Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 177

La tela del ragno

Posted by fidest press agency su sabato, 31 dicembre 2011

English: PRATICA-DI-MARE (Italian Air Force ba...

Image via Wikipedia

Editoriale Fidest. La ricostruzione giornalistica resa pubblica dal Wall Street Journal ha avuto in Italia una inevitabile risonanza tanto da provocare, da subito, la reazione del diretto interessato, il Presidente della Repubblica, in quanto chiamato in causa sul contenuto della telefonata ricevuta della Merkel e che per i giornalisti del prestigioso quotidiano economico mondiale non era soltanto informativa sullo stato di salute dell’Unione, ma riguardava una esplicita richiesta di un cambio di rotta nella guida dell’esecutivo, all’epoca presieduto da Berlusconi. A questo punto lo scenario, giornalisticamente prospettato, indicava una interferenza della Germania nella conduzione della politica italiana ed era motivata dal fatto che se non si provvedeva per tempo l’intera impalcatura dell’eurozona sarebbe crollata. Questo scenario implica due doverose riflessioni di là delle lacrime di coccodrillo dei nostri politici che hanno gridato, credendo al Wall Street Journal, alla violazione della nostra sovranità nazionale.
Se è vero ciò che il giornale ha scritto dovremmo anche rivedere l’idea che ci siamo fatta del nostro presidente della repubblica e ciò ci mette in grave imbarazzo in quanto lo conosciamo come un politico che decide non certo per imbeccate altrui, sia pure autorevoli e motivate da interessi generali.
La seconda riflessione mi fa pensare alla tattica già in passato sperimentata e di antica coniatura che vuole colpire un incolpevole per poi riconoscerne l’inconsistenza per nascondere il vero artefice della manovra e che se rivelato ci farebbe dire: naturale. Ora che hanno riconosciuto l’innocenza di uno se la prendono con un altro. Non ci crediamo. E questa volta il vero protagonista la fa franca. Noi, ovviamente, lo sappiamo chi è ma non lo diciamo proprio per il motivo anzidetto: nessuno ci crederebbe e si trasformerebbe, al massimo, nel solito polverone giornalistico.
Ma fatte queste premesse resta il problema non tanto di chi ha mandato a casa Berlusconi ma del perché ai poteri forti, o occulti se vogliamo, ha fatto comodo tenerselo sia pure lasciandolo cuocere a fuoco lento sulla brace della giustizia e degli intrighi di palazzo, per tanti anni per poi dargli improvvisamente l’alto là disfacendosene senza tanti complimenti.
E’ forse una questione di politica internazionale come più volte mi ha ripetuto un amico giornalista russo? Riguarda il sospetto di una triangolare Putin, Cinesi e Gheddafi gestita dal plenipotenziario Berlusconi in chiave anti comunità europea e statunitense e per un nuovo assetto politico, economico dell’Europa con un epicentro che dalla Germania si sarebbe spostato in Russia?
Oppure si tratta del sospetto da parte di alcuni politologi italiani che l’Italia stava scegliendo una strada autonoma di penetrazione nel mondo arabo e che come era accaduto a Mattei con l’Eni aveva postato dei calli di troppo e sempre tramite l’Eni? A questo punto che dire di più e di diverso? Come sempre ai posteri l’ardua sentenza, se pure ci riescono. (Riccardo Alfonso)

Lascia un commento