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Protezione dell’ambiente in agricoltura: Il parere di Greenpeace

Posted by fidest press agency su venerdì, 26 aprile 2024

Il Parlamento europeo ha votato oggi per eliminare le norme che proteggono l’ambiente e la qualità del suolo nelle aziende agricole, mettendo a rischio la capacità dell’Europa di nutrire le generazioni future, afferma Greenpeace. Il Parlamento ha approvato la proposta della Commissione Europea per eliminare i requisiti, parte della Politica agricola comune (Pac), che impongono alle aziende agricole di proteggere il suolo, lasciare una piccola percentuale di terreno alla biodiversità e fare la rotazione delle colture, oltre ad altre misure minime per proteggere l’ambiente. Il piano esenta inoltre quasi 17 milioni di ettari di terreni agricoli (pari alla superficie agricola totale della Germania) da qualsiasi controllo di carattere ambientale. «Affossare le ultime misure di protezione ambientale rimaste non salverà gli agricoltori e renderà tutti più vulnerabili ai sempre più frequenti eventi climatici estremi che distruggono i raccolti e i mezzi di sussistenza. La siccità ha rovinato i raccolti in tutta l’Europa meridionale, mentre alcuni dei mesi più piovosi mai registrati stanno facendo lo stesso nel nord. La maggior parte degli agricoltori chiede giustamente un reddito equo e protezione da un mercato spietato dominato da alcuni grandi operatori che li spremono fino all’ultimo centesimo. Ma questo voto fa a pezzi la speranza che la politica agricola dell’UE possa proteggere l’ambiente, gli agricoltori e l’interesse pubblico», dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia. La proposta della Commissione, elaborata in poche settimane in risposta alle proteste degli agricoltori, è stata approvata dal Parlamento nell’ultima sessione plenaria prima delle elezioni europee di giugno. Il voto è stato frettolosamente inserito nell’ordine del giorno del Parlamento, ricorrendo a una procedura che consente di abbreviare i confronti politici e di evitare le votazioni nelle commissioni parlamentari competenti. Nel suo primo rapporto di valutazione del rischio climatico, pubblicato a marzo di quest’anno, l’Agenzia europea per l’ambiente ha affermato che l’UE deve incoraggiare pratiche agricole più sostenibili, sottolineando che “la riduzione dell’inquinamento prodotto dalle attività agricole e industriali dovrebbe essere una priorità per proteggere gli ecosistemi europei dai cambiamenti climatici”. Le modifiche approvate oggi, invece, portano l’agricoltura europea in direzione opposta, avverte Greenpeace. La proposta approvata dal Parlamento europeo dovrà essere formalmente approvata dai ministri dell’agricoltura in una delle prossime riunioni del Consiglio.

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Greenpeace accoglie con favore l’accordo della COP27 per l’istituzione di un Fondo per il finanziamento delle perdite e dei danni

Posted by fidest press agency su domenica, 20 novembre 2022

(Loss and damage), una base importante verso la giustizia climatica. Ma resta da capire se i governi riusciranno a svincolarsi dalla morsa dell’industria dei combustibili fossili, la cui presenza si è fatta sentire anche al vertice di Sharm el-Sheik.Yeb Saño, direttore esecutivo di Greenpeace Sud-Est asiatico e capo della delegazione di Greenpeace presente alla COP27 dichiara: “L’accordo per un Fondo di finanziamento delle perdite e dei danni segna una svolta per la giustizia climatica. I governi hanno posto la prima pietra di un nuovo fondo, atteso da tempo, per fornire un sostegno vitale ai Paesi e alle comunità vulnerabili, già devastati dall’accelerazione della crisi climatica. I negoziati sono stati inficiati dai tentativi di scambiare l’adattamento e la mitigazione con le perdite e i danni. Alla fine si è evitato il fallimento grazie allo sforzo concertato dei Paesi in via di sviluppo e alle richieste degli attivisti per il clima, che hanno chiesto agli oppositori di desistere”.È incoraggiante che un gran numero di Paesi del nord e del sud abbia espresso alla COP27 il proprio forte sostegno all’eliminazione graduale di tutti i combustibili fossili – carbone, petrolio e gas – che è ciò che richiede l’attuazione dell’Accordo di Parigi. Ma sono stati ignorati dalla presidenza egiziana della COP27. Gli Stati petroliferi e un piccolo esercito di lobbisti dei combustibili fossili erano presenti in forze a Sharm el-Sheikh per assicurarsi che ciò non avvenisse. Alla fine, se non si eliminano rapidamente tutti i combustibili fossili, nessuna somma di denaro sarà in grado di coprire il costo delle perdite e dei danni che ne deriveranno.”Affrontare il cambiamento climatico e promuovere la giustizia climatica non è un gioco a somma zero. Non si tratta di vincitori e vinti. O facciamo progressi su tutti i fronti o perdiamo tutti. Bisogna ricordare che la natura non negozia, la natura non scende a compromessi. La vittoria odierna del potere popolare sulle perdite e i danni deve tradursi in una rinnovata azione per smascherare chi blocca l’azione per il clima, spingere per politiche più coraggiose per porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili, incrementare le energie rinnovabili e sostenere una giusta transizione. Solo così si potranno fare maggiori passi avanti verso la giustizia climatica, grazie alla solidarietà tra la società civile, le comunità più esposte agli impatti e i Paesi in via di sviluppo più colpiti dalla crisi climatica”, conclude Yeb Saño. (abstract) By Simona Abbate, campagna Clima di Greenpeace Italia

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Greenpeace response to the latest Egyptian Presidencies draft COP27 Cover note

Posted by fidest press agency su sabato, 19 novembre 2022

Sharm el-Sheikh, Egypt. Yeb Saño, Greenpeace International’s COP27 Head of Delegation, said: “As climate impacts and injustice accelerate, lives, livelihoods, cultures and even whole countries are lost, the latest draft cover note from the COP27 Presidency pushes the pedal to the metal on the highway to climate hell.”“We came to Sharm el-Sheikh to demand real action on meeting and exceeding climate finance and adaptation commitments, a phase out of all fossil fuels and for rich countries to pay for the loss and damage done to the most vulnerable communities within developing countries by agreeing a Loss and Damage Finance Fund. None of that is on offer in this draft. Climate Justice will not be served if this sets the bar for a COP27 outcome.” “After initially failing to even mention fossil fuels, the draft text is an abdication of responsibility to capture the urgency expressed by many countries to see all oil and gas added to coal for at least a phase down. It is time to end the denial, the fossil fuel age must be brought to a rapid end.” -Language on fossil fuel phase out fails to make progress from Glasgow and rise to the call for a broad phase out of coal, oil and gas. -Recognising the serious deficit in funds made available to date for supporting developing countries with adaptation, mitigation or loss and damage, there is no credible path here for delivering the needed trillions. -While this was billed as both the ‘Implementation’ and ‘Africa’ COP, there is little on the table to implement. And, it is clear that the voices of vested fossil fuel interests and corporate lobbyists are dictating the drafts and not the needs and calls of the most vulnerable.

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Indagine di Greenpeace nella zona di esclusione di Cernobyl

Posted by fidest press agency su lunedì, 25 luglio 2022

Un team investigativo di Greenpeace Germania, in collaborazione con gli scienziati ucraini operanti a Cernobyl, ha scoperto che i livelli di radiazione nelle aree intorno all’ex centrale dove si sono svolte le operazioni militari russe sono almeno tre volte superiori alle stime dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA). Lo scorso aprile, l’IAEA aveva fornito dati molto limitati, assicurando che i livelli di radiazioni erano “normali” e non costituivano un problema importante per l’ambiente o per la sicurezza pubblica. Greenpeace teme che il ruolo dell’IAEA in materia di sicurezza nucleare in Ucraina sia gravemente compromesso dai suoi legami con l’azienda nucleare di Stato russa Rosatom, anche in considerazione del fatto che l’attuale vicedirettore dell’IAEA, Mikhail Chudakov, è stato a lungo un funzionario di Rosatom. Greenpeace ha inoltre documentato insieme agli scienziati ucraini di Cernobyl che, a causa delle azioni militari russe, sono stati arrecati gravi danni ai laboratori, ai database e ai sistemi di monitoraggio delle radiazioni. È stata così compromessa l’infrastruttura sviluppata in collaborazione con la comunità scientifica mondiale per studiare l’impatto delle radiazioni sulle persone e sull’ambiente. La ricerca è stata condotta con l’approvazione del governo ucraino e in collaborazione con gli scienziati dell’Agenzia di Stato ucraina per la gestione della Zona di esclusione (SAUEZM) di Cernobyl, ancora oggi altamente contaminata. Greenpeace Germania oggi ha reso noti i risultati della sua indagine in una conferenza stampa a Kiev, alla quale hanno partecipato anche Yevhen Kramarenko, capo del SAUEZM e il suo vice, Maksym Shevchuk, oltre a Serhiy Kireev, direttore generale dell’impresa statale specializzata EcoCenter di Cernobyl.

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Attivisti di greenpeace scalano palazzo di fronte alla sede di Eni a Roma

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 Maggio 2021

Roma Un gruppo di attiviste e attivisti di Greenpeace è entrato in azione questa mattina a Roma, scalando un palazzo che si trova di fronte al quartier generale di ENI, nel giorno dell’assemblea degli azionisti. Sospesi a 50 metri di altezza, i climber hanno dispiegato un enorme striscione con il messaggio “ENI killer del clima” e la testa del famoso Cane a sei zampe che brucia il Pianeta.L’azione dimostrativa fa seguito a quella che ha avuto inizio già ieri mattina, quando nel laghetto antistante la sede del colosso petrolifero italiano è stata portata la riproduzione galleggiante di un iceberg che si scioglie, a testimonianza dei drammatici impatti dell’emergenza climatica. Tre attiviste e un attivista di Greenpeace hanno trascorso l’intera giornata e poi la notte sull’iceberg, sopportando il sole, la pioggia e l’umidità per testimoniare la necessità inderogabile di un urgente cambio di rotta nella politica energetica di ENI.“Oggi abbiamo scalato la facciata di un edificio di fronte alla sede di ENI per contestare l’impegno dell’azienda contro i cambiamenti climatici, che è appunto solo di facciata. Tanti obiettivi di lungo periodo, mentre nei prossimi quattro anni ENI ha addirittura in programma di aumentare le estrazioni di gas e petrolio. Il tutto condito da “false soluzioni” per compensare le emissioni, come la cattura e lo stoccaggio della CO2 (CCS) o i progetti di conservazione delle foreste nell’ambito del sistema REDD+, che servono solo come alibi per continuare a bruciare gas fossile e petrolio. Adesso basta, non è questa la transizione ecologica che ci aspettiamo”, afferma Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia. In contemporanea all’assemblea degli azionisti di ENI, oggi dalle 9 alle 13, in Piazza della Stazione Enrico Fermi si svolgerà un presidio organizzato da Fridays for Future, Extinction Rebellion Italia, Rise UP 4 for Climate Justice e NOalCCS – Il futuro non si sTocca. Altre manifestazioni autorizzate si terranno in diverse città italiane, con il comune obiettivo di condannare il greenwashing di ENI e chiedere all’azienda di puntare davvero sulle rinnovabili anziché continuare ad alimentare la crisi climatica.

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Greenpeace: Un piano poco verde

Posted by fidest press agency su martedì, 27 aprile 2021

Una mezza svolta verde per Greenpeace Italia il piano che ieri il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha presentato alla Camera dei Deputati. Con uno spazio davvero troppo esiguo per un serio dibattito pubblico e senza le schede progettuali da cui si potrebbe capire di più, il PNRR presenta qualche novità di rilievo ma ancora diversi limiti. “Registriamo con soddisfazione l’assenza di finanziamenti diretti al progetto CCS di Eni a Ravenna, l’inserimento delle smart grid, degli elettrolizzatori per 1 GW, l’agrovoltaico che si aggiunge all’agrisolare, seppure con risorse limitate” afferma Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. “Sulla mobilità urbana, invece, è prevista una “cura del ferro” che basterebbe probabilmente per la sola Roma, investimenti nella mobilità ferroviaria locale limitati che, tra l’altro, migliorerebbero ben poco la qualità dell’aria delle nostre città”.Tra le note positive anche l’accenno alle tecnologie per le fonti rinnovabili offshore ma con poche risorse e peraltro condivise con altri progetti innovativi, un miglioramento sulle colonnine di ricarica elettrica (rispetto alla precedente versione) ma al di sotto di quello che servirebbe. Non è ancora chiaro, inoltre, se le riforme per sveltire le autorizzazioni alle rinnovabili consentiranno di vedere una crescita di almeno 6 GW all’anno, oltre 6 volte quanto registrato l’anno scorso.Tra le note negative manca una svolta sull’economia circolare, assenti misure per la riduzione della produzione di rifiuti e l’innovazione necessaria a ridurre il ricorso all’usa e getta specie per la plastica: un percorso che potrebbe aprire all’uso massiccio di inceneritori con rischi sanitari pericolosi.In tema agricolo, evidentemente il comparto non è considerato parte della transizione ecologica: non c’è un riferimento preciso allo sviluppo dell’agricoltura ecologica e biologica, né a un obiettivo di riduzione del numero dei capi allevati spostando le risorse della PAC su produzioni agroecologiche. L’importante stanziamento sul biometano, fonte che può contribuire alla decarbonizzazione, rischia però, in assenza di una politica agricola orientata alla riduzione delle emissioni e dei capi allevati non solo di mantenere i loro impatti su ambiente e salute, ma addirittura di stimolare richieste per nuove autorizzazioni, in aree già fortemente colpite dagli impatti del settore zootecnico intensivo.Infine, il piano assegna – minimo passo avanti rispetto a quanto visto nelle bozze precedenti – delle risorse, seppur poche, alla tutela della biodiversità, ignorando il ruolo fondamentale dei numerosi “servizi ecosistemici” da cui dipendono le nostre vite e la nostra salute.

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GreenPeach Earns Certification for Omega 3 Oil Sourcing from Friend of the Sea

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

Friend of the Sea, the preeminent certification standard for products and services that respect and protect the marine environment, announced that it has certified GreenPeach, a maker of nutritional products, for sourcing Omega 3 oil from certified sustainable methods. The California-based company can now display the Friend of the Sea logo on its products that contain Omega 3 oils.“GreenPeach has demonstrated leadership in the industry through its thorough commitment to sustainability and quality,” said Paolo Bray, Director of Friend of the Sea. “We are honored to include them in our family of certified sustainable brands.” GreenPeach’s Omega 3 oil is the highest grade available. It is made from fresh wild-caught sardines, mackerel, herring and anchovies. A third-party lab tests the company’s Omega 3 oils for purity and potency. GreenPeach packages and processes its Omega 3 productsin an FDA-regulated, ISO 9001-certified facility that is equipped with carbon neutral, geothermal labs. All Omega 3 products are non-GMO. As a business, GreenPeach is driven by a set of principles that prioritizes people over profits. It is known for having a healthy business structure that is supported by and rooted in trust with its customers. “At GreenPeach, we refuse to give in to the supplement industry’s demands for low cost at any price. We value providing a healthier, cleaner product for our families,” explained Feryal Talebdoost CEO. “Our work with Friend of the Sea is representative of this ethos.”

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Greenpeace: Difendiamo il mare

Posted by fidest press agency su giovedì, 16 luglio 2020

Parte oggi da Porto Santo Stefano (Grosseto) la spedizione di Greenpeace in barca a vela “Difendiamo il Mare” e vengono diffusi i risultati della ricerca condotta insieme all’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IAS) di Genova e all’Università Politecnica delle Marche durante il tour “MAY DAY SOS Plastica” della primavera 2019.Nelle acque marine superficiali del Mar Tirreno centrale si riscontra una diffusa presenza di microplastiche, con concentrazioni elevate sia in aree fortemente impattate, come la foce del Tevere e il porto di Olbia, che in zone lontane da fonti inquinanti come l’isola di Capraia. I risultati mostrano che nel tratto di mare investigato, come già evidenziato in varie zone del Mediterraneo (un bacino semi-chiuso con un limitato riciclo d’acqua che ne consente l’accumulo) la presenza di microplastiche è ubiquitaria e non risparmia aree potenzialmente poco impattate come Capraia, in cui è stata registrata la concentrazione più alta, oltre 300 mila particelle per chilometro quadrato. Questo dato è coerente con quanto evidenziato da altre ricerche scientifiche condotte nell’area dove, a causa di una circolazione anticiclonica nota come “Capraia Gyre”, può crearsi una zona di accumulo transitoria di microplastiche.Valori di concentrazione elevati sono stati registrati anche nel porto di Olbia e alla foce del Tevere, con oltre 250 mila particelle per chilometro quadrato, confermando come sia le aree portuali con limitata circolazione che le foci dei fiumi costituiscano zone con elevati livelli di contaminazione da microplastiche.
Campionamenti effettuati a Ventotene e alla foce del Sarno a diverse profondità e con strumentazioni differenti mostrano variazioni fino a due ordini di grandezza del contenuto di microplastiche, con concentrazioni molto più elevate a 5 metri di profondità rispetto alla superficie. La tipologia più frequente di microplastiche riscontrata è rappresentata da frammenti, tra 1 e 3 millimetri e inferiori al millimetro, costituiti soprattutto dai polimeri in polietilene e polipropilene, ovvero le tipologie di plastica più usate.Indagini approfondite verranno eseguite durante la spedizione “Difendiamo il mare” di Greenpeace, partita oggi dall’Argentario e che toccherà varie aree del Mar Tirreno centro settentrionale per le prossime settimane, con la partecipazione ancora una volta di ricercatori del CNR-IAS di Genova e dell’Università Politecnica delle Marche.A livello europeo, l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) sta lavorando a una proposta per vietare l’utilizzo di microplastiche aggiunte intenzionalmente in numerosi prodotti di uso comune tra cui cosmetici, detergenti, vernici e fertilizzanti.

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Greenpeace a Conte: Ripartire da salute, lavoro, ambiente

Posted by fidest press agency su mercoledì, 24 giugno 2020

La ripartenza dopo il Covid-19 è un’occasione storica che ci mette davanti a un bivio: ripristinare il vecchio sistema economico fondato su attività inquinanti e distruttive che hanno avvelenato noi e il Pianeta, o porre una volta per tutte le basi per consegnare alle future generazioni un mondo verde, sicuro e pacifico? Greenpeace non ha dubbi in proposito, ed è con questo proposito che si reca oggi a Villa Pamphili, agli Stati Generali dell’Economia promossi dal Governo italiano. Le priorità identificate da Greenpeace sono quattro:
1. Più energia verde. Adottare di un piano nazionale di transizione energetica (PNIEC) più ambizioso, con l’obiettivo di ridurre del 65% le emissioni di CO2 entro il 2030, e di arrivare a emissioni nette 0 (zero) entro il 2040. Inoltre, è necessario impedire agli inquinatori di accedere ai fondi pubblici e distribuire denaro agli azionisti senza un piano di decarbonizzazione delle loro operazioni in linea con l’accordo di Parigi.
2. Più qualità della vita in città. Promuovere un cambiamento sistemico nelle città, a partire dalla mobilità alternativa e dalla creazione di aree verdi, fino agli investimenti nelle periferie per abbattere le disuguaglianze sociali ed economiche e alla promozione di modelli di produzione e consumo che riducano l’uso di plastica monouso.
3. Più agricoltura ecologica. Riscrivere il sistema di assegnazione dei sussidi all’agricoltura industriale in favore delle aziende che producono cibo in modo sano ed ecologico.
4. Più pace e salute. Mettere la sicurezza, la salute e il benessere dei cittadini al centro, destinando al nostro sistema di welfare e sanitario i fondi annualmente investiti in armamenti e nelle attività dannose per l’ambiente.
“Le azioni proposte sono tutte possibili e avrebbero l’effetto di migliorare sia l’economia, che l’ambiente e la salute dei cittadini”, aggiunge Onufrio, e sono oggetto di una petizione appena lanciata sul sito di Greenpeace. Proprio nei giorni scorsi, Greenpeace ha presentato “Italia 1.5”, una rivoluzione dell’energia all’insegna della transizione verso le fonti rinnovabili e la totale decarbonizzazione del nostro Paese. Tale piano – fondato su modelli analitici tra i più avanzati a livello mondiale – permetterebbe all’Italia non solo di rispettare gli accordi di Parigi, diventando a emissioni zero, ma di ottenere enormi vantaggi in termini economici, occupazionali e di indipendenza energetica. Altro esempio concreto è rappresentato dal successo della Campagna Detox di Greenpeace presso il settore tessile italiano, e non solo. Molte aziende, infatti, si sono impegnate a eliminare sostanze e processi inquinanti dai propri prodotti, aiutate da un Consorzio nazionale che ha sede presso il distretto industriale di Prato: “Invitiamo il Presidente Conte a considerare questa esperienza come un esempio di rilancio di una ‘competitività sostenibile’ in un settore fondamentale per l’export italiano”, conclude Onufrio, “dimostrando ancora una volta che tra ambiente e sviluppo non c’è contraddizione”.

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Clima: Due navi di Greenpeace in Antartide per una missione scientifica

Posted by fidest press agency su venerdì, 7 febbraio 2020

Hanno raggiunto l’Antartide per una spedizione di ricerca scientifica ben due navi di Greenpeace, l’Esperanza e la rompighiaccio Arctic Sunrise. A bordo ci sono alcuni ricercatori che studieranno l’impatto dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento da plastica e della pesca industriale sulle colonie di pinguini, sulle balene e la vita marina in generale.Per l’avvio di questa missione speciale Greenpeace ha ospitato a bordo anche alcuni attori che, in veste di Ambasciatori degli Oceani, sensibilizzeranno l’opinione pubblica mondiale sulla necessità di proteggere l’Antartide e creare una rete globale di santuari marini. Tra loro anche l’attrice Marion Cotillard, premio Oscar per “La Vie En Rose”.”L’Antartide è un paradiso dei ghiacci che non dovrebbe essere raggiunto dall’impatto umano, eppure anche gli angoli più remoti del nostro pianeta stanno cambiando a un ritmo elevatissimo. Questo fragile ambiente di pinguini, balene e foche deve essere protetto” spiega Marion Cotillard. “Per la prima volta mi trovo a vivere su una nave e devo dire che stare a contatto con l’equipaggio di Greenpeace e i ricercatori che sono qui per un lavoro così importante è un’opportunità unica. Il nostro è un pianeta blu: l’Oceano copre una superficie maggiore di tutti i continenti messi insieme e abbiamo la responsabilità di proteggerlo”.A bordo delle navi di Greenpeace in Antartide anche gli attori Gustaf Skarsgård (Vikings, Westworld) e Ni Ni (I fiori della guerra, The Warriors Gate).
“Con questa spedizione concludiamo il viaggio che Greenpeace ha intrapreso un anno fa solcando gli oceani del pianeta, dal Polo Nord al Polo Sud, per mettere in evidenza come siano minacciati da attività umane come la pesca eccessiva, l’inquinamento da plastica, le trivellazioni e non ultimo il cambiamento climatico” commenta Giorgia Monti, responsabile campagna mare di Greenpeace Italia. “I governi di tutto il mondo hanno un’occasione unica, a marzo terminano i negoziati sull’Accordo globale per gli oceani: solo se si arriva a un Trattato forte, potremo salvare aree uniche come l’Antartide”.

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Greenpeace: Un anno a difesa di persone e ambiente

Posted by fidest press agency su martedì, 31 dicembre 2019

Il 2019 inizia per Greenpeace con la partecipazione al Carnevale di Viareggio dove i volontari hanno sfilato davanti a un carro rappresentante una gigantesca balena morente, di oltre 20 metri, sommersa dalla plastica monouso.
L’uso di plastica usa e getta è cresciuto notevolmente negli anni tanto da rappresentare il 40 per cento della produzione globale di plastica. Per questo Greenpeace è tornata in mare in primavera con una spedizione di ricerca sulla microplastica nel Tirreno e alla foce di fiumi come Tevere e Sarno, insieme a ricercatori del CNR di Genova e dell’Università Politecnica delle Marche.Il nostro mare è colpito anche dai cambiamenti climatici. Per andare a studiare cosa sta succedendo abbiamo deciso di lavorare insieme ai ricercatori dell’Università di Genova e in autunno abbiamo posizionato una prima stazione pilota nel mare dell’Isola d’Elba per misurare le variazioni delle temperature lungo la colonna d’acqua.Quest’anno attivisti di Greenpeace sono entrati in azione di fronte al Ministero delle Politiche Agricole, con un gigantesco maiale che emette fumo dal naso per simboleggiare il contributo degli allevamenti intensivi alla formazione di gas serra, e rilascia un getto di acqua scura: i liquami, che inquinano suolo, acqua e aria. La crescente produzione di carne è responsabile, ad oggi, del 14 per cento delle emissioni di gas serra in Europa; un contributo pari a quello del settore dei trasporti, finora non affrontato adeguatamente dalle politiche nazionali e internazionali.
Ci sono state poi le iniziative internazionali per salvare gli oceani, con il popolare attore Javièr Bardem al nostro fianco, e quelle per proteggere le foreste e i Popoli che in esse vivono. In occasione del Sinodo sull’Amazzonia leader e rappresentanti di alcuni Popoli Indigeni sono arrivati a Roma per incontrare il Papa, grazie alla campagna “Sangue indigeno: non una goccia di più”, e denunciare le sistematiche violazioni dei loro diritti in Brasile. Greenpeace li ha aiutati a farsi sentire sia attraverso i media che facilitando incontri istituzionali.A giugno attivisti di Greenpeace sono entrati in azione con i gommoni davanti alla piattaforma di estrazione “Prezioso”, situata nello Stretto di Sicilia, ricordando al governo italiano che non sta facendo abbastanza per affrontare l’emergenza climatica. Il cambiamento dovrebbe partire anche da chi continua a sostenere gli investimenti nel carbone – la fonte energetica con le più alte emissioni di CO2 – come Assicurazioni Generali: spettacolari le proteste a Trieste e a Roma. Riuscirà il Pianeta a rimanere sotto la soglia di innalzamento della temperatura globale di 1,5 gradi? Non c’è molto tempo da perdere. A ricordare alla politica che deve impegnarsi di più per combattere i cambiamenti climatici sono stati quest’anno anche i giovani dei “Fridays for Future” con i loro scioperi globali per il clima e proteste pacifiche come quella di fronte alla sede dell’Eni a Roma.«La voce dei giovani e dei giovanissimi partita “dal basso”, in modo democratico, sincero e appassionato, va ascoltata. La loro energia è d’ispirazione per tutti noi», dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. «Giunti alla fine di un anno così impegnativo per Greenpeace voglio ringraziare di cuore chi ci ha sostenuto con convinzione. Nel 2020, anno cruciale per il clima e il Pianeta, continueremo a combattere le nostre battaglie con ancora maggiore determinazione».

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Torna il calendario di Greenpeace, che quest’anno è dedicato alla musica

Posted by fidest press agency su lunedì, 16 dicembre 2019

Nella fascia bassa di ogni mese, infatti, si ripercorrono le collaborazioni con gli artisti più celebri della scena nazionale e internazionale. Pochi sanno, infatti, che Greenpeace nacque con un concerto. A ottobre 1970, Joni Mitchell, James Taylor e Phil Ochs suonarono a Vancouver, in Canada, per sostenere la spedizione pacifista da cui nacque l’associazione. Negli anni che seguono, dagli Eurythmics a Radiohead, passando per gli U2 e i REM, la storia di Greenpeace si fonde con quella musicale.In Italia, dove Greenpeace arriva nel 1986, bisogna aspettare il 1995 perché la rockstar Gianna Nannini si schieri contro i test atomici nel Pacifico, a Mururoa, partecipando a un blitz di Greenpeace e addirittura improvvisando un concerto sul balcone dell’Ambasciata francese a Roma. Da allora molti sono stati gli artisti impegnati a fianco dell’associazione, non ultimo Lodovico Einaudi che nel 2016 viaggia con la nave di Greenpeace “Arctic Sunrise” fino alle isole Svalbard dove esegue al pianoforte, su una piattaforma galleggiante in mezzo ai ghiacci, “Elegia per l’Artico”, da lui appositamente composta. Negli anni sono poi in tanti, da Luca Barbarossa a Noemi, da Piero Pelù a Vinicio Capossela, ad appoggiare l’associazione.Come sempre il calendario Greenpeace è prodotto interamente in Italia e stampato con inchiostri vegetali su carta 100 per cento riciclata. Un’idea regalo che fa bene al Pianeta, con la quale si contribuisce all’indipendenza di Greenpeace, che non accetta fondi da aziende o istituzioni, e si finanzia esclusivamente con il contributo di singoli individui che ne condividono gli ideali e la missione. Per acquistare il calendario, al costo di 15 euro (prezzo bloccato da 5 anni), o per saperne di più: https://shop.greenpeace.it/prodotto/calendario-2020

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Cop25 – Greenpeace: “Esito completamente inaccettabile”

Posted by fidest press agency su domenica, 15 dicembre 2019

Madrid. Greenpeace ritiene che i progressi che ci si auspicava emergessero dalla COP25 siano stati ancora una volta compromessi dagli interessi delle compagnie dei combustibili fossili e di quelle imprese che vedono in un accordo multilaterale contro l’emergenza climatica una minaccia per i loro margini di profitto.Durante questo meeting la porta è stata letteralmente chiusa a valori e fatti, mentre la società civile e gli scienziati che chiedevano la lotta all’emergenza climatica venivano addirittura temporaneamente esclusi dalla COP25. Invece, i politici si sono scontrati sull’”Articolo 6” relativo allo schema del commercio delle quote di carbonio, una minaccia per i diritti dei popoli indigeni nonché un’etichetta di prezzo sulla natura. Ad eccezione dei rappresentanti dei Paesi più vulnerabili, i leader politici non hanno mostrato alcun impegno a ridurre le emissioni, chiaramente non comprendendo la minaccia esistenziale della crisi climatica.«I governi devono ripensare completamente il modo con cui conducono queste trattative, perché l’esito di questa COP è totalmente inaccettabile», dichiara Jennifer Morgan, Direttrice Esecutiva di Greenpeace International. «La COP25 era stata annunciata come un appuntamento “tecnico”, ma è poi diventata qualcosa in più di un negoziato. Ha messo in luce il ruolo che gli inquinatori rivestono nelle scelte politiche e la profonda sfiducia dei giovani nei confronti dei governi. C’era necessità di decisioni che rispondessero alle sollecitazioni lanciate dalle nuove generazioni, che avessero la scienza come punto di riferimento, che riconoscessero l’urgenza e dichiarassero l’emergenza climatica. Anche per l’irresponsabile debolezza della presidenza cilena, Paesi come Brasile e Arabia Saudita hanno invece fatto muro, vendendo accordi sul carbonio e travolgendo scienziati e società civile», conclude Morgan.L’accordo di Parigi potrebbe essere stato vittima di una manciata di potenti “economie del carbonio”, ma questi Stati sono dalla parte sbagliata della lotta e della storia e l’accordo di Parigi è solo un pezzo di questo puzzle. Per Greenpeace, quello di cui c’è bisogno è un cambiamento sistemico di cui le persone possano fidarsi.Da questa COP è tuttavia emerso che ci sono alcune forze positive al lavoro: la High Ambition Coalition durante questa settimana ha offerto un’ancora di salvezza, e i piccoli Stati insulari si stanno rafforzando di giorno in giorno, mantenendo vivo l’accordo di Parigi.

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Greenpeace: Continua la protesta nel porto di Danzica

Posted by fidest press agency su giovedì, 12 settembre 2019

GP0STTURXDove da oltre 48 ore gli attivisti di Greenpeace sono in azione contro il carbone e i cambiamenti climatici. Ieri la nave Rainbow Warrior è stata allontanata dal porto dalle autorità polacche, mentre uomini della Guardia di Frontiera, armati e col volto coperto, hanno fatto irruzione di notte spaccando i vetri con delle mazze. Ieri mattina, però, una nuova azione di protesta: un gruppo di attivisti di Greenpeace provenienti da sette Paesi diversi, si è arrampicato sulle gru del porto, impedendo nuovamente lo scarico del carbone proveniente dal Mozambico. «Ci resta poco tempo per evitare un disastro climatico, e la dipendenza del governo polacco dal carbone, oltre ad inquinare l’aria che tutti noi respiriamo, sta mettendo a rischio le nostre speranze per un futuro sicuro e rinnovabile» dichiara Luca Iacoboni, responsabile della campagna clima Greenpeace Italia. «Ecco perché gli attivisti sono costretti ad agire». (foto copyright greenpeace)

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Giornata mondiale degli oceani

Posted by fidest press agency su sabato, 18 Maggio 2019

Ostia (Roma) Greenpeace presenta martedì 21 maggio, presso la Sala conferenze Lega Navale di Ostia, una spedizione di ricerca, monitoraggio, documentazione e sensibilizzazione sullo stato dei nostri mari che partirà dal porto capitolino e si concluderà in Toscana l’8 giugno, in occasione della Giornata mondiale degli oceani.
L’associazione ambientalista, insieme all’organizzazione The Blue Dream Project, monitorerà per tre settimane i livelli di inquinamento in mare da plastica, in particolare nel Mar Tirreno Centrale.Grazie alla collaborazione con i ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche e dell’Istituto per lo studio degli Impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IAS), durante la spedizione verranno effettuati campionamenti sulla presenza di microplastica nella colonna d’acqua, nei sedimenti e in organismi marini commerciali (invertebrati e pesci). In alcune aree sarà, inoltre, monitorata la presenza di nanoplastiche. In occasione della conferenza stampa di presentazione del tour, ricercatori dell’Università degli Studi di Padova presenteranno un report sullo spiaggiamento dei cetacei in Italia, con un focus sui capodogli e la plastica. Interverranno Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo Greenpeace Italia, Giuseppe Ungherese, Campagna Inquinamento Greenpeace Italia, Francesco Nanni, Presidente di The Blue Dream Project, ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche e del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

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Greepeace in azione davanti alla Miteni

Posted by fidest press agency su domenica, 14 ottobre 2018

Miteni greenpeaceTRISSINO (VICENZA) Questa mattina attivisti di Greenpeace hanno aperto uno striscione a forma di freccia, indirizzato verso l’ingresso della Miteni, a Trissino, con il messaggio “Crimini ambientali in corso”. In contemporanea altri attivisti hanno aperto uno striscione con la scritta “Bonifica subito”. La protesta pacifica è avvenuta poche ore prima dell’inaugurazione di un monumento che si terrà a poca distanza rispetto alla Miteni. Evento a cui dovrebbero partecipare istituzioni cittadine, regionali e rappresentanti del governo nazionale. «Come dimostrano dati recenti di ARPAV, l’inquinamento da PFAS, e il crimine ambientale che ne deriva, è tuttora in corso», dichiara Giuseppe Ungherese responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. «Oggi assistiamo addirittura al paradosso in cui è l’azienda, che ha originato uno degli inquinamenti di acqua potabile più vasti d’Europa, a dettare i tempi degli interventi, mentre le sue casse si svuotano pericolosamente con il rischio di lasciare allo Stato l’incombenza di coprire i futuri costi della bonifica. Oltre al danno la beffa per tutta la popolazione contaminata. È necessario che le autorità locali prendano in mano la situazione e stabiliscano tempi brevi per la bonifica», conclude Ungherese. Secondo fonti stampa, lo stabilimento dell’azienda Miteni presenterebbe numerosi problemi di sicurezza che avrebbero causato la recente dispersione nelle acque di falda di PFAS di nuova generazione, come il GenX e il C6O4. A ciò si aggiunge la grave situazione finanziaria di Miteni, che ha recentemente avviato le procedure per la richiesta del concordato preventivo, e che pone seri interrogativi sulle reali possibilità dell’azienda di poter far fronte alle future richieste di risarcimento danni. (foto: copyright greenpeace)

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Greenpeace: “Ci aspettiamo che il nuovo report IPCC dimostri la necessità di azioni urgenti”

Posted by fidest press agency su sabato, 6 ottobre 2018

«Alluvioni, siccità, tifoni, ondate di calore sono sempre più frequenti e forti in tutto il mondo, e sono solo alcune delle conseguenze del clima che cambia», dichiara Luca Iacoboni, responsabile Campagna energia e clima di Greenpeace Italia all’apertura, in Corea del Sud, della riunione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il braccio scientifico dell’Onu che si occupa in particolare di cambiamenti climatici.Il meeting, a cui Greenpeace partecipa in qualità di osservatore ufficiale con scienziati e delegazioni dei vari governi porterà, l’8 ottobre, alla pubblicazione di un rapporto che mostrerà ai decisori politici le possibili strade da percorrere per raggiungere l’obiettivo climatico, siglato alla COP21 di Parigi nel 2015, di mantenere l’aumento di temperatura entro 1.5 °C.«Crediamo che il report che verrà pubblicato la prossima settimana dall’IPCC – aggiunge Iacoboni – sarà un monito a tutta la classe politica: non abbiamo davvero più tempo da perdere. Possiamo limitare gli impatti dei cambiamenti climatici ma dobbiamo agire subito, abbandonare una volta per tutte petrolio, carbone, gas e nucleare e accelerare la rivoluzione energetica verso un mondo 100 per cento rinnovabile».Il report IPCC delineerà le varie possibili strade che ci troviamo davanti, poi starà alla politica decidere quale percorrere.«In questo momento così importante serve più ambizione da parte della politica, delle aziende e degli stessi cittadini, che vivono più di tutti sulla propria pelle gli impatti dei cambiamenti climatici. Con il report dell’IPCC avremo uno strumento chiaro e aggiornato su quelli che sono gli scenari per il presente e per il futuro. Ci aspettiamo che i leader mondiali che si riuniranno a dicembre in Polonia per la COP24 si schierino al fianco dei cittadini e non della grande lobby fossile», conclude Iacoboni.Alla prossima COP24, che si terrà in Polonia dal 2 al 14 dicembre, tutti i Paesi saranno chiamati ad aumentare i propri obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e di produzione da fonti rinnovabili. Il report dell’IPCC dovrebbe essere lo strumento scientifico che guiderà le prossime decisioni e azioni politiche.

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Greenpeace in azione a New York

Posted by fidest press agency su mercoledì, 5 settembre 2018

greenpeace new york.jpgNew York. Attivisti di Greenpeace hanno fatto volare questa mattina una tartaruga gigante nei pressi del quartier generale delle Nazioni Unite, a New York, dove – per la prima volta nella storia – gli Stati membri si stanno riunendo per definire un accordo globale per la tutela degli oceani al di fuori dei confini nazionali. Questi negoziati sono il risultato di un processo durato dieci anni e che potrebbe concludersi già nel 2020. In contemporanea, gli attivisti hanno aperto uno striscione con la scritta: “I nostri oceani hanno bisogno di un trattato globale”.
«In questo momento, il destino dei nostri oceani è nelle mani di ogni governo coinvolto in questi negoziati», dichiara Sandra Schoettner, responsabile della campagna di Greenpeace per la creazione di santuari marini. «Non è un’esagerazione dire che nel Palazzo Di Vetro si sta facendo la storia, è urgente che si crei un trattato che permetta di realizzare una rete globale di santuari marini».Questo accordo sugli oceani è cruciale poiché le leggi che attualmente tutelano le acque al di fuori delle giurisdizioni nazionali sono estremamente frammentate, inadeguate e concentrate principalmente sul GP0STSDPPdiritto a sfruttare risorse, piuttosto che sul dovere di proteggerle. Lo stesso Mediterraneo è spesso soggetto ad attività distruttive per la mancata volontà dei governi costieri di sviluppare reali misure di tutela in zone internazionali di mare. In assenza di un accordo globale, solo l’1 per cento degli oceani è ad oggi protetto. Come conseguenza, mari e oceani sono ridotti allo stremo a causa di pesca eccessiva, inquinamento, cambiamenti climatici e altre attività umane.«La superficie dell’oceano che si estende oltre i confini nazionali rappresenta quasi la metà del nostro Pianeta», continua Schoettner. «Gli oceani appartengono a tutti noi, ma se non agiamo immediatamente per proteggerli perderemo habitat e specie animali fondamentali, spesso prima ancora di aver avuto l’opportunità di conoscerle. Per i leader mondiali è questo il momento di mostrare di voler davvero raggiungere l’imperativo scientifico di proteggere almeno il 30 percento dei nostri oceani entro il 2030. Un risultato che può essere raggiunto unicamente con un trattato globale che da un lato protegga realmente queste acque, e dall’altro permetta di creare una rete globale di santuari marini», conclude.

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Greenpeace a Nestlè: Servono piani più ambiziosi sulla plastica usa e getta

Posted by fidest press agency su sabato, 14 aprile 2018

Nestlé, azienda leader mondiale del settore alimenti e bevande, ha pubblicato oggi i propri piani per affrontare la crescente crisi globale dell’inquinamento da plastica. Questi non includono misure chiare e concrete volte a ridurre, ed eliminare gradualmente, gli imballaggi e i contenitori in plastica monouso. L’azienda considera sufficientemente “ambizioso” rendere tutti gli imballaggi completamente riciclabili o riutilizzabili entro il 2025 e aumentare la percentuale di plastica riciclata negli imballaggi.”Le dichiarazioni odierne di Nestlé sugli imballaggi in plastica includono alcuni elementi di greenwashing con cui l’azienda svizzera non affronta concretamente la crisi globale dell’inquinamento da plastica che essa stessa ha contribuito a generare. Il piano di Nestlé non va verso la riduzione della plastica monouso, rischiando di stabilire uno standard di basso livello per l’intero settore” dichiara Graham Forbes, responsabile della campagna oceani di Greenpeace. “Una società delle dimensioni di Nestlé dovrebbe ridurre – e gradualmente eliminare – l’impiego di plastica usa e getta, consapevole del fatto che il riciclo della plastica non basta a proteggere i mari del Pianeta” conclude Forbes.
Greenpeace ha recentemente lanciato una petizione a livello globale (no-plastica.greenpeace.it) per chiedere ai grandi marchi mondiali, tra cui Nestlé, di affrontare concretamente il problema dell’inquinamento da plastica riducendo il ricorso a contenitori e imballaggi monouso. La necessità di un’azione urgente e concreta volta alla riduzione dell’utilizzo di plastica monouso da parte dell’azienda svizzera è confermata dai recenti risultati di un’attività di pulizia e audit, effettuata lungo le coste di Freedom Island nelle Filippine, in cui è emerso che gli imballaggi dei prodotti a marchio Nestlé costituivano la parte preponderante dei rifiuti in plastica presenti. I risultati sono stati confermati anche nel corso di altre attività di pulizia e audit effettuati in altre nazioni nel corso del 2017.

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Greenpeace: Dodici mesi di battaglie in difesa del nostro Pianeta

Posted by fidest press agency su giovedì, 28 dicembre 2017

GP0STQFO1GP0STQQT3Dodici mesi di battaglie in difesa del nostro Pianeta. È il 2017 ricco di traguardi di Greenpeace sia in Italia che a livello globale.L’anno è iniziato con una spettacolare azione di protesta nonviolenta a Washington, nei pressi della Casa Bianca, contro alcuni dei primi provvedimenti assunti da Donald Trump in tema di ambiente, cambiamenti climatici e diritti civili, dopo il suo insediamento come Presidente degli Stati Uniti. Proteste pacifiche continuate durante grandi eventi internazionali come il G7 Energia, tenutosi a Roma ad aprile, e il G7 di Taormina, tenutosi in Sicilia a fine maggio, che hanno fatto registrare l’isolamento degli Stati Uniti nella lotta ai cambiamenti climatici.Il 2017 di Greenpeace ha visto arrivare l’impegno di Gore Fabrics, azienda leader del mercato delle membrane idrorepellenti, nota al pubblico per i suoi prodotti con marchio GORE-TEX®, che ha annunciato il passaggio a tecnologie idrorepellenti prive di PFC pericolosi. E l’impegno di Thai Union, azienda leader del settore ittico a livello globale, proprietaria in Italia del marchio Mareblu, ad adottare misure per contrastare la pesca illegale e quella eccessiva, oltre a migliorare i mezzi di sussistenza di centinaia di lavoratori della propria filiera. In Italia l’organizzazione ambientalista ha lottato al fianco di comitati locali, organizzazioni e cittadini veneti contro l’inquinamento da PFAS che interessa centinaia GP0STQSVOGP0STQT3Rdi migliaia di persone, spingendo dopo mesi di pressione la Regione Veneto ad adottare limiti più stringenti su queste sostanze. Un primo traguardo ancora non soddisfacente, dato che i limiti non sono i più bassi e occorre ancora bloccare alla fonte la contaminazione e bonificare.Un anno di attività di sensibilizzazione e di ricerca scientifica, anche grazie alla nave Rainbow Warrior che, tra giugno e luglio, ha solcato i mari italiani per il tour scientifico “Meno plastica, più Mediterraneo”, per effettuare campionamenti utili a rilevare la presenza di microplastiche in mare e negli organismi marini.
Nel 2017 Greenpeace ha inoltre organizzato la Make Something Week, una serie di eventi in Italia e in tutto il mondo, per sfidare l’attuale modello di consumo “usa e getta”, rivolgendosi direttamente ai consumatori. Produciamo e consumiamo troppo: dalla moda alla tecnologia, al cibo, alla plastica monouso, ai giocattoli e alle auto. Per questo Greenpeace invita tutti a prendere in considerazione la possibilità di sfruttare più a lungo le risorse già in nostro possesso. «Durante questo anno abbiamo lottato in tutto il mondo insieme a centinaia di migliaia di persone per la salvaguardia del clima, per la protezione di ecosistemi in pericolo come la Grande Foresta del Nord, per un’agricoltura sostenibile, per chiedere aria pulita nelle nostre città», dichiara Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo di Greenpeace Italia. «Ringraziamo di cuore chi ci ha sostenuto con convinzione, permettendoci di raggiungere importanti obiettivi. Al fianco di chi ci sostiene, nel 2018 continueremo a combattere le nostre battaglie con ancora maggiore determinazione». (foto: greenpeace)

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