuno verifica se i cittadini sono stati realmente assistiti. Anche sull’aziendalizzazione, della quale sono anche in questo caso fermamente convinto, occorrono valutazioni di fondo. Le Aziende sono state affidate a direttori generali vantanti nel curriculum la direzione di aziende di medie e grandi dimensioni oppure a burocrati dirigenti di qualche ufficio trasformati in manager con discutibili corsi di formazione manageriale? Insomma la domanda da porsi è: un corso di formazione manageriale trasforma un burocrate in manager? Io credo di no! A cascata però bisogna fare i conti con I compensi dei Direttori Generali e a cascata dei Direttori Sanitari e Amministrativi: quale vero manager accetterebbe di guidare un’azienda di elevata complessità come le Aziende Sanitarie con i compensi previsti per il direttore generale? Ed ancora: nelle Aziende Sanitarie è effettivo il processo di budgeting e di controllo di gestione? Le verifiche per i Direttori Generali si fondano sui risultati aziendali raggiunti o su quanto è stato alto il livello di supinazione del direttore generale alla politica? Discutiamo di soldi ma senza discutere di regionalizzazione e aziendalizzazione i soldi non saranno mai sufficienti e rimarranno argomento per una politica reclamante ma irresponsabile”. Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Ignazio Zullo, capogruppo in Commissione Sanitá.

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Pensionati: A quale santo devono rivolgersi?

Posted by fidest press agency su martedì, 11 agosto 2020

Tempi duri si prospettano per i pensionati. Dobbiamo tenere da conto il clima che si sta instaurando nei confronti di chi lascia il lavoro e per una certa mentalità diventa un “corpo morto” che non merita spenderci risorse a partire dall’assistenza sanitaria oltre, ovviamente, alla “perequazione” delle rendite pensionistiche. Ma c’è anche di più. Si parla della necessità di adeguare le vecchie pensioni al sistema contributivo mentre ora lo sono con il sistema retributivo: Cosa significa? Che si sta allestendo il terreno a una riduzione della pensione intorno al 30% in barba alle norme che vietano la retroattività. E i pensionati cosa fanno? Poco o nulla intimoriti dalla grancassa istituzionale che li circuisce con l’idea che si hanno poche risorse e che è necessario stabilire delle priorità per stimolare la ripresa economica, volano per ridurre la disoccupazione in specie giovanile. Niente di più falso. le risorse ci sono e come, a prescindere. Pensiamo ai trenta miliardi di euro spesi per risollevare le banche che hanno buttato letteralmente al vento tantissimi miliardi per favorire gli amici degli amici e che ora si godono al sole delle Maldive il mal tolto sicuri che non saranno perseguiti dalle leggi perché continuano a godere di protezioni governative. E poi vi è il “malloppo” più vistoso dei trecento miliardi di euro tra evasioni, sprechi e quanto altro che il governo si guarda bene di porci mano per non “irritare” i grossi evasori e i vari faccendieri.
Sono gli stessi che vogliono una giustizia che non funziona con processi che prima della sentenza definitiva vi fanno passare anche oltre dieci anni per ottenere, alla fine del tunnel, la prescrizione.
E oggi abbiamo la ciliegina sulla torta con una legge elettorale che si vuole rimaneggiare per essere sicuri di mandare in parlamento gente fidata e obbediente ai voleri del “capo”. Così i 20 milioni di anziani potranno essere maltrattati a piacimento, i tre milioni di disoccupati potranno continuare, con i precari, i sotto pagati, il lavoro nero di altri milioni di italiani, a vivere senza diritti nella povertà imposta dalle stesse persone che hanno votato nella speranza illusoria di un cambiamento. Hanno ascoltato le sirene e ora ne pagano il prezzo. (Riccardo Alfonso)

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Mentalità e produttività

Posted by fidest press agency su martedì, 24 novembre 2015

produzione-industrialeSecondo una ricerca sulla business mobility commissionata da VMware, è necessario un cambiamento di mentalità per migliorare la produttività in azienda.In Italia, per il 66% delle organizzazioni (il 55% in EMEA) il driver fondamentale per abbracciare un modello mobile è una maggiore sicurezza. Fra le altre priorità citate ci sono:
· una maggiore efficacia della forza lavoro mobile 53% per cento in Italia rispetto al 38% in EMEA
· una migliorata esperienza utente per il 38%
L’indagine mostra anche i principali vantaggi che dichiarano di aver ottenuto coloro che hanno implementato con successo strategie per la mobilità in azienda:
· miglioramento della produttività della forza lavoro mobile per il 52%
· ottimizzazione dei processi aziendali per il 51%
· riduzione dei costi di supporto per il 37%
Solo il 22% degli intervistati nell’area EMEA che ritiene di far parte di un’azienda che ha adottato un modello di business mobility per almeno un processo chiave dell’organizzazione. Fra le preoccupazioni che si dimostrano essere un ostacolo per il passaggio a un modello di business mobility ci sono:
· il budget (49%)
· la sicurezza (34%)

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Ciò che ci divide dall’Europa

Posted by fidest press agency su mercoledì, 2 marzo 2011

Bruno Vespa e Silvio Berlusconi

Image by Hytok via Flickr

Il caso del ministro della difesa tedesco Guttemberg che per una storia di copia-incolla della sua tesi universitaria è stato costretto giorni fa alle dimissioni segna, inequivocabilmente, ciò che ci divide dall’Europa come mentalità e costume politico. L’esempio nostrano è noto. Si tratta del presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Se tralasciamo i vari processi che lo hanno visto imputato, e ai quali per 16 anni non ha fatto altro che trovare espedienti vari di natura giudiziaria e legislativa per sottrarsi ad essi, e ci limitiamo all’ultimo rinvio a giudizio, per concussione e favoreggiamento prostituzione minorile per i quali sta ora ingaggiando una formidabile manovra difensiva che ha il fine di sottrarsi alla causa messa a ruolo il 6 aprile prossimo, la circostanza è davvero sconcertante. Dimostra chiaramente di volersi sottrarre al giudizio. Lo fa dicendo che il suo giudice naturale è il tribunale dei ministri e tutti noi sappiamo bene che lo fa come escamotage per ritardare i tempi processuali e avere l’opportunità di farla franca perchè per procedere i nuovi giudici devono, per legge, chiedere l’autorizzazione a procedere alla camera dei deputati e si da per scontato che tale richiesta sarà rifiutata. Ed ha già, c’è da giurare, preparato un discorsetto del tipo: “la mia maggioranza lo ha fatto per l’interesse del paese che ha bisogno d’essere governato”. Ora se è tanta frenetica questa sua voglia di sottrarsi ad un procedimento penale non sorge a qualcuno il dubbio che questi magistrati milanesi un po’ di ragioni l’hanno nell’accusarlo? E ancora non sarebbe stato più dignitoso dimettersi e difendersi come un comune cittadino? Ed invece tra un anno, tra due anni, tra dieci anni dobbiamo continuare a chiederci di questa Ruby, del bunga bunga nazionale e dello strano costume politico made in Italia che di certo potrà essere esportato solo in quei paesi a “democrazia incompiuta”. Ma lo sconcerto, a mio avviso, è ancora più grande se penso che gli Italiani continueranno a votarlo (se stiamo ai sondaggi elettorali di queste ore) e che in parlamento continua a fare proseliti. A questo punto sono i tedeschi, gli inglesi, i francesi e persino i polacchi a sbagliare o siamo noi che non abbiamo più la testa per capire quali sono i limiti della morale privata e pubblica di un uomo politico? E la confusione è tanta che persino la Chiesa di Roma cavilla sul concetto di moralità e non osa esprimere un giudizio chiaro nei confronti di uno che ritiene, c’è da pensare, al di sopra di tutto e quindi anche della dottrina cattolica. (Riccardo Alfonso http://www.fidest.it)

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L’Italia e l’abbraccio coloniale

Posted by fidest press agency su domenica, 22 agosto 2010

La prima nel considerare l’occasione perduta dall’Italia di “trarsi fuori” dall’abbraccio coloniale che ha visto nel XIX secolo, e nel prosieguo, in prima fila gli europei nei confronti dei paesi terzi e, per quanto ci riguarda in particolare, il mondo arabo. La seconda ho cercato di capire il “travaglio” che le stesse comunità hanno subito prima con il vulnus coloniale e poi quello altrettanto grave dell’insediamento al potere di uomini corrotti e avidi e facilmente ricattabili e che  hanno rappresentato, per una certa mentalità “occidentale”, la versione corretta e riveduta del “colonialismo”. Non a caso, infatti la risposta libica con la rivoluzione ghedaffiana di oltre 40 anni fa ha saputo cogliere efficacemente tali vergognose e arroganti ingerenze.. Il primo passo è stato quello di abbattere  un tiranno e il secondo di far capire all’occidente che non si trattava della stessa logica passata di “un’alternanza di corrotti”. Una rivoluzione, quindi, “atipica” per l’occidente che non fu capita e quando fu compresa si cercò di contrastarla costringendo il leader libico a cercare rapporti più di sostegno alla sua causa. Tutto questo allontanò l’occidente dalla politica di buon vicinato e di amicizia con il mondo arabo poiché non si trattò del solo caso libico ma dovremmo mettere in conto la Tunisia e l’Algeria ma anche il Libano e altri. Non vi è dubbio che la prima contraddizione l’abbiamo in casa nostra. L’occidente con la sua cultura fondata su valori di giustizia, di libertà e di uguaglianza è stato un modello di ambiguità nel predicare bene in casa e nel razzolare male altrove. Questo non è stato solo percepito a livello di conoscenza popolare ma continua a creare sospetti e timori nella leadership araba sul come si possa dialogare coerentemente con chi è capace con tanta facilità d’essere una lingua biforcuta.

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Cose poco serie

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 febbraio 2010

Lettera al direttore. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, a chi gli ha chiesto un commento sull’allarme corruzione rilanciato questa mattina da Luca Cordero di Montezemolo, ha risposto: “Io mi occupo di cose serie”. E’ esattamente sulla stessa linea del suo Cavaliere, che ha definito “birbantelli” i corrotti. Entrambi sono coerenti ed usano giuste parole corrispondenti pienamente alla loro mentalità. I corrotti sono birbantelli non perché corrotti, ma perché poco furbi, perché si sono fatti beccare con le dita sporche di gelatina, pardon, volevo dire di marmellata. Una delle cose più serie di cui si è occupato il ministro Sacconi, è stato il caso di Eluana Englaro: se fosse stato per lui oggi il corpo della povera donna non avrebbe ancora trovato pace. (Elisa Merlo)

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Ebrei e cristiani

Posted by fidest press agency su mercoledì, 25 novembre 2009

Il mito di una tradizione comune Neusner raccoglie una serie di studi sul rapporto tra ebrei e cristiani, che nell’immaginario comune sono considerati “parenti” dal punto di vista religioso. seguendo Neusner nella sua rassegna ci si renderà conto della distanza di mentalità che c’è ancora tra i cristiani e i loro “fratelli maggiori”. di Jacob Neusner Edizioni San Paolo 216 pagine € 18,00

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UGL su Piano di riordino della Rete Ospedaliera del Lazio

Posted by fidest press agency su giovedì, 3 settembre 2009

E’  con piena soddisfazione, che la Segreteria Provinciale Ugl Sanità  di Roma riceve la notizia che la Regione Lazio accantona il famoso  Piano di riordino della Rete Ospedaliera  sfornato nel luglio scorso. Non poteva essere altrimenti, anche perché nelle ultime riunioni, tenutesi con il Vice Presidente Senatore Montino, l Ugl Sanità di ROMA, insieme alle altre sigle sindacali, ha sempre sostenuto di ascoltare prima di tutto il territorio e il suo fabbisogno sanitario prima di tagliare e chiudere presidi ospedalieri. L Ugl Sanità di ROMA auspica che il prossimo piano tenga conto delle istanze di modifica che i Comuni, le Provincie, le varie Associazioni e i Sindacati hanno presentato alla Regione.L’Ugl Sanità di Roma, attraverso il suo segretario Antonio Cuozzo si domanda, a questo punto, se esista una gestione manageriale delle aziende sanitarie (nonostante alcune disastrose gestioni vengano puntualmente riconfermate), se la dimensione economica sia entrata realmente nel governo strategico e nella realtà operativa e se esista effettivamente una dinamica competitiva. Di qui deriva la necessità di studiare un sistema di gestione aziendale ispirato ai principi dell efficienza, dell efficacia e dell economicità gestionale e basato sull esistenza di condizioni di autonomia e responsabilità economica, presupposti, questi, ritenuti imprescindibili per la realizzazione delle logiche di comportamento manageriale. Tale sistema potrà essere raggiunto con un profondo cambiamento di mentalità ai vari livelli di governo, politico e dirigenziale che, nonostante le apparenze, in molti casi sembra tardare ad arrivare.

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Cambia la mentalità dei malati di cancro

Posted by fidest press agency su martedì, 18 agosto 2009

Oggi cresce la consapevolezza da parte dei malati di cancro e delle persone in genere, sul fatto che è una malattia che si può sconfiggere. Basta prenderla per tempo e fare tesoro delle nuove metodiche terapeutiche frutto di una intensa e proficua ricerca scientifica. Dobbiamo, tuttavia, rilevare che la diagnosi del cancro o meglio la comunicazione di essere affetto da tumore è una notizia che ha un effetto devastante nella mente dell’uomo. Nulla è più come prima. Poi, un poco alla volta, subentra l’istinto si sopravvivenza e si è pronti a combattere. A questo punto è valido quanto la terapia adottata il supporto psicosociale per il paziente. Il malato deve essere curato nella sua globalità fisica e psichica. Di questa consapevolezza devono essere consapevoli non solo il diretto interessato ma gli stessi familiari ed il personale medico e paramedico. E’ necessario, quindi, che si prosegua nell’attuazione della legge 39 del 1999 su tutto il territorio nazionale e che si realizzino quanto prima le strutture dedicate all’assistenza palliativa, i cosiddetti Hospice, e che si incentivi l’assistenza domiciliare realizzando una continuità di cura tra ospedale e casa. Le conseguenze socio economiche, è bene tenerlo presente, possono essere drammatiche per i malati e le loro famiglie e, conseguentemente, per l’intero contesto sociale. Il malato di cancro, a sua volta, vuole essere parte attiva del contesto sociale, ed il favorire questa naturale attitudine equivarrebbe anche ad un notevole risparmio di denaro pubblico poiché il malato lungi dall’essere un peso per la società potrebbe e può svolgere un ruolo attivo ritornando ad essere, anche economicamente, produttivo.

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