Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 162

Archive for 26 febbraio 2024

Mostra fotografica di Daniela di Sarra dal titolo “BERNINI, il Salvatore e la Sindone”

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

Roma 28 febbraio 2024 alle ore 16, presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum (APRA), Via degli Aldobrandeschi 190, sarà inaugurata la mostra con le foto origginali della galleria fotografica dell’omonimo libro edito per i tipi di Gangemi Editore International, nella collana “Roma – storia, cultura, immagine”, diretta dal Prof. Marcello Fagiolo. Durante l’inaugurazione della mostra, dopo una breve conferenza della prof.ssa Emanuela Marinelli, nota sindonologa, verrà presentato il progetto e la scoperta che ne è alla base. La mostra ed il libro, in maniera agile ma approfondita, in modo piano e con un approccio accessibile a tutti (sia esperti d’arte che semplici curiosi) illustrano, con dovizia di particolari, un’importante scoperta che ha fatto l’autrice: Bernini, nel realizzare il suo Busto del Salvatore, ha voluto fare il ritratto impossibile: il vero volto di Gesù vivo, avendolo tratto da quello dell’Uomo della Sindone (considerata dal Bernini e dai suoi coevi la più sacra delle reliquie cristiane), in maniera così perfetta che le due immagini risultano quasi precisamente sovrapponibili, restituendoci così il vero volto dell’Uomo della Sindone, reso vivo (il Risorto). La somma arte di Bernini è stata anche capace (fatto quasi unico nella storia dell’arte) di dargli numerose espressioni differenti, a seconda dell’angolo da cui si osserva. Partendo dall’evidenza fotografica della quasi perfetta sovrapponibilità dei due volti (quello della Sindone e quello del Salvatore), la di Sarra ha effettuato una ricerca storico/artistica in grado di accertare quando Bernini possa aver visto la Sindone, e come e perché il suo capolavoro sia nato legato a tale immagine. La mostra, accessibile a tutti, rimarrà esposta fino al 19 aprile 2024.

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Roma regina del turismo culturale, ma è Firenze la più amata

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

I risultati del report sul turismo culturale in Italia sono stati oggetto di un focus sulla reputazione online dei musei statali, presentato da Elena Cagiano de Azevedo, responsabile Ufficio promozione e comunicazione presso la Direzione generale Musei del Ministero della Cultura attraverso i dati raccolti nell’ambito di una collaborazione fra la Direzione generale Musei e The Data Appeal Company. L’analisi si è soffermata su un sentiment generale che nel mese di gennaio ha raggiunto il 91,4%, rivelando la soddisfazione espressa dai visitatori attraverso le recensioni online, in particolare riguardo agli spazi e all’offerta culturale di musei e parchi archeologici. Tali dati, così come tutti quelli offerti dalla rilevazione dell’ecosistema digitale, se opportunamente interpretati diventano fonti preziose per comprendere le esigenze e le aspettative dei visitatori, per migliorare i servizi di fruizione e accessibilità, e per promuovere realtà museali meno conosciute, offrendo proposte e percorsi alternativi a quelli classici. La decima edizione di tourismA in corso a Firenze, organizzata da Archeologia Viva (Giunti Editore), si conferma di fatto l’evento di riferimento per i settori cultura e turismo culturale con oltre 200 relatori tra i quali spiccano i massimi esperti e i divulgatori più noti, Alberto Angela, Aldo Cazzullo, Vittorio Sgarbi, Franco Cardini, Aldo Schiavone, Luciano Canfora, Mario Tozzi e molti altri. Oltre al convegno “Fare turismo culturale oggi. Analisi attraverso i dati e l’Intelligenza Artificiale”, tourismA ha ospitato Buy Cultural Tourism, 7° Workshop b2b del Turismo Culturale, momento di scambio tra decine di operatori specializzati, e l’assegnazione del premio GIST ACTA – ARCHEOLOGICAL & CULTURAL TOURISM AWARD 2024, attribuito dal Gruppo Italiano Stampa Turistica per favorire il rispetto, la valorizzazione, la fruizione e la comunicazione dei beni culturali di tutto il mondo.

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Pellegrinaggio di preghiera a Gerusalemme

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

Gerusalemme. “Il Turismo religioso si sta riorganizzando per riprendere viaggi in Israele e alcuni gruppi stanno già arrivando dall’inizio di gennaio. Stiamo cercando di fare del nostro meglio per facilitare l’ingresso in Israele dei gruppi” ha dichiarato Kalanit Goren, direttrice dell’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo a Milano. “Siamo partiti con il cuore rivolto a Gerusalemme, desiderosi di tornare in quella Terra meravigliosa. In Israele, nella nostra Terra Santa. Siamo partiti desiderosi di compiere un’esperienza di spiritualità nei luoghi che più di qualunque altro ci rappresentano: come cristiani e credenti”. Queste le parole che hanno accompagnato il Vescovo Luciano Pacomio e altri 5 sacerdoti nel viaggio da poco conclusosi a Gerusalemme. Tra i primi ad aver voluto visitare Gerusalemme. “Siamo davvero felici di aver contribuito a rendere indimenticabile questa esperienza per uno dei primissimi gruppi di pellegrini che ritornano in Israele dopo la tragedia del 7 ottobre, avendo organizzato per loro una speciale accoglienza e una visita al nuovissimo Museo della Torre di Davide” ha dichiarato Kalanit Goren, direttrice dell’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo a Milano.Un momento di grande emozione ed amicizia è stata l’accoglienza organizzata dal Ministero del Turismo di Israele dove sono stati donati a questi specialissimi ospiti i certificati di stima siglati dal Ministro del Turismo: ma il regalo più grande per tutti è stato sicuramente il poter essere nuovamente insieme a Gerusalemme. Il viaggio fortemente voluto da S.E. Monsignor Pacomio è stato organizzato dalla MIRTOUR, giovane Tour Operator aperto da due anni che si sta specializzando in viaggi religiosi e culturali. Sempre grande l’emozione di poter ritrovarsi nella preghiera con gli amici più cari nei luoghi più amati.

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L’Africa e il Brics: un rapporto strategico

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

Di Mario Lettieri e Paolo Raimondi. Mentre l’Europa è timida rispetto ai futuri rapporti con i paesi dell’Africa, la collaborazione tra questo continente e il gruppo dei paesi Brics sta diventando sempre più operativa. L’ultimo summit del gruppo, tenutosi lo scorso settembre a Johannesburg, in Sud Africa, è stato dedicato proprio allo cooperazione con l’Africa e alle opportunità offerte dal nuovo mercato comune africano. Evidentemente se ne è sottovalutato le potenzialità. Nel summit si affermò a chiare lettere che “l’Area di libero scambio continentale africana (Afcfta) crea un ambiente favorevole per il commercio e gli investimenti in Africa, in particolare nello sviluppo delle infrastrutture. I paesi del Brics sono partner affidabili per la cooperazione, il commercio e lo sviluppo.”. Ratificata nel 2019, l’Afcfta intende superare le barriere doganali tra i paesi africani e promuovere l’integrazione economica, monetaria e di sviluppo per l’intero continente. Oggi rappresenta già un mercato di quasi un miliardo e mezzo di persone e un pil di 2.600 miliardi di dollari. Anche nel 2024 l’Africa avrà una speciale attenzione da parte del Brics. La presidenza del gruppo sarà del Brasile, che coordinerà anche le attività del G20. Si rammenti che già allo scorso vertice sul clima di Nairobi, il presidente Lula aveva sposato le posizioni dell’Unione africana sulla riduzione del debito, sulla necessità di un’architettura finanziaria globale più inclusiva e “adatta allo scopo”. Anche Celso Amorin, consigliere speciale della presidenza brasiliana per gli affari internazionali e uno degli artefici del Brics, ha affermato che l’Africa sarà al centro della politica estera del Brasile. Non è un mistero che il 2024 sarà un anno pieno di insidie per il debito africano. Secondo la Banca dei regolamenti intenzionali di Basilea, il debito estero è già arrivato al 30% del pil, un terzo del quale è detenuto da banche commerciali. Quest’anno dovranno essere rinnovati titoli di debito in scadenza per oltre 200 miliardi di dollari. Nel 2023 l’inflazione media nell’Africa sub sahariana è stata del 18% e la svalutazione delle monete locali del 20% rispetto al dollaro. Questo è il quadro. Dopo i fallimenti del Ghana, dello Zambia e dell’Etiopia, 9 stati africani sono in grande sofferenza, 15 ad alto rischio e altri 14 a rischio moderato. I tassi d’interesse alti e un dollaro più forte sono una miscela disastrosa per i paesi poveri. L’Africa costituisce circa il 18% della popolazione mondiale, quota che si prevede salirà al 25% entro il 2050. Nella regione sub sahariana l’età media è di circa vent’anni. L’Africa possiede il 30% delle risorse minerarie mondiali e il 60% delle terre coltivabili inutilizzate a livello planetario. Negli ultimi due decenni, il focus delle esportazioni africane si è spostato verso Cina e India, con quote in calo per gli Stati Uniti e l’Unione europea. Perciò è in atto la cosiddetta “grande corsa verso l’Africa”, ricordando quella dell’oro dei secoli passati. In quest’ottica i summit bilaterali con i paesi dell’Africa sono in aumento. Dopo di quelli con la Cina, con la Russia e con l’Italia, altri sono in programma con l’Arabia Saudita, la Gran Bretagna, la Francia, la Germania, la Corea del sud e l’India. Per contrastare la crescente influenza cinese con la sua Belt and Road Initiative, la nuova Via della Seta, del valore di mille miliardi di dollari, l’Ue ha lanciato il proprio piano strategico d’investimenti, il Global Gateway, di cui la metà, pari a circa 150 miliardi di euro, è stata destinata al continente africano. I leader africani, soprattutto quelli espressi dalla società civile, sono consapevoli che questo crescente interesse è rivolto più alle materie prime che allo sviluppo del continente. Perciò si vuole dare più importanza ai rapporti con il Brics. Sempre più paesi dell’Africa ne vogliono far parte. Oggi ci sono il Sud Africa, l’Egitto e l’Etiopia, ma vorrebbero aderire anche la Nigeria, il Senegal, l’Algeria, la Repubblica democratica del Congo ed altri. L’Africa è consapevole che il Brics dà ai paesi del Global South la possibilità di articolare le proprie proposte e di fissare le proprie priorità, anche nei settori tecnologici. L’utilizzo delle monete locali nei commerci dovrebbe creare maggiore efficienza e risparmio. Il governo egiziano ha appena deciso l’utilizzo delle monete nazionali nei commerci come sua priorità programmatica. Una sperabile maggiore indipendenza finanziaria dovrebbe essere garantita da un sistema di pagamento panafricano che è stato sviluppato dall’Afreximbank, la banca export import nata con gli accordi Afcfta, cui le banche centrali dovrebbero aderire entro la fine del 2024 e le banche commerciali entro la fine del 2025. Attraverso l’azione dell’Afcfta e dell’Unione africana i rapporti con il Brics diventeranno di natura collettiva, continentale. Si auspica che il Brics possa essere un efficace ombrello protettivo per i paesi africani nei confronti di chi ha eventuali intenti predatori. E’ una speranza per l’intero mondo se vero è che il nuovo ordine economico mondiale non può che essere fondato sul multilateralismo e su una nuova architettura finanziaria globale. Mario Lettieri già sottosegretario all’Economia e Paolo Raimondi economista

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Agrippino Castania: “La finanza diventi sempre più strumento di aiuto sociale”

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

L’editore e direttore responsabile del periodico online “Le Banche d’Italia” Agrippino Castania precisa che la finanza internazionale debba diventare un potente strumento di supporto sociale. “Purtroppo nel mondo – afferma Agrippino Castania – ci sono Paesi che hanno livelli di povertà molto alti. La grande finanza internazionale deve incentrare gran parte della sua azione per sostenere le fasce povere del mondo, perché ha le potenzialità per farlo. Concordo con Papa Francesco quando dice che le grandi realtà economiche e finanziarie devono spendersi per i bisogni altrui”. Castania infine invita i Paesi occidentali a cooperare tra loro per portare sviluppo all’Africa.

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Nuovo BTP Valore, qualche considerazione preliminare

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

A cura di Vincenzo Cuscito, Head of Investment Consultants Italy e Roberto Rossignoli, Senior Portfolio Manager di Moneyfarm. Dopo il grande successo dello scorso anno in termini di adesioni, il Tesoro italiano ha annunciato una nuova emissione di BTP Valore, che avrà luogo dal 26 febbraio al 1° marzo. L’emissione, dedicata esclusivamente al pubblico retail, con una durata di sei anni e un premio fedeltà per chi deterrà il titolo fino a scadenza, promette di raccogliere grande interesse presso gli investitori italiani.Prima di decidere se aderirvi, però, bisogna anzitutto ricordare che nessun investimento, neanche quello in titoli di Stato, è una “storia” a sé, ma deve essere contestualizzato rispetto ai propri obiettivi e orizzonte temporale. “Il BTP Valore è uno strumento interessante, ma non bisogna dimenticare che risponde a specifici obiettivi di investimento: protezione del capitale con garanzia dello Stato italiano e generazione di una cedola annua. Non è una soluzione adatta a raggiungere qualsiasi obiettivo, ad esempio chi cercasse la crescita del capitale investito dovrebbe esplorare soluzioni alternative” osserva Vincenzo Cuscito, Head of Investment Consultants Italy di Moneyfarm. Inoltre, se è vero che l’investimento è garantito dallo Stato italiano a scadenza, nel caso in cui si volesse liquidare il titolo prima di tale data ci si esporrebbe a potenziali perdite in conto capitale. “Questo è un punto fondamentale: bisogna considerare il proprio orizzonte temporale e valutare attentamente se si potrebbe o meno avere necessità di accedere ai capitali investiti nel BTP Valore prima della scadenza dello strumento. Vendere anticipatamente potrebbe voler dire realizzare perdite sul capitale investito” prosegue Cuscito. Dopo aver valutato attentamente se l’investimento in BTP Valore può essere una scelta coerente con il proprio profilo di rischio e orizzonte temporale, è bene non dimenticare il concetto della diversificazione: ripartire il proprio portafoglio su un numero ampio di asset consente, infatti, di annullare le performance più estreme ed episodiche, modulare la volatilità attesa di un investimento aumentando o diminuendo la quota di rischio e ottenere protezione in caso di situazioni di mercato estreme. Concentrare il proprio portafoglio su un solo tipo di strumento, viceversa, potrebbe non essere la scelta più saggia, soprattutto per un investitore basato in Italia, che possiede immobili in Italia e ha attività lavorative o imprenditoriali in Italia. Detto questo, il BTP Valore e, in generale, i titoli di Stato, restano una asset class interessante, su cui Moneyfarm investe in tutti i suoi portafogli. “Basti pensare che nei portafogli bilanciati prudenti, come il P3 e il P4, abbiamo una quota investita in titoli di Stato pari rispettivamente al 27% e al 16% circa. E anche nel nostro portafoglio più aggressivo, rivolto al lungo periodo, il P7, la quota è superiore al 5%”, aggiunge Cuscito. Come detto, il BTP Valore, come tutti i titoli di Stato emessi dal Tesoro, è garantito dallo Stato italiano. Nessuno preconizza un’incapacità di far fede a tale garanzia, anzi, il rinnovato focus dello Stato su BTP rivolti al pubblico retail è certamente il benvenuto, dato l’obiettivo di assicurare maggiore stabilità e affidabilità al finanziamento del fabbisogno pubblico. Sicuramente l’esperienza del Giappone può essere in qualche modo di ispirazione: un Paese con un debito pubblico del 240% circa è riuscito a mantenere, negli ultimi 20 anni, un costo del finanziamento estremamente contenuto.

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L’oscillazione del cambio EUR/USD è attesa nel range 1,06/1,13 per l’anno

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

A cura di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist, Intermonte. Nel primo trimestre sarà mediamente più forte il dollaro (l’economia europea offre il peggio di sé in questa fase);nel secondo trimestre ci sarà un ritorno del dollaro verso 1,10 in vista delle prime manovre della Fed sul bilancio;nel terzo trimestre di nuovo il dollaro sarà più forte (nel periodo della ricostituzione delle scorte di gas da parte dell’Europa) il quarto trimestre vedrà un dollaro più debole, come effetto delle manovre espansive della Fed. Lo spread nel primo semestre sarà sorretto da due fattori in particolare: L’acquisto di Btp da parte delle banche per sostituire il margine di interesse con la Bce con quello sui BTP. Le privatizzazioni i cui incassi alimentano il fondo ammortamento debito che potrebbe rivelarsi utile nel secondo semestre, quando la Bce progressivamente azzererà i reinvestimenti del piano PEPP, con l’azzeramento degli acquisti di BTP. Le incognite come sempre sono numerose: oltre alla geopolitica, anche le elezioni Usa con la possibile vittoria di Trump, che nel 2016 portò a un rialzo dei tassi, ma anche a un forte beneficio per mid&small caps.

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Prospettive post NVIDIA con una metafora calcistica

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

A cura di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist, Intermonte. Mercoledì scorso si sono tenuti tre appuntamenti che hanno restituito indicazioni utili per gli investitori: Trimestrale di Nvidia: l’ad è riuscito a far percepire come credibile il mantenimento degli strabilianti ritmi di crescita degli utili per il futuro, definendo la domanda di AI al “tipping point”, ossia ad un punto di svolta. In altri termini, l’incremento della domanda globale sarebbe solo agli inizi. Asta Treasury 20Y: l’asta è stata male accolta e diverse altre metriche segnalano la stanchezza del mercato obbligazionario. La forte sete di bond di inizio anno è stata in buona parte soddisfatta dal copioso primario delle prime settimane del 2024. Minute meeting Fed di gennaio: non c’è fretta nel taglio dei tassi ma, nel frattempo, a marzo si discuterà del rallentamento del calo bilancio. I tre elementi aiutano a capire lo schieramento di mercato in atto (azionario ai massimi storici in diverse parti del mondo malgrado UK, Giappone e probabilmente Germania in recessione), che può essere associato ad una metafora calcistica. La Fed che para i colpi per le banche regionali con linee di liquidità ad hoc (la BTFP) ed altre già presenti che vengono utilizzate a piene mani (la Reverse Repo che si sta velocemente svuotando da circa $2500 mld agli attuali 550 mld circa). Le Mid&Small Caps rimangono in panchina in attesa che “l’interruttore” tassi volga al ribasso. I principali indici sulle Mid&Small Caps globali (Russell 2000 in testa) sono praticamente fermi da inizio anno. Il settore della difesa europea, verso cui verosimilmente verranno dirottate ingenti risorse anche dalla transizione energetica. Ne ha fatto cenno la Von Der Leyen dopo la candidatura ufficiale al secondo mandato come Presidente della Commissione e ne discuteranno oggi i ministri delle Finanze dell’Ecofin, con particolare attenzione alle modalità di funding, ossia bond congiunti/BEI Nel frattempo: Il Giappone approfitta sia della recessione (che rinvia l’aumento dei tassi da parte della BoJ, tiene debole lo Yen e supporta l’export) sia della sfiducia della Cina. I capitali in fuga dalla Cina beneficiano India e Giappone. La Cina, consapevole di aver perso la fiducia degli investitori esteri per gli effetti della politica della prosperità comune, gioca in autonomia, varando un mega piano governativo di buy back su azioni/etf, soprattutto mid-small, e stringendo le maglie sulle vendite allo scoperto. Risultato: gli indici CSI risalgono ed il retail cinese con in mano quantitativi ingenti di titoli indicizzati agli indici mid/small riduce il rischio di perdite quando scadranno intorno a metà anno. Il mercato obbligazionario “tira il fiato” sull’onda di enormi emissioni sul primario, quasi sempre ottimamente accolte, ma poco alla volta la domanda inizia ad essere sazia. In prospettiva: La curva al rialzo dei tassi tra febbraio e marzo offre opportunità di ingresso in vista di una Fed che inizia ad intervenire sulla liquidità, molto prima che sui tassi. Sui tassi le manovre probabilmente arriveranno nella seconda parte dell’anno (orientativamente la partenza è prevista tra giugno e luglio), di fronte a segnali di stabilizzazione dell’inflazione (l’ultimo miglio del calo è la parte più ostica e più foriera di dubbi e prudenza), ma nel frattempo la liquidità sarà la manovra principe della Fed. Con i tassi progressivamente in calo dal secondo trimestre/semestre, potrebbero ritornare in gioco i “panchinari” ossia le mid small cap, come già accaduto tra novembre e dicembre 2023. Questo senza che in assoluto i giocatori del girone di andata (AI e aziende con alto pay out ratio) performino male, se mai solo in senso relativo. L’oro, dal canto suo, potrebbe continuare a beneficiare del trend di diversificazione dal dollaro delle banche centrali globali con obiettivo 2330/2500 entro fine anno. (abstract by Intermonte)

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Federazione russa: La morte di Alexey Navalny

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

By Enrico Cisnetto. Quali ne siano state le cause materiali ma essendoci la certezza che sia avvenuta dopo una carcerazione portata oltre ai limiti della sopportazione umana, e sapendo qual è il destino riservato a chi si oppone alla tirannia di Putin, da Anna Politkovskaja in poi, potrebbe (dovrebbe) tracciare una linea di demarcazione nelle coscienze e nelle politiche occidentali paradossalmente più profonda della guerra scatenata dal Cremlino in Ucraina. Oggi sono passati due anni esatti da quel 24 febbraio del 2022 quando Kiev si svegliò sotto le bombe russe. E noi europei, con la guerra alle porte di casa, fummo costretti a fare finalmente i conti con noi stessi per i rapporti che negli anni avevamo instaurato – per necessità (il gas), per interesse (il business) ma molto spesso anche per ammirazione (l’uomo forte) – con quella figura di dittatore imperialista e sanguinario, che nel migliore dei casi ci eravamo ipocritamente limitati a chiamare “democrate”, rispondente al nome di Vladimir Putin. Ha ragione il professor Manlio Graziano a sostenere, nel suo bel libro “Il disordine mondiale” (Mondadori) e nella mia War Room del 14 febbraio (qui il link), che Putin la guerra l’ha persa subito, già nel giro di poche settimane, perché una grande potenza come la Russia, una volta scelto di invadere la piccola Ucraina, doveva essere in grado di assestare velocemente il colpo del ko. Mentre non poteva permettersi, per ragioni militari, economiche e politiche, di affrontare un conflitto lungo e incerto, come poi si è rivelato essere. Tuttavia, è altrettanto vero che neppure gli Stati Uniti e l’Europa, una volta reagito con gli aiuti a Zelensky e le sanzioni a Mosca, avrebbero dovuto permettere il protrarsi della guerra. Prima di tutto per ragioni umanitarie: pur non esistendo dati ufficiali, si stima che in questi due anni complessivamente siano morti almeno 100mila soldati e altri 400 mila siano rimasti feriti, mentre le vittime civili ucraine sarebbero 30mila, cui vanno aggiunti i 6 milioni che si sono rifugiati in altri paesi.Inoltre, aprendo da protagonista o da interessata comparsa altri fronti, geograficamente lontani ma ugualmente coerenti con il suo disegno destabilizzatore, Putin ha dimostrato di saper giocare sullo scacchiere mondiale. Oltre alle già sperimentate attività in Africa con la Wagner e alla guerra cibernetica, che sa fare, in Medioriente si è schierato dalla parte di Hamas, pur senza dimenticare il girarsi dall’altra parte di Israele quando la Russia ha invaso l’Ucraina (uno degli errori di Netanyahu) ma soprattutto sta spalleggiando il suo alleato Iran nel supporto alle milizie Houthi e al loro tentativo di bloccare i commerci internazionali che passano dal Mar Rosso. Una mossa per provocare aumenti dei prezzi di materie prime e beni energetici, gettando benzina sul fuoco dell’inflazione, nella speranza di mettere in difficoltà l’economia occidentale. Ma il fronte di cui c’è da essere più preoccupati è quello Baltico. Nei giorni scorsi Mosca ha detto chiaro e tondo che i Paesi Baltici minacciano la sicurezza della Russia e che sono russofobici. Il che sembra preparare il terreno ad un’offensiva militare, peraltro descritta come probabile da diverse intelligence europee. Ecco perché, pur non essendolo, almeno non pienamente, negli ultimi tempi Putin è apparso un vincente. Fino alla morte di Navalny, però, che potrebbe rilevarsi un clamoroso boomerang. E non solo per lo Zar, ma anche per gli amici più o meno nascosti che il dittatore russo ha in giro per il mondo, Italia compresa. Perché più il Cremlino sfida l’opinione pubblica russa e internazionale – avendo la faccia tosta di parlare di “sindrome da morte improvvisa” e nascondendo la salma dell’oppositore per una settimana, salvo poi ricattare la madre Lyudmila Navalnaya facendole vedere il figlio per firmare il certificato di morte senza restituirle il corpo per imporle una sepoltura in gran segreto – più il moto di indignazione sale. Anche perché, mentre sui media russi si parla di banane e gamberetti che tornano nei negozi dopo una lunga assenza, in Spagna viene assassinato un russo dissidente e alla vedova di Navalny, Yulia, viene sospeso l’account Twitter, seppur momentaneamente, perché esorta alla ribellione. E dunque in tutta Europa manifestazioni, fiaccolate, prese di posizione. Mentre Ue e Usa varano nuove sanzioni alla Russia. In questo coro a stonare – e stonare di brutto – c’è Matteo Salvini, che se ne è uscito invitando ad aspettare il giudizio dei medici e dei giudici russi, come se il regime potesse consentire loro di esprimersi in libertà. Viceversa, non una parola è stata spesa per i 400 russi arrestati per aver manifestato, o anche soltanto deposto un fiore. Non lo si è fatto con la guerra in corso, coprendosi dietro la foglia di fico dei voti favorevoli dati dai parlamentari leghisti sia alle sanzioni alla Russia che agli aiuti all’Ucraina (dopo aver messo in dubbio quelli di natura militare). Lo si faccia ora di fronte al caso Navalny. Si eviti di credere, o far finta di credere, che la manifestazione “unitaria” che si è svolta a Roma sulla piazza del Campidoglio – ma ci voleva Calenda a convocarla – sia stata sufficiente a darci la patente morale di “indignati”. Intanto perché quella fiaccolata è apparsa di un’insopportabile algida freddezza e carica di una bella dose di ambiguità, visto che la dichiarazione più usata è stata “vogliamo sia fatta chiarezza” come se per un dissidente condannato per reati di opinione e fatto morire in carcere in Siberia ci fosse bisogno di altre spiegazioni. E questo non solo perché non c’era nessun esponente di prima fila del centrodestra o perché mancavano Fratoianni e Conte – un altro che tra gli ammiccamenti a Putin, furbescamente esercitati sventolando la bandiera del pacifismo, e la speranza che Trump torni alla Casa Bianca coltivata insieme ai bei ricordi di quando lo chiamava “Giuseppi”, dovrebbe dare spiegazioni politiche – ma perché di certo si è visto più sdegno nelle marce pro-Palestina (in realtà pro-Hamas) e anti-Israele, o in quelle contro l’Occidente da parte degli odiatori seriali della democrazia liberale, così ostinatamente impegnati nella loro campagna ideologica da perdere di vista, oltre ad Hamas, l’Iran che impicca donne e omosessuali, i militanti terroristi di Hezbollah che lanciano razzi, i “pirati” Houthi del Mar Rosso che attaccano le navi commerciali, la Cina che minaccia Taiwan, il pazzoide coreano che manda armi a Mosca e preannuncia l’uso di testate nucleari un giorno sì e l’altro pure.Naturalmente, Putin uscirà trionfatore dalle elezioni presidenziali del 15-17 marzo, visto che i suoi tre avversari, espressione di partiti che non hanno mai fatto opposizione al Cremlino, non possono certo ostacolarlo, e considerato che quel voto di libero ha poco e niente. E sono sicuro che quando entrerà nel quarto di secolo di potere assoluto (come primo ministro e come presidente lo detiene ininterrottamente dal 9 agosto 1999), in Italia saranno in pochi a congratularsi apertamente e in molti a fregarsi le mani in gran segreto. Messi insieme sono comunque una minoranza. Per questo occorre che la maggioranza, cioè tutti gli altri, trovino il coraggio morale e la lucidità politica di reagire facendo proprio l’accorato appello del finanziere americano nemico giurato di Putin, Bill Browder, secondo cui “quello che accade in Russia è una minaccia anche alla nostra sicurezza”. Nella War Room di mercoledì scorso, Paolo Garimberti, Davide Giacalone e Francesco Verderami hanno sottolineato come la simpatia verso il regime di Mosca sia passata in tutta Europa da sinistra a destra, pur nella continuità imperialista che Putin ha dato perseguendo il vecchio sogno sovietico. Lo dimostrano le posizioni del Rassemblement National di Marine Le Pen e dei neo-nazisti tedeschi di Afd, per dire di quelle più esplicite e pesanti. In Italia è avvenuto lo stesso fenomeno, con Salvini (ma non il grosso della Lega, che sono sicuro abbia letto con le lacrime agli occhi l’accorata intervista del vecchio Bossi al Corriere della Sera), con i gruppi di estrema destra e con Conte (che è politicamente indefinibile, in quanto tutto e il suo contrario, ma nel quale per quanto mi sforzi non riesco a vedere alcun tratto di sinistra). Mentre va dato atto a Giorgia Meloni di non essere caduta in questo tranello, facendosi sorreggere nel suo cammino euro-atlantista da un lato da Ursula von der Leyen e dall’altro da Joe Biden.Oggi come non mai. (Abstract by direttore Enrico Cisnetto http://www.terzarepubblica.it)

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Ucraina: servirebbero almeno mezzo trilione di dollari per la ricostruzione

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

I leader mondiali possono costringere Putin a pagare il conto della guerra. I paesi del G7 si stanno per incontrare per discutere se destinare 300 miliardi di dollari di fondi statali russi congelati alla ricostruzione dell’Ucraina. Stati Uniti, Canada, Giappone e Regno Unito sono favorevoli, ma l’Europa non si decide. Sono costi spropositati che l’Ucraina non potrà mai affrontare, ma 300 miliardi di dollari di fondi statali russi congelati giacciono indisturbati in banche europee e statunitensi. Stati Uniti, Canada, Giappone e Regno Unito vogliono utilizzarli per dare un futuro all’Ucraina, ma i leader europei temono ripercussioni nel settore bancario. Le grandi banche ce la faranno in ogni caso, ma l’Ucraina no, ha bisogno di aiuto. Il G7 si riunirà questo mese per decidere se usare soldi russi per ricostruire l’Ucraina: facciamo sapere ai leader europei che il mondo vuole che sia Putin a pagare il conto! Lo scorso marzo le stime della Banca Mondiale per la ricostruzione dell’Ucraina erano di 411 miliardi di dollari. È passato un’altro anno, Putin ha aumentato il budget militare russo del 70% e ancora non si vede la fine della guerra. (fonte: avaaz)

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Corso “Disregolazione emotiva e disordini del comportamento. Analisi e gestione a scuola”

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

Si è conclusa giorni fa al Centro Medico San Luca di Battipaglia, la seconda giornata del corso “Disregolazione emotiva e disordini del comportamento. Analisi e gestione a scuola” che ha visto la partecipazione attiva degli insegnanti delle scuole salernitane, che si sono confrontati su metodi e strategie per contrastare un fenomeno sempre più emergente nell’età evolutiva. Tanti gli spunti di riflessione,in merito proprio alla disregolazione emotiva, ovvero sull’incapacità di regolare l’intensità delle proprie emozioni una volta che queste si attivano. Da questo secondo incontro è emersa soprattutto la maggiore consapevolezza, che condivisione e collaborazioni tra i vari professionisti permette di dare risposte più coerenti alle esigenze del bambino. Non va infatti dimenticato che la capacità di regolare la propria emotività viene appresa durante l’infanzia nella relazione di attaccamento con il caregiver. Ecco perché il ruolo degli adulti è fondamentale. Perchè se questi sono in grado di rispondere ai bisogni del bambino, riuscendo a rassicurarlo quando questi ne hanno bisogno, si riuscirà ad evitare, almeno in parte, che abbiano paura delle loro emozioni.In questa seconda giornata, poi, il focus sull’analisi del comportamento ha fornito indicazioni su l’utilizzo di strumenti immediatamente fruibili in classe per la gestione di comportamenti problematici attraverso una maggiore comprensione della funzione che il comportamento stesso ha. “Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti – ha spiegato la dottoressa Elisa Vitolo, responsabile della struttura medica di Battipaglia – consapevoli che è solo un primo passo. Siamo però sempre più convinti che solo condividendo, parlandone e creando momenti di confronto e riflessioni possiamo trovare soluzioni. Dunque bisogna continuare in questa direzione ed il Centro Medico San Luca è pronto a farlo”. By Monica De Santis

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Uso telefonini in classe

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

Sull’appropriatezza dell’uso del telefono cellulare a scuola è tornato a svilupparsi un acceso dibattito. In attesa della pubblicazione di indicazioni più dettagliate da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito, anticipate in questi giorni dal ministro Giuseppe Valditara che si è posto per una linea che ne sconsiglierebbe l’utilizzo salvo motivazioni didattiche, il tema è stato affrontato da diversi esperti. Anche Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, intende dire la sua: “L’utilizzo dello smartphone a scuola può rappresentare una risorsa o un rischio: se è vero che è utile in chiave didattica e quindi ai fini formativi, può anche però limitare il grado di attenzione degli studenti. Di contro, ritengo che per i docenti rappresenti uno strumento quasi sempre assai utile, sia per preparare le lezioni sia per rendicontare le valutazioni e le lezioni svolte. Limitarne la fruizione solo perché vi sono casi che ci riportano un pessimo utilizzo di smartphone e tablet potrebbe rappresentare, per quanto riguarda gli insegnanti, un pericoloso passo indietro. Per concludere, siamo favorevoli all’utilizzo dei dispositivi di comunicazione e digitali-interattivi a scuola, ovviamente solo per motivi didattici, per la ricerca e l’approfondimento di temi e dati, ma anche per sperimentazioni e simulazioni. L’uso che esula da tutto questo – conclude Pacifico – non deve invece mai essere accettato”. Delle tantissime opinioni emerse neglin ultimi giorni, la rivista on line Orizzonte Scuola cita, ad esempio, Enzo Di Frenna, fondatore di Netdipendenza Onlus, per il quale “già a partire dagli 8-10 anni, i bambini mostrano segni di una vera e propria assuefazione agli schermi, con i social network che agiscono come catalizzatori di una dipendenza crescente” e quindi occorre “prevenire l’insorgere del cosiddetto “internet addiction disorder”, una condizione che rende i giovani stressati e dipendenti dall’ambiente digitale”. Di Frenna propone “il deposito dei telefoni in appositi armadietti prima dell’inizio delle lezioni, per evitare distrazioni e perdite di concentrazione. L’esperto invita inoltre a un uso più consapevole e limitato dei dispositivi digitali, partendo dall’educazione familiare, per gestire in modo intelligente queste tecnologie”. Anche la Federazione italiana medici pediatri (Fimp) si esprime a favore della limitazione dell’uso dei cellulari a scuola, con il suo presidente, Antonio D’Avino, che riconosce l’urgenza di intervenire sull’eccessivo ricorso alla tecnologia digitale da parte dei più giovani”. La Fimp è d’accordo con il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, “evidenziando la necessità di ristabilire l’educazione a corretti stili di vita come priorità nell’ambito scolastico e familiare. La raccomandazione finale è un invito a promuovere attività fisiche all’aperto, riducendo il tempo trascorso davanti agli schermi. L’obiettivo è duplice: contrastare la sedentarietà e incentivare stili di vita più sani tra i giovani.

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Vittorino Andreoli all’inaugurazione dell’anno accademico 2023-24

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

Parma. È stata un’inaugurazione di anno accademico tesa tra il locale e il globale quella che oggi ha vissuto l’Università di Parma, che in un’Aula Magna affollata ha celebrato questo momento solenne riflettendo su di sé ma anche – inevitabilmente – sul tempo che viviamo e sulle sue crepe. Una riflessione capace appunto di alzare lo sguardo dal “qui e ora” per affrontare temi “di sistema” e di metodo, non solo accademici, necessari per guardare a un domani “umanamente sostenibile”. La stessa (applauditissima) prolusione di Vittorino Andreoli, Dall’Io al Noi e dalla “lotta per l’esistenza” alla Cooperazione come fondamento di civiltà, è andata in questa direzione.«Stiamo vivendo un momento di malessere diffuso, che raggiunge molto spesso livelli patologici», ha spiegato il prof Andreoli, psichiatra e componente della New York Academy of Sciences. Un momento dominato dalle patologie dell’io (dal narcisismo alla maniacalità alla paranoia), una vera e propria «intossicazione da io». Ma l’io non è mai una risposta: «L’unico io possibile – ha osservato – è l’io fragile, cioè quello che avverte i propri limiti. E uno avverte i propri limiti se ha bisogno dell’altro, quindi si passa al noi. Questo è il tempo per passare a una psicologia del noi». Come cambiare rotta? «Non c’è più un determinismo. Oggi noi sappiamo che è possibile cambiare, attraverso una plasticità del cervello». E occorre farlo per non mettere a rischio la civiltà: «Noi viviamo un momento di regressione di civiltà – ha continuato il prof Andreoli – una perdita del significato dei principi primi. E i principi primi sono legati all’aspetto culturale, all’aspetto acquisito, non al gene. Io non ho paura della crisi della società, ma temo la crisi della civiltà». Però, appunto, l’essere umano può cambiare, e in questo le Università possono fare tanto proprio in chiave formativa e culturale: «Occorre far conoscere i principi di civiltà proprio per non perderla, per non scivolare dalla civiltà alla società degli eroi e infine alla barbarie». «Viviamo un tempo non facile, e questo è sotto gli occhi di tutte e tutti. Un tempo attraversato da diverse forme di crisi», ha detto nella sua relazione il Rettore Paolo Martelli, sottolineando il ruolo dell’Università come motore di cambiamento culturale («in virtù della sua identità e dei valori che ne sono alla base») e come soggetto attivo del contesto territoriale in tutti gli ambiti, e “chiamando a raccolta” il territorio su questioni appunto di sistema come quella dell’accoglienza.

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Decreto legge elezioni che permetterà agli studenti fuori sede di votare per le prossime elezioni europee

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

“L’approvazione unanime da parte della commissione Affari Costituzionali del Senato dell’emendamento, presentato da FdI e sottoscritto da tutte le forze politiche, al decreto legge elezioni che permetterà agli studenti fuori sede di votare per le prossime elezioni europee, rappresenta un primo passo decisivo verso l’abbattimento di quelle barriere che finora hanno limitato la partecipazione politica attiva dei giovani, segnando un momento storico per la nostra democrazia”. Lo dichiara la Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani (CNG), Maria Cristina Pisani. “Il nostro Paese si è troppo a lungo distinto per un accesso limitato alle modalità alternative di voto, a discapito soprattutto degli studenti e dei lavoratori fuori sede. Questa condizione – prosegue Pisani – ha contribuito significativamente all’astensionismo involontario, privandoci di un prezioso patrimonio di idee e contributi. Altri Paesi, come la Francia e la Germania, hanno da tempo adottato misure efficaci per facilitare la partecipazione elettorale di chi non può esprimere il proprio voto nel comune di residenza, attraverso il voto per corrispondenza e altre forme di voto a distanza”. “L’approvazione di questa norma – aggiunge la Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani – rappresenta, quindi, un primo passo fondamentale verso l’eliminazione di uno dei maggiori ostacoli alla partecipazione politica dei giovani. È un segnale forte che mostra come, anche in Italia, si stia finalmente riconoscendo l’importanza di aggiornare le nostre leggi e procedure al fine di rendere il voto accessibile a tutti”. “Ci auguriamo però che la previsione introdotta per le prossime elezioni europee venga resa, quanto prima, strutturale. Il nostro obiettivo – conclude Pisani – deve essere quello di estendere queste opportunità non solo agli studenti ma anche ai lavoratori fuori sede, riconoscendo e valorizzando il contributo di oltre cinque milioni di cittadini che, fino ad ora, si sono trovati di fronte a difficoltà ingiustificate nell’esercitare un diritto fondamentale, quello dell’esercizio del voto”.

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“Il Consiglio Regionale del Lazio ripristini l’Ufficio Stampa”

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

E’ quanto chiede la Consulta Uffici Stampa dell’Associazione Stampa Romana – FNSI. “L’ufficio stampa è scomparso da anni dall’organigramma del Consiglio regionale del Lazio. E’ stata rinviata al 2026 la previsione di un concorso per l’assunzione, da anni prospettata come imminente, di un dirigente giornalista. Di conseguenza, resta immutata la più volte denunciata sotto ordinazione dei giornalisti a dirigenti amministrativi. Infatti, dopo una serie di incomprensibili riorganizzazioni, una parte dei giornalisti in servizio alla Pisana risponde al dirigente ad interim dell’Area “Comunicazione, Stampa, URP, Pubblicazioni e banche dati, Tutela della privacy” privo dell’iscrizione all’Albo dei giornalisti, così come vuole la legge 150 del 2000″. Da tempo l’Associazione Stampa Romana chiede il rispetto delle regole. “Adesso appare improcrastinabile un confronto, per la definizione dei nuovi profili professionali introdotti con il più recente rinnovo del contratto delle funzioni locali – dal quale curiosamente è sparito il profilo del “Giornalista pubblico” introdotto nel 2018 -, ma soprattutto per una riorganizzazione dell’attività d’informazione che tenga conto della situazione di disagio lavorativo in cui versano alcuni colleghi. A tale proposito, la Consulta stigmatizza le ingiuste e immotivate disposizioni lesive della dignità e della professionalità del proprio vicepresidente vicario, Ugo Degl’Innocenti, al quale tra l’altro è stato interdetto inaspettatamente e senza alcun preavviso l’accesso al sito del Consiglio regionale, nel quale inseriva news e comunicati istituzionali sin dal 2008”.

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Formazione e lavoro per i detenuti di Bollate

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

Può essere davvero il carcere un luogo nel quale, oltre che scontare la propria pena, si investe il proprio tempo nella rieducazione e nella formazione in vista di quando si potrà uscire? In teoria lo afferma il comma 3 dell’articolo 27 della Costituzione italiana. In pratica, presso la Seconda Casa di Reclusione di Milano-Bollate, ciò si realizza con il progetto NIC (Noc In Carcere) che mette a disposizione dei detenuti vari corsi di formazione, di base ed avanzata, negli ambiti di networking e sicurezza informatica oltre che una possibilità reale di impiego, che per alcune persone è già realtà anche all’interno delle mura carcerarie.In collaborazione con la Cooperativa Sociale Universo Onlus e Cisco, Axians Italia – player di riferimento nell’ambito dell’Information & Communication Technology e brand del Gruppo VINCI Energies Italia – già oggi offre ai detenuti la possibilità di essere impiegati da remoto a supporto dei servizi erogati ai clienti. Le persone che aderiscono al progetto sono chiamate a seguire un corso iniziale di formazione teorico e pratico di un anno e mezzo erogato in collaborazione con la Cisco Academy all’interno del carcere, sostenendo settimanalmente un esame per verificare le conoscenze acquisite. Solo chi completerà l’intero percorso potrà accedere alla possibilità di impiego, che può creare il corretto presupposto di inserimento in società alla fine della pena, con recidive nulle. In particolare, ad oggi una risorsa è già stata assunta in Axians con contratto a tempo indeterminato.“Un progetto che crea valore nelle carceri e restituisce dignità e motivazione alle persone detenute che esprimono la volontà di impegnarsi in un percorso professionalizzante. Il nostro è un impegno concreto e chiediamo lo stesso ai detenuti. Solo chi si impegna davvero e dimostra un sufficiente livello di qualità professionale viene impiegato a lavorare ai progetti attivi presso i nostri clienti. È un progetto in cui crediamo molto perché tocchiamo con mano l’entusiasmo dei partecipanti e abbiamo tutta l’intenzione di farlo crescere”, ha dichiarato Michele Armenise, AD Axians Italia.I detenuti che completano il corso iniziale, hanno poi la possibilità di certificarsi ulteriormente approfondendo le conoscenze e le loro capacità anche in altri ambiti tecnologici. “Abbiamo sempre puntato sulla formazione, perché siamo convinti che la tecnologia digitale rappresenti uno degli strumenti fondamentali per garantire a tutti un futuro più inclusivo. Le nostre Networking Academy hanno formato finora 20.500.000 persone in tutto il mondo, e più di 20 anni fa siamo addirittura riusciti a introdurle nelle carceri italiane, prima a Bollate e poi in molti altri penitenziari compreso l’Istituto minorile Beccaria. Nell’arco di questo periodo abbiamo fornito competenze digitali sia di base che specialistiche in aree come le reti e la cybersecurity a più di 1.500 persone, che hanno così trovato nuove opportunità oltre che un motivo di rinascita personale. Uniti ai nostri partner possiamo fare ancora di più: l’impegno di realtà come Axians al nostro fianco è prezioso, e ne siamo orgogliosi”, ha detto Gianmatteo Manghi, CEO Cisco Italia. Il progetto, nato da una idea di Cooperativa Sociale Universo Onlus con la collaborazione di Cisco, è operativo già da 20 anni duranti i quali ha formato oltre 1500 studenti. Oggi, grazie all’ingresso di Axians Italia nella collaborazione, 6 di loro sono già operativi nel lavoro quotidiano. By http://www.utopialab.it

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Beppe Scienza: L’inflazione e i nostri soldi

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

L’inflazione è sempre in agguato per i risparmi e la previdenza. Ha massacrato il potere d’acquisto della lira ben tre volte nel XX Secolo e, come si è visto, anche l’euro non è vaccinato contro tale pericolo. Nel 2022 i prezzi sono cresciuti dell’11,3%. Aumenti del costo della vita arriveranno con la fine del mercato tutelato dell’energia e il ribaltamento sui cittadini della spesa sanitaria. Ma ora esistono soluzioni che negli anni ’70-’80 non c’erano: Btp Italia, Btp-i e titoli esteri come Oatei o Bund-ei. Purtroppo sono strumenti complicati e I nostri soldi e l’inflazione li spiega in dettaglio, anche per chi è privo di competenze specifiche. Il problema di fondo è il fuoco di sbarramento di banche e sedicenti consulenti finanziari, che ostacolano le soluzioni migliori, per rifilare prodotti inadatti e rischiosi, sui cui guadagnano molto di più. Purtroppo il giornalismo economico gli tiene bordone. Il libro insegna a districarsi fra BTP Italia, BTP-i, titoli esteri, fondi, ETF, buoni postali, oro, azioni, TFR, polizze e previdenza integrativa. Inoltre riporta formule poco note anche agli addetti ai lavori. BEPPE SCIENZA matematico, insegna al Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino. Dal 1976 si occupa di risparmio e previdenza integrativa.

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Cosa ne sarà dell’Ucraina

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

Siamo entrati nel terzo anno della guerra in Ucraina. La Russia controlla quasi il 20% del territorio ucraino, ma il conflitto è in una fase di stallo con gravi perdite da entrambe le parti. Il 17 febbraio l’esercito di Mosca ha conquistato Avdiivka, una piccola città nella regione orientale di Donetsk, segnando la peggiore sconfitta dell’Ucraina dalla caduta di Bakhmut lo scorso maggio (The Economist). Tra il logoramento dell’esercito ucraino e la repressione dell’opposizione, la posizione di Vladimir Putin verso le elezioni in Russia del 14-17 marzo non è mai stata così forte dall’inizio del conflitto.In questo quadro, l’occidente “rischia di perdere l’Ucraina”: il ritardo dei finanziamenti dagli Stati Uniti e la minaccia del nazionalismo in Europa – come la preoccupante ascesa del partito di estrema destra ed euroscettico Alternative für Deutschland – rischiano di compromettere la resistenza di Kyiv, scrive Politico. Anche la Russia è cambiata dall’inizio della guerra. Steve Rosenberg – storico cronista di affari russi – analizza la parabola di Putin, da fidato interlocutore ad acerrimo nemico dell’occidente. Un tempo aperto alla collaborazione con la Nato e all’idea di una Russia europea, Putin ha adottato una posizione sempre più autoritaria e isolazionista, vedendo la Nato come una minaccia e sostenendo l’idea di una Russia come grande potenza che necessita di rispetto sul palcoscenico mondiale (Bbc). (Fonte: Fondazione Giangiacomo Feltrinelli)

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Novità in libreria: «I dettagli» di Ia Genberg

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

TRADUZIONE DI: Alessandra Scali PP. 160 NAZIONE: Svezia COLLANA: Gli Iperborei PREZZO DI COPERTINA: € 17,00.Editore Iperborea. Una donna di mezza età e senza nome è costretta a letto dalla febbre, in uno stato di «oziosa dissoluzione» in cui vede il tempo appiattirsi in una specie di eternità, il confine tra lei e il mondo assottigliarsi e la coscienza fermarsi con insolita lucidità sui frammenti di passato che hanno fatto di lei la persona che è oggi. Così si lascia andare alla rievocazione delle figure fondamentali della sua vita e ora perdute, perché «l’io, o meglio, il cosiddetto “io”, non è altro che questo: ciò che resta delle persone a cui ci siamo stretti». Sullo sfondo di una Stoccolma degli anni Novanta, tra feste e progetti abbandonati, abbuffate di letture e tentativi di scrittura, rievoca Johanna, l’ex fidanzata che sembrava non l’avrebbe mai lasciata perché non lasciava mai niente a metà. Con Niki, invece, una ragazza capace di ribaltare l’amore assoluto in odio assoluto da un giorno all’altro, l’amicizia è da subito destinata a una fine amara. E finirà anche l’amore con Alejandro, che come un uragano arriva e se ne va lasciando una scia tangibile e duratura. Culmine dolente della rievocazione è una donna che la protagonista ha avuto accanto per tutta la vita: la fragile Birgitte, che porta in sé un angoscioso segreto da decifrare. In quattro ritratti dalle pennellate delicate e precise, e senza rinunciare a un sottile umorismo che strappa qua e là il velo di nostalgia, Ia Genberg solleva domande sulla natura delle relazioni e su come raccontiamo la nostra vita, ricordandoci che le persone care non scompaiono mai davvero, perché ci compongono. Anche quando di loro restano solo i dettagli: un gesto, una canzone, una speranza tradita, una dedica d’amore lasciata in un libro. I Dettagli è diventato un caso letterario nel mondo nordico, vincitore del Premio August 2022 – il più alto riconoscimento per la letteratura svedese – I dettagli ha venduto più di 100.000 copie in Svezia.

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Nessuna opposizione è buona opposizione

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 febbraio 2024

Dopo la morte di Alexei Navalny, la lotta dei dissidenti russi contro il regime di Putin continuerà in esilio. La diaspora, nonostante le difficoltà, utilizza piattaforme europee per manifestare contro il regime e le proteste a distanza stanno diventando una forma di resistenza per i russi all’estero, scrive Anna Zafesova. Il regista Vitaly Mansky, uno dei nuovi leader dell’opposizione ha affermato che “se lo Zar perde in Ucraina è finito e il regime cadrà assieme a lui” (La Stampa).Sergej Bondarenko, tra gli storici dell’associazione Memorial, è stato costretto a rifugiarsi a Berlino per sfuggire alla repressione di Putin. Lo storico sottolinea che, dopo la morte di Navalny, la repressione in Russia si intensificherà: “Allo stesso tempo, è probabile che anche la protesta diverrà più radicale. Quello che è successo a Navalny evidenzia come non ci sia più un futuro alternativo per tutti noi: dovremo affrontare Putin fino alla fine” (Il Manifesto). Memorial è un’associazione nata nel 1989 su iniziativa di Andrej Sacharov, si è trasformata oggi in uno strumento di denuncia del regime putiniano. Dissolta dalla giustizia russa nel 2021, l’organizzazione è stata Premiata con il Nobel per la Pace nel 2022. (Fonte: Fondazione Giangiacomo Feltrinelli)

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