Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 172

Archive for 25 aprile 2024

25 aprile: Serracchiani, festa della Costituzione antifascista

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

“E’ la festa della Liberazione, la festa della nostra Costituzione antifascista, la festa dell’Italia liberata dal nazifascismo: qui noi oggi festeggiamo, qui noi oggi ricordiamo”. Lo ha detto oggi a Trieste la deputata del Pd Debora Serracchiani, partecipando alla cerimonia solenne del 25 aprile alla Risiera di San Sabba. “Viva la nostra Costituzione – ha aggiunto la parlamentare – spero che questo lo possano dire e lo dicano tutti gli italiani”.

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25 aprile, Ricci (Pd): “Chi non riconosce l’antifascismo non riconosce l’Italia”

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

“Il 25 aprile è una data fondante per noi italiani. È la nostra identità. Sono due i momenti cardine della storia d’Italia: le lotte risorgimentali, per l’unità del Paese, ed il tricolore che indosso da sindaco ne è simbolo e memoria, e la Resistenza, che ha portato alla Costituzione. Chiunque continui a non riconoscerli non riconosce fino in fondo il valore delle istituzioni repubblicane”: così Matteo Ricci – primo cittadino di Pesaro, coordinatore dei sindaci dem, presidente di Ali Autonomie Locali Italiane, candidato alle prossime elezioni europee nella Circoscrizione Centro per il Pd – nel discorso tenuto a Pesaro per le celebrazioni della Festa della Liberazione.”Ricordiamo i partigiani: coloro che durante il fascismo, durante la Resistenza, scelsero di stare dalla parte giusta, il cui sacrificio ci ha garantito poi anni di libertà e democrazia. Riconoscere che ci sia stata una parte giusta e una parte sbagliata significa riconoscere la storia del nostro Paese. Grazie a quei giovani e quelle giovani che andarono sulle montagne, anche qui nelle nostre terre, che decisero di collaborare con le Forze Alleate, per la liberazione del nostro Paese”, ha proseguito Ricci.”Ma ricordiamo anche come è nato il fascismo: in un momento di estrema fragilità dello stato liberale ed in un momento, dopo la Ia Guerra Mondiale, quando i nazionalismi erano stati rinfocolati. Tra i segni dei crimini del fascismo, ricordiamo la persecuzione dei dissidenti, con l’omicidio di Giacomo Matteotti. Sono orgoglioso oggi, di presiedere ALI, che discende dalla Lega dei comuni socialisti, di cui Matteotti fu segretario”, ha sottolineato Ricci.”La democrazia nasce nel nostro Paese grazie ai valori della Resistenza, scritti nella nostra Costituzione. L’antifascismo è in ogni articolo della Costituzione italiana, anche in un articolo, che, nel momento in cui l’Europa è circondata da guerre, voglio ricordare: l’Italia ripudia la guerra. È l’Europa l’antidoto alle guerre: oggi è fondamentale che l’Europa sia più forte, che possa svolgere la sua funzione di pace, nei conflitti in corso, dall’Ucraina al Medioriente”, ha aggiunto Ricci. “Ecco perché è importante continuare a celebrare il 25 aprile. Significa ricordare la nostra storia, significa ribadire i valori della nostra Costituzione antifascista e capire che i valori della democrazia e della libertà non sono acquisiti per sempre, ma vanno difesi ogni giorno. Se oggi siamo stati costretti a leggere il testo di Antonio Scurati, perché è stato impossibile ascoltarlo in tv, significa che anche il diritto alla libera espressione va difeso sempre. Saremo qui, ogni 25 aprile a ricordare la Liberazione, affinché l’antifascismo venga finalmente acquisito da tutti. L’antifascismo è la base valoriale dell’essere italiani. Chi non riconosce l’antifascismo non riconosce l’Italia”, ha concluso Ricci.

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Per la Scuola è fondamentale festeggiare l’anniversario della liberazione d’Italia

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

“Festeggiare il 25 aprile è diritto dei cittadini e dei lavoratori italiani, allo stesso tempo vivere i valori di democrazia, partecipazione e responsabilità è un comune dovere di tutti. Quella di oggi è una data chiave anche per la Scuola per il suo mestiere educativo, per indicare agli alunni e ai ragazzi quanto sono centrali i valori della libertà e della democrazia in una società sempre più disorientata”. Lo dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, nell’odierno anniversario della liberazione d’Italia dal nazi-fascismo.

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Resistenza e liberazione: Protagonisti molteplici

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

Di Giorgio Girelli Il comune di Pesaro ha opportunamente predisposto, come ogni anno, il programma di celebrazioni per l’anniversario “della Liberazione d’Italia dall’occupazione nazifascista”. L’onore reso alla Liberazione non può che trovare partecipi e solidali nel ricordo del sacrificio dei tanti caduti delle Brigate Partigiane nella Resistenza combattuta da esponenti di varia tendenza: cattolici, comunisti, liberali, socialisti, azionisti, monarchici, anarchici, forze economiche e sociali. Ma anche carabinieri (coordinati anche nel Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri ) , guardie di finanza, agenti e funzionari della polizia. Non mancò l’apporto coraggioso di gente comune che talvolta patì le crudeli rappresaglie tedesche. Protagonisti della Liberazione, di cui non molto si parla, furono anche i militari del 1° Raggruppamento Motorizzato del ricostituito Esercito Italiano (26 settembre 1943), del successivo Corpo Italiano di Liberazione, grande unità militare operativa dell’Esercito Cobelligerante (22 Marzo 1944), e quindi dei cinque Gruppi di Combattimento (23 luglio 1944), che risalirono l’Italia con gli alleati fino a Milano e Venezia. Non va dimenticato l’apporto indiretto dei 600.000 internati italiani nei campi tedeschi catturati dopo lo sbandamento seguito alla sciagurata assenza di indicazioni, alla firma dell’armistizio, da parte di Vittorio Emanuele III e dei suoi militari. Ha scritto Federico Chabod, militante partigiano ed autorevole storico:” Quel che resta come patrimonio comune della Resistenza, è la lotta popolare per la libertà. E’ un fatto storico che resterà nella storia d’Italia”. Da non trascurare poi l’apporto della Brigata Ebraica che, inviata sul fronte italiano, sbarcata a Taranto e avanzata lungo l’Adriatico, giunse a Pesaro dove, tra l’altro, ricostruì il ponte sul Foglia distrutto dall’esercito tedesco in ritirata facilitando così il transito delle forze alleate. Sulla chiave di volta ai due lati del ponte è ben visibile lo stemma della Brigata collocato a ricordo della valorosa iniziativa. Giorgio Girelli Coordinatore Centro Studi Sociali “A. De Gasperi”

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Lavoro e politiche fiscali al centro delle elezioni Usa

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

A cura di Andrea Delitala, Head of Investment Advisory, e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management Infine, l’avvicinarsi delle elezioni americane di novembre 2024 potrebbe incidere anche sulle dinamiche macroeconomiche. Tra i temi da considerare elettoralmente sensibili, c’è il mercato del lavoro. In effetti, il forte afflusso di manodopera straniera ha contribuito a colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro, alleviando le tensioni sui salari e supportando l’economia. Il fatto è che, seppur il numero di occupati sia aumentato rispetto a prima della pandemia, la forza lavoro di cittadini immigrati aumenta più rapidamente di quella del lavoro residente. Secondo alcune rilevazioni di Goldman Sachs, infatti, sta aumentando il numero di visti negati per porre un freno agli ingressi. Lo stesso Presidente Joe Biden, del resto, si rende conto di quanto questo tema possa pesare nell’ambito della sfida elettorale con Donald Trump. In generale, chiunque vinca dovrà tenere in considerazione la sostenibilità dei conti americani. Il Congressional Budget Office, infatti, ha di recente pubblicato il suo report annuale sulle dinamiche delle grandezze fiscali americane a lungo termine, redatto alla luce della legislazione attuale ma che potrebbe non concretizzarsi qualora venga eletto un Presidente diverso da Biden. Nonostante ciò, si prevede che il debito americano arrivi al 166% del Pil entro il 2054. Se, infatti, il tasso di interesse reale dovesse aumentare come indicato dalle previsioni a lungo termine, anche la spesa per interessi aumenterebbe di molto e gli attuali livelli di deficit non sarebbero sostenibili.

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Nessuna bolla sui titoli IT, occhi sull’obbligazionario europeo a breve termine

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

A cura di Andrea Delitala, Head of Investment Advisory, e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management Per quest’anno sembra che il mercato azionario non possa correre molto di più di quanto già fatto finora. Gli economisti del centro studi di Pictet, infatti, vedono un total return tra aprile e dicembre del 5-10% (rispetto all’8% da inizio anno). Allo stesso modo, sul fronte obbligazionario, il rendimento dei Treasury americani a 10 anni dovrebbe attestarsi al 4,25% con un total return stimato da aprile a fine anno di oltre il 5%. Non dovrebbe riproporsi, quindi, la situazione eccezionale del 2022, quando è venuta meno la decorrelazione tra i rendimenti azionari e obbligazionari andando a configurare un risultato particolarmente negativo, anche nell’ambito di una strategia multi-asset 70-30%.

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La Fed verso due o tre tagli dei tassi entro la fine dell’anno

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

A cura di Andrea Delitala, Head of Investment Advisory, e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management La Federal Reserve ha ribadito che la crescita è stata più sostenuta e l’inflazione PCE core stimata è salita di un paio di decimali al 2,6%. Inoltre, si è registrata una revisione al rialzo di un decimale del tasso di interesse atteso nel lungo termine, dal 2,5 al 2,6%. Al momento, per quanto riguarda l’aspettativa di breve termine, il mercato è in linea con le previsioni della Fed di tre tagli nel corso del 2024. Al di là dei dubbi all’interno del board della Fed, Powell rimane convinto che in un mercato di questo tipo, con tensioni sull’offerta, sia necessario fare almeno tre tagli. Il mercato, nel frattempo, ha subito una correzione e prevede ora dei tassi negli Stati Uniti pari al 4,47% tra 1 anno (ora sono al 5,5%) e al 3,84% fra due anni. Mentre, per quanto riguarda la Banca centrale europea, ci si attende una discesa del tasso sui depositi fino al 2,85% tra un anno e al 2,35% fra due anni. Powell è deciso a tagliare poiché convinto di essere stato sufficientemente restrittivo nella sua politica monetaria e che mantenersi fermo sui tassi fino a giugno gli consentirà di imprimere il giusto rallentamento all’economia. Del resto, la politica monetaria dispiega pienamente i suoi effetti in un lasso di tempo compreso fra 12 e 18 mesi, e forse questo intervallo (il cd “lag”) si è ulteriormente allungato considerando che si viene da un periodo in cui la politica fiscale dei governi ha protetto dagli effetti dell’inasprimento dei tassi, per quanto questo scudo si sia ormai esaurito. L’intenzione, quindi, è di procedere con i primi due o tre tagli e poi eventualmente fare una pausa. L’ultimo dato d’inflazione depone a favore di una maggiore circospezione, quindi, in assenza di un indebolimento dei dati a maggio, è verosimile un posticipo del primo ribasso a luglio e due tagli in tutto nel ’24. Osservando la parte lunga delle stime sui tassi reali, sia in Europa che in America si è al di sopra della neutralità (ovvero quando la politica monetaria non è né restrittiva né espansiva). Al momento, è in atto un dibattito all’interno delle banche centrali su quali siano gli equilibri da tenere nel lungo termine, ovvero il tasso naturale da raggiungere una volta concluse le vicende cicliche dell’economia. In tal senso, le stime del modello di Williams affermano che per la Fed il tasso naturale dovrebbe attestarsi allo 0,73% a 5 anni. Il mercato, anche alla luce del dibattito in corso, si posiziona invece leggermente sopra, all’1,13%, andando così a configurare una sorta di margine di garanzia. Un ultimo aspetto di rilievo della politica monetaria della Fed riguarda il quantitative tightening, ossia il ritiro della liquidità tramite il mancato rinnovo dei titoli di Stato a scadenza. La Fed ha recentemente segnalato l’intenzione di rallentar il ritmo di questo quantitative tightening in prossimità dell’esaurirsi di quel fenomeno compensativo rappresentato dai Reverse Repo dei MM Funds (che verrebbe a cessare una volta esaurito lo stock che oggi ammonta a ca $400mld, da oltre $2trn di metà 2022 – come da noi evidenziato nell’Outlook di gennaio). Pertanto, ci aspettiamo che la banca centrale americana rallenti il ritmo di diminuzione dei Treasuries sul suo bilancio da 60 a 30 miliardi al mese a partire da maggio.

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E se la politica della Fed non fosse così “restrittiva”?

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

A cura di Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel. In poco più di dodici mesi, la Federal Reserve ha aumentato i tassi d’interesse di riferimento di oltre 500 punti base, per poi allentare la presa e adottare un approccio attendista che dura ormai da un anno. Ad oggi i tassi d’interesse reali, cioè corretti per l’inflazione, sono molto più elevati rispetto a qualche anno fa: a titolo di esempio, i rendimenti reali a 10 anni si attestano al 2,2% circa, il livello più alto mai toccato negli ultimi quindici anni. Eppure, in base ai dati finora registrati per il primo trimestre 2024, il Pil Usa sembra crescere a un ritmo del +3% su base annua, mentre l’inflazione core continua ad accelerare di mese in mese e sembra ormai essersi assestata nell’intervallo del 3-4% annuo. Il tasso di disoccupazione resta vicino ai minimi del ciclo, con 200.000 licenziamenti nel periodo gennaio-marzo e una media di 300.000 nuove assunzioni al mese nell’ultimo anno. Vero è che i tempi della politica monetaria sono lunghi e variabili, ma è interessante cercare di capire perché i tassi elevati non stiano agendo da freno sull’economia, come era stato invece previsto. Di seguito vogliamo riassumere alcune delle spiegazioni possibili: Il tasso sui Fed Funds potrebbe non essere la metrica più indicativa, perchè sono in pochi ad operare su questo mercato. Al contrario, i tassi a più lungo termine potrebbero essere più significativi per la maggior parte degli investitori e delle istituzioni: ad esempio, i rendimenti dei Treasury a 10 anni, nonostante siano in aumento dal 2022, rimangono nettamente inferiori al tasso sui Fed Funds. Gli spread creditizi sono ridotti, a dispetto della “stretta monetaria”. Gli spread creditizi riflettono il premio al rischio rispetto ai titoli di Stato che imprese e famiglie devono pagare per prendere in prestito del denaro. Spread creditizi ridotti riflettono condizioni finanziarie più favorevoli, non più rigide. Il livello dei tassi dice poco su credito e rischio. I tassi da soli raccontano solo metà della storia: se si può contrarre un prestito al 5% e ottenere rendimenti a doppia cifra altrove, allora il 5% non è poi un tasso così restrittivo. Il “tasso neutrale” potrebbe essere storicamente più elevato. Invece di guardare al livello dei tassi in assoluto, si potrebbe confrontarli al tasso neutrale, che tende ad aumentare quando aumenta la produttività dell’economia. Il Summary of Economic Projections (SEP) mostra che il membro mediano del FOMC oggi prevede un tasso di interesse di lungo periodo più elevato: se questa proiezione si rivelasse corretta, il 5% sui Fed Funds non sarebbe un livello poi così restrittivo. I mercati guardano più al bilancio della Fed che al tasso sui Fed Funds. A titolo di esempio, quando i saldi dell’Overnight Reverse Repo Facility (ON RRP) sono saliti a quasi 2.500 miliardi di dollari nel 2023, la liquidità che usciva dal sistema bancario stava entrando nel bilancio della Fed. Più di recente, il denaro è rientrato nel sistema bancario e la liquidità è migliorata, con il saldo ON RRP sceso al di sotto della soglia dei 400 miliardi di dollari. Tassi più elevati significano redditi più elevati per famiglie e imprese. Chi è riuscito a “blindare” i costi di finanziamento (ad esempio attraverso mutui a tasso fisso a 30 anni o emissioni con scadenza a 5 o 10 anni), oggi gode di rendimenti più elevati sui propri risparmi. In conclusione, non crediamo si debba guardare al solo livello dei tassi sui Fed Funds per giudicare la restrittività della politica monetaria Usa. I timori di una falla nel sistema potrebbero essere eccessivi: l’economia statunitense potrebbe avere ancora spazio per correre, arginare l’inflazione è ancora possibile e non è detto che i tassi debbano calare nel breve termine, anzi potrebbero dover ancora aumentare. Riteniamo che lo scenario più probabile sia che la Fed mantenga l’attuale approccio attendista per la maggior parte dell’anno, ma crediamo esista un 15% di probabilità di “no landing”, con un ulteriore aumento dei tassi da parte dei policymaker. Se i dati macro dovessero continuare a mostrarsi resilienti, investitori e addetti ai lavori potrebbero cominciare a interrogarsi espressamente sulla sufficiente restrittività della politica monetaria. Per ulteriori informazioni contattare: BC Communication

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Per il mercato USA sempre più probabile il no-landing

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

A cura di Andrea Delitala, Head of Investment Advisory, e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management. Questo primo trimestre dell’anno ha visto un’inflazione più alta delle previsioni, ma anche una crescita economica più robusta negli Stati Uniti. Questo ha portato la Federal Reserve a modificare le sue stime di crescita per l’anno in corso dal +1,4% che stimava a dicembre 2023 al +2,1% (con un’aspettativa del consensus che arriva fino al 2,2%). La novità in questo scenario è che ad oggi più che un soft-landing, potrebbe configurarsi un no-landing: vale a dire un’inflazione che scende più lenta del previsto accompagnata da una crescita economica resiliente, e che si attesta al di sopra del potenziale (ca 1,8% per gli USA). Dai dati si evince come il processo disinflattivo in America abbia perso la sua linearità, con un “ultimo miglio” (in realtà punto %: dal 3% al 2%) che si sta rivelando più tortuoso del previsto. La teoria più accreditata è che la fiammata inflattiva post-pandemica del 2022-23 sia legata alle dinamiche d’offerta, ovvero alla “supply side”. Del resto, anche il presidente della Fed, Jerome Powell, ha convalidato questa lettura: la sua politica monetaria ha agito per frenare la domanda, in modo da dare all’offerta il tempo di normalizzarsi, grazie al ripristinarsi delle normali condizioni sulle catene di fornitura. Un approccio diverso da quello di una banca centrale intenzionata a frenare un’inflazione da domanda, caratteristica dei cicli tradizionali. Da inizio anno, tuttavia, l’inflazione ha smesso di avere un chiaro percorso di discesa. In America, al momento, si osserva principalmente un’inflazione da servizi. Ed è un dato che si origina dalla dinamicità del mercato del lavoro e dalla relazione tra domanda e offerta di lavoratori. Negli Usa, infatti, si è arrivati fino a un picco di due posti di lavoro disponibili per ogni disoccupato (Vacancies/Unemployment), mentre oggi questo rapporto è sceso a 1,35 grazie anche ad un maggiore afflusso di forza lavoro in parte dovuta a nuovi immigrati (pari l’anno scorso a 3,3 milioni di persone in più). Un dato (il V/U), tuttavia, non ancora abbastanza basso, poiché in condizioni ideali dovrebbe scendere a circa uno. Nonostante il percorso di riequilibrio del “job market” ancora incompleto, al momento, l’aggiustamento al rialzo dei salari è compatibile con le altre grandezze economiche. Infatti, mettendo in relazione la crescita dei salari (ultimo dato tendenziale 4,1%, da 6 mesi gira attorno al 4%), al netto dell’inflazione che sui beni è intorno al 3%, si nota una crescita dei salari reali intorno all’1%. Questo sarebbe un problema per le aziende se la produttività del lavoro crescesse a un ritmo inferiore, ma questa sta aumentando al 2,6%, ritmo ben superiore rispetto all’aumento dei salari reali. Un aspetto, quest’ultimo, in chiara divergenza con la situazione europea dove i salari reali crescono circa al 2% e la produttività attorno all’1%. Questo significa che, per restituire potere d’acquisto ai lavoratori dipendenti svantaggiati durante il Covid, senza alimentare la spirale prezzi-salari, sia necessario un sacrificio dei margini di profitto – cosa alla quale peraltro la BCE si affida apertamente. Ciò giustifica almeno in parte il differenziale valutativo tra azioni americane ed europee. Alla luce di quanto sopra, abbiamo elaborato una serie di possibili scenari sulla base delle stime del consensus. I più probabili risultano essere al 50% quello di un no-landing, con previsioni macro che puntano a una crescita del 2,4% e a un’inflazione CPI al 3%, e al 30% quello di soft-landing, con una crescita del Pil all’1,5% e un’inflazione CPI 2,5%. Gli analisti del nostro centro di ricerca convergono su uno scenario intermedio che vede una crescita dell’1,8% e un’inflazione che dovrebbe rimanere più elevata al 3,2%, soprattutto a causa dei prezzi sui servizi che si comprimono a un ritmo inferiore alle aspettative.

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GAM: Buy the rumors, sell the news

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

A cura di Carlo Benetti, Market Specialist di GAM (Italia) SGR. Il vecchio adagio degli operatori di borsa, “compra sulle voci, vendi sulle notizie”, riconosce la forza con la quale i “rumors”, le voci, condizionano i prezzi di borsa e, nello stesso tempo, come le notizie possano conseguire l’effetto opposto.Una “regola” antica che induce i trader a intensificare l’operatività nel periodo che precede la notizia e che ben si attaglia alle attuali condizioni dei listini europei. La paura dell’escalation in Medio Oriente è prestamente rientrata (forse troppo prestamente), i mercati si orientano sulla bussola dei tassi, l’ago punta diritto al taglio atteso nell’appuntamento di giugno della Banca Centrale Europea. Ma una volta scontata la notizia, cosa faranno dopo? I venti freddi che arrivano dalle sponde del Potomac cambiano le aspettative di una azione analoga da parte della Federal Reserve che ha appena pubblicato il suo Rapporto sulla stabilità finanziaria: “il rischio che pressioni inflazionistiche persistenti portino ad un orientamento della politica monetaria più restrittivo del previsto rimane il rischio citato più frequentemente, menzionato da quasi tre quarti dei partecipanti al sondaggio. La percentuale di partecipanti al sondaggio che menziona l’incertezza politica come un rischio per il sistema finanziario è rimasta a poco meno di due terzi, significativamente più alto rispetto al rapporto di ottobre”. Parole che sono una doccia fredda sui mercati che si erano riscaldati al registro accomodante e possibilista adottato da Jerome Powell e che fanno aumentare le scommesse degli operatori su un euro in ulteriore indebolimento.La scorsa settimana è uscito anche il rapporto annuale della Banca Centrale Europea sul 2023. Nella presentazione alla Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo, il vice di Christine Lagarde, Luis de Guindos, ha riaffermato che, in assenza di sorprese o shock “sarebbe opportuno ridurre l’attuale livello di politica monetaria restrittiva”. Sullo stesso registro il governatore della Banca di Francia, “la questione è il prossimo Consiglio direttivo che si terrà all’inizio di giugno… e qui, a meno di una grande sorpresa, dovremmo tagliare i tassi perché ora siamo abbastanza fiduciosi e sempre più sicuri del percorso disinflazionistico nell’area dell’euro”, ha dichiarato Villeroy de Galhau. A differenza degli Stati Uniti il Vecchio Continente non se la sta passando bene, “stagnante per qualsiasi standard” scrive l’Economist. La pandemia, la guerra ai confini e lo sconquasso del mercato dell’energia hanno contribuito a una crescita che negli ultimi dieci anni è stata la metà di quella americana. Il rallentamento della Cina è capitato nel momento peggiore, i paesi dell’Unione hanno bisogno di crescita economica per reggere i programmi di maggiori spese nella difesa e nella transizione energetica (perlomeno il picco dello shock energetico è alle spalle e il prezzo del petrolio non sta incorporando le tensioni geopolitiche). All’orizzonte, nel caso del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, si profila anche la minaccia di nuovi dazi sulle esportazioni. Nel corso del primo mandato Trump si è dimostrato molto sensibile ai saldi commerciali bilaterali, il surplus commerciale dell’Europa ne fa un ottimo candidato per tornare nel mirino di Trump che in più occasioni ha espresso l’intenzione di fissare una tariffa unica, al 10%, su tutte le importazioni. Rispetto agli Stati Uniti l’Europa paga il pegno di una struttura industriale asimmetrica, pochi campioni continentali e una moltitudine di imprese di piccole e medie dimensioni, strutturalmente più impermeabili all’innovazione. Anche per questo, per favorire l’accesso ai finanziamenti extra-bancari, Mario Draghi ha esortato ad accelerare il disegno di un mercato unico dei capitali come “parte indispensabile della strategia complessiva per la competitività”. Draghi ha ricordato anche che l’Europa ha l’economia più aperta del mondo ma anche la più vulnerabile, priva “di una strategia generale su come rispondere in molteplici aree”, non ancora pronta per il “mondo di domani”. Ma tra molte ombre ci sono anche luci. I consumi si stanno riprendendo e lo shock energetico è alle spalle, i prezzi dell’energia resteranno volatili ma siamo lontani dai picchi di due anni fa. L’inflazione dovrebbe continuare ad attenuarsi, almeno un poco, pur restando una variabile volatile e non prevedibile: i salari reali cresceranno a sostegno dei consumi e i prezzi dell’energia fanno scendere i costi delle bollette per famiglie e imprese. Non sarebbe la prima volta che la resilienza dell’Europa viene sottovalutata, ricorda l’Economist. Tra i settori da osservare vi è quello bancario che conserva ancora valore. Nella buona salute del settore bancario europeo trovano interessanti opportunità anche gli obbligazionisti, in particolare nel mercato del debito subordinato che, in quanto più rischioso, offre rendimenti più alti; in marzo c’è stato l’ulteriore restringimento degli spread e, nonostante la nuova narrazione sui tassi americani, le prospettive restano positive. Il settore energetico si presenta a buon mercato. Le aziende coinvolte nella transizione energetica e i produttori di apparecchiature elettriche destinate alle reti di trasmissione sono da guardare con attenzione perché beneficeranno degli ingenti investimenti programmati. Anche l’automotive è direttamente investito dalla decarbonizzazione, gli storici vantaggi competitivi nella motoristica e nella meccanica hanno costituito una sorta di anestetico verso l’innovazione e la ricerca e sviluppo di nuovi modelli, il fiore all’occhiello dell’industria europea è stato preso in forte ritardo e superato dai concorrenti americani e cinesi. Le fabbriche di auto dovranno investire pesantemente in nuovi impianti e nuove attrezzature: anche in questo caso ci saranno vincitori e vinti da tenere d’occhio. L’Europa è più conveniente rispetto agli Stati Uniti dove il PE Shiller, ovvero il multiplo dei prezzi e degli utili corretto per il ciclo, è attorno a 33 volte mentre in Europa lo stesso indicatore è attorno a 18,5. Investire nelle azioni europee non significa azzerare o vendere le azioni USA, più semplicemente si tratta di allargare la diversificazione e compensare così il rischio del listino americano, dove il premio al rischio è schiacciato a minimi storici, è insidiato dal rendimento del Treasury, è vulnerabile nella valutazione e nella concentrazione.Abstract by http://www.verinieassociati.com

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T. Rowe Price – Azioni energia: ecco come proteggersi dal rischio di inflazione

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

A cura di Tim Murray, CFA, Capital Markets Strategist Multi-Asset Division, T. Rowe Price. Di recente i rischi sono mutati: i timori di recessione si stanno affievolendo e gli economisti prevedono attualmente una crescita robusta, pari al 2,1% per il Pil degli Stati Uniti nel 2024. Tuttavia, sono riemerse le preoccupazioni riguardo all’inflazione. Le aspettative per l’indice dei prezzi al consumo (IPC) degli Stati Uniti sono cresciute costantemente, passando dal 2,2% — un livello che sarebbe stato in linea con il target della Fed — al 2,8% del 22 marzo 2024. L’IPC, un parametro ampiamente utilizzato per misurare l’inflazione, ha raggiunto un picco nel giugno 2022, a causa degli elevati prezzi delle merci, in particolare nelle categorie dei beni alimentari, dell’energia e dei beni di prima necessità del paniere IPC. Con la normalizzazione delle catene di approvvigionamento, l’inflazione è scesa, grazie al calo dei prezzi in queste categorie. Nel frattempo, l’inflazione dei servizi si è malapena mossa, mentre ora incide per la grande maggior parte dell’inflazione. Questo contesto genera preoccupazioni per gli investitori. Per raggiungere il target del 2% della Federal Reserve, dovremmo vedere non solo un ridimensionamento dell’ostinata inflazione dei servizi, ma anche quella dei beni non dovrà registrare incrementi. Si tratta di uno scenario decisamente ottimistico. Considerato il passaggio dal rischio di recessione al rischio d’inflazione, riteniamo che gli investitori debbano riconsiderare la propria asset allocation. Un’analisi dei rendimenti degli asset in vari contesti inflazionistici fornisce alcuni utili spunti di riflessione. Le azioni invece hanno sovraperformato le obbligazioni quando l’inflazione era a livelli bassi, moderati e persino leggermente elevati. I rendimenti, tuttavia, sono calati bruscamente durante le recessioni e si sono indeboliti, anche quando l’inflazione è passata a livelli molto elevati.Ma non i titoli del settore energetico i quali, invece, hanno storicamente registrato performance piuttosto positive nei periodi in cui l’inflazione è stata molto elevata. Questi risultati implicano che un orientamento verso l’azionario, con particolare attenzione al settore energetico, potrebbe rappresentare un modo per assicurare una copertura contro il rischio d’inflazione. Per questo, di recente, il nostro Asset Allocation Committee ha assunto una posizione sovrappesata sull’azionario. Sovrappesiamo anche i titoli azionari nei real asset, con un’ampia allocazione sull’energia e su altri titoli orientati alle materie prime.

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Robeco: Aria di primavera per le materie prime, in attesa del mood estivo

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

A cura di Peter van der Welle, Strategist Sustainable Multi Asset di Robeco. La crescita dei data center utilizzati per le applicazioni dell’intelligenza artificiale ha dato impulso alla domanda di rame per i cavi, oltre a quella dei chip di silicio e dei semiconduttori necessari per realizzare i processori. Ciò sta producendo una crescita economica che nel settore manifatturiero tradizionale è assente. Inoltre, fattori come il ricorso alle materie prime quale strumento di copertura contro l’inflazione, unitamente alle dinamiche di domanda e offerta nel mercato più ampio, implicano che la primavera è nell’aria per questa asset class solitamente volubile. Alla conferenza tecnologica di Nvidia del mese scorso, il CEO Jensen Huang ha immaginato una nuova rivoluzione industriale. Se l’acqua era la materia prima utilizzata per generare elettricità nella prima rivoluzione industriale, oggi l’elettricità è il mezzo per generare token di dati nelle ‘fabbriche dell’IA’, come le chiama Huang, nel corso del XXI secolo. Con la crescente diffusione dell’IA, l’International Energy Agency (IEA) prevede un tasso di espansione annuo del 15% per queste fabbriche di dati nei prossimi anni. Questo, a sua volta, accresce la domanda di rame. Per ridurre il rischio di blackout, i data center di Nvidia sono passati dalla fibra ottica ai cavi di rame, che presentano una maggiore efficienza energetica, assicurano un miglior raffreddamento e sono più economici. Questo rinnovato entusiasmo per le materie prime è riconducibile a tre fattori, e non soltanto all’IA. In primo luogo, il ciclo manifatturiero globale si è risvegliato dal suo lungo torpore e le materie prime offrono ora il miglior potenziale di rendimento corretto per il rischio in una prospettiva multi-asset. A differenza delle azioni, le materie prime non scontano ancora una vera e propria ripresa del settore manifatturiero globale, e i segnali di un rilancio su questo fronte si fanno sempre più promettenti. Tuttavia, mentre i mercati azionari hanno già scontato uno scenario di ‘nessun atterraggio’ (‘no landing’), prevedendo una risalita dell’ISM Manufacturing Index al livello di 60, i mercati delle materie prime non hanno abboccato. Dal momento che questi ultimi sono mercati spot che dipendono dai fondamentali spot, un’effettiva ripresa della produzione industriale conferisce alle materie prime un maggior potenziale di rialzo rispetto alle azioni in termini di performance. Per contro, se la ripresa del settore manifatturiero si rivelasse una falsa schiarita, il rischio di ribasso per le materie prime sarebbe verosimilmente più limitato. La recessione del settore manifatturiero è stata insolitamente lunga, ma anche poco pronunciata, poiché l’indice ISM non è mai sceso sotto i 45 punti negli ultimi 16 mesi. Negli ultimi 40 anni, dopo una “lieve” flessione dell’ISM, le materie prime hanno tendenzialmente registrato un rally del 20% in media nell’anno successivo. Dal minimo del novembre 2023 a oggi, le materie prime hanno reso il 5%. Per contro, le azioni globali hanno fatto un atto di fede e da allora hanno già guadagnato il 20%.In secondo luogo, si prospetta uno scenario in cui la frenata della disinflazione sostiene la domanda di materie prime quale strumento di copertura contro l’inflazione che ha afflitto il mondo negli ultimi due anni. Da inizio anno l’inflazione statunitense si è rivelata superiore alle attese e il Citi Inflation Surprise Index, che misura le sorprese sull’inflazione USA, è tornato in territorio positivo, dove probabilmente, a nostro avviso, sarà raggiunto dall’omologo aggregato per il G10. All’inizio del 2024 la crescita dei redditi disponibili in termini reali superava dell’1,5% il tasso di produttività del lavoro, ostacolando potenzialmente il processo di disinflazione negli Stati Uniti. Inoltre, le condizioni finanziarie sono diventate più accomodanti, mentre la crescita della moneta ha toccato un punto di minimo. In terzo luogo, il persistere delle attuali limitazioni sul lato dell’offerta, a fronte di una domanda sostenuta, dovrebbe giovare ai prezzi. Si prospetta quindi una situazione favorevole per le materie prime, anche se è sempre consigliabile esercitare cautela quando si investe in questa asset class volatile. Per i trader di materie prime si respira già aria di primavera, ma il mood estivo non è ancora arrivato. Alcuni rischi potrebbero gettare acqua sul fuoco dell’asset class. Il posizionamento in futures sulle materie prime è elevato, e permane un rischio non trascurabile di un atterraggio duro su un orizzonte di 6-12 mesi. Pertanto, a livello globale, potrebbe bastare una ripresa dell’attività industriale più moderata delle attese per produrre una carenza fisica nei mercati delle materie prime. Abstract by http://www.verinieassociati.com

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Principali conclusioni del Cyclical Outlook: Divergenza nei mercati, diversificazione nei portafogli

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

A cura di Tiffany Wilding, North American Economist di PIMCO e Andrew Balls, CIO Global Fixed Income di PIMCO. Il quadro globale per gli investimenti è destinato a trasformarsi nei mesi a venire con il divergere in modo più sensibile delle traiettorie delle principali economie. Le banche centrali, che si sono mosse pressoché all’unisono nella stretta monetaria per reprimere l’impennata dell’inflazione successiva alla pandemia, seguiranno verosimilmente percorsi differenti nella riduzione dei tassi. L’economia, che sta rallentando in molti dei principali mercati sviluppati (MS), negli Stati Uniti mantiene un sorprendente vigore che pare destinato a perdurare per il sostegno di diversi fattori. I fattori che alimentano la crescita americana potrebbero mantenere l’inflazione nel Paese al di sopra del target del 2% della banca centrale, nel nostro orizzonte ciclico di sei-12-mesi. Ci aspettiamo tuttora che, analogamente ad altre banche centrali dei mercati sviluppati, la Federal Reserve avvii il percorso di normalizzazione dei tassi a metà anno, tuttavia il suo percorso di successiva riduzione potrebbe essere più graduale.Un atterraggio morbido per l’economia resta un obiettivo raggiungibile negli Stati Uniti. Sia nei prezzi azionari che per il tasso ufficiale terminale della Fed (‘Fed terminal rates’), i mercati sembrano largamente escludere la possibilità di una recessione. Noi crediamo tuttavia che i rischi sia di recessione che del riaccendersi dell’inflazione restino ragguardevoli alla luce degli choc senza precedenti verificatisi sul lato della domanda e dell’offerta a livello globale. A fronte dell’incertezza, l’obbligazionario offre interessanti rendimenti sia nominali che al netto dell’inflazione oltre al potenziale di validi risultati in una varietà di contesti economici. Viste le attuali curve dei rendimenti piatte, crediamo che le scadenze intermedie rappresentino il posizionamento ottimale tra il monetario, i cui rendimenti sono fugaci e scenderanno quando le banche centrali cominceranno ad abbassare i tassi, e l’obbligazionario a lunga scadenza che potrebbe trovarsi sotto pressione con l’aumento dell’offerta di titoli per finanziare il crescente debito pubblico. Alla luce dei rischi meno pronunciati sul versante dell’inflazione e più marcati in termini di recessione nel resto dei mercati sviluppati, riteniamo particolarmente interessante l’obbligazionario al di fuori degli Stati Uniti. Apprezziamo in particolare i mercati del Regno Unito, dell’Australia e del Canada. A fronte della resilienza dell’economia degli Stati Uniti, privilegiamo il Dollaro rispetto all’Euro e ad altre valute europee. Continuiamo a prediligere gli MBS agency americani e altri attivi di alta qualità per il loro potenziale di rendimento appetibile. In un contesto di tassi di interesse elevati, prevediamo maggiori pressioni sia per gli emittenti societari che per gli istituti di credito tradizionali come le banche. Sui mercati privati, ravvisiamo crescenti opportunità nel credito assistito da attivi e specializzato. Il contesto attuale evidenzia l’importanza della diversificazione su scala globale, di un approccio prudente per mitigare i rischi e della gestione attiva per costruire portafogli resilienti. Ci aspettiamo il ritorno della tradizionale correlazione inversa tra azionario e obbligazionario, con potenziale apprezzamento di quest’ultimo qualora il rischio di recessione torni ad aumentare. Abstract by http://www.verinieassociati.com

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Schroders: Fed, l’inflazione vischiosa mette in discussione i tagli dei tassi

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

A cura di George Brown, Senior US Economist, Schroders. La Federal Reserve taglierà i tassi quest’anno? È la domanda che ogni investitore si pone, dopo che l’inflazione core degli Stati Uniti, per il terzo mese consecutivo, ha sorpreso al rialzo a marzo. Attualmente i mercati dei future prevedono meno di due tagli dei tassi nel 2024, dopo averne scontati fino a sei o sette a gennaio. Il presidente della Fed, Jerome Powell, non si è opposto al cambiamento delle aspettative di mercato. Dopo i dati sull’inflazione di marzo, ha ammesso che “probabilmente ci vorrà più tempo del previsto” prima che la banca centrale abbia la fiducia necessaria per iniziare ad allentare la sua politica. Al momento, è difficile dire se l’allentamento si materializzerà quest’anno. Eventuali tagli saranno subordinati all’esistenza di prove decisive che l’inflazione sta convergendo verso l’obiettivo. Ciò non solo richiederà un indebolimento dell’inflazione sequenziale, ma dipenderà anche dal raggiungimento di un migliore equilibrio delle condizioni del mercato del lavoro.Un altro fattore che potrebbe ritardare eventuali tagli dei tassi è una significativa escalation della situazione in Medio Oriente. Uno degli scenari di rischio ipotizzati nelle nostre ultime previsioni economiche riguardava lo scoppio di un conflitto nella regione, in grado di impattare sui Paesi occidentali.Un simile scenario interromperebbe i principali canali di trasporto marittimo e la fornitura di petrolio, facendo aumentare i prezzi globali di energia e beni. Date le preoccupazioni per la rigidità del mercato del lavoro e gli effetti di secondo impatto sui salari, le banche centrali potrebbero essere spinte a posticipare l’avvio di eventuali cicli di allentamento. A parte questo rischio, è improbabile che si registrino sufficienti progressi sia nei dati sull’inflazione sia nei dati sull’occupazione, tali da infondere al FOMC la fiducia necessaria per tagliare i tassi entro le riunioni di giugno o luglio. Potremmo vedere un numero di progressi sufficienti prima che il Comitato, che si occupa di fissare i tassi della Fed, si riunisca a settembre. La nostra aspettativa è che a ciò seguiranno altri due tagli, nelle riunioni di dicembre e marzo.Le elezioni americane potrebbero incidere su tempistica e portata dell’allentamento.Ad ogni modo, la bilancia dei rischi è chiaramente orientata verso meno tagli e più tardivi. Anche se l’evoluzione dei dati sarà il fattore determinante, non scartiamo la possibilità che le elezioni del 5 novembre possano influenzare tempistica e portata di un eventuale allentamento. Esiste anche una discreta probabilità che il FOMC non allenterà affatto la politica monetaria quest’anno. Attualmente attribuiamo una probabilità del 40% a tale scenario; si tratta di un rischio che, a nostro giudizio, è attualmente sottovalutato dal mercato. Inoltre, se l’inflazione iniziasse a riaccelerare, la prossima mossa del comitato potrebbe non essere un taglio, bensì un rialzo. Abstract by http://www.verinieassociati.com

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Concorso letterario nazionale “Salva la tua lingua locale”

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

Una poesia in dialetto molisano, una storia illustrata in dialetto villettese e una canzone in dialetto lizzanese sono le tre composizioni vincitrici della nona edizione del concorso letterario nazionale “Salva la tua lingua locale” sezione scuola ideato da Unpli-Unione Nazionale Pro Loco d’Italia e ALI – Autonomie Locali Italiane del Lazio e premiate questa mattina nel corso della cerimonia al Museo delle Civiltà a Roma. Il concorso nasce dalla volontà congiunta del Ministero dell’Istruzione e del Merito e di Unpli in collaborazione con ALI – Autonomie Locali Italiane Lazio e l’Associazione EIP Italia, di riavvicinare i giovani alla forma di comunicazione verbale più antica, espressiva e genuina della propria comunità di appartenenza: il dialetto.Per la sezione poesia, Fabiola Gianfrancesco di Bojano (CB) ha conquistato il primo posto, scrivendo delle rime evocative dedicate alla riscoperta dell’antico mestiere del ciabattino, che aggiusta le scarpe usurate dal cammino. Per la sezione prosa, a vincere il premio è stato un calendario illustrato della scuola “A. Testone” di Villette (VCO) che ripercorre i mesi dell’anno attraverso leggende e antichi proverbi popolari. Una classe della scuola “A. Manzoni” di Lizzano (TA) si è infine aggiudicata la sezione musica con una canzone dalle sonorità originali, che racconta la vita dei ragazzi di Lizzano, in una sorta di revival del romanzo I ragazzi della Via Pal. L’iniziativa si colloca in un piano più ampio di riscoperta e valorizzazione del patrimonio culturale immateriale, da intendere come “l’insieme di pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze e i saperi che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono come facenti parte del loro patrimonio culturale” (Convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale). A testimoniare il grande interesse verso questo progetto sono i numeri: negli anni hanno partecipato circa 490 Istituti. Quest’anno i numeri non sono stati da meno: si registra infatti la partecipazione di circa 100 Istituti, con oltre 650 elaborati di ragazzi delle scuole primarie e secondarie che si sono cimentati nella scrittura di testi in prosa, in musica e in poesia in dialetto. Come ogni anno, gli scritti dei primi tre classificati per ogni sezione, sono stati pubblicati nell’antologia, edita da Unpli. (Fonte Adnkronos)

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Italia-Slovenia: Rojc (Pd), buon lavoro a ambasciatore Cavagna

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

“L’ambasciata italiana a Lubiana è un imprescindibile punto di riferimento nei rapporti tra l’Italia e la Slovenia e ho tenuto a portare il mio saluto e l’augurio di buon lavoro all’ambasciatore Cavagna. Abbiamo potuto avere un utile scambio di punti di vista su temi relativi allo scenario internazionale e alle crisi in atto, i rapporti bilaterali, gli interessi delle minoranze slovena e italiana. Confido si possa sostenere il processo di amicizia e collaborazione anche a livello parlamentare con un incontro di rappresentanze dei Parlamenti italiano e sloveno”. Lo riferisce la senatrice Tatjana Rojc, che oggi a Lubiana ha incontrato l’ambasciatore d’Italia in Slovenia Giuseppe Cavagna, recentemente insediato. “Abbiamo valutato con soddisfazione gli importanti progressi nei rapporti tra i due Paesi – rende noto la senatrice – di cui il presidente Mattarella è stato un protagonista, come confermato anche con a sua presenza a Brdo nel ventennale dell’ingresso della Slovenia nell’UE. Rilevanti i suoi appelli all’integrazione dei Balcani e a un deciso passo avanti nei processi democratici e decisionali europei”. Durante il colloquio, riporta Rojc, sono stati discussi “i temi delle infrastrutture strategiche di trasporto, dell’energia e della collaborazione transfrontaliera. In relazione alle reciproche minoranze linguistiche, di cui sono state evidenziate le specificità, è stata tra l’altro esaminata la questione connessa al riconoscimento dei titoli di studio”, mentre sul fronte della cultura è stato sottolineato come GO2025 sia “evento che non ha pari in Europa e che merita il massimo sostegno affinché sia conosciuto e valorizzato”.

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Progetto Sant’Egidio per screening a migranti per epatite C: positivi l’1,5%

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

Un record di casi di sommerso in Europa che ci vede ancora lontani dall’obiettivo dell’Oms di eliminazione dell’Epatite C entro il 2030 Il quadro emerso dal Global Hepatitis Report 2024 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta che l’epatite virale è la seconda causa infettiva di morte a livello globale, con percentuali simili a quelle registrate dalla tubercolosi, uno dei principali killer infettivi. I nuovi dati provenienti da 187 Paesi mostrano che il numero stimato di decessi per epatite virale è aumentato da 1,1 mln nel 2019 a 1,3 nel 2022. Di questi, l’83% è stato causato dall’epatite B e il 17% dall’epatite C. Solo in Italia ci sono ancora 300mila persone inconsapevoli di essere affette dal virus Hcv e non ancora trattate, un record di casi di sommerso in Europa che ci vede ancora lontani dall’obiettivo dell’Oms di eliminazione dell’Epatite C entro il 2030. “L’Epatite C è una malattia che impiega anni a dare sintomi evidenti- afferma Enrico Di Rosa, direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica della Asl Roma 1- se non identificata e correttamente trattata. Oggi esistono terapie che permettono di eradicare il virus che può portare allo sviluppo del tumore al fegato e impattare sulla qualità di vita della persona”.In questa importante ottica preventiva si è mosso il Progetto di Salute Solidale ‘Camminare insieme per la cura dell’Epatite C’, attuato dalla Comunità di Sant’Egidio insieme a Letscom E3, con il contributo non condizionato di AbbVie, “per ampliare l’accesso ai test e favorire una diagnosi tempestiva interrompendo la catena di contagio- spiega la dottoressa Maria Giuseppina Lecce, referente del progetto per Sant’Egidio- Si è quindi attivata una campagna di sensibilizzazione verso l’Epatite C e un’offerta di screening con test rapido anti Hcv indirizzata alla popolazione migrante che si rivolge alla Comunità. La campagna di sensibilizzazione ha coinvolto migliaia di migranti e rifugiati: studenti della Scuola di Lingua e Cultura Italiana e persone in difficoltà che si rivolgono ai centri di accoglienza e solidarietà di Sant’Egidio. L’offerta dello screening con test rapido anti Hcv è stata accolta con molto favore e interesse. La percentuale di positività è stata dell’1,5%, e i pazienti positivi sono stati avviati per le cure del caso e la completa presa in carico al Policlinico Gemelli”.

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Def: Cia, sostenibilità resta prioritaria ma necessari interventi in ambito Pac e Pnrr

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

Nel corso delle audizioni nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato, impegnate nell’esame del Def, Cia-Agricoltori Italiani ha spiegato come il tema della sostenibilità resti prioritario per il comparto agricolo. In merito ai punti trattati dal Def, specificatamente in ambito Pac e Pnrr, Cia ha esposto alcune considerazioni al fine di garantire la giusta efficacia alle rispettive dotazioni. Sulla Pac, Cia ha apprezzato le novità da Bruxelles in materia di semplificazioni e riduzioni del carico burocratico per gli agricoltori e chiede che la normativa –dopo la rapida approvazione in ambito Ue- sia adottata tempestivamente all’interno del Piano Strategico Nazionale, attraverso misure realmente applicabili dagli agricoltori, in riferimento agli eco-schemi. Altrettanto importante per Cia, la proroga sul quadro temporaneo per gli Aiuti di Stato e un intervento che scongiuri il rischio di disimpegno automatico su risorse che, per varie difficoltà, non sono state utilizzate dalle imprese. In merito al Pnrr, Cia reputa urgente il finanziamento di tutte le domande sul secondo bando parchi agri-solari e il completamento del quadro normativo applicativo della misura parchi agri-voltaici. Si richiede, inoltre, l’utilizzo delle nuove risorse disponibili sui contratti di filiera e di distretto, auspicando che tale dotazione finanziaria sia sufficiente rispetto alle esigenze dei progetti presentati.Cia ha anche proposto alcuni principali interventi per rilanciare la competitività al settore agricolo nel prossimo futuro. A partire dalla tutela del primario all’interno della filiera agroalimentare, favorendo la concentrazione dell’offerta produttiva e dalla riforma del decreto legislativo che applica la normativa Ue sulle pratiche commerciali sleali. Si reputa, altresì, necessario monitorare con attenzione l’andamento dei costi di produzione agricola, la più esposta tra le attività economiche alla volatilità dei mercati. Cia ha evidenziato, infine, la difficoltà di accesso al credito per le imprese agricole e quelle legate alle crisi fitosanitarie, sempre più frequenti. Si rendono, dunque, urgenti nuovi strumenti di sostegno per indennizzare i danni subiti dagli agricoltori, oltre a investimenti in innovazione e ricerca in grado di garantire alternative sostenibili sotto i profili ambientali ed economici, oltre alla necessità di attuare una riforma del sistema di gestione del rischio in agricoltura sia in ambito Ue che nazionale.

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Patto di stabilità: i deputati europei approvano le nuove regole di bilancio

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

Le nuove regole approvate martedì erano state provvisoriamente concordate tra il Parlamento europeo e i negoziatori degli Stati membri a febbraio. La proposta di riforma è composta da tre diversi atti legislativi. Il regolamento che istituisce il nuovo braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita (PSC) è stato approvato con 367 voti a favore, 161 voti contrari, 69 astensioni; Il regolamento che modifica il braccio correttivo del PSC con 368 voti a favore, 166 voti contrari, 64 astensioni; e la direttiva che modifica i requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri con 359 voti a favore, 166 voti contrari, 61 astensioni. I deputati hanno rafforzato le norme per sostenere la capacità di un governo di investire. Ora sarà più difficile per la Commissione sottoporre uno Stato membro a una procedura per i disavanzi eccessivi se saranno in corso investimenti essenziali. Tutte le spese nazionali per il cofinanziamento dei programmi finanziati dall’UE saranno escluse dal calcolo delle spese di un governo, creando così incentivi agli investimenti. I paesi con un debito eccessivo saranno tenuti a ridurlo in media dell’1 % all’anno se il loro debito è superiore al 90% del PIL, e dello 0,5% all’anno in media se è tra il 60% e il 90%. Se il disavanzo di un paese è superiore al 3% del PIL, dovrebbe essere ridotto durante i periodi di crescita per raggiungere l’1,5% e creare una riserva di spesa per periodo con condizioni economiche difficili. Le nuove norme contengono varie disposizioni per consentire più spazio di manovra. In particolare, concedono tre anni supplementari oltre ai quattro standard per raggiungere gli obiettivi di un piano nazionale. I deputati si sono assicurati che questo tempo supplementare possa essere concesso per qualsiasi motivo il Consiglio ritenga opportuno, piuttosto che solo a condizione di criteri specifici, come inizialmente proposto. Su richiesta dei deputati, i paesi con un disavanzo eccessivo o un debito eccessivo possono chiedere una discussione con la Commissione prima di fornire orientamenti sul percorso di spesa. Uno Stato membro può chiedere la presentazione di un piano nazionale riveduto se vi sono circostanze oggettive che ne impediscono l’attuazione, ad esempio un cambiamento di governo. Il ruolo delle istituzioni di bilancio indipendenti nazionali — incaricate di verificare l’adeguatezza dei bilanci e delle proiezioni di bilancio del loro governo — è stato consolidato dai deputati con l’obiettivo di contribuire a rafforzare ulteriormente i piani nazionali. Tutti i paesi dovranno presentare piani a medio termine che definiscano i loro obiettivi di spesa e come saranno intrapresi gli investimenti e le riforme. Gli Stati membri con livelli elevati di disavanzo o debito riceveranno orientamenti sugli obiettivi di spesa. Per garantire una spesa sostenibile, la riforma introduce garanzie numeriche di riferimento per i paesi con un debito eccessivo o un disavanzo eccessivo.Le norme aggiungono inoltre un nuovo orientamento, vale a dire la promozione degli investimenti pubblici nei settori prioritari. Infine, il sistema sarà più adattato a ciascun paese caso per caso piuttosto, che applicare un approccio unico per tutti, e si terrà meglio conto delle preoccupazioni sociali.

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Un nuovo sostegno commerciale per l’Ucraina con tutele per gli agricoltori UE

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 aprile 2024

Il Parlamento Europeo ha dato il via libera all’estensione delle misure temporanee di liberalizzazione commerciale per l’Ucraina, proteggendo al contempo gli agricoltori europei. Con 428 voti favorevoli, 131 contrari e 44 astensioni, i deputati hanno appoggiato la proroga della sospensione dei dazi all’importazione e delle quote sui prodotti agricoli ucraini per un altro anno, fino al 5 giugno 2025, per sostenere il paese nel contesto della continua e brutale guerra di aggressione della Russia. In base al nuovo regolamento, la Commissione può intervenire rapidamente e imporre tutte le misure che ritiene necessarie in caso di perturbazioni significative del mercato dell’UE o dei mercati di uno o più Stati membri dell’UE a causa delle importazioni ucraine (ad esempio il frumento). Nell’ambito di misure di salvaguardia rafforzate per proteggere gli agricoltori dell’UE, la Commissione può attivare un freno di emergenza per i prodotti agricoli particolarmente sensibili, vale a dire pollame, uova, zucchero, avena, semola, granturco e miele. Se le importazioni di questi prodotti superano la media dei volumi delle importazioni registrate nella seconda metà del 2021 e in tutto il 2022 e il 2023, le tariffe potranno essere nuovamente imposte. Nell’ambito dell’accordo su queste nuove norme, la Commissione si è impegnata ad avviare presto negoziati con l’Ucraina sulla liberalizzazione commerciale permanente e a mantenere il Parlamento strettamente impegnato nel processo.

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