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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 162

Sicilia apre prima volta depositi reperti

Posted by fidest press agency su venerdì, 18 dicembre 2020

La Sicilia, per la prima volta, rende fruibile al pubblico, l’immenso patrimonio artistico conservato nei depositi. Dalla Sicilia un modello innovativo di valorizzazione del patrimonio artistico che apre ai privati la possibilità di partecipare alla gestione del Patrimonio Culturale.“Il decreto della Regione in seguito alla Carta di Catania introduce due novità: da una parte sarà possibile ammirare il patrimonio artistico – culturale che è nei depositi e dall’altra prevede l’obbligo per i concessionari di assumere un professionista laureato in discipline attinenti il patrimonio culturale, che assume il ruolo di Conservatore tecnico. Partendo dal concetto che il patrimonio culturale appartiene a tutti – ha dichiarato Rosalba Panvini, già Soprintendente ai Beni Culturali di Catania e attuale esponente di rilievo del Comitato Tecnico Scientifico di ArcheoClub D’Italia nazionale – e non soltanto alle istituzioni, e dalla constatazione che i depositi di beni culturali sono spesso poco consoni al loro scopo, che conservano migliaia di oggetti provenienti da confische a soggetti privati che li detenevano illegalmente, ed ormai decontestualizzati, e altrettante migliaia di reperti archeologici rinvenuti decenni or sono a seguito di regolari campagne di scavo, mai editi, si è ritenuto opportuno individuare norme che disciplinino la gestione dei contenuti di tali spazi al fine di rendere fruibili, almeno in parte, i beni in essi conservati al pubblico”.Ma ecco nel dettaglio la rivoluzione messa in campo dalla Regione Sicilia come modello per la valorizzazione del Patrimonio Nazionale. Dunque Concessionari privati potranno partecipare alla gestione del Patrimonio Culturale. “La Carta di Catania invoca i principi sanciti nel Codice dei Beni Culturali del 2004, circa la partecipazione dei soggetti privati nella gestione del Patrimonio Culturale. Questi ultimi potrebbero essere concessionari di beni sopracitati, per un periodo limitato di tempo, qualora posseggano spazi idonei in cui ospitarli, adeguatamente messi in sicurezza ed a fronte della corresponsione all’Amministrazione di servizi riguardanti il restauro di beni culturali – ha proseguito Panvini – la manutenzione degli stessi depositi ed altri interventi da effettuare sempre ed esclusivamente sotto il controllo del personale degli istituti concessionari e secondo le direttive da essi stessi impartite, mentre le soprintendenze restano gli unici organi responsabili della tutela dei beni eventualmente concessi ai soggetti estranei alla P.A. Per tale fine, gli istituti che conservano nei propri depositi questi beni predispongono, tramite i propri funzionari, appositi elenchi da pubblicare sul sito dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana. Per la redazione degli elenchi si possono avvalere dei Catalogatori e degli Esperti Catalogatori, ossia di quelle figure professionali assunte per tale compito da una Società di servizi che lavora per conto della Regione; nell’attività possono essere coinvolti studenti universitari, che, in qualità di tirocinanti, anche per preparare le proprie tesi di laurea, operano già da tempo all’interno degli istituti di cultura”.E’ chiaro che, oltre ai privati, anche gli enti pubblici potranno partecipare alla concessione, alle stesse condizioni, che poi sono quelle che normalmente già si applicano in caso di prestiti per mostre ed eventi. Tutto questo contribuirebbe a veicolare, anche al di fuori dei confini della Sicilia, la conoscenza di una parte non certo esigua di un patrimonio culturale, al momento, non fruibile dalla cittadinanza”.“Dunque le garanzie a tutela del patrimonio ci sono. Sarà importante, nell’Italia del post – Covid aprire alla valorizzazione del patrimonio “invisibile” e spesso dimenticato nei depositi di Musei e Soprintendenze regionali. Tutto questo per risolvere quelle criticità strutturali e di personale – ha concluso Rosario Santanastasio, Presidente Nazionale di ArcheoClub D’Italia – che si sono accumulate negli anni con innumerevoli ritardi. L’auspicio è che si possa avviare anche un iter parlamentare e conseguenziale dibattito a livello nazionale. Non è escluso che in questo modo si possano stimolare la ricerca e l’occupazione e sviluppare anche un maggior senso di partecipazione nei cittadini del posto, del territorio”. http://giusepperagosta.it/

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