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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 131

Posts Tagged ‘domiciliare’

Oncologia e assistenza domiciliare

Posted by fidest press agency su mercoledì, 5 ottobre 2022

In Italia meno del 70% (68,7%) delle Oncologie può contare sull’assistenza domiciliare e più della metà delle strutture (52%) è priva dei coordinatori di ricerca clinica, figure essenziali per condurre le sperimentazioni. La ‘fotografia’ dello stato dell’Oncologia nel nostro Paese vede anche progressi importanti rispetto al passato. I servizi di supporto psicologico sono presenti in quasi il 90% dei centri (87,3%), anche se solo la metà è dotata di uno psicologo “dedicato” ai pazienti oncologici. Il 95% ha l’anatomia patologica, l’81% una nutrizione clinica di riferimento e il 70% un laboratorio di biologia molecolare di riferimento. Sono significativi i passi in avanti nella definizione dei percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali (PDTA), essenziali per garantire un’assistenza multidisciplinare: sono stati deliberati dalle reti oncologiche ben 1.240 documenti. I dati emergono dalla “Carta dei servizi dell’oncologia italiana – Libro Bianco 2022”, presentato in conferenza stampa al XXIV Congresso Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), che si apre oggi a Roma. Nel nostro Paese sono attive 323 Oncologie. L’88% è dotato di Day Hospital, il 65% dell’Ambulatorio, il 58% del reparto di Degenza ordinaria. “L’oncologia è un cardine del Servizio Sanitario Nazionale, ma deve essere sostenuta con misure strutturali – afferma Saverio Cinieri, Presidente AIOM -. Chiediamo al Governo, che entrerà in carica nelle prossime settimane, e al nuovo Ministro della Salute di inserire in agenda, tra i primi obiettivi da realizzare, un reale potenziamento dell’oncologia, con un’attenzione a 360 gradi, dall’assistenza domiciliare alla ricerca clinica. Senza dimenticare la prevenzione, visto che il 40% dei casi e il 50% delle morti oncologiche possono essere evitati agendo su fattori di rischio prevenibili, in particolare sugli stili di vita. Gli oncologi, da tempo, hanno sviluppato una particolare sensibilità verso le tematiche di governo della spesa e di appropriatezza. L’utilizzo dei farmaci biosimilari in oncologia può determinare risparmi di circa il 20%, permettendo di riallocare risorse a sostegno dell’accesso a terapie innovative”. “Ogni anno, in Italia, sono 377.000 le nuove diagnosi di cancro. La sopravvivenza a un quinquennio si attesta al 65% nelle donne e al 59% negli uomini, rispetto al 63% e al 54% della rilevazione precedente aggiornata al 2015. Terapie innovative, come i farmaci a bersaglio molecolare e l’immunoncologia, permettono in molti casi di cronicizzare la malattia in fase avanzata o di ottenere la guarigione, con consistenti risparmi in altre voci di spesa, sanitaria e sociale. Ma la qualità e la sostenibilità del sistema si garantiscono soprattutto con politiche di sostegno alla ricerca, che permette di sviluppare farmaci innovativi. Ogni anno circa 35mila pazienti in Italia sono arruolati in studi clinici. L’oncologia del nostro Paese, se adeguatamente supportata dalle Istituzioni, può affermarsi come un motore di sviluppo in ambito non solo scientifico, ma anche economico e sociale. Offriamo questi temi di discussione al prossimo Governo, perché il confronto non è più rinviabile”. Oltre alla ricerca, l’altra importante questione, ancora irrisolta, riguarda il potenziamento del territorio e la necessità di investire nell’assistenza oncologica domiciliare. Si stima che oltre il 30% delle persone colpite da cancro possa essere seguito sul territorio. “Ma ancora troppi pazienti, in Italia, si spostano per centinaia di chilometri alla ricerca del ‘trattamento migliore’. Incidono la distanza tra casa e luogo dove si ricevono le cure e le spese di trasporto da sostenere – sottolinea Massimo Di Maio, Segretario Nazionale AIOM -. E questo non solo nei casi estremi di migrazione sanitaria da Sud a Nord. I problemi possono nascere per raggiungere dalla provincia i centri specialistici nelle grandi città. Insomma, una serie di determinanti, sui quali vogliamo sensibilizzare le Istituzioni, che possono mettere in campo politiche di cambiamento per investire di più sul territorio e sull’assistenza domiciliare, anche creando un’integrazione fra oncologia e medicina di famiglia. Vanno implementati anche i gruppi di cure simultanee, perché il 36% dei centri ne è ancora privo. Un’integrazione precoce nel percorso di cura di interventi di supporto, in un’ottica di cure simultanee, ha un impatto positivo sulla qualità e quantità di vita del paziente e sui risultati attesi con le terapie”.

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Cura domiciliare Covid

Posted by fidest press agency su venerdì, 9 settembre 2022

Uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” di Milano, e pubblicato di recente su “Lancet Infectious Diseases”, porta chiarezza sull’utilità d’impiego degli antinfiammatori non steroidei (Fans) nelle cure domiciliari per i pazienti affetti da Covid-19 in forma lieve – uso già previsto dai protocolli del ministero della Salute. Si ricordano le fasi fondamentali dell’infezione: a una ‘acuta o ‘virale’ – con interazione del virus con il recettore Ace2 – che causa febbre e tosse secca e spesso si risolve spontaneamente, segue una seconda fase con aumento della carica virale e sviluppo di infiammazione polmonare, con tosse e difficoltà respiratorie. La possibile evoluzione in una terza fase con infiammazione sistemica può risultare potenzialmente letale. Ormai è noto che il disturbo da colpire all’esordio non sono i sintomi ma l’infiammazione. Secondo la review pubblicata su “Lancet”, l’obiettivo di usare Fans fin dall’inizio dei sintomi è duplice: ridurre il rischio di aggravamento della malattia ed evitare un buon numero di ricoveri. In studi precedenti – riporta Giuseppe Remuzzi, direttore del Mario Negri – abbiamo dimostrato che nei pazienti Covid curati precocemente con Fans si ha una riduzione di ricoveri del 90% rispetto a chi aveva ricevuto solo terapie sintomatiche [un dato, peraltro, rilevato su un singolo studio con un campione molto ristretto]; inoltre, in base a un altro studio, è emerso che i Fans inibiscono contemporaneamente la maggior parte dei mediatori dell’infiammazione, in modo simile agli anticorpi monoclonali – come tocilizumab o anakinra, diretti contro specifiche citochine pro-infiammatorie. Circa il meccanismo d’azione dei Fans – tra i quali aspirina, nimesulide, celecoxib, ibuprofene (la cui efficacia in questo contesto è comprovata da molteplici studi osservazionali retrospettivi) – risulta correlato all’inibizione delle ciclossigenasi (Cox-1 e, soprattutto, Cox-2), dei prostanoidi e delle prostaglandine, laddove Sars-Cov-2 aumenta l’espressione dei geni che codificano per Cox-1, Cox-2 e la sintetasi citosolica della prostaglandina E. All’azione dei Fans fa seguito una complessa e articolata attività di stimolo su varie cellule del sistema immunitario (macrofagi, mastociti, cellule dendritiche, cellule T) che contrastano le azioni del virus. I Fans, utili nelle forme lievi-moderate, hanno inoltre il vantaggio rispetto ai monoclonali (per uso ospedaliero, utilizzati nelle forme gravi) e anche rispetto agli antivirali (il cui impiego è pure previsto in fase precoce) di essere poco costosi. Da specificare, comunque, che gli antivirali – bloccando la replicazione virale – se somministrati entro i primi 5 giorni dallo sviluppo dei sintomi sono molto efficaci nell’evitare ospedalizzazione e morte. In ogni caso – si sottolinea nella review – qualora i sintomi peggiorassero durante il trattamento con Fans, è necessario passare ai corticosteroidi e, in caso di ulteriore aggravio del quadro, procedere immediatamente al ricovero. Fermo restando l’utilità preventiva della vaccinazione. (fonte Doctor33)

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Terapia domiciliare del COVID-19

Posted by fidest press agency su giovedì, 1 aprile 2021

La recente disponibilità, anche in Italia, di combinazioni di anticorpi monoclonali anti proteina Spike di SARS-CoV-2, genera nuove opportunità terapeutiche per i pazienti che si trovino nelle fasi iniziali di malattia per evitare l’evolversi verso condizioni di maggiore gravità. Questo significativo progresso terapeutico favorisce il confronto scientifico inerente al trattamento iniziale della malattia da COVID-19, precipuamente nella fase di gestione domiciliare. Nel recente passato sono state perseguite molte ipotesi terapeutiche da utilizzarsi a domicilio, poi non suffragate dalle evidenze degli studi prospettici, quali la somministrazione di idrossi-clorochina, di antibiotici e di farmaci antiretrovirali. Altre opzioni farmacologiche devono ancora superare il vaglio degli studi comparativi prima di poter essere considerate nell’utilizzo routinario; si fa riferimento in tal senso a colchicina, le cui proprietà anti infiammatorie potrebbero essere di giovamento ai pazienti, ad ivermectina, farmaco antiparassitario molto attivo in vitro su SARS-CoV-2 ma ancora in fase 2 di sperimentazione clinica per tale indicazione e ad eparina a basso peso molecolare, opzione di grande interesse e potenziale valore per la quale però mancano ancora dati comparativi in grado di definirne con precisione posologia, efficacia e sicurezza. Una citazione a parte merita l’utilizzo degli steroidi. Tali farmaci si sono dimostrati molto utili nelle fasi evolutive di malattia, quando la eccessiva risposta infiammatoria prevale sull’azione del virus e porta una quota di pazienti verso le condizioni di maggiore gravità. Di fatto desametasone alla dose di 6 mg/die rappresenta oggi l’unica terapia ad avere raggiunto un’evidenza di efficacia indiscutibile, in uno studio prospettico randomizzato di amplissime dimensioni. Ma lo stesso studio dimostra inconfutabilmente che il farmaco è efficace solo nei pazienti che presentino insufficienza respiratoria e necessità di supporto di ossigeno, mediamente con una storia di malattia superiore a 7 giorni; di contro, nei soggetti senza necessità di supporto di ossigeno vi è evidenza di un trend negativo sulla sopravvivenza. Questo dato non è un paradosso ma ben si correla con la patogenesi della malattia da COVID-19, che consta di due fasi successive che si embricano tra loro, una fase iniziale dominata dall’effetto della replicazione virale ed una successiva, che coinvolge fortunatamente solo una parte di pazienti, dominata da una risposta infiammatoria eccessiva e non controllata. È noto, infatti, che l’infiammazione è utile per il controllo della replicazione virale, per cui spegnerla troppo presto potrebbe facilitare la replicazione virale, inducendo un viral load elevato e di conseguenza innescare, in un tempo successivo e potenzialmente ritardato, la risposta infiammatoria sregolata. È evidente che, dimostrata l’inutilità della terapia antibiotica e della clorochina, tutte le cautele prima menzionate sugli steroidi e stante la attuale indisponibilità di antivirali somministrabili per os ed essendo ancora in via di definizione il ruolo di eparina basso peso molecolare, l’armamentario terapeutico per la gestione domiciliare dei pazienti è minimo. In questo contesto diventa fondamentale l’istituzione di collaborazioni clinico-gestionali tra centri ospedalieri e medicina territoriale per un approccio ragionato e coordinato al paziente con malattia da COVID-19. Quanto affermato nulla toglie al ruolo imprescindibile e centrale della medicina di comunità nella difficile partita contro SARS-CoV-2: individuare i casi, gestire al meglio i contatti, monitorizzare i pazienti, cogliere il momento in cui sia necessario un approfondimento diagnostico, una richiesta di collaborazione alle strutture ospedaliere e/o un ricovero sono attività fondamentali e preziosissime nell’approccio multidisciplinare e multistep alla malattia. Già oggi con l’arrivo degli anticorpi monoclonali la corretta selezione dei pazienti meritevoli di tale terapia rappresenta un momento gestionale centrale di collegamento tra ospedale e territorio per far sì che si arrivi più agevolmente a somministrare il giusto farmaco al giusto paziente. In tal senso si ribadisce la disponibilità di tale società scientifica a supportare studi clinici prospettici in collaborazione con la medicina di comunità, per incrementare la conoscenza sul trattamento domiciliare del COVID-19: a partire dall’utilizzo dei monoclonali fino a proposte di studi spontanei su nuovi e vecchi farmaci.

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Istruzione domiciliare: va attivata anche per la Scuola dell’Infanzia

Posted by fidest press agency su mercoledì, 31 marzo 2021

I legali Anief Walter Miceli, Ida Mendicino e Andrea Maresca ottengono ragione presso il TAR del Lazio a tutela del diritto di una famiglia di alunno con disabilità grave con una sentenza esemplare, destinata a fare giurisprudenza sul punto, che condanna un istituto comprensivo in provincia di Roma ad attivare ed esperire “ogni procedura di competenza degli Organi collegiali”, per poter soddisfare la richiesta effettuata dai genitori di avviare l’istruzione domiciliare, con la conseguente illegittimità del diniego fondato sulla base dell’insussistenza dell’istituto dell’istruzione domiciliare per le scuole di infanzia. Marcello Pacifico (Anief): “La sentenza è stata ottenuta nell’ambito dell’iniziativa promossa dal nostro sindacato e denominata “Sostegno, non un’ora di meno!” in cui i nostri legali forniscono assistenza completamente gratuita per le famiglie che rivendicano il giusto diritto alla corretta attribuzione delle ore di sostegno e la tutela a 360° del diritto all’istruzione e all’integrazione degli alunni con disabilità. Non possiamo che essere soddisfatti per aver aiutato, ancora una volta, una famiglia a ottenere giustizia”.Per quanto riguarda la richiesta attivazione di istruzione domiciliare, infatti, la sentenza emanata dal TAR Lazio appare chiara sul punto e ricorda che il decreto scuola ha chiaramente stabilito che “Fino al termine dell’anno scolastico 2020/2021, nell’ambito delle azioni individuate dalle istituzioni scolastiche, in collaborazione con l’ufficio scolastico regionale, gli enti locali e le aziende sanitarie locali, per garantire il diritto all’istruzione alle bambine e ai bambini, alle alunne e agli alunni, alle studentesse e agli studenti per i quali sia accertata l’impossibilità della frequenza scolastica di cui all’articolo 16 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, l’attività di istruzione domiciliare in presenza può essere programmata in riferimento a quanto previsto dal piano educativo individualizzato, presso il domicilio dell’alunno, qualora le famiglie ne facciano richiesta e ricorrano condizioni di contesto idonee a contemperare il diritto all’istruzione dell’alunno in istruzione domiciliare con l’impiego del personale già in servizio presso l’istituzione scolastica”. In relazione a questa richiesta, però, la Dirigente scolastica di un Istituto Comprensivo della provincia di Roma, sempre per quanto risulta dal GLHO, aveva rilevato che “per la scuola dell’infanzia non è prevista, nonostante questo però si può attivare un progetto inclusione su base volontaria della docente. Al momento non sono arrivate disponibilità per andare a casa quindi per il momento si porta avanti solo la DAD. La dirigente si impegna a trovare una soluzione e continua a reperire eventuali disponibilità di docenti”.“Dalla normativa primaria di riferimento – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – emerge, invece, che questa tipologia di istruzione è prevista senza ombra di dubbio per tutti i gradi di istruzione, dunque anche per la scuola dell’Infanzia e, inoltre, l’Ordinanza Ministeriale n. 134/2020 recante disposizioni relative agli “alunni e studenti con patologie gravi o immunodepressi” prevede che nell’ambito del principio di autonomia, le istituzioni scolastiche “consentono agli studenti di cui all’articolo 1, ove possibile e consentito dalle norme vigenti, nonché attivando ogni procedura di competenza degli Organi collegiali, di poter beneficiare di percorsi di istruzione domiciliare, ovvero di fruire delle modalità di DDI previste per gli alunni beneficiari del servizio di “scuola in ospedale” nel rispetto delle linee di indirizzo nazionali di cui al decreto del Ministro dell’istruzione 6 giugno 2019, n. 461” dunque il Tribunale Amministrativo ha dato piena ragione alla famiglia tutelata dai legali Anief ed evidenziato come sia proprio l’Amministrazione scolastica a dover esperire “ogni procedura di competenza degli Organi collegiali”, per poter soddisfare la richiesta effettuata dai genitori, con la conseguente illegittimità del diniego fondato sulla base dell’insussistenza dell’istituto dell’istruzione domiciliare per le scuole di infanzia.

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Gestione domiciliare Covid

Posted by fidest press agency su lunedì, 29 marzo 2021

Un malato lieve che improvvisamente si aggrava e rischia la morte o un malato i cui peggioramenti si possono studiare e prevedere? La gestione a casa del Covid nella pratica del medico di famiglia presenta problemi pratici e anche di aderenza alle indicazioni istituzionali, caute quando si va oltre il paracetamolo e molto precise su cortisonici ed eparine. Dopo un’ampia revisione della letteratura internazionale, la Simg, Società italiana di medicina generale e delle cure primarie pubblica un position paper che di fatto mette fine a polemiche e iniziative non suffragate dall’evidenza. Lo stesso estratto, a firma Simg, è stato inoltrato agli Ordini provinciali, agli Assessorati regionali e alle Direzioni generali delle Asl.Estratto dall’articolo a prima firma di Davide Donno (Istituto Spallanzani) et al “How to treat COVID-19 patients at home in the Italian context: An expert opinion pubblicato sulla rivista Infectious Disease Reports” 2021;13:251-258, nonché pubblicato sulla Rivista Simg, sarà aggiornato periodicamente in base ad eventuali nuove evidenze scientifiche in collaborazione con la Simit – Società italiana malattie infettive e tropicali. Simg ha deciso di proporre una expert opinion, come spiega il presidente Claudio Cricelli, perché è «necessario utilizzare indicazioni semplici e comprensibili sulla base delle evidenze scientifiche disponibili e delle raccomandazioni ufficiali del Ministero della Salute e dell’Istituto superiore di Sanità». Una delle evidenze scientifiche emerse in questo anno di pandemia, infatti, è l’enorme numero di soggetti asintomatici, paucisintomatici o con forme che non richiedano il ricovero ospedaliero: pazienti gestibili a casa, riducendo così la pressione sul sistema sanitario e minimizzando l’impatto socio-psicologico sui pazienti stessi anche se nessuno studio sulla terapia domiciliare è stato finora proposto, condotto o pubblicato. Il Documento offre risposte su dati certificati da Oms, Iss, Ministero della Salute, indicando all’inizio i criteri per identificare rispettivamente pazienti Covid-19 asintomatici, lievi, moderati o gravi e di questi coloro che potrebbero essere trattati a casa. Poi entra nel vivo con la gestione della febbre e il controllo della saturazione. Una frequenza respiratoria oltre i 20 atti al minuto, una saturazione sotto il 92% o il 90% in caso di paziente broncopneumopatico, un calo brusco della SPO2 entro le due ore, o la scarsa sensibilità alla somministrazione di ossigeno a domicilio devono mettere sul chi vive, unitamente alle condizioni riscontrate di assistenza da parte dei familiari. Per le terapie, vengono poi considerati gli utilizzi di antivirali – importanti le indicazioni sul remdesivir da somministrare in ospedale a pazienti ossigenati ma non ad alto flusso – e di antibiotici, a regola controindicati, di idrossiclorochina. E si rivaluta, elemento importante, la profilassi antitrombotica: ricorrervi è consigliato per gli allettati, ma non va trascurato che la malattia è debilitante, costringe a volte a letto a lungo, ci possono essere situazioni di rischio “insospettabili”. Quanto agli steroidi, il desametasone si lega statisticamente a un calo del 33% dei decessi nei pazienti ventilati e del 20% dei pazienti in ossigenoterapia, secondo letteratura, ma ciò non deve incoraggiare a somministrarlo a pazienti lievi e che soprattutto non hanno ancora sviluppato i sintomi poiché potrebbe inibire la risposta immunitaria. Anche sugli integratori alimentari la sensazione dalla lettura è di avere qualche strumento in più rispetto alle indicazioni istituzionali: la statistica correla bassi livelli di vitamina D a una parte importante dei decessi, e in più “in una recente revisione sistematica e meta-analisi di studi randomizzati controllati, l’integrazione di vitamina D ha ridotto il rischio di infezione acuta delle vie respiratorie”. Si accenna infine alle prospettive imminenti: anticorpi monoclonali e nuovi antivirali saranno disponibili per contrastare anche a casa il progredire della malattia, con la capacità di ridurne le complicanze e i ricoveri. (Fonte Doctornews33)

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Evitare una crisi drammatica per l’ossigenoterapia domiciliare

Posted by fidest press agency su martedì, 17 novembre 2020

“Si sta creando in tutta Italia una situazione gravissima per quanto riguarda le bombole per l’ossigenoterapia domiciliare che, è bene sottolinearlo, è il primo e indispensabile presidio per i malati Covid, ma anche per tanti altri affetti da patologie respiratorie croniche” dice Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani. “In queste ore ci giungono moltissime segnalazioni di carenze di bombole da molte Regioni, dalla Lombardia come dalla Campania. Ringrazio tutti i farmacisti che si stanno prodigando, come durante il lockdown, per recuperare le bombole vuote” prosegue Mandelli “ma chiediamo a tutti i cittadini che ci aiutino a superare questa emergenza: una volta esaurita, la bombola deve essere riportata tempestivamente alla farmacia, in modo che possa essere sanificata, riempita e messa a disposizione di altri pazienti”.

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Campidoglio, al via sostegno domiciliare per alunni con disabilità

Posted by fidest press agency su martedì, 10 marzo 2020

L’Amministrazione Capitolina ha deciso, vista la sospensione dell’attività didattica fino al 15 marzo, di convertire le ore di assistenza scolastica erogata dagli Operatori Educativi per l’Autonomia e la Comunicazione in interventi da effettuarsi a domicilio.La misura è stata comunicata dall’assessora alla Persona, Scuola e Comunità Solidale di Roma Capitale Veronica Mammì tramite una nota inviata a tutti i Municipi.I servizi potranno dunque essere organizzati dagli stessi Municipi, in condivisione con le famiglie dei bambini con disabilità, ed erogati dagli stessi soggetti attualmente affidatari del servizio scolastico. La prestazione sarà effettuata per il numero di ore già assegnate a ciascun utente, che potranno essere cumulate nell’arco della settimana.“È una misura fondamentale che abbiamo voluto garantire a sostegno dei bambini con disabilità e delle famiglie. Lavoriamo in questa fase delicata per dare la massima continuità possibile ai servizi e sostegno ai cittadini”, dichiara la Sindaca di Roma Virginia Raggi.“Una delle nostre priorità, appena ci è stata comunicata la sospensione dell’attività didattica, è stata poter garantire ai bambini con disabilità che si trovano a casa lo stesso sostegno di cui beneficiano ogni giorno nelle strutture scolastiche. Vogliamo così contribuire ad accompagnarli lungo l’attraversamento di questo periodo di cambiamento della loro quotidianità, dando continuità al rapporto con gli operatori, tutelando i lavoratori e sostenendo le famiglie”, dichiara l’assessora alla Persona, Scuola e Comunità Solidale di Roma Capitale Veronica Mammì.“Il diritto all’assistenza si deve sposare con il diritto allo studio anche a domicilio. Le famiglie con studenti con disabilità andavano assolutamente supportate in questa fase difficile. #RomAccessibile è anche questo”, dichiara il delegato della Sindaca all’Accessibilità Universale Andrea Venuto.

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Assistenza domiciliare agli anziani

Posted by fidest press agency su martedì, 19 marzo 2019

In Italia l’assistenza domiciliare agli anziani continua ad essere sottodimensionata rispetto ai bisogni di una popolazione che invecchia, con un carico crescente di cronicità, disabilità e non autosufficienza. Nel 2030, si stima saranno 8 milioni gli anziani con almeno una malattia cronica grave, di questi 5 milioni saranno disabili. Eppure, ad oggi, sono assistiti a domicilio solo 3 over-65 su 100, a fronte di 3 milioni di persone affette da multi-cronicità e disabilità severe che necessitano di cure continuative, che dovrebbero essere effettuate a domicilio, o almeno nel territorio, realizzando la ‘famosa’ Assistenza domiciliare integrata (ADI). Anche perché il nostro Servizio sanitario non è in grado – e ancor più non lo sarà – di curare tutte queste persone negli ospedali, già oggi in sofferenza, con i Pronto Soccorso presi d’assalto, per lo più proprio da anziani.
I dati emergono dall’incontro “La Babele dell’Assistenza Domiciliare in Italia: key player a confronto”, promosso da Italia Longeva, la Rete nazionale sull’invecchiamento e la longevità attiva, che ha riunito a Milano, presso la sede di Regione Lombardia, tutti gli attori coinvolti nella filiera dell’assistenza domiciliare. L’iniziativa ha preso il via dalle due indagini di approfondimento sull’ADI realizzate da Italia Longeva nel 2017 e nel 2018, che hanno coinvolto 35 ASL di 18 Regioni, che offrono servizi territoriali a 22 milioni di persone, ossia oltre un terzo della popolazione italiana.Gli anziani, pochi, curati tra le mura domestiche – riportano le indagini – ricevono, in media, 20 ore di assistenza domiciliare ogni anno, a fronte di Paesi europei che garantiscono le stesse ore in poco più di un mese. Inoltre, si osserva una forte disomogeneità dell’offerta lungo lo Stivale – che non segue in maniera chiara un gradiente Nord-Sud –, talvolta anche all’interno di una stessa regione. Prendendo in esame le sole Lombardia, Lazio, Toscana, Marche e Puglia si osserva, ad esempio, che due ATS lombarde (Brianza, Milano) e l’ASUR Marche riescono a garantire ai loro anziani oltre il 90% delle prestazioni a più alta valenza clinico-assistenziale previste nei LEA, a fronte di valori di altre ASL che superano di poco il 60%. Un’evidente disomogeneità riguarda il numero di accessi in un anno (si va da un minimo di 19 ad un massimo di 48 registrato nelle Marche) e le ore di assistenza dedicate al singolo anziano, che oscillano da un minimo di 9 ad un massimo di 75 nell’ASL Roma 4, quasi il quadruplo della media nazionale. Per quanto riguarda, infine, il costo pro capite dei servizi, prendendo ad esempio la regione Lombardia, si va dai 543 euro dell’ATS Montagna agli 891 euro dell’ATS Brianza, dunque un delta significativo nell’ambito di una stessa regione. Tuttavia, la differenza non è sempre ascrivibile a inefficienze delle aziende sanitarie. Al contrario, l’esistenza di modelli organizzativi così eterogenei, che presuppongono differenti gradi di intensità assistenziale, è dovuta alla suddivisione dei servizi stessi tra il sistema delle cure domiciliari e gli altri attori che contribuiscono alla long-term care. Tali differenze non sono altro che il frutto dell’adattamento dei servizi alle esigenze dei singoli territori.

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Attivo fino al 15 dicembre il numero solidale 45541 a sostegno dell’Assistenza Domiciliare AIL

Posted by fidest press agency su lunedì, 11 dicembre 2017

amadoriDopo il tradizionale appuntamento di solidarietà con le Stelle di Natale AIL, iniziativa promossa dall’Associazione Italiana contro le Leucemie, i linfomi e il mieloma l’8, 9 e 10 dicembre scorsi, continua l’impegno dell’Associazione a favore dei pazienti ematologici. Fino al 15 dicembre sarà possibile donare da rete fissa e mobile al 45541 inviando un SMS solidale per donare
2 € da telefoni cellulari Wind Tre, TIM, Vodafone, PosteMobile, Coop Voce e Tiscali; effettuare una chiamata da telefono fisso per donare 5 € Vodafone, TWT, Convergenze e PosteMobile e
5 o 10 euro da rete fissa TIM, Wind Tre, Fastweb e Tiscali.
I fondi raccolti andranno a sostegno dell’ Assistenza Domiciliare AIL, un servizio che consente ai malati, ad adulti e bambini, di essere seguiti da personale specializzato a casa, riducendo così i tempi di degenza ospedaliera. Ogni anno sono 2.432 i pazienti che, grazie all’AIL, sono seguiti nella propria abitazione da équipe multi-professionali composte da medici, infermieri professionali, assistenti sociali e psicologi. Sono 43 in tutta Italia le Sezioni territoriali dell’Associazione che erogano questo importante servizio, in costante collegamento con l’ospedale di riferimento e in stretta collaborazione con il Servizio Sanitario Nazionale. Vengono curati a casa i pazienti con patologie tumorali (leucemie, linfomi e mieloma) e persino pazienti sottoposti a trapianto di midollo, che possono essere così dimessi dall’ospedale in tempi decisamente più brevi. Le cure domiciliari rappresentano quindi un vantaggio non solo per i pazienti e le famiglie ma anche per il Sistema Sanitario Nazionale, poiché si riducono notevolmente i tempi della degenza ospedaliera. L’evoluzione dell’Assistenza Domiciliare ha permesso, fra l’altro, di anticipare le dimissioni di pazienti che si sottopongono ad una chemioterapia intensiva, per dare loro modo di trascorrere a domicilio il periodo più critico del rischio di infezioni ed emorragie o per proseguire le terapie iniziate nel reparto di degenza. Obiettivi dell’Assistenza Domiciliare AIL sono:
Migliorare la qualità di vita del paziente, attraverso il suo reinserimento nell’ambiente famigliare e l’erogazione di cure finalizzate al controllo dei sintomi
Aiutare coloro che assistono il paziente a casa attraverso un supporto sociale e psicologico. I famigliari, infatti, sono parte attiva del gruppo di assistenza
Aumentare la disponibilità di posti letto nei reparti specialistici a disposizione dei malati acuti che non possono rinunciare al ricovero.

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Assistenza domiciliare malati oncologici

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 dicembre 2011

Grafica: Medicina, Epidemiologia, Patologia, M...

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La Regione Lazio, su proposta dell’Assessorato Politiche sociali e Famiglia, ha approvato con delibera n. 518 del 4 novembre 2011 un finanziamento di 1 milione e mezzo di euro finalizzato alla prosecuzione e allargamento a tutte le province del Lazio del modello di continuità assistenziale ai pazienti seguiti da strutture ospedaliere romane coinvolte nella gestione dei pazienti ematologici. Nella Città di Roma, dai primi anni 90, presso il Dipartimento di Biotecnologie Cellulari ed Ematologia dell’Università “La Sapienza” – UOC Ematologia Policlinico Umberto I – e presso l’UOC di Ematologia dell’Ospedale S. Eugenio, sono state condotte esperienze significative di cure domiciliari. Tale pratica – grandemente anticipatoria dell’evoluzione cui il Sistema Sanitario è attualmente giunto – è stata avviata e sostenuta anche economicamente dalla Sezione di Roma dell’Associazione Italiana contro le Leucemie, Linfomi e Mieloma (RomAIL). Attualmente sono attivi servizi di cure domiciliari ematologiche con il sostegno di AIL presso le seguenti strutture ospedaliere del Lazio: Policlinico Umberto I, Sant’Eugenio, Azienda San Camillo Forlanini, Azienda San Giovanni Addolorata (Provincia di Roma); ASL Viterbo (UOC Ematologia, Ronciglione); ASL Frosinone. Sono inoltre in via di implementazione servizi analoghi presso le strutture ematologiche della Provincia di Latina. Il progetto intende creare una Rete regionale di Cure Domiciliari Specialistiche Ematologiche, erogate da specifiche équipe multi-professionali, che operano in continuità assistenziale con le Unità Operative Complesse di ematologia della Regione Lazio.  La durata del progetto è prevista in 12 mesi con data inizio 1° gennaio 2012 e data finale 31 dicembre  2012, estendibile a 5 anni.  Il Policlinico Umberto I, l’Università Sapienza e l’AIL Nazionale svolgeranno il ruolo di Centro Coordinatore del Progetto, riservando la competenza/responsabilità clinica assistenziale al Policlinico, la competenza/responsabilità scientifica/formativa all’Università, la competenza/responsabilità di collegamento gestionale e monitoraggio/osservatorio all’AIL Nazionale. In particolare AIL redigerà report periodici sull’andamento delle cure, sul numero dei pazienti assistiti nei vari Centri della Regione, eseguendo il monitoraggio degli interventi, anche tramite il Centro raccolta dati provenienti dalle cartelle. L’AIL inoltre, sosterrà i costi dell’assistenza ai pazienti non coperti dal co-finanziamento regionale.
Il progetto è rivolto a pazienti che non sono in grado di accedere autonomamente alle prestazioni offerte dalle strutture ambulatoriali e di Day Hospital della U.O.C. di Ematologia a causa dell’età avanzata, di invalidità o di impedimenti sociali. La terapia trasfusionale è erogata a domicilio, garantendo al paziente un “percorso protetto” (richiesta preliminare delle unità di globuli rossi da trasfondere, comunicazione al paziente della loro l’acquisizione e trasfusione domiciliare un orario preciso): in tal modo la prestazione viene erogata senza attese, direttamente a domicilio con notevoli benefici anche per la famiglia. Si realizza in tal senso un modello a rete, basato sulla reversibilità in cui il servizio di cure domiciliari rimane collegato funzionalmente alle altre articolazioni dell’Ematologia (Ambulatori, Day Hospital, Reparto di Degenza), consentendo le soluzioni organizzative più appropriate e funzionali alle esigenze assistenziali del paziente nelle diverse fasi evolutive dell’emopatia neoplastica.
I pazienti beneficiano presso il proprio domicilio di un programma di cure palliative specialistiche ematologiche. L’obiettivo è di migliorare la qualità di vita e di accompagnare la progressione irreversibile della patologia e delle complicanze quali infezioni ed emorragie. Al paziente ematologico in fase terminale viene assicurato un monitoraggio continuo dei sintomi con interventi programmati e d’urgenza nelle 24 ore, garantiti da una pronta reperibilità medica e infermieristica. Non tutti i pazienti con malattia in fase avanzata o terminale possono beneficiare di un programma di cure a domicilio, a causa di impedimenti sociali o problemi clinici. Per tale motivo, è previsto un coordinamento con le strutture residenziali (Hospice) della rete regionale delle cure palliative.
Questa modalità  assistenziale è rivolta a:
1. Pazienti sottoposti a chemioterapia di induzione e di consolidamento della remissione, dimessi precocemente in fase di citopenia;
2. Pazienti sottoposti ad alte dosi di chemioterapia e trapianto di cellule staminali, dimessi precocemente in fase di citopenia;
3. Pazienti temporaneamente non autosufficienti che ricevono a domicilio trattamenti non intensivi (antiblastici per via orale e/o combinazioni terapeutiche comprendenti anche antiblastici per via endovenosa il cui impiego sia consentito a domicilio);
4. Pazienti clinicamente stabili che necessitano di terapie di supporto, quali terapie antibiotiche, antivirali ed antifungine, somministrazione di emocomponenti, terapia nutritiva e di idratazione ecc., per complicanze da trattamento (infezioni, mucositi, citopenie).
Il team di cure domiciliari esegue in questa fase controlli clinici e di laboratorio, con cadenza periodica, erogando prestazioni secondo protocolli definiti. Gli obiettivi sono rappresentati dal miglioramento della qualità di vita, dalla prevedibile riduzione sia delle complicanze infettive sia del numero delle giornate di degenza non strettamente necessarie al conseguimento dell’obiettivo terapeutico, in strutture ospedaliere ad alta specializzazione. Per tali pazienti è assicurata una reperibilità infermieristica e medica nelle 24 ore, integrata da un necessario rapporto di collaborazione continua con le strutture di degenza del Centro per la gestione condivisa delle problematiche e per una pronta ospedalizzazione in caso di complicanze non gestibili con le stesse garanzie di sicurezza e di efficacia in ambito domiciliare.

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Assistenza Sanitaria Domiciliare

Posted by fidest press agency su martedì, 22 febbraio 2011

Il mercato delle tecnologie e delle apparecchiature per l’assistenza sanitaria domiciliare è in continua crescita e ha generato 116.3 milioni di euro nel solo 2009 in tutta Europa. Questo grazie anche alla presenza di Paesi come il Regno Unito e la Germania, da sempre molto interessati all’introduzione di queste nuove tecnologie (rispettivamente 32.3 e 38.2 milioni di euro). In questo scenario, l’Italia gioca senza alcun dubbio un ruolo di rilievo, con un tasso composto di crescita annuo pari al 18% tra il 2010 e il 2015, anno in cui il valore del mercato nazionale per l’assistenza domiciliare sanitaria raggiungerà un livello pari a 13 milioni di euro. E’ quanto emerge da un recente studio sulle tecnologie a supporto dell’assistenza sanitaria domiciliare a cura di Frost & Sullivan, società di consulenza globale che analizza le dinamiche di crescita e di sviluppo economico.Il Ministero della Sanità in Italia ha il compito fondamentale di investire, come continua a fare dal 2002 ad oggi, in programmi come l’Ambient Assisted Living (AAL), progetto Europeo che ha come obiettivo il miglioramento delle condizioni di vita degli anziani. “Questo programma – spiega Paolo Martino – ha un budget totale di circa 700 milioni di euro da suddividere tra i Paesi che hanno aderito all’iniziativa. Più di venti progetti sono stati iniziati dal 2008 ad oggi in diversi Paesi; un esempio fra tutti è il progetto AGNES, ideato in Svezia, che risponde al bisogno della persona anziana di sentirsi utile e di essere considerata dalla società come ancora indipendente. Tale progetto ha previsto la progettazione di strumenti ICT in grado di creare un ambiente confortevole per persone anziane con lievi deficit cognitivi”.Frost & Sullivan, la Growth Partnership Company, lavora in stretta collaborazione con i propri clienti per aiutarli ad accelerare la loro crescita e a raggiungere risultati di rilievo in termini di crescita, innovazione e leadership di mercato. Il Growth Partnership Service di Frost & Sullivan offre ai manager e ai loro team una serie di strumenti quali ricerche e modelli di best practice che permettono l’identificazione, la valutazione e l’implementazione di significative strategie di crescita. Frost & Sullivan ha oltre 50 anni di esperienza maturata lavorando per conto e in collaborazione con importanti societa’ a livello globale fra cui le prime 1000, aziende emergenti e investitori e vanta una rete di piu’ di 40 uffici in cinque continenti. Per far parte della nostra Growth Partnership, si prega di visitare il sito http://www.frost.com

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Anziani Assistenza domiciliare integrata

Posted by fidest press agency su sabato, 15 gennaio 2011

(Centro Maderna)  Sono disponibili on line gli atti del Convegno nazionale L’Assistenza Domiciliare Integrata nelle Regioni del Mezzogiorno. Risultati e prospettive del Progetto di Assistenza Tecnica, tenutosi a Roma nello scorso ottobre. L’appuntamento ha messo in evidenza i risultati conseguiti nelle prime due annualità dal progetto AdiSud “Azioni di Sistema e Assistenza Tecnica per il conseguimento dei target relativi ai servizi di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) per la popolazione anziana”. La giornata ha preso le mosse dalla presentazione dei risultati maturati nelle otto Regioni partecipanti al Progetto, ed è proseguita mettendo a confronto Governo, Amministrazioni Regionali, Comuni e strutture della sanità pubblica sulle strategie future che vedono nell’ADI l’alternativa ai ricoveri ospedalieri.

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Assistenza domiciliare in Sicilia

Posted by fidest press agency su venerdì, 15 ottobre 2010

Palermo 15 ottobre 2010 ore 15.00 – 19.00 Sabato  16 ottobre 2010 ore 8.30 – 14.00 Comune di Palermo  Sala delle Lapidi – Palazzo delle Aquile Piazza Pretoria, 1 –  L’Associazione “Giuseppe Dossetti: i Valori – Sviluppo e Tutela dei Diritti” (www.dossetti.it), organizza, a Palermo, un momento di riflessione in difesa dell’Art 32 della Costituzione Italiana. Nel corso delle due giornate saranno resi pubblici i dati sulla triste realtà del turismo sanitario in Sicilia, fenomeno che da anni costringe persone, già provate dalla sofferenza della malattia, a dover affrontare “viaggi della speranza” allo scopo di ricevere terapie e cure assistenziali adeguate. <<Obiettivo del convegno –  afferma il Segretario Nazionale, Dott. Claudio Giustozzi – è ribadire il Diritto alla Salute per tutti, al Nord come al Sud, così come sancito dall’Art 32 della Costituzione Italiana: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti>>.

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Contributo per assistenza domiciliare oncologica

Posted by fidest press agency su giovedì, 30 settembre 2010

La Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato rinnova il suo sostegno per la lotta a favore dei malati oncologici. Lo dimostra la recente assegnazione di un contributo pari a 2mila euro ad Astro (Associazione per il sostegno terapeutico e riabilitativo in oncologia) per il finanziamento delle attività di assistenza domiciliare di tipo sanitario e psicologico per chi è affetto da tumore.
L’ultima novità nella serie di interventi  posti in atto da Astro è la pubblicazione della guida “Diritti dei malati oncologici” che è in distribuzione, gratuitamente, nel reparto di oncologia dell’ospedale “San Giuseppe” di Empoli. L’opuscolo informativo raccoglie in sintesi l’insieme delle opportunità di cui può usufruire un malato oncologico in merito alle agevolazioni legislative messe a sua disposizione. Fra i progetti futuri dell’Associazione, inoltre, c’è l’intenzione di acquistare un macchinario per il lipofilling utile per la ricostruzione del seno nelle donne che sono state affette da neoplasie della mammella.

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Ariccia: ampliamento assistenza domiciliare

Posted by fidest press agency su venerdì, 10 settembre 2010

La Giunta comunale di Ariccia innalza per l’anno 2010 i parametri Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) utili all’accesso al servizio di assistenza domiciliare per persone anziane o portatrici di handicap, ampliando di fatto la fascia delle famiglie esenti.  “L’impegno che stiamo mettendo in campo – afferma il Sindaco Emilio Cianfanelli – è quello di riuscire a conciliare ed armonizzare le risorse di bilancio con l’estensione del servizio di assistenza domiciliare anche a quelle situazioni che non sempre parametri rigidi riescono a fotografare. Sulla base del criterio di equità sociale e della progressività della compartecipazione legata al reddito, intendiamo dare risposte concrete ai nostri cittadini più fragili e bisognosi”.  Con questa delibera si è innalzata ad € 8000,00 la soglia fino alla quale le famiglie usufruiscono dell’esonero totale dal pagamento del servizio. Soglia che è tra le più alte e che conferma l’attenzione dell’Amministrazione al sostegno delle famiglie con maggiori difficoltà. Comune di Ariccia, inoltre, che garantisce il sostegno ad un numero di famiglie ben maggiore rispetto ad altri Comuni, un “carico sociale” che viene sostenuto nonostante la riduzione dei fondi regionali per i servizi di assistenza domiciliare. Oltre la soglia degli € 8000,00 è richiesto, sulla base del proprio parametro Isee, una compartecipazione al costo del servizio. Tale compartecipazione da parte delle fasce di reddito più elevate, insieme al reperimento da parte dell’Amministrazione di ulteriori risorse economiche, consente di ampliare il numero degli utenti che beneficiano dell’esonero dal pagamento della quota nonché la possibilità di intervenire ulteriormente per abbassare i costi in presenza di situazioni con elevata criticità socio sanitaria e anche di ridurre la lista d’attesa dei richiedenti. Si prevede inoltre la possibilità, per la soglia compresa tra gli € 8000,01 e i 15000,00, di stabilire per situazioni di particolare gravità la concessione di un contributo straordinario finalizzato all’ulteriore abbattimento della quota di compartecipazione fino ad un massimo del 50%.

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Assistenza domiciliare agli anziani del Sud

Posted by fidest press agency su giovedì, 26 agosto 2010

(Centro Maderna) AdiSud.net è un progetto promosso dal Dipartimento delle Politiche per la Famiglia con i Ministeri del Lavoro e della Salute. Si tratta di un portale dedicato all’assistenza domiciliare integrata (ADI), con l’obiettivo di supportare le regioni del Sud nella pianificazione e attuazione dei servizi di Assistenza Domiciliare programmati in modo integrato sul territorio (coinvolgendo tutti i servizi sociali, sanitari e assistenziali) e monitorati secondo criteri omogenei. La logica adottata è sostenere la crescita e lo sviluppo dei servizi rivolti agli anziani per offrire una risposta globale all’utenza, investendo risorse sul territorio per contribuire a creare percorsi di assistenza e di cura integrati in alternativa ai ricoveri ospedalieri e per migliorare la qualità della vita delle persone nel loro ambiente abituale. Le regioni coinvolte sono otto: Abruzzo , Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia.

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Qualità dell’assistenza domiciliare

Posted by fidest press agency su venerdì, 2 luglio 2010

La Commissione Ue con la partecipazione di sette paesi, tra cui l’Italia, capofila la Regione Veneto ha finanziato un progetto europeo che ha stabilito 140 indicatori per monitorare la qualità dell’assistenza domiciliare. Tra questi, per esempio il livello della prevenzione, l’attività fisica, le attività sociali nonché l’indipendenza delle persone anziane. I risultati di 20 mesi di attività, sono stati illustrati nel corso di un incontro tenutosi a Bruxelles e hanno evidenziato la necessità di maggiore attenzione soprattutto sulla gestione dei bisogni degli anziani non autosufficienti e su come migliorare la loro qualità della vita. Nella presentazione del progetto è stato chiarito che l’assistenza domiciliare è lo strumento principale per de-istituzionalizzare la cura e per gestire pazienti anziani non più autonomi. Questo permette di assicurare loro una migliore qualità della vita, senza rinunciare tuttavia all’assistenza sociosanitaria che è in grado di prevenire un abbassamento del livello di autonomia. La condivisione della conduzione dei lavori ha anche consentito lo scambio tra i paesi partecipanti della buona pratica legata alla legislazione e alle politiche attuate sul territorio puntando sulla qualità delle risorse umane e sull’integrazione tra i sistemi sociali e sanitari. (fonte farmacista33)

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Assistenza domiciliare e malattie rare

Posted by fidest press agency su giovedì, 13 Maggio 2010

Roma 14 maggio 2010  ore 08.30 – 17.00  Palazzo Marini – Sala delle Conferenze Via del Pozzetto, 158  –  Roma (Piazza San Silvestro) L’incontro vuole promuovere la cultura dell’Assistenza Domiciliare come luogo ideale di cura, che rivaluta la vita nelle sue abitudini, nel mantenimento delle relazioni sociali, nella sua qualità, nel rispetto della dignità della persona/ paziente e della sua famiglia e sensibilizzare le Istituzioni e l’opinione pubblica sui risvolti sociali e sull’opportunità di abbattimento dei costi attraverso una riorganizzazione del sistema sanitario che vada verso la “deospedalizzazione”, per una sanità più umana ed accessibile, oltre che più vicina alle esigenze del malato.  l’Assistenza Domiciliare rappresenta un’opportunità persa per la sanità italiana, opportunità in termini di abbattimento di costi, di risparmio della spesa pubblica e di umanizzazione delle cure. Il complesso dell’Assistenza Domiciliare integrata incide sulla spesa sanitaria per l’1,1%, rappresenta insomma poco più di un centesimo del totale della spesa sanitaria. Ma, ancora più grave è che, negli ultimi dieci anni, questo dato non è cambiato di una virgola: tale era nel 2001, tale è oggi. Si evidenzieranno nel corso dei lavori alcune significative esperienze a “macchia di leopardo” sul territorio nazionale portate avanti negli ultimi anni da soggetti privati e da industrie del farmaco.

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Assistenza domiciliare

Posted by fidest press agency su lunedì, 19 aprile 2010

ll 50 per cento degli interventi domiciliari effettuati a favore di soggetti fragili del Friuli Venezia Giulia, viene svolto dalle cooperative sociali aderenti a Confcooperative-Federsolidarietà Fvg. Un universo composto, in regione, da 152 realtà imprenditoriali che operano su tutto il territorio, autonomamente oppure all’interno di gruppi di cooperative ovvero nei consorzi. Le quattro maggiori strutture del settore (Consorzio Leonardo di Pordenone, Fhocus e Interland di Trieste, Il Mosaico di Udine) hanno presentato la loro attività in occasione di uno specifico seminari svoltosi all’interno della fiera “Domus Persona – la Salute nella tua casa”,  in corso a Trieste fino a domenica, 18 aprile. «Le relazioni hanno messo in luce il ruolo e l’importanza della cooperazione sociale in quanto impresa civile, nella gestione degli interventi domiciliari finalizzati a favorire la permanenza dei soggetti fragili nell’ambiente domestico», spiega Giuliana Colussi, presidente di Federsolidarietà Fvg. Durante i lavori, tra l’altro, sono state illustrate le esperienze concrete nel campo del sostegno alle persone fragili, dell’integrazione dell’assistenza fornita da operatori del terzo settore con l’ente pubblico e del servizio domiciliare offerto agli anziani da molte cooperative sociali attive nelle quattro province regionali.

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