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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 177

Archive for 9 novembre 2023

Studio di PGIM Investments: I Bond tornano nei radar dei collocatori

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

Il reddito fisso è ancora una volta al centro dell’attenzione degli asset allocator, lo mostra l’ultimo studio di PGIM Investments, condotto tra i selezionatori di fondi Europei e Asiatici che ha rivelato la forte domanda prevista per questa asset class nei prossimi 12 mesi. PGIM è il business di gestione patrimoniale globale di Prudential Financial, Inc. (NYSE: PRU), con sede negli Stati Uniti. Lo studio Gatekeeper Pulse® di PGIM Investments ha sondato i piani di allocazione, le attitudini di investimento e le preferenze dei gestori di 210 gatekeeper (selezionatori di fondi) del Regno Unito, dell’Europa continentale e dell’Asia presso grandi istituzioni finanziarie globali, tutti con un patrimonio in gestione di almeno 1 miliardo di dollari. Lo studio si proponeva di esplorare le questioni più importanti per i decisori da un miliardo di dollari nella selezione dei fondi.Lo studio mostra che la maggioranza dei selezionatori di fondi è leggermente pessimista sulle prospettive dell’economia globale e degli asset di rischio per il prossimo anno, e la maggior parte degli intervistati prevede un aumento della volatilità dei mercati azionari. Tuttavia, l’opinione rimane piuttosto variegata, come evidenziato dal fatto che più di un terzo dei fund selector prevede un’accelerazione della crescita globale.Nell’ambito del reddito fisso, la metà degli intervistati intende incrementare le posizioni in green bond e investment grade nel corso del prossimo anno, seguito dal debito sovrano con il 43% dei partecipanti. La principale differenza regionale tra gli allocatori riguarda il debito dei mercati emergenti (EMD), con il 51% dei gatekeeper asiatici che intende aumentare l’esposizione all’EMD, contro il 36% dei loro colleghi europei.Sebbene negli ultimi anni gli investitori siano stati messi a dura prova dalla crescente correlazione tra obbligazioni e azioni, più di due terzi dei gatekeeper ritengono che il reddito fisso reclamerà il suo ruolo di diversificatore di portafoglio rispetto alla volatilità delle azioni. Per quanto riguarda le ragioni principali del probabile aumento del posizionamento sul reddito fisso, i fund selector hanno citato le aspettative di un picco dei tassi di interesse e di un raffreddamento delle pressioni inflazionistiche.Matt Shafer, responsabile della distribuzione internazionale di PGIM Investments, comprende l’accresciuto ottimismo dei gatekeeper nei confronti del reddito fisso. “La rinascita del reddito fisso è innegabile e la domanda di questa asset class continua a crescere presso i nostri investitori”, afferma Shafer. Nell’ambito delle azioni, l’obiettivo principale per un aumento dell’allocazione del gatekeeper nei prossimi 12 mesi è l’azionario globale, con il 51%. I selezionatori sembrano anche più ottimisti nei confronti dell’azionario dei mercati emergenti (ex Cina), in precedenza poco amato, con il 44% che prevede di aumentare l’esposizione a questa regione diversificata.Come nel caso del reddito fisso, i gatekeeper sembrano avere una maggiore fiducia nei mercati locali, con il 65% dei fund selector asiatici destinati a incrementare le posizioni in azioni dell’Asia-Pacifico, mentre solo il 41% dei loro compatrioti europei prevede di aumentare le ponderazioni nella regione. I ruoli si invertono se si guarda ai titoli europei, con il 39% dei gatekeeper europei che probabilmente aumenterà le posizioni azionarie europee, mentre solo il 24% dei selezionatori asiatici dovrebbe farlo.Inoltre, mentre continuiamo a intraprendere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, le strategie azionarie allineate al tema delle soluzioni di carbonio stanno diventando sempre più diffuse. In questo caso, sette gatekeeper su 10 ritengono importante che i fondi incentrati sugli sforzi di decarbonizzazione globale rendano note le “emissioni evitate” delle partecipazioni, un’informazione che oggi rimane scarsa.Infine, il 16% dei gatekeeper prevede di aumentare gli impegni negli alternativi liquidi (liquid alternatives) nei prossimi 12 mesi. Nell’ambito di questa categoria, global macro, long-short equity e multi-alternative/multi-strategy sono le destinazioni preferite per ulteriori allocazioni. (abstract by http://www.verinieassociati.com)

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Capital Group: L’obiettivo di inflazione del 2% della Fed potrebbe essere raggiunto in anticipo

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

A cura di Jared Franz, Economista di Capital Group. L’ex Presidente della Federal Reserve Alan Greenspan sosteneva che l’inflazione è sotto controllo quando i consumatori non devono riflettere prima di effettuare un acquisto. Dopo venti mesi di ciclo di rialzi dei tassi da parte della Fed, le persone ancora riflettono prima di acquistare. I prezzi rimangono spiacevolmente alti, con l’Indice dei prezzi al consumo (IPC) degli Stati Uniti in aumento del 3,7% a settembre rispetto a un anno fa. Molti investitori temono che il tratto finale verso l’obiettivo di inflazione del 2% della Fed sarà impegnativo. Tuttavia, alcuni segnali indicano che i prezzi potrebbero diminuire sensibilmente e, il tanto atteso 2% di inflazione potrebbe essere raggiunto in anticipo. Ciò avviene in un momento in cui l’economia e i mercati del lavoro statunitensi continuano a essere in fermento, sfidando le previsioni di una recessione. Il quadro dell’inflazione oggi è molto diverso da quello del 2022 e il motivo è uno solo: gli affitti sono diminuiti. Qualunque sia la direzione verso cui si muovono gli affitti, l’inflazione finirà per seguirli. È quindi ragionevole che gli economisti partano dalle aspettative sugli affitti per prevedere l’IPC. In particolare, l’aumento degli affitti deve rallentare al 4% affinché la Fed abbia qualche possibilità di raggiungere il suo obiettivo. L’aumento post-pandemia degli affitti si è drammaticamente avvicinato a tale dato del 4%. Un’analisi della componente degli affitti dell’IPC statunitense mostra che l’aumento dei prezzi è rallentato a circa il 5,9% a settembre, rispetto al picco del 9,1% di giugno 2022. I dati sugli affitti forniti dalla società immobiliare Zillow, che misura gli affitti richiesti nei nuovi contratti di locazione, indicano un aumento ancora inferiore, pari al 3,2%. Possono essere necessari diversi mesi affinché gli affitti più bassi, rilevati da Zillow e da altri siti, confluiscano nell’IPC. Nonostante ciò, possono verificarsi alcuni sbalzi ma gli affitti stanno accelerando nella giusta direzione. Il fatto che l’inflazione si sia mantenuta al 3% indica che i prezzi di una serie di beni sono tornati a crescere. Questo scenario è meno probabile. Uno dei motivi è che le distorsioni dell’era pandemica, come la rapida crescita dell’offerta di moneta, o M2, hanno invertito la rotta. Questo indicatore di massa monetaria in circolazione è diminuito del 3,7%, passando da un picco di 21.700 miliardi di dollari a luglio 2022 a 20.900 miliardi di dollari ad agosto 2023. M2 comprende contanti, monete, depositi in conti correnti, conti di risparmio e fondi del mercato monetario. C’è molto meno denaro disponibile per il pagamento di beni e servizi, il che mi fa pensare che l’inflazione continuerà a scendere. È bene ricordare che l’obiettivo del 2% della Fed non è un obiettivo vincolante, bensì una media temporale annunciata dai funzionari senza troppa enfasi ad agosto 2020. Un’inflazione prossima all’obiettivo potrebbe contribuire a sostenere le azioni e le obbligazioni statunitensi. In passato, i rendimenti medi annui di azioni e obbligazioni sono stati positivi quando l’inflazione era compresa tra lo 0% e il 6%, con i rendimenti migliori per le azioni quando l’inflazione era compresa tra il 2% e il 3%. I risultati passati, ovviamente, non sono indicativi dei rendimenti futuri.Il conflitto tra Israele e Hamas è da tenere sotto controllo, in quanto un aumento sostenuto dei prezzi dell’energia potrebbe comportare un rischio al rialzo per le prospettive dell’inflazione. Tutto dipende dai consumatori statunitensi. Con un tasso di disoccupazione prossimo ai minimi degli ultimi 50 anni, pari al 3,8%, la recessione che è dietro l’angolo rimane inafferrabile perché i consumatori continuano a superare le cupe aspettative di crescita. I tassi elevati hanno raffreddato alcuni settori dell’economia, ma finora questo processo si è verificato in momenti diversi in vari settori. Di certo, il recente aumento dei tassi d’interesse a lungo termine ha sollevato questioni spinose sull’onere totale del debito pubblico e su quanto ancora i consumatori possano tenere in piedi l’economia.Al contempo, la spesa pubblica per alcuni settori, come quello degli industriali, continuerà ad alimentare la ripresa nei prossimi cinque anni. Alcuni aspetti dello stimolo dell’era pandemica potrebbero durare ben oltre tale finestra temporale. In breve, il governo statunitense continuerà probabilmente a sostenere l’economia creando domanda di beni e servizi. Ciò potrebbe contribuire a tenere sotto controllo i mercati del lavoro e lontana la recessione. La crescita occupazionale è stata robusta, con 336.000 posti di lavoro in più a settembre. Finché la crescita mensile dei posti di lavoro sarà superiore a 120.000, l’economia continuerà a mantenersi stabile. Non sono stato così ribassista sull’economia perché i mercati del lavoro hanno avuto un andamento molto positivo, e penso che gli Stati Uniti possano registrare una crescita del PIL del 2% nel prossimo anno. (abstract by http://www.verinieassociati.com)

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GAM: Mercato degli AT1 pronto alla fase della normalizzazione

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

A cura di Romain Miginiac, Head of Research per le strategie Credit Opportunities di GAM Investments. È raro che gli AT1 delle banche europee vengano svalutati, è accaduto solamente due volte finora, con Banco Popular nel 2017 e con Credit Suisse nel 2023. Il caso Credit Suisse ha diffuso la preoccupazione che gli AT1 potessero far riemergere i timori di perdita del capitale, oltre al rischio cedolare e, in ultima analisi, il rischio di estensione. Tali eventi hanno riacceso il dibattito sulla continuità e solidità finanziaria degli AT1, ovvero sulla capacità di questi strumenti di assorbire le perdite prima di un salvataggio finanziario (e potenzialmente prima degli azionisti). In pratica, le svalutazioni sono avvenute perché le autorità hanno esercitato i loro poteri (valutazione di fattibilità), per eventi di risoluzione effettiva o parziale, mentre il dibattito sulla gerarchia dei creditori è stato chiuso rapidamente nell’Unione Europea e nel Regno Unito. Considerata la capacità limitata delle autorità di imporre le perdite ai detentori di AT1 senza danneggiare gli azionisti, il rischio di continuità è sostanzialmente teorico (al di fuori della Svizzera). Per quanto si possa dire che il rischio cedolare è una possibile fonte di rischio di continuità, in pratica non è mai successo. Con uno spread superiore ai 500 p.b. (option-adjusted spread rispetto ai titoli del Tesoro) e un rendimento del 10% circa, è difficile trovare delle lacune negli AT1. Con un track record di circa dieci anni inizia a emergere uno scenario positivo sul fronte dei rischi nel mercato degli AT1, sebbene il 2023 abbia rappresentato un’eccezione.Paradossalmente, le banche europee hanno dimostrato di essere immuni ad alcune problematiche che devono invece affrontare i grandi istituti bancari statunitensi. Gli utili del 1° e del 2° trimestre hanno inoltre evidenziato un punto di forza delle banche europee, ovvero una robusta redditività. Dopo dieci anni con un ROE poco brillante rispetto alle controparti statunitensi, le banche europee oggi prevedono di realizzare una redditività del capitale più elevata.Il rischio di estensione è un altro tema in cui percezione e realtà non coincidono. Ciò è ancora più evidente considerato che il 2023 non sarà ricordato come un’eccezione: il 92% degli AT1 con la prima data di rimborso nel 2023 finora è stato rimborsato. Messo a confronto con il 94% circa nel lungo termine, ci porta a concludere che su 117 miliardi di dollari di AT1 che hanno raggiunto la prima data di rimborso dalla nascita di questo mercato, 109 miliardi di dollari sono stati rimborsati.In previsione del 2024, su circa 30 miliardi di dollari di AT1 da rimborsare, almeno l’80% dovrebbe essere rimborsato (secondo una stima conservativa), e molto probabilmente le obbligazioni rimborsate nel 2024 saranno più del 90%. In tale scenario, che prevede che le obbligazioni verranno rimborsate alla prima data di rimborso, il rischio di estensione previsto riflette invece prospettive poco positive. Circa il 70% degli AT1 è prezzato al valore perpetuo e ciò riflette il timore sulla capacità degli investitori di rifinanziare le obbligazioni.L’esperienza del 2023 conferma che i mancati rimborsi sono un’eccezione più che una regola. Per il 2024, tra gli AT1 che sono già stati prefinanziati, quelli che potrebbero essere sostituiti a un costo analogo o inferiore, buona parte delle richieste di rimborso sono al sicuro. Inoltre, se consideriamo che la maggior parte delle banche europee intende pagare un costo incrementale e che le banche sono in grado di procedere coi rimborsi senza rifinanziare attingendo al capitale in eccesso, l’incertezza sul fronte dei rimborsi è scarsa. A nostro giudizio, i CoCo AT1 restano interessanti, con un’evidente dislocazione tra fondamentali e valutazioni. Il catalizzatore rappresentato dallo “status quo”, utili robusti nel settore nei prossimi trimestri con obbligazioni rimborsate alla pari, lasciano presagire la normalizzazione degli spread. Gli investitori in AT1 beneficiano di un carry molto alto, mentre il potenziale di restringimento degli spread e di repricing al rimborso delle obbligazioni consente l’aumento dei prezzi, con un rendimento complessivo ragguardevole nei prossimi 12/24 mesi. (abstract by http://www.verinieassociati.com/)

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Robeco: Prospettive per il reddito fisso, i cicli di rialzo delle banche centrali sembrano volgere al termine

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

A cura di Michiel de Bruin, Head of Global Macro e Portfolio Manager di Robeco. Con la BCE e la Fed che hanno reso manifesta l’idea che i tassi abbiano raggiunto il picco per questo ciclo, i tassi front-end potrebbero trovare un po’ di sollievo dalla loro lenta ma costante tendenza al rialzo. Poiché la maggior parte dell’ulteriore inasprimento è ora attuato o scontato dai mercati, le valutazioni sono diventate sempre più interessanti. Il repricing delle aspettative sui tassi è stato particolarmente intenso negli Stati Uniti. Negli ultimi due mesi, il prezzo del contratto sui Fed funds di luglio 2024 è salito di 50 punti base al 5,20%, riflettendo la narrativa delle banche centrali “higher for longer”. In seguito al rialzo delle aspettative sui tassi Fed, i rendimenti dei Treasury a 2 e 10 anni sono tornati ai massimi pre-SVB, rispettivamente al 5,05% e al 4,30%. In Europa, i tassi front-end sono rimasti più stabili. I prezzi di mercato per il tasso principale della BCE a luglio del prossimo anno rimangono al 3,7%, simili ai livelli di inizio luglio di quest’anno. Dopo il rialzo “dovish” della riunione di settembre, non sono scontati altri rialzi, né tagli fino alla seconda metà del 2024.Oltre al rialzo dei tassi previsti, anche le aspettative di mercato sul tasso neutrale a lungo termine, espresso dall’OIS 5y5y, sono aumentate. Per l’USD e l’EUR sono attualmente valutate rispettivamente intorno al 3,6% e al 3,1%. Concordiamo sul fatto che i tassi neutrali a lungo termine siano stati probabilmente influenzati in una certa misura dalla pandemia, ma, a nostro avviso, il prezzo attuale dei rendimenti forward a lungo termine è piuttosto elevato. La pressione al rialzo dei rendimenti front-end nei trimestri precedenti è stata accompagnata da un’impennata ancora maggiore del decennale, probabilmente guidata sia da un sentiment positivo nei confronti del rischio che da un’inattesa impennata delle emissioni. Questi fattori combinati spiegano probabilmente il raro movimento di irripidimento visibile nelle curve dei Paesi sviluppati. Lo spread a 2-10 anni per i titoli di Stato tedeschi è salito di circa un quarto di punto percentuale, fino a un livello di -55 punti base. Per gli Stati Uniti, abbiamo assistito a un movimento simile, fino a un livello di -75 punti base. Di conseguenza, le inversioni della curva si sono moderate rispetto ai recenti picchi. Tuttavia, le valutazioni rimangono piuttosto interessanti da un punto di vista storico e rimaniamo posizionati per un ulteriore irripidimento in una serie di mercati, tra cui Canada e Nuova Zelanda. Per alcuni mercati specifici manteniamo una posizione di sottopeso sulla duration. Si tratta principalmente di mercati in cui vediamo le banche centrali ancora in forte ritardo rispetto al ciclo di inasprimento dei loro omologhi. La nostra posizione di maggior sottopeso rimane in Giappone, dove prevediamo un ulteriore aumento dei rendimenti a 7-10 anni, dato che la BoJ si sta orientando verso una politica più restrittiva. Per la Corea del Sud manteniamo un sottopeso più moderato, poiché riteniamo che il mercato stia attualmente sottovalutando l’ulteriore inasprimento necessario per contenere l’inflazione. Per quanto riguarda la politica monetaria australiana, manteniamo una visione simile e ci posizioniamo per un nuovo appiattimento della curva. Diversi mercati emergenti, come il Brasile e il Messico, hanno iniziato prima il ciclo di rialzi e il Brasile sta già iniziando a tagliare i tassi a causa del costante calo dell’inflazione. In questo caso deteniamo posizioni di duration modesta nelle obbligazioni locali, poiché questi Paesi sembrano ben posizionati per beneficiare di un prossimo ciclo di allentamento. Nel caso del Messico, abbiamo sfruttato il recente repricing dei rendimenti globali per aggiungere il nostro sovrappeso esistente.

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Prospettive di default nell’High Yield europeo

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

A cura di Tom Southon, Responsabile Ricerca High Yield, EMEA, di Columbia Threadneedle Investments. La nostra previsione per il tasso d’insolvenza dell’High Yield europeo (EHY) è dell’1,5% per i prossimi 12 mesi e del 3,9% per i prossimi 24 mesi (Figure 1 e 2). Tutto ciò a fronte di un tasso d’insolvenza del 3,4% in Europa negli ultimi 12 mesi (fino ad agosto 2023), secondo S&P, a seguito del picco del 6,9% toccato durante la pandemia da Covid-19. Moody’s calcola un tasso d’insolvenza cumulativo globale medio a lungo termine di 4,1% nell’arco di 12 mesi e dell’8,2% nel corso di 24 mesi. In particolare, Il tasso di default su 12 mesi per l’high yield europeo era pari al 2,08% a settembre 2023.La nostra previsione generale è oggi lievemente più alta rispetto a quando abbiamo pubblicato le nostre ultime stime ad aprile, in parte grazie al default del distributore al dettaglio Casino (non più incluso nelle nostre previsioni) e all’attività di rifinanziamento, in particolare degli emittenti con rating più elevati. In particolare, abbiamo potuto vedere il sostegno degli azionisti in diverse situazioni pubbliche e private, che ha facilitato l’attività di rifinanziamento o aiutato a ridurre in gran parte il rischio di rifinanziamento.Di contro, le prospettive per gli emittenti con rating più bassi hanno subito un deterioramento significativo; su queste società, oltre ai timori rispetto la sostenibilità della struttura patrimoniale, si va ad aggiungere oggi il peggioramento delle prospettive sugli utili nella maggior parte dei settori ciclici.

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Economia Usa: è ancora possibile un “atterraggio morbido”?

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

A cura di Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel. Crediamo che la Federal Reserve abbia tre possibili strade davanti a sè: optare per nuovi rialzi, tagliare i tassi oppure rimanere in attesa, come accaduto nella metà degli anni Novanta e per buona parte degli anni Dieci dei Duemila. I dati macroeconomici più recenti mostrano, accanto alla tradizionale “binarietà” del mercato obbligazionario, anche questo terzo scenario.Dopo il rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti pubblicato la scorsa settimana, che ha registrato 150.000 nuovi posti di lavoro, il mercato dei bond sembra incline a ritenere che il momento di un taglio dei tassi si stia avvicinando. Ampliando la prospettiva, però, si può notare come la media mobile a 3 mesi sia di 204.000 e quella a 6 mesi sia di 206.000 unità, per cui non ci sembra di cogliere alcun segnale di allarme sul mercato del lavoro.Qualcosa di simile è accaduto con le ultime previsioni preliminari di crescita del Pil statunitense rilasciate dalla Fed di Atlanta secondo il modello GDPNow. Nonostante si tratti di un’anticipazione delle stime ufficiali basata sui dati del trimestre in corso, il tasso di crescita dell’1,2% previsto per il 4° trimestre 2023 indica che l’economia crescerà comunque del 2,6% su base annuale, un dato molto al di sopra del trend. Per il prossimo semestre il nostro caso base è ancora quello di un “atterraggio morbido” (caratterizzato da inflazione contenuta e crescita costante), che starebbe a indicare una Fed in attesa, non ancora pronta a effettuare tagli dei tassi. Ciò che ci preme sottolineare è, tuttavia, il rischio del secondo scenario più probabile: un “no-landing”, con una crescita al di sopra del trend, ma un’inflazione ancora troppo vischiosa, che porterebbe la Fed, dopo una pausa, a tornare ad alzare i tassi. Al momento riteniamo che gli investitori non stiano considerando quest’ipotesi e, tanto meno, la stiano incorporando nelle loro valutazioni.

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Tassi, occupazione e petrolio: a cosa guardano i mercati

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

A cura di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm.La scorsa settimana l’attenzione dei mercati si è concentrata sui tassi di interesse, lasciati invariati sia dalla Federal Reserve statunitense che dalla Bank of England. Nonostante le mosse di entrambe le banche centrali fossero ampiamente previste, i mercati hanno reagito in modo piuttosto brusco, con il rendimento del decennale statunitense che è sceso di circa 40 punti base. Una reazione che può essere, in parte, ricondotta alle parole pronunciate dal presidente Powell nel corso della conferenza stampa post-riunione, che gli investitori hanno interpretato come il segnale di una fine ormai prossima del ciclo di rialzi dei tassi. I mercati hanno seguito con attenzione anche gli ultimi dati sull’occupazione negli Stati Uniti: il rapporto stilato mercoledì dall’agenzia di elaborazione delle buste paga ADP dipinge il quadro di un mercato del lavoro in rallentamento, una tesi supportata anche dai Non-Farm Payroll di venerdì 3 novembre, che registrano una leggera contrazione dei nuovi posti di lavoro e un lievissimo aumento della disoccupazione. Questi ultimi dati suggeriscono che la politica monetaria restrittiva della Fed potrebbe finalmente iniziare ad avere effetto, nonostante l’ultimo rapporto sul Pil Usa evidenzi una crescita economica ancora solida. Le ultime considerazioni riguardano l’entità di nuovo debito che il governo Usa sarebbe pronto ad emettere: il deficit di bilancio degli Stati Uniti è già piuttosto elevato in rapporto al PIL e si prevede crescerà ulteriormente, nonostante l’aumento del costo di emissione. L’attuale impasse politico rende inoltre difficile per il governo adottare le misure per la riduzione del deficit che pure sarebbero necessarie. Il Tesoro americano prevede un’emissione trimestrale di debito pari a 112 miliardi di dollari, una cifra inferiore alle aspettative di alcuni investitori che potrebbe aver contribuito all’impennata dei rendimenti a cui abbiamo assistito la scorsa settimana. Infine, mentre il conflitto in Medioriente non accenna ad esaurirsi, alcuni report mettono in evidenza quanto un peggioramento della situazione geopolitica potrebbe pesare sul prezzo del petrolio, che secondo la Banca Mondiale potrebbe arrivare a toccare i 150 dollari al barile in uno scenario di cosiddetta “grande perturbazione”. Considerando che negli ultimi vent’anni il prezzo del petrolio ha in diverse occasioni superato i 120 dollari al barile, queste stime non ci appaiono del tutto irrealistiche. Ancora più interessante è la questione del prezzo attuale del petrolio: oggi la quotazione del Brent è sostanzialmente sovrapponibile a quella del periodo precedente alla crisi in Israele. Diverse le ragioni che potrebbero essere alla base di questo fenomeno, tra cui il fatto che gli investitori petroliferi ritengono poco probabile un’escalation del conflitto. Ci auguriamo che questa interpretazione si dimostri corretta, ma occorrerà tenere monitorata da vicino la questione.

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Implicazioni dell’IA per gli investimenti

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

A cura di John Gladwyn, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management. Sebbene il mondo dell’intelligenza artificiale sia una vecchia conoscenza per la maggior parte degli attuali investitori, quest’ambito finora considerato territorio esclusivo delle facoltà di informatica è diventato un tema popolare. Tuttavia, nonostante il forte rally dei titoli tecnologici, la rivoluzione provocata dall’IA è ancora a uno stadio iniziale. I modelli fondamentali – reti neurali dell’IA addestrate su grandi quantità di dati – vedono crescere le proprie dimensioni, offrendo notevoli guadagni in termini di funzionalità a ogni iterazione. A tale proposito, sarà interessante vedere in che misura il nuovo modello Gemini di Google, il cui lancio è previsto a breve, migliorerà gli attuali modelli di linguaggio estesi (LLM).Per molti versi, l’esplosione di queste innovazioni ora in atto mostra somiglianze con l’ascesa di internet negli anni ’90, un fenomeno che è stato relativamente lento, in quanto ci è voluto tempo per sviluppare la connettività in tutto il mondo: nel 1990, infatti, solo lo 0,5% della popolazione mondiale era online, mentre oggi la maggior parte delle persone possiede uno smartphone e una connessione a Internet. Nel giro di due mesi ChatGPT aveva più utenti di quanti ne avesse internet nel 1996.Quali sono le opportunità? L’IA generativa è appena agli inizi, e negli anni a venire creerà opportunità in tutto l’universo degli investimenti nel digitale. Il fondatore di Microsoft Bill Gates ha ben colto l’importanza degli LLM: “Sapevo di aver appena assistito al più importante progresso tecnologico dopo l’interfaccia grafica”.Proprio come con l’ascesa di internet, al momento la maggior parte del denaro investito nell’IA è destinato alle infrastrutture: aziende come Google, Microsoft, Amazon, Meta e Tesla sono ancora limitate dalla disponibilità delle unità di elaborazione grafica (GPU) ad alte prestazioni, necessarie sia per l’addestramento dei modelli sia per l’inferenza. Riteniamo che in futuro, man mano che l’intelligenza di questi modelli di IA verrà estesa alle applicazioni, gli investimenti si allargheranno al di là della pura infrastruttura.La portata potenziale di queste applicazioni sembra quasi illimitata: sviluppo di nuovi farmaci e diagnostica, istruzione, arte, finanza… con il tempo l’IA trasformerà tutto, e ciò alimenterà, a propria volta, la domanda per altri settori tecnologici come software, hardware e semiconduttori.Al momento, il GitHub Copilot di Microsoft (generatore di codici) è uno dei casi d’utilizzo su grande scala dell’IA di maggior successo. Grazie all’uso di Copilot, le aziende di tutto il mondo segnalano un aumento dell’efficienza degli sviluppatori tra il 20 e il 40%, a un costo di circa 230 dollari all’anno per gli utenti aziendali, e si prevede che presto ci saranno funzionalità di questo tipo per ogni esigenza. Per quanto promettente nel lungo termine, la società di consulenza tecnologica Gartner ha recentemente espresso la sensazione di svariati interlocutori (e investitori) affermando che al momento l’IA generativa si trova al “picco delle aspettative esagerate”. È chiaro che siamo solo all’inizio di un altro importante cambiamento, destinato nel tempo a trasformare la maggior parte dei mercati tecnologici (e non solo). È stimolante vedere con quale rapidità le realtà imprenditoriali si stanno adeguando per beneficiare dell’IA. E noi non vediamo l’ora di scoprire i prodotti innovativi che definiranno questa nuova era.

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Tre titoli da monitorare nelle mid/small cap

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

A cura di Antonio Amendola, Senior Fund Manager, AcomeA SGR.Tendenzialmente le mid/small cap tendono ad anticipare le recessioni e, al contrario, a sovraperformare quando ormai la recessione è accertata. Il mercato ora le sta penalizzando molto più di quanto non meritino. Nonostante la recente sottoperformance, per cogliere le opportunità bisogna concentrarsi su quelle aziende che hanno superato le crisi e hanno la capacità di far fronte alle difficoltà guardando al futuro. Bisogna considerare i fondamentali, che al momento non riflettono le valutazioni in Borsa, partendo dalla cassa e dall’indebitamento. Reply, società inclusa nell’indice STAR, che si occupa di fornitura di servizi e consulenza, era arrivata a trattare anche sopra i 150-160 euro. Oggi ha una valutazione sotto i 90 euro, ma presenta una forte capacità di generare cassa. Sta cavalcando, inoltre, il tema dell’intelligenza artificiale, che ha portato gli investitori a puntare sui competitor americani ed europei. La sua sottoperformance è legata, soprattutto, a motivi tecnici. In questo caso, ai deflussi dai PIR. Era una delle società maggiormente presenti nei fondi e, per una questione di peso, è stata una delle più vendute nell’ultimo anno. Nel comparto industriale, un altro esempio è Biesse, sempre dell’indice STAR. Si occupa di macchine industriali per il taglio del legno e del vetro. È un titolo legato all’andamento del Capex e dei ciclici, ma con una particolarità: su una capitalizzazione di circa 270 milioni di euro, ha 90 milioni di cassa ed è molto attenta a preservare la marginalità. Nel caso di Biesse, c’è una discrepanza netta tra il prezzo di Borsa e il valore dell’azienda: se guardiamo le valutazioni, sono a livelli di stress; eppure, l’azienda è sana. Reply e Biesse sono due esempi di aziende che hanno tutte le caratteristiche di sovraperformare. Un altro esempio, nell’Euronext Growth Milan, è Azienda Bresciana Petroli Nocivelli, attiva nel facility management e costruzioni di grandi opere, quindi legata molto al Pnrr. Capitalizza circa 100 milioni di euro, ha circa 40 milioni di cassa e opera in un settore in fermento.

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I due fattori che hanno spinto al ribasso le mid/small cap

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

A cura di Antonio Amendola, Senior Fund Manager, AcomeA SGR.Il Ftse Mib espone l’investitore a pochi settori, soprattutto il finanziario, l’energetico, le utilities e le infrastrutture. Se cerchiamo diversificazione, occorre fare un po’ di selezione anche tra gli altri indici di Borsa Italiana. Le principali opportunità a Piazza Affari si possono trovare oggi nelle mid e small cap, che però hanno sottoperformato nell’ultimo anno per gli effetti negativi di due fattori tecnici.Il primo dipende dalla tendenza dei gestori internazionali a disinvestire dalle mid/small cap durante le fasi di risalita dei tassi, per via del forte indebitamento di queste imprese. A livello globale, le PMI fanno spesso ricorso alla leva finanziaria per crescere. La tendenza a indebitarsi è più tenue in Italia. Basta considerare il rapporto tra debito netto ed Ebidta delle imprese comprese negli indici STAR, Small e Mid Cap di Piazza Affari, decisamente più basso rispetto a quello delle large cap incluse nel Ftse Mib. L’andamento del rapporto tra indebitamento e capacità di generare cassa si spiega anche con la spiccata prudenza gestionale degli imprenditori italiani, i quali da sempre preferiscono mantenere un elevato livello di liquidità delle imprese, anche nei periodi di tassi piatti o negativi.La sottoperformance delle PMI italiane dipende anche da un secondo fattore tecnico: i deflussi dai PIR. I flussi in uscita assieme alla riduzione dei volumi di scambio ha portato a vendite forzate, creando però occasione di acquisto interessanti. I PIR sono stati lanciati nel gennaio 2016 per attrarre capitali verso le piccole e medie imprese, che costituiscono da sempre lo scheletro del tessuto industriale italiano. Il beneficio fiscale previsto, a fronte del mantenimento dell’investimento per almeno cinque anni, ha spinto però gli investitori ad adottare un approccio tattico verso questi strumenti. I deflussi registrati da questi veicoli negli ultimi due anni sono aumentati: 1,6 miliardi nei primi nove mesi del 2023, che dovrebbero salire a fine novembre a 1,8 miliardi, stando a proiezioni ancora non ufficiali; oltre mezzo miliardo in tutto il 2022.

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AcomeA – Piazza Affari, il valore nascosto delle mid e small cap italiane

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

A cura di Antonio Amendola, Senior Fund Manager, AcomeA SGR. Analizzando i principali indici di Piazza Affari, emergono due tendenze contrastanti. Da una parte, il Ftse Mib è cresciuto a doppia cifra da inizio anno, toccando quota +15,7% (dati al 25 ottobre 2023). Dall’altra, la performance è stata negativa per tutti gli altri indici di Borsa che sono, tuttavia, maggiormente rappresentativi del tessuto produttivo e industriale del Paese: -4,02% il Mid Cap, – 13,43% lo Small Cap, -14,53% lo STAR; e -16,87% l’Euronext Growth Milan (ex Aim). Il divario da inizio anno tra il segmento STAR e il Ftse Mib è di oltre il 30% e rappresenta un unicum da quando esistono questi due indici. Cosa si cela dietro questa divergenza? A trainare il Ftse Mib è stata soprattutto la performance del settore bancario, che per anni è stato sottopesato nei portafogli dei grandi investitori globali. Nell’ultimo anno le banche hanno beneficiato del rialzo dei tassi, che hanno contribuito a migliorare il margine di interesse, rendendo il comparto più attraente per gli investitori internazionali. Tuttavia, anche quando i tassi si abbasseranno per effetto di una politica monetaria più accomodante, resterà la sfida della marginalità. In un certo senso, si può dire che il Ftse Mib si sia mosso sostanzialmente come il mercato americano, con una manciata di titoli, una decina al massimo, che hanno messo a segno il rendimento di tutto il mercato.

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T. Rowe Price – High Yield: rendimenti interessanti sostengono l’asset class

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

A cura di Jason Bauer, Sector Portfolio Manager, High Yield e Paul Massaro, Head of Global High Yield Team, T. Rowe Price. Le obbligazioni high yield globali hanno registrato una performance ampiamente favorevole in diversi cicli di mercato. Dal 1980, il mercato high yield ha registrato solo sette anni di rendimenti negativi. È ancora più importante il fatto che non ci sono mai stati due anni consecutivi di rendimenti negativi in questa asset class nell’arco di 40 anni.Dopo anni di rendimenti negativi, l’asset class ha registrato in genere anni di guadagni straordinari o diversi anni di rendimenti modesti. Sebbene il rendimento sia certamente un elemento importante nella valutazione di una asset class, è necessario valutare anche la volatilità. Negli ultimi 10 anni, le obbligazioni high yield si sono classificate seconde per rendimento aggiustato per il rischio, solo dopo i prestiti bancari investment-grade. Di conseguenza, riteniamo che gli investitori siano stati equamente compensati per il maggiore rischio che si sono assunti investendo in credito inferiore al livello investment grade. Sebbene il contesto macro resti difficile per gli asset di rischio, i fondamentali dell’high yield continuano a resistere. Dalla crisi finanziaria globale, le nuove emissioni del mercato high yield sono state dominate dai rifinanziamenti, in quanto gli emittenti hanno sfruttato i tassi di interesse storicamente bassi. Il tasso di insolvenza dei titoli high yield è aumentato marginalmente, passando all’1,6% nel giugno 2023 dallo 0,8% del dicembre 2022, ma rimane ben al di sotto della media di lungo periodo del 3%.Utilizzando l’indice Credit Suisse High Yield come riferimento, si nota che il mercato high yield è cresciuto notevolmente in termini di qualità del credito rispetto alla crisi finanziaria globale. Nel 2007, solo il 37% dell’indice aveva almeno un rating BB; oggi la percentuale è di circa il 60%. Grazie anche al volume record di fallen angels, pari a 240 miliardi di dollari, che entrerà nell’high yield nel 2020, la società media del mercato high yield ha una maggiore capitalizzazione di mercato e genera più free cash flow oggi rispetto a prima della crisi finanziaria. Pertanto, riteniamo che l’asset class sia in una posizione di forza in caso di indebolimento delle prospettive economiche.Inoltre, la volatilità dei tassi e degli spread creditizi dal primo trimestre del 2022 ha portato a rendimenti interessanti e a sconti sul dollaro che non si vedevano dai tempi della crisi finanziaria mondiale, attribuiti a un inasprimento quantitativo senza precedenti e ai relativi timori di recessione. Al 30 giugno 2023, il rendimento peggiore all’interno dell’indice J.P. Morgan Global High Yield era superiore al 9%. Si tratta di un livello ben superiore alla media del 6,86% osservata negli ultimi 10 anni.Infine, sebbene non sia possibile prevedere i rendimenti futuri sulla base dei rendimenti attuali, possiamo utilizzare la storia come punto di riferimento per capire quando il mercato high yield ha avuto livelli di rendimento simili e quali sono stati i rendimenti successivi. Dal 2012, il mercato high yield ha superato la soglia del 9% di rendimento cinque volte.

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Dal progetto con l’istituto Arnaldi di Tor Bella Monaca nasce il primo libro di galateo per teenager

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

Dal progetto “Arrivano le nostre buone maniere” sviluppato con gli studenti dell’Istituto Edoardo Amaldi di Tor Bella Monaca a Roma nasce il primo libro di galateo per teenager. Edito da HOW2 Edizioni, autrice del volume è Shubha Marta Rabolli, docente con oltre un decennio di esperienza nell’insegnamento del galateo per ragazzi e vice presidente dell’Accademia Italiana Galateo, la prima e unica scuola di Galateo e buone maniere in Italia. L’iniziativa, finanziata dalla Comunità Europea e realizzato in collaborazione con la Regione Lazio, ha visto coinvolti circa 25 tra ragazze e ragazzi dal 1° al 3° anno dell’istituto.Hate speach, revenge porn, body shaming, discriminazione di genere: soprattutto durante l’adolescenza, la mancanza di cura e attenzione per l’altro possono creare ferite profonde. Per questo il progetto “Arrivano le nostre buone maniere” ha avuto la finalità di costruire azioni partecipative volte, grazie alla comprensione delle grammatiche sociali, a costruire un’identità di quartiere – in particolare in un territorio che presenta specifiche sfide e complessità – che sia capace di tessere e accogliere relazioni, includere e integrare, mettendo al centro il rispetto e la cura del bene comune. Quando si pensa alle buone maniere, infatti, se i primi a venire in mente sono esempi legati alla tavola, all’apparecchiatura e alla scelta delle tovaglie, in realtà oggi si tratta di riportare attenzione all’altro e comprendere il valore rivoluzionario della cura delle relazioni grazie a un codice comportamentale condiviso.L’obiettivo principale del progetto è stato quello di creare narrazione su codici comportamentali condivisi che fossero espressione di esigenze reali e attuali dei ragazzi: l’autrice ha costruito in questo modo un vero e proprio galateo dal basso, capace di tenere il passo con l’attualità e di mettere al centro le vite dei giovani mentre cominciano a muovere i primi passi verso il proprio futuro. Se le attività laboratoriali con gli studenti, quindi, erano tese a sperimentare nuove prassi tra scuola, territorio e cultura, attraverso la metodologia della co-ideazione e della co-progettazione, con il libro Galateo per teenager Rabolli raccoglie l’esperienza fatta direttamente sul campo in una pubblicazione che possa essere d’ispirazione per altre scuole e realtà, oltre che per i giovani lettori stessi, offrendo spunti di riflessione e illustrando un modello d’eccellenza riproducibile sul territorio nazionale. L’autrice porta quindi in queste pagine alla scoperta della storia del galateo e del contributo di filosofi e letterati, ma soprattutto offre consigli e raccomandazioni per navigare la vita contemporanea, accompagnandoli con aneddoti, spiegazioni e riflessioni sulle ragioni che si nascondono dietro le regole. Shubha Marta Rabolli è tra le maggiori esperte italiane di galateo e di etichetta. Da più di 10 anni collabora con i maggiori istituti scolastici e biblioteche italiane e internazionali, dalla Cina alla Turchia, ed è tra le più accreditate esperte di galateo e di business etiquette.

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Cosa c’entra il Black Friday con la prevenzione della violenza di genere?

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

Si scoprirà lunedì 13 novembre alle ore 10.30 in Via del Corso all’angolo con Via Frattina nel cuore di Roma, quando ActionAid lancerà la nuova campagna contro la violenza sulle donne Black FreeDay insieme alla sua storica ambassador Claudia Gerini. Un momento pubblico in cui verrà svelata la Maxi affissione con il messaggio “Per liberare le donne dalla violenza puntare al ribasso non conviene”. Infatti, quasi negli stessi giorni del mese di novembre si accavallano due date molto diverse tra loro: il Black Friday, momento di shopping contagioso a suon di offerte in vista dei regali di Natale, e la Giornata per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, per ricordare le vittime di femminicidio e combattere la cultura patriarcale. Claudia Gerini e Katia Scannavini, Vice Segretaria Generale di ActionAid, racconteranno dati alla mano però come le politiche nazionali e i fondi dedicati alla prevenzione della violenza maschile sulle donne siano del tutto insufficienti. È qui che gli “sconti” cioè i tagli sono più alti, proprio sui fondi che devono prevenire la violenza di genere, che in Italia colpisce 1 donna su 3. ActionAid con la campagna Black FreeDay chiede al Governo una strategia di prevenzione di medio e lungo periodo che agisca sulla diffusa cultura maschilista in Italia, che produce discriminazioni e violenza contro le bambine, le ragazze e le donne. L’evento si svolgerà con puntualità dalle 10.30 alle 11.30.

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DIFESA. Barcaiuolo (Fd’I): dal ministro Crosetto segnali importanti per il futuro della Difesa italiana

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

“Visione, strategia e concretezza: l’intervento del ministro Crosetto oggi in Commissione Esteri e Difesa del Senato conferma l’impegno del Governo sul fronte della difesa interna e il peso che l’Italia sta assumendo dopo anni di oblio internazionale. A partire dalla possibilità di aumentare, nel prossimo futuro, il numero del personale delle forze armate, a fronte del mutato contesto internazionale. E’ all’esame del Senato l’A.S. 825, il cui articolo 2 delega il Governo ad adottare, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del disegno di legge, uno o più decreti legislativi per la revisione dello strumento militare nazionale: si tratta di aumentare di circa 10.000 unità, che verrebbero distribuite nel seguente modo: 3.700 unità all’Esercito, 3.250 alla Marina militare e 3.050 all’Aereonautica militare. L’incremento di personale riguarda per il 50% ufficiali e sottufficiali e per il restante 50% graduati e militari di truppa. Importante l’aumento della cooperazione tra ministero della Difesa e Mimit in termini di industria militare, come annunciato dal ministro Crosetto, grazie all’ingente lavoro svolto a Palazzo Baracchini, il quale ha già presentato al Ministero guidato da Urso, un piano sulle attività da sostenere. Allo stesso modo si plaude alla volontà dell’Italia di continuare lo sviluppo di capacità strategiche nei settori spazio e cyber, rimanendo al passo con le grandi potenze mondiali: il deterioramento del quadro di sicurezza internazionale ha portato alla luce una serie di carenze che gravano sul nostro sistema difesa, come la ridotta capacità del sistema industriale di fronteggiare il tuo avvisa richiesta di armamenti punto c’è la necessità di sviluppare e sostenere sistema di elevato contenuto di innovazione tecnologica. È stato importante apprendere dalle parole del ministro Crosetto come le spese per il settore Difesa abbiano un valore strategico per il sistema paese: la Difesa è obbligata ad avviare un profondo processo di rinnovamento che comporterà l’adozione di scelte che hanno bisogno di sostegno politico e finanziario. Allo stesso modo è importante agire sulla componente umana, sia per migliorare operatività e capacità di combattimento sia per offrire agli uomini e le donne della difesa, a cui ancora una volta vanno i nostri ringraziamenti, un’alta professionalità per poter realizzarsi al servizio del paese”. Così il senatore Michele Barcaiuolo, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Esteri e Difesa del Senato.

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Energia e passaggio mercato libero. Governo vuole aiutare i consumatori? No, al rinvio

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

Ammesso e non concesso che le sirene protezioniste e affaristiche non riescano a spostare ancora la fine del mercato tutelato dell’energia, previsto per il prossimo 10 gennaio… i dati del rapporto Edison-Censis sono “scandalosi”: circa 10 milioni di italiani (20,8%) non sanno della fine del mercato tutelato e 7 milioni non sanno se la propria utenza è nel mercato libero o tutelato.La conferma che il problema più grosso che c’è oggi è la carenza di informazione. Dove i responsabili sono le Autorità e le istituzioni che avrebbero dovuto informare. Sono tanti anni che ogni volta che si arriva alla scadenza per il passaggio al mercato libero, ecco che, travestendolo per mancata consapevolezza del fatto da parte dell’utenza, gli interessi delle aziende che traggono maggior profitto dal mercato tutelato (Enel soprattutto) riescono a far slittare il tutto.Mancano ancora due mesi alla fine del mercato tutelato, che riguarda poco più del 33% degli italiani, quindi i tempi per informare in modo massiccio ci sono. E soprattutto ci sono i tempi per non creare ansie e cattive informazioni, perché chi non decide il passaggio al mercato libero entro la scadenza, non subirà nessun taglio del servizio o impazzimento delle tariffe: finirà in un mercato tutelato che non modificherà i propri costi, e avrà tre anni di tempo per decidere con calma il fornitore che più si confà alle proprie esigenze.In questo momento i problemi sono due:il telemarketing selvaggio che prospetta scenari falsi (taglio del servizio) per chi non decide subito il passaggio ad un nuovo gestore del mercato libero Il governo che, sentendo le sirene di chi specula sui rinvii, decide di rinviare.Problemi che sono entrambi contro i consumatori che, dal passaggio al mercato libero, non potranno che trarre vantaggio in qualità e costi, così come è stato per il mercato delle tlc.Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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“Povertà a Roma: un punto di vista”

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

Lunedì 13 novembre, alle ore 11, nella sala Ugo Poletti del Vicariato di Roma (piazza San Giovanni in Laterano, 6) verrà presentata la sesta edizione del Rapporto realizzato dalla Caritas diocesana. Il volume, 180 pagine ricche di infografiche e tabelle, documenta le numerose iniziative promosse dalle parrocchie di Roma nel corso del 2022. Dati sugli aiuti alimentari, la distribuzione dei buoni spesa, gli empori della solidarietà, le mense sociali, le numerose attività promosse dalle comunità parrocchiali e un focus sulle iniziative di solidarietà a favore dei cittadini ucraini rifugiati a Roma. L’incontro è solo per i giornalisti e verrà trasmesso in diretta streaming sulla pagina streaming sul canale YouTube della diocesi di Roma e sulla pagina Facebook della Caritas diocesana; vedrà gli interventi del cardinale Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma; di Roberto Gualtieri, sindaco di Roma Capitale; di Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio; del vescovo Benoni Ambarus, delegato diocesano dell’Ambito della diaconia della carità; di Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma; di Alberto Colaiacomo, coordinatore della redazione del Rapporto. Modererà l’incontro Giulia Rocchi, dell’Ufficio Comunicazioni sociali della diocesi di Roma. Nel Rapporto, che ha per tema “Le città parallele”, oltre allo scenario economico-sociale della Capitale, vi sono anche tre approfondimenti: l’emergenza alimentare a Roma; l’impatto del Reddito di cittadinanza per le persone senza dimora; le persone ancora escluse dal Servizio Sanitario Nazionale.

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Il Governo Meloni si prepara a svendere TIM al fondo speculativo KKR

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

Con il parere positivo del Governo la maggioranza del CDA di TIM ha accettato l’offerta vincolante del fondo speculativo KKR per l’acquisto della parte Netco, ossia della rete fissa. Come per Alitalia, ex ILVA e Stellantis, anche per TIM la trattativa con KKR è stata coperta da silenzi e smentite. Il piano dell’AD Labriola, che prevedeva la separazione di TIM in NetCo e ServCo, è stato blindato e messo al riparo da qualsiasi confronto con i lavoratori in merito al futuro occupazionale dei 50.000 dipendenti interni e delle migliaia dell’indotto. La cessione a KKR, tocca il tema sensibile della gestione dei flussi dei dati e delle infrastrutture di rete in cui transitano. Riteniamo particolarmente grave lasciare a soggetti privati e fondi speculativi la gestione dei dati personali, istituzionali, commerciali e finanziari del paese. A parti invertite nessun’altro stato nazionale consegnerebbe l’accesso ai dati a soggetti privati e tantomeno a un ex generale statunitense di primissimo livello ed ex direttore della CIA del calibro di Petraeus. Il Progetto Minerva sbandierato da Fratelli d’Italia in campagna elettorale prometteva la realizzazione di una società TLC a controllo pubblico, modello Terna, di fatto ci troviamo di fronte alla svendita e al controllo de facto da parte di KKR, con i soci italiani in minoranza (il MEF , con circa il 15-20% e altri, come F2i e CdP con quote minori). Al governo rimane la foglia di fico dei “poteri speciali” come la Golden Power. I dati sulla copertura del servizio in VCHN, Fibra, Banda larga e 5G condannano senza appello le privatizzazioni e l’approccio di mercato al servizio pubblico. Solo l’intervento pubblico, attraverso la rinazionalizzazione e una società infrastrutturale può recuperare il gap tecnologico accumulato, fornire la copertura di rete anche nelle aree del paese ritenute a bassa redditività. Nelle intenzioni dei contraenti il processo di acquisizione dovrebbe concludersi entro l’estate 2024 con il varo delle due società in cui verrà divisa la compagnia. Nella parte NetCo confluiranno attività e asset legati alla rete fissa, compreso il settore wholesale ma, rimane fuori al momento TI Sparkle con la gestione dei cavi e delle attività internazionali, su cui transita l’oro nero dei flussi dati, l’offerta non è stata ritenuta congrua. Il CDA TIM è in attesa che KKR produca per TI Sparkle un’offerta più sostanziosa entro il 5 dicembre, nei tempi utili alla cessione. Secondo i piani di Labriola nella ServCo confluiranno Tim Brasil, Telsy, Noovle e Olivetti. Sul futuro dell’infrastruttura TLC, che manca totalmente di una visione strategica che guardi all’interesse pubblico, continua la zuffa tra i diversi speculatori privati interessati: Vivendi e Merlyn contestano la cessione a KKR, denunciando tra le altre cose il basso prezzo di vendita (Vivendi) e la mancanza di tutela nazionale (Merlyn). Dopo decenni possiamo riconfermare che la parabola delle miracolose privatizzazioni continua a volgere al negativo tutti gli indicatori di interesse pubblico: occupazione, salario, appalti al ribasso, tariffe, innovazione tecnologica e copertura nelle aree a bassa redditività. Questa operazione di mercato ha tutte le prerogative per segnare un ulteriore pagina nera delle privatizzazioni e pianta un ulteriore chiodo sulla bara di TIM.

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Protocollo d’intesa in materia di gestione dei flussi migratori siglato tra Italia e Albania

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

E’ “un accordo importante, che potrebbe portare risultati concreti, a differenza di altre iniziative politiche proposte da alcuni governi precedenti e che non si sono rivelate funzionali per la risoluzione del problema”. Ad affermarlo è il Segretario Generale del SAP, Stefano Paoloni, all’indomani dell’accordo annunciato a Palazzo Chigi dalla premier italiana, Giorgia Meloni, e dal primo ministro albanese, Edi Rama. “Se da una parte – precisa Paoloni – il carico degli oneri per la gestione degli immigrati clandestini viene delocalizzato anche su altri Paesi del mediterraneo, dall’altra potrebbe essere un valido disincentivo per limitare e scoraggiare le partenze”.In base al protocollo l’Italia avrà la possibilità di utilizzare alcune aree del territorio albanese dove realizzare, a proprie spese e sotto la propria giurisdizione, due strutture per allestire centri per la gestione dei migranti illegali. Si tratta di strutture che inizialmente potranno accogliere fino a 3mila persone. Quando l’accordo funzionerà a pieno regime, il flusso annuale nelle strutture potrà arrivare a 36mila persone.

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Raffaele Luise presenta il reportage Ucraina. Dentro una guerra che cambia il mondo

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

Milano domenica 19 novembre, ore 11 festival BookCity PIME – Pontificio Istituto Missione Estere Sala Girardi, via Mosè Bianchi 94 Intervengono con l’autore Halyna Hanych e Giulia Luccherini. Modera Nello Scavo. Nell’ambito del festival BookCity, Raffaele Luise, vaticanista con lunga esperienza come inviato di guerra, presenta il suo reportage Ucraina. Dentro una guerra che cambia il mondo (Marietti1820, 2023). Intervengono con l’autore Halyna Hanych, Vice-Presidente dell’Associazione Ucraina Più, e Giulia Luccherini, attivista della ONG Mediterranea Saving Humans; modera Nello Scavo, inviato speciale di “Avvenire”. Ucraina è il racconto di un viaggio di oltre tre mesi nel cuore della guerra scatenata contro l’Ucraina dalla Russia di Putin, narrata in prima persona da Luise che, insieme a una carovana umanitaria italiana organizzata da Mediterranea Saving Humans, ha attraversato il paese sostando nelle zone più pericolose, dalla linea del fuoco nel Donbass alle città martoriate di Odessa e Zaporizhzhya. «Sapevo che quei soldati in prima linea, in questa guerra divenuta rapidamente guerra di trincea, in quelle buche nel terreno, morivano a centinaia ogni giorno. […] Si moriva in una mattanza senza pietà. Questo mi turbava profondamente». Una narrazione intensa che approfondisce anche l’aspetto religioso del conflitto, descrivendo le posizioni dell’ortodossia russa ucraina, dei greco-cattolici, della chiesa di Roma e l’azione di pace tentata dal papa. La descrizione delle atrocità del conflitto si accompagna alla riflessione sugli aspetti di una “eco-war” che situa lo scontro bellico nel contesto della sfida globale per l’emergenza climatica, fra territori devastati e rischio di disastri nucleari. «Il mondo cominciava finalmente a concentrare gli sforzi per affrontare la più grave delle sfide, quella ambientale, che mette in questione il futuro dell’umanità e del pianeta. […] E invece… ecco scatenarsi, in quella breve finestra di tempo, l’improvvisa guerra di Putin, che ha destabilizzato e reso ancora più fragile il quadro generale del mondo, facendo gravemente regredire la lotta all’emergenza climatica». Raffaele Luise è decano dei vaticanisti Rai, per cui ha lavorato come inviato speciale per più di trent’anni, seguendo in Italia e nel mondo i pontificati di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e i primi anni di quello di Francesco. È stato anche inviato di guerra, sui fronti più drammatici del mondo, nel trapasso tra fine del Novecento e primi anni del Duemila. Ha scritto fra l’altro Dubbio e Mistero. Colloquio con Norberto Bobbio (Assisi 2006); Raimon Panikkar. Profeta del dopodomani (Milano 2011).https://www.bookcitymilano.it/eventi/2023/ucraina-dentro-una-guerra-che-cambia-il-mondo. EDB e Marietti Società Editoriale Il Portico Spa Via Scipione Dal Ferro 4 Bologna BO

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