Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 162

Archive for 28 gennaio 2024

Shoah: Serracchiani, sembriamo assuefatti a normalità del male

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

“La Shoah è una tragedia terribile che non passa e non può passare. Per questo siamo qui, non soltanto per ricordare ma per rinnovare tutti i giorni quella tragedia, per far sì che non accada più”. Lo ha dichiarato la deputata Debora Serracchiani, oggi alla Risiera di San Sabba a Trieste per la Giornata della Memoria, che è stata celebrata domenica 28 gennaio per permettere la partecipazione della comunità ebraica.“Non preoccupiamoci solo di quello che succede in Israele e a Gaza – ha aggiunto Serracchiani – ma anche per ciò che succede tutti i giorni in Italia e in tante parti del mondo, per quella indifferenza di cui parlava Liliana Segre, per quella normalità del male a cui sembriamo assuefatti, fatta di dolore e di odio”.

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Il Palazzetto Bru Zane per una notte diventa un café-concert

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

Venezia, San Polo 2368 Venerdì 9, sabato 10 febbraio ore 19.30 Domenica 11 febbraio ore 17 Palazzetto Bru Zane. In occasione del Carnevale di Venezia, Flannan Obé e i suoi allegri compagni ci invitano a immergerci in un mondo ricco di creatività, riscoprendo un repertorio eseguito troppo di rado. Lo spettacolo si propone di riportare in vita lo spirito delle celebrità del caffè-concerto, con uno sguardo a volte anticonformista, ma sempre sensibile e rispettoso. La serata in programma al Palazzetto Bru Zane (tre le repliche) offrirà un viaggio a cavallo tra il celebre Les Ambassadeurs e Le Chat Noir, il leggendario cabaret di Montmartre di fine Ottocento, tra Thérésa e Aristide Bruant, tra intrattenimento popolare e denuncia sociale. Gli interpreti, Flannan Obé, Marie Gautrot, Pierre Lebon e Delphine Dussaux, degni eredi delle stelle del firmamento del caffè-concerto, con la loro arte poliedrica, daranno vita a un’esperienza evocativa, si vedrà come, con l’aiuto di semplici luci e di un cambio di costume, siano capaci di diventare una ragazza innocente o un’ubriacona decaduta. “Il nostro spettacolo – spiega Obé – si propone di offrire un assaggio di questa fase importante della storia della chanson e dei luoghi in cui veniva eseguita. Evocheremo via via la sobrietà di mezzi, dovuta al monopolio dei teatri, ma anche la grande varietà dei numeri proposti – monologo, danza, aria d’opera – e dei toni possibili, dalla lamentela realistica alla comicità da caserma, passando per l’inno patriottico e i couplets licenziosi, senza dimenticare la poesia graffiante degli autori di Montmartre”.

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GAM: Davos, termometro per le condizioni di salute del globo

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

A cura di Carlo Benetti, Market Specialist di GAM (Italia) SGR. Gli Anni Venti del nuovo secolo saranno ricordati come anni di “opportunità sprecate”. Gli economisti della Banca Mondiale non hanno dubbi, nel decennio che avrebbe potuto essere trasformativo grazie ai progressi nella tecnologia e nell’intelligenza artificiale, si immiseriscono le prospettive della crescita nel lungo termine. Il reddito medio pro capite dei paesi in via di sviluppo alla fine del 2024 sarà più basso di quanto non fosse alla vigilia della pandemia. Il “limite di velocità” dell’economia globale, cioè il tasso massimo a lungo termine a cui può crescere senza innescare l’inflazione, è destinato a rallentare da qui al 2030 mentre il mondo si sta avvitando in una sempre più esplicita “guerra mondiale a pezzi”.Una volta che le banche centrali avranno riportato l’inflazione sotto controllo, torneremo probabilmente a un contesto economico simile a quello precedente alla pandemia, i tassi d’interesse si collocheranno su livelli strutturalmente bassi.Delle condizioni e delle prospettive del mondo si è discusso di recente a Davos, nell’annuale autocelebrazione delle leadership politiche ed economiche del pianeta. Il simposio che ha acquisito fama e rilevanza negli anni della globalizzazione, si trova alle prese con un mondo sempre più frammentato, diviso dalle guerre e dalla diffidenza. Eppure, nonostante qualche tratto anacronistico, l’appuntamento di Davos è ancora un utile termometro che misura le condizioni di salute del globo, soprattutto con il Rapporto annuale del World Economic Forum che definisce questo periodo “l’era della policrisi”.Le prospettive presentate al Forum sono prevalentemente negative nel breve periodo, destinate ad aggravarsi nel lungo termine.“Gli investitori devono preoccuparsi dei rischi geopolitici?”. La domanda posta dal Financial Times è retorica, a risposta chiusa, nel giro di pochi anni siamo passati dalla massima apertura nel commercio internazionale ai sanguinosi conflitti in Ucraina, a Gaza, nel Mar Rosso; Taiwan è diventata una delle zone più pericolose della terra.La risposta alla domanda del quotidiano inglese è dunque sì, è ovvio che si debba tener conto del ritorno dei rischi geopolitici. Senza però trascurare il fatto che si tratta di rischi difficilmente fattorizzabili e, dunque, meglio non enfatizzarne l’influenza.CFRA Research, un think-tank indipendente, ha esaminato quasi due dozzine di crisi militari o terroristiche, da Pearl Harbor all’11 settembre 2001, dalla guerra dello Yom Kippur all’attentato alla metropolitana di Londra del 2005. La reazione dello S&P 500 è stata quella di una correzione immediata e di un ulteriore calo nelle tre settimane successive, mediamente attorno al 5%.Ma, sempre in media, nei 47 giorni successivi il listino americano ha recuperano le perdite per proseguire nella salita. La lezione è quella del giunco del proverbio siciliano, chinati e aspetta che passi la piena, tieni la testa bassa e resisti alla tentazione di vendere.La stessa lezione di pazienza ripetuta spesso da Peter Lynch, il leggendario gestore che pochi giorni fa ha compiuto ottant’anni.La regola generale del portafoglio di Lynch è la sua ampia diversificazione.Quando nel maggio 1977 gli venne affidata la gestione di un fondo di investimento specializzato in azioni americane, Lynch fece di testa sua. Il fondo era di piccole dimensioni, circa venti milioni di dollari e una quarantina di nomi. Il suo capo lo esortò a vendere e concentrare il portafoglio su non più di venticinque titoli. “Ascoltai con educazione” ricorda Lynch “poi quando uscii dalla stanza portai il numero di titoli a sessanta, sei mesi dopo erano cento e, poco dopo, centocinquanta”.Sotto la guida di Lynch il fondo passò da venti milioni di dollari a oltre quattordici miliardi e mise a segno la performance di +29,2% medio annuo.In ultimo, l’esortazione di Lynch a pensare al lungo termine, (“think long-term”). Una regola che può essere riformulata nell’invito a non controllare troppo spesso il portafoglio. Sappiamo che il rimpianto per la perdita è sempre maggiore della soddisfazione per il guadagno, le probabilità di reagire a notizie negative sono più alte, più alte dunque le probabilità di fare danni al portafoglio e alla performance di lungo termine. “Less is more” è una regola d’oro anche in questo caso.

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La digitalizzazione elemento cardine per raggiungere la neutralità climatica

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

Per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica al 2050 la Comunità Europea ha avviato una transizione gemella “digitale-decarbonizzazione” tramite lo sviluppo di specifiche strutture di policy e di governance: la digitalizzazione infatti è considerata un elemento cardine per la transizione verde, poiché permette di monitorare e massimizzare le politiche ambientali, ma allo stesso tempo ha un impatto non trascurabile sulle emissioni e richiede piani ad hoc per raggiungere la piena neutralità climatica delle proprie infrastrutture, come data center e reti di telecomunicazione, in particolare promuovendo le fonti rinnovabili per la produzione di energia e incrementando l’efficienza energetica. In questa direzione va il Percorso verso il Decennio Digitale, un solido quadro di governance presentato dalla Commissione Europea a settembre per raggiungere obiettivi digitali al 2030 in merito a competenze, trasformazione digitale delle imprese, infrastrutture digitali e digitalizzazione dei servizi pubblici. L’Italia ha fatto progressi soprattutto in termini di infrastrutture e di trasformazione dei business, superando la media UE in alcuni indicatori chiave tra cui la copertura della rete 5G, la diffusione di un livello base di intensità digitale fra le PMI e lo sviluppo del cloud, ma si posiziona al di sotto della media sulle skill digitali della popolazione e sulla digitalizzazione dei servizi pubblici. Di queste tematiche si occupa il Digitalization&Decarbonization Report 2023, alla sua prima edizione, redatto da Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano e presentato oggi insieme alle aziende partner della ricerca. Nell’ottica della decarbonizzazione, le tecnologie digitali possono garantire non solo un monitoraggio adeguato dei parametri di funzionamento dei processi aziendali ed energetici, ma anche una maggiore automazione ed efficienza nell’utilizzo delle risorse. L’adozione di un più alto livello di digitalizzazione nei processi aziendali potrebbe inoltre supportare la verifica delle emissioni di gas serra e la creazione di passaporti digitali dei prodotti, migliorando la tracciabilità di materiali e componenti e abilitando modelli di circular economy. Nei comparti della produzione di energia, della gestione degli edifici e dei trasporti ci sono grandi margini di miglioramento, sia dal punto di vista normativo che dell’integrazione delle tecnologie digitali nel sistema. Emerge infatti una generale inadeguatezza delle norme attuali, che frena lo sviluppo e l’implementazione delle tecnologie. Al contrario, pratiche come lo smart working e la dematerializzazione dei documenti possono contribuire concretamente alla riduzione dell’impatto emissivo delle aziende in diversi settori. L’analisi dei bilanci di sostenibilità delle aziende dell’indice MIB ESG evidenzia la pervasività della leva digitale in tutti i settori considerati e in tutti i processi aziendali, dalle operations fino alla gestione delle risorse umane (dove efficienta sia raccolta e uso delle informazioni che il monitoraggio delle performance). Tuttavia, nel 2022 la rendicontazione degli impatti in termini di carbon footprint risulta molto limitata, anche a causa della difficoltà a quantificare adeguatamente i benefici: su un totale di 731 iniziative mappate, infatti, si registra un tasso di quantificazione dei risultati conseguiti pari solo al 4,2%. Come già riscontrato nelle rinnovabili, anche per i data center mancano percorsi ad hoc per velocizzare le procedure di autorizzazione, chiesto dagli operatori insieme all’introduzione di un codice ATECO specifico. Quanto all’allacciamento alla rete elettrica, l’analisi di città europee come Amsterdam, Dublino e Londra mostra come questa sia troppo satura per permettere a nuovi data center di connettersi, mentre in Italia non ci sono sostanziali criticità: fino a maggio 2023 sono state ricevute circa 4,2 GW di richieste di connessione per installare data center soprattutto al Nord. (Abstract fonte: School of Management Politecnico di Milano)

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Fotovoltaico, 35 GW di potenza per il 2024

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

«Per potenza installata, la graduatoria 2024 del fotovoltaico vede il sorpasso della Puglia da parte del Veneto e dell’Emilia-Romagna» mettono in evidenza gli analisti di EnergRed, considerata oggi la “Ferrari del fotovoltaico”, la prima E.S.Co. in Italia a fornire impianti fotovoltaici nella modalità “Care&Share” che —contrariamente alle proposte dei suoi competitor— non prevede alcuna esposizione finanziaria da parte del cliente per l’acquisto o la gestione dell’impianto (costo zero). Le proiezioni sono di EnergRed che, basandosi sul Rapporto statistico solare fotovoltaico di aprile 2023 del Gestore Servizi Energetici (GSE) e sugli ulteriori dati del GSE e di Terna di cui al rapporto “Infovoltaico” al 30 settembre 2023, ha calcolato la situazione al 31 dicembre 2023 ed ha poi stimato il trend 2024 calcolando la probabile situazione al 31 dicembre 2024. Sul podio di quest’anno per potenza installata troviamo dunque la Lombardia che al 31 dicembre 2024 conterà con una potenza installata stimata in 5.114 MW, il Veneto (3.957 MW) e l’Emilia Romagna (3.568 MW); a seguire Puglia (3.548 MW), Piemonte (3.091 MW), Sicilia (2.323 MW), Lazio (2.186 MW), Sardegna (1.542 MW), Marche (1.502 MW) e Toscana (1.484 MW). E poi ancora Campania (1.474 MW), Friuli-Venezia Giulia (1.120 MW), Abruzzo (1.120 MW), Calabria (844 MW), Trentino-Alto Adige (843 MW), Umbria (705 MW), Basilicata (497 MW), Liguria (235 MW), Molise (229 MW) e Valle d’Aosta (41 MW). «Si può risparmiare dal 50 all’80%, per questo un numero sempre maggiore di aziende e di privati opta per gli impianti fotovoltaici» spiega Moreno Scarchini, ceo di EnergRed. La metodologia EnergRed prevede un contratto di PPA (Power Purchase Agreement) della durata di 12 anni, durante i quali il cliente è libero di auto-consumare l’energia a chilometri zero, prodotta dall’impianto, pagandola ad un costo fisso molto inferiore rispetto a quello della rete. Poi, alla fine del contratto, l’impianto fotovoltaico viene ceduto gratuitamente al committente, che potrà continuare la sua attività senza pensieri, senza aver investito nulla.

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Home Restaurant: un settore in forte crescita

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

Gli Home Restaurant sono un fenomeno in continua crescita, sia in in Italia che nel mondo. Si tratta di uno spazio privato dove appassionati di cucina condividono ricette e sapori con amici o sconosciuti: una sorta di ristorante casalingo insomma. Il settore del Social Eating, del mangiare sociale, seppur promettente non ha ancora una normativa chiara, e per questo non mancano fenomeni di illegalità, che vanno a danneggiare chi cerca di lavorare nella legalità. Per mantenere l’etica e la legalità nel settore, Home Restaurant Hotel impone ai suoi iscritti regole precise. Come la comunicazione regolare in Questura, che è fondamentale per garantire trasparenza e lottare contro illegalità e concorrenza sleale ai ristoranti tradizionali. Questo perché vi è la necessità di identificare chi opera illegalmente, una sfida non da poco legata al vuoto normativo attuale. Per definirsi “Home Restaurant” è essenziale perciò rispettare limiti chiari: massimo 3 aperture settimanali e un limite di fatturato annuo di 5.000 euro, con emissione di ricevute non fiscali. Per regolarizzare il settore Campolo si è fatto anche promotore di una petizione che chiede al governo di intervenire. Il vuoto normativo ha infatti favorito piattaforme che ignorano le regole, e danneggiano fortemente il settore. La petizione chiede al Governo di smascherare chi si spaccia per Home Restaurant a fini di defiscalizzazione, di istituire leggi specifiche per il settore, e di avviare un tavolo tecnico per rispondere alle Agende Europee. Una sfida importante, per garantire il rispetto delle regole in questo interessante capitolo dell’Economia 4.0 e del Social Eating, che sta causando enormi problemi agli operatori onesti che cercano di operare nella legalità. Per tutte le informazioni su come operare e aprire unHome Restaurant in piena legalità rimandiamo al sito internet http://www.homerestauranthotel.com.

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Il 2024 potrebbe essere un anno di svolta per gli investimenti alternativi

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

A cura di Simone Zoccari, Director of Insitutional di Columbia Threadneedle Investments. I periodi caratterizzati da mercati finanziari complessi possono rappresentare un ottimo momento per investire in strumenti alternativi. Alla luce del contesto attuale, riteniamo che il 2024 potrà rappresentare un punto di svolta, a fronte di una maggiore chiarezza sul piano economico, creando opportunità di investimento interessanti per gli investitori istituzionali negli asset alternativi. In particolare, gli investitori potrebbero trarre vantaggio dai prezzi delle attività più competitivi, dalla ristrutturazione del bilancio, dalle vendite di asset in difficoltà e da acquisti a prezzi scontati nei mercati secondari. Dopo un 2023 impegnativo, il nuovo anno potrebbe rivelarsi particolarmente interessante. Guardando al 2024, con il raggiungimento del picco dei tassi di interesse, ciò che resta incerto è il calendario dei futuri tagli , da cui deriverà probabilmente una certa differenziazione nelle politiche delle banche centrali e nel rendimento economico. La Federal Reserve americana, ad esempio, manterrà i tassi di interesse più alti e per più tempo rispetto alla Banca d’Inghilterra, in quanto l’economia del Regno Unito tenderà ad indebolirsi prima del tempo, date la sua struttura di prestiti ipotecari a breve termine e una maggiore vulnerabilità generale a tassi più elevati. Nel complesso, ci aspettiamo che i tassi di interesse scendano a livello globale, sebbene le tempistiche di realizzazione saranno diverse da un Paese all’altro. In questo scenario, gli investimenti alternativi avranno bisogno di un’ulteriore revisione dei prezzi, una maggiore stabilità dal punto di vista del credito e un quadro macroeconomico più chiaro per un’effettiva ripresa e per essere considerati come un’ opportunità di investimento nuovamente interessante.I motivi per cui gli investitori istituzionali dovrebbero ricorrere agli investimenti alternativi sono ben chiari: diversificazione del rischio, minore volatilità e rendimenti assoluti potenzialmente superiori nel tempo. A causa delle restrizioni monetarie messe in atto dalle banche centrali e del ritorno di interesse dell’investimento obbligazionario l’attività di fundraising è risultata più difficile nel 2023, determinando di conseguenza una maggior cautela da parte degli investitori verso questa tipologia di asset. Tuttavia, riteniamo che nel medio e lungo termine saranno presenti venti favorevoli strutturali per il mondo degli alternativi – siano essi real estate, private equity, infrastrutture e strumenti liquid alternative – in grado di generare molteplici opportunità di investimento interessanti. In particolare, prevediamo che gli investimenti nel private equity e nel mondo delle infrastrutture di tipo equity continueranno ad attrarre l’interesse degli investitori istituzionali, soprattutto delle Casse Previdenziali e delle maggiori Fondazioni Bancarie, sebbene con un approccio più critico in termini di diversificazione geografica, settore e profilo rischio-rendimento. Per ulteriori informazioni si veda il sito internet di Columbia Threadneedle Investments: http://www.columbiathreadneedle.it

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Il punto sugli sviluppi economico-politici di Argentina, Cile e Guatemala

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

A cura di Kristin Ceva, responsabile strategie paesi emergenti di Payden & Rygel.Abbiamo cercato di approfondire i recenti sviluppi economici e politici di alcuni dei principali paesi emergenti. Cominciamo dall’Argentina, dove il neopresidente Javier Milei ha da poco avviato il suo ambizioso programma di riforme, tra cui spiccano la svalutazione del tasso di cambio, la liberalizzazione delle importazioni, il blocco delle assunzioni nel settore pubblico e dei nuovi progetti infrastrutturali, la riduzione del numero dei ministri e dei sussidi statali. In parallelo, nel tentativo di compensare le pressioni inflazionistiche che verosimilmente si verranno a creare nei primi mesi delle riforme, è stato varato un consistente programma di welfare sociale. Nel complesso, il piano di adeguamento economico di Milei prevede una decisa manovra fiscale, una significativa deregolamentazione e lo stop alla monetizzazione del deficit da parte della banca centrale. È facile prevedere che il mandato del nuovo presidente non sarà privo di dibattiti e controversie, dal momento che sia il Congresso che i sindacati hanno già manifestato il loro dissenso nei confronti della sua agenda politico-economica.In Cile, per la seconda volta nel giro di due anni, gli elettori hanno respinto l’adozione di una nuova Costituzione. Il processo di riforma costituzionale, scaturito dalle imponenti proteste popolari del 2019, non ha ancora portato a una revisione del documento elaborato nel corso della dittatura militare di Pinochet, nonostante gli oltre quattro anni di tentativi portati avanti sia dalla Destra che dalla Sinistra. L’affluenza alle urne è stata elevata (84%) e l’esito questa volta è stato più combattuto rispetto alla precedente tornata elettorale (con il 55,8% di voti contrari rispetto al 61,9% del settembre 2022). Ad oggi, la sfiducia nel processo costituente insieme alla polarizzazione politica che lo ha contraddistinto nelle sue varie fasi, rende improbabile un terzo tentativo di riforma, almeno nel prossimo futuro. Le implicazioni per il presidente cileno Gabriel Boric, il cui governo ha già dovuto lottare contro gli scarsi livelli di popolarità, sembrano per ora contenute.In Guatemala una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che il presidente eletto Bernardo Arévalo assumesse finalmente l’incarico, dopo cinque mesi di transizione, il 14 gennaio 2024. Dopo la schiacciante vittoria di Arévalo alle elezioni dello scorso agosto, infatti, la Procura Generale guatemalteca insieme ad altri esponenti del partito al potere avevano lungamente tentato di invalidare il risultato elettorale, forse per timore che l’agenda anticorruzione del neoeletto si scontrasse con interessi consolidati. Ad ogni modo, nonostante il worst case scenario sia stato scongiurato, sono ancora in corso altri tentativi di emarginazione politica di Arévalo e per il nuovo governo il contesto resta sfidante.

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Rally del debito emergente e prospettive 2024

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

A cura di Kristin Ceva, responsabile strategie paesi emergenti di Payden & Rygel. In dicembre abbiamo assistito al rally del debito emergente, con il reddito fisso che ha risposto positivamente al calo dell’inflazione e alle previsioni di un allentamento della politica monetaria da parte delle principali banche centrali nel 2024. Il credito sovrano e societario EM in valuta forte ha visto ridurre i rendimenti rispetto ai Treasury Usa, contribuendo al generale aumento dei ritorni sui prezzi, e anche i mercati del debito emergente in valuta locale hanno vissuto una congiuntura favorevole, sull’onda del calo dei rendimenti del debito locale e dell’apprezzamento delle singole valute rispetto al dollaro Usa. A nostro avviso, le principali economie emergenti e le loro società hanno dato prova di saper affrontare le conseguenze della stretta monetaria, anche se occorrerà continuare a monitorare da vicino i fattori di rischio globali e specifici di ciascun paese, tra cui le nuove eventuali fiammate inflattive, l’ingresso in recessione di alcuni mercati sviluppati e i rischi politici che un anno di elezioni come il 2024 porta inevitabilmente con sé. Investire nel debito emergente presenta diversi benefici in termini di diversificazione di portafoglio e rendimenti elevati, con importanti ritorni nel lungo termine. Da non dimenticare neanche altri fattori positivi come il rapporto tra domanda e offerta e l’indebolimento del dollaro Usa, che giocano a favore del debito EM, anche se un approccio selettivo resta sempre preferibile.

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Azionario: perché vale ancora la pena investire in tecnologia USA

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

A cura di Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management. Per analizzare le prospettive del mercato azionario bisogna considerare tre variabili chiave e la loro possibile evoluzione: gli utili, il prezzo/utili e l’andamento dei titoli protagonisti del rally nel 2023. Dalla stagione degli utili, appena inaugurata con le grandi banche USA, ci si aspetta per l’ultimo trimestre del 2023 un EPS medio di 55 dollari, leggermente inferiore ai 56 dollari dello stesso periodo dell’anno precedente. Se guardiamo la previsione degli utili a 12 mesi, secondo il consensus quest’ultime sono tutte in aumento: precisamente dell’11,2% per gli Stati Uniti, dell’8,1% per il Giappone, del 5% per l’Europa e del 18% per i Paesi Emergenti. Tuttavia, secondo le stime top-down degli utili elaborate dal modello proprietario di Pictet AM, c’è spazio per delusioni nel 2024 (in attesa di un ritorno al trend base nel 2025). In particolare, ci aspettiamo una variazione positiva del 2,5% per gli Stati Uniti, del 3% per l’Europa e del 10% per gli emergenti, molto divergente da quella del mercato. Questa divergenza non è peraltro anomala: tipicamente nei primi mesi dell’anno gli analisti rivedono l’ottimismo di partenza e riportano le stime su valori più contenuti. Il secondo valore da considerare è il Prezzo/utili: quello che si è visto è un enorme re-rating degli USA rispetto al resto del mondo. Rispetto agli ultimi dieci anni, il P/E USA si è collocato nell’ultimo anno ampiamente sopra la media (+17%), diversamente da altre aree del mondo come il Regno Unito (-18%), tradizionalmente uno dei mercati più a sconto dal punto di vista valutativo, o Hong Kong (-23%). che si trovano in una situazione diametralmente opposta. Sul piano settoriale, è evidente l’eccezionalità del settore IT, che nell’ultimo anno ha visto valori superiori del 39% rispetto all’ultimo decennio, e che chiaramente va di pari passo con l’eccezionalità degli Stati Uniti. Di contro, l’Energy ha rappresentato il comparto a sconto, in quanto ciclico e succube della retorica ESG (-36% rispetto alla media del decennio). L’ultimo punto riguarda la performance delle magnifiche sette che hanno determinato 600 punti dei mille punti di avanzamento dell’S&P 500 nell’ultimo anno (oggi a quota 4800). Le 7 aziende appartengono a tre diversi industrie: Information Technology (Microsoft, Apple, Nvidia), consumi discrezionali (Amazon e Tesla) e servizi di telecomunicazione (Google e Meta). Guardando alle revisioni degli utili ed alle sorprese che hanno generato queste performance, non è sufficiente nemmeno l’analisi settoriale, occorre scendere al dettaglio della singola azione. Ognuna ha avuto un destino diverso: per qualcuna non ci sono state revisioni, per altre aggiustamenti al rialzo e per un paio addirittura al ribasso. Emblematico è il caso di Nvidia, passata da una stima delle vendite di 30 miliardi a inizio anno a 60 miliardi di dollari a fine 2023, così come gli utili per azione sono passati da 4 a 12 dollari. Tuttavia, questi dati da soli non forniscono indicazioni sufficienti all’investitore in merito alla necessità di poter trarre vantaggio da queste società. È un tema di prospettive: le valutazioni relative delle Magnifiche 7 non mostrano eccessi rispetto alla dinamica degli utili. Il quadro attuale è ben diverso da quello del 2000: le protagoniste sono state società ben gestite, con fondamentali finanziari eccezionalmente solidi e caratterizzate da una redditività aziendale ragguardevole. Col passare del tempo, il tema dell’AI evolverà, evolveranno i protagonisti e occorrerà capacità di selezione.

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Il 2024 sarà l’anno del soft landing

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

A cura di Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management. Lo scenario è ampiamente scontato dal consenso, pur esistendo un certo margine di incertezza sulle sfumature che lo caratterizzeranno. Ci aspetterà una crescita sotto il potenziale o l’instaurarsi di una dinamica che impedirà all’inflazione di rientrare rapidamente, anche in presenza di una tenuta sostanziale della crescita, come abbiamo visto succedere in maniera sorprendente nel 2023, in particolar modo negli Stati Uniti? La teoria troverebbe fondamento nella prevalenza delle dinamiche del ‘supply side’, secondo cui gran parte di quello che è successo nel periodo post Covid deriva da fluttuazioni dell’offerta, prima trattenuta dai lockdown, poi rilasciata e ora in fase di normalizzazione rispetto alla domanda. In questo quadro, l’inflazione potrebbe verosimilmente continuare a convergere rapidamente verso il target. Tornando al consenso, per quanto riguarda l’Europa è sbilanciato verso un lieve rischio recessivo, che potrebbe aggravarsi qualora le tensioni geopolitiche in essere dovessero peggiorare ulteriormente. L’inflazione dell’area euro si prevede in discesa vicino al target del 2%, a meno di nuovi shock esogeni (per esempio sull’energia). Nel complesso, il sistema economico Usa continua a mostrare una straordinaria elasticità e flessibilità, che sta consentendo una ripresa dei guadagni di produttività (1,5%). Quest’ultima, risalita al 2,4% sopra la tendenza storica (1,5%), tiene il passo (anzi supera l’andamento) dei salari reali, a loro volta finalmente tornati in territorio positivo (circa 1%) grazie a salari nominali in progresso del 4,1% con inflazione al 3,1%. Questa configurazione contribuisce alla tenuta dei margini aziendali (e quindi sostiene le valutazioni azionarie).

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Inflazione: l’ultimo chilometro prima del traguardo potrebbe nascondere qualche sfida

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

A cura di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm. L’inflazione continua a essere protagonista delle prime pagine della stampa finanziaria: i dati di dicembre, pubblicati la scorsa settimana, hanno mostrato un leggero rialzo su base annuale rispetto ai numeri di novembre (grafico sotto), rivelandosi leggermente superiori alle attese degli economisti. Nel frattempo, diversi banchieri centrali negli Stati Uniti e in Eurozona hanno espresso il parere che i mercati stiano correndo un po’ troppo: molto probabilmente quest’anno i tassi scenderanno, ma forse non alla velocità che alcuni investitori si aspettano. Questo ha portato i rendimenti dei titoli di Stato a compiere un movimento al rialzo da inizio anno. Questo ci ricorda che, se è vero che l’inflazione dovrebbe continuare a scendere verso il target del 2%, probabilmente non si tratterà di un processo semplice e l’ultimo chilometro verso il traguardo potrebbe nascondere qualche sfida. Le attese dei mercati sui tassi di interesse possono cambiare molto rapidamente e determinare le tempistiche di questi movimenti è decisamente complesso. Sul fronte dell’inflazione, le notizie della scorsa settimana sono state positive: l’inflazione dei prezzi alla produzione nel Regno Unito e negli Stati Uniti si è rivelata inferiore alle attese e un simile trend dovrebbe progressivamente portare a una minore inflazione dei prezzi al consumo. La differenza tra l’inflazione annuale dei prezzi al consumo e dei prezzi alla produzione può essere volatile, ma attualmente è ancora ben al di sotto della media dell’ultimo decennio. Continuiamo quindi a prevedere un calo dell’inflazione, alla luce dei tassi più elevati che impatteranno sulla domanda dei consumatori. Un impatto che appare già chiaro nel Regno Unito, dove le vendite al dettaglio dello scorso mese sono state molto più deboli del previsto. Tuttavia, sarà necessario del tempo e i banchieri centrali probabilmente preferiranno muoversi con cautela. Al momento riteniamo che i primi tagli dei tassi si verificheranno verso la metà dell’anno, ma le previsioni andranno confermate in base all’andamento dell’economia.

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Le Mid-Small Cap hanno le carte in regola per sovraperformare il mercato

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

A cura di Andrea Randone, Head of Mid Small Cap Research di Intermonte. Nella sua revisione trimestrale del 22 novembre 2023, Assogestioni ha pubblicato i dati aggiornati sulla raccolta PIR del terzo trimestre ‘23. Nel corso del trimestre, i PIR ordinari hanno registrato deflussi per 731 milioni di euro, mentre i PIR alternativi hanno registrato afflussi per 7,5 milioni di euro. In termini di AuM, i PIR ordinari hanno gestito 16,3 miliardi di euro, mentre 1,5 miliardi di euro sono stati investiti in fondi PIR alternativi. Secondo l’Osservatorio PIR del Sole 24 Ore, i dati sui deflussi in ottobre e novembre sono rimasti poco incoraggianti, rispettivamente pari a -172,1 milioni di euro e -153,8 milioni di euro, portando i deflussi dei primi undici mesi dell’anno a un totale di 2,48 miliardi di euro. Il PIR alternativo è un wrapper con benefici fiscali simili a quelli del PIR (esenzione fiscale delle plusvalenze per gli investimenti detenuti per almeno 5 anni) e a sua volta è in grado di investire in ELTIF, fondi di private equity o fondi di private debt. A causa degli investimenti in attività illiquide (più vicine all’economia reale ma più rischiose), gli investitori affluent sono i clienti target. L’importo massimo investibile all’anno è di 300.000 euro per persona (contro i 40.000 euro dei PIR) fino a un massimo cumulativo di 1,5 milioni di euro per persona. Inoltre, il limite di concentrazione (cioè il massimo investimento cumulativo in un singolo titolo) è stato fissato al 20% (il 10% è il limite per i normali fondi PIR). Questi strumenti alternativi sarebbero infatti adatti a superare la volatilità del mercato, dato il loro impegno a lungo termine, e sono complementari ai fondi PIR in senso più ampio (sono pensati per investitori semi-professionali piuttosto che retail). I dati di Assogestioni relativi ai primi nove mesi del 2023 mostrano 2.156 milioni di euro di deflussi e i dati preliminari di mercato relativi ad ottobre e novembre confermano questo trend negativo. Al momento prevediamo deflussi pari a 2,5 miliardi di euro, ma è probabile che i dati si dimostrino ancora peggiori. Se si guarda alle ragioni dei riscatti dai fondi PIR, si può certamente ipotizzare che molti investitori, per via delle performance positive alla scadenza dei 5 anni (periodo di investimento minimo necessario per godere dei benefici fiscali sulle plusvalenze), abbiano deciso di incassare per poter indirizzare i propri risparmi verso altri fondi e mercati. Una nota positiva è rappresentata dalla recente approvazione da parte del governo italiano di un nuovo emendamento che consente agli investitori di detenere più di un piano di risparmio personale (PIR). Il piano non comporterà alcun costo aggiuntivo per il governo, poiché il tetto di investimento di 40.000 euro all’anno per persona (o 200.000 euro in 5 anni) rimane invariato. Accogliamo con grande favore questa iniziativa, che ci auguriamo possa rilanciare gli afflussi verso i fondi PIR, in quanto il vantaggio di diversificare su più prodotti PIR potrebbe aumentare gli investimenti dei singoli. Nel lungo termine, ci aspettiamo che l’interesse per questo prodotto rimanga piuttosto elevato grazie al beneficio fiscale e, dal punto di vista del distributore, al fatto di poter contare su un impegno a lungo termine da parte dell’investitore. (abstract by Intermonte)

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T. Rowe Price – Reddito fisso: ripensare il portafoglio con i tassi più alti più a lungo

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

A cura di Arif Husain, head of international fixed income and chief investment officer, T. Rowe Price. Il massiccio inasprimento delle condizioni finanziarie dalla fine del 2021 ha prodotto un mercato del reddito fisso molto diverso dall’ambiente alimentato dagli stimoli durante e dopo la pandemia. Le correnti incrociate generate da questi cambiamenti metteranno nuovamente alla prova gli investitori nel 2024.Riteniamo che il modo migliore per descrivere l’attuale contesto macro sia il seguente: abbiamo raggiunto o superato il picco di inflazione, liquidità, stimolo fiscale, crescita della Cina, edilizia, disponibilità di credito e forza del mercato del lavoro. In altre parole, stanno scomparendo la maggior parte di quegli straordinari venti favorevoli che hanno definito il contesto post-pandemico. Sebbene le economie globali, e quella statunitense in particolare, abbiano finora retto relativamente bene nonostante l’aumento dei tassi, un atterraggio duro dell’economia non è da escludere, soprattutto dopo l’impennata dei rendimenti obbligazionari. Anche se nel 2024 si eviterà una recessione, è probabile che i timori per la crescita economica aumentino a fasi alterne. A fine novembre, i mercati dei futures prevedevano quattro tagli dei tassi della Fed nel 2024, anticipando che la banca centrale statunitense sarebbe intervenuta in soccorso se l’economia americana fosse caduta in recessione. Tuttavia, riteniamo che l’incapacità della Fed e della maggior parte delle altre banche centrali dei mercati sviluppati di anticipare l’inflazione dopo la pandemia renda più probabile il mantenimento dei tassi a livelli relativamente elevati per gran parte del 2024. Inoltre, alcune forze strutturali come la deglobalizzazione, la riduzione del tasso di partecipazione alla forza lavoro e le pressioni sui prezzi dell’energia potrebbero rendere l’inflazione più fragile rispetto ai precedenti rallentamenti economici, scoraggiando ulteriormente le banche centrali dall’allentare la politica monetaria. Naturalmente, un grave episodio di volatilità finanziaria potrebbe indurre i responsabili della politica monetaria a guardare oltre l’inflazione ostinata e a tagliare i tassi o a sospendere l’inasprimento quantitativo, ossia la contrazione della liquidità delle banche centrali, quando le obbligazioni acquistate nell’ambito degli stimoli per affrontare l’emergenza pandemica vengono lasciate defluire dai loro bilanci. Gli asset a reddito fisso non core, come le obbligazioni high yield o i bond dei mercati emergenti, dovrebbero fornire fonti di rendimento diversificate anche in caso di buone performance azionarie o di un andamento laterale del mercato. Nel 2023, molti investitori sembravano propensi ad attendere un chiaro picco dei rendimenti prima di aumentare significativamente le loro allocazioni nel reddito fisso. Nel 2024, riteniamo che un’opzione più interessante sarà quella di approfittare di alcuni dei rendimenti più elevati degli ultimi due decenni in molti settori del reddito fisso. Come sempre, sarà essenziale un’analisi approfondita dei fondamentali del credito, sia per gli emittenti investment grade sia per quelli high yield. (Abstract by http://www.verinieassociati.com/)

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Robeco: Azionario emergente, venti di cambiamento

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

A cura di Wim-Hein Pals, Head of Emerging Markets Equities di Robeco. Prima di parlare di prospettive, vediamo di approfondire la situazione geopolitica, in una logica di più lungo periodo. A questo proposito, emergono tre questioni. Innanzitutto, vi è il ruolo essenziale che alcuni Paesi emergenti svolgono nella produzione di tecnologie informatiche cruciali. Ad esempio, l’IA generativa sarebbe impossibile senza la fornitura di chip di memoria ad alta tecnologia. In particolare, le aziende coreane e taiwanesi, attive nell’hardware informatico, sono leader mondiali nel loro settore. Hanno svolto un ruolo chiave nella catena di fornitura ai massimi livelli e continueranno a farlo. La Cina intende recuperare terreno in questo settore e diventare autosufficiente nella tecnologia di fascia alta, ma il Paese è in ritardo di almeno tre anni rispetto a Corea e Taiwan. I player principali di questi Paesi continueranno a operare ai massimi livelli anche negli anni a venire. In secondo luogo, c’è la cosiddetta strategia “Cina +1”, alla quale aderiscono sempre più aziende operanti a livello globale. Con questo termine si intende la necessità che le grandi industrie di Stati Uniti, Europa e Giappone diventino meno dipendenti dalla Cina in termini di produzione. Un argomento economico importante è che la Cina ha smesso di essere un “paradiso dei bassi salari”. L’India, l’Indonesia, le Filippine e il Vietnam hanno ottenuto risultati migliori e sono diventati un’alternativa interessante per le aziende occidentali. L’espansione della capacità produttiva non è quindi più una pratica standard in Cina. Oltre a questi Paesi asiatici, anche il Messico e il Brasile ne escono molto meglio. Il Messico, in particolare, sta beneficiando di questa tendenza, nota anche come “nearshoring”. Si tratta di costruire impianti di produzione americani appena al di là del confine, in Messico, dove la produzione è molto più economica e la comunità imprenditoriale non deve tenere conto delle sanzioni del governo statunitense. Bisogna inoltre tenere presente che le attuali sanzioni sulla tecnologia “sensibile” rinviano lo sviluppo della Cina al massimo di qualche anno. Ma il rinvio non significa certo cancellazione. Quindi, abituatevi a un nuovo equilibrio geopolitico nel mondo, con un maggiore potere per i principali Paesi emergenti, come Cina, India, ma anche Brasile, Messico e Indonesia. In realtà, una rappresentazione del mondo molto migliore di quella attuale, con una quota di potere sproporzionata nel tradizionale mondo sviluppato. Sulla scena finanziaria globale, i Paesi emergenti citati sono altrettanto sottorappresentati, se si guarda ai vari indici azionari. Vediamo quindi un grande potenziale di rialzo e un crescente afflusso di denaro verso i Paesi attualmente poco investiti. Guardando alle prospettive a breve termine, concludiamo che le prospettive per i mercati emergenti per il prossimo trimestre e per il prossimo anno sono positive e le ragioni sono tre. In primo luogo, vediamo che i rendimenti del Tesoro USA a 10 anni hanno raggiunto un picco del 5% (attualmente al 4,1%), il che lascia spazio a una maggiore propensione al rischio da parte degli investitori. Pertanto, dato il rischio più elevato percepito per gli asset dei mercati emergenti, prevediamo un miglioramento del sentiment e quindi dei flussi di fondi verso le azioni dei mercati emergenti. In secondo luogo, la valutazione a buon mercato dimostra l’attrattiva di lungo periodo, anche se sappiamo che la valutazione di per sé è un pessimo indicatore di timing. Infine, un indicatore di timing migliore è rappresentato dalla crescita degli utili. Dopo un calo degli utili del 5% nell’MSCI EM nel 2023, il consenso stima una crescita degli utili del 18% per il prossimo anno. I venti di coda per il rimbalzo degli utili sono: (1) l’enorme crescita dei numeri coreani e taiwanesi, grazie alla forte resistenza del settore dell’hardware IT, e la riduzione dei tassi di interesse per le società dei mercati emergenti, grazie al diffuso allentamento monetario in tutta l’area. Abstract by http://www.verinieassociati.com/

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J. SAFRA SARASIN: Le tensioni nel Mar Rosso fanno presagire un nuovo shock dell’offerta

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

A cura di Raphael Olszyna-Marzys, International Economist di J. Safra Sarasin. Le crescenti tensioni nel Mar Rosso, con gli Houthi che lanciano missili contro le rotte commerciali, costringono sempre più navi a deviare dal Canale di Suez verso il Capo di Buona Speranza. Secondo i dati PortWatch del FMI, i volumi commerciali che passano attraverso il canale sono diminuiti di un quarto rispetto all’anno scorso. Si tratta di un dato significativo. In tempi normali, circa un terzo del traffico marittimo di container e il 10-12% del commercio marittimo globale totale passano attraverso lo Stretto di Bab el-Mandeb e il Canale di Suez, in particolare le navi che viaggiano tra Asia ed Europa. Per una nave portacontainer da Shanghai a Rotterdam, la deviazione intorno al Sudafrica allunga il viaggio di otto giorni e aggiunge mezzo milione di dollari di costi di carburante. Anche per le navi che si assumono il rischio, i costi assicurativi sono saliti alle stelle. Di conseguenza, i costi di trasporto dei container sono raddoppiati dall’inizio della crisi. Ciò, unitamente alla riduzione dell’accesso al Canale di Panama a causa delle precedenti siccità, ha iniziato a compromettere la produzione. Le importazioni nei porti europei sono diminuite drasticamente dalla metà di dicembre. I produttori di automobili sono stati particolarmente colpiti dai ritardi delle navi, che fino a poco tempo fa hanno interessato soprattutto le navi container che trasportavano manufatti e componenti semilavorati. Di recente, Tesla e Volvo hanno annunciato la chiusura temporanea degli stabilimenti in Europa a causa dei ritardi nelle spedizioni. Il produttore di pneumatici Michelin ha dichiarato che il Mar Rosso avrebbe causato “interruzioni occasionali” nei propri stabilimenti europei a gennaio. L’impatto potrebbe non essere così ampio. Le disruption di oggi si verificano in un contesto macroeconomico molto diverso da quello del 2020-21. La domanda di beni si è normalizzata, il sistema è più flessibile e i livelli delle scorte si sono ripresi. Inoltre, la capacità di trasporto dovrebbe espandersi nei prossimi due anni grazie all’entrata in funzione dei nuovi ordini effettuati durante la pandemia. La Cina continua a esportare pressioni deflazionistiche nel resto del mondo. Infine, la risposta dei prezzi delle materie prime è stata finora relativamente contenuta. Tutto ciò suggerisce che vi è un rallentamento dell’economia e che l’asticella per un’accelerazione sostenuta dei prezzi dei beni rimane alta. Tuttavia, non dobbiamo trascurare i rischi che queste tensioni pongono all’economia globale e ai mercati finanziari. Prima dell’inizio delle ostilità nel Mar Rosso, l’impulso negativo derivante dalla normalizzazione post-pandemia delle catene di approvvigionamento aveva già fatto il suo corso. La prossima fase di disinflazione sarà probabilmente più lunga e dolorosa. È improbabile che l’inflazione dei servizi scenda in modo sostenibile se i mercati del lavoro rimangono rigidi. Pertanto, un certo aumento della disoccupazione sembra necessario affinché l’inflazione torni all’obiettivo. Qualsiasi aumento dei prezzi dei beni allontana il ritorno all’obiettivo, oppure sposta l’onere dell’aggiustamento sul settore dei servizi e sul mercato del lavoro. Nessuno di questi scenari sembra essere attualmente prezzato dai mercati finanziari. Inoltre, a nostro avviso, le possibilità che le tensioni geopolitiche si intensifichino ulteriormente sono notevoli. Gli Houthi non sembrano scoraggiati dai contrattacchi della coalizione americana contro alcune delle sue installazioni militari. Ciò significa che gli Stati Uniti e i loro alleati potrebbero essere costretti a intensificare le ritorsioni contro l’organizzazione. Inoltre, la guerra tra Israele e Hamas potrebbe ancora estendersi al confine settentrionale. In breve, mentre le pressioni al rialzo sull’inflazione dei beni dovrebbero intensificarsi, l’asticella per un’accelerazione sostenuta dei prezzi dei beni rimane alta. Tuttavia, dato che la view di consenso nei mercati finanziari propende per un soft landing dell’economia globale, il rischio è che gli investitori debbano rivedere il loro grado di convinzione nel caso in cui i dati inizino ad indicare un percorso diverso.

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AcomeA – Una telefonata allunga la vita. Rotta sul telcos europeo

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

A cura di Fabio Caldato, Portfolio Manager, AcomeA SGR. La saga Telecom Italia ha riportato alla ribalta il settore delle telecomunicazioni, senza, tuttavia, convogliare flussi in acquisto lato mercati finanziari. A livello europeo, Deutsche Telekom rappresenta, a oggi, una felice eccezione. L’azienda tedesca detiene il controllo di uno dei tre grossi operatori USA, T-Mobile US, e giova di dinamiche di business estremamente favorevoli, se paragonate a quelle europee. A ciò consegue un bilancio che evidenzia margini molto maggiori, figli di una minor competizione negli Stati Uniti. Tuttavia, sembra si sia, finalmente, arrivati a un punto di svolta analogo anche in Europa. Pur consci del fatto che non si tratterà di un evento immediato, riconosciamo segnali incoraggianti in questo senso. I telcos europei hanno dovuto subire nell’ultimo decennio una serie di fattori dannosi concomitanti: grossi investimenti (Capex) in tecnologia, reti e acquisto bande, una concorrenza spietata da nuovi players (come, ad esempio, Iliad) con pressione al ribasso sui ricavi. Senza tralasciare un indebitamento finanziario con tassi in forte rialzo.Tutto ciò ha portato inevitabilmente a margini in forte compressione e crescita stagnante. Il management ha, ovviamente, fatto la differenza e si possono individuare aziende più virtuose, come l’olandese KPN, e altre palesemente arrancanti, come la nostrana Telecom Italia.Solo negli ultimi trimestri sotto la gestione Labiola, Telecom Italia ha mostrato timidi evidenze di miglioramento dei margini di gruppo. La fotografia del recente passato è, dunque, fosca, ma intravvediamo chiari spiragli di inversione sui tre elementi sopra indicati. Sul fronte Capex, il ciclo di investimenti per il 5G dovrebbe essere vicino alla fine, al di là di costi ovvi di mantenimento. Sul lato dei ricavi, un possibile e fortemente invocato consolidamento dovrebbe ridurre la competizione fratricida e permettere un aumento di tariffe. Infine, per quanto riguarda i costi finanziari, il presumibile ammorbidimento sulla curva dei tassi consentirà una gestione favorevole sul debito.La risultante di questi trend dovrebbe portare a bilanci limpidamente migliori e, una volta avuta evidenza di questo, a un chiaro riposizionamento degli investitori istituzionali in un settore ormai dimenticato. Il prezzo delle azioni, insomma, dovrebbe largamente beneficiarne. Riteniamo quindi utile, in un portafoglio diversificato, inserire il settore telcos europeo.

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Autonomia, Ricci (Pd): “Opposizioni siano unite, si lavori insieme per il referendum”

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

“Con l’approvazione, oggi, da parte del Senato, del ddl Autonomia, assistiamo ad una vera vergogna”: così Matteo Ricci, sindaco dem di Pesaro, coordinatore dei sindaci Pd, durante la presentazione del suo volume “Pane e Politica” (Paperfirst, 2023), a Latina, alla presenza di Damiano Colletta, ex sindaco di Latina, Omar Sarubbo, segretario provinciale Pd ed Elettra Ortu La Barbera di Latina Bene Comune. “L’Italia – spiega Ricci – ha bisogno di essere ricucita, mentre questa legge rischia drammaticamente di aumentare le differenze fra i territori”. “Tanto è vero che è stato necessario inserire un emendamento sui LEP, i livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi che devono essere garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale, giacché il vero rischio è che, specie in ambito sanitario, è di non fornire servizi uniformi nelle diverse regioni. E invece i LEP sono stati messi da parte e il fondo di perequazione è stato svuotato”, ha proseguito Ricci. Regioni che, sottolinea Ricci, “vengono meno alla natura costituzionale, così come attuata nel 1970, per trasformarsi in baracconi”. Ecco, dunque, perché è necessario, conclude Ricci, che “le opposizioni siano unite in questa battaglia, insieme in una competizione cooperativa. Si lavori congiuntamente alla proposta di un referendum che abroghi questa legge spacca-Italia”.

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Compendium Value, nuovi sequestri. Aduc assiste nella costituzione di parte civile

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

La vicenda Compendium Value, di cui ci siamo occupati sin dal 2016 segnalandone l’attività alla Consob, si è arricchita di un nuovo interessante capitolo. Nell’ambito dell’indagine denominata “Ghost broker”, la Guardia di Finanza di Ancona ha eseguito ulteriori sequestri preventivi fino all’importo di 15,5 milioni di euro, dando esecuzione a un’ordinanza emessa dal Gip della Procura della Repubblica di Roma. Il gip di Ancona e poi il gip di Roma, nel condividere le nuove ipotesi di reato contestate di truffa e autoriciclaggio e le ricostruzioni patrimoniali, hanno disposto un ulteriore blocco di beni fino all’ingente somma nei confronti dell’amministratore di Compendium Value, attiva nella raccolta del risparmio senza autorizzazioni. La misura, eseguita dal Nucleo di Polizia economico e finanziaria di Ancona, riguarda 35 beni immobili nelle province di Roma e Agrigento, tra cui diversi fabbricati residenziali e case vacanza, una struttura alberghiera, nonché auto e veicoli commerciali, per un valore complessivo stimato in oltre 12 milioni di euro. Stando così le cose, a differenza di quasi tutti gli altri casi di abusivismo, può essere conveniente la costituzione di parte civile nel procedimento penale che prenderà avvio. Questa volta, infatti, i furbi sono stati meno furbi del solito ed hanno consentito l’individuazione ed il sequestro di attivi a loro riconducibili. Aduc è disponibile per gli interessati, che possono contattarci secondo i nostri canali di consulenza ed assistenza: https://www.aduc.it/info/consulenza.php Anna D’Antuono, legale, consulente Aduc http://www.aduc.it

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Nasce l’Osservatorio Libero di Trieste

Posted by fidest press agency su domenica, 28 gennaio 2024

Trieste. A presiedere il nuovo organismo Giorgio Deschi, triestino, esperto di materia geopolitica e forte conoscitore della materia del Trattato di Pace di Parigi del 1947, già osservatore alle elezioni politiche che si sono tenute nella Federazione Russa nel settembre 2023 A norma dell’articolo 3 dello Statuto e all’atto costitutivo “l’Osservatorio Libero di Trieste, con sede a Trieste, si fonda e opera in osservanza delle leggi superiori del diritto internazionale”. Si indicano in particolare quali riferimenti normativi la Risoluzione 16 del Consiglio di Sicurezza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite-ONU del 10 gennaio 1947, il Trattato di Pace di Parigi del 10 febbraio 1947 con gli articoli 4, 21 e 22 ed in seguito all’allegato VI determinano “ius cogens” ogni aspetto dell’esistenza del Territorio Libero di Trieste così come recepito anche dallo Stato italiano con il decreto legislativo del capo provvisorio dello Stato il 28 novembre 1947 – legge 1430 ed in seguito ratificato nella legge italiana 3054/52 del 25 novembre 1952. Lo scopo statutario dell’Osservatorio Libero di Trieste, che ha sede anche a Mosca, è informare, promuovere e realizzare concordemente agli interessi specifici politici ed economici dei popoli di tutte le nazioni firmatarie del Trattato di Pace di Parigi del 1947 quanto previsto dalle leggi internazionali vigenti ed in primis garantire contestualmente ed equamente gli interessi fin qui acquisiti dei tre Paesi amministratori delle zone A e B del Territorio Libero di Trieste: Rispettivamente la Repubblica Italiana, la Repubblica di Slovenia e la Repubblica di Croazia. L’Osservatorio Libero di Trieste si qualifica inoltre come “una porta e un porto aperto, base naturale e ideale condizione giuridica preposta ad accogliere il dialogo tra le diplomazie mondiali per la realizzazione in seno al riconosciuto superiore vigente diritto internazionale, dell’allargamento dei benefici derivanti dallo statuto permanente del Territorio Libero di Trieste e del suo Porto Libero Internazionale ai Paesi in via di sviluppo, in via di riconoscimento, non riconosciuti o riconosciuti parzialmente”. L’Osservatorio Libero di Trieste indica il Territorio Libero di Trieste come deputato ad essere incontro di culture, promotore di pace, modello di sviluppo sociale al servizio dei popoli, culture e nazioni nel pieno rispetto delle aspirazioni e degli interessi di tutte le parti. Tutto nel rispetto del principio “pacta sunt servanda”.

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