Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 176

Posts Tagged ‘usb’

USB continua la campagna per la sicurezza nei luoghi di lavoro

Posted by fidest press agency su lunedì, 25 marzo 2024

“Troppi morti, troppi feriti sui luoghi di lavoro. Troppo silenzio, troppe parole di circostanza. Ogni giorno parole di cordoglio che restano impresse per un attimo e poi si dimenticano fino al morto successivo, al ferito successivo”.Da tempo assistiamo ad una strage infinita con oltre 1000 lavoratrici e lavoratori morti nell’anno passato, dall’inizio di questo 2024 il numero di lavoratori che non sono tornati a casa non accenna a diminuire con la recente strage di Firenze e ancora 5 morti solo nella seconda settimana di Marzo .Da mesi Usb è presente nelle città ed ha organizzato la raccolta di firme di migliaia di cittadini a sostegno della proposta di legge elaborata con Rete Iside onlus per l’introduzione nel nostro ordinamento del reato di omicidio, lesioni gravi e gravissime nel luogo di lavoro.È necessario garantire agli Rls (rappresentanti lavoratori sicurezza) le competenze e gli spazi di agibilità adeguati al loro compito, attraverso l’aumento delle ore di formazione, aumento del monte ore annuale dei permessi per l’ accesso ai luoghi di lavoro; obbligo di presenza degli Rls alle ispezioni , rafforzamento della loro tutela , elezione diretta da parte dei lavoratori del settore che a maggioranza possono chiedere lo svolgimento delle elezioni in tutte le azienda indipendentemente dal numero degli addetti.Pensiamo che il Consiglio Nazionale Economia e Lavoro possa avere una funzione importante riguardo alla sicurezza nei luoghi di lavoro, per questo, attraverso il Consigliere Usb presente al Cnel, abbiamo posto alla Assemblea Plenaria questa necessità ed urgenza.La Presidenza ha accolto questa nostra richiesta ed ha avviato il lavoro perché sia elaborato un documento condiviso da tutti i soggetti presenti al Cnel, lavoro che prevede audizioni, valutazioni proposte di legge esistenti ed anche verifiche dirette. Non sarà un percorso breve ma sicuramente molto importante.

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Usb a Palazzo Chigi: la questione salariale è la vera emergenza del Paese

Posted by fidest press agency su lunedì, 16 ottobre 2023

La prosecuzione del taglio del cuneo fiscale è una misura insufficiente e volatile che costituisce lo strumento per eludere la questione salariale. Sarebbe stato sufficiente un semplice decreto che obbligasse i contratti ad allinearsi al costo della vita per dare una risposta a milioni di lavoratori e lavoratrici ed avere a dispozione un pacchetto di miliardi da indirizzare al potenziamento dei servizi pubblici, alle assunzioni stabili nella pubblica amministrazione e alla riapertura dei contratti pubblici con aumenti adeguati. Usb ha anche contestato l’avvio di una riforma fiscale non orientata a una tassazione progressiva né a colpire i grandi patrimoni. Per tutte queste ragioni Usb ha confermato lo sciopero generale del pubblico impiego del 17 novembre e la mobilitazione in tutte le altre categorie per rivendicare forti aumenti salariali (300 euro netti in busta paga) nei prossimi rinnovi contrattuali.

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USB: l’insopportabile predica di Visco sulla moderazione salariale

Posted by fidest press agency su venerdì, 2 giugno 2023

Il governatore della Banca d’Italia, che a ottobre si appresta a lasciare la guida dell’istituto, ha tenuto il suo ultimo discorso sulla Relazione annuale, le cosiddette Considerazioni finali del Governatore. E mentre i media hanno riportato con grande enfasi il suo rapido cenno alla necessità di introdurre un salario minimo “definito con il necessario equilibrio” (sic!), pochi hanno colto il messaggio principale in materia di salari che Visco ha voluto mandare, per l’ennesima volta, a tutto il Paese. A fronte di una inflazione al consumo salita nel 2022 all’8,4 % in media d’anno e poi scesa al 7% nella primavera dell’anno in corso (sono i dati citati dallo stesso Visco nelle sue Considerazioni), la crescita delle retribuzioni nell’area dell’euro si è collocata poco al di sopra del 3,5% “restando quindi nettamente inferiore all’inflazione”. Ci si sarebbe aspettati, con questi dati inequivocabili, un richiamo a favorire l’aumento dei salari, e invece Visco ha proseguito così: “Grazie alla limitata presenza di meccanismi automatici di indicizzazione all’inflazione passata, alla natura una tantum di una parte significativa degli incrementi retributivi e in assenza di diffusi rialzi dei margini di profitto, il rischio di una rincorsa tra prezzi e salari fino a questo punto si è mantenuto moderato”. Il Governatore quindi ci sta dicendo che, proprio grazie alla scomparsa della scala mobile, l’aumento dei prezzi non si rispecchia nelle retribuzioni e che possiamo essere contenti del fatto che l’inflazione si sta mangiando i nostri redditi! Quanto poi al fatto che non si assista a rialzi dei margini di profitto le affermazioni di Visco sono più che dubbie. Sia perché, dalle stesse fonti BCE, è emerso che il rincaro dei prezzi energetici è dovuto solo per un terzo all’aumento dei costi e per i restanti due terzi all’aumento dei margini di guadagno delle imprese. E soprattutto perché lo stesso Bollettino della Banca d’Italia dell’aprile di quest’anno chiarisce che “la quota di profitti delle imprese (definita come rapporto tra margine operativo lordo e valore aggiunto) è cresciuta in tutti i maggiori paesi, superando i livelli prepandemici in Germania, in Italia e Spagna”. Va detto poi che il Rapporto annuale dei Settori Industriali, pubblicato di recente da Intesa Sanpaolo e Prometeia, ha riportato come il fatturato dell’export manifatturiero supererà nel 2023 la quota simbolica del 50% del totale. Un dato, quest’ultimo, che dimostra come l’industria del nostro Paese sia sempre più proiettata verso l’estero, sfruttando il costo sempre più basso della manodopera italiana e tenendo presente la depressione dei consumi interni, dovuti proprio alle retribuzioni in calo. E che significa che i padroni in Italia non hanno alcuna intenzione di far crescere l’economia interna ma continuano a promuovere uno sistema tutto orientato verso l’esportazione, nella quale i salari bassi e la forte precarietà del lavoro costituiscono le condizioni indispensabili per il funzionamento del sistema.

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USB con i francesi in lotta contro l’attacco alle pensioni

Posted by fidest press agency su giovedì, 23 marzo 2023

Giovedì 23 manifestazioni all’ambasciata di Francia a Roma e davanti ai consolati di tutta Italia. USB esprime sostegno e solidarietà alla lotta dei lavoratori francesi contro il nuovo attacco alle pensioni, chiede l’immediato rilascio di tutti gli arrestati durante le manifestazioni e chiama alla mobilitazione in Italia per il prossimo giovedì 23 marzo.USB invita le proprie strutture a fare presidi e manifestazioni davanti all’ambasciata e ai consolati di Francia in Italia giovedì 23, in occasione del prossimo grande sciopero francese. Siamo di fronte a uno degli esempi più importanti di lotta degli ultimi anni in Europa. La forza della lotta che stanno portando avanti i lavoratori francesi è un esempio per tutti, come sindacato di classe non possiamo che sostenerli e stare con loro. Dopo aver partecipato, con una delegazione, alla manifestazione e allo sciopero del 7 marzo scorso, oggi USB chiama a una mobilitazione italiana di solidarietà per il 23 marzo. Il silenzio della stampa italiana su quanto sta succedendo in Francia chiarisce perfettamente quanto siano importanti le mobilitazioni in corso e il timore che possano essere da esempio anche per i lavoratori di altri Paesi. I lavoratori, i giovani e il popolo francese, con i sindacati militanti in prima linea, si riversano ogni giorno nelle strade di tutte le città francesi facendo scioperi massicci per impedire l’imposizione della riforma pensionistica del governo Macron. Dichiarano chiaramente che non accettano di lavorare fino alla morte. La lotta ha costretto il governo Macron a mostrare il suo vero volto al servizio dei poteri forti, lo stesso dell’Unione Europea, dei governi italiani, quello della repressione contro i lavoratori. L’Unione Europea e i governi nazionali da anni attuano politiche finalizzate al sostegno del mercato e dell’impresa attraverso il peggioramento dei salari, delle pensioni, dei diritti e dei servizi per il cittadino.

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Sciopero generale 2 dicembre, i ferrovieri USB si fermano dalle 21 del 1° dicembre

Posted by fidest press agency su giovedì, 24 novembre 2022

I rapporti dell’OSCE e di altri enti internazionali hanno certificato quello che era già evidente: i salari italiani sono fermi da decenni e sono tra i più bassi in Europa perché̀ legati all’indice “IPCA depurato dalla componente energia importata”. Anche i ferrovieri non sono esenti da questo impoverimento. Il CCNL AF è stato rinnovato nel marzo 2022 con un aumento salariale pari a 105 euro lordi (pari al 2%) a fronte di utili del Gruppo FSI pari a milioni di euro. I ferrovieri inglesi sono in lotta da mesi, con scioperi anche di 3 giorni, per la richiesta di aumenti salariali del 7%. I ferrovieri francesi presto si uniranno agli scioperi dei lavoratori delle raffinerie per le stesse motivazioni, dopo aver bloccato la privatizzazione delle ferrovie qualche anno fa grazie a scioperi durati diverse settimane. È arrivato il momento di dire basta a questi “aumenti salariali” da fame e basta all’atteggiamento di Cgil Cisl Uil Ugl Fast e OrSA che continuano nella loro opera di far credere ai giovani ferrovieri di far parte di una categoria di privilegiati! I Ferrovieri sciopereranno e manifesteranno per: · La reintroduzione della scala mobile che lega i salari all’andamento dei prezzi. Aumenti salariali che superino l’inflazione reale che oggi corre oltre il 10% Diminuzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Porre fine alla repressione perpetrata sui lavoratori da parte dei quadri aziendali. Gli impianti fissi sciopereranno l’intera giornata del 2 dicembre. Circolazione treni: sciopero dalle ore 21:00 del 1° dicembre alle ore 21:00 del 2 dicembre.

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Elezioni, USB: hanno vinto gli anti-Draghi. Ma il nuovo governo si appresta a seguire le orme di Draghi

Posted by fidest press agency su domenica, 2 ottobre 2022

Ancora una volta, come già fu alle elezioni politiche del 2018, hanno vinto le forze che hanno dato la sensazione di rappresentare la protesta e di interpretare l’insofferenza che si registra nella popolazione. Ha vinto il partito della Meloni, che non ha partecipato alla larghissima coalizione pro-Draghi, ed ha recuperato una buona fetta di consensi il Movimento Cinque Stelle, guidato da Conte, che è riuscito a smarcarsi da Draghi, avviando di fatto la crisi di governo che ha portato alle elezioni. Hanno perso invece tutte le forze che hanno convintamente sostenuto il governo del banchiere, a cominciare dal Pd, confermando la voragine che si va allargando tra l’establishment e lo stato d’animo di tanta parte del Paese.Se nel 2018 i due partiti che uscirono vittoriosi si erano presentati alle elezioni con un programma visibilmente diverso da quello del governo di allora, ora Fratelli d’Italia vince le elezioni con un programma di sostanziale continuità con il governo Draghi. All’epoca fu necessario l’intervento del presidente della Repubblica, che condizionò finanche la scelta dei ministri, e i paletti fissati dalla Commissione Europea riportarono nei ranghi i due partiti “antisistema” in occasione della legge di bilancio di fine anno. Oggi invece gli esponenti di FdI già propongono una condivisione con i ministri del governo Draghi per scrivere assieme la Finanziaria.Perché in realtà il governo a guida Meloni si appresta a governare nel segno della continuità. Sia sul fronte della politica estera e dei finanziamenti al riarmo della Nato, che su quello della politica economica.A sinistra non hanno superato lo sbarramento del 3% le formazioni che proponevano un’alternativa di sistema, scontando probabilmente il poco tempo che hanno avuto a disposizione. Chi ha riportato un innegabile successo è stato invece il Movimento Cinque Stelle che si è presentato con un programma radicale, con proposte spesso condivisibili. Adesso bisognerà vedere se si è trattato di semplice tattica elettorale o se i grillini hanno seriamente intrapreso una linea di azione in discontinuità con il loro recente passato di governo.La grande questione dei salari e dell’impennata dei prezzi (e delle bollette), che è il tema delle prossime settimane, sarà il banco di prova del prossimo governo. Proposte di seria discontinuità non ce ne sono nel programma elettorale di FdI: taglio del cuneo fiscale, flat tax, attacco al reddito di cittadinanza e poi tanto fumo sulla ridiscussione del PNRR. Sono né più né meno le idee che circolavano nel governo Draghi e che sono già nelle proposte di Confindustria e di larga parte della maggioranza uscente.Passata la sbornia elettorale, torna in campo la realtà dei problemi, resa sempre più cruda dalla prosecuzione della guerra e da una recessione ormai alle porte con al seguito migliaia di licenziamenti e un pesante attacco alle condizioni generali di vita per milioni di persone.L’USB ha già proclamato uno sciopero generale per il prossimo 2 dicembre assieme al mondo del sindacalismo di base. Non conosciamo ancora come sarà il prossimo governo né quali saranno le prime decisioni che assumerà, ma dal loro programma e dalla campagna elettorale appena conclusa, non è difficile intuire come si muoveranno. E pertanto sarà necessario costruire la più vasta mobilitazione possibile.Ritroveremo nelle piazze anche quelli che non volevano la caduta del governo Draghi e che a luglio diramarono appelli affinchè Draghi restasse. Ritroveremo quelli che hanno sostenuto l’establishment ed hanno favorito lo spostamento a destra del clima generale del paese, regalando il governo alla Meloni. Sarà bene ricordarselo per non abboccare a nuove illusioni unitarie e avendo a cuore l’indipendenza e la chiarezza dei nostri obiettivi. Primo fra tutti: abbassate le armi – alzate i salari.

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Contributi part time ciclici e verticali, ce l’abbiamo fatta, la lotta USB paga!

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

Dopo 5 anni di lotte portate avanti in quasi totale solitudine da USB, attraverso mobilitazioni e ricorsi contro l’INPS per aver riconosciuti i contributi per l’intero anno e quindi il diritto di equiparazione contributiva con il resto dei lavoratori, oggi i lavoratori delle produzioni industriali, gli addetti ai servizi scolastici per l’integrazione degli alunni disabili, i lavoratori delle mense e delle pulizie, i lavoratori addetti al controllo e gestione di eventi e quartieri fieristici raggiungono un obbiettivo importante, che non era scontato: le mobilitazioni e le azioni legali portate avanti da USB e le pressioni sulla materia, hanno aperto la strada al confronto con la ministra Nunzia Catalfo e con il presidente dell’INPS Tridico, costringendo la politica a portare in Parlamento il problema.Infatti, con l’approvazione della legge di bilancio pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre 2020, il comma 350 per tutti i lavoratori e lavoratrici con part time ciclico verticale “stabilisce che nel contratto di lavoro a tempo parziale di tipo verticale e ciclico anche le settimane non interessate da attività lavorativa sono da includere nel computo dell’anzianità utile ai fini del diritto al trattamento pensionistico…..” quindi a fronte di 40 anni di lavoro verranno riconosciuti 40 anni di contributi e non più 30 come era fino ad oggi! Sulle modalità tecniche di riconoscimento dei contributi rimaniamo in attesa della circolare dell’INPS, prendendo l’impegno a tenere lavoratrici e lavoratori costantemente informati. Quella di oggi è una prima vittoria, ma la battaglia non finisce qui, dopo la conquista del diritto alla contribuzione continuativa, bisognerà costruire una vasta campagna per l’accesso agli ammortizzatori sociali durante i periodi di sospensione delle attività, in modo da garantire la necessaria continuità del reddito, per le lavoratrici e lavoratori con contratto part time ciclico verticale.

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I tre pilastri del futuro: giovedì 8 ottobre la proposta di USB per Roma

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 ottobre 2020

Roma alle 17 di giovedì 8 ottobre 2020, Residence occupato, via Tiburtina 1064 l’Unione Sindacale di Base avanza la sua proposta per Roma, fondata su tre pilastri che dovranno reggere l’azione politico-sociale dei prossimi anni, sia per chi agisce dentro la società, tra i lavoratori, nei quartieri, tra gli abitanti e sia per chi assume funzioni di governo: la centralità delle periferie; il rafforzamento dell’intervento pubblico con un massiccio piano di assunzioni ed internalizzazioni; un’efficace lotta alle disuguaglianze sociali.Su queste direttrici è possibile costruire un programma per i prossimi anni che non solo stabilisca come utilizzare i fondi che arriveranno per fronteggiare la crisi del Covid-19 ma indichi anche quali devono essere le finalità di una riforma istituzionale che riconosca compiutamente a Roma il ruolo e i poteri specifici di Capitale. Chi vuole riproporre il vecchio modo di gestire la città, le alleanze ed i patti con i poteri forti che hanno condizionato la sua storia, non si riconoscerà in questa proposta.Tantomeno chi soffia sul fuoco della xenofobia per scaricare la rabbia che è cresciuta tanto in questi anni. Ma c’è forse un pezzo di città che sente l’esigenza del riscatto e che è disposta a misurarsi con la nostra proposta. Sono state invitate le forze sociali e politiche della città.

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Il 25 settembre sciopero dei trasporti locali del Lazio

Posted by fidest press agency su sabato, 12 settembre 2020

USB ha proclamato proclamato lo sciopero dei trasporti locali a Roma e nel Lazio per venerdì 25 settembre, astensione che si aggiunge allo sciopero nazionale della scuola già proclamato da tempo per il 24 e 25 settembre. L’agitazione, formalmente di 24 ore, avrà inizio alle ore 10 per favorire la partecipazione alle proteste da parte di insegnanti e studenti (che il 25 saranno sotto il MIUR in viale Trastevere).USB Trasporti di Roma e Lazio aveva già fatto ricorso al TAR contro l’ordinanza regionale che ad aprile permetteva l’affluenza al 60%. Ed eravamo in una fase nella quale l’utilizzo dei mezzi pubblici era fortemente diradato. Ora che i mezzi sono destinati ad essere presi d’assalto, con la riapertura delle scuole, invece di procedere al potenziamento del servizio si utilizza il giochino di alzare la soglia all’80% (come recita il provvedimento ministeriale) per rendere legale quello che fino ad oggi legale non è. A rischio c’è non solo la salute degli autisti ma anche quella di migliaia di utenti, ai quali poi a scuola verranno prescritte norme diverse sul distanziamento in aula. Provvedimenti contraddittori che rendono senza senso le stesse precauzioni adottate e che sono destinati a favorire una diffusione molto forte dei contagi.
Scuola e trasporti sono oggi accomunati da una identica necessità: tornare ad essere considerati servizi primari per la popolazione sui quali investire, non risparmiare, perché indispensabili alla salvaguardia della salute dei cittadini.Tanto i trasporti quanto la scuola pubblica vengono invece da decenni di tagli che hanno influito sia sul personale che sulle infrastrutture ed i mezzi. Per affrontare questa crisi non c’è alternativa: bisogna assumere, migliorare ed aumentare le strutture e potenziare il servizio.Lo sciopero è la nostra arma migliore perché i fondi a disposizione vengano spesi lì dove servono.

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Decreto Agosto, la bocciatura di USB

Posted by fidest press agency su martedì, 18 agosto 2020

L’Unione Sindacale di Base giudica negativamente il Decreto Agosto, che nonostante i trionfalismi governativi contiene soltanto misure tampone tagliate su misura per le imprese, con incentivi, bonus e sgravi fiscali o decontributivi. Una ricetta standard, nell’illusione che gli interventi sul costo del lavoro producano sviluppo, ma che non ha mai funzionato.Nessuna traccia invece delle quattro semplici cose che il governo rifiuta da sempre di fare: assunzioni a tempo indeterminato nel settore pubblico; sviluppo degli investimenti pubblici nei settori strategici; riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario; stimolo dei consumi con interventi sui redditi.In compenso Confindustria incassa la possibilità di tornare a licenziare nelle aziende che hanno esaurito il ricorso agli ammortizzatori ed evita lo spostamento del blocco a fine anno come chiedeva la ministra Catalfo. Incomprensibile quindi, considerando che con la cancellazione dell’articolo 18 ha reso la possibilità di licenziare una facoltà praticamente incondizionata per le aziende, come Landini possa dare un giudizio positivo del pacchetto e far sparire dal tavolo i riferimenti a uno sciopero generale. USB ritiene al contrario che con questo decreto i prossimi mesi sono destinati a diventare molto caldi.

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Commercio, USB: le aziende che non effettuano tamponi devono chiudere

Posted by fidest press agency su venerdì, 1 Maggio 2020

I lavoratori del Commercio e della Grande Distribuzione non si sono mai fermati, hanno garantito alla cittadinanza gli approvvigionamenti primari, perfino nelle zone focolaio del Coronavirus. Ad oggi, però il Governo non ha ancora predisposto un monitoraggio uniforme nel settore per verificare la salute dei lavoratori e agire tempestivamente in caso di risultati positivi.
Usb, che fin dallo scoppio dell’epidemia, denuncia la forte esposizione a rischio dell’intero settore, prende atto con piacere della delibera della Regione Toscana. Questa ha imposto alle aziende di effettuare gli screening su tutti i dipendenti per verificarne le reali condizioni di salute.Tale passo, se pur in ritardo, è fondamentale per ridurre il rischio di contagio sia per i lavoratori sia per i consumatori che quotidianamente frequentano i punti vendita alla ricerca di beni essenziali e non. Usb ha inviato a tutte le Regioni la richiesta di prendere provvedimenti simili se non più stringenti. Ricordiamo come sia ormai dimostrato che il virus si diffonda per via area, ben oltre il metro di distanza.Ad oggi, sono molte le catene commerciali che non hanno fornito neanche le mascherine previste dalla normativa, le uniche effettivamente protettive. La sanificazione a fondo rimane per lo più inapplicata, la maggior parte dei negozi si limita ad una pulizia ordinaria che nulla ha a che vedere con il rischio biologico costituito dal Coronavirus. Il risvolto sono centinaia di lavoratori ammalati senza alcun tipo di controllo istituzionale. In alcuni casi, addirittura, la catene commerciali hanno omesso di segnalare alla Asl presunti casi positivi, sostituendoli con dipendenti fuori sede o richiamati forzatamente dalle ferie. Tutto è stato lasciato nelle mani delle singole Regioni.Usb, pertanto, le esorta a tutelare davvero lavoratori e consumatori, prendendo provvedimenti univoci e concreti.Proprio adesso che si parla di fase due, con una maggior platea di lavoratori coinvolti e persone in strada, devono essere chiusi, o non riaperti, quei punti vendita che non garantiscono le misure minime di prevenzione e protezione. A partire proprio dal monitoraggio dei lavoratori che si trovano durante tutto il loro turno a contatto diretto con il pubblico e con potenziali soggetti positivi. Non accetteremo nessuna misura più leggera, pronti alla mobilitazione fino all’astensione dal lavoro, visto il grave rischio per la salute in atto.

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Lavoro agricolo, USB Piemonte

Posted by fidest press agency su domenica, 19 aprile 2020

L’appello dei sindaci del Cuneese con le associazioni di categoria (Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Confcooperative), mette a nudo l’assoluta centralità dei braccianti nella filiera agroalimentare piemontese. Un sistema che nel Saluzzese poggia sullo sfruttamento di una classe di lavoratori a cui anno dopo anno si sono continuati a negare condizioni di vita dignitose, salari adeguati e tutele di sicurezza minime. Le richieste dell’USB Lavoro agricolo, che chiedono il rispetto dei diritti salariali e previdenziali, il rispetto delle misure di sicurezza sul lavoro e adeguate sistemazioni abitative non hanno mai avuto seguito.Oggi, a fronte della mancanza di circa diecimila lavoratori, sindaci e associazioni di categoria propongono sgravi fiscali e l’assunzione di cassintegrati, pensionati, studenti, percettori di reddito di cittadinanza. La proposta, inaccettabile, è un modo per spogliare il lavoro salariato di dignità, e la rimandiamo al mittente. Gli stessi comuni dell’hinterland Saluzzese, come Costigliole Saluzzo, Revello, Verzuolo, Lagnasco e altri, oggi chiedono di trovare strutture per ospitare gli stagionali, dopo aver ripetutamente evitato di partecipare attivamente all’accoglienza dei lavoratori. Le stesse aziende agricole che non hanno mai fornito sistemazione ai propri braccianti, e sulla cui fatica poggiano i loro profitti, ora chiedono risorse da investire nell’ospitalità. Ospitalità che nelle precedenti stagioni ha significato solo l’apertura di una struttura carente al Foro Boario di Saluzzo, attorno alla quale dorme all’addiaccio il resto dei lavoratori che ne rimangono fuori. Il Coordinamento lavoratori agricoli dell’Unione Sindacale di Base risponde a queste proposte con la richiesta di Uguale Lavoro e Uguale Salario indipendentemente dalla provenienza geografica e l’immediata regolarizzazione dei lavoratori invisibili già presenti sul territorio, braccianti e non. L’emersione del lavoro nero, l’uscita dall’invisibilità giuridica dei lavoratori migranti, lo smantellamento dei ghetti abitativi, condizioni alloggiative adeguate, salari congrui al lavoro svolto e adeguati dispositivi di sicurezza sul lavoro sono l’unica risposta possibile. L’uscita dalla crisi non passerà da un’ulteriore marginalizzazione e svalutazione del lavoro agricolo né da ulteriori risorse alle aziende, ma da interventi che assicurino una vita e un lavoro degno a chi, con la sua fatica quotidiana, mette ogni giorno il cibo sulle nostre tavole. Coordinamento Lavoro agricolo USB Piemonte.

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Aeroporto di Fiumicino, USB: primi contagiati tra il personale

Posted by fidest press agency su giovedì, 2 aprile 2020

Nell’aeroporto Leonardo da Vinci, nonostante il calo evidente del traffico aereo, i lavoratori di varie aziende lavorano insieme, si incontrano, passano allo stesso varco di entrata, condividono postazioni di lavoro.E tante sono le denunce inviate da USB sul mancato rispetto delle norme emanate dai decreti e dal protocollo firmato tra governo e sindacati in merito alla salvaguardia della salute dei lavoratori, protocollo carta straccia che gli stessi firmatari non hanno provveduto a far rispettare.Il trasporto aereo è considerato servizio pubblico essenziale, ma questo non significa che le aziende non siano obbligate a rispettare le norme emanate dai decreti e dallo stesso protocollo condiviso. Non significa soprattutto che i lavoratori non abbiano diritto al massimo della protezione in queste condizioni di estrema emergenza. A cominciare dal diritto a una corretta informazione su cosa succede sul proprio luogo di lavoro.Ai telegiornali appaiono servizi di un aeroporto sotto controllo, pulito, sanificato ed efficiente. Ma la verità è che i lavoratori impiegati, già martoriati dagli effetti economici pesanti sulla loro retribuzione, sono preoccupati di contrarre il virus e contagiare i propri familiari.USB chiede un intervento immediato ad Aeroporti di Roma ed ENAC che informi tutti i lavoratori di cosa sta succedendo in aeroporto e che intervenga a verificare il rispetto delle norme di sicurezza per tutti, dalla misurazione della temperatura in entrata, alle mascherine non consegnate, ai locali spogliatoi, bagni e sale ristoro non sanificati.Lo stato di agitazione indetto nel trasporto aereo permane e se le incertezze che vivono i lavoratori sulla loro salute non vengono chiarite USB andrà avanti con ogni mezzo.

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Pensioni, USB: pronti alla mobilitazione

Posted by fidest press agency su domenica, 26 gennaio 2020

Il governo Conte ha appena varato un provvedimento impropriamente definito “taglio del cuneo fiscale” escludendo dalla misura i pensionati, come già era accaduto del resto con il bonus Renzi. Per 7 milioni e 400mila famiglie che vivono per lo più di pensione e che versano un’Irpef tra il 23 e il 43% (di gran lunga superiore al resto d’Europa che si attesta sotto il 10%) non è all’orizzonte nessun taglio fiscale. In compenso lunedì si apre un tavolo al Ministero del Lavoro per rimettere mano al sistema pensionistico. Sul piatto sembra esserci la famigerata Quota 100, interpretata in questi mesi come misura troppo onerosa per le casse dell’Inps. Ma tutti sanno che Quota 100 ha rappresentato un debole palliativo in luogo dell’abolizione della Fornero e quindi della rimessa in discussione del sistema contributivo e del meccanismo di innalzamento progressivo dell’età pensionabile che quella legge ha consolidato. Una misura pro tempore di pensionamento anticipato (dopo 38 anni di contribuzione!) che puoi utilizzare solo se te la paghi.Le premesse quindi sono inquietanti. C’è più di un sospetto che la vera ragione del tavolo di lunedì sia trovare misure meno dispendiose (per loro!) per garantire una qualche flessibilità in uscita, guardandosi bene dall’invertire la rotta assunta in questi anni che sta portando allo smantellamento del sistema previdenziale pubblico.Per l’Unione Sindacale di Base ci sono alcuni punti irrinunciabili da cui partire:
• La presa d’atto che ogni anno le pensioni portano un gettito fiscale di 56 miliardi e che utilizzando una parte di quelle risorse si può riequilibrare il sistema
• Che 62 anni costituisce una soglia sufficiente per consentire a tutti di accedere alla pensione, favorendo al contempo la creazione di milioni di posti di lavoro
• Che il sistema contributivo non garantisce chi vive di lavoro precario, part-time o intermittente. Quanto prenderanno di pensione i giovani rider che hanno appena vinto in Cassazione contro Foodora? Va quindi stabilita una soglia minima di almeno 1000 euro, rivalutabile in base al costo della vita, sotto la quale nessuno deve scendere. Ma anche un tetto massimo: è accettabile che si percepiscano pensioni superiori a 5mila euro mensili?
• La detassazione delle pensioni ed il riavvicinamento dell’Italia all’Europa costituisce la misura che può consentire da subito un innalzamento delle pensioni più basse.
Le pensioni sono uno degli architravi sui quali si regge tutto il sistema di welfare. Proprio l’attacco alla previdenza è stato uno dei fattori che ha permesso il grande aumento delle disuguaglianza sociali in Italia. Intere generazioni identificano oggi la pensione come un diritto perduto mentre l’innalzamento dell’età pensionabile frena la possibilità di accedere al lavoro per milioni di giovani.
Possiamo restare a guardare davanti ad un nuovo probabile attacco al sistema pensionistico? O è forse arrivato il momento di costruire una grande mobilitazione generale che cancelli le tante bugie che ci raccontano e riaffermi il diritto a una pensione dignitosa? Lunedì ne sapremo di più.

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2020: un anno-anniversario per l’USB

Posted by fidest press agency su venerdì, 3 gennaio 2020

L’8, 9 e 10 maggio 2010 con un Congresso costituente nasce l’Unione Sindacale di Base, forte della convergenza politica e organizzativa sostanzialmente di RdB e SdL Intercategoriale più alcuni spezzoni della CUB da cui proveniva sia RdB che, fino a qualche anno prima, il SULTA che poi confluì in SdL. Dieci anni, difficili e entusiasmanti al tempo stesso, che vogliamo ricordare e su cui riflettere assieme a tutti coloro che hanno condiviso la nostra impresa e la nostra scommessa. Ricordarli perché sono accadute tante cose, e tanti momenti importanti della vita politica e sindacale del Paese ci hanno visti protagonisti, rifletterci su per capire quali sono ancora oggi i nostri limiti e per capire come far meglio sindacato, analizzando e studiando la complessa situazione dell’oggi e come quindi adeguare la nostra azione e le nostre attività alle esigenze in continuo cambiamento, evitiamo di chiamarla evoluzione, che la società ci propone. Nel periodo trascorso abbiamo anche trasformato la nostra organizzazione, è nata la Federazione del Sociale, che si è andata ad affiancare alle due organizzazioni “storiche” USB Pubblico Impiego e USB Lavoro Privato, per intercettare tutti quei lavoratori, figli della riorganizzazione produttiva e dell’avanzare delle disuguaglianze, che non hanno una vita lavorativa classica e che non incontrano il sindacato quando hanno da affrontare e risolvere i propri bisogni o la propria condizione sociale, ad esempio in relazione al diritto al reddito o all’abitare. Abbiamo aperto fronti importanti di lotta e concluso con successo vertenze che ci vedevano impegnati da anni come quella degli ex LSU ATA; siamo diventati un punto di riferimento e di organizzazione per migliaia di braccianti e di lavoratori della logistica, per la gran parte migranti. Siamo da anni protagonisti delle più importanti vertenze nazionali dall’Ilva all’Alitalia passando per il rilancio del conflitto in centinaia di aziende industriali e del commercio. Abbiamo condotto in splendida solitudine la battaglia contro il precariato nella pubblica amministrazione costringendo il governo ad aprire alla stabilizzazione di migliaia di precari, a partire dalla ricerca. Molto altro potremmo ricordare di fatti e vertenze importanti che ci hanno visto protagonisti, ma quello che più ci interessa ricordare ed analizzare è la unicità della nostra esperienza nel variegato mondo del sindacalismo complessivamente inteso. Non siamo il classico sindacato “basista”, senza organizzazione e senza struttura unitaria politica e di elaborazione, non siamo un sindacato complice prono ai diktat del capitale e dell’Unione Europea, non siamo un sindacato autonomo pronto a piegare i propri comportamenti e la propria identità al cambio di vento politico o agli umori popolari. Abbiamo scelto di essere un sindacato di classe, internazionalista, antifascista, anticapitalista e indipendente che lavora per essere sempre più sindacato di massa, che si pone l’obbiettivo della difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e della trasformazione sociale.L’aver scelto di incrociare consapevolmente il movimento delle donne e quello per l’ambiente danno anche il segno della consapevolezza di tutta USB che l’azione del sindacato non può fermarsi ai luoghi di lavoro ma deve essere capace di interpretare il proprio ruolo nelle diverse contraddizioni presenti. Se ovviamente siamo soddisfatti della nostra crescita e della nostra iniziativa, la condizione politica e sociale in cui versa il nostro blocco sociale di riferimento rischia di limitare fortemente la nostra azione e la nostra penetrazione nelle fabbriche, negli uffici, nei quartieri. Un blocco sociale composto da lavoratrici e lavoratori che subiscono la scomparsa di riferimenti politici di massa, che sono preda della devastazione culturale in atto, di quell’egoismo sociale profuso a piene mani da chi li vuole succubi e silenziosi e che li getta in un’entropia sempre più evidente. C’è quindi la necessità di un sindacato che non solo abbia una forte identità collettiva legata ai nostri principi fondanti, ma che sia fatto di militanti, capaci di affrontare le sfide anche di natura culturale e ideologica che ci si stanno già proponendo, che non si lascino attrarre dai facili approdi dell’aziendalismo e del corporativismo di categoria o di territorio per rilanciare con forza l’idea alta di una confederalità non semplicemente dichiarata ma fortemente praticata.

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Torna la casta sindacale: USB non starà a guardare

Posted by fidest press agency su sabato, 21 settembre 2019

La giornata di ieri l’altro sembra segnare la ripresa della concertazione tra la casta sindacale e il governo Conte bis. Lo scambio tra salario minimo e legge sulla rappresentanza previsto nel programma di governo, la convocazione odierna solo dei sindacati complici e la firma all’INPS degli atti necessari alla realizzazione dell’infame accordo del 10 gennaio dicono chiaramente che Cgil Cisl Uil sono tornate al governo al seguito di Zingaretti e, sembrerebbe, anche dei 5 Stelle in versione europeista.Ormai sono circa 40 anni che chiediamo una legge che garantisca criteri oggettivi e non monopolistici sulla rappresentanza e la rappresentatività sindacale. Sono circa 40 anni che non si riesce a realizzarla per l’assoluta contrarietà dei sindacati che detengono abusivamente il monopolio della rappresentanza. Ora sembra approssimarsi una legge che blinda, chissà per quanti anni ancora, l’impero economico e politico creato da Cgil Cisl Uil utilizzando le risorse rastrellate dagli stipendi dei lavoratori e sostenuto attraverso i regali ottenuti con il welfare aziendale, gli enti bilaterali ecc. Il pluralismo sindacale va garantito, così come si garantisce quello politico. Adottare l’accordo tra le parti del 10 gennaio e farlo diventare legge dello Stato è una dimostrazione di subalternità totale a quei soggetti che hanno contribuito a rendere il lavoro sempre più povero e schiavo dei profitti. USB ha sempre sostenuto la necessità di introdurre un salario minimo contrattuale, non è però disponibile a scambiarlo con un rinnovato monopolio della rappresentanza per il sindacato unico Cgil Cisl Uil.

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L’Unione sindacale di base nell’incontro con il presidente del Consiglio

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 agosto 2019

Per l’occasione l’Unione Sindacale di Base ha presentato al presidente del Consiglio Giuseppe Conte un pacchetto di proposte in tema di lavoro e misure sociali per la prossima Legge di Stabilità. USB ritiene in via preliminare necessaria la cancellazione del pareggio di bilancio dalla Costituzione, come da modifiche all’articolo 81, e della legge 201/2011 sulla possibilità di aumentare l’Iva come strumento di riduzione del deficit. Solo così sarà possibile rompere la gabbia dei diktat UE sulle politiche monetarie ed economiche. Queste le proposte avanzate da USB:
Sicurezza sul lavoro. Rifinanziare e migliorare la vigilanza sui luoghi di lavoro per combattere gli omicidi sul lavoro, in continua crescita
Salario minimo. Introduzione della soglia di 10 euro orari, peraltro previsti per i voucher in vigore, da applicare a tutte le tipologie di contratti.
Reddito di cittadinanza. Ripensamento e rifinanziamento per eliminare le condizioni restrittive che ne hanno ridotto la portata, cioè tetto massimo a 6000 euro dei conti correnti dei beneficiari, aggancio al reddito familiare ISEE, sanzioni penali per lavoro nero
Reddito ai senza lavoro. Ripristino degli ammortizzatori sociali della vecchia legge 223/91 per chi perde il lavoro a causa di ristrutturazioni aziendali e crisi industriali, tutela del reddito per chi comunque perde il lavoro, abolizione del Jobs Act.
Lotta al lavoro povero. Eliminare le norme che rendono possibili la piaga del part time involontario, il lavoro nero, l’intermediazione di manodopera, il ricorso indiscriminato al tempo determinato. Piena reintroduzione ed estensione dell’Art.18.
Gig economy. Riconoscimento del carattere di lavoro subordinato (art.2094 C.C.) anche quando le direttive dell’impresa arrivano tramite applicazione informatica, quando non vi sia un orario predeterminato, quando la prestazione è remunerata da un terzo e quando il lavoratore utilizza mezzi propri.
Orario di lavoro. Riduzione a 32 ore a parità di salario in tutti i settori per far crescere il numero degli occupati e diminuire disoccupati e inoccupati.
Ambiente e territorio. Stanziamenti nella Legge di Stabilità 2020 per la cura del territorio e dell’ambiente nonché per la manutenzione e protezione dei Beni Culturali.
Pubblica Amministrazione. Piano straordinario di assunzioni in previsione del forte esodo pensionistico, per evitare il collasso degli uffici e dei servizi pubblici, a partire da enti locali, sanità e scuola. Stabilizzazione del personale precario e reinternalizzazione dei servizi in appalto. Stanziamenti per il rinnovo dei contratti pubblici, superando la crescita zero di salari agganciati a indici di inflazione nulli da anni.
Accoglienza. Misure straordinarie come la CIG per contrastare gli effetti devastanti del decreto sicurezza, che ha causato una perdita di 20mila posti di lavoro.
Crisi aziendali. Creazione di uno strumento pubblico che prenda in carico le imprese strategiche in crisi, garantendo la continuità, il risanamento e la riqualificazione.
Discriminazioni di genere. Strumenti di sostegno al lavoro femminile e sanzioni alle aziende che discriminano i dipendenti in base al sesso.
Pressione fiscale. Spostarne il peso dal lavoro alla rendita, con forme di patrimoniale che redistribuiscano ricchezza, aggrediscano l’evasione fiscale e migliorino la qualità dei servizi. Tavolo sugli scaglioni Irpef e sull’Iva. No alla flat tax.
Welfare. Ritorno al welfare universale, smantellato negli ultimi decenni in favore di un welfare aziendale contrattuale che abbassa i salari e privatizza i diritti. Rifinanziamento spostando le risorse da opere inutili o dannose come Tav, Tap, Muos etc.
Casa. Piano di edilizia pubblica e popolare per garantire il diritto costituzionale all’abitare.
Rappresentatività sindacale. Una legge pluralistica contro il monopolio della rappresentanza e i contratti pirata che stabilisca i criteri di sufficiente rappresentatività e non garantisca rendite di posizione.
Rispetto di impegni e accordi. I continui passi indietro di ministri e istituzioni su impegni assunti rendono poco credibile l’azione del governo, come dimostrano il mancato varo del decreto su ex LSU ATA, il caso Arcelor Mittal, il pagamento delle spettanze ai lavoratori Manital e aziende consorziate.

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USB presenta a Palazzo Chigi le proposte per il Sud

Posted by fidest press agency su martedì, 30 luglio 2019

L’Unione Sindacale di Base ha partecipato nel pomeriggio di ieri a Palazzo Chigi al tavolo organizzato dal governo sulle politiche per il Sud. Queste in sintesi le proposte avanzate da USB:
Lavoro: piano per allargare la capacità assunzionale degli enti locali, in deroga al patto di stabilità. Clausola del 34% degli investimenti in conto capitali per la PA destinati al Mezzogiorno, da investire in opere utili e messa in sicurezza del territorio, con l’introduzione di una clausola sociale che tuteli l’inserimento di lavoratori meridionali nei futuri appalti.
Scuola: ristrutturazione e rilancio dell’edilizia scolastica, asili pubblici gratuiti, recupero dell’evasione e dispersione scolastica, aumento degli insegnanti anche di sostegno, diminuzione del numero degli alunni per classe, tempo pieno almeno al 50% in tutte le scuole
Sanità: investimenti pubblici nel sistema sanitario anche per evitare l’emigrazione sanitaria verso altre regioni, ristrutturazione ed ampliamento offerta sanitaria pubblica in tutti i sensi.
Sociale: investimenti pubblici per le infrastrutture sociali a partire dai nidi (rispetto degli accordi di Barcellona del 2006, per garantire il 33% della copertura di asili nido 0-3 anni per numero di bambini nelle regioni del sud), passando per i servizi per i disabili, i minori a rischio, gli anziani, piani di formazione per i giovani e le donne, fino ai centri antiviolenza per le donne.
Trasporti: reti ferroviarie moderne, porti, potenziamento del trasporto pubblico urbano. Rafforzamento della rete delle autostrade del mare tra i porti del Sud e il completamento di alcune linee ferroviarie strategiche come la Napoli-Bari o la Bari-Brindisi-Taranto.
Energia: reti energetiche all’insegna del risparmio energetico e promozione delle fonti rinnovabili.
Ambiente: investimenti massicci nel risanamento ambientale anche urbano in Puglia, Campania, Calabria, terre di sversamenti di rifiuti tossici industriali; sostegno e promozione di una gestione dei rifiuti premiale all’insegna della raccolta differenziata spinta. Valorizzazione dei beni ambientali, culturali e storici di cui tutto il Sud è ricco, con stimolazione del turismo anche ecosostenibile.
Sport: impianti sportivi pubblici e gratuiti a partire dai quartieri più degradati e disagiati delle grandi aree metropolitane capaci di attrarre i giovani fin dall’età scolare e sottrarli alla cultura della strada e della criminalità.
USB chiede anche la ricostruzione della governance dei Fondi strutturali europei, poiché è inaccettabile che a fronte delle ingenti risorse economiche disponibili, le regioni del Mezzogiorno continuino ad avere incapacità di spesa di quelle risorse che i cittadini stessi hanno contribuito ad alimentare. Chiediamo che vengano previste forme di controllo sull’operato delle amministrazioni pubbliche regionali da parte dei cittadini e pretendiamo che Regioni e Ministeri mettano in campo corsi gratuiti di formazione, di progettazione e gestione di progetti a valere sui fondi strutturali. Accedere a tali fondi è impensabile per coloro che non hanno risorse per pagarsi corsi che sul mercato hanno costi inaccessibili.

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Politiche fiscali: USB a Palazzo Chigi

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 luglio 2019

L’Unione Sindacale di Base durante un incontro tenuto a Palazzo Chigi ha presentato al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, le proprie proposte in tema di politiche fiscali. USB ha sottolineato come da tempo sia stato stravolto lo spirito della Costituzione (art.53: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”), caricando tasse e imposte sui redditi da lavoro e da pensione, medi e bassi, favorendo al contrario le rendite da capitale e gli alti redditi. Per invertire la tendenza USB ha proposto al governo:
1) aumentare la progressività del sistema fiscale e tributario e non diminuirla come si vorrebbe con la flat tax, facendovi rientrare i redditi oggi sottratti all’IRPEF e in tal modo colpendo tutti i redditi da capitale a partire dai più elevati, aumentando gli scaglioni di aliquote, con una diminuzione delle stesse sui redditi bassi e un aumento su quelli alti;
2) diminuzione delle imposte indirette che sono per natura regressive, eliminazione dell’Iva tranne che sui beni di lusso. Una tale riforma rilancerebbe i consumi, la domanda interna e l’occupazione, con una netta svolta rispetto ai dettami dell’Unione Europea tutti tesi all’osservanza dei parametri riferiti al debito pubblico, che in questi anni hanno solo peggiorato le condizioni economiche e sociali dell’Italia;
3) introduzione di una patrimoniale a partire da determinati livelli di patrimonio, che non può certo ricalcare le tasse sulla prima casa di montiana memoria;
4) un piano straordinario di assunzioni degli ispettori del fisco per contrastare elusione ed evasione fiscale che costano all’Italia 190 miliardi di euro di mancate entrate.
Il governo per parte sua ha annunciato una riforma organica del carico fiscale, basata sulla flat tax con vincoli di progressività, aiuti alle famiglie contro il calo demografico e utilizzo vincolante delle carte di credito per contrastare l’evasione. Annunci che USB giudica non adeguati per arrivare a una giustizia fiscale favorevole a lavoratori, pensionati e ceti medi.
USB incardinerà anche sulle proprie proposte in tema di politiche fiscali la battaglia d’autunno.

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Il 20 giugno sciopero USB all’Atac

Posted by fidest press agency su martedì, 11 giugno 2019

L’Unione Sindacale di Base ha proclamato per giovedì 20 giugno uno sciopero di 24 ore del personale di Atac. Uno sciopero per difendere la salute e la sicurezza tanto dei lavoratori quanto degli utenti, perché nel trasporto pubblico romano il problema non sono più soltanto i bus che prendono fuoco e le aggressioni al personale, ma anche le polveri sottili nelle gallerie e nelle stazioni della metro, polveri micidiali i cui valori arrivano a sforare anche di 5 volte i limiti di legge.Dopo le denunce di USB e Orsa sulla sospensione da un anno e mezzo della depolverizzazione delle gallerie, che ha lasciato depositare e respirare a dipendenti e utenti polveri sottili, nonché sull’assenza di rilevazioni dallo scorso mese di ottobre, lunedì 3 giugno il prefetto di Roma ha accolto le sollecitazioni delle due organizzazioni sindacali, disponendo che Atac effettui celermente nuovi rilievi, per i quali l’azienda ha incaricato subito l’Università di Tor Vergata.Più in generale USB denuncia la quasi totale assenza di servizi igienici ai capolinea, la negazione continua di ferie adeguate a un sufficiente recupero psico-fisico, lo stato usurato dei mezzi, l’assenza di aria condizionata nei mesi caldi, tutte situazioni che causano un peggioramento delle condizioni di salute dei lavoratori.Le continue aggressioni al personale operativo, causate dalla gestione insufficiente del servizio, aggiungono infine altro stress e altro disagio a lavoratori che svolgono già un’attività di per sé usurante.Il 20 giugno i lavoratori sciopereranno non solo per tutelare la propria salute e la propria sicurezza ma anche quelle degli utenti. È a loro che ci rivolgiamo e chiediamo comprensione e sostegno, perché vittime in egual misura di una gestione inefficiente di un servizio pubblico che è patrimonio di tutti.
Il personale viaggiante di Atac si fermerà dalle ore 08:30 alle ore 17:00 e dalle 20:00 a fine servizio.

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