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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 172

Scandalo false infermiere nigeriane nel Regno Unito

Posted by fidest press agency su martedì, 20 febbraio 2024

Il recente intervento del nostro Ministro della Salute Schillaci a Bari, sulla ferma volontà del Governo di risanare e soprattutto revisionare il nostro vetusto sistema sanitario, non può che accogliere ad oggi il nostro pieno consenso, dal momento che finalmente il Ministro parla apertamente di deficit legato alla carenza di infermieri. Nel contempo, non può lasciarci indifferenti lo scandalo che ha travolto negli ultimi giorni il Regno Unito, con le centinaia di infermiere e ostetriche nigeriane che, in mancanza di requisiti, avrebbero falsificato il risultato dell’esame di idoneità per equiparare il proprio titolo di studio a quello del paese di destinazione, e quindi avere la possibilità di emigrare.Ebbene lo Stato, attraverso il Decreto Bollette, ha voluto dare risposta alla crisi di professionisti, prolungando norme introdotte dai Decreti Covid del 2020, e quindi consentendo alle strutture sanitarie di utilizzare “in deroga” fino al 31/12/2025 personale sanitario (infermieri, medici, ecc.) che ha conseguito il titolo in paesi esteri. Questo è accaduto in particolare per i professionisti provenienti dall’Ucraina in fuga dal proprio paese. Per “riconoscimento in deroga” si intende l’atto rilasciato da ciascuna Regione e Provincia autonoma, in esito ad un procedimento amministrativo, con il quale viene attestato il possesso da parte degli interessati dei requisiti che consentono l’esercizio temporaneo, sul territorio, delle qualifiche professionali sanitarie o della qualifica di operatore socio-sanitario, in deroga alle norme sul riconoscimento delle predette qualifiche professionali. Prima del decreto la norma rendeva possibile l’esercizio delle professioni sanitarie in Italia, a coloro che avevano conseguito il titolo all’estero, dopo la verifica da parte del Ministero della Salute che il percorso didattico fosse conforme o semi conforme a quello italiano, continua De Palma.La revisione del nostro sistema sanitario, con tutto il rispetto per gli infermieri stranieri, non può che partire da una rigorosa valorizzazione economico-contrattuale dei nostri professionisti dell’assistenza. Le parole rinascita e ricostruzione non possono non essere direttamente correlate ad azioni concrete finalizzate ad arginare la fuga all’estero e le dimissioni volontarie dei nostri infermieri, la categoria professionale che nei numeri, sia chiaro una volta per tutte, è quella numericamente più carente. Facciamo poi onestamente fatica a immaginare, sorvolando per un attimo il discorso del titolo di studio, (che tuttavia non può essere chiaramente accantonato con una deroga che rischia di trasformarsi un pericoloso boomerang), che solo un mese di formazione di lingua italiana possa consentire a un infermiere straniero di poter svolgere a pieno le proprie funzioni, ad esempio in un pronto soccorso affollatissimo, oppure in un reparto nevralgico.L’esempio di quanto avvenuto in Lombardia, con gli infermieri sudamericani, che da dicembre scorso hanno già preso servizio in alcune aziende sanitarie locali, dopo sole quattro settimane di corso di lingua italiana, non può che provocare in noi profonda preoccupazione, continua De Palma.Non è certo tappando le falle con i professionisti stranieri (il cui titolo di studio va naturalmente sottoposto a rigorosi controlli per evitare il ripetersi di scandali come quelli avvenuti per le infermiere nigeriane destinate al Regno Unito) che si concretizzerà quel salto di qualità che la sanità italiana e soprattutto i cittadini attendono da tempo», chiosa De Palma.

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