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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 166

Archive for 8 giugno 2024

Elezioni europee straordinarie

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

Il mese di maggio è unico in quanto è in Europa, un mese scandito da numerose festività pubbliche ma anche il mese in cui si celebra l’Europa. Il 9 maggio 1950 è infatti una data di fondazione poiché è in questo giorno che Robert Schuman invocò, dopo la Seconda Guerra Mondiale, la creazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, la CECA, al fine di creare interdipendenze tra paesi che avrebbero rendere la guerra impossibile. “Affinché la pace abbia davvero una possibilità, deve prima esserci un’Europa. ” Lui ha spiegato. Mentre siamo all’ora del voto europeo la guerra è alle porte dell’Europa da più di 2 anni e questa celebrazione ha, quest’anno, un ragionamento molto particolare. In tutta Europa si avvertono allo stesso tempo particolarmente destabilizzanti le preoccupazioni dei cittadini che li spingono a sostenere un’Europa unita e protettiva e la tentazione di fermarsi in quell’integrazione che si è espressa qualche mese fa con le proteste agricole e che potrebbe portare, in in pochi giorni, a un’ondata populista, che ha portato al Parlamento europeo un numero senza precedenti di deputati di estrema destra. Triste vuoto nella memoria europea o semplice espressione delle preoccupazioni europee? Nel suo blogpost di maggio, Nicole Gnesotto ci ricorda che no, non esistono populisti “buoni” . È anche in questo contesto elettorale che Andreas Eisl ha realizzato un’Analisi dei programmi economici dei principali partiti per le elezioni del 2024 . Elenca i punti comuni e le fratture nelle visioni di politica economica dell’Unione proposte dalle diverse liste presenti. Questa analisi è particolarmente utile da consultare prima di fare la propria scelta il 9 giugno, proprio come le nostre due infografiche su A cosa serve il Parlamento Europeo? ed Elezioni Europee 2024: istruzioni per l’uso , suggerimenti per la lettura di questa newsletter.Al di là delle questioni elettorali, l’Istituto Jacques Delors ma anche le nostre due sorelle, il Centro Jacques Delors di Berlino e l’Europa Jacques Delors di Bruxelles sono già impegnati, e da diversi mesi, nel post-elettorale. Il nostro lavoro ha toccato, anche questo mese, diversi argomenti. Il nostro lavoro, ancora una volta, ha riguardato argomenti diversi. L’infografica su Il Patto europeo per la migrazione e l’asilo: quali risposte alle sfide dell’immigrazione irregolare e dell’asilo offre una panoramica della logica dell’architettura generale di questo patto adottato dal Consiglio europeo il 23 aprile scorso. Fornisce inoltre dettagli sulla distribuzione dei poteri tra le istituzioni europee e gli Stati e fornisce una serie di statistiche che consentono di comprendere meglio la realtà migratoria in Europa, promemoria e dati molto utili nel contesto di un dibattito elettorale spesso teso su queste questioni.Europa Jacques Delors si interroga sulle possibili strade per un commercio agricolo più sostenibile e inclusivo in Europa. Verso un commercio agricolo dell’UE più inclusivo, sostenibile e cooperativo: le lezioni dalla pratica ci ricordano che se l’Europa è senza dubbio un pioniere in termini di sviluppo sostenibile, deve utilizzare la sua politica commerciale come leva per promuovere l’azione ambientale e la sostenibilità del mercato globale. sistema alimentare. Propone una serie di strade per un approccio più inclusivo e cooperativo agli accordi commerciali dell’UE. Arthur Leichthammer, Policy Fellow presso il Centro Jacques Delors di Berlino, sottolinea la dimensione strategica delle nostre dipendenze in particolare riguardo alle materie prime critiche per l’industria europea e nella prospettiva della transizione energetica. Spiega come questa dipendenza, perché diversificata ma anche perché presente oggi di fronte alla guerra condotta in Ucraina dalla Russia o alla rivalità tra Cina e Stati Uniti, imponga agli europei di comprendere con urgenza il loro posto e il loro ruolo nella crisi globale. geopolitica che è allo stesso tempo più complessa e più determinante. Mette in guardia dal rischio che le ambizioni manifestate possano portare all’utilizzo di strumenti sbagliati. Preoccupato per la mancanza di risorse dedicate, ricorda che se la riduzione delle dipendenze è un obiettivo presunto, l’indipendenza totale non è né possibile né auspicabile, i partenariati e la cooperazione possono quindi offrire alternative utili.Infine, il mese di maggio è anche per il nostro Istituto, la fine dell’anno per i giovani dell’Accademia Notre Europe e il momento della loro ultima sessione attraverso la Conferenza Jacques Delors. Questa conferenza è stata quest’anno un omaggio a Jacques Delors e, in questo contesto elettorale, è stata l’occasione per incontrare il punto di vista dei diplomatici di stanza a Parigi sulla democrazia europea e le sfide delle elezioni, ma anche dei candidati sull’eredità della Jacques Delors. In occasione di questa giornata, Sofia Fernandes e Inès Saidj hanno pubblicato un’infografica sui giovani e le elezioni europee 2024 . Sembra che l’immagine dell’Unione rimanga molto positiva nella maggior parte dei paesi europei e nel complesso molto più positiva che per il resto della popolazione europea. Apprendiamo anche che il 63% dei giovani sotto i 25 anni intende votare questo giugno. Se avvenisse, tale partecipazione non avrebbe precedenti… Incrociamo le dita. I nostri ragazzi dell’Accademia hanno messo in campo tutta l’energia che li caratterizza per convincere i loro amici e i loro cari attraverso laboratori e interventi nelle scuole superiori. Come ogni anno, sono stati loro a moderare i dibattiti della Conferenza di Jacques Delors. Li ringraziamo e ci congratuliamo con loro per questo impegno. E non dimenticare di votare!

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Elezioni europee. I vantaggi per consumatori e cittadini

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

Sabato e domenica prossima 359 milioni di europei dovrebbero andare a votare per rinnovare il Parlamento, 47 milioni in Italia. La campagna elettorale offre di tutto, con caratteristica dominante le tematiche nazionali e poco quelle europee. In Italia, tra europeisti federalisti dichiarati ed europeisti che vogliono ridimensionare il progetto federalista, i leader di diversi partiti si sono candidati non per andare a Strasburgo, ma per una sorta di referendum sulla propria popolarità nazionale e del proprio partito. E’ bene ricordare che, in occasione del voto sul Patto di stabilità (per regolamentare i conti pubblici sotto il deficit del 3% del Pil e i debiti sotto il 60% del Pil), tutti i partiti (tra astensioni e contrari) non lo hanno votato, mentre il nostro governo (schizofrenia della politica) lo ha poi approvato (1). Tangibile espressione che questi partiti intendono far parte dell’Ue come attori passivi e sanguisughe. Infatti – nessuno escluso – in campagna elettorale, che vogliano o meno rafforzare il progetto federalista europeo, questi partiti chiedono più soldi all’Europa per i Governi nazionali o – pochi – alcuni obiettivi di comune interesse… anche con poco pudore, visto che siamo noti per non essere in grado di utilizzare i fondi europei e spesso li rispediamo indietro.Queste richieste, quasi sempre fatte anche da chi auspica minore pressione fiscale nazionale e talvolta anche meno trasferimenti di sovranità tra Stati e Unione, sembrano frutto di irresponsabilità e cialtroneria. I soldi dell’Ue non crescono sugli alberi ma vengono da tasse, debiti e moneta (maggiore inflazione). Tasse, cioè parte del reddito nazionale lordo e dell’Iva dei singoli Paesi, nonché dai dazi doganali sulle importazioni dall’esterno dell’Ue. Debiti, quelli che, per esempio, sono stati contratti per garantire i vaccini Covid a tutti i Paesi membri che, altrimenti, si sarebbero fatti la lotta fra di loro per procurarseli (e garantito che l’Italia non avrebbe avuto la meglio).A differenza di quanto ci viene offerto per votare tizio o caio, noi crediamo che ai consumatori e ai cittadini non sarebbe necessaria una Europa che elargisca maggiore denaro, ma che faccia bene quel che fa, auspicabilmente sotto il controllo del proprio Parlamento e non degli Stati nazionali. Ue come soggetto autonomo politico, sociale, economico e militare con un ruolo continentale ed internazionale, anche a partire da meno iper-regolamentazione come quella che oggi abbiamo. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Mostra L’invisibile si fa danza di Fabio Massimo Fioravanti

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

L’Aquila fino al 15 giugno 2024 Palazzo Cappa Cappelli Corso Vittorio Emanuele II, 23 la Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre è lieta di ospitare la mostra L’invisibile si fa danza di Fabio Massimo Fioravanti. In mostra quaranta fotografie, realizzate negli anni 2016/2023 in Italia ed in Giappone, di danzatori butō diversi per stile, generazione di appartenenza e nazionalità: dal leggendario Akira Kasai, considerato uno dei tre storici fondatori del butō (insieme a Tatsumi Hijikata e Kazuo Ohno) a Kan Katsura, da Ima Tenko a Atsouchi Tachenouchi, da Masami Yurabe a Fukurozaka Yasuo, da Reiji Kasai fino ai giovani Ken Iv, Cao Yuan e Du Yufang, insieme ad altri. Prevalentemente di nazionalità giapponese, ci sono anche butoka italiani, francesi, americani e filippini.La mostra è accompagnata dalla proiezione di un video di performance storiche del butō realizzato da Maria Pia D’Orazi (storica della danza butō e giornalista) con alcuni rari filmati degli inizi di questa arte (1950-1970). Completano la mostra l’esposizione di documenti – inerenti al butō – dell’archivio di Giorgio De Marchis relativi al suo soggiorno a Tokyo come Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, e di alcuni rari libri fotografici sul butō come Kamaitachi di Heiko Hosoe, Dance Happening di William Klein o Min Tanaka di Eishu Kimu.Il giorno dell’inaugurazione si è svolta, nel cortile di Palazzo Cappa Cappelli, sede della Fondazione, la performance Ianus di Damiano Fina, mentre per il giorno del finissage è prevista la conferenza Il corpo eretico di Maria Pia D’Orazi sulla storia e le dinamiche del butō.La mostra, oltre ad essere un reportage sul butō, vuole indagare il rapporto tra visibile e invisibile, i confini tra ciò che è visibile, ciò che non è visibile e ciò che a volte crediamo, o pensiamo, di vedere. Fin dagli inizi la fotografia è stata profondamente affascinata dalla danza butō perché quest’arte porta il linguaggio fotografico ai suoi limiti estremi, interrogando la fotografia nella sua essenza più vera: che cosa è il vedere? Cosa vediamo realmente? Cosa crediamo di vedere?Un’arte anti-spettacolare, non rappresentativa, a volte quasi “invedibile” (spesso si svolge del tutto al buio) interroga la fotografia (scrittura con la luce) nel suo profondo. Ecco perchè alcuni grandi fotografi sono stati attratti dal butō e lo hanno fotografato, come Heiko Hosoe o William Klein, producendo capolavori assoluti della storia della fotografia. La Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre viene istituita a L’Aquila nel 2004 allo scopo di conservare, tutelare e valorizzare il patrimonio documentario e librario raccolto dal professor Giorgio de Marchis nel corso della sua carriera di storico dell’arte. Manifesti, locandine, inviti e brossure sono solo alcuni esempi delle tipologie documentarie che caratterizzano l’archivio composto da quasi 200.000 pezzi. Cataloghi di mostre, monografie e saggi, che popolano la biblioteca, contribuiscono a restituire l’immagine di un periodo denso di cambiamenti non solo a livello sociale ma anche storico-artistico, quale gli anni Sessanta e Settanta in Europa. Dal 2018 abita gli spazi del primo piano del Palazzo Cappa Cappelli che apre costantemente per eventi, mostre e collaborazioni con artisti ed enti.

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T. Rowe Price: Bce verso un taglio a giugno, ma aumentano i rischi che i tagli saranno solo due nel 2024

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

A cura di Tomasz Wieladek, Chief European Economist, T. Rowe Price. Questa settimana la Bce taglierà il tasso di riferimento. Si tratta di un risvolto che i policymaker della Bce hanno indicato da tempo, compresi alcuni dei membri più ‘falchi’ del Consiglio direttivo. I dati più recenti avrebbero potuto mettere in dubbio questo sviluppo, ma la forward guidance fornita dalla Bce è troppo forte per discostarsene ora. I dati recenti hanno superato le aspettative della Bce e dei mercati in merito alle pressioni inflazionistiche. La crescita dei salari negoziati è salita al 4,7% nel primo trimestre 2024 dal 4,5% del quarto trimestre 2023, contro le aspettative di un calo. Nell’ultima indagine della Commissione europea, la percentuale di imprese che segnalano la carenza di manodopera come un ostacolo alla produzione è aumentata nuovamente. Si tratta di un dato in grado di predire in modo ragionevolmente forte la crescita dei salari negoziati, l’indicatore chiave della Bce per i salari. Analogamente, l’inflazione HICP dell’Eurozona a maggio è stata significativamente più forte del previsto, mentre l’inflazione dei servizi è salita dal 3,7% di aprile al 4,1% di maggio. Non si tratta solo di un effetto di base: in termini destagionalizzati e su base giornaliera, l’inflazione dei servizi è salita dello 0,5% a maggio. Si tratta di una cifra circa doppia rispetto a quella richiesta dalla Bce per raggiungere il suo obiettivo. I sondaggi suggeriscono che l’inflazione dei servizi finirà per diminuire, ma questo non si è ancora visto nei dati dell’inflazione reale. Infine, i costi di spedizione dalla Cina stanno di nuovo aumentando rapidamente, il che probabilmente spingerà al rialzo anche l’inflazione dei beni di base. Infine, i prezzi del gas hanno ricominciato a salire. Dopo un lungo periodo di disinflazione, le pressioni inflazionistiche in tutte le componenti stanno ritornando a crescere.Questi sviluppi sul fronte dell’inflazione mettono in dubbio i tagli futuri. Sulla base degli indicatori prospettici dei salari e dell’inflazione, ritengo che nella seconda metà del 2024 vedremo un’ulteriore disinflazione. Ciò consentirà alla Bce di effettuare un totale di tre tagli quest’anno. Tuttavia, il rischio che la Bce tagli i tassi solo due volte quest’anno sta aumentando.

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J. SAFRA SARASIN: Restiamo positivi sull’oro

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

A cura di Claudio Wewel, FX Strategist di J. Safra Sarasin. Dopo un breve periodo di moderato consolidamento, l’oro sembra riprendere la sua tendenza al rialzo. Il dato, del CPI (indice dei prezzi al consumo) USA di aprile, inferiore alle attese, e l’indebolimento delle vendite al dettaglio hanno aiutato il metallo prezioso a tornare vicino al livello storico di 2.400 dollari per oncia troy. Non sono state fornite molte spiegazioni su cosa ci sia dietro la recente impennata dell’oro. Come abbiamo detto qualche tempo fa, il movimento non riflette le recenti dinamiche sul fronte dei rendimenti reali. Inoltre, la storica correlazione negativa tra il dollaro USA e l’oro sembra essersi interrotta. A differenza dei precedenti rally, la recente impennata del metallo prezioso non può essere spiegata dai flussi degli ETF. All’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, gli afflussi negli ETF sull’oro sono saliti alle stelle. Da allora, però, gli ETF hanno registrato un deflusso complessivo. Considerato il recente andamento dei prezzi dell’oro, questo dato è particolarmente sorprendente e indica una sostanziale presa di profitto negli ultimi mesi. Tuttavia, il dato di aprile mostra un’interessante divergenza tra l’Asia e il resto del mondo, a dimostrazione del fatto che la domanda dei Paesi emergenti è fondamentale in questo periodo. A nostro avviso, l’elevata domanda da parte delle banche centrali dei paesi emergenti costituisce un motore particolarmente importante del rally del metallo prezioso. In effetti, il 1° trimestre 2024 ha segnato il primo trimestre con i maggiori acquisti di oro da parte delle banche centrali in un decennio. In questo contesto geopolitico, prevediamo che gli acquisti sovrani si manterranno elevati anche nei prossimi trimestri, il che dovrebbe costituire una base per il prezzo dell’oro. Oltre alle banche centrali degli EM, prestiamo particolare attenzione alla Cina. A fronte del doppio colpo della crisi immobiliare e della sottoperformance del mercato azionario locale, gli investitori cinesi sono alla ricerca di opportunità in asset class alternative. Inoltre, i consumatori cinesi sono diventati cauti nella spesa e ci sono prove aneddotiche che l’oro è sempre più considerato un’alternativa ai depositi a basso rendimento sui conti bancari cinesi. Di conseguenza, il prezzo dell’oro è aumentato ripetutamente in seguito a forti impennate del China gold premium, ovvero il premio al quale l’oro fisico viene scambiato a Shanghai rispetto a Londra. Guardando avanti, riteniamo che i rischi di rialzo e di ribasso siano distribuiti in modo non uniforme. Naturalmente, gli investitori potrebbero rivalutare l’oro nel contesto degli attuali livelli di rendimento reale e del dollaro forte. Ma restiamo convinti che l’aumento del prezzo dell’oro rifletta un cambiamento strutturale della domanda. Al di là delle pressioni inflazionistiche in atto e delle preoccupazioni sulla sostenibilità dei livelli di debito pubblico degli Stati Uniti, l’oro rimane ben sostenuto dalle turbolenze geopolitiche in Medio Oriente. Le prossime settimane potrebbero essere decisive. L’assenza di una correzione pronunciata potrebbe indurre gli operatori a rientrare, accelerando il rally con l’inversione di tendenza nello spazio degli ETF. Questo scenario appare ancora più probabile, dato che l’indebolimento del dollaro USA e il calo dei rendimenti reali dovrebbero fornire ulteriori venti di coda, inducendoci ad aumentare entrambi i nostri obiettivi di fine anno per il 2024 e il 2025.

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RBC BlueBay – Obbligazioni: come investire per frenare l’inquinamento da plastica

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

A cura di Harrison Hill, Impact-Aligned Bond Strategy Portfolio Manager, RBC BlueBay. Si stima che, ogni anno, 8-13 milioni tonnellate di plastica finiscano negli oceani, sconvolgendo gli ecosistemi marini, creando trappole per la fauna selvatica e generando microplastiche tossiche che si infiltrano nelle catene alimentari. Gli investimenti a reddito fisso non sono esattamente la prima cosa che viene in mente quando si considerano queste tematiche. Tuttavia, se si raffronta il mercato del reddito fisso di dieci anni fa con quello attuale, si nota un numero crescente di veicoli d’investimento in quest’area, che si propongono di contrastare alcuni dei danni causati dall’inquinamento e offrire agli investitori il potenziale di rendimenti interessanti. Sebbene i rifiuti in plastica siano un problema globale, alcuni Paesi oggi incidono più di altri. Fatta questa debita premessa, i Paesi sviluppati non sono esenti da responsabilità. Nazioni come la Germania, i Paesi Bassi, il Giappone, il Regno Unito e gli USA sono tutte note per l’esportazione di grandi quantità di rifiuti in Paesi con sistemi di gestione dei rifiuti meno rigorosi. Pur incidendo solo per il 35% circa sul consumo di plastica, i Paesi membri dell’OCSE sono responsabili di quasi l’80% delle esportazioni di rifiuti in plastica. Di questi quasi il 50% è destinato a Paesi che non fanno parte dell’OCSE. Questa prassi consente alle Nazioni sviluppate di comunicare tassi di riciclaggio che non riflettono necessariamente la realtà dei rifiuti destinati alle discariche estere o agli oceani. Inoltre, l’economia correlata al riciclo della plastica, rispetto alla produzione di nuova plastica, rende difficile la transizione verso una riduzione dell’inquinamento da questo materiale. La produzione di nuova plastica beneficia delle economie di scala e del prezzo artificialmente basso del petrolio, mentre il riciclaggio della plastica richiede la raccolta, lo stoccaggio, la cernita, la pulizia e la lavorazione, che in genere risultano più costose e ad alta intensità di manodopera. Finché permarranno le sovvenzioni petrolifere, è più conveniente produrre nuova plastica, piuttosto che passare attraverso il processo di riciclaggio, che richiede molta energia. In questo caso, sussiste anche un problema di riciclabilità della plastica, che tende a perdere di qualità dopo alcuni cicli. Ciò spiega perché, secondo un recente studio, solo il 10% circa degli imballaggi in plastica laminata viene riciclato. Il resto viene o incenerito, con un conseguente aumento dell’inquinamento atmosferico, oppure finisce negli oceani e nelle discariche. Tuttavia, il mercato del reddito fisso rappresenta un’opportunità unica per gli investitori interessati all’impact investing e agli investimenti impact-aligned.La Banca Mondiale ha recentemente emesso il Plastic Waste Reduction-Linked Bond, che sfrutta il concetto di crediti di plastica, associando i ricavi finanziari al raggiungimento di obiettivi tangibili di riduzione dei rifiuti. Gli investitori in questa obbligazione conseguiranno un ricavo che, in parte, è legato alla concessione di crediti di plastica e di carbonio in virtù dei due progetti di riciclaggio. I proventi dell’obbligazione hanno finanziato progetti nei Paesi in via di sviluppo, dove la gestione dei rifiuti di plastica è un problema impellente.L’utilizzo di compensazioni della plastica per consentire a questi titoli con una protezione del capitale di garantire rendimenti superiori a quelli di mercato rappresenta un segnale notevole. A differenza delle obbligazioni basate sui risultati che promuovono la biodiversità, difficili da scalare a causa dei diversi progetti finanziati, le obbligazioni basate sui risultati di riduzione dei rifiuti in plastica non dovrebbero avere problemi a riunire dei progetti – accrescendo la probabilità di un accordo abbastanza esteso per poter essere incluso negli indici standard del reddito fisso. Tutto questo contribuirebbe a migliorare la liquidità su questo mercato (attualmente) di nicchia. Anche le obbligazioni municipali (munis) stanno emergendo come strumento finanziario strategico volto a ridurre l’inquinamento da plastica negli oceani. (Abstract by http://www.verinieassociati.com

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GAM: L’età del debito

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

A cura di Carlo Benetti, Market Specialist di GAM (Italia) SGR. Dalla prospettiva dei mercati finanziari, tra le molte faglie che rischiano di frammentare il mondo c’è quella del debito. A oltre quindici anni dalla Grande Crisi Finanziaria, causata dall’insostenibile gravame del debito, le lezioni di allora sembrano dimenticate. Secondo i dati dell’Institute of International Finance, il mondo è seduto su una montagna di debito globale alta 315.000 miliardi di dollari, un’ondata di debito che “è stata la più grande, la più rapida e la più ampia dai tempi della Seconda guerra mondiale”, circa due terzi di questo enorme debito appartengono a Giappone e Stati Uniti. Il debito degli Stati Uniti è destinato a crescere, il Budget Office del Congresso ha aggiornato le stime dell’evoluzione del debito federale, previsto non più al 116% ma al 132% del Pil nel 2034. Il debito affligge anche la Cina, alle prese con la perdurante crisi immobiliare, freno alla crescita e volano di debito ulteriore. Per sostenere gli acquisti si sta parlando di nuovi prestiti bancari per circa 70 miliardi di dollari, una cifra inferiore alle reali necessità che secondo alcuni analisti si aggirano sulle centinaia di miliardi di dollari (per smaltire l’arretrato di milioni di case vuote o incompiute in tutto il Paese e terminare la costruzione delle case pre-vendute). Ma le autorità locali, alle prese con una enorme quantità di debito “nascosto” (la stima è di circa15.000 miliardi di dollari) non sanno come e dove trovare i fondi. Anche senza ricorrere al controverso lavoro di Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff (“Growth in a Time of Debt”, 2010), uno dei riconosciuti effetti negativi di lungo periodo causati da alti livelli di debito pubblico consiste nei meccanismi di crowding-out: l’aumento dei disavanzi fiscali porta a un aumento dei tassi d’interesse e alla possibile esclusione degli investimenti nel settore privato. Un altro effetto negativo che alti livelli di debito pubblico possono avere sulla crescita è l’aumento dell’incertezza e dell’inflazione. Siamo sull’orlo di una crisi del debito? Possibile ma non probabile, il sistema economico si è adattato, la crescita è alimentata dal debito. Semmai merita attenzione il fatto che nell’“età del debito” il credito sia intermediato anche da società non bancarie, soprattutto negli Stati Uniti. Dopo la Grande Crisi Finanziaria le banche sono diventate pesantemente regolamentate, si sono così creati canali di distribuzione del debito al di fuori del tradizionale circuito bancario: migliaia di piccole aziende fintech si sono specializzate nell’erogazione di prestiti, anche digitali, e fanno quello che le banche non possono fare. L’OECD stima il volume totale del debito obbligazionario sovrano e societario, a fine 2023, attorno a 100.000 miliardi di dollari, grossomodo pari al PIL globale. Certo, la quantità delle emissioni è stata favorita dal contesto di mercato che ha reso l’indebitamento conveniente e facile, ne hanno approfittato anche paesi e società deboli nel merito di credito. I rendimenti dei Treasury sono saliti, il titolo a dieci anni è attorno al 4,65%, l’incertezza è destinata a rimanere fino a quando si avrà maggiore visibilità sulla forza dell’economia e sulle dinamiche dei tassi di interesse; le aspettative dei tagli si sono molto ridimensionate. D’altro canto, il ritorno del rendimento ha restituito alle obbligazioni la loro tradizionale popolarità presso il grande pubblico dei risparmiatori, soprattutto quelli che detestano il su e giù degli indici azionari. In realtà ci sono alti e bassi, volatilità ed escursioni di prezzo, anche nelle obbligazioni ma, perlomeno nella fattispecie dell’investimento diretto, sono meno avvertite (altro è la sottoscrizione di uno strumento collettivo). L’inflazione scende lentamente e la crescita economica mostra un rallentamento graduale, al momento è ragionevole pensare che i rendimenti resteranno a questi livelli. In assenza di sorprese la discesa dei tassi resta una questione di “quando”, non di “se” e quando accadrà la crescita dei corsi si aggiungerà al rendimento. Restano interessanti le obbligazioni governative e societarie di buona qualità, molto meno le obbligazioni ad elevato rendimento, il restringimento degli spread non remunera adeguatamente il rischio.Un’altra faglia di questo tempo è la consapevolezza della serietà del riscaldamento del pianeta, soprattutto presso le generazioni più giovani. La transizione verso la neutralità carbonica sta avendo impatti profondi anche nell’economia e nei mercati dei capitali e i rischi, come sempre, vanno di pari passo con le opportunità. Il sistema bancario e i mercati dei capitali sono da tempo impegnati nelle emissioni verdi, obbligazioni finalizzate a finanziare progetti relativi alla transizione energetica. Il ritmo delle emissioni sostenibili globali nel 2024 dovrebbe essere in linea con il 2022 e il 2023, si tratta di una fonte di finanziamento fondamentale per l’avanzamento verso modelli di crescita a basse emissioni di carbonio.

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Energia, il prezzo scende ma decuplica

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

A mettere in rilievo l’andamento dei prezzi dell’energia è Multicompel Technology (www.multicompel.it), impresa operativa in tutt’Italia nell’ambito dei sistemi elettrici e dell’installazione di impianti fotovoltaici, che si sta ora impegnando per favorire la transizione energetica dei cittadini e nel sostenere anche quella delle pmi italiane.Certo è che per oltre 3 anni gli operatori sul mercato elettrico hanno subito perdite stimabili in oltre 120 miliardi di euro, dovute principalmente ad un forte scostamento tra le loro previsioni dei prezzi sul mercato a termine (usualmente ad un anno) ed i prezzi che si sono verificati effettivamente sul mercato giornaliero, che copre circa il 95% dei consumi totali del nostro Paese.«Queste perdite non potevano che essere recuperate nel tempo nell’unico modo possibile: attraverso una vendita con grosso margine dell’energia elettrica, aspetto che sta mantenendo i prezzi alti anche nel caso di una loro progressiva decrescita» spiega il fondatore e ceo di Multicompel Technology, Edi Lala.Secondo una analisi condotta dall’impresa mediante il rilievo dei consumi di una famiglia-italiana-tipo ed il successivo confronto con le tariffe rilevate da Eurostat nei diversi Stati dell’Unione Europea, la bolletta media dell’energia elettrica è risultata essere nel nostro Paese una delle più care d’Europa, attestandosi a mille euro. «Il Paese più virtuoso è invece l’Ungheria, dove bastano appena 300 euro, meno di un terzo rispetto al valore italiano» commentano gli analisti di Multicompel Technology. Anche se c’è chi fa peggio di noi: la Germania, dove i consumatori spendono il 22% in più rispetto agli italiani, l’Irlanda (+14%), il Belgio (+13%) e la Danimarca (+6%). La tariffa media italiana è tuttavia del 30% più alta rispetto a quella rilevata in Francia e addirittura del 45% in più rispetto alla Spagna e del 54% in più rispetto alla Svezia. Se si applicasse in Italia il valore medio europeo, le nostre bollette della luce sarebbero decisamente più basse, alleggerendosi di almeno 200 euro l’anno.«Una buona notizia però è data dalla maggiore diffusione del fotovoltaico: per i grandi benefici ambientali ma anche per il risparmio economico dei nostri concittadini che negli ultimi anni hanno dovuto fare i conti con i rincari sempre più considerevoli delle bollette» concludono gli specialisti di Multicompel Technology. Con un impianto fotovoltaico da 3 kilowatt senza accumulo è possibile risparmiare 600 euro l’anno mentre con l’accumulo si può perfino abbattere del tutto la spesa ed a diventare “full green”, arrivando a produrre energia ad impatto zero.

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Antitrust: sanzione a Meta per pratiche scorrette

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

L’Antitrust ha irrogato una sanzione di 3,5 milioni a Meta per non aver informato con immediatezza gli utenti iscritti ad Instagram dell’utilizzo dei loro dati personali per finalità commerciali e perché, in caso di sospensione degli account Facebook e Instagram, non sono state fornite comunicazioni utili per eventuali contestazioni.”Bene l’azione dell’Antitrust ed è un’ottima notizia che le due pratiche siano già cessate. In particolare, è importante che il consumatore sia informato della possibilità di contestare la sospensione dell’account. Va potenziata l’assistenza e la trasparenza, soprattutto nei confronti di chi ci lavora con i social media, per evitare di lasciarlo in un situazione di precarietà e incertezza, senza avere una risposta” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Non si può restare sotto la spada di Damocle di poter rimanere senza account senza capire come poter reagire. Questa incertezza penalizza anche la creator economy che invece può dare tanto valore, anche sul piano informativo e culturale, come dimostra il nostro progetto Sprint” conclude Dona.

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Scuola Ultima settimana di lezioni: le ferie non fruite di 400 mila supplenti vanno retribuite

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

Sulle ferie dei precari non sono più permesse dimenticanze: i dirigenti scolastici che non dovessero invitare il personale supplente, prima del termine del contratto a tempo determinato, a fruire dei giorni di ferie maturati durante il loro servizio, saranno poi costretti a pagarli. A ricordarlo ai capi d’istituto è stato anche l’Aran: “il datore di lavoro – scrive l’Aran – ha l’onere di dimostrare di aver esercitato tutta la diligenza necessaria affinché il lavoratore fosse messo effettivamente in condizione di fruire delle ferie annuali retribuite alle quali aveva diritto (Corte UE 6.10.2018 in causa C-684/16, punti da 45 a 47)”. La questione riguarda circa 400mila insegnanti precari: sono tutti quelli che hanno avuto quest’anno una supplenza di tipo ‘breve e saltuario’, oppure annuale con scadenza 30 giugno 2024, ma anche fino al termine delle lezioni, e che dovranno essere collocati in ferie nei prossimi giorni al termine delle lezioni. “Qualora questo non avvenisse è chiaro che dovranno essere pagati come lo prevede la Cassazione e la Corte di giustizia europea. Solo che per avere quei soldi, che su una lunga supplenza corrispondono a circa una stipendio in più, dovranno presentare ricorso”, sottolinea Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.Il sindacato Anief ricorda che rimane l’unico sindacato a sostenere con forza che il periodo dopo il termine delle lezioni non può e non deve essere scorporato automaticamente dai giorni di ferie non monetizzabili per i precari: a questa tesi ha aderito recentemente anche la Corte d’Appello di Perugia su ricorso patrocinato dai legali del giovane sindacato Francesco Cerotto, Melissa Cogliandro, Walter Miceli, Fabio Ganci, Giovanni Rinaldi e Nicola Zampieri, confermando anche che in nessun caso il docente a termine potrebbe perdere il diritto all’indennità sostituiva delle ferie per il solo fatto di non avere chiesto le ferie, anche dopo il termine delle lezioni, se non dopo essere stato invitato formalmente e per iscritto dal dirigente scolastico a goderne, con espresso avviso della perdita, in caso diverso, del diritto alle ferie e anche all’indennità sostitutiva (cfr. Cass. sez. lav. n. 1268/2022). I tribunali, come quello di Firenze, che ha assegnato quasi 2.900 euro di risarcimento ad docente che ha presentato ricorso con i legali Anief, ma anche di Parma (che ha risarcito il ricorrente con quasi 4 mila euro) e di Trapani (dove il giudice ha condannato il Ministero a risarcire una precaria con 2.400 euro di risarcimento più interessi) stanno oramai sempre più di frequente seguendo questa visione.

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Mattarella alla Cerimonia di commemorazione dell’On. Matteotti

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

Roma 10 giugno ore 10,30. Con grande gioia e soddisfazione personale posso comunicare ufficialmente che il Sig. Presidente della Repubblica ha inteso accettare il nostro invito per la Cerimonia di commemorazione dell’On. Matteotti deporrà personalmente una corona di fiori ai piedi del monumento dedicato a Giacomo Matteotti, in Lungotevere Arnaldo da Brescia.” –così Vincenzo Pirillo, Presidente del Circolo Culturale Saragat Matteotti. “Non c’è alcuno dubbio riguardo la grande sensibilità del Capo dello Stato, e la comunicazione ricevuta dal Quirinale ha confermato definitivamente la sua grande attenzione , per questo, ho sperato ed ho fortemente auspicato la graditissima presenza del Prof. Mattarella alla nostra manifestazione; Giacomo Matteotti ha sacrificato la propria esistenza nel nome degli alti ideali di libertà e democrazia, per questo gli accadimenti storici che hanno posto fine alla Sua giovane vita non possono e non devono essere dimenticati. Il Suo lascito politico, etico, culturale e morale ha superato la barriera del tempo, e la presenza del Presidente Mattarella alla nostra Cerimonia del 10 giugno testimonia l’importanza del ricordo e rende il più alto omaggio alla memoria di un Uomo che ha sacrificato tutto per un sogno chiamato democrazia! Sono certo -conclude il Presidente Enzo Pirillo- che questo anniversario del centenario darà il giusto impulso per un rinnovato e sempre maggiore impegno civico e sociale da parte di tutti, e per questo ringrazio davvero di cuore il Presidente della Repubblica per il grande onore che ci ha riservato nel voler accogliere il mio invito, grazie!” Vincenzo Pirillo, Presidente del Circolo Culturale “Saragat – Matteotti” Roma

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Prosegue il trend di crescita del Politecnico di Torino

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

E’ nella classifica delle migliori università al mondo QS World University Rankings: dopo l’ottimo 252° posto ottenuto nell’edizione 2024, l’Ateneo migliora di ben 11 posizioni collocandosi 241° tra gli oltre 1500 atenei internazionali presi in considerazione dalla classifica 2025. Anche in QS WUR 2025 si confermano, quindi, il posizionamento e l’autorevolezza del Politecnico di Torino al TOP 16% nel mondo.“Il raggiungimento della miglior posizione di sempre nel ranking QS è una grande soddisfazione per il nostro Ateneo che testimonia la qualità sempre crescente nelle missioni istituzionali della nostra istituzione” afferma il Rettore Stefano Corgnati “Il nostro obiettivo nei prossimi 6 anni sarà di consolidare il nostro posizionamento nel panorama internazionale, migliorando tutti quegli aspetti che renderanno il Politecnico di Torino pienamente attrattivo nell’ambito della formazione, della ricerca e del trasferimento tecnologico e verso la società, anche verso una strutturata cooperazione con mondo industriale e istituzionale. Abbiamo tutte le carte in regola per giocare questa partitaA trainare la performance del Politecnico in QS World University Rankings 2025 sono i due indicatori che valutano la reputation, da un lato quella legata al mondo del lavoro e dall’altro a quella accademica. Infatti, sono ben 29 le posizioni guadagnate in Employer Reputation, l’indicatore che valuta l’opinione dei datori di lavoro sulla preparazione di laureati e laureate del Politecnico, portando l’Ateneo in 165a posizione a livello internazionale e 2a tra gli Atenei italiani. L’Academic Reputation, invece, analizza la reputazione delle Università nel mondo accademico internazionale: in questo indicatore il Politecnico si colloca 213° tra tutte le università del mondo, con 12 posizioni guadagnate rispetto a quanto ottenuto in QS WUR 2024.QS WUR prende in considerazione anche l’impatto sociale e ambientale degli Atenei con l’indicatore Sustainability, introdotto in occasione di QS WUR 2024 e in cui il Politecnico si colloca al 169° posto, migliorando di ben 94 posizioni la performance precedente. Infine, per la Citations per Faculty – l’indicatore che esprime la valorizzazione delle citazioni ricevute dalle pubblicazioni scientifiche prodotte dalle ricercatrici e dai ricercatori del Politecnico – l’Ateneo si colloca vicino alle TOP 250 al mondo.

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Il Tevere si sta salinizzando

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

“Nel 2017, quando la crisi idrica del lago di Bracciano rischiò di fare razionare l’acqua nella Capitale, l’attenzione del mondo si concentrò su Roma; oggi si sta salinizzando il fiume Tevere con gravi ripercussioni sull’agricoltura di grandi aree vocate a produrre cibo come Maccarese e Ladispoli, ma nessuno ne parla”: a denunciarlo è Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI, intervenuto ad un seminario formativo, organizzato dal sindacato Filbi-Uil a Milano Marittima.La portata del Tevere si aggira attualmente sugli 80 metri cubi al secondo, quando la media del periodo è superiore a mc/s 200; ciò favorisce la risalita del cuneo salino nell’entroterra. La crisi inizia fin dalla sorgente del fiume con un flusso praticamente dimezzato già a monte Molino, in Umbria. Analoga condizione si registra per l’Aniene. Non va meglio per i livelli dei laghi dei Colli Romani: quello di Albano è calato di 11 cm nell’ultimo mese, il bacino di Bracciano è sotto 7 centimetri rispetto all’anno scorso e quello di Nemi ha perso addirittura quasi mezzo metro d’acqua in 12 mesi! “Le conseguenze della crisi climatica – prosegue il DG di ANBI – sono accentuate nel Lazio da una sregolata pressione antropica sulle risorse idriche. Per questo è necessario aumentare le disponibilità d’acqua, efficientando le infrastrutture esistenti e realizzando nuovi bacini di accumulo; il futuro non possono certo essere i dissalatori, i cui costi penalizzerebbero fortemente l’economia agricola e la nostra borsa della spesa oltre a comportare gravose conseguenze di carattere ambientale, legate allo smaltimento della cosiddetta salamoia inquinante.” Attualmente nel Lazio ci sono 5 invasi con una capacità complessiva di 7.495.000 metri cubi; il Piano Invasi (“laghetti”), proposto da ANBI e Coldiretti, ne prevede almeno altri 18 capaci di aumentare la disponibilità idrica di ulteriori 13.312.500 metri cubi. Su tali bacini potranno essere posizionati 23 impianti fotovoltaici galleggianti (produzione: 15,26 milioni di kilowattora all’anno) e 4 centrali idroelettriche (produzione: 301.603 kilowattora all’anno).

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Agricoltura, Confeuro: “Ok G7 in Sicilia ma per rilancio Meridione non bastano eventi spot”

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

“Confeuro sta seguendo con molta attenzione il dibattito mediatico in merito alla riunione dei Ministri dell’Agricoltura del G7 che si svolgerà il prossimo settembre in Sicilia, prevalentemente nell’isola di Ortigia. Siamo di fronte a un evento internazionale di assoluto livello, un’occasione di grande rilevanza per valorizzare le eccellenze agroalimentari, scientifiche, culturali, artistiche, architettoniche e paesaggistiche e quelle delle filiere economico-produttive del nostro paese, in particolare del Sud Italia. Portare il G7 in Sicilia è senza altro una buona scelta, ma – al contempo – crediamo che le istituzioni non debbano “ricordarsi” del Meridione solo in maniera saltuaria, a livello spot, sic et sempliciter in occasione di grandi eventi che iniziano e si esauriscono senza una programmazione strutturata e di lungo periodo. L’agricoltura e la madre terra del Sud Italia sono e vivono tutti i giorni, un comparto produttivo di grandi eccellenze locali che lo Stato deve tutelare, innanzitutto con investimenti costanti e l’immediata realizzazione di un sistema fieristico davvero innovativo, che dia reale risonanza e visibilità ai prodotti enogastronomici meridionali: un po’ come accade a Parma con Cibus o a Verona con il Vinitaly. Perché tutto questo non è fattibile anche nelle grandi e importanti città del sud Italia? A nostro giudizio, il sistema fieristico italiano rappresenta un volano imprescindibile per l’internazionalizzazione dei nostri prodotti e soprattutto per l’accesso al mercato delle pmi del settore primario. E, pertanto, sollecitiamo ancora il governo nazionale a puntare con maggior impegno per lo stabile sviluppo delle fiere agroalimentari del meridione. E allo stesso tempo, chiediamo di investire maggiormente su nuove opere pubbliche – vero e proprio tallone d’Achille del Belpaese – al fine di contrastare la desertificazione territoriale, in atto in molte regioni del sud Italia, e implementare cosi i tempi di trasporto delle merci e dei prodotti agroalimentari. Infrastrutture e sistema fieristico, queste per Confeuro la ricetta da cui partire per difendere e rilanciare l’agricoltura nel Mezzogiorno”. Così, in una nota stampa, Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, la Confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo.

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“Infezioni emergenti e riemergenti nel bambino: non soltanto malattie di importazione”

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

Torino Martedì 18 giugno alle ore 21, l’Accademia di Medicina di Torino terrà una seduta scientifica, sia in presenza, sia in modalità webinar, dal titolo “Infezioni emergenti e riemergenti nel bambino: non soltanto malattie di importazione”. Dopo l’introduzione a cura di Franca Fagioli, Direttore Dipartimento Patologia e Cura del Bambino “Regina Margherita” e socio dell’Accademia di Medicina, interverranno Silvia Garazzino, Responsabile S.S. Infettivologia Pediatrica, ed Erika Silvestro, Dirigente Medico S.C. Pediatria Specialistica U. Le conclusioni saranno a cura di Ugo Ramenghi, Direttore S.C. Pediatria Specialistica Pediatrica U. Tutti i relatori afferiscono all’Ospedale Regina Margherita, Città della Salute e della Scienza di Torino.La ripresa a pieno regime dei viaggi, delle migrazioni e degli scambi commerciali, dopo la lunga parentesi della pandemia da SARS-CoV-2, ha condotto all’incremento nelle nostre latitudini, ed anche in ambito pediatrico, di patologie infettive tradizionalmente considerate di importazione. Parimenti, il riscaldamento climatico e l’introduzione di nuove specie di vettori nel nostro territorio hanno creato le condizioni essenziali per l’emergenza di focolai infettivi autoctoni. Nella pratica clinica ci troveremo dunque ad affrontare sempre più spesso malattie come la tubercolosi, la leishmaniosi, la febbre Dengue, la malaria ed altre infezioni trasmesse da vettori, che ormai l’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) considera minacce emergenti per l’Europa. Si potrà seguire l’incontro sia accedendo all’Aula Magna dell’Accademia di Medicina di Torino (via Po 18, Torino), sia collegandosi da remoto al sito http://www.accademiadimedicina.unito.it.

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Roberto Iannuzzi: Il 7 ottobre tra verità e propaganda

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

L’attacco di Hamas e i punti oscuri della narrazione israeliana. Collana: Le terre Numero collana:280 Pagine:156 Codice ISBN:9791259676115 Prezzo cartaceo:€ 12 Codice ISBN ePub:9791259674593 Prezzo eBook:€ 6.99 Data pubblicazione:04-06-2024. Fazi Editore. Il brutale attacco sferrato da Hamas il 7 ottobre 2023 contro le comunità di Israele attorno alla Striscia di Gaza ha rappresentato uno spartiacque nella storia israelo-palestinese. Quella scintilla ha innescato una guerra ancora più violenta a Gaza, a sua volta all’origine di una gravissima crisi regionale. Ma cosa è realmente accaduto quel giorno? Davvero l’intelligence israeliana era all’oscuro del piano palestinese? E perché i segnali premonitori sono stati ignorati? Quel 7 ottobre hanno avuto luogo feroci combattimenti tra le forze armate israeliane e i miliziani palestinesi. Il terribile bilancio di 1139 morti israeliani è stato attribuito alla furia di Hamas. Ma quante di quelle vittime sono rimaste uccise nel fuoco incrociato tra israeliani e palestinesi? Quante sono morte a causa dello sproporzionato uso della forza da parte dell’esercito di Tel Aviv, che ha fatto ricorso a carri armati ed elicotteri da combattimento anche in contesti urbani? Gli uomini di Hamas sono stati accusati di spaventose atrocità, decapitazioni, mutilazioni, stupri. Ma quante di quelle accuse erano reali, e quante invece il tentativo di ingigantire gli orrori perpetrati dai palestinesi per giustificare l’inconcepibile distruzione che la successiva campagna militare israeliana avrebbe scatenato sui civili di Gaza?In Occidente, i mezzi di informazione hanno dato voce soprattutto alla narrazione israeliana. Questo libro cerca di rispondere ai principali interrogativi sugli eventi del 7 ottobre, mettendo in luce i punti oscuri della versione ufficiale del governo Netanyahu e rivelando retroscena finora largamente ignorati. Esso delinea un quadro d’insieme delle circostanze in cui è maturato l’attacco di Hamas, tratteggiando una rapida storia del gruppo e descrivendo la situazione a Gaza e il contesto geopolitico regionale all’origine della successiva destabilizzazione che quel tragico giorno ha provocato.

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Dörte Hansen: Tornare a casa

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

Collana:Le strade Numero collana:439 Pagine:312 Codice ISBN:9788893255912 Prezzo cartaceo:€ 18,50 Codice ISBN ePub:9788893258104 Prezzo eBook:€ 9.99 Data pubblicazione:25-06-2020 Traduzione di Teresa Ciuffoletti. Fazi Editore. È il libro dell’anno per «Der Spiegel» e per i librai tedeschi. Quando un bambino nasce in un paesino di provincia dove di bellezza non c’è neanche l’ombra, è figlio di una ragazzina affetta da ritardo mentale e fin da piccolissimo viene messo in piedi su una cassa a spillare birra al bancone di una locanda, il fatto che da adolescente frequenti il liceo è piuttosto sorprendente; se poi diventa un professore universitario e decide di lasciarsi tutto alle spalle, l’evento è più unico che raro, e in paese c’è chi lo vive come un tradimento. Nel momento in cui, alla soglia dei cinquant’anni, l’uomo fugge da una vita accademica insoddisfacente e da un’ambigua convivenza a tre in un appartamento in cui non si diventa mai adulti per tornare a casa e prendersi cura dei nonni – Sönke, l’oste arroccato nella sua locanda semiabbandonata, ed Ella, che la vecchiaia ha reso capricciosa e imprevedibile –, due realtà apparentemente inconciliabili si scontrano, dando vita a una crepa profonda dalla quale tutto torna a galla. Il ritorno a Brinkebüll diventa così un’occasione per riscoprirsi e reinventarsi: ci sono conti da saldare, ruoli da invertire e tante tappe da rivisitare prima di muovere il primo passo verso il cambiamento. Il contrasto fra due mondi, il nostro passato e il nostro presente, le famiglie da cui proveniamo e quelle che ci siamo scelti, è la sostanza da cui germoglia questo romanzo meraviglioso, che racconta l’evoluzione di un paesino e i destini individuali dei suoi abitanti con dolcezza, ironia sottile e una vena di malinconia. Caso letterario dell’anno in Germania, con oltre 400.000 copie vendute e il plauso unanime di pubblico e critica, Tornare a casa è un bestseller indimenticabile che ha incantato davvero tutti.

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Dörte Hansen: Al mare

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

Titolo originale :Zur See Collana: Le strade Pagine:228 Codice ISBN:9791259673398 Prezzo cartaceo:€ 18,50 Prezzo eBook:€ 9.99 Data pubblicazione:04-06-2024 Traduzione di Teresa Ciuffoletti. Fazi Editore. Un’ora di traghetto – a volte di più, a seconda di quanto è mosso il mare: questa la distanza che separa la piccola isola del Mare del Nord dalla terraferma. Eppure l’isola è un mondo a sé, governato da leggi proprie; su questo pezzetto di terra semisommerso non ci sono segreti, non ci si può nascondere. Lo sanno bene i membri della famiglia Sander, che ci abitano da sempre. Hanne, sposata con un uomo che alla vita familiare ha preferito un capanno solitario sulla spiaggia, ha cresciuto tre figli da sola mentre tentava di colmare il vuoto offrendo ospitalità ai turisti. Il figlio maggiore, Ryckmer, incapace di gestire il suo problema con l’alcol, ha perso il grado di capitano e sta aspettando la tempesta perfetta che metterà fine a ogni cosa. La figlia, Eske, si prende cura dei vecchi marinai nella casa di riposo dell’isola; un mese all’anno, però, corre a Berlino da Freya, la tatuatrice che ha ricoperto il suo corpo di opere d’arte. Soltanto Henrik, il più giovane, è in pace con se stesso: è il primo uomo della famiglia a non aver mai sognato di andare per mare e passa le giornate raccogliendo relitti sulla spiaggia. Il mare dà e il mare toglie: nel corso di un anno, la vita dei Sander verrà irrevocabilmente stravolta da quella che da brezza quasi impercettibile si trasformerà in una vera e propria burrasca. Da una delle più importanti scrittrici tedesche di oggi, un romanzo luminoso, intelligente e intriso di umanità, che racconta di una famiglia alla deriva, di un’isola intrappolata nella morsa del cambiamento e di antiche leggi che hanno perso il loro significato. Con una prosa lirica ed evocativa, Dörte Hansen esplora i meandri più reconditi dell’animo umano cercando una risposta all’eterna domanda: da dove viene il nostro amore per il mare?

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NAU! investe in un nuovo progetto in Amazzonia e continua il percorso di riduzione dell’impronta carbonica dei suoi occhiali

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

NAU! per il terzo anno consecutivo investe nell’acquisto di crediti carbonici al fine di compensare con progetti internazionali di riforestazione la CO₂ generata da ogni occhiale venduto.Per stabilire la carbon footprint sono state calcolate le emissioni da compensare per ogni singolo occhiale NAU! venduto: il 50% circa è generato dalle attività di approvvigionamento delle materie prime e il restante 50% dalla produzione fino al fine vita del prodotto. Dopo il progetto di rimboschimento nel 2022 a Bukaleba, un’area dell’Uganda orientale con uno dei più alti tassi di deforestazione al mondo e il progetto di rimboschimento di un’area del Gola – Sierra Leone nel 2023, quest’anno NAU! ha scelto di sostenere uno dei progetti nati per contrastare la deforestazione che da decenni colpisce la Foresta Amazzonica Brasiliana, garantendone la preservazione e la corretta gestione, al fine di prevenire danni di origine naturale o antropica.

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A centodieci anni dalla nascita un ricco volume per ricordare Renzo Nostini

Posted by fidest press agency su sabato, 8 giugno 2024

“Non ti fidar di me se il cuor ti manca. Vita olimpica e sportiva di Renzo Nostini” di Marco Impiglia è il libro di 436 pagine con oltre 500 immagini che ripercorre l’epopea del campione e dirigente sportivo Renzo Nostini, che sarà presentato nel Salone d’Onore del CONI il prossimo 17 giugno alle ore 17. Nell’anniversario della nascita di Nostini, le figlie Marzia e Patrizia Nostini con il marito Franz Martinelli, noto ingegnere e imprenditore della capitale, e con il patrocinio di numerose federazioni e associazioni del panorama sportivo nazionale, hanno collaborato per la stesura della prestigiosa pubblicazione. La scherma è stata la grande passione di Nostini, vincitore nelle discipline del fioretto e della sciabola di sette allori mondiali tra il 1937 e il 1954 e quattro volte medaglia d’argento alle Olimpiadi del 1948 e 1952. La sua grande passione per lo sport non si è limitata alla scherma, poiché Nostini ha gareggiato ad alti livelli anche nel nuoto con la SS Lazio, la società di tutta la vita, e ha raccolto successi nella pallanuoto, nel pentathlon moderno e nel rugby, militando nelle file della Rugby Roma che da presidente ha portato allo scudetto. Animatore del movimento sportivo universitario e fondatore e primo presidente del CUSI, dal 1960 al 1993 Nostini ha guidato con mano salda la Federazione Italiana Scherma, mentre dal 1967 al 1973 e dal 1989 al 1993 ha ricoperto la carica di vicepresidente del CONI, ricevendo nel 1994 la nomina a presidente onorario. Il volume ha le prefazioni di Giovanni Malagò, presidente del C.O.N.I., di Paolo Azzi, presidente della F.I.S., e di Antonio Buccioni, presidente della S. S. Lazio. I diritti d’autore sono di Patrizia Nostini ma, idealmente, la pubblicazione è patrimonio comune di tutti coloro che amano lo sport seguendo la concezione “olimpica” di Renzo Nostini.

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