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Posts Tagged ‘vittime’

Vittime cristiane nigeriane emozionano gli Ambasciatori UE presso la Santa Sede

Posted by fidest press agency su domenica, 12 marzo 2023

Roma. Maria Joseph e Janada Markus, giovani cristiane nigeriane vittime di Boko Haram, in Italia su iniziativa di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), hanno terminato oggi i tre giorni di incontri con rappresentanti religiosi e civili con un meeting nella sede della Delegazione dell’Unione Europea presso la Santa Sede, l’Ordine di Malta, le Organizzazioni delle Nazioni Unite a Roma e la Repubblica di San Marino. Le due testimoni, accompagnate da Sandra Sarti e Alessandro Monteduro, rispettivamente presidente e direttore di ACS Italia, hanno offerto la loro drammatica testimonianza ad Alexandra Valkenburg, Ambasciatore Capo Delegazione dell’UE presso la Santa Sede, e ad altri 17 rappresentanti diplomatici. Il racconto delle strazianti storie delle due ragazze ha gettato luce sulle sofferenze dell’intera comunità cristiana nigeriana, minacciata da persecuzione di matrice religiosa e criminalità diffusa, e ha suscitato emozione e commozione nei presenti. Don Joseph Fidelis Bature, sacerdote nigeriano e direttore del Trauma Center di Maiduguri, ha sottolineato la necessità di agire su tre direttrici: prevenzione, attraverso l’advocacy e la sensibilizzazione dei governi nazionali; reazione, attraverso la soddisfazione dei bisogni primari delle vittime grazie alla sinergia fra rappresentanze diplomatiche, organizzazioni caritative e ONG; emancipazione, attraverso l’istruzione e la formazione delle vittime, anzitutto delle giovani donne. I rappresentanti diplomatici presenti hanno concordemente espresso la volontà di riferire ai rispettivi governi quanto appreso nel corso dell’incontro, al fine di fornire una risposta appropriata al dramma descritto da Maria e Janada in rappresentanza di tante loro coetanee.

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Non c’è pace senza verità e riconoscimento: La parola alle vittime

Posted by fidest press agency su sabato, 21 gennaio 2023

Rovato martedì 31 GENNAIO 2023 ALLE ORE 20,45 presso la Sala Don Zenucchini, ex Teatro San Carlo in Rovato Via Castello n 30. Un incontro con Manlio Milani e Andrea Bazzega. Conduce : Rolando Anni, storico degli anni di piombo. promosso dall’ Associazione “il Filo” insieme alla compagine delle Associazioni Rovatesi, Cittadinanza Attiva, nell’ambito della Rassegna: “Pace o guerra?” per la settimana della Memoria. Manlio Milani, fondatore della Casa della Memoria, vittima e sopravvissuto alla strage neofascista di Piazza Loggia e Andrea Bazzega, figlio del Maresciallo di Pubblica Sicurezza, Sergio Bazzega ucciso dalle Brigate Rosse a Sesto San Giovanni ci parleranno del loro essere vittime. Vittime che hanno affrontato la loro condizione in modo diverso. Vittime che hanno scelto di abbandonare la via del rancore e della vendetta, in un’ottica di dialogo con i responsabili dei gravi fatti di sangue che li hanno colpiti. Daremo spazio all’ascolto delle vittime e della loro esperienza della Giustizia Riparativa che è prima di tutto un percorso attraverso il quale il dolore degli uni e degli altri può essere visto, riconosciuto e toccato. Con l’obiettivo, non di punire, ma di rimuovere le conseguenze del torto subito mediante l’ascolto l’uno della sofferenza dell’altro e la scoperta che anche chi ha offeso ha una ferita da curare, lontano da ogni forma di facile perdonismo. Il contesto storico in cui le vicende dei protagonisti presenti si sono svolte sarà compiutamente inquadrato dal noto storico bresciano Rolando Anni.

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Giornata vittime odio razziale: Rojc (Pd), onorare sfruttati sul lavoro

Posted by fidest press agency su domenica, 8 Maggio 2022

“Ho sostenuto convintamente la proposta del collega Sandro Ruotolo di istituire il 18 settembre la ‘Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’odio razziale e dello sfruttamento sul lavoro’, colpevoli solo di cercare nel nostro Paese futuro per sé e per i propri cari.” Così la senatrice del Pd Tatjana Rojc all’indomani del voto nella commissione Affari istituzionali che ha approvato e licenziato per l’aula di Palazzo Madama il disegno di legge (primo firmatario il giornalista e senatore del gruppo misto Sandro Ruotolo) che porta anche la firma, tra gli altri, di Liliana Segre ed Emma Bonino. “Con questa nostra iniziativa – ha proseguito Rojc, che è stata relatrice della legge in commissione – vogliamo ricordare e commemorare le decine di ragazze e ragazzi vittime di odio razziale, come lo sono stati i sette giovani di Castel Volturno barbaramente ammazzati dalla camorra il 18 settembre 2008. E vogliamo onorare tutti quei giovani perseguitati solo per il colore della pelle e sfruttati terribilmente sul posto di lavoro nel nostro Paese. Saranno coinvolte particolarmente le scuole italiane che – ha concluso Rojc – promuoveranno le iniziative riguardanti la tutela dei diritti umani, la lotta all’odio razziale e allo sfruttamento del lavoro di questi giovani immigrati”.

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Vescovo di Odessa-Simferopol (Ucraina) ad ACS: «In questa guerra entrambi i popoli sono vittime»

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 aprile 2022

Parlando con Aiuto alla Chiesa che Soffre, per il vescovo cattolico romano di Odessa-Simferopol, mons. Stanislav Shyrokoradiuk OFM, uno dei motivi principali dell’invasione dell’Ucraina è il modo in cui la popolazione russa è stata male informata: «Noi ucraini siamo le vittime della guerra, il popolo russo è vittima della propaganda». Secondo mons. Shyrokoradiuk la guerra «non è un conflitto tra i nostri due popoli», tuttavia le persone che vivono in Russia non hanno accesso a informazioni complete, «quindi molti di loro sostengono il governo russo». Questo aggiunge più carburante all’aggressività. «Spero che i loro occhi si aprano, in modo che possa arrivare la pace», afferma il prelato.Mons. Shyrokoradiuk sottolinea che il suo Paese non ha alternative all’indipendenza, alla libertà e all’orientamento verso l’Europa. «Questa è la nostra strada che abbiamo scelto. Vogliamo continuare così, anche se per tutti noi è una via crucis». Il vescovo afferma che la sua città di Odessa si trova attualmente nell’«epicentro della guerra». Ogni giorno ci sono sirene di raid aerei e attacchi. «Tante rovine, tante lacrime, tanto sangue nel nostro paese». Nel primo mese di guerra centinaia di bambini sono stati uccisi o gravemente feriti. «I bambini hanno perso mani o piedi durante il bombardamento; è terribile!».La situazione è tesa negli altri due porti nord-orientali di Kherson e Mykolaiv. Kherson è stata completamente occupata e, nonostante l’esercito russo si sia ritirato da Mykolaiv, ci sono attacchi aerei quotidiani, spiega il vescovo Shyrokoradiuk.Nella notte tra il 28 e il 29 marzo un attentato ha distrutto anche un edificio appartenente alla parrocchia cattolica, riferisce il vescovo. «Tuttavia molte persone a Mykolaiv vogliono restare, e questa è la mia grande preoccupazione». Sono rimasti anche tutti i sacerdoti nelle zone di conflitto. «I sacerdoti guidano di villaggio in villaggio portando alla gente beni di prima necessità. Sono molto impegnati nel loro lavoro, anche se è molto pericoloso».Poiché il passaggio marittimo è interrotto, la diocesi di Odessa-Simferopol ha organizzato i propri veicoli merci, che prelevano cibo e medicine da Leopoli, spesso a rischio della vita. Leopoli è il punto centrale di distribuzione delle merci che arrivano dalla Polonia e dai paesi occidentali. L’assistenza umanitaria nella regione di Odessa è ora in gran parte assicurata, afferma il vescovo: «Aiutiamo indipendentemente dalla religione o dalla nazionalità: a Odessa vivono persone provenienti da 120 nazioni». La cooperazione con altre confessioni cristiane per aiutare la popolazione sofferente sta andando molto bene, anche con le Chiese ortodosse ucraine e i protestanti.Aiuto alla Chiesa che Soffre rappresenta un importante supporto. La fondazione pontificia è stata non solo la prima a offrire aiuto, ma si è anche impegnata a finanziare ulteriori veicoli in modo da garantire l’approvvigionamento a favore delle persone dei villaggi remoti. «Siamo molto commossi dalla solidarietà», conclude il vescovo Shyrokoradiuk.

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Il libro “Vittime di violenza: storie di ordinaria quotidianità”

Posted by fidest press agency su lunedì, 27 dicembre 2021

Di Elisa Caponetti edito dal Gruppo Albatros Il Filo, è acquistabile su Amazon e in tutte le librerie.E’ un testo che vuole offrire non soltanto spunti di riflessione su questo complesso tema in chi come me svolge la propria attività in campo forense e criminologico, ma vuole avere anche l’ambizione di sperare di suscitare una qualche forma di consapevolezza in tutti coloro che si trovano a vivere una situazione di violenza e che hanno difficoltà a riconoscerla o a chiedere aiuto. Per raggiungere questo obiettivo, ho dato spazio al racconto di alcune storie di donne che ho incontrato nel mio cammino, anche se ho trattato comunque altre forme di maltrattamento, non limitandomi a quello di genere.Il libro si compone di una prima parte introduttiva e più esplicativa sulla violenza e sulle sue diverse forme e di una seconda parte in cui vengono raccontate storie vere. Le prime tre, sono state mie pazienti e sono io stessa a narrare i loro vissuti.Ho scelto anche di inserire due storie di violenza raccontate dagli stessi protagonisti che l’hanno subita. Si tratta di due forme di soprusi completamente diversi: il primo agito principalmente psicologicamente da un uomo su una donna ed è la storia di Roberta Beta, nel secondo, noto fatto di cronaca, la violenza è culminata fisicamente con una ferocia inaudita da una donna ai danni di un uomo ed è la storia di Giuseppe Morgante. Entrambi i racconti sono altrettanto drammatici anche se ovviamente hanno avuto risvolti ed esiti completamente diversi.Nel libro ho inserito anche un’intervista a Filomena Lamberti finalizzata a far emergere il suo vissuto in tanti anni di violenza subita.Vi sono poi alcune importanti riflessioni sul tema. Quello della violenza è un problema reale, che, però, solo in tempi recenti ha acquistato dignità giuridica. Ma che cos’è, esattamente, la violenza? Come si espleta? Come si contrasta? Come si può intervenire onde evitare una tragica deriva? Quali sono i comportamenti da adottare nei confronti delle vittime? E nei confronti dei carnefici? Il testo nel rispondere a queste domande e attingendo ai fondamentali contributi dell’Avv. Maria Letizia Sassi e del Questore Ricifari, offre notevoli spunti di riflessione e importanti testimonianze, intese, in particolare, a comprendere che cosa spinga tante donne e uomini a non denunciare e come si possa fare prevenzione in un ambito così complesso. La prefazione è del Dr. Gian Marco Chiocci direttore Adnkronos.

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Donne vittime di violenza. Le grandissime mancanze del reddito di libertà

Posted by fidest press agency su domenica, 21 novembre 2021

Chi lo ha creato, pensando alla sua “distribuzione” non ha tenuto in adeguata considerazione, o semplicemente ignorato, alcuni aspetti rilevanti. Il primo. Molte donne vittime di violenza non hanno la forza o semplicemente la possibilità di denunciare, e quindi non viene considerato il percorso che le vittime devono affrontare prima di riuscire a denunciare abusi e soprusi. Condizionare la possibilità di accedere al reddito di libertà all’essere seguite da un centro anti-violenza o dai servizi sociali significa escludere da tale possibilità tantissime, troppe, donne. E’ facile comprendere il perché di questa previsione, ovvero voler scongiurare richieste da chi non ha diritto, ma perché per il reddito di libertà sono stati posti paletti inesistenti per il reddito di cittadinanza? Il secondo. Ci fa storcere il naso perché per accedervi occorre essere nella fascia d’età tra 18 e 67 anni. Cosa succede ad una donna che a 68 anni è vittima di violenza? Perché escluderla? Se lo scopo del fondo è anche quello di consentire alla donna di affrancarsi dal proprio aguzzino, perché tale libertà si ferma a 67anni? Perché non è stata prevista la possibilità che una minore chieda l’emancipazione e che, quindi, possa accedere anche prima dei 18 anni al fondo? Il terzo. Che sottolinea la superficialità: perché sono escluse le donne immigrate irregolari, e purtroppo non stiamo parlando di una percentuale infinitesimale.Parliamo di donne che, soprattutto a causa della loro condizione, sono vittime ideali perché i loro aguzzini sanno benissimo di non poter essere denunciati. Sono le stesse donne che spesso sono costrette a prostituirsi o che, pur rimanendo in casa, vengono trattate come esseri inferiori. Il quarto. Connesso alla distribuzione delle somme che costituiscono il Fondo su base Regionale. E’ stato calcolato il numero di donne presente in ogni Regione ed in base a questo calcolo sono state erogate somme maggiori nelle Regioni ove tale numero risultava più elevato. Criterio che appare del tutto risibile. In Lombardia, per esempio, ci sono più donne che in Calabria, ma è anche vero che le donne che lavorano in nord Italia sono molte, molte, di più rispetto a quelle che lavorano nel sud. Ciò comporta che in Calabria sia più facile che un donna dipenda completamente dall’uomo, con la conseguenza che potrebbe essere necessario avere un maggior numero di fondi. Il quinto. Il reddito può essere erogato e poi sospeso o semplicemente non erogato qualora sussistano motivi ostativi che però non vengono indicati. Siamo, quindi, a conoscenza della possibilità che il reddito venga negato ma non possiamo conoscerne le ragioni. Il sesto. E’ quello che maggiormente fa arrabbiare. In data 08 Novembre si dà accesso ad un contributo ma solo fino al 31.12, il tutto ovviamente in base alla priorità della presentazione delle domande, neanche fossimo in una televendita in cui verranno premiate le prime 10 telefonate! L’impressione è che l’erogazione del reddito di libertà sia uno specchietto per le allodole, una corsa ad ostacoli ove a rimetterci saranno nuovamente le donne. Un aiuto può considerarsi tale solo se per ottenerlo non occorre affrontare una gara di resistenza. By Sara Astorino, legale, consulente Aduc

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Nuove regole per proteggere maggiormente le vittime di incidenti stradali

Posted by fidest press agency su giovedì, 28 ottobre 2021

La legislazione, approvata in via definitiva, protegge le vittime di incidenti a prescindere dal fatto che si verifichino nel loro paese di residenza o altrove nell’UE. Le nuove norme puntano a colmare le lacune esistenti e a migliorare l’attuale direttiva UE sull’assicurazione auto.Il testo è stato approvato con 689 voti favorevoli, 3 contrari e 4 astensioni.I negoziatori di Parlamento e Consiglio, che avevano concordato il testo in via provvisoria il 22 giugno, hanno voluto assicurarsi che le persone che rimangono coinvolte in un incidente stradale siano risarcite anche nel caso la compagnia di assicurazione dovesse andare in bancarotta.Inoltre, le nuove “attestazioni di sinistralità pregressa” omogenee a livello UE eviteranno discriminazioni quando un assicurato si sposta da un paese dell’UE all’altro. I cittadini potranno anche comparare più facilmente i prezzi, le tariffe e la copertura offerti dai diversi fornitori grazie a nuovi strumenti di comparazione gratuiti e indipendenti.Per garantire lo stesso livello di protezione minima alle vittime di incidenti, nel testo vengono armonizzati gli importi minimi obbligatori di copertura in tutta l’UE (salvo importi maggiori di garanzia eventualmente prescritti dagli Stati membri): •nel caso di danni alle persone: 6 450 000 euro per sinistro, indipendentemente dal numero delle persone lese, o 1 300 000 EUR per persona lesa; •nel caso di danno alle cose, 1 300 000 EUR per sinistro, indipendentemente dal numero delle persone lese. Per evitare un eccesso di regolamentazione, l’aggiornamento normativo esclude dagli obblighi assicurativi i veicoli con una velocità inferiore ai 14 km/h (come i trattori da giardino e i monopattini per la mobilità cittadina) e le biciclette elettriche. Anche i veicoli destinati esclusivamente agli sport motoristici sono esclusi dalla direttiva. La legge dovrà ora essere adottata formalmente dal Consiglio e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea. Gli Stati membri disporranno di 24 mesi per recepire la direttiva aggiornata nel diritto nazionale.

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Proteggere le vittime della violenza del partner nelle battaglie per la custodia

Posted by fidest press agency su lunedì, 11 ottobre 2021

Bruxelles. In una risoluzione adottata mercoledì con 510 voti a favore, 31 contro e 141 astensioni, i deputati del parlamento europeo chiedono misure urgenti per proteggere le vittime della violenza del partner nelle cause per l’affidamento dei figli. Il testo sottolinea l’aumento della violenza coniugale durante la pandemia e la difficoltà di accesso per le vittime ai servizi di supporto e alla giustizia. Si ribadisce inoltre la richiesta del Parlamento di aggiungere la “violenza di genere” alle aree di reato elencate nei Trattati UE.Sottolineando il numero allarmante di femminicidi e infanticidi che avvengono dopo che le donne denunciano casi di violenza di genere, i deputati sottolineano che la protezione delle donne e dei bambini, e l’interesse superiore del bambino, devono avere la precedenza su altri criteri quando si stabiliscono gli accordi per la custodia dei minori e i diritti di visita.Quando si esaminano i casi di affidamento, il bambino deve anche avere la possibilità di essere ascoltato e, nei casi in cui si sospetta la violenza del partner intimo, le udienze devono essere condotte da professionisti formati in un ambiente a misura di bambino. I bambini che hanno assistito alla violenza domestica dovrebbero essere riconosciuti come vittime della violenza di genere e ricevere una migliore protezione legale e un sostegno psicologico, dicono i deputati.Il testo sottolinea che avere un reddito adeguato e l’indipendenza economica sono fattori chiave per permettere alle donne di lasciare le relazioni violente. I deputati chiedono agli Stati membri di proteggere e aiutare le vittime a raggiungere l’indipendenza finanziaria attraverso, tra l’altro, l’accesso ad alloggi dedicati, servizi sanitari, trasporto e sostegno psicologico. L’accesso a un’adeguata protezione legale, a udienze efficaci, a ordini restrittivi, a rifugi, a consulenze e a fondi per le vittime dovrebbe inoltre essere garantito.

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Prima giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid

Posted by fidest press agency su mercoledì, 10 marzo 2021

Alle 12:00 di giovedì 18 marzo 2021 – in concomitanza con la prima giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid – la cerimonia di posa di un tiglio adulto, proveniente dal Comune virtuoso di Biccari, piccolo borgo sui Monti Dauni in provincia di Foggia, inaugura ufficialmente il Bosco della Memoria, iniziativa con cui l’amministrazione comunale di Bergamo, adottando il progetto pensato dall’Associazione Comuni Virtuosi, intende creare al Parco della Trucca un luogo vivo e partecipato per contrapporre a una tragedia immane un’immagine di speranza e di futuro. A quella dalla prima pianta, sarà inoltre aggiunta la piantumazione di 100 tra alberi e arbusti, sorta di anticipazione del Bosco nella sua forma definitiva.
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi, il sindaco Giorgio Gori, la presidente e il coordinatore dell’Associazione Comuni Virtuosi, Elena Carletti e Marco Boschini, insieme ai progettisti Paola Cavallini e Roberto Reggiani, rispettivamente architetto e agronomo, presenzieranno alla nascita di un nuovo polmone, che è anche un cuore e un’anima, nell’area verde prossima al “Papa Giovanni XXIII”, presidio sanitario più coinvolto nella lotta al virus durante la prima ondata e ancora oggi impegnato nella battaglia.
L’intervento – sostenuto anche dalla campagna di crowdfunding già attiva sulla piattaforma Produzioni dal Basso – prevede, entro l’autunno del 2021, la piantumazione complessiva di circa 750 tra alberi e arbusti. All’interno delle isole alberate, verranno realizzati camminamenti e sedute pensati come luoghi di raccoglimento ma anche come futuro spazio di eventi e iniziative di valorizzazione del bosco.Definito dal sindaco Giorgio Gori un’oasi di comunità nella città più colpita dalla prima ondata della pandemia, il Bosco della Memoria mira a superare l’apparenza statica del monumento con l’aura espansiva di uno spazio che cresce e respira, diventando un punto di riferimento per le famiglie, per il mondo della scuola e per tutti i cittadini. Come ha avuto modo di sottolineare Francesco Guccini, dando pieno sostegno al progetto, «piantare un albero è sempre un’idea eccezionale». Un’idea che potrà essere condivisa dalle realtà associative che contribuiranno alla gestione di un luogo abitato da alberi – e quindi, appunto, da idee – per dare forma a quella dimensione di socializzazione che rappresenta una reazione potentissima all’isolamento imposto dalla pandemia. Il valore e l’importanza dell’intervento sono inoltre ribaditi da Beppe Carletti dei Nomadi, che si aggiungono ai testimonial della campagna: «Piantare un albero, creare un bosco, per ricordare il dramma del Covid-19 è un’iniziativa meravigliosa. L’albero come simbolo della crescita e della vita sarà un elemento eterno che ci ricondurrà sempre alla memoria di quelle persone che purtroppo non ci sono più. La scelta di Bergamo colpisce direttamente i miei affetti, un legame profondo mi lega a questa città, dove, purtroppo, ha perso la vita, causa Covid, una nostra carissima amica infermiera. A Bergamo, i Nomadi hanno tantissimi fan e un lungo rapporto di amicizia ci lega all’Atalanta e alla figura di Emiliano Mondonico. L’albero riporta la mia mente ai dipinti di Augusto. Per me è un grande onore poter sostenere questo progetto».

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In libreria “Vittime di violenza: storie di ordinaria quotidianità” di Elisa Caponetti

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 febbraio 2021

Quello della violenza è un problema reale, che, però, solo in tempi recenti ha acquistato dignità giuridica. Ma che cos’è, esattamente, la violenza? Come si espleta? Come si contrasta? Come si può intervenire onde evitare una tragica deriva? Quali sono i comportamenti da adottare nei confronti delle vittime? E nei confronti dei carnefici? Il testo di Elisa Caponetti, nel rispondere a queste domande e attingendo ai fondamentali contributi dell’Avv. Maria Letizia Sassi e del Questore Ricifari, offre notevoli spunti di riflessione e importanti testimonianze, intese, in particolare, a comprendere che cosa spinga tante donne e uomini a non denunciare e come si possa fare prevenzione in un ambito così complesso. Elisa Caponetti è laureata in Psicologia e specializzata in Psicoterapia di Coppia e Familiare. Da sempre appassionata alla Psicologia Giuridica e alla Criminologia, per questo ha arricchito il suo percorso di studi coltivando una formazione integrata su più livelli e dando ampissimo spazio alla propria preparazione e maturazione professionale. Tantissimi sono gli studi specialistici, i corsi di formazione effettuati e i master, consapevole che per poter garantire un livello di professionalità elevata, sono estremamente importanti l’aggiornamento e la formazione costante. La solidità del sapere e della conoscenza sono elementi imprescindibili. Svolge l’attività di Consulente Tecnico d’Ufficio e Perito del Tribunale. È Consulente Tecnico di Parte nei procedimenti Civili, Penali e Minorili. Pratica attività di Psicoterapia rivolta ad adulti, coppie e famiglie. Nel corso della sua carriera ho svolto diversi incarichi Istituzionali e collaborato con la Polizia di Stato. Ha effettuato interventi volti alla tutela, cura e riabilitazione psichica dei minori vittime di maltrattamenti ed abusi. L’impegno costante nel percorso lavorativo le ha permesso di sviluppare e incentivare competenze specialistiche di elevato e rigoroso profilo scientifico. Cerca costantemente di tutelare e promuovere la professione dello Psicologo, salvaguardandone la specificità e la qualità della carriera. Contribuisce dinamicamente al dibattito scientifico italiano sui diversi temi della psicologia, sia attraverso pubblicazioni che organizzando convegni e giornate di studio, cercando di promuovere e diffondere una maggiore cultura della professione, convinta della necessità di un confronto tra Colleghi e consapevole del valore aggiunto che da ciò ne consegue. Da tantissimi anni è ospite dei più importanti programmi su tv nazionali (Rai, Mediaset, La7, Sky) e radio. Listino: € 13,90Editore: Albatros Collana: Nuove Voci I Saggi Pagine: 144

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A Milano nascerà un parco di aceri rossi dedicato alle vittime italiane del Covid 19

Posted by fidest press agency su domenica, 13 dicembre 2020

Lo ha stabilito il Consiglio comunale che ha approvato l’ordine del giorno che ho proposto insieme al collega Sollazzo” dichiara Andrea Mascaretti Capogruppo FdI Palazzo Marino “un progetto per non dimenticare coloro che abbiamo perso a causa di questa terribile pandemia. Un progetto che ha anche un grande valore per l’ambiente poiché verrà realizzato un nuovo parco con decine di migliaia di alberi che lasceremo in eredità alle future generazioni. Nel parco dedicato alle vittime del Covid saranno piantati aceri rossi in ricordo di ognuna delle vittime di tutta Italia e i vialetti saranno intitolati a medici, infermieri, operatori sanitari, ma anche tassisti e dipendenti comunali deceduti sul lavoro a causa della pandemia. Nel parco troverà posto anche una grande stele con l’incisione di tutti i nomi di coloro che il covid ci ha portato via. Milano avrà un parco dal forte valore simbolico e sarà, per quanto risulta, unico al mondo” – precisa Andrea Mascaretti -. “è un grande risultato del quale vado orgoglioso. Ringrazio l’intero Consiglio Comunale di Milano per averlo approvato”

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Guerra in Afghanistan: Tra le vittime molti minori

Posted by fidest press agency su domenica, 1 novembre 2020

“La guerra in Afghanistan ha ucciso almeno 553 bambini finora nel 2020. Più di 1.295 minori sono stati feriti e molti di loro hanno ferite di cui porteranno i segni per la vita. È positivo che quest’anno ci sia stata un’apparente riduzione dei decessi, ma l’Afghanistan è ancora uno dei posti peggiori al mondo in cui essere un bambino”. Cosi Chris Nyamandi, Direttore di Save the Children in Afghanistan, commenta i nuovi dati delle Nazioni Unite, secondo i quali quest’anno nel conflitto afghano sono stati uccisi o mutilati quasi 1.900 bambini. Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, è allarmata e sconvolta da questi dati, che seguono una serie di recenti attacchi a civili come l’attentato suicida di sabato fuori da un centro educativo a Kabul, che ha ucciso almeno 24 persone e ne ha ferite dozzine. Tra il 1 ° gennaio e il 30 settembre 2020, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan ha documentato 5.939 vittime civili, di cui 1.848 (553 uccisi e 1.295 feriti) erano bambini, quasi un terzo di tutte le vittime.Il numero totale di vittime civili ha segnato una riduzione del 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno ed è la prima volta in cinque anni che l’UNAMA ha registrato meno di 2.000 vittime di minori nei primi nove mesi dell’anno.“Questa spaventosa perdita di vite umane e queste lesioni sono gravi e fungono da forte promemoria del pesante tributo che il conflitto continua a far pagare agli innocenti. Anche scuole e ospedali sono stati danneggiati o distrutti nel conflitto, insegnanti e personale medico sono stati uccisi. Ciò ha avuto un profondo impatto su un’intera generazione di giovani che hanno sempre conosciuto la guerra e la cui istruzione è stata rovinata” ha dichiarato Chris Nyamandi, Direttore di Save the Children in Afghanistan.“Quando scoppiano i combattimenti, nessun posto è sicuro nel nostro villaggio, ma casa è comunque meglio che fuori. Ci nascondiamo negli angoli delle stanze” ha detto a Save the Children una ragazza di 14 anni nel distretto di Saayad, Sar-e-Pul Afghanistan.“Chiediamo a tutte le parti in conflitto di concordare un accordo di pace duraturo in modo che le future generazioni di bambini possano crescere in un paese libero dalla paura della violenza, della morte e delle lesioni. Questo è anche un campanello d’allarme per la comunità internazionale per continuare a investire nel futuro dell’Afghanistan e contribuire a preservare i fragili guadagni nell’istruzione e nella sanità degli ultimi decenni” ha concluso Chris Nyamandi.

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Afghanistan: nel corso dell’anno un terzo delle vittime civili sono bambini

Posted by fidest press agency su domenica, 2 agosto 2020

“I bambini stanno pagando un tremendo tributo al conflitto in Afghanistan: da gennaio, infatti, almeno 340 di loro hanno perso la vita. Più di 700 sono stati feriti, molti con lesioni invalidanti come amputazioni o traumi cranici, per non parlare delle conseguenze dello stress post-traumatico, invisibili ma ugualmente dannose di cui soffrono molti dei più piccoli” ha dichiarato Milan Dinic, Direttore di Save the Children in Afghanistan, a seguito della pubblicazione del rapporto di metà anno delle Nazioni Unite sulla protezione dei civili nei conflitti armati sull’Afghanistan. Il conflitto in Afghanistan rimane uno dei più pericolosi per i bambini, che rappresentano il 31% del totale delle vittime civili. “Questi ultimi mesi sono stati tra i più letali degli ultimi tempi, con un picco nel numero di attacchi che hanno ucciso o ferito civili. In un momento in cui l’Afghanistan dovrebbe concentrarsi sull’epidemia COVID-19 e sui suoi effetti devastanti sull’economia e sui mezzi di sussistenza di milioni di persone, l’estrema violenza sta causando indicibili disagi e impedendo ai bambini di accedere all’istruzione, all’assistenza sanitaria e ad altri servizi fondamentali. Gli attacchi ai civili, in particolare ai bambini, non possono mai essere tollerati. Non solo uccidono e feriscono persone innocenti, ma hanno anche un impatto a lungo termine sullo sviluppo fisico, emotivo e mentale dei bambini” ha proseguito Milan Dinic. “Save the Children” ha concluso Milan Dinic “condanna tutti gli attacchi ai civili e invita tutte le parti in Afghanistan a fare tutto il possibile per proteggere i bambini”.

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Spagna: Sassoli rende omaggio alle vittime del Covid-19

Posted by fidest press agency su mercoledì, 15 luglio 2020

Giovedì 16 luglio, il Presidente Sassoli parteciperà alla cerimonia di Stato presieduta dal re Filippo VI in memoria delle vittime di Covid-19. La commemorazione su iniziativa del governo spagnolo, vedrà la partecipazione delle principali cariche istituzioni statali e dell’Unione Europea.
Al suo arrivo a Madrid, oggi 15 luglio, il Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, incontrerà la Presidente del Congresso dei Deputati, Meritxell Batet. Sassoli si recherà poi alla Chiesa di San Antón, sede centrale della ONG Mensajeros de la Paz (Messaggeri della Pace). Qui accompagnato da Padre Angel, Presidente della ONG, Sassoli visiterà gli edifici e incontrerà i senzatetto che vivono nella chiesa e i volontari che prestano servizio.
Giovedì mattina, Sassoli incontrerà il secondo vicepresidente del Governo, Pablo Iglesias. Infine il Presidente del Parlamento europeo parteciperà ai funerali di Stato che verranno celebrati in memoria di tutti coloro che sono morti a causa della pandemia e come simbolo di solidarietà con le loro famiglie e in riconoscimento del lavoro svolto dai professionisti che hanno prestato servizio, rischiando quotidianamente la vita nella lotta contro il virus.

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Dalla Basilica di Santa Rita, due giorni dedicati alle vittime del Coronavirus

Posted by fidest press agency su sabato, 2 Maggio 2020

monastero_santaritadacascia“Ogni giorno, in questi difficili mesi – ricorda la Priora del Monastero Santa Rita, Suor Maria Rosa Bernardinis – coloro che sono morti a causa del Coronavirus, sono nei nostri cuori. Per loro ci rivolgiamo a Gesù, che è venuto tra noi proprio per sconfiggere la morte ed insieme a lui diffondiamo la speranza di un’altra vita, migliore, che ci attende. Ci sentiamo vicine alle loro famiglie, per le quali preghiamo ancor più intensamente, facendoci tramite delle intenzioni che portano nel cuore per i loro cari saliti al cielo. Chiediamo al Signore che possano trovare la pace per non aver potuto stringersi ai loro cari nel momento della morte e accompagnarli attraverso il rito funebre. Per questo, abbiamo voluto creare due iniziative volte a sostenere le famiglie nel dolore, da lontano, ma facendoci vicine nel cuore e nella preghiera. Nella IMG_0738nostra richiesta di intercessione a Santa Rita, a lei che ha superato ogni dolore con l’amore di Cristo nel cuore, quotidianamente portiamo anche tutti coloro che soffrono per il virus. Dobbiamo tutti farci famiglia di fronte alla sofferenza, perciò ci uniamo alla preghiera del Santo Padre per un’Europa unita e per proseguire come veri fratelli e sorelle”.
Domani, domenica 3 maggio, anche l’appuntamento con la Santa Messa celebrata alle ore 17.00 dai padri agostiniani, viene intitolato in suffragio di tutti i defunti del Coronavirus. Trasmessa in diretta streaming dalla Basilica di Santa Rita di Cascia sul canale You Tube del monastero, alla celebrazione possono unirsi virtualmente tutti coloro che vogliono pregare per le anime dei defunti, affinché siano accolte alla gloria del Regno dei Cieli, e per le loro famiglie. (foto copyright Monastero santa Rita)

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E’ crescente il numero degli sfollati e vittime civili nel Myanmar occidentale

Posted by fidest press agency su lunedì, 30 marzo 2020

L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, esprime preoccupazione per il crescente numero di vittime civili e sfollati causato dalla più recente escalation degli scontri nel Myanmar occidentale.Secondo le testimonianze più recenti, sarebbero almeno 21 i civili che hanno perso la vita in seguito a una serie di attacchi condotti all’inizio del mese ai danni dei loro villaggi lungo il confine tra gli Stati di Rakhine e di Chin, in Myanmar. Le perdite frequentemente registrate tra la popolazione civile mettono in evidenza l’elevato costo in termini di vite umane e il forte impatto sulle comunità locali di un conflitto senza fine. Gli scontri tra le Forze armate del Myanmar e l’Esercito Arakan sono proseguiti da quando, a fine 2018, le tensioni si sono inasprite. A partire da febbraio di quest’anno, è stato osservato un netto aumento del numero di vittime civili.L’UNHCR ribadisce i suoi appelli a tutte le parti in conflitto nel Myanmar occidentale affinché garantiscano protezione alla popolazione e alle infrastrutture civili. L’UNHCR si unisce all’appello lanciato questa settimana dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, a tutte le parti in guerra nel mondo a cessare le ostilità a sostegno della più urgente lotta comune contro la pandemia di COVID-19. I civili che si trovano in aree devastate dal conflitto, in particolare gli sfollati, sono particolarmente vulnerabili in questa emergenza sanitaria globale.
Le autorità del Myanmar stimano che, alla data del 16 marzo, fossero oltre 61.000 i nuovi sfollati nello Stato di Rakhine, cifra che rappresenta un aumento di circa 10.000 persone rispetto al mese precedente. Queste hanno trovato riparo in 133 siti differenti. Altre 4.800 persone si trovano sfollate nello Stato di Chin, in 34 siti diversi.Quest’ultima ondata di persone in fuga si è andata a sommare alle oltre 130.000 persone già sfollate nello Stato di Rakhine, la maggior parte delle quali sono rohingya, in tale condizione dal 2012. È probabile che il numero di persone interessate dal conflitto sia notevolmente più elevato, considerato che i movimenti di popolazioni non si sono fermati e che presso alcuni insediamenti si registrano con frequenza nuovi arrivi.Le famiglie costrette a fuggire hanno cercato riparo, ove possibile, nei villaggi e nelle comunità confinanti. Si rifugiano principalmente in edifici religiosi, scuole o presso famiglie locali. Nelle aree remote, le persone colpite dagli scontri stanno costruendo alloggi di bambù e teli impermeabili nei pressi delle risaie.Alcune famiglie sfollate hanno riferito al personale dell’UNHCR impegnato sul campo di aver bisogno con urgenza di cibo, riparo, acqua, servizi igienico-sanitari e articoli per l’igiene. Esprimono preoccupazione anche per la mancanza di servizi essenziali quali l’assistenza sanitaria e l’istruzione per i propri figli. Le famiglie non hanno più accesso ai mezzi di sostentamento e dipendono in misura sempre maggiore dagli aiuti umanitari. Il ritorno nelle aree di origine è ostacolato dal perdurare degli scontri. Il piazzamento di nuovi ordigni esplosivi improvvisati e mine antiuomo espone a rischi ulteriori. Inoltre, è quasi impossibile accedere a informazioni cruciali e affidabili, data l’interruzione della linea internet in nove municipalità dello Stato di Rakhine. In risposta alle esigenze più urgenti, l’UNHCR e i suoi partner, insieme alle autorità locali e agli attori umanitari, da aprile 2019 hanno assicurato assistenza di emergenza e protezione a quasi 57.000 sfollati e alle comunità di accoglienza nello Stato di Rakhine e nelle regioni meridionali dello Stato di Chin. Gli aiuti prevedono la distribuzione di materiali per gli alloggi come teli impermeabili, nonché beni di prima necessità quali indumenti, lampade a energia solare, coperte, materassi e articoli da cucina.
In tutto il Myanmar, sono oltre 312.000 le persone sfollate, la maggior parte negli Stati di Rakhine, Kachin, in quelli settentrionali di Shan, nonché nella regione sudorientale del Paese.

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Manovra: ricompensa a utenti ‘vittime’ bollette pazze

Posted by fidest press agency su domenica, 15 dicembre 2019

Un emendamento alla manovra prevede che chi riceve bollette pazze per luce, gas, acqua, servizi telefonici, oltre al rimborso delle somme eventualmente versate, avrà diritto a ricevere anche una somma pari al 10% dell’ammontare contestato e non dovuto e, comunque, per un importo non inferiore a 100 euro.”Magnifico! Ottima notizia! Finalmente un provvedimento dalla parte dei consumatori, che mira a risarcirli in modo automatico a fronte dei tanti disservizi, disagi, soprusi, pratiche commerciali scorrette ed aggressive perpetuate dai diversi fornitori di servizi essenziali, come luce e gas” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Speriamo che si inserisca in manovra anche l’emendamento che prevede l’obbligo per le compagnie telefoniche di rimborsare immediatamente i clienti per la nota questione delle bollette da 28 giorni, così da chiudere definitivamente questa vergognosa ed imbarazzante vicenda che si trascina da fin troppi mesi” conclude Dona.

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Violenze nel nord-est della Siria: bambini le prime vittime

Posted by fidest press agency su venerdì, 25 ottobre 2019

Più di 74.000 bambini sono stati costretti a fuggire dalle loro abitazioni e ora si ritrovano a vivere dentro le scuole, in edifici abbandonati o in tende provvisorie allestite nei campi aperti. Migliaia di sfollati, sottolinea Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – in questo momento hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria, come cibo, acqua pulita e rifugi. “Nei cinque principali campi per sfollati, persone di decine di nazionalità diversa, tra cui siriani, iracheni e altri, dipendono già quasi interamente dagli aiuti umanitari – spiega Sonia Khush, Direttrice degli interventi di Save the Children in Siria – Nelle ultime due settimane, in alcuni di questi campi stanno confluendo ulteriori sfollati, il che mette ancor più a dura prova le popolazioni che vivono già in condizioni precarie, con pochissime risorse. Per evitare una crisi umanitaria su vasta scala, oltre a una cessazione duratura delle ostilità è quindi fondamentale che i civili e gli operatori umanitari possano spostarsi senza alcun ostacolo”. “Siamo fuggiti per scampare agli attacchi aerei e ai bombardamenti. Gli aeroplani volavano in cerchio, e non potevamo fare altro che scappare per salvare le nostre vite. Mia suocera è stata ferita, mentre mio cognato, mio nipote e mio cugino risultano dispersi. Abbiamo dei bambini piccoli con noi e abbiamo dovuto lasciarci tutto alle spalle pur di mettere in salvo la nostra vita e quella dei nostri figli. Siamo fuggiti a piedi nudi con solo i nostri vestiti addosso e ora siamo qui senza niente: non abbiamo né cibo né niente e non sappiamo cosa fare”, è la testimonianza di Shahad*, 30 anni, che ora vive in una scuola ad Al Hassakeh. Nell’ambito dei suoi interventi per rispondere all’emergenza in Siria, Save the Children ha finora distribuito oltre 200 kit di prima necessità, con vestiario, materassi e coperte, circa 440 razioni alimentari e più di 2.000 confezioni di cibo già pronto per esser consumato.

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Codice Rosso: in un volume tutte le norme e le sanzioni per prevenire le violenze e tutelare le vittime

Posted by fidest press agency su giovedì, 12 settembre 2019

Un ‘codice rosso’, in sanità, identifica un caso a rischio. Per trattarlo con precedenza su tutti gli altri. Con lo stesso intento, cioè assicurare la priorità di trattamento e la massima tutela alle vittime di violenza, anche indirette (ad esempio orfani per crimini domestici), è nato il “Codice Rosso”, la legge approvata il 29 luglio 2019 dal Parlamento per rafforzare la tutela delle vittime dei reati di violenza domestica e di genere.A partire dalle nuove norme, che inevitabilmente invitano a riflettere su un drammatico e sempre più preoccupante fenomeno sociale, è stato redatto – ed è disponibile da oggi libreria – “CODICE ROSSO, La tutela delle vittime dopo la legge 19 luglio 2019, n. 69”, curato da Valerio de Gioia, Giudice Penale specializzato nei reati contro i soggetti vulnerabili e da Gian Ettore Gassani, Avvocato Cassazionista, presidente nazionale dell’Associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani. Il volume, edito da La Tribuna, riunisce tutte le disposizioni – civilistiche, penalistiche, sostanziali e processuali – attualmente in vigore e utili a prevenire la violenza di genere e che possono presentarsi nelle relazioni familiari e affettive.Gli autori, partendo dalla legge del 19 luglio 2019 in vigore dal 9 agosto e a fronte del numero crescente di violenze nelle relazioni domestiche rivolte in particolare alle donne, hanno riunito le disposizioni che vanno dall’ammonimento all’allontanamento dalla casa familiare, hanno raccolto le norme che disciplinano la separazione e il divorzio o la cessazione delle convivenze o delle unioni civili e quelle nate per sanzionare, comprese quelle che puniscono il cosiddetto revenge porn e l’omicidio di identità.
Valerio de Gioia e Gian Ettore Gassani hanno inoltre scelto di inserire nel volume tutte le disposizioni in tema di pari opportunità e di tutela della maternità: “Il fenomeno della violenza familiare talvolta affonda le sue radici in una mentalità retrograda, che colloca la donna in una posizione di subordinazione”, affermano gli autori. Gli ultimi dati ISTAT confermano purtroppo la diffusione di una situazione preoccupante in tutto il Paese: quasi 7 milioni di donne italiane dai 16 ai 70 anni hanno subito almeno una volta nella vita una forma di violenza (20,2% violenza fisica, 21% violenza sessuale con casi nel 5,4% di violenze sessuali gravi, come stupro e tentato stupro). I numeri sono ancora più sconvolgenti se si considera che a praticare le violenze siano stati partner o ex partner.

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Gli ebrei le vittime ideali del furore antisemita

Posted by fidest press agency su mercoledì, 28 agosto 2019

Il nuovo nazionalismo, secondo Maurras, aveva bisogno di un nemico interno visibile e l’antisemitismo in Germania, più dell’anticomunismo, rappresentava l’agnello sacrificale ideale. Hitler n’era conscio anche perché avrebbe potuto rendere un favore ai grossi interessi industriali e manovrieri della classe dirigente tedesca la quale mal digeriva l’accesso alle leve di comando, finanziarie, economiche e politiche degli ebrei.
La domanda, a questo riguardo, che spunta naturale è il chiedermi perché questi poteri occulti, che reggevano le sorti del mondo economico tedesco, avevano pensato ad Hitler? Un pittore mancato, un fallito negli studi, un semplice caporale nell’esercito imperiale tedesco, durante la prima guerra mondiale, un fannullone che non aveva mai voluto esercitare un mestiere regolare, come poteva diventare un capo capace d’imporsi come dittatore?
Eppure aveva straordinarie attitudini. Era un oratore trascinatore e agitatore di folle, un regista d’enormi e accuratissime messe in scena, un abile stratega politico e diplomatico e persino un “genio militare” almeno fino alla campagna di Russia. Il suo irrazionalismo, spinto fino alla follia, e l’astuzia freddamente coltivata, costituivano la miscela che lo rendeva organicamente grande. Tuttavia non sarebbe mai giunto al potere senza l’appoggio interessato delle classi dominanti. Vinse la sua battaglia elettorale con 14 milioni di voti, pari al 37% del suffragio complessivo e il suo partito divenne maggioranza grazie alla divisione degli altri.
Oltre alla classe dominante aveva dalla sua i ceti medi proletarizzati dall’inflazione, i sette milioni di disoccupati della grande crisi economica e, sul piano internazionale, poteva contare sull’anticomunismo delle classi dominanti, le divergenze correnti tra le democrazie, il neo-pacifismo e l’anacronismo della divisione del vecchio continente in stati nazionali. Su questo vuoto egli riuscì ad inserirsi e a diventare la lunga mano di un atroce destino per tutta l’umanità.
In Hitler riecheggiava la voglia di riscatto da parte di quella classe borghese e della nobiltà industriale che uscirono malconce dalla prima guerra mondiale. In lui vi era la consapevolezza d’essere l’unico uomo capace di restituire all’Europa il suo primato nel mondo. Così si formarono le coscienze verso quell’avventura bellica che ha segnato per sempre uno dei momenti più tristi per tutta l’umanità. Il tutto incominciò in una maniera quasi irreale. (Riccardo Alfonso)

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