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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 162

Posts Tagged ‘reperti’

Sicilia apre prima volta depositi reperti

Posted by fidest press agency su venerdì, 18 dicembre 2020

La Sicilia, per la prima volta, rende fruibile al pubblico, l’immenso patrimonio artistico conservato nei depositi. Dalla Sicilia un modello innovativo di valorizzazione del patrimonio artistico che apre ai privati la possibilità di partecipare alla gestione del Patrimonio Culturale.“Il decreto della Regione in seguito alla Carta di Catania introduce due novità: da una parte sarà possibile ammirare il patrimonio artistico – culturale che è nei depositi e dall’altra prevede l’obbligo per i concessionari di assumere un professionista laureato in discipline attinenti il patrimonio culturale, che assume il ruolo di Conservatore tecnico. Partendo dal concetto che il patrimonio culturale appartiene a tutti – ha dichiarato Rosalba Panvini, già Soprintendente ai Beni Culturali di Catania e attuale esponente di rilievo del Comitato Tecnico Scientifico di ArcheoClub D’Italia nazionale – e non soltanto alle istituzioni, e dalla constatazione che i depositi di beni culturali sono spesso poco consoni al loro scopo, che conservano migliaia di oggetti provenienti da confische a soggetti privati che li detenevano illegalmente, ed ormai decontestualizzati, e altrettante migliaia di reperti archeologici rinvenuti decenni or sono a seguito di regolari campagne di scavo, mai editi, si è ritenuto opportuno individuare norme che disciplinino la gestione dei contenuti di tali spazi al fine di rendere fruibili, almeno in parte, i beni in essi conservati al pubblico”.Ma ecco nel dettaglio la rivoluzione messa in campo dalla Regione Sicilia come modello per la valorizzazione del Patrimonio Nazionale. Dunque Concessionari privati potranno partecipare alla gestione del Patrimonio Culturale. “La Carta di Catania invoca i principi sanciti nel Codice dei Beni Culturali del 2004, circa la partecipazione dei soggetti privati nella gestione del Patrimonio Culturale. Questi ultimi potrebbero essere concessionari di beni sopracitati, per un periodo limitato di tempo, qualora posseggano spazi idonei in cui ospitarli, adeguatamente messi in sicurezza ed a fronte della corresponsione all’Amministrazione di servizi riguardanti il restauro di beni culturali – ha proseguito Panvini – la manutenzione degli stessi depositi ed altri interventi da effettuare sempre ed esclusivamente sotto il controllo del personale degli istituti concessionari e secondo le direttive da essi stessi impartite, mentre le soprintendenze restano gli unici organi responsabili della tutela dei beni eventualmente concessi ai soggetti estranei alla P.A. Per tale fine, gli istituti che conservano nei propri depositi questi beni predispongono, tramite i propri funzionari, appositi elenchi da pubblicare sul sito dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana. Per la redazione degli elenchi si possono avvalere dei Catalogatori e degli Esperti Catalogatori, ossia di quelle figure professionali assunte per tale compito da una Società di servizi che lavora per conto della Regione; nell’attività possono essere coinvolti studenti universitari, che, in qualità di tirocinanti, anche per preparare le proprie tesi di laurea, operano già da tempo all’interno degli istituti di cultura”.E’ chiaro che, oltre ai privati, anche gli enti pubblici potranno partecipare alla concessione, alle stesse condizioni, che poi sono quelle che normalmente già si applicano in caso di prestiti per mostre ed eventi. Tutto questo contribuirebbe a veicolare, anche al di fuori dei confini della Sicilia, la conoscenza di una parte non certo esigua di un patrimonio culturale, al momento, non fruibile dalla cittadinanza”.“Dunque le garanzie a tutela del patrimonio ci sono. Sarà importante, nell’Italia del post – Covid aprire alla valorizzazione del patrimonio “invisibile” e spesso dimenticato nei depositi di Musei e Soprintendenze regionali. Tutto questo per risolvere quelle criticità strutturali e di personale – ha concluso Rosario Santanastasio, Presidente Nazionale di ArcheoClub D’Italia – che si sono accumulate negli anni con innumerevoli ritardi. L’auspicio è che si possa avviare anche un iter parlamentare e conseguenziale dibattito a livello nazionale. Non è escluso che in questo modo si possano stimolare la ricerca e l’occupazione e sviluppare anche un maggior senso di partecipazione nei cittadini del posto, del territorio”. http://giusepperagosta.it/

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A Pompei si scava

Posted by fidest press agency su domenica, 26 novembre 2017

repertiPompei. Siamo solo all’inizio di questa avventura e già iniziano ad emergere reperti intatti che aggiungono elementi nuovi alla lettura della storia dell’antica città.Presso la Schola Armaturarum, ormai simbolo di rinascita per Pompei, dove è in corso il restauro degli affreschi originali salvatisi dal bombardamento del 1943, dallo scorso luglio è stato avviato anche lo scavo degli ambienti retrostanti, mai prima indagati.Un deposito di anfore, al momento formato da quattordici reperti immersi nel lapillo, è stato riportato alla luce. Si tratta di uno dei tre ambienti individuati alle spalle della parte di struttura più nota della Schola Armatorarum.Le anfore rinvenute intatte, dovevano contenere olio, vino e salse di pesce: un’anfora presenta iscrizioni dipinte in cui si leggono numeri, a indicare i quantitativi, e, verosimilmente, il prodotto contenuto. L’uso come deposito dell’ambiente è confermato dai graffiti visibili su una delle pareti dell’ambiente, che ribadiscono l’attività di stoccaggio.Al termine dello scavo, previsto per il mese di dicembre, le anfore saranno ricollocate in situ nell’ambito del più ampio progetto di valorizzazione del “museo diffuso” che Anforeil Parco archeologico sta adottando in più aree degli scavi per ri-contestualizzare i reperti nei luoghi di provenienza.
Fino ad ora l’unico ambiente, portato alla luce nel 1915 da Vittorio Spinazzola, era stato quello ben conosciuto che affacciava su via dell’Abbondanza. Il suo carattere pubblico militare fu fin dall’inizio chiaro per via delle grandi dimensioni e della sua decorazione ( i trofei all’ingresso e le figure alate e armate che decorano le pareti). Tuttavia la sua esatta destinazione, deposito di armi o scuola di formazione della gioventù pompeiana, continua a non essere certa. Lo scavo di questi altri ambienti, che rientra nel cantiere “Scavi e ricerche”, ha come obiettivo proprio quello di chiarire tali aspetti.L’esplorazione della struttura completa della Schola non è il solo intervento del genere previsto a Pompei. In corso è anche il grande cantiere di scavo nella Regio V, il cosiddetto “cuneo” (un’area di oltre 1000m2 nella zona posta tra la casa delle Nozze d’Argento e gli edifici alla sinistra del vicolo di Lucrezio Frontone), dal quale ci si aspetta di portare in luce ulteriori strutture e reperti di ambienti privati e pubblici. In quest’area (sul pianoro delle regiones IV e V), inoltre, sarà previsto l’allestimento di un laboratorio di studio archeologico dei reperti che verranno alla luce e un deposito per la loro conservazione temporanea. (foto: reperti, anfore)

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Il Delta del Po restituisce reperti della Prima Guerra Mondiale

Posted by fidest press agency su martedì, 11 ottobre 2016

repertiDalle onde del mare emersi come fossero cetacei , i resti di fortificazioni militari , denominati “batterie” che la sabbia per molti anni ha custodito, quasi per far dimenticare quel triste evento. Oggi invece è possibile vederli perché il moto ondoso li ha fatti riemergere sullo scanno di Bonelli, a Porto Tolle, comune di 9000 abitanti in provincia di Rovigo in Veneto”. Lo ha annunciato Isabella Finotti, Guida Ambientale Escursionistica e Consigliere Nazionale dell’Associazione Italiana Guide Escursionistiche Ambientali , riconosciuta dal MISE.Non solo “batterie” ma veri fortini ritrovati su antiche spiagge.”Dalle dune vive, alle dune fossili, entrambi testimonianze di un territorio in continua evoluzione – ha proseguito Finotti – ed ecco che sotto le chiome dei pini, come dei fantasmi abbiamo ritrovato i fortini, liberati da radici che li imbrigliavano, ora sono lì a ricordarci dell’ultimo conflitto mondiale. In questo caso su antiche spiagge oggi arretrate, a poca distanza dall’ antica tenuta degli Estensi a Mesola. Il tutto nelle verdi risaie . Con le Guide Ambientali Escursionistiche , figure professionali in grado di raccontare il territorio in tutte le sue caratteristiche , dalla geologia alla storia , è possibile recarsi in questi luoghi , vederli , conoscerli e capire la nostra storia. Lo scorrere lento del fiume, il fruscio del canneto ed il vento che accarezza le sue fronde, lo sciacquio dell’onda che si infrange sulla sabbia e lo stridio dei gabbiani. Là dove l’acqua non è acqua e la terra non è terra, senza confini. Il blu del martin pescatore, l’arcobaleno dei gruccioni,1000 battiti d’ali. Una barca, il pescatore, un’isola, bellissima, dove il mare ha restituito antiche testimonianze dunque della Grande Guerra, nel cuore del Parco Regionale del Veneto Delta del Po. Potremo percorrere un itinerario che ci condurrà alla scoperta di un delta decisamente alternativo, particolare. Si perché il viaggio è sempre scoperta. Passato e presente. Il delta è anche questo”. (foto: reperti)

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Un’asta di reperti archeologici di alto pregio a prezzi contenuti

Posted by fidest press agency su venerdì, 13 Maggio 2016

astaBy Giuseppe Bertolami. Roma 20 maggio 2016 ore 16,30 Esposizione: 15 – 17 maggio 2016 ore 11.00/19.00 18 – 19 maggio ore 10.00/13.00 Palazzo Caetani Lovatelli Piazza Lovatelli, 1. I cinquantasei lotti che saranno posti all’incanto il 20 maggio a Palazzo Caetani Lovatelli possono essere tutti considerati dei top lots, top lots di diverse fasce di prezzo.
L’Italia non è un paese per aste di archeologia. I motivi sono noti e attengono alla complessità e severità del sistema normativo vigente nel nostro paese in materia di tutela del patrimonio culturale. Le prime leggi sul tema sono state d’altronde emanate proprio qui da noi. Nella Roma del Papa Re, già a partire dai primi decenni del ‘400, si avverte l’esigenza di provvedimenti finalizzati a impedire la demolizione e spoliazione delle rovine di età romana. Si procede poi alla regolamentazione degli scavi archeologici, arrivando a creare una carica dello Stato preposta a vigilare sul patrimonio artistico. L’idea, come è noto, è da ascriversi a Papa Leone X, che, nel 1515, nomina Raffaello Ispettore Generale delle Belle Arti . E non solo lo Stato Pontificio si è dotato prima di ogni altro di un ministro dei beni culturali, ma, intorno alla metà del ‘600, per primo ha introdotto il divieto di esportazione all’estero delle opere d’arte di maggior valore. Alla luce di presupposti storici così impegnativi si comprende come mai l’Italia occupi una posizione del tutto defilata nell’ambito del grande commercio internazionale di archeologia, un ramo del mercato dell’arte nei confronti del quale il nostro paese ha sviluppato un atteggiamento di sedimentata e non sempre giustificata diffidenza.
Come si spiega, allora, l’asta di reperti archeologici di alto pregio che Bertolami Fine Arts si appresta a battere nella sua sede romana di Palazzo Caetani Lovatelli? Basta sfogliare velocemente il catalogo per rendersi conto che la proposta è insolitamente ghiotta: piccoli tesori in grado di fare la felicità dei collezionisti più esigenti a valori di stima decisamente contenuti. Una gara, insomma, che si direbbe aperta a un parterre di appassionati tutt’altro che ristretto. A fornire la soluzione del mistero è Giuseppe Bertolami, general manager e fondatore della casa d’aste: ”Il progetto di vendita all’incanto che, con Andrea Pancotti – capo del nostro Dipartimento di Archeologia – abbiamo a lungo accarezzato e infine realizzato non contempla alcuna possibilità di speculazione, né da parte nostra, né da parte dei compratori. Ciò dipende dal riconosciuto interesse di carattere archeologico, storico e, in alcuni casi, artistico dei pezzi in vendita, pezzi che, per questa ragione, non possono uscire dal territorio della Repubblica. Il nostro compratore ideale non è un mercante, non compra per rivendere, magari all’estero. Abbiamo lavorato per intercettare collezionisti italiani, appassionati autentici pronti ad innamorarsi dell’idea di entrare in possesso di un oggetto di speciale importanza il cui prezzo risulta calmierato proprio dal riconoscimento da parte dello Stato italiano di quell’importanza così manifesta.”
In sintesi, l’operazione trova il suo principale fondamento nella scommessa che l’imposizione di un vincolo statale non sempre chiuda la partita commerciale, ma possa al contrario rinnovarla e aprirla a nuovi giocatori. Oggetti come l’eccezionale pisside siciliana a figure rosse del IV secolo a.C., o il grande altare votivo in marmo del II secolo d.C. con le vivide effigi di Asclepio, Igea e Telesforo, o il meraviglioso busto di Caracalla fanciullo ritratto nelle vesti di Attis, se venduti a Londra o New York, verrebbero contesi dai più grandi collezionisti e raggiungerebbero quotazioni ragguardevoli. Accade però che il divieto di esportazione, abbassandone il prezzo, li metta alla portata di un collezionismo colto e appassionato, ma assai meno elitario dal punto di vista della possibilità di spesa. (foto: asta)

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Restauro reperti archeologici

Posted by fidest press agency su martedì, 22 settembre 2015

corsistiCamerino Sabato scorso nel Villaggio Lions di Corgneto ’98 sono stati consegnati gli attestati di frequenza agli studenti della Summer School in restauro dei reperti paleontologici promossa dal Museo delle scienze dell’Università di Camerino, in collaborazione con il Comune di Serravalle del Chienti e la Soprintendenza dei beni archeologici delle Marche e con il sostegno del Lions Club Camerino-Alto Maceratese, del Lions Club Macerata Host e Macerata Sferisterio.
Da Torino e da Massa Carrara, come pure dalla Puglia e dal Lazio: in undici hanno risposto all’invito dell’Università di Camerino a repertare i beni rinvenuti nella zona di Collecurti ed in coro hanno descritto la loro permanenza nel Villaggio della solidarietà recuperato due anni fa dalla Fondazione Lions in termini entusiastici. “È stato tutto perfetto: dall’organizzazione alla didattica. Un’esperienza di cui faremo tesoro”, hanno affermato poco prima della conclusione del loro soggiorno-studio nei pressi di Cesi.
“Saluto gli studenti che hanno completato un percorso fatto con passione e competenza”, ha dichiarato Claudio Pettinari, prorettore Vicario Unicam, “nel nostro ateneo promuoviamo percorsi che abbiano concrete ricadute professionali”. E ringrazia i Lions Club che hanno sostenuto la scuola estiva, ospitando i ragazzi nelle case di legno che nel 1998 furono rifugio per i terremotati della zona.
“Quando le istituzioni non ce la fanno”, ha risposto Giuseppe Rossi, presidente della Fondazione Lions, “scatta il dovere di cittadinanza attiva, anche in ambito culturale. La nostra azione di sussidiarietà non è atto di benevolenza, ma dovere di ogni cittadino”.
Un luogo nato dalla solidarietà il Villaggio Lions Corgneto ’98, ma che oggi “è diventato un’officina in cui svolgere attività bellissime, veramente utili alla comunità come quella scientifica”, ha sottolineato Carla Cifola, vicegovernatore del Distretto 108A. Una finalità rilanciata anche dal sindaco di Serravalle del Chienti, Gabriele Santamarianova: “Vogliamo promuovere Serravalle come eccellenza nazionale come centro di paleontologia”.
Tanti i presenti alla cerimonia di consegna degli attestati: Massimo Olivelli, past governatore Lions, Cinzia Maria Luzi, presidente del Lions Club Camerino Alto-Maceratese, Gabriela Lampa, presidente del Lions Club Macerata Host e Graziella Calamita del Lions Club Macerata Sferisterio. Un ringraziamento particolare è andato agli Officer distrettuali per il Villaggio della Solidarietà, Massimo Serra e Corrado Cammarano, e ai docenti Unicam Alessandro Blasetti e Gilberto Pambianchi. (foto: corsisti)

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Reperti archeologici sulle pendici di monte Mario

Posted by fidest press agency su venerdì, 14 Maggio 2010

Roma. “Scoperti reperti archeologici risalenti all’Antica Roma sulle pendici di Monte Mario. La scoperta è avvenuta durante i lavori di realizzazione di un parcheggio interrato in Via Faravelli, all’interno del Parco di Monte Mario, a due passi dal Tribunale di Piazzale Clodio. Il Municipio ne è venuto a conoscenza solo casualmente, a seguito di un  sopralluogo nel suddetto cantiere  effettuato dalla Commissione consiliare che si occupa di mobilità. Secondo quanto riferito dalla direzione lavori del cantiere, gli scavi sarebbero stati temporaneamente interrotti al fine di rendere possibile l’intervento degli archeologi per le verifiche previste in questi casi. Già in passato, nella zona circostante erano stati individuati altri reperti attribuiti alla medesima epoca storica. D’altronde, ricordiamo che anticamente la zona era  attraversata   dalla Via Triumphalis,  via romana lunga circa 10 km che partiva nei pressi della Città del Vaticano, per inerpicarsi lungo la collina di Monte Mario, passare lungo il quadrante nord-ovest della Capitale, dove oggi sorgono i quartieri di Trionfale, Primavalle e Ottavia  e  ricongiungersi alla via Cassia,  all’altezza de  La Giustiniana”. E’ quanto dichiara  Giovanni Barbera, rappresentante romano del Prc-Federazione della Sinistra e presidente del Consiglio del XVII Municipio.

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Pompei e il Vesuvio

Posted by fidest press agency su martedì, 30 marzo 2010

La mostra, che apre al pubblico fino al 1 agosto, è stata concepita con un duplice intento, e in futuro si trasformerà infatti in un punto informativo stabile. Da un lato, attraverso una pluralità di supporti visivi, exibit scientifici, manufatti e reperti archeologici, presentare e approfondire tematiche connesse con la storia di Pompei e l’evoluzione degli scavi; dall’altro lato sensibilizzare e diffondere, attraverso moderne tecnologie, una cultura della prevenzione del rischio vulcanico, un rischio la cui incidenza in tutto il territorio del Golfo di Napoli è elevatissima.  Cinque le sezioni in cui si divide il percorso espositivo. Il Vesuvio la cui eruzione fu causa della fine di Pompei; alla fama mondiale di questo vulcano è dedicata la prima sezione, in cui saranno esposte suggestive riproduzioni, antichi documenti d’archivio, campioni di rocce, nonché filmati e fotografie delle più devastanti eruzioni. A seguire, “L’ultimo giorno di Pompei”, sezione dedicata ad una narrazione storica, scientifica, letteraria, visiva e virtuale che ricostruisce gli ultimi istanti della città in quel fatidico 79 d.C. Il percorso prosegue dando ampio spazio alla storia degli scavi, 250 anni di ricerche, che hanno condotto al rinvenimento delle antiche vestigia sepolte. La sezione affronta le diverse fasi che hanno portato al disvelamento dell’antica città: dalle prime campagne di scavo volute da Carlo di Borbone nel 1748, fino alle ultime campagne di scavo attuate con criteri sempre più rivolti alla conservazione. A chiudere il percorso il punto informativo, nel quale il visitatore può personalizzare la sua esperienza all’interno dell’area archeologica, creare il proprio itinerario di visita e scoprire le nuove iniziative per godersi il meraviglioso spettacolo della città, in piena autonomia.Infine, un’ultima grande sezione è dedicata al “Laboratorio di esperienze”, una vasta area in cui sono allestiti macchinari e supporti didattici, tra cui una speciale tavola sismica  “vibrante” in grado di simulare il terremoto e gli effetti dei diversi fenomeni naturali,  utili a sensibilizzare i cittadini a questi temi. La mostra è organizzato dal Commissario Delegato, Marcello Fiori, dalla Soprintendenza Speciale per i Beni archeologici di Napoli e Pompei e dalla Provincia di Napoli, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile -, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, l’Osservatorio Vesuviano. Collaboratori ufficiali: Cinecittà Luce e Raiteche.

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Via dell’Impero. Nascita di una storia

Posted by fidest press agency su venerdì, 24 luglio 2009

panoramaRoma fino al 20/9/2009 Musei Capitolini Palazzo Caffarelli  Piazza del Campidoglio Sessanta fotografie dedicate all’apertura di Via dell’Impero, la strada che congiungeva piazza Venezia al Colosseo detta inizialmente Via dei Monti perche’ doveva dirigersi verso i castelli romani, eseguite per gli Uffici del Governatorato di Roma da fotografi professionisti romani ed altrettanti dipinti e reperti archoeologici. La mostra – una prosecuzione di quella ospitata dai Musei Capitolini lo scorso anno dal titolo -L’invenzione dei Fori Imperiali- – documenta il procedere delle demolizioni nell’area e completa la descrizione dei lavori urbanistici per l’apertura del nuovo asse viario, interventi che portarono al recupero e al ripristino scenografico delle antichità romane con l’intento di rafforzare simbolicamente la continuità di Roma fascista con l’Impero Romano.  -Via dell’Impero. Nascita di una strada-, promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma, Sovraintendenza ai Beni Culturali, con i servizi museali di Ze’tema Progetto Cultura, racconta con le sue foto scattate da fotografi professionisti romani come Filippo Reale, Michele Valentino Calderisi e Cesare Faraglia, il rapido e intenso procedere degli abbattimenti e degli sterri. Le foto sono affiancate da alcuni dipinti commissionati dallo stesso Governatorato a Maria Barosso, Lucia Hoffmann, Giulio Farnese, Odoardo Ferretti, Vito Lombardi e altri, per conservare la memoria di tutto cio’ che andava scomparendo. A corredo della mostra sono stati anche selezionati alcuni significativi reperti di età romana, provenienti dagli scavi che produssero numerosi e importanti ritrovamenti durante l’incalzante ritmo dei lavori.  Un panorama ricco che, attraverso opere provenienti dal Museo di Roma e dai Musei Capitolini, illustra la successione degli interventi a partire da Piazza Venezia e dal quartiere Alessandrino per proseguire con lo sbancamento della collina della Velia, che sacrifico’ sia parte del giardino di Villa Rivaldi che notevoli preesistenze romane, alterando la topografia della zona. Una sezione e’ anche dedicata al restauro e al ripristino dei colonnati del tempio di Venere a Roma che fiancheggia la parte terminale della strada verso il Colosseo. (panorama)

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I reperti naturalistici tornano a Pompei

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2009

noci pompeifichi pompeiPompei –  I reperti naturalistici, organici e vegetali ( erbe, semi, frutti, legni, frammenti di tessuti, ossa e denti di animali, corna, conchiglie) provenienti dalle antiche città sepolte dal Vesuvio  e prima conservati nei depositi del Museo archeologico di Napoli,  tornano a casa per essere ospitati in un’ apposita camera climatizzata presso il Laboratorio di Ricerche applicate della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei (SANP). Il Laboratorio, inaugurato nel 1994, è uno delle strutture d’avanguardia della SANP. Istituito con fondi CNR per studiare gli ambienti naturali del 79 d. C. e le risorse che ne derivavano, ha svolto ricerche a tutto campo nell’ ambito delle Scienze Naturali applicate all’ Archeologia con la collaborazione di numerose Università italiane e straniere. Oltre alle varie attrezzature scientifiche, si caratterizza  per la presenza di una camera climatizzata, in cui  dal 1995 sono stati raccolti i reperti naturalistici, portati alla luce a partire dal 1950, e  conservati nei depositi di Pompei ed Oplontis e una campionatura di quelli conservati ad Ercolano. Tali reperti soprattutto quelli vegetali, ritrovati nelle aree vesuviane sono soggetti a carbonizzazione in taluni casi biologica, in altri casi da combustione,  a seconda delle caratteristiche delle diverse coperture piroclastiche che li hanno conservati,  e non tollerano assolutamente gli sbalzi di temperatura e di umidità. Per questo motivo devono essere costantemente conservati ad una temperatura di 18° C e con il 35% di umidità. Tali parametri sono stati calcolati rispetto a agli standard internazionali per la conservazione di questo tipo di reperti. Ed è per questo motivo  la Soprintendenza ha deciso di raccogliere tutti i reperti in un  catalogo delle specie vegetali, provenienti dagli scavi passati e recenti dell’area vesuviana dal titolo “Le collezioni di reperti vegetali. Catalogo dei reperti conservati presso la camera climatizzata del Laboratorio di Ricerche Applicate della SANP”, a cura di  Annamaria Ciarallo, edito da Electa. (noci, fichi)

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Scavi Pozzuoli: nuovi reperti

Posted by fidest press agency su mercoledì, 17 giugno 2009

Dodici sculture, teste maschili e femminili, busti panneggiati, frammenti di altorilievi: sono quanto emerso dagli scavi che la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei sta compiendo al Rione Terra di Pozzuoli sul versante Sud della collina, dove sorgono edifici pubblici, probabilmente terme, e domus sul mare.  L’area dei ritrovamenti è compresa tra due decumani, quello di via Villanova più a Nord, di cui si è messo in luce buona parte del tracciato e un altro, più a Sud, di cui è stato scavato solo un breve tratto.  La natura degli interessanti  materiali ritrovati, le  testimonianze architettoniche marmoree, riconducibili a diverse tipologie, (zoccolature, cornici, colonne, lastre di rivestimento, lastre pavimentali,  capitelli, antefisse), i reperti scultorei, (testa-ritratto imperatore, teste ideali e private maschili e femminili, altorilievi, statue equestri, gruppi), i frammenti. di iscrizioni, farebbero, comunque, pensare alla provenienza dei reperti da più edifici monumentali, anche colonnati e alla spoliazione dei relativi apparati decorativi.  In particolare oltre alla testa dell’Imperatore Tito laureato, sono emerse altre due teste maschili di cui una frammento di ritratto di età tardo repubblicana. Due le teste femminili, una forse di amazzone  del II sec d.C, l’altra  ritratto di imperatrice di età giulio claudia tarda. E ancora: una antefissa del II sec, quattro torsi tra cui una statua femminile panneggiata, una di togato; un altorilevo con due figure, il frammento di un cavallo. Il contesto dei ritrovamenti comprende, sul lato N del decumano di via Villanova, un ambiente, a pianta pressoché quadrata, che mostra traccia di una complessa storia edilizia, con ristrutturazioni ed adattamenti successivi. La fase più antica è di età repubblicana con rifacimenti successivi in opera reticolata. Una comoda rampa con gradini rivestiti di cocciopesto conduce a cunicoli ipogei, a sezione ogivale. Nella loro prima fase i cunicoli erano, probabilmente, destinati a raccogliere le acque provenienti dalla piazza del foro. Trasformazioni radicali degli spazi adiacenti causarono  l’obliterazione dei cunicoli, che vennero colmati con uno scarico di macerie e, soprattutto, con una notevole quantità di frammenti architettonici in marmo e sculture, immersi in una matrice terrosa. Le dinamiche, le modalità e il momento della colmata, potranno  essere chiariti solo dopo il completamento dell’indagine, ancora in corso. E’ verisimile che, data la notevole dimensione dei reperti,  essi siano stati scaricati da un pozzo di ispezione che si apre sulla terrazza superiore, davanti al tempio di Augusto, dove è ubicato il “foro” con gli edifici pubblici.

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La storia racconta: Il Natale di Roma

Posted by fidest press agency su giovedì, 16 aprile 2009

dscn0442Roma 21 aprile ore 15.00  Complesso Monumentale del Vittoriano Gipsoteca, ingresso Ara Coeli. Il Sindaco di Roma Gianni Alemanno inaugurerà la mostra. La mostra nasce con il duplice obiettivo di celebrare la città e di ricostruirne la memoria storica in relazione alla sua nascita, ai miti di fondazione, al bagaglio di leggende e tradizioni, attraverso opere artistiche, reperti archeologici, sculture, iscrizioni, documenti, fotografie, testi antichi, ponendo particolare attenzione ai 21 Aprile che si sono succeduti nella storia. A seguire alle ore 15.45 ai Fori Imperiali, Attraverso i fori imperiali. Inaugurazione del camminamento dai Fori Imperiali al Foro Romano, Basilica Emilia – apertura della recinzione di cantiere. Il tracciato proposto tra i Fori Imperiali sarà aperto al pubblico dalla prossima estate e trasformerà il paesaggio dell’intera area della quale sarà da oggi possibile ripercorrere il filo, senza più ostacoli visivi. Alle ore 16.30 in Via dei Fori Imperiali, angolo Via Tempio della Pace, inaugurazione de I Fori di roma. La storia, le storie. Primo centro espositivo-informativo che unifica i Fori Imperiali e il Foro Romano attraverso una grande planimetria posta all’ingresso dell’area e all’interno una serie di rimandi alla mappa esterna, punto di congiunzione tra i due Fori. Il centro renderà più semplice la conoscenza dei Fori per le migliaia di turisti che affollano Via dei Fori Imperiali.

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