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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 153

Posts Tagged ‘fiscale’

La situazione fiscale negli Stati Uniti è davvero così preoccupante come sembra?

Posted by fidest press agency su venerdì, 9 febbraio 2024

A cura di Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel. (Abstract by BC Communication). Nel 2023 il deficit fiscale federale degli Stati Uniti ha superato i 2000 miliardi di dollari, una cifra pari al 7% dell’intero PIL Usa: in altri termini, il governo federale degli Stati Uniti ha speso 2000 miliardi di dollari in più rispetto alle entrate che ha registrato durante l’anno fiscale. Sebbene il disavanzo registrato nel 2023 avrà conseguenze non solo nel breve, ma anche nel medio-lungo periodo, riteniamo che, come accade per la maggior parte delle questioni macroeconomiche, le preoccupazioni siano eccessive. erso la fine del 2022, infatti, il valore di mercato delle azioni detenute dalle famiglie americane è sceso del 25% su base annua, contribuendo a una diminuzione dell’8% del totale delle imposte sulle persone fisiche riscosse nel 2023. Inoltre, il rinvio delle imposte per i residenti delle aree colpite da calamità naturali, come gli incendi che hanno devastato la California, hanno fatto sì che parte del gettito fiscale del 2023 sia stato posticipato al 2024. Infine, anche la categoria residuale “altre imposte” (Figura 2), che include le entrate da fonti diverse, come ad esempio i dazi sulle importazioni o gli utili in eccesso registrati dalla Federal Reserve, è diminuita di 127 miliardi di dollari nel 2023. Dal momento che la Fed paga il tasso dei Fed Funds sulle sue passività e guadagna dai suoi asset, finisce con l’indebitarsi a breve e fare credito a lungo termine, quindi non stupisce che, pagando il 5,5% e guadagnando solo l’1% (come fa, ad esempio, sui buoni del Tesoro a dieci anni che ha acquistato nel 2020), i suoi utili si siano ridotti. Secondo le stime del Congressional Budget Office (CBO), i profitti della Fed sarebbero scesi dai 107 miliardi di dollari del 2022 ai 500 milioni del 2023, da cui gran parte della riduzione della categoria “altre imposte”. Analizzando il bilancio Usa, la maggior parte della spesa pubblica è destinata a voci “non discrezionali” come previdenza, sussidi per disoccupati e veterani e assistenza sanitaria (Medicare), che per il 2023 hanno rappresentato il 66% della spesa complessiva. Se poi si include la spesa per la difesa e il pagamento degli interessi sul debito, si arriva all’88% della spesa complessiva. Passando al capitolo degli interessi sul debito federale, nel 2023 il governo Usa ha pagato 659 miliardi di dollari di interessi ai possessori di buoni del Tesoro (+39% rispetto al 2022), una cifra pari al 2,4% del Pil nominale. Nonostante siamo ancora lontani dal record del 3,1% di Pil toccato nel 1991, i più pessimisti temono che la tendenza al rialzo a cui stiamo assistendo possa rendere insostenibile il debito totale, rendendo necessario un taglio netto della spesa pubblica. I timori fin qui espressi potrebbero sembrare eccessivi, ma si consideri che, quando il pagamento degli interessi sul debito toccò la vetta del 3,1% del Pil nel 1991, si aprì una crisi di bilancio che pose le basi per il “Contratto con l’America” di Newt Gingrich, il piano che, tagliando le spese a scapito del welfare sociale, riuscì a riportare il bilancio federale in pareggio dal 1998 al 2000, creando un surplus nel 2001. Secondo le proiezioni di base del CBO, la spesa per gli interessi sul debito Usa è destinata a rimanere entro una soglia gestibile, ma dovrebbe comunque aumentare al 3,3% del Pil entro il 2030. È bene precisare che solo grazie al ricorso al debito gli Stati Uniti riescono a spendere 2000 miliardi di dollari in più di quello che entra nelle casse dell’erario: nel 2023 le emissioni totali di Treasury, comprese quelle annunciate nel Q4, ammontavano a 2,54 trilioni di dollari, cifra record degli ultimi 23 anni, se si esclude il 2020 (ovvero l’apice della pandemia da Covid-19). E già si prevedono altri 2,5 trilioni di dollari di emissioni in arrivo nel 2024. La buona notizia (per ora) è che gli investitori, sia famiglie americane che società globali, hanno aderito con entusiasmo alle nuove emissioni rimpinguando le casse del Tesoro, pur a fronte di rendimenti più elevati. In particolare, l’88% delle emissioni per l’anno solare 2023 è stato rappresentato da Treasury con scadenza inferiore a un anno. Nessuno ha la sfera di cristallo e gli effetti a cascata a cui potremmo assistere nel lungo periodo sono complicati da definire; ciò che sappiamo al momento è che nel breve termine il Tesoro ha una soluzione per il deficit fiscale, a cui gli investitori sembrano essere interessati.

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Manovra: 11 MLN di italiani non ne sanno nulla

Posted by fidest press agency su giovedì, 2 novembre 2023

Il governo sta lavorando alla manovra fiscale, ma quanto ne sanno gli italiani di questo argomento? Secondo l’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat, 7 rispondenti su 10 hanno dichiarato di essere informati sui provvedimenti allo studio dell’esecutivo ma, ad un’analisi più approfondita, emerge che più di un rispondente su due (54,2%) ha in realtà una conoscenza superficiale e, addirittura, oltre 11 milioni di italiani dichiarano di non saperne praticamente nulla. I meno informati sono risultati essere i giovani con età inferiore ai 34 anni (35,7%), le donne (33,3%) e i rispondenti residenti al Sud e nelle Isole (28,1%). Come si informano gli italiani su questo argomento? Il 78,5% lo fa tramite trasmissioni televisive, il 66,5% sul web; 7,2 milioni usano i social network.

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La delega fiscale. L’elenco dei buoni propositi e la realtà

Posted by fidest press agency su giovedì, 10 agosto 2023

Approvata in Parlamento la delega fiscale con anche un po’ di voti dell’opposizione, sono tante le esultazioni per un fisco che si starebbe rinnovando. L’elenco dei buoni propositi è articolato e lo si trova facilmente sui media. Quello che ci colpisce è che, soprattutto nel governo (e con opposizione pregiudiziale di parte dei partiti di non-governo) prevale una narrazione come se quanto approvato fosse già realizzato nei particolari e davanti a noi avessimo un roseo futuro dove il fisco uscirebbe dal tunnel di incomprensione, propaganda e vessazione. Ma non è così. Una premessa. a delega fiscale approvata è praticamente simile a quanto aveva proposto il precedente governo Draghi, che è caduto grazie alla forte opposizione interna di chi oggi è di nuovo al governo e un’altrettanta forte opposizione esterna di quello che poi, con le elezioni, è diventato il partito di maggioranza relativa, Fratelli d’Italia. Logico? A noi sembra solo potere…. Per noi cosiddetti comuni mortali, cosa cambia oggi? Nulla. Dovrebbe cambiare domani, ma è un domani verso cui si procede con infinite di emergenze a cui si danno solo risposte assistenzialiste e caritatevoli e che aprono ulteriori emergenze… valga l’esempio per eccellenza, quello dell’inflazione, dei prezzi che lievitano e di quanto viene fatto (aumento accise benzina, per esempio, e bonus e carità di vario tipo mescolata con bonus).La delega fiscale è come l’approvazione di un ordine del giorno per le prossime riunioni di condominio, non la decisione su quanto in elenco. A differenza del condominio, dove non ci sono tempi limite ufficiali per le approvazioni, nella delega fiscale tutto deve essere realizzato – i cosiddetti decreti attuativi – entro 24 mesi. Ma,, come spesso accade, se questi 24 mesi non vengono rispettati… al massimo c’è l’opposizione che dice qualcosa, ma viene subito zittita dalla maggioranza che – fa o non fa – è l’unica a giudicare e controllare se stessa. Ovviamente ci dovrebbe essere il voto degli elettori nelle prossime elezioni che dovrebbe valutare, ma il tempo fa dimenticare, anche perché per tenere buoni gli elettori, le regalie e le carità di vario tipo, come il governo fa di continuo, non mancano mai. Nel caso della attuale delega, c’è da aggiungere anche una tanto esaltata approvazione di un ordine del giorno (presentato da un partito di opposizione che poi non ha votato la delega fiscale) dove si invita il Parlamento a considerare la tassazione delle multinazionali che operano sul territorio italiano. L’ordine del giorno è come un due di picche nella partita di briscola della delega fiscale: il nulla che si aggiunge al nulla.Tutto questo serva a capire cosa ci aspetta, cioè che i fatti parlamentari sono una cosa, la realtà un’altra.Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Incentivi all’evasione fiscale e disagio dei cittadini

Posted by fidest press agency su venerdì, 2 giugno 2023

“L’evasione devi combatterla dove sta: big company, banche, non sul piccolo commerciante a cui chiedi il pizzo di Stato solo perché devi fare caccia al reddito più che all’evasione fiscale”. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nei giorni scorsi durante un comizio elettorale.Siamo a disagio. Imbarazzati. Attoniti, Ci guardiamo intorno con lo sguardo perduto in cerca di qualche altro sguardo che ci aiuti a capire. Leggiamo sui media: chi drammatizza chi sminuisce. Ma prevale più che altro la partigianeria, senza un approfondimento del dramma di un governo che, a fronte del maggiore problema del nostro sistema fiscale, l’evasione, lo sminuisce, incentiva a continuare così com’è oggi.Il nostro è un disagio di un’associazione di cittadini che, senza profitto e volontariamente, dedica ogni attimo ad una lotta serrata per l’affermazione dei diritti e dei doveri.Il nostro è un essere attoniti perché se vengono meno i punti di riferimento istituzionale, a chi dobbiamo rivolgerci, a chi dobbiamo fare affidamento, a chi dobbiamo chiedere per riformare e modificare quelli che si manifestano come ostacoli alla realizzazione di uno Stato di diritto e una società di responsabili che vorrebbero e dovrebbero collaborare? Non abbiamo altro da aggiungere. Aspettiamo. Ci informiamo e, giammai, ci faremo coinvolgere in una simile visione e pratica dello Stato e dell’Erario. Al momento, l’unica certezza che abbiamo è che siamo più soli. Quel che chiediamo a noi e a chi ci ascolta e ci legge, è di “non mollare”. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Delega al governo per la riforma fiscale

Posted by fidest press agency su sabato, 29 aprile 2023

Pubblicazione annuale del calendario fiscale; eliminazione dei micro-tributi; introduzione della no tax area familiare; suddivisione tra versamenti e adempimenti. La riforma fiscale, per il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, passa anche da questi interventi. Per questo nella circolare n.2/2023 diffusa oggi dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro con il titolo “Delega al Governo per la riforma fiscale”, la Categoria ha voluto offrire il proprio contributo e le proprie osservazioni in merito al disegno di legge di delega al Governo per la revisione del sistema tributario. Una delega su cui il CNO esprime un giudizio complessivamente positivo, soprattutto perché incarna due principi per cui i Consulenti del Lavoro si battono da sempre: la semplificazione e la razionalizzazione del Fisco. Obiettivo della riforma fiscale – come si legge nel documento – dev’essere, infatti, quello di “realizzare un fisco più chiaro ed equilibrato che non rappresenti più un ostacolo agli investimenti, soprattutto stranieri, ma che diventi una leva per sostenere lo sviluppo umano ed economico del Paese, il quale dovrà necessariamente passare attraverso il sostegno alla famiglia e il rilancio del lavoro e delle imprese”. Tra le proposte della Categoria contenute nel documento anche la riduzione del cuneo fiscale, la revisione e il riordino delle tax expenditures, la tutela della maternità, il sostegno ai nuclei familiari numerosi. Spazio anche alle riflessioni sui principi e i criteri direttivi che il Governo dovrà osservare per la revisione generale degli adempimenti tributari e dei procedimenti dell’Amministrazione finanziaria.

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Cosa prevede il Pnrr per contrastare l’evasione fiscale

Posted by fidest press agency su martedì, 10 gennaio 2023

Le politiche degli ultimi anni hanno ridotto l’evasione ma non abbastanza. Basti pensare che nel 2019 non è stato pagato il 18,5% delle tasse che sarebbero dovute entrare nelle casse dello stato. In questo senso l’Unione europea chiede all’Italia uno sforzo maggiore per contrastare soprattutto l’evasione da omessa fatturazione. E suggerisce una maggiore promozione dei pagamenti elettronici.Tuttavia, nella legge di bilancio 2023 approvata lo scorso 29 dicembre, il governo Meloni ha inserito un innalzamento del limite all’utilizzo dei contanti. Inoltre, voleva eliminare le sanzioni ai commercianti che si rifiutano di usare il Pos, attive dal 30 giugno 2022. Ma poiché sono state introdotte nell’ambito del piano nazionale di ripresa e resilienza, Bruxelles ha bloccato questo passaggio.Il Pnrr prevede infatti, tra le sue riforme, quella dell’amministrazione fiscale, la cui realizzazione finora procede in linea con i tempi previsti. Il suo obiettivo finale sarebbe quello di ridurre l’evasione, entro il 2024, a una percentuale che non superi il 15,8%. Un obiettivo ambizioso e per niente scontato, viste le posizioni assunte finora sul tema dal governo Meloni.

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Regime fiscale degli studenti Phd italiani negli Stati Uniti

Posted by fidest press agency su domenica, 22 Maggio 2022

L’on. Fucsia Fitzgerald Nissoli, deputata di Forza Italia eletta in Nord e Centro America ha dichiarato: Oggi, ho depositato una interrogazione al Ministro degli Esteri, Di Maio, per chiedere di risolvere i problemi fiscali degli studenti italiani che frequentano corsi di Phd negli Stati Uniti.Infatti, tali studenti che ricevono una borsa di studio come forma di sostentamento durante il periodo degli studi, in USA, in assenza di accordi bilaterali specifici con l’Italia, sono soggetti a pagare l’aliquota standard di imposta sui redditi, sia federale che statale o cittadina, mentre in Italia tale tipologia di borsa è esente da Irpef. Di conseguenza ho chiesto al Ministro Di Maio “quali iniziative intenda intraprendere al fine di giungere, con la controparte statunitense, alla stipula di una clausola aggiuntiva che modifichi l’articolo 21 della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati Uniti d’America per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito al fine di adeguarne il contenuto a quello delle analoghe convezioni sottoscritte dagli Stati Uniti con i due maggiori Paesi europei”, cioè Francia e Germania.”

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Italia: Pressione fiscale reale al 49%

Posted by fidest press agency su giovedì, 14 aprile 2022

La pressione fiscale reale italiana, calcolata al netto del sommerso, ha raggiunto ormai il 49%, il livello più alto d’Europa. Nel 2019 era al 48,2%. Il dato è stato fornito dal Consiglio nazionale di commercialisti nel corso di un’audizione sul Def svoltasi presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato. “Stante l’elevata quota di economia sommersa e illegale in Italia – hanno spiegato Tommaso Di Nardo e Pasquale Saggese, ricercatori della Fondazione nazionale della categoria- la pressione fiscale reale, il sacrificio cioè realmente imposto alla collettività che opera nell’economia emersa, è di gran lunga più elevato di quello ufficialmente registrato dall’Istat per tutta l’economia. La contabilizzazione da parte dell’Istat di una consistente quota di economia sommersa ed illegale nel Pil, pari per il 2019 a 203 miliardi di euro, l’11,3% del Pil, determina un livello particolarmente elevato della pressione fiscale reale, pari nel 2019 al 48,2%”.

Pur non essendo ancora disponibili le stime Istat dell’economia sommersa per il 2020 e il 2021, i commercialisti hanno sostenuto che, “alla luce dell’incremento della pressione fiscale ufficiale, è comunque possibile ritenere che la pressione fiscale reale si sia incrementata di pari passo. Mantenendo costante la quota di economia sommersa all’11,3% del Pil nominale, come rilevato dall’Istat per il 2019, la pressione fiscale reale nel 2021 raggiunge il 49% del Pil emerso, portando l’Italia al primo posto in Europa”. “Per il 2022 e per gli anni successivi – hanno proseguito – il DEF prevede una riduzione della pressione fiscale essenzialmente dovuta alla revisione dell’Irpef operata nella legge di bilancio 2022 e all’abolizione dell’Irap per le attività di impresa e lavoro autonomo svolte in forma individuale”. Per il sostegno alla ripresa economica, sarebbe secondo i commercialisti “fondamentale ridurre la pressione fiscale che grava sulle famiglie che, negli ultimi anni, è sempre aumentata. Nonostante gli interventi volti alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro dipendente, il livello complessivo del gettito tributario imputabile alle famiglie è quello che ha subito l’effetto maggiore dello shock fiscale 2012-2013 anche per effetto di una tassazione immobiliare particolarmente elevata a cui si aggiunge l’incremento della fiscalità locale che, anche per compensare il venir meno dei trasferimenti statali, è cresciuto progressivamente seppure in maniera ampiamente differenziata sui territori”. I rappresentanti della categoria hanno poi sottolineato come “l’evidente incremento del gettito delle imposte indirette trainato dall’Iva e generato in larga misura dall’importante crescita dell’inflazione, si abbatte sulle famiglie italiane contribuendo ad appesantire ancora di più il carico fiscale complessivo. Pertanto – hanno concluso – sarebbe auspicabile tenere sotto controllo il gettito Iva che sta alla base della lievitazione della pressione fiscale indiretta dell’ultimo anno, ed eventualmente, laddove le condizioni del quadro macroeconomico e di finanza pubblica lo permettessero, compatibilmente con la normativa europea, adottare opportuni provvedimenti di sterilizzazione dell’aumento del gettito Iva”.

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Approvazione da parte del G20 dell’accordo sulla riforma fiscale internazionale

Posted by fidest press agency su mercoledì, 20 ottobre 2021

A seguito della riunione dei ministri delle Finanze del G20 il Commissario Gentiloni ha dichiarato: “L’approvazione da parte dei ministri delle Finanze del G20 segna un passo fondamentale verso l’attuazione della storica riforma fiscale globale concordata venerdì scorso. Con 136 giurisdizioni aderenti, tra cui tutti i membri del G20, tutti i membri dell’OCSE e tutti gli Stati membri dell’UE che fanno parte del quadro inclusivo, si tratta di una vera e propria rivoluzione fiscale. Uscendo dall’ombra della pandemia, abbiamo l’opportunità unica di ricostruire le nostre economie su basi nuove. Vogliamo vedere non una semplice ripresa, ma una nuova era di crescita sostenuta e sostenibile. I Pandora papers sono un’ulteriore conferma delle ingiustizie che caratterizzano oggi il nostro sistema economico. Le transizioni verde e digitale possono compiersi solo se basate sull’equità. Pertanto, questo nuovo sistema di tassazione globale delle società è una componente fondamentale del cambiamento di cui abbiamo bisogno: tutti devono pagare la giusta quota. Una volta che l’OCSE avrà messo a punto le norme tipo per il pilastro 2, la Commissione presenterà rapidamente una direttiva per l’attuazione nell’UE. Per quanto riguarda il pilastro 1, esamineremo attentamente se sia necessaria una direttiva per garantirne un’attuazione coerente ed efficace a livello dell’UE. La Commissione europea ha lavorato intensamente per portare avanti questo sforzo internazionale. Per arrivare a questo punto sono state necessarie scelte difficili per molti paesi, sia nell’UE che altrove. Uno spirito di compromesso e di interesse comune, in Europa e nel mondo, ci ha permesso di raggiungere questo obiettivo. Dobbiamo essere fieri di questo trionfo del multilateralismo. Ora dobbiamo procedere insieme e senza indugio.”

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Castelli: Lotta evasione fiscale

Posted by fidest press agency su mercoledì, 14 luglio 2021

“Finalmente la situazione internazionale sul tema “lotta all’evasione” va migliorando e si sta diffondendo sempre di più il principio della trasparenza e della lealtà fiscale. In Italia lo abbiamo fatto, in questi anni, con importanti norme che ci stanno permettendo di recuperare ingenti risorse sulle più grandi frodi, e lo facciamo ogni giorno con l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza. Sono contenta dell’approccio della Germania, che con la Lista Dubai ha acquistato i dati di un intero sistema bancario e che ora, questi stessi dati, li mette a disposizioni di tutti i partner internazionali. Dati che noi, tra i primi, abbiamo richiesto e stiamo acquisendo e valutando. Proprio Agenzia delle Entrate, grazie a questi dati, ha avviato le verifiche necessarie ad appurare quanti non hanno dichiarato i capitali spostati all’estero, evadendo così nel nostro Paese. Secondo un rapporto UE, di qualche tempo fa, oltre confine potrebbero esserci almeno 142 miliardi incagliati. Anche per questo, GdF richiederà di acquisire la documentazione relativa ai trasferimenti, all’estero, di valuta superiore ai 15 mila euro. Lo Stato deve recuperare il gettito mancante, con tutti gli strumenti a disposizione, è un dovere primario per garantire equità sociale. Ma i contribuenti che non sono in regola possono, come ha ricordato il Prof. Tremonti, in un’intervista rilasciata oggi al Sole 24 Ore, ancora definire il loro rapporto, ricorrendo a quegli istituti deflattivi del contenzioso fiscale, come il ravvedimento operoso. Mettendo così, anche loro, al primo posto il principio di lealtà fiscale. Pagare tutti, perché tutti paghino meno. La riforma fiscale passa anche da qui”.Così, sui social, il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli.

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“Lotta all’evasione fiscale, soprattutto internazionale”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 23 giugno 2021

“Vanno fatti tutti i passi necessari, perché ogni euro sottratto al fisco è un euro sottratto alla collettività, e quindi ai servizi ai cittadini. Ma mentre in Italia gli strumenti ci sono, e stanno funzionando sempre meglio, c’è una dimensione estera su cui è necessario rafforzare tutte le azioni utili ad arginare il fenomeno dei paradisi fiscali. Come Italia dobbiamo acquisire velocemente i dati degli italiani che hanno trasferito fondi in altri Paesi. In questo senso mi sono attivata con gli Uffici.Va innanzitutto capito quanti hanno utilizzato questo metodo per evadere nel nostro Paese, e non per legittimi investimenti, e poi va messa l’Agenzia delle Entrate nelle condizioni di poter utilizzare tutte le informazioni di cui dispone.Recuperare gettito vuol dire avere risorse per abbassare la pressione fiscale a cittadini e imprese. E questo percorso va fatto parallelamente al processo di riforma che lo renderà sempre più giusto, trasparente e semplice”.Così, sui social, il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli.

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Cinque lezioni apprese dalla pandemia

Posted by fidest press agency su mercoledì, 17 febbraio 2021

A cura di Luca Paolini, Chief Strategist di Pictet Asset Management. Ogni shock globale lascia un’eredità. La crisi legata al COVID-19 non fa eccezione. Anche se ci vorrà un po’ di tempo prima che gli investitori comprendano veramente gli effetti della pandemia, è già chiaro che questa ha trasformato per sempre la politica monetaria e fiscale. Le banche centrali hanno abbandonato l’ortodossia monetaria mentre istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale, in passato devote sostenitrici della disciplina fiscale, stanno spingendo i governi a spendere liberamente. Il consiglio è stato seguito alla lettera: nel 2020 sono stati erogati stimoli fiscali d’emergenza pari a circa 12.000 miliardi di dollari, ovvero il 14% del PIL mondiale. Anche la Germania, una nazione la cui reputazione in materia di conservatorismo fiscale è ben espressa dalla sua politica dello schwarzer null (ossia di zero deficit), ha preso atto del fatto che l’austerità non funziona più. Ha sospeso la clausola costituzionale di freno all’indebitamento e sostenuto attivamente l’allentamento dei vincoli di bilancio dell’Unione Europea, aprendo la strada al piano di ripresa senza precedenti dell’UE (si veda di seguito). L’aumento della spesa pubblica è stato accompagnato dal ritorno del “Big Government”. Anche in Paesi più liberisti, come Stati Uniti e Regno Unito, i governi hanno salvato alcuni settori, offerto integrazioni salariali (cassa integrazione) e sussidi di disoccupazione estremamente generosi e bonus vacanze. Sarà difficile abbandonare tali politiche. Piuttosto, è più probabile che nasca un nuovo Contratto sociale, che comporterà un intervento statale più marcato, una maggiore ridistribuzione e diritti dei lavoratori più estesi. La pandemia ha dato vita a una nuova era di estremo e innovativo allentamento monetario. Sfidando chi sosteneva che fossero rimaste a corto di munizioni, le banche centrali mondiali hanno fornito stimoli per 8.800 miliardi di dollari lo scorso anno, quasi il triplo rispetto a quanto offerto durante la crisi finanziaria globale. La Federal Reserve statunitense, ad esempio, il 23 marzo ha lanciato un programma per l’acquisto diretto di obbligazioni societarie, comprese quelle declassate a “titoli spazzatura” a seguito della pandemia. Ciò ha segnato la fine del mercato ribassista, preannunciando un insolito boom di emissioni di debito societario durante una recessione. L’economia statunitense pare destinata a uscire dal 2020 relativamente indenne, con una produzione in calo solo del 3% rispetto al 2019 – una perdita che è in linea con le precedenti recessioni. La ripresa della Cina è stata ancora più impressionante, con l’attività economica che è tornata al di sopra dei livelli pre-pandemici in quasi tutti i settori. Una recessione prolungata causata da shock sistemici è difficile da affrontare per i mercati. Lascia cicatrici profonde, come una maggiore disoccupazione a lungo termine, insolvenze e crediti inesigibili: problemi la cui risoluzione può richiedere anni. I crolli causati da shock esogeni di breve durata, come le catastrofi naturali, possono essere meno problematici per gli investitori, purché sia messo in atto il giusto mix di politiche. Nel 2020, gli investitori hanno assistito a uno shock temporaneo (brusco calo degli utili societari) eclissato da un calo permanente dei rendimenti obbligazionari (e, come effetto di ciò, multipli degli utili più elevati) e da una conseguente risalita dei mercati azionari. Ciò che conta di più per i mercati finanziari in tali circostanze è la direzione di marcia dell’economia, più che il ritmo della sua espansione. I segnali di una ripresa nascente erano già evidenti ad aprile e con essi i mercati finanziari hanno riscoperto il loro ottimismo.
Con l’abbattersi della pandemia sull’economia globale e sui mercati finanziari, un trend ha dimostrato davvero tutta la sua forza: la crescita dell’investimento responsabile. Gli investitori hanno ritirato una quantità significativa di denaro dagli investimenti azionari tradizionali durante la fase peggiore della crisi, ciononostante gli ETF che integravano fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) hanno registrato oltre 265 miliardi di dollari in flussi netti a livello globale, in rialzo di oltre cinque volte rispetto al 2019, secondo l’Institute of International Finance. Alla fine dell’anno, gli attivi detenuti dai fondi ESG globali hanno superato i 13.000 miliardi di dollari in tutti i tipi di investimento. Il COVID-19 non solo ha messo a nudo la portata delle disuguaglianze sociali ed economiche, ma ha anche messo in guardia i governi sulla necessità di uno sforzo globale coordinato per affrontare le minacce esistenti, come il cambiamento climatico. L’Europa, gli Stati Uniti (sotto la nuova amministrazione Biden) e la Cina si sono impegnati tutti a raggiungere obiettivi più ambiziosi in termini di riduzione delle emissioni di carbonio. Ciò rientra in un passaggio più generale verso un capitalismo responsabile, capace di dare priorità agli stakeholder rispetto agli azionisti e ai criteri ESG rispetto agli EPS (utili per azione). È un trend che nessun investitore può permettersi di ignorare. (abstract)

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Bonus fiscali sulla casa 2020/2021, guida pratica

Posted by fidest press agency su sabato, 16 gennaio 2021

Per il 2021 sono state confermate le detrazioni fiscali sugli interventi edilizi, sia quella del 65% sugli interventi di riqualificazione energetica -e le altre collegate- sia quella del 50% sulle ristrutturazioni edilizie, come anche il BONUS MOBILI il BONUS VERDE e il BONUS FACCIATE.
La detrazione del 110% introdotta nel corso del 2020 dal decreto rilancio è stata prorogata fino a Giugno 2022.
Questo l’elenco dei bonus dettagliati nella scheda pratica Bonus fiscali sulla casa 2020/2021 (ristrutturazioni al 50%, risparmio energetico al 65%, superbonus 110%, bonus mobili, bonus verde, bonus facciate): https://sosonline.aduc.it/scheda/incentivi+2016+bonus+fiscali+sulla+casa+detrazioni_23887.php
DETRAZIONE 50% SULLE RISTRUTTURAZIONI EDILIZIE, BONUS MOBILI E BONUS VERDE
DETRAZIONE 65% SUGLI INTERVENTI PER IL RISPARMIO ENERGETICO (ECOBONUS)
DETRAZIONE 90% RIFACIMENTO FACCIATE (BONUS FACCIATE)
DETRAZIONE 110% (SUPERBONUS) Rita Sabelli, responsabile Aduc aggiornamento normativo

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Web tax: Serracchiani, è istanza di giustizia fiscale

Posted by fidest press agency su venerdì, 20 novembre 2020

“Il presidente Gentiloni ha evidenziato un’istanza di giustizia fiscale su cui il Governo italiano ha una posizione apprezzabile, che deve essere sostenuta dal più ampio accordo politico nell’interesse del Paese e dei cittadini. Le multinazionali del web non possono continuare a esistere virtualmente dal punto di vista fiscale mentre i loro profitti si moltiplicano molto concretamente, magari traendo vantaggio dal Covid, da chiusure di negozi tradizionali, da interruzione di spostamenti o da discutibili condizioni contrattuali per i lavoratori”. Lo afferma la presidente della commissione Lavoro della Camera Debora Serracchiani, in merito alla “digital tax europea” di cui ha parlato il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, in audizione alle commissioni riunite Finanze e Politiche Ue della Camera.

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Elezioni USA, l’economia spera nello stimolo fiscale (e nel vaccino)

Posted by fidest press agency su martedì, 27 ottobre 2020

Sintesi del webcast con gli Specialist Investment Manager di Franklin Templeton, “Mega Trends Accelerate”, del 20 ottobre 2020. Alle soglie delle elezioni presidenziali più inusuali della storia, gli investitori si interrogano su quale futuro attende l’economia e i mercati finanziari americani. Tanto i dati economici quanto quelli sanitari inviano segnali contrastanti: fattori come il reddito disponibile e le vendite retail suggeriscono una ripresa a “V”, ma al momento le perdite in termini di posti di lavoro sono state riassorbite solo in parte; allo stesso tempo, pur avvicinandosi la data di un eventuale vaccino, la seconda ondata di Covid-19 in Europa mostra quanto il virus possa ancora far male anche lì doveva aveva già colpito con forza. Sul fronte economico, un nuovo pacchetto di stimoli sarebbe più che necessario, ma difficilmente sarà approvato prima delle elezioni. Bisognerà dunque attendere l’esito della tornata elettorale prima di vedere nuove misure a sostegno dell’economia. Su questo argomento, Julien Scholnick, Portfolio Manager di Western Asset, ritiene che lo stimolo fiscale ci sarà, indipendentemente da chi vincerà: “In caso di una netta vittoria Dem ci si attende però un pacchetto più consistente rispetto a un secondo mandato Trump. D’altro canto, con una presidenza Biden arriveranno – prima o poi – anche maggiori tasse e regolamentazione, che potrebbero in parte contrastare la spinta derivante dallo stimolo fiscale. Per questo è difficile determinare la reazione dei mercati.”Di sicuro non mancherà la volatilità, e per questo Western Asset ha costruito portafogli in grado di sopportare qualsiasi scenario: “Dobbiamo comunque tenere sempre a mente che una qualche forma di stimolo fiscale arriverà, e che la politica monetaria continuerà ad essere di supporto per gli asset di rischio. Per questo manteniamo una posizione leggermente sovrappesata sui prodotti a spread e sulla duration, consapevoli che un aumento dell’inflazione è piuttosto improbabile.” Jeff Schulze, Investment Strategist di ClearBridge Investments, sottolinea alcune indicazioni derivanti dalla storia delle presidenziali USA. Ad esempio, gli unici tre presidenti non rieletti per un secondo mandato – Bush, Carter e Ford – sono stati anche i soli ad aver avuto una recessione e un aumento della disoccupazione nei due anni precedenti la tornata elettorale. Allo stesso tempo però, contano molto le tasche degli americani: in genere l’incumbent non è stato rieletto quando il reddito reale disponibile pro capite è cresciuto meno dell’1% nell’anno elettorale. Ma nel 2020, grazie agli stimoli fiscali, il reddito reale disponibile pro capite è cresciuto notevolmente, il che è di buon auspicio per Trump. Trump può sperare anche in un altro ricorso storico: in genere quando lo S&P 500 è cresciuto nei 3 mesi precedenti la tornata elettorale, il partito in controllo della Casa Bianca ha vinto le elezioni. Ciò è stato sempre vero dal 1986 in poi, e nell’86% dei casi dal 1936 in poi (grafico 3). Detto ciò, i sondaggi al momento contraddicono questa previsione. Chiaramente, che vinca Biden o Trump, il fattore chiave per la ripartenza sarà sempre legato all’andamento della pandemia, e dunque alla disponibilità di un vaccino.

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Riforma fiscale per migliorare equità e ridurre prelievo

Posted by fidest press agency su lunedì, 19 ottobre 2020

“L’avvio di un’ampia riforma fiscale costituisce uno dei punti fondamentali del quadro di finanza pubblica programmatico. Gli obiettivi sono chiari: migliorare l’equità, l’efficienza e la trasparenza del sistema tributario, ridurre il prelievo”. Lo ha detto oggi la senatrice Tatjana Rojc (Pd), intervenendo in commissione Finanze sulla Nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza), la Nadef.Ricordando che “tra i disegni di legge collegati alla manovra è inserito un provvedimento per lo sviluppo delle filiere e per favorire l’aggregazione tra imprese”, Rojc ha anche indicato che “il credito alle imprese è cresciuto del 4,4 per cento” e che “sono oggetto di moratoria circa 323 miliardi di cui 179 riguardano linee di credito e prestiti a Pmi”.A proposito dei Non Performing Loans (NPL), la senatrice ha giudicato “ampiamente matura la decisione di costituire un organismo pubblico che acquisti i crediti deteriorati, in modo da determinare il prezzo di cessione senza “svendere” i beni dati in garanzia”.

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Evasione fiscale: problema irrisolto

Posted by fidest press agency su giovedì, 3 settembre 2020

Secondo i dati riportati dall’Ansa, contenuti in un rapporto della Corte dei Conti, per il recupero coattivo di imposte per i grandi contribuenti e per le iscrizioni a ruolo sopra i 100mila euro l’incasso medio si ferma al 2,7%. A fronte di 302,9 miliardi di imposte da riscuotere, infatti, l’incasso è stato di 8,2 miliardi, il 2,7%.”Dati a dir poco sconfortanti che dimostrano che l’evasione resta il problema irrisolto di questo Paese, nonostante i proclami e la miriade di provvedimenti varati dai vari Governi, che finora sono serviti soprattutto a complicare la vita al contribuente onesto o a perseguire chi, versando in difficoltà economica, non riesce a pagare le imposte perché non arriva più a fine mese” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Poco o nulla si è fatto contro i grandi evasori o contro l’elusione fiscale, praticata soprattutto dalle grandi aziende. Ora, considerata l’emergenza Coronavirus ed il buco di bilancio che si sta creando, speriamo che a pagare non siano i soliti noti, ossia lavoratori dipendenti e pensionati” conclude Dona.

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Riforma fiscale: occorre abbassare le tasse

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

“L’obiettivo di un’economia liberale che non intenda farsi fagocitare dalla finanza e voglia puntare su sviluppo, lavoro e lotta alla povertà è aumentare la ricchezza. Non ci sono alternative.
Per farlo occorre rilanciare l’impresa e affiancarle uno Stato che la renda competitiva seguendo due direttrici: diminuzione delle tasse e realizzazione di infrastrutture su cui corrano servizi efficienti. La lotta all’evasione e all’elusione è importante ma diventa efficace solo quando si creano le condizioni della crescita che danno consenso sociale al rigore. Nella decrescita esplode l’illegalità. Sono latitanti nella riforma fiscale evocata dal Ministro Gualtieri gli strumenti per l’aumento della ricchezza e per la produzione di lavoro. Non può esserci riforma se non s’interviene con decisione sul cuneo fiscale, sul quoziente familiare, sull’abbassamento di tasse e imposte per le aziende, sulla creazione di aree speciali. È difficile, anzi impossibile, competere con i partner europei se il nostro sistema ci impone di lavorare da gennaio a settembre solo per pagare le tasse. Oggi la crisi determinata dalla pandemia ci consente un salto di livello attraverso l’immissione di risorse economiche straordinarie Che devono però essere indirizzate per rivoluzionare il sistema fiscale italiano, del tutto incompatibile con i due obiettivi citati: ricchezza e lavoro”.È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.

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La riforma fiscale si può attuare in tempi brevi

Posted by fidest press agency su sabato, 11 luglio 2020

Può produrre risultati quasi immediati, dando respiro a cittadini e imprese e favorendo la ripresa dell’economia. Apprezziamo quindi la scelta del Governo di includerla nel Programma Nazionale di Riforma e ci auguriamo che diventi una delle priorità dei prossimi mesi. Il ministro Gualtieri ha dichiarato di voler migliorare l’equità e l’efficienza del fisco e di ridurre le aliquote effettive sui redditi da lavoro, aumentando la propensione a investire per creare reddito e occupazione. Ci auguriamo che il tavolo di confronto istituzionale sulla riforma, annunciato dal premier Conte, possa tradurre presto questi obiettivi in proposte concrete per sottoporle al vaglio del Parlamento e delle parti sociali. Noi di Soggetto Giuridico crediamo che la ripartenza della nostra economia dipenda in buona parte da come sarà disegnata la riforma fiscale. Per mantenere fede agli annunci, è necessario approvare misure coerenti con gli obiettivi di introdurre maggiore equità e tutelare i ceti meno abbienti. La crisi sanitaria ha allargato il divario esistente tra le classi sociali, favorendo l’ulteriore concentrazione della ricchezza. E’ un fenomeno a cui assistiamo ormai da anni, che rischia di impedire l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica, economica e sociale. Ci sono insomma motivi sufficienti per essere ambiziosi e ridisegnare il fisco italiano, non limitandosi alla sola rimodulazione dell’Irpef.

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